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Capitolo 12

Avevo confessato a Ronny che mi stavo innamorando di lui ed era vero, lo sentivo. La sua risposta non era di certo stata quella che mi aspettavo ma con lui niente era mai come mi immaginavo. Mi chiedevo perché dicesse di non essere in grado di amare, nessuno sa cosa voglia dire amare prima di averlo provato sulla propria pelle e valeva lo stesso per lui. Non lo aveva mai provato ma di certo non era un uomo incapace di farlo, avrebbe scoperto pian piano cosa significasse e si sarebbe accorto di aver un grande cuore, il cuore che io già vedevo. Come sarebbe andata nessuno poteva saperlo ma di certo non mi sarei fasciata la testa come mio solito anche su questo, prima di essermela rotta.

Nonostante la risposta poco gradita di Ronny, Livia era felice per me, anche lei aveva immaginato vari scenari di vita che poteva aver vissuto e tutti uno peggiore dell'altro.

«Ti prego non essere così tragica!» la rimproverai al telefono martedì sera. Era da lunedì che parlavamo di questa cosa, ormai ci eravamo immaginate l'impensabile. Io mi stavo rimettendo, la febbre era scesa ma sarei tornata a scuola solo giovedì.

«Beh guarda che è possibile» disse lei seria.

«Che Ronny sia stato in carcere? In un carcere minorile? Dai smettila non esageriamo!»

«Non esagero! Sai quante persone nascondono oscuri passati?» disse lei convinta.

«Sicuramente ma deve essere proprio il suo caso? Livia per favore non farmi venire l'angoscia!» la implorai.

«Va bene va bene, scusa. Solo voglio che tu sia pronta per qualsiasi cosa!»

«Ti ringrazio!» dissi ridendo, era premurosa con me quasi fossi stata sua figlia, l'adoravo per questo.

«Ora vai a letto!» ordinò.

«Si mamma!» la presi in giro.

La salutai e dopo aver riattaccato mi misi subito a letto, stavo decisamente meglio ma lungi dall'essere in forma. Ronny mi aveva detto che questo giovedì pomeriggio avrebbe avuto in serbo per me qualcosa di speciale. Ero molto entusiasta e indicibilmente curiosa e così mi addormentai pensando cosa potesse essere.

Erano le tre ed io aspettavo Ronny davanti a casa. Mi ero vestita e truccata con più cura del solito poiché non conoscendo la nostra meta non volevo farmi trovare impreparata. Salii di corsa in macchina appena si fermò davanti al mio cancello.

«Allora? Dove andiamo?» dissi senza nemmeno salutarlo, ero troppo curiosa e forse ora si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa, a differenza degli ultimi giorni in cui ogni mio tentativo di corruzione fu vano.

«Dove si è tenuta la mostra di fotografia il mese scorso» rispose.

«Come mai?» domandai, che io sapessi infatti non c'erano altre mostre in programma.

«E' lì che abitano i miei amici» disse dolcemente.

Rimasi di sasso, mi stava portando dai sui amici, non ci potevo credere. Per me quel gesto era estremamente importante, mi stava finalmente facendo entrare nella sua vita, a piccoli passi si stava aprendo con me. Avrei conosciuto i suoi amici, gli unici che aveva e che sapevano tutto di lui, anche quello che io ancora non sapevo. Ero nervosa, mille domande e paure mi frullarono in mente tra cui quella di non piacere loro.

«Ah...» dissi solamente.

«Beh ovviamente non in quel parco meraviglioso ma vicino al centro di Collecchio»

Lo guardai con un sorriso da ebete senza nemmeno rispondere, per fortuna non lo notò. Restammo in silenzio quasi per tutto il tragitto, ero sempre più tesa così iniziai a torturarmi le pellicine delle dita.

«Smettila di fare così, ti rovinerai le mani» mi rimproverò serio.

«Scusa lo so» dissi colta in flagrante.

«Sei nervosa?» domandò.

«Ehm...sinceramente un po' sì. Magari non gli piacerò, non gli starò simpatica» ammisi.

«Impossibile Nicole, davvero. Sei ironica e simpatica, non farti questi castelli inutili»

«Lo spero davvero, ci tengo a questo incontro»

«Lo so per questo l'ho fatto. Voglio che tu li conosca e veda una nuova parte di me»

A quelle parole mi emozionai e invece che rilassarmi mi agitai ancora di più. Ero un passo importante per entrambi e volevo fare bella figura. Dopo qualche minuto parcheggiamo davanti ad un antico palazzo rosso, raffinato ed elegante, scesi e lui afferrò subito la mia mano quasi volesse infondermi tranquillità. Suonò a uno dei quattro campanelli ma non notai i cognomi che vi erano riportati. Salimmo per qualche rampa di scale, mi sentivo a disagio, Ronny mi aveva parlato veramente poco di loro, conoscevo solo alcuni aneddoti. Strinsi la sua mano visibilmente in ansia e sperai con tutto il cuore di non avere brutte sorprese. Quando arrivammo al quarto piano un ragazzo alto e moro ci aprì la porta.

«Amico!» disse abbracciando calorosamente Ronny «Venite, entrate pure!» disse questa volta rivolgendosi a me «Piacere Enrico» si presentò allungandomi la mano all'inizio del rosso e stretto corridoio.

«Nicole, piacere di conoscerti» risposi tesa stringendogli a mia volta la mano libera.

«Piacere mio» rispose avviandosi verso quella che da lontano sembrava essere una sala.

Entrai infatti in una sala sulle tonalità del verde dietro le spalle di Ronny, lui si girò a guardami rivolgendomi un sorriso mozzafiato, mi stava incoraggiando.

«Ragazzi ecco l'uomo che non si fa mai vedere!» annunciò Enrico alle altre quattro persone che erano sedute sui divanetti verde smeraldo. C'era una bionda dai capelli corti e gli occhi scuri, un ragazzo non troppo alto, castano chiaro il quale aveva l'aria di essere un artista, un altro ragazzo con i capelli chiari e seduta vicino a lui, quella bellissima ragazza dai capelli lunghi che avevo visto il giorno della mostra. Da vicino era ancora più bella, i capelli neri, uguali a quelli di Enrico e quei suoi occhi verdi, erano semplicemente perfetti. Era una ragazza che non sarebbe mai potuta passare inosservata. Si alzò e il suo fisico da modella mi fece sentire ancora più a disagio di quanto già non fossi e così in quel momento mi tornò alla mente la scena che avevo visto quasi un mese fa: lei che cingeva la vita di Ronny. La ragazza con disinvoltura si avvicinò a lui, subito un senso di gelosia che non era da me mi pervase.

«Ciao Rocky» disse con voce sottile poi lo abbracciò e in quell'istante la mano di Ronny lasciò la mia per stringerla a sé. Rimasi pietrificata a guardarli, Rocky? Aveva anche un nomignolo per lui oltre ad un'affettuosità non del tutto consona a questo momento, in cui porca misera, ero lì io!

«Lei è Nicole giusto?» chiese conferma a Ronny prima di spostarsi verso di me e stringermi la mano.

«Si sono Nicole, piacere» risposi, forse un po' acida, prima che lui potesse confermare.

«Io sono Anastasia, ci ha parlato molto di te questo bel ragazzo!» guardò Ronny e gli sorrise. Ora anche i complimenti, all'istante fece capolino il nervosismo ma poi pensai alle sue parole, Ronny aveva parlato così tanto di me? Cosa gli aveva detto? Ero felice di questo ma anche un po' preoccupata.

«Sì, ci ha parlato molto di te» affermò Enrico, quei due erano proprio uguali, stesso colore di occhi e di capelli, potevano essere fratelli, anzi forse lo erano davvero. Ronny gli rivolse uno sguardo minaccioso, non avrebbe di certo voluto che i suoi amici mi riferissero questa cosa ma io finalmente avevo avuto la possibilità di capire che ero dentro ai suoi pensieri anche quando non si faceva sentire per giorni.

«Ah, non lo sapevo, cioè non lo immaginavo affatto» risposi imbarazzata.

«Tranquilla non ci ha raccontato niente di personale» sorrise il ragazzo che prima sedeva al fianco di Anastasia.

Ronny in quel momento mi riprese la mano, ero in totale imbarazzo ma dentro di me ero felice, felice di sapere che il ragazzo di cui mi stavo follemente innamorando anche se era freddo come il ghiaccio aveva dato voce ai suoi pensieri con i suoi amici. Questo mi faceva pensare che qualcosa in lui stesse cambiando, che forse si stava davvero facendo prendere da me senza stupide paure. Gli sorrisi e quando lui ricambiò il mio sorriso la gelosia provata poco prima svanì totalmente.

«Allora Nico, lei è Mariasole» disse indicando la ragazza bionda poi si voltò verso il ragazzo moro «Lui Alessandro» era lui il fotografo «E lui è Federico» indicò infine il ragazzo castano chiaro.

«Grazie delle presentazioni è davvero un piacere» dissi impacciata.

«Sedetevi dai, non resterete lì in piedi tutto il tempo!» scherzò Enrico.

«Nico vieni, ci sediamo qui» disse staccando la sua mano ancora una volta dalla mia e avviandosi verso un altro divano verde vicino a quello dove si trovava la ragazza bionda.

«Cosa vi andrebbe di fare?» domandò Mariasole.

«Non saprei, voi avete qualche idea interessante?» domandò Ronny. Nel frattempo Anastasia si era seduta di nuovo di fianco a Federico e mi sorrideva. Mi guardai intorno, quell'appartamento era strano ed erano strani anche gli abitanti di quell'appartamento. Sembravano tutti molto legati tra loro, c'era qualcosa d'impiegabile ma percepibile, non c'era nessuna copia tra loro, nessun fidanzamento che io sapessi ma i loro gesti e i loro comportamenti erano insoliti per essere solo un gruppo di amici. Tutto questo mi metteva in imbarazzo e mi confondeva, erano cinque amici che vivevano insieme e fino a lì nulla di strano tuttavia tutto il resto per me era fuori dagli schemi.

«Vi va di andare a bere qualcosa?» propose Mariasole.

«Io non bevo ma vengo volentieri» dissi a disagio.

«Sul serio?» chiese dolce.

Quella ragazza sembrava essere di una dolcezza infinita, in armonia e in pace con l'intero mondo, aveva ottenuto già la mia stima per questo, infatti io ero lungi dall'essere rilassata e in pace con l'universo, anzi a volte credevo che ce l'avesse proprio con me.

«Già, non ho mai bevuto in vita mia, il sapore e l'odore dell'alcool mi disgustano proprio e pensate che i miei hanno un bar» scherzai per sdrammatizzare la situazione, probabilmente stavano pensando che fossi una ragazza noiosa ma sinceramente io non avevo mai creduto che fosse necessario l'alcool per divertirsi.

«Ecco se i miei avessero un bar per me potrebbe essere un problema!» rise Mariasole «Mi piaci sai? Non sembri la solita ragazzina tutto fumo e niente arrosto e poi bere non serve, una birra o due in compagnia degli amici non è di certo un reato ma il senso del limite viene spesso valicato» fu schietta con me ed io apprezzai l'onestà.

«Ti ringrazio e sono pienamente d'accordo con te. Non hai idea di quante persone io veda restare al bar tutto il pomeriggio sedute ai tavolini bevendo come un secchiaio, purtroppo sono persone con seri problemi, a volte giuro vorrei andare da loro a domandargli cosa gli faccia stare così male nella loro vita da non vedere alcuna soluzione tranne quella di rintanarsi nell'alcool» dissi a mia volta con estrema sincerità.

«Purtroppo ci sono miliardi di motivi e a volte le persone fanno fatica a reagire» rispose rivolgendo il suo sguardo a Ronny che gli sorrise debolmente. Non capii e come sempre compresi di non sapere qualcosa.

«Bene ragazzi, direi che dopo questi importanti discorsi possiamo andare!» affermò Alessandro, forse era meglio, ci stavamo addentrando in un ostico argomento.

«Alessandro posso chiederti una cosa?» domandai e Ronny mi sorrise, aveva già intuito.

«Certo, dimmi pure»

«Ronny mi ha detto che fai il fotografo, io amando la fotografia ti vorrei chiedere se ti andrebbe di farmi vedere qualche tuo scatto» dissi un po' titubante.

«Certo, Ronny mi ha detto di questa tua passione, te lo avrei chiesto io!» disse contento.

Guardai Ronny e lui mi sorrise quasi a chiedermi scusa, questa volta sembrò essere davvero in difficoltà con me, non ci credevo, era quasi turbato, forse temeva che io mi arrabbiassi perché aveva condiviso con i suoi amici alcune cose di me, non era così; ne ero davvero contenta. Gli feci l'occhiolino e lui mi appoggiò la mano sulla coscia.

«Allora andiamo!» disse entusiasta Alessandro «Andiamo con la mia macchina e quella di Sole ok?» disse rivolgendosi agli amici.

«Va bene, dammi un secondo» rispose Enrico sparendo oltre una porta.

Restai seduta con Ronny al mio fianco e nel frattempo osservai la casa, era veramente singolare, alle pareti c'erano quadri pittoreschi e qualche fotografia, probabilmente scattate da Alessandro. L'arredamento era molto variopinto ma era comunque tutto molto in ordine.

Quando Enrico tornò da noi scendemmo e ci dividemmo nelle due macchine e dopo un paio di minuti arrivammo davanti ad un palazzo nel quale spiccava l'insegna dello studio fotografico.

Alessandro ci fece strada e una volta entrata rimasi estasiata dalla bellezza di quel posto, le pareti bianche erano tappezzate di fotografie di ogni genere e tutto l'arredamento era bianco, fine e minimalista.

«Wow!» mi sfuggì.

«Ti piace?» domandò.

«Molto, complimenti!»

«Grazie!» rispose facendomi l'occhiolino e capii subito che era un tipo abbastanza estroverso, insomma il contrario di Ronny.

«Rocky ti ricordi questa foto? Eri appena arrivato!» disse Anastasia indicando una fotografia sul muro la quale ritraeva lei e Ronny coricati in un prato pieno di margherite.

«Si la ricordo, quel giorno mi avevi fatto incazzare di brutto!» rise.

Cominciai a domandarmi quale tipo di rapporto avessero o avevano avuto, nessuno inoltre lo chiamava Rocky, solo lei.

«Vieni Nicole ti faccio vedere altre foto, seguimi» disse Alessandro distraendomi dai miei pensieri.

«Vengo» risposi felice di poter vedere altri suoi scatti.

«Questi sono vecchi, però a me piacciono molto» disse mostrandomi alcuni scatti che si, effettivamente avevano una tecnica inferiore ma restavano comunque molto belli.

«Sei molto bravo!» dissi sinceramente.

«Grazie, fin da piccolo mi è sempre piaciuta la fotografia!»

«Siamo in due ma ho sempre preferito guardarle invece di scattarle, non so, mi piace quando guardo una fotografia e l'autore mi spiega quello che voleva rappresentare»

«Ronny finalmente ha trovato una ragazza interessante» affermò inaspettatamente.

«Grazie...» dissi un po' a disagio.

«Ha sempre avuto delle storie di solo sesso con ragazze più fuori di testa di lui, non erano di certo un toccasana» ammise, sembrava tenerci tanto a lui.

«Cosa confabulate voi due?» domandò Ronny entrando all'improvviso.

«Nulla, mi stava solo spiegando la tecnica usata per queste foto!» mentii e questa volta fui io a fargli l'occhiolino.

«Sarà ad ogni modo Sole è andata a prendere qualcosa da mangiare, tra poco sarà di ritorno quindi smettetela di confabulare e venite di là!»

«Va bene, arriviamo» ripose Alessandro risistemando le fotografie.

Tornati di là notai che Anastasia stava fissando Ronny mentre lui osservava alcune foto alle pareti, avrei tanto voluto chiedere ad entrambi cosa c'era stato tra di loro perché ormai mi era evidente ma non potevo di certo e mi limitai ad avvicinarmi a lui e ad abbracciarlo.

Dopo qualche minuto arrivò Sole con quattro pizze da dividerci così ci sedemmo sul tappeto attorno al tavolino bianco in un angolo della stanza e iniziammo a mangiare.

«Allora Nicole, ti sei fatta accalappiare da questo stronzetto è?» domandò scherzosamente Federico.

«Già, cosi pare ma spero non sia poi così stronzo!»

«Oh lo è ma non con te forse! Ronny per caso ti stai addolcendo?» chiese stuzzicandolo il suo amico e lui gli tirò un'occhiataccia.

«Anche fosse?» rispose seccato.

«Come siamo! Guarda che siamo felici per te! Lo sai bene!» disse Sole.

«Lo so»

«Comunque abbiamo conosciuto questo ragazzo tre anni fa, era tutto sulle sue, non parlava con nessuno, era schivo come un animale selvatico» cominciò a raccontare Federico «Poi pian piano ha cominciato ad aprirsi ma non abbiamo avuto vita facile sai! È stata una gara dura all'inizio!» proseguì, capivo bene quello che mi stava spiegando.

«Ti ricordi che non volevi nemmeno andare nei locali?» domandò Anastasia.

«Si che lo ricordo, anche adesso non sono la mia passione»

«Posso sapere perché del nome Rocky?» domandai curiosa.

«Oh certo! Una sera lo trascinammo in un locale fuori città, era incavolato nero, quando entrammo un tizio ubriaco gli cadde addosso lavandolo completamente con il cocktail che aveva in mano. Un secondo dopo il tizio era a terra e Ronny lo stava pestando di botte. Non si fermava, finché poi loro tre» disse indicando Federico, Alessandro e Enrico «Sono intervenuti e lo hanno portato fuori dal locale» spiegò Ana mentre Ronny ascoltava silenzioso la storia ed io cominciavo davvero a comprendere cosa volesse dire che non si controllava «Aveva le mani maciullate e da quel giorno fu costretto a seguire degli incontri per gestire la rabbia e per me diventò Rocky» disse guardandolo affettuosamente. Nuovamente mi chiedetti perché avesse tutta questa rabbia.

«Beh ora è molto migliorato!» disse Sole fiera dell'amico.

«Grazie» rispose lui freddamente.

«È un ragazzo buono, fidati!» disse Enrico.

«Lo so, per questo sono ancora qua, è lui che non pensa di esserlo!» affermai convinta e Ronny mi guardò con dolcezza così mi avvicinai a lui dandogli un bacio sulla guancia.

Restammo con loro ancora un'ora e poi Ronny mi riportò a casa, cominciavo ad essere stanca, ero ancora debole dopo l'influenza.

Mi salutò dandomi un bacio appassionato e dandomi uno schiaffo sul sedere, lo rimproverai subito per quel gesto e poi contenta della giornata entrai in casa.

Spazio autrice: 

Ciao a tutti, stiamo cominciando ad entrare nel vivo della storia, spero che possa piacervi questo capitolo! Un bacio a tutti voi lettori! :)

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