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Le streghe di Triora

Triora, 31 ottobre.
Il piccolo e inquietante borgo del Ponente Ligure si preparava a festeggiare Halloween, anche se qualche malelingua sussurrava che, grazie alla presenza dell'Accademia delle Streghe fin dai tempi più remoti, lì fosse Halloween tutto l'anno.

Micillina distolse per un attimo lo sguardo dalla gabbia con le sbarre di frassino, dove la vecchia Griselda ululava e si dimenava con la bava alla bocca, e fissò l'orizzonte: il sole era appena tramontato e già una splendida falce di luna argentea illuminava il cielo di fine ottobre.

Le zucche arancioni dall'aria malefica riverberavano nel crepuscolo, appese fuori dalle casupole del borgo, ma non c'era la consueta folla di bambini travestiti da mostriciattoli.
Nessuno a rompere le scatole ai passanti con la formula "Dolcetto o scherzetto?"
Solo piccoli gruppi di morti viventi, che brancolavano per le strade alla ricerca di carne umana.
La terribile maledizione, lanciata da qualche oscuro demone, aveva terrorizzato tutta Triora.

Micillina riportò l'attenzione sulla vecchia strega Griselda: sembrava essersi assopita, rantolava invece di respirare, sudava copiosamente.
Aveva la febbre, ce l'aveva da quando la maledizione l'aveva trasformata in uno zombie cannibale senza cervello.

All'improvviso entrarono altre due giovani streghe, allieve del corso di Voodoo. Entrambe, come Micillina, indossavano delle mascherine protettive.

«Mirtilla, Aradia! Cosa fate qui?»
«Abbiamo risuscitato il cadavere del dottor Zanghiryllo, il Medico della Peste amico di Bellatrix, la fondatrice della nostra Scuola di Stregoneria.
Senti come strepita nella sua vecchia cassa da morto?»
«Vero», rispose Micillina, seguendo le amiche nella Sala Resurrezioni. «Sembra un pipistrello scuoiato! Perché fa così?»
«Magari soffre di claustrofobia. E comunque risvegliarsi in una bara ammuffita e puzzolente non sarebbe piacevole per nessuno...» rispose Mirtilla.

Quando arrivarono nella Sala, le altre streghe erano tutte intorno alla bara aperta del dottore.
Lui si ergeva in piedi, col suo mantello nero sbrindellato e la brutta maschera col becco ricurvo.
«Cosa fate con quelle mutande sul naso?» chiese il Medico della Peste.
Poi si massaggiò il becco con le dita rattrappite, come se avesse avuto un'improvvisa intuizione.
«La Peste! Ora ricordo!»

«Peggio, dottore! Una maledizione terribile! La gente si trasforma in cadaveri ambulanti cannibali! Anche la nostra attuale Rettora è stata contagiata! Venga a vedere!» gli rispose Aradia, tirandolo per il mantello, che si strappò ulteriormente.

Le streghe lo portarono davanti alla gabbia di Griselda, che nel frattempo si era ripresa e stava mordendo le sbarre di frassino.
Il Medico della Peste la osservò attentamente, annusò l'aria, poi girò in tondo, fissando le streghe negli occhi una per una. Le fiaccole agganciate alle pareti gli conferivano un aspetto ancor più sinistro.
«Demoni microscopici hanno invaso il suo corpo! Non è una maledizione! È un'infezione!»

«E quale magia potremmo usare per porre fine a questa infezione?» chiese Micillina a nome di tutte.
«Continuate a portare le vostre mascherine! Lavatevi sempre le mani! Non vi abbracciate, non vi toccate, state distanti tra voi», rispose serafico il Medico della Peste.
«E che magia sarebbe questa?», chiesero in coro le streghe.
«Una grande magia. Si chiama Prevenzione!»

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