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Come (non) socializzare

Finché sei al liceo, socializzare è relativamente facile: vedendo le solite brutte facce tutti i giorni, per sei ore al giorno, per cinque interminabili anni, alla fine è impossibile non fare amicizia con qualcuno. 

Sì, lo so, detto da me che stavo simpatica a tre cristiani in croce è un po' ipocrita come cosa, ma Calliope, Rodja e Vegetale continuano più o meno a rompermi amorevolmente le palle (che non ho) anche se non li vedo da settimane.

In ogni caso, all'università si incontra così tanta gente che fare amicizia è allo stesso tempo facile e difficile: facile perché, conoscendo persone nuove quasi ogni giorno, va a finire che trovi due o tre anime con cui accamparti davanti all'aula VI per prendere posto a Filosofia morale; difficile perché non hai dei compagni fissi come alle superiori, quindi spesso becchi i soggetti in questione solo ad alcuni corsi.

Ma non disperate, signori, signore e mio amato popolo non binario, perché Narnia è qui per raccontare come è riuscita a farsi un gruppo più o meno fisso di amici pur essendo profondamente socially awkward.

Nessun trucco, nessun inganno, nessun trip mentale assurdo: ho solo chiesto a chiunque di giocare a filetto.

Sì, filetto, perché nessuno sa dire di no a filetto: puoi beccare anche l'essere più timido e introverso del mondo, ma, non dovendo parlare per forza, non rinuncerà mai a provare a stracciarti (invano).

Sono un genio? No.

Sono smart? Dalla regia mi dicono che, se mi applico, riesco a fare grandi cose.

E quindi mi ritrovo puntualmente a pranzare su una panchina o buttata per terra a studiare o sul prato a prendere il sole con i soliti soggetti che, per amore della narrazione e della satira, vi andrò brevemente a presentare (anche perché li avete trovati e li troverete nei capitoli di questa raccolta demenziale, tanto vale fare le cose fatte bene).

Ninja: essere umano che ama la pizza, appare e scompare nel nulla e si chiama come una delle Tartarughe Ninja, indossa sempre cappelli con la visiera, fa battute orribili e vorrebbe solo dormire. Si è presentato con "So' Tizio, non parlo molto", ma passiamo metà del tempo a chiacchierare (sì raga, sono magica). Sta aspirando a diventare il mio Rodja universitario, ma ha un difetto enorme: tifa Lazio.

Rho: creatura multitasking stranamente somigliante alla mia ragazza, nella sua vita non fa altro che studiare, flexare l'aver fatto il classico e bestemmiare sottovoce quando non capisce qualcosa. L'espressione più corretta per descriverla, per citare la meravigliosa @EllaSnufkin, è maestrina cagacazzi, ma mia madre e sua madre sono sorelle separate alla nascita, suo fratello è peggio di Miot ed è comunista, quindi le abbono tutti i difetti.

Soso: partner in crime sin dal primo giorno, è la versione potenziata di Calliope - più casinista, più incasinata, più soggetta alla sfiga e alle figure di merda. Bookworm imbarazzante che trova sempre il modo per trascinarmi alla Feltrinelli in pausa pranzo per comprare libri che non riuscirà mai a leggere, a quanto pare frequentava il mio stesso liceo e non ci siamo mai beccate perché siamo due disagiate sociali. Però è sempre pronta per scappare alle macchinette del caffè, quindi ci piace, voto diesci.

Ella: calabrese dop, doc e tutte le sigle che vi vengono in mente, è l'unica persona che va al Mc e si prende l'insalata (sì, avete capito bene, la fottutissima insalata) e schifa brutalmente pane e Nutella. Per il resto è una persona tranquilla, ansiosa (molto ansiosa), che ama dormire, accarezzare i cani e lamentarsi di tutti i parenti che la chiamano da giù a tutte le ore.

Er trio monnezza (Er poeta, er nerd e er Chad): so che il nome non è molto edificante, ma quei tre stanno sempre insieme a parlare di film e serie tv, quindi se lo beccano. Nessuno sa dove vivano esattamente, nessuno sa come possano essere dei gran fighi pur odiando la luce del sole, nessuno sa come facciano a smaltire le 3000 calorie che assumono tutti i giorni in barrette proteiche (di certo non in palestra), ma sono simpatici e mi tengono il posto a Storia della filosofia.

A qualcuno interessa? Probabilmente no.

La storia è mia e scrivo quello che mi pare? Direi proprio di sì.

Ed ora vi saluto e torno a combattere con la critica della morale di Tizio Tedesco.

Ave atque vale



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