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Capitolo 10

Tornai a casa entusiasta e ancora in fibrillazione per quello che era accaduto. Non me lo aspettavo meglio di così, anche se mi chiedevo come mai fosse così irruento anche in questo. Ripensai subito al fatto che mi avesse detto di aver vissuto una vita di merda, chissà cosa aveva passato e cosa gli era successo. Sicuramente tutto era collegato a questa sua irascibilità e aggressività. Mi misi subito a letto e rivissi il nostro bacio, le sue mani avide che toccavano il mio corpo e il suo respiro su di me. Ora non volevo più farne a meno!

Giovedì 18 ottobre arrivò e così anche  il compleanno di mia nonna. La settimana era trascorsa per il meglio  nonostante avessi visto Ronny solo a scuola, infatti era partito con i suoi nel weekend per andare da parenti, tuttavia mi aveva scritto e anche chiamato una volta. Era un miracolo! Ero contenta che si stesse finalmente comportando come una persona normale. Al telefono mi disse poco di quello che stava facendo con i suoi, mi raccontò solamente che doveva vedere persone che non gli erano simpatiche e io lo incoraggiai ad essere socievole.

«Nonna!» urlai appena la vidi e l'abbracciai forte. Adoravo mia nonna, era sempre stata una mia confidente, lei mi raccontava cose che non diceva al papà e io le raccontavo le mie vicende amorose che non dicevo ai miei.

«Stella mia! Come stai?» domandò squadrandomi per vedere se ero tutta intera.

«Tutto bene e tu?»

«I miei soliti acciacchi da vecchia ma sto bene» sorrise.

«Che acciacchi nonna, sei più in gamba di me!» diceva sempre di essere una vecchia malandata ma in realtà lo diceva più per scaramanzia, anche lei sapeva di essere in gran forma.

«Magari» sorrise dandomi un pizzicotto sulla guancia.

Si rivolse poi verso mio fratello e lo abbracció, lui non aveva lo stesso rapporto che avevo io con nonna ma comunque andavano molto d'accordo.

Ci sedemmo intorno al tavolo tutti insieme, era tanto che non facevamo una cena a casa sua. Nonna aveva preparato tutto minuziosamente come suo solito e fatto un quantitativo di cibo per un reggimento. L'unica cosa che ci aveva permesso di portare era la torta, mi sembrava giusto visto che era la festeggiata.

Mangiammo fin troppo e alla fine della cena le accesi le candeline sopra la torta con il numero dei suoi anni, settantatré e le dissi di esprimere un desiderio.

«Auguri!» urlacchiai abbracciandola. «Non dirmi il desiderio perché altrimenti non si avvera!» la misi subito in guardia.

«Va bene va bene! Non dirò nulla» mi sorrise dolcemente.

«Allora come va?» domandò terminato di mangiare il dolce e capii subito a cosa si stesse riferendo. Mi sedetti sullo sgabello della cucina e la osservai prepararsi il caffè.

«Diciamo che vedo un ragazzo ma da poco, quindi non c'è nulla di chiaro. Lui è un po' difficile e pieno di problemi»

«Ottimo stella, non potevi trovarti uno più semplice?» domandò preoccupata.

«Lo sai nonna che non mi piacciono le cose facili, speriamo solo vada bene! Ovviamente mamma e papà ancora non sanno nulla quindi acqua in bocca»

«Però mi raccomando, non farti del male!» mi disse.

«Stai tranquilla nonna» le diedi un bacio.

«Me lo dici sempre ma Stella sai che non ci riesco» mi fece l'occhiolino e poi sorseggiò il suo caffè. «Adesso lo preparo anche per gli altri» disse riponendo la tazzina nel lavello.

«No nonna, Ale non beve caffè e mamma e papà lo bevono solo per pranzo. Dicono che se lo bevono di sera poi non dormono»

«Che vecchi!» disse prendendoli in giro e io scoppiai a ridere.

Era una nonna fantastica, per non parlare del fatto che quando ebbi i miei problemi lei ci fu costantemente, mi aveva compresa come pochi. Le dovevo tanto, ci sarei stata sempre per lei e come lei diceva a me, io sarei stata il bastone della sua vecchiaia.

Tornai in salotto e vidi gli altri sul divano a chiacchierare, si erano scordati il regalo, così andai in camera da letto dove lo avevo nascosto quando ero arrivata e presi il pacchetto.

«Tieni nonna questo è per te!» le dissi felice.

«Non dovevate! Non c'era bisogno!» ci sgridò.

«L'ho scelto io, spero ti piaccia!» ero andata a prenderglielo nel weekend insieme a Livia e Sofia. Scartò il pacco e tirò fuori la tuta da ginnastica grigia che avevo scelto per lei, ebbene sì mia nonna a settantatré anni andava a fare ginnastica due volte a settimana in un circolo per anziani. Tremenda!

«Bellissima!» esclamò appena la vide.

«Ti piace davvero?» chiesi.

«Moltissimo! Adesso la provo subito ma dovrebbe andarmi bene» disse ammirandola.

Andò in bagno e poi tornò da noi sfoggiando il suo nuovo completo, le stava un incanto.

«È perfetta nonna!» le disse.

«Si va benissimo! Grazie a tutti» disse dando un bacio ad ognuno di noi.

Restammo con lei fino alle dieci e l'aiutammo a lavare tutte le stoviglie contro la sua volontà, voleva sempre fare tutto da sola.

«Ciao nonna!» la salutai sulla porta.

«Fatti vedere presto!» disse dandomi un bacio con la mano da lontano. «Vale anche per te caro!» affermò indicando Alessio.

«Assolutamente sì!» le risposi contraccambiando il bacio.

«Certo nonna!» sbraitò Ale prima di salire in macchina.

Appena tornata a casa chiamai Ronny.

«Pronto Nico!»

«Ohi, come stai?»

«Bene, oggi siamo andati a parlare con il Preside, sono contenti di me, non ho ancora fatto casini» lo sentii sorridere dall'altro capo del telefono.

«Meno male! Hai già fatto impazzire abbastanza quei poveri dei tuoi genitori!» lo rimproverai.

«Lo so...tu come stai?» mi chiese sviando il mio rimprovero.

«Tutto bene, il regalo a nonna è piaciuto tantissimo!»

«Sono contento, ora vado. Buonanotte Nico»

«Buonanotte Ronny» mise giù.

Due minuti di telefonata, avevamo superato un record! Mi misi a letto e mi ritrovai a pensare a come avrebbe reagito Ronny sapendo del mio passato. Quante cose ancora non sapeva di me e io di lui. Avrei mai avuto il coraggio di aprirmi totalmente?

Sabato mattina Ronny mi scrisse un messaggio dicendomi che sarebbe passato a prendermi intorno alle otto e che saremmo andati al cinema. Ero contenta che avesse proposto qualcosa lui senza che io avessi fatto il primo passo. Studiai tutto il pomeriggio, la settimana che stava per arrivare era piena di interrogazioni, ero già stanca ed eravamo solo a fine ottobre. Non avevo ancora l'ansia per la maturità, la vedevo ancora lontana, fin troppo, sicuramente sarebbe arrivata prima di quanto io mi aspettassi.

«Ale!» chiamai mio fratello dalla camera. Avevo bisogno di lui, era bravo in matematica, studiava biologia e amava i numeri, il mio opposto!

«Dimmi!» entrò in camera scocciato.

«Per favore mi dai una mano qua?» indicai il quaderno di matematica che sembrava un campo minato, era pieno di cancellature e scarabocchi di ogni genere.

«Va bene rompi scatole, dimmi qual è il problema!» si sedette di fianco a me alla scrivania e io gli spiegai tutti i miei dubbi. In pratica non avevo capito nulla, dovevo ricominciare da capo. Lo trattenni per un'oretta poi se ne andò esausto e senza speranze. Io ero senza speranze. Dopo un'ora di spiegazioni infatti facevo ancora fatica a capire il procedimento che dovevo fare. Ero un caso perso e il mio prof di matematica lo sapeva bene, ad ogni colloquio con mi madre le ripeteva che mi impegnavo tanto ma che proprio non riuscivo a fare una verifica decente. I miei non si lamentavano mai di questo, mi vedevano provarci in tutti i modi, mi incoraggiavano sempre ma anche loro secondo me erano ormai disillusi. Il genio della famiglia non ero di certo io.

Andai in doccia e per un'ora non uscii, avevo bisogno di rilassarmi. Pensai che avrei tanto voluto che Ronny mi presentasse i suoi amici, avrei capito tanto di lui vedendo loro. Questa era una mia idea, gli amici dicono tanto, ogni amico è una parte di noi, con ognuno di loro noi siamo persone diverse. Quando furono le otto meno dieci ero pronta e alle otto spaccate lui arrivò.

«Ehi!» disse quando salii in macchina.

«Come stai?» domandai. Il giorno prima non ci eravamo sentiti, speravo andasse tutto bene e che non ci fossero in vista discussioni.

«Tutto bene, tu?»

«Si sì, andiamo?»

«Certo» arrivammo davanti al cinema dieci minuti dopo e senza parlare entrammo a prendere i biglietti. Lui insistette per pagare il mio, non mi piacque questa cosa ma non ebbi modo di replicare.

Entrammo in sala e quando il film iniziò mi girai a scrutarlo. Era concentrato con le braccia conserte. Si girò anche lui e mi guardò come per chiedermi se andasse tutto bene, annuii con la testa e mi voltai verso lo schermo. Per tutto il film lui rimase impassibile, io invece risi con una matta alle scene comiche e lui mi guardava divertito più per me che per il film. Una volta arrivati ai titoli di coda, mi prese per mano e ci dirigemmo verso l'uscita.

«Non ti è piaciuto vero?» domandai.

«Si invece, perché?» mi guardò.

«Sei stato imperturbabile per tutto il tempo del film e non ti ho mai visto nemmeno sorridere alle scene più buffe» spiegai.

«Quando sono al cinema mi piace stare attento ad ogni dettaglio per questo non mi distraggo. Comunque non ho il tuo stesso umorismo!» disse punzecchiandomi.

«Cosa vuoi insinuare?»

«Che hai un bruttissimo senso dell'umorismo!» disse ridendo.

«Piantala, non è assolutamente vero. In sala tutti ridevano, tu eri l'unico indifferente a tutte le scene, come tuo solito!» affermai a mia discolpa.

«Sarò anche indifferente ma siete voi a ridere per cose che non fanno per niente ridere!»

«Ah sì? Quindi non sei tu ad essere strano ma la sono io e tutte le persone che erano con noi in sala, ci sta!» risi.

«Nicole non prendermi in giro» disse serio.

«Chi ti prende in giro? Dico solo la verità!» sogghignai.

«Stai ridendo di me!» disse guardandomi male.

«Non è vero!» era verissimo invece, mi era sembrato una statua durante tutta la proiezione.

«Non mentire, non mi piace»

«Sei pesante sai?» affermai convinta.

«Sali, forza» mi ordinò una volta arrivati alla macchina senza rispondere alla mia affermazione. Non dissi più nulla, lo avevo già messo a dura prova, si era solo un tantino innervosito, avevamo fatto passi avanti. Arrivammo davanti a casa sua e mi fece cenno di smontare. Mi prese per mano e mi portò dentro casa, non feci nemmeno in tempo ad entrare che mi ritrovai già attaccata al muro ma lo fermai.

«Ronny, i tuoi?»

«Sono da amici» disse e poi cominciò a baciarmi.

Ci baciammo appassionatamente per svariati minuti, sembrava quasi volesse mangiarmi, poi mi afferrò per le natiche e mi prese in spalla continuando a baciarmi voglioso. Avevo la schiena appoggiata al muro gelido, la sua lingua in bocca e il suo pene contro di me. Non mi dava nemmeno il tempo di respirare, il battito stava aumentando e io non avevo neppure più la forza di reggermi a lui. Finalmente mi mise giù e io potei riprendere fiato. Mi prese per mano e mi portò in camera sua per poi farmi stendere sul suo letto.

Mi salì sopra a cavalcioni e io lo attirai a me per baciarlo, mi prese il viso tra le mani. Lo volevo tanto, davvero tanto. Con una mano scese lungo la mia pancia e sganciò l'unico bottone dei pantaloni neri che indossavo, sapevo dove voleva arrivare e a me stava più che bene. Me li sfilò con forza e scostò le mutandine senza smettere di baciarmi. Ero pronta, non volevo aspettare oltre. Gemetti vicino al suo collo appena le sue dita entrarono dentro di me. Respiravo il suo profumo mentre mi facevo trasportare dal piacere, ad un tratto si allontanò da me e mi guardò.

«Quanto cazzo ti voglio Nicole» farfugliò, non risposi e lo baciai con forza mentre le sue dita si muovevano dentro di me, sapevo che sarei venuta da lì a poco, lo sentivo. Con l'altra mano mi stringeva un seno sopra la maglietta e questo mi rendeva ancora più eccitata. Quando la sua lingua arrivò a baciarmi il collo non ebbi più scampo, inarcai la schiena e venni mugugnando vicino al suo orecchio. Si scostò da me mentre io ero ancora in estasi e mi stampò un bacio per poi sparire in bagno.

Mi rimisi i pantaloni e mi sistemai la maglietta e quando tornò da me mi baciò di nuovo con trasporto.

«Non vedevo l'ora di vederti cosi» ammise.

«Così come?» domandai.

«In estasi per merito mio» disse sincero e io mi imbarazzai tremendamente così mi portai una mano davanti al viso.

«Perché ti imbarazzi?» chiese stupito.

«Perché mi dice queste cose con una semplicità disarmante e un po' mi vergogno»

«Smettila, non ce n'è bisogno» disse stampandomi un bacio sulla fronte. Mi sembrò un gesto molto dolce.

Mi abbracciò e io ricambiai l'abbraccio grata che lui fosse così spontaneo e semplice in queste cose.

«Mi piaci proprio» ammise al mio orecchio.

«Anche tu...» risposi sincera, era inutile mentire, a quale scopo. Mi piaceva da morire, mi piaceva ogni suo particolare. Mi piaceva lui.

****

LUI

Avevo avuto una parte di lei ma non mi bastava, volevo però fare le cose con i giusti tempi. Nicole stava diventando ogni giorno un pensiero sempre più fisso, anche quando ero con gli altri la mia mente andava a lei e mi perdevo nei miei pensieri estraniandomi dal mondo. Sentivo che stava diventando per me importante passare il mio tempo insieme a lei, ne sentivo il bisogno, mi stavo aprendo e la cosa mi faceva paura. Lei non mi conosceva ancora, non sapeva di me.

Spazio autrice:

Eccomi con il decimo capitolo! Questo è il primo che contiene scene un hot, quindi ditemi se fanno proprio schifo o sono accettabili ;)

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