12 - Stefano
Caffè. Ho bisogno di tanto caffè. Non penso di essere in grado di sopravvivere a un'altra notte così. E poi la birra... Cazzo devo ricordarmi di non comprarne così tanta per volta... Ho la testa completamente nel pallone. Mi sembra di essere tornato all'università: non mi ricordo una sbornia peggiore da allora in qua. E sì che non sono mai stato morigerato nel bere... E poi questa cosa di annegare i dispiaceri nell'alcool... Non è il mio genere. Io ho sempre bevuto per divertirmi, mai per dimenticare. Ma in quest'ultimo periodo sembro aver tirato fuori tutti i miei lati più nascosti, i peggiori però.
L'aspirina ha cominciato a fare effetto. Direi che ora il caffè posso andarlo a prendere senza rischiare di cadere per terra in mezzo al corridoio. Certo che ci faccio proprio una bella figura: al lavoro da una settimana e già arrivo in questo stato...
Sono talmente per aria che vado a sbattere contro qualcuno. Appena alzo gli occhi mi trovo davanti la ragazza del treno, anzi della metropolitana. Sento che mi chiama Federico e che credeva fossi un avvocato. Tutto quello che esce dalla mia bocca è:
- Anch'io!
Ma che cazzo dico?! E poi perchè avrei dovuto pensare che lei sia un avvocato? Ah, già, in metro me l'ero immaginata come una praticante di uno studio legale... Ma che c'entra?! Non avrei dovuto dirlo e basta. Per fortuna devo averlo solo sussurrato e lei non sembra averlo sentito. Comunque, mi ha chiamato Federico e la cosa non mi piace.
- Credo mi abbia scambiato con qualcun'altro.
Lei è decisamente in imbarazzo e mi offre pure un caffè per scusarsi. Mi fa tenerezza. Per più di un motivo: primo perchè so benissimo a che ora è tornata a casa e, nonostante metterei la mano sul fuoco che ha dormito per tutto il viaggio, posso capire che sia stanca. Poi in fondo non è nenche tutta colpa sua se mi è venuta addosso, nench'io ero molto attento a quello che facevo. E per lo scambio di persona, ha già fatto da sola la sua figura di merda, senza bisogno che mi ci metta io.
Mentre andiamo a prendere il caffè non posso far a meno di pensare che le parti si sono invertite: la prima volta che ci siamo visti io ero solo stanco e lei stava smaltendo una sbornia, ora è il contrario. Cavolo il trucco! Ora sembra avere poco meno della mia età, sul treno, struccata, le davo venticinque anni al massimo... Chissà quanti anni ha veramente... Le propongo l'uso del tu "visto che abbiamo più o meno la stessa età" e lei annuisce senza dire niente. Uffa!
Riguardo per l'ennesima volta la pagina bianca. E' un'ora che sto cercando di iniziare questo maledetto articolo e che non riesco a scrivere più di due parole di fila, per poi cancellarle. Non riesco a fare a meno di pensare a quella ragazza. Cosa mi abbia colpito di lei non lo saprei dire. Forse perchè non mi aspettavo potesse passare da balbettante a spigliatissima nel giro di un caffè. Forse mi ha colpito la sua umiltà. O la sua semplicità... In ogni caso è così diversa dalle ragazze che frequento di solito... Così diversa da Jennifer... Cazzo Jennifer! Ancora lei! Ero quasi riuscito a non pensarci ed ecco che salta fuori di nuovo...
- Stefano! Hai finito il pezzo?
O cazzo, cazzo, cazzo!
- Mmm... Quasi...
- Cinque minuti.
Ok, sono ufficialmente nella merda!
Incasello i dati legandoli con il minimo delle parole necessarie alla comprensione.
Dopo che lo ha letto mi si avvicina il caporedattore.
- Stefano, senti, lo so che sei abituato a lavorare solo con le cifre, ma questo è un articolo di giornale... Deve essere comprensibile anche per chi non mastica numeri per colazione... Mi sembrava che ci sapessi fare, visti pezzi di settimana scorsa, ma questo...
- Scusa... Mi sono lasciato prendere la mano... Dammi un'ora che provo a rifarlo...
- Non ce l'abbiamo un'ora! Per stavolta è andata così, vedo io cosa posso farci. Ma devi impegnarti di più!
- Scusa, davvero...
Mi dà una pacca sulla spalla.
- Ok. Per oggi ti chiedo ancora un commento sui dati della borsa in chiusura e poi puoi andare. Ma ricordati: commento, cioè parole, non numeri.
- D'accordo...
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