44 - Tè
La settimana seguente la passai cercando nuovamente di evitare Guido, ma dopo la confessione esplicita che mi aveva fatto in ospedale, era diventato dannatamente difficile mandarlo via dalla mia testa. Provare ad allontanarlo da me non stava funzionando, lui non aveva voluto darmi ascolto, ma il problema non era che volevo farmi desiderare, era che non ero capace di affrontare ciò che Guido comportava: amore.
Mi vestii per andare al supermercato, dal momento che era domenica e uscii sul pianerottolo, misi il piede sul primo gradino, decisa a percorrere la strada verso il locale dove lavoravo, ma la voce di Guido qualche piano più in basso, riecheggiò per tutto il palazzo, immobilizzandomi.
Spalancai gli occhi agitata e mi guardai intorno alla ricerca di un nascondiglio, mentre lo sentivo chiacchierare con la signora Lina, un piano dopo l'altro.
Si stava avvicinando troppo velocemente e io avevo bisogno di scappare. Subito.
Tornai indietro, riaprii la porta di casa e mi fiondai al suo interno, chiudendola proprio quando la testa del ragazzo cominciava a intravedersi dal secondo pianerottolo.
Mi poggia con la schiena contro il legno e tirai un sospiro di sollievo che nascondeva tanta malinconia, ma proprio mentre il respiro cominciava a tornare regolare, sentii i passi di Guido percorrere gli ultimi gradini e raggiungere il nostro piano.
Mosse qualche passo e si fermò esattamente di fronte alla mia porta, a separarci solo quello strato sottile. Potevo percepire la sua presenza così vicina eppure così distante, il suo profumo sembrava raggiungermi nonostante quel blocco, il mio cuore prese a battere così forte che fui costretta a portarmi una mano al petto per calmarlo.
Poteva farmi questo effetto solo stando davanti alla porta di casa mia?
Mi voltai con il viso davanti al battente e feci dei respiri profondi, sarebbe bastato allungare una mano e girare quella maniglia, guardarlo in faccia e dirgli che anch'io provavo qualcosa per lui, dirgli che potevamo stare insieme, dirgli che era stato il primo a scatenare questo maremoto dentro me.
Le mie dita sfiorarono il metallo freddo del pomello, ma più cercavo di nuotare tra quel mare di emozioni, più mi sentivo affogare. L'acqua sembrò invadere la mia gola e i polmoni presto si accartocciarono su loro stessi.
Non essere debole, Vic, controlla quello che provi, vuoi forse passare tutta la tua vita a dipendere da loro?
La voce di mia madre entrò prepotentemente nella mia testa, quelli erano ammonimenti con i quali ero cresciuta, mai perdere il controllo, mai abbandonarsi a ciò che ci dettava il cuore, mai lasciar trapelare alcun sentimento.
Mai.
Ritrassi velocemente la mano e il mio respiro tornò piano piano a farsi regolare, mentre sentivo i passi di Guido allontanai e dirigersi verso la sua porta. Fece scattare la serratura, poi chiuse la porta e infine ci fu solamente il silenzio.
Silenzio.
Come era sempre stato dentro di me, solo silenzio, finché non avevo incontrato questo ragazzo e allora aveva cominciato a suonare un'orchestra, con mille strumenti e altrettante note, ma io non ero in grado di leggerne gli spartiti.
Avevo passato tutta la vita ad ascoltare ciò che mi aveva insegnato mia madre, a credermi una persona sicura e forte, una persona che controllava il suo futuro e che aveva ben saldo il suo presente. Una persona che non aveva paura di nulla, ma la verità era che non avevo nemmeno il coraggio di comprendere me stessa.
Ero solamente una codarda.
Abbassai le palpebre nel tentativo di cancellare quella brutta immagine, tuttavia mi resi conto che avevo bisogno di parlare con qualcuno. Avevo bisogno di capire, di sentirmi dire che era normale stare così, che non ero sbagliata.
Uscii nuovamente di casa, dopo aver sbirciato per accertarmi che non ci fosse nessuno sul pianerottolo e percorsi la rampa di scale velocemente, raggiungendo in poco tempo la porta della signora Lina.
Quando bussai lei venne ad aprire con un sorriso e mi fece accomodare subito sul suo divano, prendendo posto di fianco a me.
"Cara, mi sembri accaldata, vuoi un tè caldo?" mi domandò con gentilezza, facendomi però corrugare le sopracciglia perplessa.
"Come potrebbe un tè caldo farmi passare la calura?" replicai, guardandola scettica.
"Oh, suvvia, lo sanno tutti che il caldo si combatte con il caldo" ribatté la signora con ovvietà, dirigendosi in cucina per accendere il bollitore.
"Ma da quando?" chiesi con tono piatto, lasciandomi però sfuggire un sorriso che lei non vide. Solo quel breve scambio di battute era bastato per farmi riacquistare un po' di calma.
"I beduini nel deserto mica bevono acqua fredda!" dichiarò lei con tono saggio, tornando verso il salotto mentre aspettava che il tè fosse pronto.
"Non siamo nel deserto, è febbraio e fa freddo fuori" commentai, lanciando un'occhiata verso il cielo grigio al di là dalla finestra.
"Con tutta la polvere che c'è sopra questi mobili, sembra quasi di esserci nel deserto" schioccò la sua freccia Lina, inclinando la testa di lato per sottolineare la mia mancanza di precisione le ultime volte che avevo pulito casa sua.
Rimasi in silenzio qualche secondo, poi sospirai, e confessai: "Sono stata un po' distratta ultimamente"
Lina si sedette nuovamente al mio fianco e mi poggiò una mano sulla schiena, cominciando a massaggiarla con delicatezza: "Guido?"
Annuii con un'espressione affranta "Lina" iniziai con voce grave "credo di essere rotta"
Lei bloccò la mano come colta di sorpresa, le sopracciglia inarcate, la bocca ammutolita. Era difficile per me ammetterlo, credevo di essere quasi perfetta e invece mi scoprivo un vero disastro. E, quel che era peggio, era che non sapevo da che parte cominciare per riparare al danno.
Le carezze di Lina ripreso sulla mia schiena, la sua espressione si addolcì: "Vic, non sei rotta, sei solamente umana. Non siamo perfetti, facciamo tanti errori" fece una pausa, poi riprese "cerchiamo di affrontare ogni situazione al nostro meglio, ma qualche volta il nostro meglio non basta"
Sostai il viso verso il suo e inchiodai i miei occhi nei suoi, fissandola con terrore. Cos'avrei dovuto fare se già stavo tentato di fare del mio meglio e non stava funzionando?
Lina allontanò la sua mano dalla mia schiena e la portò verso la mia guancia, poggiandola sopra essa con delicatezza. Quel tocco aveva tutto il calore materno che mi era sempre mancato, tutta la comprensione che non aveva mai avuto, nemmeno da me stessa.
"Qualche volta bisogna smettere di sforzarsi, smettere di pensare, smettere di capire, lascia solo che tutto segua il suo corso, anche quello che provi, lascia andare"
Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi ma riuscii a trattenerle, mentre con voce tremante sussurravo: "Non so se sono capace"
Lina allargò le sue labbra in un sorriso e sentenziò: "Quando ti senti con le spalle al muro, chiudi gli occhi. Più ti sentirai sotto pressione, meno sarai in grado di comprendere te stessa. Lascia che il tempo agisca e vedrai che imparerai"
Il fischio del bollitore ci fece spaventare entrambe, ma prontamente la signora Lina si alzò e andò a versatelo in due tazze che adagiò su un vassoio, posizionandolo poi sul tavolo basso davanti al divano.
Mi porse una delle due tazze fumanti e mi fece un cenno con la testa per invitarmi a bere, ma io ero ancora scombussolata e non stavo pensando proprio a bere quella brodaglia.
Concitata, domandai: "Ma intanto cosa devo fare? Quando mi sento sopraffatta da tutto, quando perdo il controllo ma non riesco a gestirlo, quando mi sento presa dal panico?"
Lina mi guardò comprensiva e piegò una mano sul mio polso per guidare la mia verso la bocca e automaticamente mi ritrovai a sorseggiare il tè mentre lei diceva: "Quando senti che tutto sta diventando troppo complicato per te, vieni da me. Berremo insieme una tazza di tè"
Allontanai la tazza dalle labbra dopo aver bevuto più di metà del suo contenuto e assunsi un'espressine scettica: come poteva uno stupido t...
Il pensiero si bloccò nella mia testa non appena mi resi conto che quella signora e quella sua bevanda calda, mi avevano davvero restituito la pace interiore.
Forse era solamente una sensazione passeggera, sicuramente appena avrei rivisto Guido, mi sarei sentita nuovamente in preda alla confusione, ma per il momento, la signora Lina era stata quello di cui aveva bisogno.
Aveva proprio ragione, il tè era servito a placare il fuoco dentro il mio cuore.
E lei era riuscita a rubare un piccolo spazio dentro esso, ma ancora non me ne ero resa conto.
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