Sheila -prima parte-
Sheila era la copia vivente dell'omonima bambola che andava di moda negli anni 60/70,ma il perchè portasse quel nome non aveva niente a che vedere con tutto questo.
Suo padre era di origine irlandese e aveva voluto che nel nome della figlia ne fossero ricordate le origini,ma la straordinaria somiglianza con la bambola aveva fatto sì che Sheila provasse un'attrattiva particolare per lei e la tenesse come portafortuna, anzi, ne aveva più di una,tutte corredate con abitini e accessori originali,una vera e propria collezione ben fornita.
Quando era una bambina ormai la bambola Sheila stava passando di moda e non si trovava quasi più nelle vetrine dei negozi,ma lei ne aveva fatto conoscenza tramite la sorella maggiore di una sua amica che la custodiva gelosamente fra le cose più care.
"Ti mostro una bambola che ti somiglia" le aveva sussurrato Franca un domenica mattina mentre era in visita alla coetanea " E' di mia sorella e dato che ne è gelosissima te la faccio vedere ora che lei non si trova in casa".Detto questo le aveva messo di fronte la bambola dai fulvi capelli e gli occhi di un verde acceso che l'avevano letteralmente stregata, una volta a casa aveva manifestato a sua madre la sorpresa per quella scoperta, la donna aveva sorriso soltanto, scompigliandole la chioma dorata, senza commentare,sperando che la figlia dimenticasse presto quel giocattolo, non aveva certo voglia di mobilitarsi per cercare una bambola ormai passata di moda.
Sheila,però aveva continuato a cullare il suo desiderio, con la consapevolezza che prima o poi sarebbe stato esaudito. Sapeva che sua madre non era affatto incline a soddisfare le sue richieste, ma la propria determinazione nel raggiungere gli obiettivi prefissi era tanta.
Passarono i mesi e le sue deboli proteste furono praticamente ignorate dalla madre fino a che sua nonna riuscì a trovare il giocattolo tanto atteso.
Nonostante avesse passato da molto tempo l'età dei giochi, questa sua collezione le piaceva ancora e incurante delle critiche più o meno velate che le venivano mosse da amici e conoscenti,la teneva in bella vista,in quella che poteva essere definita la sua "stanza ricreativa",una sorta di studio dove trovava spazio tutto ciò che la incuriosiva e le piaceva, dai gomitoli di lana e telai vari, ai libri di fantascienza,ai colori per dipingere e,come detto prima, la collezione di "Sheila".
Fisico da mannequin, capelli castani con riflessi ramati, grandi occhi che viravano dal verde al grigio all'azzurro a seconda della luce ambientale (e forse anche dell'umore!),avrebbe potuto intraprendere la carriera della modella, ma questa possibilità non le era mai passata per la testa,anzi, non era mai stata veramente conscia della propria bellezza.
Solitamente vestiva in modo sportivo e casual, si trovava a proprio agio in comodi jeans un po' larghi, magari accoppiati ad un maglioncino e scarpe da tennis, riservando alle occasioni più importanti un abbigliamento più formale;non si sarebbe mai sognata,ad esempio, di andare al supermercato in tailleur e tacchi a spillo come qualche sua conoscente faceva.
Stava abbastanza alla larga anche da parrucchieri ed estetiste, ma non aveva un aspetto trascurato, grazie ad una innata eleganza che traspariva da ogni suo movimento riusciva ad apparire sempre in ordine e adeguata.
La personalità di Sheila era sfaccettata, poliedrica, molto complessa, aveva una vita interiore intensa, che non riusciva ad esteriorizzare quasi mai,era come se vivesse su un altro pianeta,su un altro livello.
Talvolta si stupiva di non riuscire a comunicare con il prossimo, si trovava spiazzata di fronte a reazioni che non si aspettava e che non capiva, ma con il tempo aveva imparato a muoversi in questa sua dimensione diversa dai più; soltanto quando si era innamorata sul serio, molte cose erano cambiate, si era sentita indifesa, senza schermature, come il classico pesce fuor d'acqua che non riesce neppure a respirare.
Nel groviglio delle sensazioni, dei pensieri che le apparivano quasi minacciosi e fuorvianti, aveva sperato che l'amato bene la ricambiasse e così, apparentemente era successo, Roberto, che le aveva rubato il cuore, un giorno di marzo la invitò a bere un caffè...
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