20 - Stefano
Cerco di non fare rumore mentre mi aggiro per la casa tentando di ricordarmi dov'è la cucina. Anche se il sole è sorto da un pezzo, non è certo passato tanto tempo da quando siamo andati a letto. Io sono abituato a dormire poco e, quando vado a sciare mi piace essere pronto all'apertura degli impianti, ma gli altri dormono ancora.
No, non tutti. C'è qualcuno che traffica in cucina. Sento anche un "merda" sussurrato. Francesca. Quasi me l'aspettavo.
- Buongiorno!
Lei si gira, dando le spalle al bancone su cui era chinata.
- Oh, ciao.
Apre uno sportello sopra la sua testa, recupera un piattino e una tazzina e li appoggia sul tavolo.
- Caffè?
- Sì, grazie.
Prende un'altra coppia tazzina-piattino e due cucchiaini da un cassetto.
- Come lo vuoi?
- Nero.
- No, intendo, cialda o moka?
- Cialda?
Lei mi mostra una macchinetta.
- Silva e consorte bevono solo questo, ovviamente cambiando gusto ogni cinque minuti. - Apre un'anta mostrandomi un'infinità di scatole di cartone tutte uguali, tranne per il colore. - Ma io preferisco quello tradizionale. Per fortuna ho trovato questa caffettiera in fondo all'armadietto. Ma se vuoi, in cinque minuti è pronto anche l'altro.
- Ah, no, va bene quello.
Mi versa il caffè. E' nero, concentratissimo, e bollente, come piace a me. Si riempie anche la sua tazzina e riappoggia la caffettiera sul fornello, poi recupera una zuccheriera, aggiunge lo zucchero e comincia a mescolare, lentamente. Alla fine appoggia il cucchiano sul piattino e aspetta, appoggiando la guancia alla mano.
- Non lo bevi?
- Scotta.
Chiude gli occhi per un attimo, poi li riapre, sbadigliando.
- Sai, non credevo di trovare qualcuno sveglio... Io sono abituato a dormire poco, ma...
Reprime un altro sbadiglio.
- In realtà io sono una dormigliona tremenda, ma quando vado a sciare voglio essere la prima a salire sulla seggiovia e l'ultima a scendere appena prima della chiusura delle piste.
Ma guarda te!
- Siamo in due!
- A dire la verità anche Silva è abbastanza di quest'idea, ma alla mattina di solito la batto, lei arriva sulle piste per le dieci, dieci e mezza.
- Oggi non credo scierà molto...
-Non la conosci. Ha una capacità di ripresa post-sbornia che sarebbe da studiare. Bevessi io quanto beve lei, sarei in coma etilico...
Ho finito il caffè, lei non l'ha ancora toccato. Accenno alla caffettiera.
- Posso?
- Certo. Credo ce ne sia ancora, se no il barattolo del caffè è quello rosso.
In effetti ne era avanzato. Mi risiedo al tavolo e la osservo mentre, finalmente, beve il suo.
- E Matthew?
- Matthew cosa?
- Oggi scierà?
- Sì, credo di sì... Io e lui recuperiamo abbastanza in fretta...
Si alza per prendere un pacco di biscotti che mi offre.
Finito il caffè si alza e sparecchia. La osservo mentre si muove per la cucina: deve conoscerla molto bene perchè va a colpo sicuro nel sistemare.
- Altro caffè?
- No, grazie.
Rovescia nel lavello quello rimasto nella caffettiera e la sciacqua.
Faccio caso a come è vestita: ha un maglione di pile blu a dolcevita da cui spunta il collo di un'altra maglia a dolcevita e dei leggings neri messi a staffa nelle scarpe da ginnastica. Probabilmente è così che si veste sempre sotto alla tuta, deve solo infilarsi i pantaloni e la giacca e sarà pronta.
- Posso?
Annuisco e mentre mi prende la tazzina mi riscuoto.
- Aspetta, faccio io. Non sei mica la mia cameriera!
- Tranquillo, è solo che io so dove mettere le mani.
La osservo mentre traffica e apparecchia un'altra colazione per due: tovagliette, piattini, tazzine, cucchiaini, tovaglioli di carta, bicchieri d'acqua, biscotti e... Cos'è quella pillola? Lei intercetta il mio sguardo interrogativo.
- Aspirina. Ne avranno bisogno.
Sorrido e lei mi guarda.
- Sai una cosa?
- Cosa?
- Sai qual è la cosa che fai più spesso?
Ma dove vuole arrivare?
- No...
Sorride.
- Sorridere.
Lo dice così, semplicemente, poi si gira, allungandosi verso una mensola per prendere un pezzo di carta e una penna. Scrive qualcosa, poi rimette a posto la biro e lascia il biglietto al centro del tavolo. Solo ora torna a girarsi verso di me.
- Tra dieci minuti davanti alla porta?
Io devo essere imbambolato perche mi sventola una mano davanti agli occhi.
- Ci sei?
- Ah, sì... Ma Silvana e Matt?
- Ho lasciato un biglietto, tranquillo.
- Ok, allora vado a cambiarmi.
Esce dalla cucina e io la seguo abbastanza meccanicamente. Non riesco a fare a meno di pensare a quello che mi ha appena detto. Sorridere. La cosa che faccio più spesso è sorridere. Io. Non ci credo. Cioè, non pensate che sia un depresso che non sorride per principio, nè uno di quei tizi serissimi che non sa neanche cos'è un sorriso. Però... Però non sono neanche mai stato un allegrone. Finchè studiavo ero felice solo se ero fuori casa, poi al lavoro mi sono trasformato in un serio professionista che dispensava solo sorrisi di circostanza, in fondo dovevo dimostrare di essere competente e la mia età non mi aiutava certo. I sorrisi erano solo per le ragazze, ma le vedevo solo alla sera, nei locali e l'alcool aiutava. Poi è arrivata Jennifer. Sì, ancora lei. A lei dispensavo sorrisi, sempre. O almeno credo, mi sembra un periodo così lontano, quasi non l'avessi mai vissuto, ma solo immaginato. Poi però ho smesso di sorridere del tutto. Quello sì che è un periodo reale, vicino, non è ancora finito, o almeno così credevo. E lei, una ragazza che praticamente non conosco, mi dice che non solo sorrido, ma che è la cosa che faccio più di frequente. Ma la cosa più strana è che, se ci penso, credo che in fondo abbia ragione.
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