29. Houston, abbiamo un problema
Quando Agnese tornò in camera con accappatoio e asciugamano avvolto sulla testa a mo' di turbante, Chiara era in piedi, immobile, davanti al suo trolley aperto.
L'amica si voltò e in mano stava tenendo il dildo che Samuel le aveva proposto di portare con sé. Avrebbe voluto sprofondare all'istante.
«Che stronzo! Me l'ha messo di nascosto!» Era la verità, ma Agnese ci teneva a puntualizzarla, urlando.
Chiara stava ridendo mentre faceva oscillare il giocattolino con la mano. «Certo che non ha scelto il più piccolo e discreto...»
Agnese glielo strappò dalle mani, con il volto in fiamme. «È fatto sul calco del suo... insomma, hai capito?»
Chiara tornò a fissare quel pene artificiale, mettendosi sul naso gli occhiali da sole che teneva sopra la testa. «Oh... dal vivo fa più impressione che a video». Poi riportò l'attenzione su Agnese che cercava di mascherare l'imbarazzo guardando altrove. Propose: «Forse è meglio se mi spieghi com'è andata. Dall'inizio».
«Forse sarebbe meglio se io cominciassi dalla fine».
«Ma prima...» Recuperò il telefono sul comodino e glielo mostrò «devo dirgliene quattro».
Chiara fece il gesto di uscire dalla stanza, ma Agnese la bloccò.
Samuel aveva appena chiuso la comunicazione con Agnese quando, dalla porta finestra che divideva la terrazza dal resto della casa, vide spuntare Isabel. Il top era già sceso sullo stomaco, esponendo le tette nude, gli short erano spariti e il triangolino minimale del suo perizoma colorato spiccava sulla pelle olivastra. Con l'indice gli stava facendo segno di avvicinarsi, stringendo le labbra come per mimare un bacio.
Samuel deglutì. Stai davvero per fare ciò che stai per fare?
Stai davvero per privarti di quei capezzoli grandi e scuri che hai succhiato con soddisfazione tante volte? Di quella lingua che sa compiere magie?
Forse una scopata d'addio non sarebbe male...
«Cominciamo bene...» mormorò, scuotendo la testa.
Quando rientrò, cercando di assumere l'espressione più seria e grave possibile, Isabel si avvicinò lasciva, strusciandosi contro di lui.
«Cos'hai oggi? Non ti piaccio più?» gli chiese, prendendogli una mano e guidandola verso il seno sinistro. Istintivamente Samuel mosse il pollice, roteandolo sul bottone già turgido.
Isabel gemette rumorosamente, soddisfatta, inarcandosi verso di lui.
Era tutto troppo plateale. Samuel se ne rese conto in quel momento. «Non è necessario che tu tenti di fare l'attrice anche quando scopiamo». Si staccò da lei, dandole una carezza sul viso che ricordava tanto quello di Salma Hayek. «In ogni caso puoi fare quello che ti pare d'ora in poi, dobbiamo interrompere questi extra».
Samuel vide le sopracciglia della ragazza aggrottarsi e la bocca dipingere un broncio sul bel viso.
«Ma perché?» chiese lei, mentre si tirava su il top, nervosa.
Si ricordò la regola della sincerità e cercò di trovare le parole adatte. «Ho una relazione fissa, ora».
«Anche prima, se non ricordo male» obiettò lei, un po' stizzita.
Ha ragione. Eppure Agnese ha spazzato via in un istante i due anni con Patricia.
«Non è Trish, la persona».
«E chi allora? Un'altra tua collega?» La voce roca di Isabel era diventata più stridula.
«No». Si perse nel ricordo della giornata trascorsa insieme ad Agnese e alla naturalezza con cui lei aveva agito in ogni frangente. Senza preoccuparsi di urlare in modo forzato come in tante facevano, magari pensando di trovarsi dentro uno dei suoi film. Accadeva anche alla stessa Isabel.
«Ti sei innamorato!» La frase della donna delle pulizie lo riportò alla realtà.
«Stavi pensando a lei, vero?» lo incalzò, esultante, puntandogli il dito contro.
Samuel non sapeva cosa rispondere. Era vero che stava pensando ad Agnese, ma perché Isabel aveva affermato che lui si fosse innamorato?
La giovane messicana si avvicinò, abbracciandolo con affetto. «Non devi vergognarti, Samuel. Capita a tutti, prima o dopo. Non ti avevo mai visto con un'espressione così rapita e serena. Beata chi ti ha conquistato!»
Rimase interdetto. Non gli sembrava di essere cambiato di una virgola.
Isabel, dopo aver inizialmente osteggiato la modifica nel loro rapporto, sembrava felice per lui.
La sua ormai ex compagna occasionale di letto non aveva più protestato. Si era rivestita e aveva commentato: «Non sono così stronza da insistere e adoro le storie romantiche, ma se per caso dovessi stufarti di lei, fammelo sapere». Gli fece l'occhiolino e si avviò lungo le scale. «Vado a pulire di sotto».
Samuel decise che, comunque, fosse meglio uscire di casa. Prese la bicicletta per andare in spiaggia, ma dopo poche pedalate capì che non era stata una buona idea: per lui era pesca facilitata. Venice era famosa per ragazzi e ragazze che passeggiavano per ammirare gli sportivi e i fisici scolpiti volutamente in mostra sulla promenade, ma tanti non si limitavano a guardare. Nel giro di un chilometro aveva già contato almeno cinque donne molto interessate a lui.
Lasciò la bici su una rastrelliera e si diresse verso la riva dell'Oceano. Le onde non erano troppo alte: un bel bagno sarebbe stato l'ideale per rinfrescarsi le idee.
Aveva appena posato l'asciugamano quando il suo telefono squillò: era Agnese. Immaginò che fosse impaziente di sapere come fosse andata con Isabel. «Tutto a posto!» esordì allegro.
«Tutto a posto per niente!»
Samuel si allarmò, pensando che Agnese avesse qualche strano potere e che avesse visto la sua mano accarezzare il seno di Isabel, anche se solo fugacemente.
La sua ragazza lo incalzò. «Giuro che se infilerai di nuovo di nascosto nella mia valigia uno dei tuoi giochini, sono disposta a prendere l'aereo per tornare lì e provarlo su di te!»
Samuel restò sgomento per un istante, poi si lasciò andare a una risata. Sapeva che Agnese si sarebbe arrabbiata, ma ciò che gli aveva appena detto superava ogni rosea immaginazione.
Aveva infilato il dildo nella valigia per godersi la reazione e Agnese stavolta si era superata. Meritava un premio. «Allora lo farò di nuovo, perché la voglia di riaverti qui supera il timore di perdere la mia verginità posteriore».
«Oh, Samuel... così non vale però...»
Era riuscito a zittirla. Anzi gli sembrava che il suo tono fosse più carezzevole che mai.
«Sarei tentata di dirti qualcosa di dolce, ma la mia amica Chiara, che ha trovato lei per prima il tuo dono, mentre gentilmente disfaceva la mia valigia per darmi una mano, è qui davanti a me e io mi vergogno troppo».
Samuel immaginò la scena e capì perché Agnese si fosse alterata così tanto. «Scusa, non avevo pensato a questa possibilità, volevo solo farti uno scherzetto innocente».
«Tu e la parola innocente non potete coesistere nella stessa frase» commentò Agnese, ma stavolta Samuel colse tutti i sottintesi legati ai loro recenti trascorsi.
«Sulla vicenda della tua donna delle pulizie, mi fido, sta' tranquillo» aggiunse Agnese.
«Mi ha messo una tetta in mano, ma ho resistito stoicamente, in ogni caso sembra aver capito».
Agnese sghignazzò. «Continuerà a pulirti casa?»
«Credo di sì» replicò Samuel, di nuovo rilassato. Non si era arrabbiata. Quello che gli aveva detto poco prima di partire era la verità e lui trovò nuova linfa per cercare comunque di non metterla troppo alla prova.
«Ora ti saluto, Samuel. Ci sentiamo nei prossimi giorni, ok?» Non si erano accordati su ogni quanto telefonarsi.
Agnese riattaccò e tornò a guardare Chiara, che era sconvolta da come era andata la conversazione. Non aveva sentito cosa avesse detto Samuel, ma lei aveva cambiato umore e tono di voce almeno tre volte nel giro di un minuto. L'aveva colpita inoltre il modo con cui l'amica si era rivolta a quel divo del porno. Una confidenza che la stupì, alla luce del fatto che si erano visti solo due volte dal vivo.
Agnese cominciò a raccontare al termine della cena, cercando di riassumere il più possibile quel giorno e soprattutto quella notte meravigliosi che aveva trascorso a casa di Samuel.
«Ci siamo messi insieme, siamo una specie di coppia fissa» esordì, secca.
Chiara non si attendeva una rivelazione del genere. Pensava che avessero scopato, ma quel salto così rapido verso una relazione più o meno ufficiale l'aveva sorpresa. Non le sembrava "da Agnese".
Guardando la sua amica con più attenzione mentre stava raccontando, però, notò una luce nuova nei suoi occhi. Una scintilla che non le aveva mai visto. Neanche quando parlava di Marco.
«Me l'ha proposto lui ed è incredibile perché non ha mai avuto relazioni di questo tipo e soprattutto, anche quando era per così dire impegnato con la stessa donna, si è sempre fatto i fatti suoi. Invece sembra intenzionato a non concedersi libertà al di fuori del lavoro».
«E tu pensi che lo faccia davvero?» Chiara era scettica, aveva avuto a che fare con un quel tipo di uomini e ogni volta era stata smentita.
«Non mi importa, non dopo quello che è successo a Los Angeles, ma se me l'ha detto vuol dire che intende provarci». Agnese alzò le spalle e distolse di nuovo lo sguardo, mentre sulle labbra le tornava il sorriso.
Chiara non capiva, ma rinunciò ad approfondire. Agnese tendeva a chiudersi quando si insisteva sul voler sapere a tutti i costi qualcosa in più sulla sua vita privata.
Cambiò argomento, restando però sulla questione, consumata dalla curiosità. Con la forchetta giocò con un avanzo di cibo. «E... a letto com'è stato?»
«Chiara!» sbottò Agnese, spaventandola a tal punto che la posata le cadde dalle mani e finì sul pavimento.
«Chissà come mai ti interessa... non mi avevi mai fatto questa domanda diretta per chi ha preceduto Samuel». Agnese la mise con le spalle al muro, alzando un sopracciglio.
Questa volta fu Chiara a essere in imbarazzo. Non le capitava spesso e cominciò a farfugliare: «Hai ragione, ma... ecco... non capita tutti i giorni di sapere se è vero che... che...»
Si era infilata in un vicolo cieco. Non voleva mettere in difficoltà la sua migliore amica. Avevano un rapporto molto aperto, ma qui si stava addentrando in un campo minato.
«Che? Che i pornoattori a letto sono meglio degli uomini per così dire "normali"?»
Chiara annuì vigorosamente, senza proferire parola.
Agnese si appoggiò alla sedia e il solo ricordare l'arcobaleno di sensazioni che le aveva fatto provare Samuel le fece venire il batticuore. «Non so se vale per tutti, ma... per quanto riguarda lui, beh...»
Agnese si bloccò mentre Chiara stava pendendo dalle sue labbra. Non voleva dir nulla su come fossero andate le cose, soprattutto la prima volta. Cercò le parole giuste per confidarsi senza esporsi troppo. Pensava che certe cose dovessero restare private tra lei e Samuel.
«Sa perfettamente cosa fare per farti arrivare al settimo cielo e anche di più, ma non pensare solo alle solite cose. Io non so se tutti sono così, ma posso dirti che Samuel ha venerato ogni parte del mio corpo come mai nessuno ha fatto».
Agnese arrossì di nuovo e la sua espressione divenne più sognante.
Mise da parte la voglia di saperne di più per gioire della felicità della sua amica.
«E quando vi rivedrete adesso?»
Agnese scosse la testa. «Non lo so. Ha detto che verrà lui a Milano la prossima volta».
«Quindi lo presenterai a me e alle altre?» Era entusiasta.
Agnese non aveva ancora avuto modo di pensarci. In automatico rispose di sì, ma le implicazioni della presenza di Samuel nella sua vita di tutti i giorni cominciarono a inquinare la felicità di come si erano messe le cose.
Salutò Chiara che era ormai mezzanotte e prima di mettersi a letto riprese il telefono. Notò un messaggio di sua madre e si maledisse perché nel trambusto del suo ritorno non si era premurata di avvisarla di essere rientrata a Milano.
"Non dovevi tornare oggi dalla tua "vacanza"?" Il messaggio le sembrava strano. Quelle virgolette per la parola vacanza sembravano avere un significato ben preciso che le stava sfuggendo.
Rispose per tranquillizzarla: "Sì, scusa, siamo tornate stasera. Tutto bene".
Fu sorpresa dal fatto che sua madre avesse letto il messaggio e le rispondesse a quell'ora: "Spero che il tutto bene non sia una bugia come il fatto che fosse Chiara la tua accompagnatrice. Perché l'ho vista l'altroieri passare in zona Brera".
Agnese si gettò sul letto a braccia aperte. Aveva un problema da risolvere.
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