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Capitolo 32 • Arte

- Ragazzi, vi ricordo che la scadenza per il progetto è venerdì.

Alle parole tonanti del professore di arte, tutta la classe andò in subbuglio. Era trascorso quasi un mese da quando il progetto era stato concepito e tutti se n'erano dimenticati, essenzialmente perché non erano capaci di farlo né avevano voglia di impegnarsi. In un liceo scientifico, arte era una materia piuttosto marginale rispetto alle altre.

Nemmeno Beatrice se n'era ricordata e sarebbe stato strano se a spiegare tale dimenticanza non fosse stato Nicola: la loro relazione era nata ufficialmente qualche settimana prima ed erano quei primi tempi a rintronare le coppie, di solito. C'erano i lunghi pomeriggi passati a scherzare e a conoscersi meglio, le serate ad esplorarsi, i continui messaggi con i cuori e le telefonate infinite. Non c'era tempo per pensare alla scuola come prima.

- Prof, non può prorogare la scadenza di una settimana? - domandò allora Beatrice, raccogliendo gli sguardi speranzosi di tutti i suoi compagni... O quasi. Angelica e Riccardo si stavano mangiando con gli occhi a vicenda, come di consueto.

- Imaldi, mi hai chiesto la stessa cosa la settimana scorsa. Non possiamo andare avanti così all'infinito. E poi, sono sicuro che avrai già terminato il tuo progetto. Voialtri è ora che vi prendiate una batosta, invece. Sono stato fin troppo buono fino adesso. - replicò l'insegnante, irremovibile.

Si levò alto un coro di sbuffi e lamentele, ma l'uomo non fu toccato. Era abituato a qualunque strategia di corruzione dei suoi alunni.

Beatrice pensò allora ad una soluzione che avrebbe salvato lei e i suoi amici in extremis, se avessero collaborato tutti: al pomeriggio si sarebbero ritrovati a casa sua e lei avrebbe detto loro cosa fare, aiutando chi non era capace in qualche passaggio.

- Venerdì c'è anche la verifica di fisica. - si lagnò Angelica.

- Mal che vada, copi da Riccardo. Dal due in arte per mancata consegna non ti salva nessuno invece. - osservò Beatrice.

- Ecco, esattamente come io copierò da te, amore mio. - sorrise Nicola con fare ruffiano.

- Sfruttatore. - lo apostrofò la rossa.

Ad ogni modo, si dissero tutti d'accordo e alle due in punto furono davanti a casa di Beatrice, armati di fogli bianchi da disegno tecnico, righe, squadre, compassi, matite varie e materiale per ripassare e colorare.

Beatrice aveva già liberato tutto lo spazio possibile in cucina in modo da disporre tutti i suoi amici e se stessa intorno al grande tavolo al centro della stanza.

- Angelica alla mia sinistra, Laura alla mia destra. Voi tre mettetevi come vi pare. - istruì.

Una volta che si furono sistemati tutti quanti, Beatrice ordinò di prendere la matita e iniziare a fare il preparatorio ognuno sul proprio foglio, spiegando esattamente come. Angelica chiedeva spesso se andava bene il suo lavoro, mentre Laura era certa di aver capito. Riccardo, Nicola e Luca preferivano consultarsi a vicenda e prendersi ripetutamente in giro.

- Guarda che quella è storta, coglione. - fece Luca, guardando la linea che aveva appena tracciato Nicola.

- Sì, la Torre di Pisa è dritta in confronto. - lo spalleggiò Riccardo.

- Ma vi fate i cazzi vostri? Bea, di' a 'sti stronzi che va bene e che non rompano il cazzo. - si lamentò il biondo.

Beatrice fece il giro del tavolo, attenta a non sfiorare nessuno, e osservò attentamente la linea.

- È storta, amore. Raddrizzala. - ammise.

- Vaffanculo. - borbottò Nicola.

Iniziò a cancellare mentre gli amici ridevano.

- E cancella piano che altrimenti rischi di rovinare il resto. - si raccomandò ancora Beatrice.

Nicola alzò gli occhi al cielo, ma guardandola non poté fare a meno di sciogliersi un po' e sorriderle.

Alle quattro suonò il campanello.

- Vado io! - urlò il fratello di Beatrice, passando davanti alla cucina.

- È Edo? - domandò la sorella.

- Sì.

Ad Angelica nom sfuggì come Riccardo si fosse irrigidito al solo sentirlo nominare.

Aveva notato perfettamente come si urtassero avendone tutta l'intenzione quando si incrociavano a vicenda nei corridoi della scuola, come aveva registrato le occhiate omicide reciproche e l'aria di ostilità che si respirava in loro contemporanea presenza.

- Concentrati. - sussurrò al suo ragazzo.

Il riccio puntò gli occhi verdi su di lei e, nonostante il forte sentimento che provava nei suoi confronti, non riuscì a non voltarsi di scatto al suono di quei passi ormai inconfondibili per sferrare un'occhiataccia. L'altro ricambiò in pieno, per poi sorridere in maniera assolutamente adorabile a tutti i presenti, in particolare ad Angelica.

Riccardo strinse la matita con più intensità del necessario. Le dita delicate di Angelica circondarono le sue e fecero sì che la pressione si allentasse.

- Non agitarti, va tutto bene. Disegniamo. - mormorò lei.

La sua voce sortì l'effetto desiderato: Riccardo si calmò e si focalizzò su di lei per dimenticarsi di lui. Sapeva che imporsi di ignorarlo non avrebbe comportato altro che pensarci continuamente.

Fu più difficile controllare i propri pensieri quando Beatrice chiamò a raccolta tutti quanti, il fratello e l'amico compresi, per una mega-merenda a base di dolcetti, salatini, succhi di frutta e altro a scelta. Si ritrovò Edoardo proprio davanti, in salotto.

Quando la mano di Angelica gli strinse il ginocchio, interruppe il contatto visivo da serial killer.

- Smettila, stai esagerando. - sussurrò lei, cercando di non dare a vedere che lo stava rimproverando.

Riccardo non rispose. Fissò il cibo che stava consumando, la Coca-Cola nel suo bicchiere e infine il pavimento. Poi prese ad attorcigliarsi i lunghi e setosi capelli di Angelica tra le dita e l'azione riuscì a tranquillizzarlo un minimo.

Tornarono tutti al lavoro, ma lui si prese qualche minuto per mettersi sul divano a scrivere un paio di versi in rima.

- Riccardo, cosa fai? - lo venne a chiamare Angelica.

- Scrivo una cosa... Arrivo. Non ci metto molto.

Il ragazzo mise per iscritto una strofa intera di una nuova canzone, magari una di quelle che avrebbe commentato insieme alla casa discografica che l'aveva contattato dopo aver visto la sua performance alla festa di Halloween, registrata da una ragazza del pubblico. Angelica ancora non sapeva niente: voleva avere qualcosa di concreto tra le mani, perlomeno un contratto, prima di parlarle di qualcosa che avrebbe potuto rappresentare una svolta per il suo futuro.

Terminata l'ispirazione, ripose il quadernetto nello zaino e tornò in cucina, pronto a rimettersi al lavoro con gli altri.

- Non vorrei dire stronzate, raga, ma guardate che capolavori! Cazzo, siamo dei fottutissimi artisti! - esultò Nicola, un paio d'ore più tardi.

Avevano lavorato bene, dandosi dritte a vicenda e cercando di non pressare troppo Beatrice, che si ritrovava a dover aiutare sempre tutti pur portando avanti la propria tavola. La sua incredibile abilità multitasking si era rivelata utilissima e soprattutto efficace, anche se iniziava a sentirsi stanca. Doveva resistere ancora poco, per i ritocchi finali.

- Bea merita una statua, comunque. Il prof darà minimo otto a tutti e senza di lei ce lo sogneremmo. - evidenziò Riccardo.

Angelica annuì e Luca fece partire un applauso.

Laura fu la prima ad abbracciare Beatrice, poi tutti a turno la stritolarono con affetto. Nicola si permise di stamparle un bacio sulle labbra, facendola sorridere più di tutti messi insieme.

La ragazza che aveva lavorato alla sua sinistra per tutto il pomeriggio sospirò: la tavola di arte era un progetto riuscito, ma niente, assolutamente e incomparabilmente niente, se pensava alla coppia che finalmente vedeva davanti ai propri occhi, la stessa che aveva individuato al suo arrivo in città e la stessa per cui aveva reso se stessa e Riccardo dei perfetti Cupido. Era fiera di Beatrice, che aveva superato la timidezza, e di Nicola, che aveva aperto gli occhi. Ed era orgogliosa di aver creduto in loro fin dall'inizio.

- Ti accompagno a casa? - domandò Riccardo, abbracciandole la vita.

Angelica percepì il mento del ragazzo sulla propria spalla.

- Sì. Potresti anche restare da me, stanotte. - sussurrò, per farsi sentire solo da lui.

- O potresti essere tu a venire da me. - propose Riccardo.

Entrambi cercarono di ricordare chi era stato a dormire dall'altro l'ultima volta.

Angelica sperò che Riccardo non avesse una memoria così lunga, ma si sbagliava.

- L'ultima volta sono venuto io. - cantilenò il ragazzo.

- Oh, d'accordo. Fammi passare comunque da casa così prendo il cambio e i libri per domani.

Stretto l'accordo, salutarono tutti.

Soltanto una cosa parve strana a Riccardo: il sorrisetto malevolo di Edoardo. Quale motivo aveva per sorridere così?

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