Capitolo 19- Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce
Sono nella macchina di Federica e non so nemmeno il motivo per la quale abbia accettato. Insomma, l'ho invitata così ad uccidermi. Preferisco stare in macchina con Edward che con lei, e ho detto tutto.
I miei occhi dal finestrino si spostano ogni due secondi a lei, e ogni volta che la guardo vedo i suoi cavoli di capelli che non si spostano neanche di un millimetro; mentre i miei sì. Nervosa chiudo sia il mio finestrino che il suo.
Alzo il volume della radio con lo scopo di farmi invadere da esso, cosicché possa dimenticare di essere in macchina con Medusa: una psicopatica che con uno sguardo riesce a pietrificare tutto.
<< Arrivati>> Per tutto il tragitto ero persa tra i miei pensieri mitologici, che non mi sono accorta che siamo fermi da qualche minuto. Svegliata dalla sua voce acuta, prendo lo zaino ed esco ringraziandola per il passaggio. Ma guarda che tesoro questa antipatica piena di sé. Dovrebbe essere contenta che io non la giudichi per quello che mi ha fatto quattro anni fa per uno stupido ragazzo. Okay, forse la sto giudicando troppo, ma almeno ho il pudore di non dirglielo in faccia. Apro la porta e la saluto l'ultima volta con la mano.
Entrata butto per terra lo zaino e la giacca, con le tasche interne, sul divano. Vado in cucina e salto in aria. Vedo Edward stravaccato sul piccolo divano della cucina.
<< Ehm...dov'è Ettore?>> chiedo con voce stridula, anziché con il tono autoritario che speravo. Guardo ogni due secondi la scala, con la speranza di trovare Ettore accanto a me. Invece di rispondere si alza e si prepara un toast con il prosciutto.
<< Mi hai sentita? Ti ho chiesto dov'è Ettore.>> ripeto, cerco di non essere molto scortese, anche se con lui è abbastanza difficile. Sorride e indifferente si siede nuovamente sul divano con il toast in mano.
<< Non lo so>> Borbotta, nel mentre mangia quello che ha preparato con le "mie" cose, senza il "mio" permesso.
Ma che cavolo ci fa qui? Non si era trasferito in quella specie di confraternita?
Magari è venuto per prendere le sue cose dalla stanza...Ma non giustifica il comportamento strafottente che ha.
Mi mordo la lingua per trattenere questi commenti tra me e me.
<< Hai preso le cose dalla stanza almeno?>> appoggio la mia schiena sul pilastro e le dita sulle tempie doloranti.
<< Sì, già sono nella confraternita>> Continua con noncalanche a mangiare e a farmi innervosire.
<< Bé...allora sei pregato di andare via...adesso>> Farfuglio a voce alta e indicandogli l'uscita. Non ho il coraggio di guardarlo, infatti i miei occhi sono fissi sul pavimento, ma sono sicura al cento percento che i suoi sono sul mio corpo che studiano ogni mio movimento, ogni mio respiro, tutto. Sento i suoi passi avvicinarsi a me, per poi fermarsi e mettere delicatamente le sue mani sui miei fianchi, provocandomi uno stranissimo formicolio. Avvicina la sua bocca al mio orecchio sinistro.
<< Sei sicura di quello che stai dicendo>> Sussurra con tono provocante. Apro gli occhi e guardo i suoi: hanno la pupilla così dilatata che non si vede quasi più quel bellissimo verde-grigio. Schiudo le labbra per la sorpresa delle sue parole e della mia reazione. Sposta dal mio fianco la mano sulle mie labbra mettendo una leggera pressione. I miei occhi vanno sulle sue labbra, provocando in me una sanguinosa battaglia tra la mia coscienza e i miei ormoni dormienti da anni, se non da sempre. Ahimè adesso i miei ormoni si stanno ribellando: mi avvento su di lui e lo bacio, cogliendolo alla sprovvista.
Il contatto della sua pelle contro la mia mi provoca un formicolio che si estende in tutto il corpo accendendo il mio desiderio. La sua mano si muove sicura tra i miei capelli attirandomi a lui, a pochi centimetri dalle sue labbra, che si fa sfuggire un gemito. I suoi occhi verdi sono puntati nei miei e mi imprigionano facendomi perdere il senso dell'orientamento e del tempo, entrando in una realtà dove esistiamo solo noi due.
Spinta dal desiderio appoggio le miei mani sul suo petto, per poi farle salire sulle spalle e accarezzargli il collo con i pollici. A quel punto mi bacia di nuovo con tenerezza e trasporto e non posso fare a meno di sciogliermi a quel contatto, tanto da far cedere il mio corpo contro il suo, che mi accoglie stringendomi contro il suo petto, dove sento battere il suo cuore, alla stessa velocità del mio.
Mi prende per il retro delle cosce e mi solleva da terra, e d'istinto gli avvolgo le gambe attorno i fianchi: non pensavo io, Primula Cendronella, sapessi fare una cosa del genere senza studio o ricerche su internet.
Mentre lui cammina verso il divano continuando a baciarmi, le mie dita affondano tra i suoi capelli ricci color biondo scuro. Spontaneamente le mie labbra si staccano dalle sue e delicatamente le porto sul suo collo, provocandogli un gemito. Mentre continuo le sue mani entrano nella mia maglietta facendomi rispondere al suo gemito. Mi viene in mente quando ho detto a Nicole, dopo un film, che non farei mai questi suoni imbarazzanti; ma adesso farei di tutto per strappargli un altro di quel suono così eccitante alle mie orecchie rosse. Finalmente si siede sul divano e con il suo aiuto mi metto sulle sue gionocchia. Le sue mani accarezzano con insistenza sulla mia pelle teoricamente coperta dalla maglietta, provocandomi un piacere indescrivibile. Spinta dal desiderio inizio a spingere il mio corpo su di lui più volte, strappandogli finalmente quel tanto atteso suono.
<< Oddio Primula>> Mi sussurra senza staccarsi dal mio collo. Ci stacchiamo due secondi per riprendere fiato e ne approfitto per guardare i suoi occhi: sono pieni di desiderio. Dopo due secondi, se non di meno, riprende quello che avevamo messo in pausa. Cerca di togliermi la maglietta, finché non sentiamo la serratura aprirsi. Scatto in piedi e mi sistemo la maglietta. Ettore entra in cucina con dei sacchetti della spesa e rimane sbigottito. Sono consapevole di avere le guance rosse e le labbra gonfie...e non sono solo io, giro i miei occhi verso Edward e mi accorgo che è messo male come me...però non mi pento di nulla.
<< Ehm...ciao, come state?>> Noto l'imbarazzo di Ettore a me inaspettato: mi aspettavo delle urla, mi aspettavo di tutto...eccetto questa sua reazione.
<< Bene>> Rispondo guardando il pavimento.
<< Che avete fatto durante la mia assenza?>> Chiede Ettore mentre sistema la spessa nei ripostigli rosso per l'imbarazzo.
<< Niente di che>> Risponde indifferente Edward. Si alza dal divano, prende un borsone da una sedia della cucina per poi continuare:<< Ho preso le ultime cose, adesso vado. Ci si vede>> Da una pacca sulla spalla di Ettore e senza guardarmi esce di casa.
Non sapendo che fare vado verso un ripostiglio facendo finta di cercare qualche sneak, ma purtroppo Ettore riesce lo stesso a farmi qualche domanda.
<< Scusa se ti ho lasciata sola con Edward, pensavo venisse per le diciotto...>> Farfuglia dispiaciuto.
<< Ehi, tranquillo. Abbiamo parlato del più e del meno, non mi ha dato fastidio>> Lo interrompo. Non sapendo che altro dire vado verso la mia stanza. Appena chiudo la porta mi butto sul letto.
Cosa ho fatto? Perché l'ho fatto?
Rimango distesa per qualche minutino, finché mi accorgo che devo ripassare i compiti che ho fatto due giorni fa: anche se mi porto avanti li devo ricontrollare.
Dopo un'ora penso a quello che è successo, è stato bellissimo, però non mi ha neanche salutata. La preoccupazione inizia ad impossessarsi di me e per evitare ciò decido di andare a correre un po'. Mi cambio e prendo gli auricolari. Mentre corro penso su quello che ho fatto. Ho paura di aver sbagliato, per questo decido di fare tacere i miei pensieri con la musica. La musica mi ha accompagnato nei momenti più belli e più brutti della mia vita, ogni canzone mi ricorda un momento preciso, un attimo che mi riporta indietro come se lo rivivessi.
Tante volte capita che pianga ascoltando la muisica,mi aiuta a scaricarmi, si può dire che sia la medicina migliore che ho contro la tristezza. Il mondo è "governato" dalla musica, basti pensare a quanti film si ricordano per la loro colonna sonora, a quanti inni e quante canzoni ci ricordano dei determinati momenti storici.
Io sono dell'opinione che la muisica sia un pò come la libertà, a una persona possono levare tutto ma non la muisca, tutti la possono fare ma spesso per comprenderla ci vuole tempo. Quando io sento una canzone per la prima volta ascolto prima di tutto la melodia e poi le parole, spesso mi ci ritrovo nelle canzoni come se le avessero scritte sulla mia storia, sui momenti che io vivo,e che rispecchiano in fin dei conti un pochino tutti, sopratutto i ragazzini della mia età.
Ecco perchè vivo la musica, questa mia grande passione che niente e nessuno potrà mai togliermi.
Dopo mezz'ora di corsa mi concedo cinque minuti per respirare, mi guardo attorno e vedo quel bosco dietro di me; quel bosco che mi ha fatto provare varie emozioni in questi ultimi due mesi. Spinta dalla curiosità e anche dalla nostalgia decido di continuare la mia corsa lì, nel mio piccolo mondo. Tolgo gli auricolari per concedere alle mie orecchie questo silenzio. Il silenzio viene definito come stato di quiete, però non la penso così. Quando cessa ogni rumore non si può parlare propriamente di "stato di quiete", perchè tutto quello che non riusciamo a sentire dall'esterno accade al nostro interno, riusciamo a sentire i nostri conflitti, i nostri pensieri, le nostre paure, le nostre fantasie, il rumore della nostra anima. Penso che ciò accada perchè quando non siamo distratti dai suoni dell'ambiente esterno riusciamo meglio ad ascoltare quello del nostro interno, in cui combattono sentimenti opposti...come sta succedendo a me: la passeggiata con Edward, il bagno nel fiume con Edward...e il primo bacio...con Edward...
Ma subentra la paura di cadere per colpa sua e i suoi giochi, la paura di innamorarmi per poi soffrire, la paura di dargli la chiave del mio cuore. Ma se ormai il mio cuore avesse fatto tutto da solo? Se ormai il mio cuore gli avesse dato le chiavi? Se mi avesse fatto innamorare?
È impossibile...ho avuto sempre tutto sotto controllo, vero? Dov'è finita la ragione? La coscienza? La mente...dov'è finita?
Poi mi viene in mente una frase di Blaise Pascal: "Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce". A scuola non riuscivo a capirne il senso, adesso sì.
Cos'è la ragione?! Cos'è il cuore adesso?!
La ragione è equilibrio, riflessione, razionalità e responsabilità; mentre il cuore, oltre a pulsare nel nostro petto e a scandire il ritmo della la nostra vita, segue i sentimenti, le passioni, le emozioni.
Fra loro, dentro di me, non ci sono mai stati conflitti, ma adesso sento che stanno facendo guerra...
Credo che il cuore ci faccia vivere tutto più intensamente, con passione, ma purtroppo non sempre ha ragione, altrimenti nessuno più soffrirebbe; penso che comunque bisognerebbe seguire ciò che ci dice il cuore sapendo però che a volte la ragione e la razionalità hanno la meglio. Ho sempre ascoltato la mente, sempre: ma questa volta penso di non avere scelta. Il mio cuore si sta ribellando, infatti mi ha fatto fare cose di cui io non sarei mai capace di fare seguendo la mente.
Mi siedo su un tronco e rimango lì per prendere nuovamente fiato, non per la corsa in sé, bensì per quello che ho capito: non posso stare senza Edward
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Ciao a tutti, ecco un altro capitolo...
Spero vi piaccia, fatemi sapere.
Secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo?❤️❤️❤️❤️
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