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4 - Stefano

Casa! Mi lascio cadere sul divano di pelle chiara. Fuori dalla vetrata vedo il Naviglio Grande. Bello, eh, per la carità, ma vuoi mettere con Central Park tutto innevato? Cazzo devo smetterla! New York fa parte del passato! Mi alzo pigramente per cercare qualcosa in frigorifero. Vuoto. Giusto. Qui non c'è Nathalie a riepirmelo di prelibatezze. E ridagli! Pure la portinaia mi manca! Richiudo il frigo con uno scatto e mi sposto in camera da letto. Al centro troneggia un letto a due piazze senza lenzuola. Impreco, cercandole nelle valigie e negli scatoloni ammonticchiati all'ingresso. Insomma quattro anni sono difficili da cancellare. E di certo non ci è riuscito un volo intercontinentale. Mi rifaccio il letto sbuffando. Stasera ceno fuori, non ho nessuna intenzione di fare anche la spesa e mettermi a casa a cucinare come una brava massaia! E domani... Già, domani lavoro fino a tardi... Chissà se anche qui ci sono supermercati aperti tutta la notte.
Alla fine però devo uscire per recuperare il mio borsone da Marco. Ad aprirmi la porta c'è Riccardo.
- Ciao. Marco?
Alza le spalle.
- È uscito.
- Oh, be'... Sono venuto a prendere la mia roba. Stasera dormo a casa, ho appena ritirato le chiavi...
- Ok...
Mentre raccolgo le mie cose, si eclissa in camera. Devo averlo disturbato mentre faceva qualcosa di importante, chessò programmare un robot, inventare un nuovo videogioco... Ok lo so che senza il lavoro degli ingegneri informatici non potrei fare il mio, di lavoro, ma prenderli per il culo era il mio sport preferito dell'università. Non per niente tra chi frequenta la Bocconi e chi studia al Politecnico non è mai corso buon sangue...
Quando sono pronto, busso alla porta di Riccardo per avvisarlo che vado. Non risponde. Non mi avrà sentito... Apro e lo vedo di spalle, chinato su una ragazza mezza nuda che gli tiene le mani nei pantaloni. Hai capito il nerd?! Vorrei defilarmi, facendo finta di niente, ma lei mi ha visto e cerca di coprirsi dietro di lui. Riccardo si gira, staccandosi di scatto.
- Che cazzo vuoi?
- Io vado...
- Ecco bravo!
Forse è meglio non chiedergli se conosce un supermercato aperto anche di notte...
In ascensore incontro una ragazza molto carina, sui vent'anni, che mi guarda di sottecchi quando crede che non la veda. Potrei provare a chiederlo a lei...
- Senti, tu sai se ci sono supermercati aperti fino a tardi?
Arrossisce.
- Abiti qui?
- No, sul Naviglio...
Spalanca gli occhi. Lo so tesoro, è proprio un bel posto, ma niente come quello in cui vivevo prima, fidati!
- Oh, be', allora non so... Non vado molto da quelle parti... Io di solito vado a Piola, ce n'è uno che vende solo surgelati... Se no in stazione... Credo che lì chiudano tardi...
Giusto la stazione! Però quello dei surgelati mi ispira, almeno non devo cucinare.
- E quello di Piola dov'è?
- Oh, guarda, lo vedi appena esci dalla metro.
Le tengo aperta la porta dell'ascensore e poi quella del palazzo. Imbarazzata la sento biascicare un grazie.
- Ehi, grazie a te!
Camminiamo nella stessa direzione.
- Prendi la metro?
- Mmm...no, vado a studiare da una mia amica...
Mi indica un portone poco distante.
- Oh, allora a presto!
Arrossisce di nuovo.
- A... A presto...
A questo punto la giornata si è messa un po' meglio: ho scoperto gli altarini di quel musone di Riccardo, ho trovato un posto dove fare la spesa e, cosa più importante, ho potuto constatare che sulle ragazze milanesi faccio lo stesso effetto che sulle newyorkesi. Ok che ne avevo già avuto la prova al giornale, ma questa si è praticamente sciolta. Lo so, sembra che la mia vita precedente al trasferimento in America non sia esistita e in effetti è come se fosse così. Quei quattro anni sono stati i migliori della mia vita e hanno avuto il potere di rendere insignificanti tutti i precedenti.
Faccio la spesa e torno a casa. Il casino che mi accoglie all'ingresso mi fa desistere dall'idea di uscire a cena: prima devo sistemare almeno un paio di scatoloni, o rischio di non riuscire più a entrare in casa.
Quando finalmente la casa è vivibile, l'ora di cena è passata da un pezzo e a me è passata la fame.
Prendo una birra e mi siedo sul divano con il portatile sulle gambe. Scarico la posta e comincio a lavorare ai dati di un progetto della mia vecchia azienda. Ehi, sono ancora loro dipendente! Perchè lo vedo come un capitolo chiuso?
Finito il lavoro, do un'occhiata anche al mio indirizzo privato.
Cazzo Jennifer!

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