46 - Cerchi qualcosa?
Ero finalmente riuscita a conquistare la poltrona di fianco a Chiara e stavo chiacchierando con lei, quando la porta dell'appartamento si aprì e Martina fece il suo ingresso con un vassoio incartato tra le mani.
In un primo momento rimasi sorpresa dalla sua presenza in quel luogo, ma poi ricordai che lei e la signora Lina erano amiche, infatti quest'ultima la accolse con un abbraccio.
Martina aveva portato dei biscotti della fortuna, come c'era da aspettarsi, perciò dopo averli scartati, passò tra gli invitati per distribuirli, sottolinenando che era stata Lina a scegliere ogni singola frase al loro interno.
Quando fu il mio turno, Martina si chinò verso di me con un sorriso e mi porse uno dei dolcetti con il suo solito entusiasmo.
Orami avevo imparato a reagire allo stesso modo, quindi mi affrettai a mordere il dolce e complimentarmi con lei per la sua dolcezza e, solo in un secondo momento, prestai la mia attenzione al foglio che appariva dentro esso.
Lo srotolai con attenzione e i miei occhi si posarono sulla frase stampata su di esso: A te, cosa fa star bene?
Senza nessuna esitazione, sollevai con la testa e vagai tra le persone della sala, finché il mio sguardo si posò su Guido che era intento a parlare con Martina dopo aver preso il suo biscotto.
A te, cosa fa star bene?
Lo osservai rapita, la mente libera da qualsiasi pensiero che non fosse la sua voce profonda e, quando percepii la sua risata cristallina, il cuore prese a battere forte nel petto.
A te, cosa fa star bene?
No!
Chiusi gli occhi istintivamente mente il cuore rallentava il suo ritmo e la gola iniziava a serrarsi.
Erano tutti impegnati con i loro biscotti perciò nessuno fece caso alla mia reazione ingiustificata, così ne approfittai per alzarmi e dirigermi in cucina, lontano da ogni tentazione, lontano da ogni sguardo indiscreto, lontano da ogni pensiero sbagliato.
Mi sembrava di avere la testa offuscata e i polmoni reclamavano aria, sentivo il viso accaldato, anche se non avrei saputo dire precisamente per quale motivo, nonostante questo, decisi di aprire il frigorifero e mi chinai verso il suo interno, cercando nel suo gelo un po' di sollievo.
Lentamente ricominciai a trovare la lucidità e il respiro si regolarizzò. Ormai mi veniva un attacco ogni volta che posavo lo sguardo su di lui. Altro che farmi stare bene, mi creava solamente panico!
Feci dei respiri profondi, sentendomi una totale bugiarda. Lo sapevo bene che non era lui la causa di quel attacchi, la colpa era esclusivamente della mia dannata testa.
La colpa era solamente mia.
"Cerchi qualcosa?" la voce di Guido alle mie spalla mi fece trasalire e subito mi raddrizzai, chiudendo lo sportello del frigorifero e ricominciando a provare un turbinio di sensazioni diverse.
Accidenti, si poteva avere un momento di pausa qua?
"No" risposi secca, cercando di mantenere un'apparenza normale davanti a lui "meglio tornare di là" ripresi a dire, muovendo qualche passo verso l'ingresso della cucina, ma Guido mi precedette e si pose davanti a me, cominciando poi ad avvicinarsi e costringendomi a indietreggiare.
Raggiunsi il bordo del ripiano della cucina e mi trovai bloccata, ma lui avanzò ancora, fino ad arrivare molto vicino a me. Troppo vicino a me.
Istintivamente poggiai entrambe le mani sul ripiano di marmo dietro di me, e mi inclinai all'indietro con la schiena per aumentare la distanza tra di noi, ma lui si chinò leggermente in avanti e pose le mani di fianco alle mie.
"Esci con me" mormorò con voce roca, soffiando aria sul mio viso e provocandomi brividi lungo la spina dorsale. Potevo sentire le persone parlare nell'altra stanza, non volevo farmi trovare in una situazione del genere, non volevo starci nemmeno io.
"Ci sono gli altri di là" risposi con un filo di voce.
Guido accennò un sorriso, poi avvicinò ulteriormente il suo viso al mio e sfiorò la mia guancia destra con le sue labbra morbide.
"Esci con me" ripetè con tono profondo.
"Guido..." sussurrai tremante mentre il cuore andava a mille. Stavo davvero cercando una via di fuga da quella trappola, ma era dannatamente difficile trovare un minimo di concentrazione. Tutta la mia attenzione era focalizzata su quel ragazzo, la sua pelle chiara, i suoi capelli scuri, quegli occhi profondi.
Guido si spostò un po' a sinistra con il viso e depositò un bacio leggero sull'altra mia guancia.
"Esci con me" ripetè ancora una volta con voce sempre più roca.
Inchiodò i suoi occhi nei miei mentre io non ero più in grado di reagire, di parlare, nemmeno di respirare.
L'attenzione di Guido si spostò verso la mia bocca e, lentamente, si chinò su di essa, tornando a sussurrare "esci..." accorciò la distanza tra noi, tanto che i nostri nasi si sfiorarono "...con..." le sue labbra erano a pochi millimetri dalle mie "...me"
Le nostre bocche si toccarono appena, quando una voce irruppe tra noi: "Che diamine..."
Guido si bloccò all'istante e dalla sua bocca sfuggì un sospiro di frustrazione, mentre io mi voltavo d'istinto verso l'ingresso della cucina.
Giulia era in piedi sulla soglia con dei bicchieri tra le mani e un'espressione sconvolta sul viso, un misto di sorpresa e rabbia. Io e Guido ci raddrizzammo insieme e lui mosse qualche passo per allontanarsi da me, mentre io mi passavo una mano tra i capelli nel tentativo di ritrovare un minimo di contegno.
"Cosa sta succedendo?" chiese Giulia con tono irritato, guardando prima me e poi Guido con sguardo tagliente.
Guido si limitò a restituirle un'occhiata infastidita, poi si avvicinò alla porta della cucina e superò Giulia senza degnarla di altre attenzione, tornando nell'altra stanza.
Sospirai stancamente mentre realizzavo che stavo per cedere alla richiesta di Guido ed ero stata salvata proprio da questa ragazza, che mi stava fulminando con lo sguardo.
Mi spostai anch'io verso l'ingresso della cucina e provai a passare, ma lei si piazzò davanti a me e ripetè: "Cosa sta succedendo?"
Mi stava davvero facendo irritare, perciò mi ritrovai a contare fino a tre per cercare di mantenere la calma, ma lei non voleva saperne di lasciami stare, tanto che tornò a chiedere: "Cosa c'è tra voi?"
Al diavolo i numeri!
Sospirai nervosa "non..." dichiarai con voce ferma sollevando il dito indice di fronte al viso di Giulia, mentre i suoi occhi si spalancavano un po' per la sorpresa.
"...sono...." continuai mente poggiavo il mio dito indice sul suo mento.
"...affari...." spostai il dito sulla punta del suo naso.
"...tuoi" conclusi, portando il dito indice vicino alla sua fronte e colpendola subito dopo con un leggero colpetto.
Lei rimase impietrita da quella mia strana reazione, ma allo stesso tempo riuscii a leggere nei suoi occhi l'umiliazione e la rabbia.
Soddisfatta da quella risposta, superai Giulia e raggiunsi il salotto, ma volevo andarmene il più velocemente possibile per due motivi: Guido e Giulia.
Il primo poteva cercare di convincermi a uscire con lui ancora una volta e non sapevo se sarei stata in grado di resistere ancora, mentre la seconda poteva esplodere da un momento all'altro, e avrei volentieri evitato di essere il bersaglio.
Mi avvicinai a Lina e la salutai con cordialità e, proprio nel momento in cui poggiai la mano sulla maniglia della porta, sentii la sua afferrarmi il braccio e il suo viso avvicinarsi al mio orecchio.
"Poi mi racconti, cara" disse a bassa voce, lasciandomi stupefatta.
Non sfuggiva davvero nulla a questa vecchia!
Le risposi con un occhiolino di complicità e uscii sul pianerottolo, ma solo quando la porta si rinchiuse alle mie spalle fui in grado di tornare a respirare normalmente.
Esci con me...
Respirare normalmente... sembrava così facile... allora perché diavolo non riuscivo mai a farlo?!
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