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La leggenda di Will O' the Wisp (GhostOR Version)

Will aspettò che il crepuscolo sfumasse nella tenebra notturna prima di introdursi nel cimitero. Era la sera di Halloween, il momento più propizio dell'anno per compiere il lavoro che la sua Congrega di Streghe Informatiche gli aveva assegnato: catturare le creature sovrannaturali che avrebbe incontrato durante quella notte.

Era armato di un iPhone particolare: una Strega Informatica lo aveva spalmato con una sostanza magica, un miele rosso proveniente dalle foreste transilvane.

Si imbatté in uno strano gatto arruffato dalle sembianze umanoidi. Will lo osservò: era accovacciato dietro un tavolino, illuminato da una lanterna, sul quale era appoggiato un mazzo di tarocchi.
«Tu non sei un gatto! Rivelati, demone!», gli intimò Will.
«Non agitarti, stregone! Il mio nome è Cornotorto e sono un diavolo di seconda categoria! Facciamo un gioco?» rispose il gatto, trasformandosi in un diavolo con un unico corno sulla fronte.
«Che gioco?»
«I Tarocchi Infernali. Si gioca così: tu mescoli il mazzo e ne dai mezzo a me. Se a te esce un Arcano Maggiore e a me uno Minore avrai vinto, e io sarò il tuo demone/famiglio fino alla morte. Viceversa, mi prenderò la tua anima».

«Ci sto!» disse Will. Mescolò il mazzo di carte e ne diede metà al demone. Entrambi sfilarono un Arcano.
«Il Matto!» urlò il diavolo, girando la sua carta.
«Asso di Coppe... un Arcano Minore» sussurrò Will.
«Ho vinto! La tua anima è mia!» esultò Cornotorto.

«Va bene. Prendi la mia anima. Ti chiedo solo un favore: possiamo farci un selfie insieme? Così quando la mia Congrega di Streghe Informatiche troverà il mio telefono e vedrà la foto, saprà che Will lo Stregone non è morto da codardo...»
Il diavolo ci pensò, poi rispose: «Perché no?» Gli appoggiò un braccio sulle spalle e si mise in posa accanto a lui.
Will prese un rosario dalla tasca e lo fece scivolare, in bella mostra, sulla spalla del demone, poi scattò il selfie.
Il demone sparì in uno sbuffo di zolfo.
Will aprì la foto sul telefono e Cornotorto gli parlò attraverso di essa.
«Cosa hai fatto, maledetto?»
«Ti ho intrappolato, demone!», e richiuse la foto nella memoria dell'iPhone.

Si avviò, tutto felice, attraverso il cimitero.
Si trovò davanti a una statua, raffigurante uno scheletro con una tenaglia in mano.
«Tu non sei una statua!»
«Infatti. Sono la Morte!»
Con uno scatto fulmineo, il braccio scheletrico che teneva la tenaglia penetrò il cuore di Will e gli afferrò l'anima, che infilò nell'iPhone dello stregone, crollato a terra, esanime.

La Morte riaprì il selfie: Will e Cornotorto la guardarono terrorizzati.
«Siete stati pessimi, uno come demone, l'altro come umano! Il Paradiso vi disprezza, l'Inferno vi schifa! Per cui vi condanno a vagare insieme in eterno, sotto forma di Fuoco Fatuo! Sarete la cattiva stella, la luce della perdizione di tutti gli sbandati, la falsa illusione di tutti gli illusi!»
Con uno schiocco secco delle dita, la Morte trasformò l'iPhone in un piccolo globo luminoso azzurro, che si involò al di sopra delle lapidi...

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