Prologo
Il commissariato di polizia quel giorno era gremito: c'era stata una retata di droga con molti arresti e nel distretto aleggiava il fermento.
I suoi passi, lenti e incerti, risuonarono silenziosi nella confusione, avviandosi tra quelle mura bianche di legalità. Era stanca; le ultime ore erano state l'inferno sulla terra. I jeans, grondanti d'acqua e le suole inzuppate delle vecchie Converse nere sembravano il simbolo di una brutta avventura. Si fermò al centro della stanza, rabbrividendo nella felpa blu troppo grande per lei, ormai lurida e sporca di sangue. Non sapeva neanche più di chi fosse. Si guardò le mani, rosse di plasma, con le unghie spezzate e annerite dal fango. Aveva dolore al cuore, le facevano male anche le ossa e le girava la testa. Sentiva che le restavano poche ore. Il suo sguardo si fissò in un poliziotto che la osservava a bocca aperta: l'aveva riconosciuta. Dopotutto, la notizia era girata per tutti i telegiornali e la stavano cercando ormai in tutto lo Stato. Alzò le mani in segno di resa e disse:
«Sono Gloria Shell, forse, mi stavate cercando.»
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