10 - Stefano
Il weekend dai miei è stato terribile. Mia madre era ancora più esagitata del solito, papà non ha detto mezza parola tutto il tempo, in compenso non è stato un attimo senza fissarmi con uno sguardo strano, e Federico... Federico non ha perso occasione per darmi il tormento. Non si capacitava del fatto che fossi tornato in Italia. Ok, ha ragione lui, non l'ho fatto proprio di mia volontà, ma non andrò certo a raccontarglielo, nè a lui, nè ai miei genitori. E' una cosa mia e basta. Da come mi guardava, credo che papà abbia capito, ma non ha detto niente e di questo lo ringrazio.
Mamma, invece, ha deciso di complicare le cose:
- Stefano, adesso che sei giornalista, puoi aiutare tuo fratello, lo sai che vuole tanto diventarlo!
Posto che non lo aiuterei MAI, non ne avrei comunque il potere, ma lei, ovviamente, non lo vuole capire.
Come se poi questi due giorni non fossero una punizione sufficiente, il treno del ritorno è alle 9 di sera, quindi non solo arrivo a mezzanotte a Milano, ma devo anche cenare con loro e per poco non lo perdo. Certo, piuttosto che stare un'altra notte dai miei sarei tornato in taxi, ma questo mia madre non lo sa.
Cercando il mio posto rivedo la ragazza dell'andata. Dorme, tanto per cambiare, e ha un palloncino gigante sulle gambe. Non posso fare a meno di sorridere vedendola.
Crollo appena mi appoggio al sedile, in fondo stanotte non ho praticamente chiuso occhio. Il controllore, però, non ha pietà di me e mi sveglia in malo modo. Tiro fuori il mio cazzo di biglietto e glielo mostro. Sto per rimettermi a dormire quando mi viene in mente quella che ormai per me è "la ragazza dell'andata". Chissà se ha svegliato anche lei o se ha trovato un vicino che ha mostrato il biglietto al controllore senza svegliarla come avevo fatto io. Mi giro verso il finestrino che mi restituisce il mio riflesso. Di nuovo mi viene in mente lei: aveva un'aria decisamente riposata, direi anche felice. Chissà che c'è da essere così felice a quest'ora di merda, su questo treno del cazzo, con un controllore stronzo... Ok, ho decisemente bisogno di dormire, o prima di essere arrivato a Firenze avrò insultato anche il posacenere e il tavolino che ho di fronte. Metto la sveglia sul telefono per essere sicuro di non scendere a Torino e mi rimetto a dormire.
Casa, finalmente. Chiamarla così mi è ancora un po' difficile, ma la sento mia molto di più di quella dei miei.
In treno ho dormito troppo, mi è passato il sonno. Lancio la borsa sul divano e mi stappo una birra. Ecco, a New York, quando non avevo sonno, ero stufo di tutto e di tutti e volevo solo distrarmi un po', prendevo la macchina e mi facevo un giro il più lungo possibile. Rincasavo all'alba, doccia, caffè ed ero pronto per andare a lavorare. Sì, sono sempre stato un po' nottambulo, mai avuto il bisogno di dormire tanto. Anche in palestra andavo di notte. Già, chissà se qui c'è una palestra aperta fino a tardi... Controllo su internet e in effetti ne trovo una, ma adesso è chiusa. Ovvio, gli italiani vanno a dormire presto, quindi anche le cose "aperte di notte" in realtà chiudono poco dopo mezzanotte. Vabbè, ci vado domani.
Recupero un'altra birra e mi metto a smanettare con il computer. Sono alla terza birra quando mi capita davanti qulla maledetta mail di Jennifer. Non so perchè la apro. So solo che per digerire quello che c'è scritto finisco le birre che ho in frigo. E ne avevo fatto una bella scorta.
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