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14 - Stefano

Per concludere una giornata di merda, non c'è niente di peggio che starsene a casa ad autocommiserarsi. Dunque oggi si gira per locali. A dire la verità mi è passata anche la voglia di bere... Ubriacarsi con la birra è una delle cose peggiori. Fatto sta che nel primo bar prendo solo da mangiare e nel secondo un'acqua tonica. Da quando Stefano Vallanzasca ordina qualcosa di analcolico? Sono veramente ridotto male!
Nel terzo locale in cui entro c'è una specie di palco su cui un tizio sta raccontando qualcosa. E' una storia imbarazzante e fa anche abbastanza ridere. Mi siedo al bancone e ordino un Dirty Martini. Mentre me lo prepara, chiedo al barista chi è quel tizio.
- Oh, non lo so. Qui funziona così: ti iscrivi e hai cinque minuti per raccontare qualcosa che ti è capitato e che tua mamma non deve sapere.
- Carino...
Dopo quel ragazzo, sale sul palchetto un signore, la cui storia è veramente divertente. Sarà l'alcool che comincia a entrare in circolo, ma ho le lacrime agli occhi dal tanto ridere. Mentre me le asciugo, sento una voce di donna che mi sembra di conoscere. Ma sì, è proprio Francesca, ovvero la ragazza del treno! Ma cos'è, mi perseguita?
- Dunque, io vorrei tornare al primo anno di università. Era il mio primo anno fuori casa, quindi di cose da non raccontare a mia madre ce ne sono circa una al giorno... Anche qualcosa di più, a pensarci bene... Ma una è durata un mese. Un mese esatto che mia mamma pensa tutt'ora che io abbia passato a studiare così indefessamente, da non poter tornare a casa nemmeno nel weekend. E in effetti, sì, ho anche studiato, ma certo non così tanto. Il fatto è che mia madre è sempre stata molto ansiosa e se ho imparato a sciare è solo merito di mio padre. In ogni caso sono sempre stata prudente e forse un po' imbranata. Ma la giornata sulla neve con l'università non ero disposta a perderla. Chiedere a lei il permesso sarebbe stato troppo faticoso, quindi rinuncio a portarmi i miei sci, trafugo la tuta dall'armadio, decido di noleggiare l'attrezzatura e parto tutta entusiasta di essere riuscita nella mia impresa. Al noleggio la prima cosa che mi chiedono è se sono brava a sciare. Fate una domanda del genere a una matricola, davanti a mezza università e quella cosa volete che vi risponda? Ovviamente dico di essere una campionessa. Mi danno degli sci bellissimi, faccio la prima pista e mi rendo conto che con quegli sci vado veramente forte: curvano da Dio, sciolinati alla perfezione... Anche io riesco a fare la mia bella figura. Nel corso della giornata divento sempre più disinvolta e veloce. Poi in seggiovia vedo una montagnetta di neve a lato di una pista. Vedo anche uno siatore che ci passa sopra e salta. Non è un salto come quello dello snowpark, questo mi sembra decisamente alla mia portata. Guardo Silvana e glielo indico, con noi ci sono anche altri due ragazzi più grandi e la risposta unanime alla mia muta domanda è "Figo! Andiamo!". Vado avanti io perchè l'ho scoperto io, in fondo mi merito il privilegio di essere la prima, no? Accellero, prendo velocità, se no come faccio a superare il dosso? Ora. Curvo e salgo. Il dosso finsce e io mi ritrovo per aria. Non riesco nenche a rendermi conto che forse l'ho preso troppo veloce, che il salto è più alto di quello per cui ero pronta, che sono già per terra. E non sono atterrata con la grazia dello sciatore di prima. Sono caduta in qualche modo che non saprei ricostruire, senza più gli sci e con una sola racchetta in mano. Silvana, ignara, salta e atterra su un mio sci. Uno dei due ragazzi sull'altro sci. L'ultimo su di me. Avete presente le classiche domande: "tutto bene?", "ti sei fatta male?", "ma cosa è successo?"? Ecco, mica potevo dire, ho sbagliato a fare il salto e mi fa malissimo ovunque. No. "Mi si è sganciato uno sci mentre saltavo, devono avermelo tarato male, e sono caduta. Comunque tutto a posto, davvero." Sì, certo. Così a posto che il braccio sinistro non riuscivo più a muoverlo e che il giorno dopo al Gaetano Pini mi hanno fatto un'ingessatura che ho dovuto tenere un mese. Esattamente il mese che ho avuto così tanto da studiare che mia madre non mi ha potuto vedere neanche su skype...

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