Le parole che ho fatto inveire ad Apollo in quella specie di maledizione contro Zefiro non sono frutto casuale del mio masochismo cosmico, ma hanno un senso logico.

Basti pensare alla storia di Carpo, il frutto, figlio di Zefiro e Clori che trovò una morte drammatica, ironicamente molto simile a quella di Giacinto, assieme al giovane Calamo, il suo amato.

Carpo un giorno anneggò nel fiume Meandro (tra l'altro padre dello stesso Calamo, da cui poi prese nome il fiume) in una competizione di nuoto. L'altro allora, addolorato dalla morte del compagno, si lasciò anneggare nel medesimo fiume, tuttavia venne successivamente trasformato in una pianta (scusatemi ma sto ridendo questo è proprio il karma che gira): la canna appunto (καλαμος significa proprio canma in greco antico), una pianta di palude nota proprio per nascere sulle sponde dei fiumi.