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Scuola sulla sabbia

Due ragazzi erano seduti ad un tavolino di un bar che dava sul mare, con una scacchiera e due tazze di caffè che li dividevano. Indossavano occhiali da sole e ai loro piedi c'erano due grossi zaini da montagna. Non parlavano, ma alternativamente allungavano una mano sulla scacchiera e muovevano un pezzo. Uno dei due indossava un cappello con la visiera calata sugli occhi che gli impediva di guardarsi attorno.

Erano appena tornati dall'isola che si trovava davanti a loro. La gente del luogo conosceva le storie accadute in quella terra, così vicina, da raggiungere a nuoto. Tutt'intorno turisti chiassosi vagavano per il porto cercando qualcosa di rinfrescante da bere o qualche souvenir da portare a casa. Zacaria si passò una mano tra i capelli biondi e mosse il cavallo e sorrise pensando alla semplicità con cui quel luogo era stato nascosto sotto gli occhi di tutti. Alberto rispose con l'alfiere bloccando le intenzioni future in quel terreno di battaglia geometrico sollevando leggermente il cappello.

"Come al solito, vuoi costringermi ad espugnarti." Disse Zacaria con un sorriso malizioso.

Alberto si protese in avanti facendo traballare la scacchiera.

"Provaci." Disse scandendo la parola ed estraendo un libretto dalla tasca dei pantaloni, mettendolo sotto la gamba del tavolo ridonando equilibrio al suo movimento.

Zacaria mandò avanti un pedone per liberare la regina così che tutto fosse pronto per il gran finale e la riduzione in cenere della fortificazione dell'amico. Alberto mise una mano davanti alla bocca accarezzandosi i baffi. Il re si trovava arroccato alla sinistra in un luogo difeso da almeno cinque pezzi. Tuttavia Zacaria sembrava convinto, sorrideva guandando la sua regina.

In quel momento una ragazza che leggeva una mappa urtò il tavolino facendo cadere i pezzi. I due si protesero prontamente in avanti e riorganizzarono il campo di battaglia, poi lentamente alzarono la testa.

"Scusate." Disse sistemandosi i capelli.

Era alta, castana, rossa in volto, vestita molto leggera per il caldo. Si alzò gli occhiali da sole per vedere bene i ragazzi che non fossero arrabbiati.

"Mi sono persa, non trovo il molo per il traghetto."

"Che traghetto?"

"Per l'isola dei giganti." Disse indicando la cartina.

"Allora questo è il molo giusto." Rispose Zacaria. "Stiamo aspettando lo stesso passaggio."

La ragazza si sporse in avanti per presentarsi facendo intravedere una collana dalla forma di tartaruga.

"Che maleducata. Piacere Demetria."

I ragazzi le strinsero la mano che era sicura calda e forte.

"Che presa!" Commentò Alberto.

La ragazza arrossì e unì gli indici per l'imbarazzo.

"Faccio arrampicata da diversi anni." Rispose.

In quel momento il suo volto si fece più scuro e si sentì il rumore forte del battello che avvisava del suo arrivo. Tutti e tre guardavano in alto e videro che tutto il cielo si era oscurato da nuvole nere. I due ragazzi si guardarono e sorrisero.

"Speriamo non piova." Disse la ragazza. "Se no sarà stato inutile essere venuta qua."

In poco tempo la montagna sull'isola coperta di una vegetazione verde pastello si scurì e rabbuiò sembrando un luogo tetro e impenetrabile.

Poco dopo Demetra mostrava il biglietto al capitano dell'imbarcazione. Quando fu il turno dei due ragazzi un tuono fortissimo si abbattè contro l'isola in lontananza lasciando solo un flash di luce e un rombo da far venire i brividi nelle ossa. La ragazza si massaggiò le braccia spaventata. Alberto e Zacaria erano come incantati a guardare quel fenomeno che così tante volte era stato mal interpretato e confuso con qualcosa di sovrannaturale. Si sedettero sulla prua della nave mentre Demetria scelse di sedersi in fondo. Estrasse dal suo zaino una giacca e si legò i capelli. I due ragazzi lasciavano che gli schizzi d'acqua colpissero la loro faccia incuranti del freddo e della pioggia che era iniziata a cadere violentemente.

"Questo è un dono." Disse Zacaria con gli occhi che luccicavano.

Alberto annuì.

Quando arrivarono al molo sull'isola la pioggia era diventata torrenziale. I due amici si erano messi larghi ponci e degli occhialoni su cui erano montate delle torce. Quando Demetria li vide scoppiò in una risata.

"Non darle retta..." Disse Alberto severo.

Zacaria si voltò e l'amico lo seguì lungo il sentiero. La ragazza rimase interdetta.

"Ehi, dove andate?"

"Non ti voltare." Disse Alberto.

Zacaria si voltò e le fece un cenno di venire.

"Ma sei stupido? Lo sai cosa dobbiamo fare, e tu vuoi portarti una zavorra del genere?" Si scaldò Alberto

"Ci può essere utile..." Rispose calmo Zacaria.

"Tipo come?"

"Beh è una ragazza..." Disse Zacaria.

"Questa argomentazione non ha senso."

Intanto Demetria li aveva raggiunti e aveva alzato la visiera del cappuccio per vederli bene.

"Se vuoi seguici ma non chiederci dove andiamo." Disse il ragazzo dai capelli biondo cenere.

"Cosa vorrebbe dire?" Chiese lei.

Alberto guardava l'amico con le breccia conserte aspettando che l'amico risolvesse la situazione. In quel momento smise di piovere.

"Dobbiamo fare dei rilevamenti. Ha smesso di piovere. Vieni con noi, ma non intralciarci."

Vedendo gli occhi sicuri di Zacaria la ragazza annuì. Iniziarono a camminare molto lentamente facendo attenzione a non scivolare sui lunghi lastroni di pietra liscia. Salirono di quota e lasciarono il sentiero per camminare attraverso il bosco. I piedi sprofondavano sul tappeto di erba e foglie lasciando orme scure che si intrecciavano in complicati motivi non geometrici. Ad un certo punto sentirono un fruscio strano. Davanti a loro c'era la pianta di una casa con un muro sfondato e senza il tetto. Alberto si accucciò e guardò Zacaria, lui annuì e poi prese il braccio di demetria e la trascinò all'interno della costruzione fatiscente.

"Cosa..." Provò a dire lei, ma il ragazzo le premette una mano sulla bocca.

Alberto estrasse un visore dallo zaino e lo indossò. Poi mosse la testa come se stesse seguendo qualcuno con lo sguardo.

"Cosa sta facendo?" Sussurrò Demetria.

"Osserva..." Rispose Zacaria enigmatico.

Alberto si alzò e inseguì qualcosa di invisibile davanti a lui. Gli altri lo seguirono su per il sentiero in una corsa leggera. Arrivarono ansimanti in cima alla montagna e si affacciarono, Alberto tirò indietro Demetria che stava perdendo l'equilibrio e lanciò il visore a Zacaria che lo afferrò pronto. Guardò per qualche secondo poi passò il visore alla ragazza che per la sorpresa di quel che vide quasi cadde per terra e mi sedette su una pietra.

"Che diavolo erano quelle piramidi sospese a mezz'aria? E dove sono andate?"

I due ragazzi risero.

"Succede sempre le prime volte. Quando il cervello riconosce qualcosa che non comprende e si spaventa."

"Ma cos'era quello che ho visto?" Chiese come un bambino e alzandosi agitata.

"Vedi Demetria..." Disse Zacaria lentamente. "Ci sono altre forme di vita oltre questa realtà..."

"Cosa?" Chiese spaventata. "Cosa vuol dire?"

Alberto si avvicinò e la abbracciò forte. Lei rimase con gli occhi fissi incantata con il visore sollevato. Zacaria si mise le mani in tasca e si voltò verso l'abisso sotto di loro. Un forte colpo di vento fece ondeggiare i loro vestiti e capelli, poi una brezza calda. Alberto sorrise.

"Si può sapere di cosa si tratta?" Chiese ancora, tremando.

Alberto le prese il visore. Zacaria le si avvicinò e le prese le mani, poi si accucciò e prese un legnetto da per terra. Disegnò due linee nella terra, poi guardò la ragazza negli occhi.

"Sicuro di volerlo sapere?"

Lei lo guardò e deglutì.

"Dovessi mai interrompermi, fallo con una domanda." Disse lui.

Si tirò su le maniche e iniziò a spiegare.

"Il luogo dove ci troviamo è come virtuale. Funziona con l'energia, la frequenza e l'elettromagnetismo. Si si studiano a fondo questi fattori si possono utilizzare a vantaggio per vedere e sbirciare cosa non ci è permesso."

La ragazza annuì.

"Il visore ci permette di vedere onde e frequenze che l'occhio non potrebbe."

"Quindi cosa ho visto?"

"Quello sei tu che devi dircelo... L'esperienza è personale."

Lei abbassò lo sguardo e vide il marchio dell'esercito americano.

"Dove avete preso questi?" Chiese.

Alberto indicò l'isola più piccola che si vedeva da quel punto.

"Queste isole sono state una base militare dai tempi di napoleone. Curiosa coincidenza no?"

Demetria non capì e aprì la bocca per dire qualcosa ma si fermò improvvisamente. In quel momento si sentì un forte sciabordio delle onde contro la scogliera. Alberto e Zacaia si guardarono e poi senza parlarsi si lanciarono in una corsa sfrenata. Demetria si strinse le cinghie dello zaino in modo tale che fosse aderente alla schiena e li seguì in quella corsa disperata. Quando li raggiunse li vide riprendere fiato davanti a un precipizio, così rallentò e si avvicinò camminando e spostando i rami che intralciavano il cammino. Arrivò vicino a loro e si affacciò sul bordo del precipizio e vide che dalle estremità della roccia era stato costruito un ponte che ora era crollato. I due ragazzi guardarono Demetria, lei fece un passo indietro senza capire.

"Dacci il tuo zaino." Disse Alberto

"Cosa?"

"Dobbiamo scendere nella gola." Disse Zacaria scandendo le parole.

Lei si sfilò lo zaino dalle spalle e lo strinse al petto facendo di no con la testa.

"E' troppo pericoloso."

I ragazzi tesero la mano.

"Avanti." Lei guardò di nuovo le onde del mare che si infrangevano sugli scogli in altri spruzzi dai suoni cupi e senza speranza di sopravvivere.

Lasciò lo zaino e i ragazzi lo aprirono e trovarono le corde dell'arrampicata. Si guardarono in uno sguardo d'intesa.

"Se volete andare lasciate almeno che securi la corda." Disse lei.

I due amici annuirono.

Poco dopo si stavano calando tutti e tre nella gola tra le due pareti di roccia che davano la sensazione claustrofobica di una tomba. La ragazza tramava e sudava, ma era la prima che era voluta scendere. Quando erano oramai vicino l'acqua i due ragazzi si sganciarono dalla corda e si tuffarono nell'acqua fredda e nuotarono al largo.

"Ehi ma dove andate?"

Nessuno le rispose, così si fece coraggio e si tuffò. Rischiò di finire contro le rocce ma andò sott'acqua e spinse i piedi contro la roccia e magicamente si trovò al largo insieme ai ragazzi. Raggiunsero la spiaggia e stanchi si buttarono a pancia all'aria a riprendere fiato.

"Voi siete pazzi!" Disse Demetria quando il suo respiro tornò regolare.

I due ragazzi risero si alzarono e iniziarono a spintonarsi sempre ridendo incontrollabilmente.

"ma cosa state facen..." Gridò Demetria zittendosi immediatamente vedendo un fascio di luce aprirsi davanti ai ragazzi.

Loro lo attraversarono e sparirono. La ragazza si mise in piedi incredula. Guardò dietro di sé il ponte crollato, il salto di diversi metri e la spiaggia accessibile solo da quel punto o dal sentiero interrotto. Camminò lentamente verso il punto dove aveva visto sparire i due ragazzi, ma non successe niente. Allungò una mano e la vide sparire attraverso una luce dorata. Chiuse gli occhi e fece un passo e un rumore sordo la avvolse completamente. Quando aprì gli occhi si trovava sulla stessa spiaggia ma aveva i vestiti asciutti addosso ed era notte. Davanti a lei un cerchio di persone si scaldava davanti a un fuoco blu. Si avvicinò e guardò meglio, erano tutti bambini tranne Alberto e Zacaria. Osservavano un ologramma che mostrava oggetti con forme mai viste e tante sfere che si allontanavano e avvicinavano. Un essere molto alto dai tratti asiatici e la pelle molto bianca comparve affianco a Demetria e le posò una mano sulla spalla.

"Vuoi unirti alla lezione? Stanno studiando l'universo e i suoi misteri."

Dopo che la ragazza si voltò svenne. Cadde sulla sabbia e si svegliò mentre il sole stava tramontando. Si guardò intorno, ma non c'era traccia dei ragazzi o del portale.

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