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6. In bagno

Agnese si guardò allo specchio.
Sei un disastro.
Un pallore innaturale le aveva messo ancora più in evidenza le borse sotto agli occhi. Non aveva dormito molto nelle ultime notti, eccitata com'era dall'imminente partenza.
Già le sue ore di sonno si riducevano abitualmente a sei a causa dell'ispirazione che la coglieva sempre dopo il tramonto, ma ormai aveva raggiunto il record di tre o quattro.
Sciacquò il viso cercando ancora una volta di calmarsi. 

Prima di chiudersi in bagno aveva percepito la scintilla, quella scintilla inaspettata che ti fa nascere il fuoco dentro. Non le era mai capitato in modo così veloce. Il seguito, alla luce delle sue esperienze, prevedeva o un incendio con un grande calore prima dell'estinzione rapida, o una paziente cura nell'alimentare la fiamma grazie alla volontà non di una ma di due anime. 

In questo caso, però, la situazione non poteva evolversi in nessuno dei due modi, rimuginò Agnese. Avrebbe salutato Samuel all'atterraggio e le loro strade si sarebbero divise per sempre.

«Sei proprio senza speranza» disse al suo riflesso. 

I pensieri cominciarono ad affastellarsi e immaginò di discutere con il suo alter ego letterario.
Hai toccato il fondo: non puoi invaghirti così facilmente... Di un pornodivo americano, poi. Forse non avere una relazione da più di un anno ti ha resa troppo sensibile e concentrarti troppo sul lavoro non è stato un bene. Eppure prima non avevi mai sentito l'esigenza di guardarti attorno.

Sbatté le mani sul piccolo lavabo e decise: avrebbe fatto di tutto per spegnere quella scintilla sul nascere.

Prese un grande respiro e aprì la porta, trovandosi nuovamente di fronte Samuel. Si sforzò di non sorridergli e si limitò a un «ecco» mentre in tutta fretta si avviò verso il proprio posto.

Samuel restò interdetto da quel repentino cambio di atteggiamento. Era mutato qualcosa quando si erano diretti verso il bagno, ma non sapeva spiegarsi il motivo. 

Chiuse la porta a chiave e si appoggiò allo stipite. Cercò di concentrarsi su qualcosa di meno bello rispetto alle fantasie che lo stavano eccitando. La sua capacità di estraniarsi lo aiutava parecchio sul set, quando si sentiva troppo coinvolto. Lo yoga e la meditazione, che praticava ormai da tempo, gli davano una grossa mano. 

Si guardò allo specchio: aveva il volto più segnato del solito. La trasferta italiana e le riunioni con la produzione della trasmissione lo avevano estenuato. Aveva rifiutato di partecipare nonostante il corteggiamento insistente e un ottimo cachet, aveva litigato con il suo agente ed era scappato via prendendo un biglietto nell'unico volo disponibile. 

«Sei proprio senza speranza» disse al suo riflesso.

Sei in grado di fare azioni inimmaginabili per molti davanti alle telecamere, ma non di metterti a nudo per davvero. 

Gli avevano spiegato che avrebbe comunque dovuto raccontarsi un po', coinvolgere la sua famiglia durante le puntate, rispettare una specie di traccia per un percorso da compiere, anche se poi la maggior parte di ciò che sarebbe accaduto in diretta sarebbe stato imprevedibile.

Il porno gli dava sicurezza, soprattutto ora che poteva dettare lui le condizioni alla firma dei contratti. In futuro voleva spingere la sua casa di produzione senza sconfinare in mondi in cui sarebbe stato giudicato comunque per la sua professione, non per l'essere stato se stesso. La gente non sapeva che la sua idea di libertà coincideva con l'assenza di legami duraturi e che la sua vocazione di far godere più donne possibili fosse insita prima in Robert che in Samuel.
L'esperienza nel reality show era stata emblematica: tutti si aspettavano del sesso da lui in quanto pornoattore e lui aveva dato l'osso da spolpare in pasto ai leoni. Carl, il suo agente, non l'aveva ancora capito.

Aveva rimuginato abbastanza sulle incognite del suo futuro da riportare il suo pene completamente a riposo. Il pensiero tornò a quella ragazza, Agnese. Quando l'aveva stretta tra le braccia il contatto gli era piaciuto, ma tenerle la mano gli aveva provocato una sensazione strana. Si sentiva bene a conversare con lei, ad ascoltare i suoi racconti e avrebbe volentieri proseguito con una conoscenza più approfondita in camera da letto.
Le loro strade si sarebbero separate una volta scesi a terra: lui aveva il volo per Los Angeles due ore dopo l'arrivo previsto a New York, mentre lei gli aveva spiegato che l'incontro con la casa editrice sarebbe avvenuto a Manhattan.

Frustrato, sbatté le mani sul lavandino e prese una decisione: avrebbe fatto di tutto per ottenere almeno il suo numero di telefono. Non sapeva di preciso a cosa saebbe servito, ma avere una possibilità di contattarla gli faceva tornare il buonumore in un momento in cui non era pienamente soddisfatto della sua vita. Non sarebbe stato semplice, ne era convinto; Agnese non era una tipa facile, l'aveva capito subito ed era anche per questo che la sfida lo intrigava.

Fece due respiri profondi e aprì la porta. Restò senza fiato: la fan-aspirante attrice lo aveva spinto dentro con una forza sorprendente. Lei non stava perdendo tempo perché aveva già abbassato le spalline del vestitino mostrandogli due tette rifatte niente male coi piercing ai capezzoli e si stava chinando ad altezza patta dei pantaloni.
«No, non è il momento» ebbe la forza di dirle.
Passato l'effetto sorpresa, recuperò anche l'equilibrio. La prese per il polso, invitandola ad alzarsi.
Lo sguardo confuso di lei lo fece sorridere. Con le dita le prese i due lembi dell'abito e la coprì. Era la prima volta che rivestiva una donna. Per un attimo si chiese se stesse facendo la cosa giusta.
«Ti chiamo quando torno a Los Angeles. Inviami un video in cui ti masturbi o un link se hai già messo qualcosa in rete. Ti mando il mio numero appena atterriamo. Ora, per favore, resta qui dentro per un po'. Io esco adesso».

La ragazza annuì, mesta, senza proferire parola, voltandosi verso la parete opposta all'entrata.

Samuel riaprì la porta. Era sudato, ma non aveva avuto il coraggio di rinfrescarsi dopo l'assalto ricevuto. Si guardò attorno e constatò con sollievo che gli assistenti di volo erano impegnati altrove e non sembravano essersi accorti di niente. Mentre stava rientrando al posto, però, vide gli occhi spalancati di Agnese fissi nei suoi.
La "missione" che si era promesso di attuare, probabilmente, era cominciata in ripidissima salita.



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