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31 - Sale e zucchero


Lavorare durante il periodo natalizio era un vero incubo, non avevo un attimo per pensare a quello che stavo facendo e ciò non poteva che aumentare il numero di disastri che finivo per combinare. La signora Martina era una vera santa, nonostante tutto non mi aveva ancora licenziata e si limitava a qualche ammonimento ogni volta che rompevo qualcosa.

Come la ciotola che avevo appena fatto cadere anziché riporla con cautela nella lavastoviglie.

"Ti sei fatta male?" mi chiese preoccupato Nicola, chinandosi verso di me per aiutarmi a ripulire. Effettivamente era la domanda che mi rivolgeva più spesso...

"No, tutto bene. Mi dispiace per la ciotola" mormorai affranta. Un momento, da quando ci restavo male per questo genere di cose? Neanche fosse stato un mio oggetto! Ultimamente sentivo di provare emozioni che mi erano sconosciute e non riuscivo a capirne il motivo.

Cosa mi stava succedendo?

"Senti" iniziò a dire il ragazzo, guardandomi di traverso "domani sera andiamo a mangiare con Lorenzo e Federica?"

"Dove?" mi informai, figurandomi già nella mente il mio abbigliamento per la serata.

"È una sorpresa, ha detto Lorenzo" rispose con un sorriso Nicola, si vedeva che era curioso mentre io ero più in ansia. Non mi piaceva essere impreparata e, non sapendo quale fosse il locale, non potevo preparami al meglio.

Stavo per rispondere qualcosa, quando Martina fece la sua comparsa dalla cucina e disse con un'espressione allegra: "Ragazzi, fate un minuto di pausa e venite ad assaggiare questi nuovi biscotti della fortuna"

Entrambi ci alzammo dal pavimento dopo aver finito di sistemare e, dal momento che i clienti erano tutti serviti, ci spostammo in cucina, dove stavano lavorando la donna e suo marito.

"Sentite che buoni" esclamò entusiasta lei, porgendoci un dolce a testa e aspettando con trepidazione un nostro parere. Per essere una persona che non amava i dolci, mi capitava un po' troppo spesso di mangiarli, ma stranamente non era più fastidioso come prima.

Diedi un morso al biscotto e mi sorpresi a pensare quanto fosse saporito ma allo stesso tempo delicato, quasi piacevole anche per me.

"È buonissimo" replicai con gli occhi spalancati per la sorpresa.

"Concordo!" mi fece eco Nicola, rendendo Martina molto contenta. A lei bastava soddisfare le persone per essere realizzata, era una concezione che non riuscivo ancora a comprendere bene.

La donna tornò a impastare dietro al tavolo da lavoro, mentre io e Nicola ci posizionavamo dietro al bancone, ma non c'erano nuovi clienti, così restammo a chiacchierare tra noi.

"Che frase hai trovato?" cercai di scoprire con curiosità, allungando il collo per sbirciare tra le sue mani il foglietto che era uscito dal biscotto della fortuna.

Nicola abbassò lo sguardo su di esso e ripetè ciò che c'era scritto: "Senza fretta, ma senza sosta"

Alzai gli occhi al cielo pensierosa, cercando di elaborare il significato di quella farse. Anche se credevo ancora fossero delle stupide parole quella stampate su quei pezzi di carta, avevo cominciato a trovare divertente il vero significato nascosto dietro alcune di esse.

"Probabilmente significa che devi goderti tutte le esperienze della vita, ma con calma" sentenziai infine, mostrando al ragazzo un sorriso compiaciuto.

Nicola assunse un'espressione divertita e ribatté: "Direi che si adatta bene al mio carattere. E tu invece, cosa dice il tuo biscotto?"

Mi osservai la mano che stringeva ancora il foglietto e con calma lo aprii, leggendone ad alta voce il contenuto: "Il coraggio è fatto di paura"

Corrugai le sopracciglia perplessa, cosa stavano tentando di dirmi questi dolci?

Nicola inclinò leggermente la testa di lato e disse: "Significa che avere paura va bene, ma non deve impedirti di fare ciò che vuoi"

Spostai la mia attenzione dal foglio a Nicola e piantai i miei occhi nei suoi, trovandovi sicurezza e comprensione. Lui forse aveva capito qualcosa di me che io ancora ignoravo...

Ma come si faceva ad essere coraggiosi, se anche questo mi metteva paura?

***

Finito di lavorare, tornai a casa con tanti pensieri per la testa e numerosi sentimenti nel cuore. Perché, prima che la mia vita fosse sconvolta, avevo un totale controllo di me e delle mie emozioni e invece ora mi sembrava di cadere a pezzi?

Ma stavo davvero cadendo a pezzi o piuttosto stavano tornando al loro posto, piano piano?

Non riuscivo più a capire chi fossi, non sapevo più se volevo essere ancora la stessa persona di prima, non ero in grado di trovare una direzione da seguire...

Imboccai le scale in automatico, senza nemmeno rendermi conto di quello che stavo facendo, tanto ero abituata ormai e salii la prima rampa di scale, pensierosa.

Raggiunsi il pianerottolo del secondo piano e diedi uno sguardo veloce alla porta della signora Lina, domandandomi come stesse... da quando mi balenavano per la testa certi pensieri? Soprattutto rivolti a quella vecchia!

Stavo per iniziare la salita di nuovi scalini, quando una voce femminile conosciuta mi fece fermare: "Io non ti ho mai dimenticato"

Spalancai gli occhi interdetta e allungai il collo per sbirciare costa stava accanendo sul mio pianerottolo, ma vidi solamente una parte dei capelli biondi di Giulia.

"Giulia, ne abbiamo già parlato" sentii dire a qualcuno e immediatamente riconobbi chi fosse, anche se l'avevo già intuito prima.

Che accidenti voleva questa?

Feci qualche passo indietro per non farmi vedere, ma rimasi in ascolto. Sarei anche potuta andare via e lasciare loro la giusta privacy, ma questo era il mio palazzo e se parlavano sulle scale, era mio diritto ascoltare.

E poi ero curiosa. Tesi le orecchie e cercai di trattenere anche il respiro.

"Io vi ho visti, te e quella stronza, in lavanderia" replicò stizzita lei.

Spalancai la bocca infastidita e assottigliai gli occhi, come si permetteva di chiamarmi stronza?

Feci appello a tutta la mia forza di volontà per non raggiungerla e dirgliene quattro, ciò che mi fece desistere totalmente fu la risposta di Guido.

"Non è qualcosa che ti riguarda" tagliò corto lui con tono stanco.

Ben detto.

"Non mi riguarda?" ripetè lei sconvolta "ci siamo lasciati perché non volevi una relazione seria e adesso vai con quella?"

Strinsi i denti per il nervoso... aveva finito di chiamarmi quella?

Poi ripensai alle sue parole e improvvisamente realizzai quanto avevo sentito: cosa diamine significava dire che Guido non voleva relazioni serie?

"È ancora così. Io e Vic ci siamo solo baciati" specificò lui e, potevo capirlo dal suo tono di voce, si stava innervosendo anche lui.

Un momento... aveva detto solo baciati?! Non ci eravamo solo baciati! Io avevo sentito qualcosa di più, molto di più!

Corrugai le sopracciglia e ripensai a quello che la mia mente aveva appena partorito... no, era sbagliato! Era sbagliato e spaventoso! Non avevo sentito niente di più, che diavolo avevo?

Era come aveva detto lui, solamente un bacio.

Solo quello...

La frase di Giulia pose fine ai vaneggiamenti della mia testa: "E non ci pensi a me?"

"No" rispose con sincerità Guido, avrei dato qualsiasi cosa per vedere la faccia della ragazza in quel momento, ma sfortunatamente dovevo starmene nascosta tra una scala e l'altra.

"Sei uno stronzo" lo accusò lei alterata "come quella là. Siete una coppia perfetta"

Ancora con questi insulti gratuiti, la mia pazienza stava raggiungendo un limite, così iniziai a contare mentalmente per trattenermi.

Forse fu per questo motivo che non mi resi conto dei passi che si avvicinavano al mio nascondiglio, ma quando realizzai che Giulia stava scendendo verso il suo appartamento, con passo sostenuto, era ormai troppo tardi.

Sollevai lo sguardo e la vidi ferma sugli scalini con gli occhi puntati su di me e le lacrime agli occhi, ma dalla sua espressione potevo cogliere un misto di rancore e tristezza.

Restammo in silenzio a fissarci per qualche secondo, forse lei stava pensando di scappare da qualche parte, io sicuramente non le avrei facilitato la cosa, non dopo tutti quegli insulti.

Giulia fece ancora qualche passo verso di me e poi disse con voce secca: "Hai sentito tutto?"

Sollevai il mento, per nulla intimorita e replicai: "Ogni cosa"

"Meglio, almeno ora lo sai" ribatté lei. Era totalmente diversa dalla solita ragazzina ingenua che avevo incontrato le altre volte. Capivo cosa intendeva dire Guido quando sosteneva che non era quello che sembrava.

"Che sono una stronza?" domandai, inclinando la testa di lato con un finto sorriso.

"No, che Guido si sta solo divertendo con te" spiegò Giulia, scendendo gli ultimi gradini e raggiungendomi sul pianerottolo.

Continuai a mantenere i miei occhi su di lei, poi lentamente mi avvicinai fino a trovarmi di fronte e risposi "Sarà anche come dici te" mi piegai leggermente in avanti, finché non fui vicina al suo viso e sussurrai "ma almeno io ho ricevuto un bacio da Guido, non un rifiuto"

Lei trattenne il respiro, forse per lo stupore, forse per la rabbia, mentre io mi scostavo e sul mio volto appariva un'espressione soddisfatta.

Se voleva chiamarmi stronza, come minimo dovevo mostrarmi tale.

 La superai senza aggiungere altro e percorsi le scale che mi separavano dal mio pianerottolo, lasciandola sola con la sua frustrazione.

Quando arrivai in cima alla rampa, feci per dirigermi verso la mia porta, ma la mia attenzione fu catturata da una figura appoggiata al muro, dall'altra parte dell'antro.

Guido aveva la schiena contro la parete, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo impassibile, ma la sua bocca era una linea tesa e i muscoli della mascella erano contratti.

Mi fissò con una tale intensità da farmi vacillare, ma non aver saputo dire se era uno sguardo positivo o negativo, probabilmente aveva sentito quello che ci eravamo dette io e Giulia e aveva capito che ero a conoscenza della loro conversazione.

Senza dire una parola, si staccò dal muro con una spinta, distolse la sua attenzione da me e, dopo avermi dato le spalle, entrò in casa sua.

Sospirai affranta, ero capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato, evidentemente.

Una volta raggiunta la mia camera, mi buttai sul letto con la testa rivolta al soffitto e ripensai a tutta la situazione, Giulia si era mostrata davvero falsa come persona, esattamente quanto sosteneva Guido, capivo perché lui non aveva più voluto stare con lei.

Ma lei poteva farsene una ragione, no?

Mi venne alla mente una frase che mi ripeteva sempre mia madre, nonostante lei sostenesse che l'apparenza fosse fondamentale e che bisognava celare i propri segreti e i veri sentimenti dentro di noi, allo stesso modo credeva che fosse di vitale importanza non lasciarsi ingannare dal comportamento degli altri, perché come mentivamo noi, potevano farlo anche loro.

"Vedi, Victoria" mi risonò nella mente la sua voce "non devi mai fidarti di quello che vedi. La vera natura delle persone non è mai trasparente, devi imparare a riconoscerla senza svelare la tua"

Chiusi gli occhi immaginandomi il suo viso perfettamente truccato, la mamma che era un tempo e che mi aveva cresciuto, la mamma che non si faceva mai sentire e che non si preoccupava, la mamma che aveva celato il suo affetto alla figlia, la mamma che non faceva che ribadire che anche il sale sembra zucchero, ma non è dolce come potresti pensare.

Giulia appariva come zucchero, ma si era rivelata essere sale. Ma qualche volta, poteva capitare che qualcuno somigliasse al sale, ma in realtà fosse zucchero? 

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