25 dicembre
«Buon Natale nonna!» vado ad abbracciare mia nonna paterna, che non vedo da una vita. Mi era mancata così tanto.
Ogni anno ci riuniamo a casa sua per il pranzo di Natale, io, i miei genitori mia sorella, le mie due zie, zii e i miei cugini. È l'unica occasione dell'anno, oltre a Pasqua (anche se alcune volte non è stato così), dove ci ritroviamo tutti. Mi piace passare del tempo con la mia famiglia, rivedere i miei cugini che lavorano entrambi fuori città e che non vedo spesso. La nostra è una famiglia piuttosto numerosa, e a me piace così.
Ci sediamo a tavola, tutti sanno, più o meno, di quello che è successo negli ultimi mesi tra me ed Alessandro, o perlomeno, sanno solamente che sono tornata a vivere da sola.
Nessuno ha ancora accennato alla vicenda, il pranzo passa velocemente, tra risa, scherzi e i racconti esilaranti di mia sorella in vacanza da sola per la prima volta dopo la nascita di sua figlia.
Ad un certo punto, durante il tempo che intercorre tra il secondo e il dolce, e tutti sono in piedi a fare una piccola pausa, quindi mi prendo la briga di andare da Eleonora e prenderla in braccio, giocando un po' con lei facendole il solletico.
Dopo essersi messa a ridere si ferma a fissarmi con i suoi occhioni azzurri.
«Lo zio Alessandro dov'è? Viene vero?» ha imparato a pronunciare la parola zio senza biascicare la "z" in questi mesi, l'anno prossimo compirà cinque anni, e sento che il tempo sta scorrendo così in fretta. Tuttavia questa domanda mi disorienta. Non sono l'unica ad averla sentita, ma anche i miei cugini, mia sorella e mia nonna si girano nella mia direzione.
All'improvviso suonano al campanello.
Ho omesso molte cose che sono successe in questi ultimi mesi, e forse dovrei fare chiarezza, prima di dare la mia risposta ad Eleonora.
Dopo aver passato dei giorni insieme ad Elia, ad agosto, sono tornata nella torrida Bologna. Ma perché avevo chiamato Alessandro mentre ero con Elia?
Avevo bisogno di parlargli. Mi ero ricordata di aver prenotato un week-end a Rimini per quella settimana, insieme ad Alessandro, e non l'avevamo più disdetta dopo la nostra rottura. Sarei dovuta andare il giorno dopo del mio rientro dalla Puglia, ma per ovvie ragioni sapevo che non ci sarei andata.
Lui mi ha subito risposto, dicendomi di non preoccuparmi, e che in realtà lo aveva già disdetto. L'ho sentito piuttosto male quel giorno, aveva una tossa piuttosto insistente. Mi ha chiesto dove fossi e ho risposto dicendo di essere al mare con una collega.
«Stai male Ale?» gli ho chiesto.
«Nulla, ho solo un po' di tosse, e una linea di febbre tranquilla. Sarà colpa dell'aria condizionata» ha risposto.
Non gli ho creduto, così, appena tornata a Bologna, mi sono diretta a casa sua, stava ancora malissimo. Ho insistito per misurargli la febbre e il termometro segnava 40°.
«Dobbiamo correre in ospedale!» ho strillato. Nonostante opponesse resistenza, lo ho convinto a salire in macchina con me e siamo andati in ospedale. Non voglio sapere come sarebbe andata a finire se il mio sesto senso non si fosse attivato. Lo conosco troppo bene tutt'ora, e anche quando stavamo insieme cercava di nascondermi qualsiasi malessere fisico, per non farmi preoccupare. Ha sempre odiato pesare sulle spalle altrui.
Dopo averlo dimesso, mentre eravamo in auto si è girato verso di me e mi ha detto: «Non avresti dovuto. Davvero. Ti ringrazio ».
Io gli ho sorriso. «Non devi neanche pensarci. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, non ti avrei mai lasciato in quelle condizioni».
Successivamente, lo ho portato a casa, e gli ho fatto compagnia per un po'. La mia intenzione era quella di andarmene, ma sono rimasta dormire con lui. Non ho sentito i suoi coinquilini rientrare in casa dalle vacanze, ero già in un sonno profondo, nel letto accanto al suo.
Mi sono addormentata mentre lo guardavo riposare, stanco, e mi sono ricordata di quella volta che è rimasto al mio fianco quando ho avuto quella terribile indigestione dovuta al sushi del giorno prima, che mi ha portato a stare male tutto il giorno. Non avevo più forze, e mi si era alzata la febbre. Lui non era andato all'università per stare a casa con me e curarmi. Mi aveva preparato un tè, e tutte le medicine necessarie. Era stato accanto a me tutto il giorno, e si era addormentato con me, mentre stavamo guardando un film della Disney. Mi aveva portato a letto, perché è lì che mi ero svegliata la mattina dopo, con le coperte rimboccate e lui che mi aveva dormito per terra per controllarmi.
Non so se quel giorno ho fatto lo stesso per sdebitarmi o altro, fatto sta che dentro di me ho chiuso un cerchio che andava avanti da tempo.
Quella mattina sono stata svegliata dalla luce del mattino che filtrava dalle finestre, e controllato il cellulare trovo dieci chiamate perse da Elia.
Mi sono fiondata giù dal letto, e dopo aver salutato i coinquilini di Alessandro, richiamo Elia.
«Bellezza... dove... sei?» ho sentito la sua voce strana, era visibilmente ubriaco. Ma cos'aveva combinato la notte precedente?
«Sei ubriaco Elia?» ho chiesto.
«No...» mente. Sapeva che ero da Alessandro, glielo avevo comunicato la sera prima. Perché tutto ciò?
Mi sono recata, subito dopo, a casa sua. Era disteso a letto, bottiglie sul tavolo della cucina: aveva dato una festa.
«Ma cosa hai combinato?! Si può sapere?» ho strillato «guarda come sei conciato...» successivamente ho cercato di farlo alzare dal divano. Ho sempre odiato il fatto che bevesse, ma lo ha sempre fatto quando io non c'ero. So quanto l'alcol possa danneggiare una persona, e non volevo che lo facesse per lui.
«Ero un po' geloso ieri. Niente di che. Ho bevuto per dimenticare che tu fossi con lui. Ho dato una festa. Mi dispiace devo ca...mbiare» mi ha detto. Me lo ricordo ancora vividamente.
«Sì, Elia. Devi. Perché io non ti vorrò più nella mia vita se continuerai così. Perché devi essere geloso di Alessandro? Me lo spieghi? Io ho scelto te. Ma tu non lo hai mai capito fino in fondo» asserisco, amareggiata.
Ma ora torniamo al presente. Non do subito una risposta alla piccola, lancio un'occhiata veloce a mia sorella, che sa già tutto per filo e per segno, e lei mi lancia un'occhiata perentoria: devo dire la verità ad Eleonora.
Io la ignoro, e vado ad aprire alla porta, con Angela ancora in braccio.
«Oh, ciao zia Carla! Che sorpresa!» mi ritrovo davanti alla porta la mia prozia che non vedo da anni, e che ci è venuta a trovare.
Lei mi saluta, e strapazza di baci Eleonora, la invito a rientrare, e così lei e tutti gli altri si mettono a conversare, poco prima di servire il dolce.
Faccio sedere Eleonora nella sua sedia, nella speranza che si sia scordata della domanda.
«Zia, rispondi alla domanda!!!Dov'è zio?» alza la voce. Si è indispettita. Così tutti si girano verso di me. Non posso più far finta di niente.
«Lo zio non verrà, piccola. Abbiamo deciso entrambi che era meglio così. Ma ti vuole bene lo stesso» le accarezzo la testa, forse è ancora troppo piccola per capire, ma la risposta rimarrà invariata.
Alessandro non ci sarà più alle cene di famiglia, né in casa con me. Non so se in futuro farà parte della mia vita come amico, ma per il momento è meglio di no.
Allora chi ho scelto in questi mesi?
Dopo quegli avvenimenti ho deciso di prendermi un po' di tempo per me. Non ho più visto Alessandro, ma gli ho scritto un messaggio con tutto ciò che penso su di noi.
Sono uscita per un paio di settimane con Elia, anche se poi abbiamo deciso di comune accordo di prenderci una pausa, più precisamente lo ho deciso io per entrambi. È stato meglio così.
Ho maturato in questi mesi, che forse è giunto il tempo di prendermi una pausa da tutto e da tutti, da Alessandro, Elia.
Per Alessandro, come già detto, quel giorno è come se avessi chiuso un cerchio, aperto da due anni. È come se con quell'episodio compiuto grazie all'affetto che ancora ci lega io avessi capito che era giunto il momento di chiudere con il passato.
Un peso enorme si è levato da me. Non smetterò mai di essere grata ad Alessandro, e ora non sto più male per la sua assenza, mi sono rifatta una vita. E sto benissimo così.
Ormai lui fa parte del passato e tale deve essere.
Per quanto riguarda Elia, le cose sono state troppo affrettate. Tutt'ora non so cosa provo realmente per lui, e non metto in dubbio la sincerità dei suoi sentimenti nei miei confronti ma io non ero pronta, o meglio io non ero pronta e lui non ancora adatto a me. Il fatto che si ubriacasse spesso non mi era mai piaciuto, e nonostante glielo avessi detto non mi aveva mai ascoltato. E poi, dopo l'episodio di quel giorno qualcosa si era incrinato. Non voglio un uomo che si autodistrugga dalla gelosia a causa delle sue insicurezze. Ho bisogno di altro, e prima di tutto stare bene con me stessa. Elia deve maturare, ancora un po', almeno per me. Io lo avevo realmente scelto, ma quella sua azione mi ha fatto capire che forse è ancora troppo presto per noi.
Da poco mi ha detto di stare cercando una terapista per risolvere i suoi problemi, mi ha fatto molto piacere.
Se fa male vederlo tutti i giorni a lavoro? Un po' si. Ma fa parte della vita, e ho accettato anche questo, si compiono errori, tutti sbagliamo, ma sono le nostre scelte a determinare il nostro futuro e a farci capire ciò di cui abbiamo bisogno.
Ed ho capito di non aver bisogno di quell'Elia, e neanche di Alessandro. Sono state delle scelte sofferte, ma necessarie. Alla fine di quest'anno ho capito una sola cosa, che l'unica che rimarrà con me, sarà me stessa. Una convinzione che forse non ho mai realizzato abbastanza.
E così ho fatto la mia scelta, ho scelto me stessa.
Passerò il primo Natale senza il mio ragazzo, da "sola". È una cosa nuova, ma va bene così.
La nostra vita è frutto delle nostre scelte. E io ho scelto questo. Non potrei esserne più soddisfatta.
FINE.
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