Capitolo 14
Quella domenica a pranzo parlai con i miei, dissi loro che stavo uscendo con un ragazzo ma che ancora le cose erano all'inizio e che quindi sarei stata io in futuro a dare maggiori informazioni se ci fossero state; lo speravo. Non ero mai stata così bene con nessuno e questo mi rendeva felice ma mi preoccupava allo stesso tempo. Sapevo di poter essere ferita.
Quel pomeriggio studiai e poi vidi le altre, era da tempo che non uscivamo tutte insieme e ne avevo bisogno. Verso sera scrissi un messaggio a Ronny, volevo solo sapere se stesse bene ma non ebbi risposta.
****
LUI
Ero andato dagli altri, dovevo distrarmi, ero nervoso e non volevo compiere danni.
«Ohi cosa ci fai qua?» chiese stupito Alessandro appena entrai in casa.
«Sono un fascio di nervi, non so che cazzo sto facendo»
«Cosa significa?» domandò sedendosi sul divano.
«Dove sono tutti?»
«Sole è con Ana dai suoi e gli altri sono al campo» io annui «Ronny cosa c'è?»
«Non so cosa sto combinando, non so che cazzo mi sono messo in testa. Non ho mai avuto una storia normale e adesso mi comporto come un figurino. Dimmi quanto cazzo durerà? Sono una merda e mi sono sempre comportato come tale e vedrai che farò stare male anche lei» sbottai.
«Perché dovresti? Sei già arrivato qua, hai già fatto tante cose che non avevi mai fatto prima! L'hai portata qua e fidati nessuno di noi ti aveva mai visto così! Perché dovrebbe andare male?»
«Perché sì, perché sono uno stronzo e sono sicuro che pesterò delle merde, dai Alle mi conosci»
«Appunto perché ti conosco non credo che farai cazzate, quando ti metti in testa una cosa la porti fino alla fine e se hai fatto tutto questo per lei è perché per te ne vale la pena quindi non pesterai nessuna merda e poi, anche se fosse, lei ti conosce, sa come sei»
«Non proprio...non tutto» ammisi.
«Come?»
«Sa che ho avuto una vita di merda ma non sa il perché! Quindi sa solo che sono un irascibile del cazzo ma non sa il motivo» ero incazzato con me stesso, cristo avrei sicuramente fatto dei casini!
«Cosa aspetti a dirglielo?»
«Non lo so, forse non ne sono in grado o forse non voglio. Non lo so!» giravo per la stanza in preda all'ansia come un pazzo.
«Ti fermi? Giuro mi fai agitare!»
Alessandro era la persona con cui parlavo di più al mondo e senza di lui quando arrivai qua sarei stato solo come un cane.
«Ok» mi sedetti sul divano e appoggiai la testa sullo schienale «Io voglio che lei sappia di me ma non credo reggerà al tutto»
«Cosa te lo fa pensare?»
«Ha avuto dei problemi anche lei, mi ha spiegato qualcosa, credo non tutto ma insomma non credo che neanche lei abbia avuto una vita normale per potersi fare carico di questo peso. Ha già i suoi di problemi e non sarebbe nemmeno giusto» conclusi convinto.
«Ascolta tutti hanno i loro problemi ma tu non sei più il pazzo ingestibile di qualche anno fa e lei non credo sia una ragazzina viziata che scappa davanti alle cose»
«Non lo è ma...»
«Ronny ti stai facendo troppi castelli!»
«Non so nemmeno se sono in grado di rispiegare tutto a qualcuno»
«Lo sei lo sei!» si avvicinò e mi sganciò un destro sulla spalla «Ti prendo una birra, così ti calmi» annuii, ne avevo bisogno.
Bevemmo la birra guardando il wrestling e dopo un ora mi ero finalmente calmato. Quando gli altri tornarono cenammo tutti insieme come ai vecchi tempi. Nel mentre ricevetti un messaggio da Nicole, voleva sapere come stavo, non le risposi, non sapevo come stavo sinceramente.
«Cos'hai?» domandò Ana appena finii di sistemare la tavola.
«Niente» non avevo voglia di parlare, soprattutto con lei.
«Ok, non insisto scusa» ci era rimasta male ma sinceramente non mi importava più di tanto.
«Ana come stanno i tuoi?» le domandò Federico mentre eravamo tutti seduti sul tappeto.
«Di merda» disse rivolgendo un'occhiataccia al fratello.
I genitori di Enrico e Ana vivevano ad un'ora di macchina da qua, in un centro di riabilitazione. Quattro anni prima avevano avuto un incidente stradale, la madre perse le gambe e il padre restò in coma per un anno dopo aver subito gravi danni celebrali. Da quel momento non furono più autosufficienti. Grazie al vecchio lavoro del padre, era dirigente in una grossa azienda alimentare, potevano pagarsi cure costanti e l'alloggio in questo centro privato. Non si sapeva fino a quando sarebbe stato necessario.
«È inutile che mi guardi così» sbottò Enrico.
«Sono mesi che non ci vai, non ti senti nemmeno un po' in colpa?»
«Devo andare per vedere mio padre sbraitare come un matto? Dimmelo? Devo andare per vedere quello?» si era alzato dal tappeto e gesticolava incazzato.
«No devi andarci per aiutarli, per aiutare mamma soprattutto. Lo capisci che hanno bisogno e che tutte le volte che vado mi chiedono perché non vai a trovarli?»
«Si lo capisco ma non ci riesco, non ce la faccio! Questo lo capisci?»
«No mi dispiace, scusami ma proprio non lo comprendo, anzi non lo accetto!»
«Senti Ana vaffanculo!» urlò sbattendo la porta di camera sua.
Sole si alzò e andò da lui, lei lo adorava, erano stati insieme quasi un anno poi però qualcosa andò storto, credo sia stato per come Enrico non riuscì a gestire questa situazione famigliare, non la potevo biasimare, a volte era complicato rapportarsi con lui.
«Ana mi dispiace tanto, possiamo fare qualcosa?» domandò Federico.
«No Fede, vorrei solo che mio fratello si comportasse come tale»
«Lo so, hai ragione. Gli ho detto di mettersi a fare qualcosa, almeno di trovarsi un lavoretto, di tenersi impegnato ma nulla»
«Tanto ci sono i soldi di mamma e papà e ci sono io che mi faccio in quattro per guadagnare qualcosa in più!» Anastasia aveva perfettamente ragione ma nessuno di noi poteva fare nulla, era Enrico a dover reagire.
Dopo poco presi le mie cose e li salutai, quando arrivai a casa trovai Anna che stava cucinando per la sera successiva, a quanto pareva avremmo avuto ospiti a cena.
«Ciao tesoro come stai?» mi domandò gentile come sempre.
«Tutto bene, sono stato dagli altri. Ora vado a letto perché sono distrutto. Notte» le diedi un bacio sulla fronte e andai in camera mia.
A quel punto decisi di rispondere a Nicole con un semplice sto bene, ci vediamo domani e poi mi misi a letto.
****
Ero con le altre in un locale nuovo del centro, ridevamo come pazze per una pessima figura che Camilla aveva appena fatto con il barista quando mi arrivò un suo messaggio, dopo più di due ore si era degnato di rispondere.
Ronny: sto bene, ci vediamo domani
Nicole: ti ringrazio della risposta, a domani
Eravamo alle solite, io non sarei mai riuscita a seguire questi suoi repentini cambiamenti. Era tornato di nuovo il ragazzo scostante di un mese fa? Che nervoso! Misi via il cellulare indignata e lo insultai mentalmente ma forse non troppo infatti le altre si misero a ridere.
«Cosa c'è?» domandai.
«Chi è che è uno stronzo?» domandarono a loro volta.
«Secondo voi? Lasciamo stare che altrimenti vado ora sotto casa sua ad insultarlo»
«Io ti appoggio nel caso!» disse fiera Livia.
«Anche io!» alzò la mano Emy.
Camilla e Sofia si guardarono e poi in coro urlarono un anche noi ovviamente!
«Si beh non ci vado sul serio. Voi siete pazze!»
«Cosa vuoi che sia, intratteniamo la via con qualche fiorita discussione!» scherzò Emy.
«Si così come minimo chiamano la polizia e ci arrestano per disturbo alla quiete pubblica!» risi all'idea.
«Prima o poi sarà la fine che faremo, arrestate per qualche stupida bravata!» disse Livia divertita.
Restammo lì per un'altra mezz'ora e poi tornammo a casa. Mi misi subito a letto ma ero troppo irrequieta per poter dormire. Con quell'uomo non si poteva mai stare sereni, era incostante e volubile come il tempo e con questi pensieri infatti mi addormentai tardissimo. Alle quattro di notte mi svegliai agitata, scesi dal letto e andai assonnata in cucina facendomi luce con la torcia del telefono per non svegliare nessuno. Mi sedetti al tavolo della cucina a bere un bicchiere d'acqua, guardai il telefono e rilessi la risposta che avevo inviato a Ronny. Lui non l'aveva nemmeno letta ma decisi comunque di inviargli un altro messaggio.
Nicole: magari sarai ancora fuori a fare non so cosa ma comunque giuro che io non ti capisco, mi rispondi di merda e improvvisamente torni ad essere glaciale. Quando farai pace con il cervello fammi sapere!
Inviai sperando potesse leggerlo subito, attesi che la spunta di WhatsApp diventasse blu ma non fu così. Tornai a letto ancora più irritata di prima. Era a casa o era fuori? Prima o poi avrei messo una cimice nella sua macchina o sul telefono. Prima o poi il mio detective Conan interiore sarebbe uscito alla ribalta.
Spazio autrice:
Ciao a tutti, spero possa piacervi questo capitolo nonostante non ci siano interazioni tra i due protagonisti, volevo infatti dare spazio ad altre figure. Buona giornata :)
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