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27 - A destra, non a sinistra


Dopo la nostra conversazione imbarazzante, avevo cercato di evitare Guido in qualche modo, ma l'avevo comunque incrociato per le scale diverse volte. Nonostante tutto, avevamo parlato come sempre e la quesitone bacio non era più stata menzionata.

Era acqua passata grazie al cielo.

Avevo passato la settimana dividendomi tra il lavoro al bar e quello dalla signora Lina, alla quale avevo finito per racontare nel dettaglio di Lorenzo, giusto per poterne parlare con qualcuno e schiarirmi le idee. Non avevo più avuto o trovato occasione di stare sola con lui o di parlarci, era sempre con quella sua stupida fidanzata, perciò aspettavo con ansia il giorno della gita.

Ero stata così impegnata che non avevo nemmeno avuto il tempo di fare la spesa o lavare i miei vestiti sporchi. In realtà un po' era stata colpa del tempo, un po' la paura di rovinare nuovamente qualcosa, ma ormai era quasi un mese che rimandavo e dovevo trovare il coraggio di affrontare la lavatrice.

Quel pomeriggio, finito di lavorare, tornai a casa e raggruppai tutti gli indumenti che avevano bisogno di una pulita e mi recai in lavanderia, sbuffando ad ogni piano che scendevo. Fare queste dannate scale mi pesava ogni volta.

Arrivata nell'apposita stanza, varcai la soglia e notai che c'era già qualcuno davanti a una della macchine, e stava ponendo al suo interno un vestito dopo l'altro.

I suoi capelli scuri, le sue spalle larghe e la sua schiena ampia catturarono subito la mia attenzione, ma avevo deciso di stare lontana da lui il più possibile e, dal momento che non mi aveva vista perché era di spalle, pensai di indietreggiare silenziosamente e tornare in un secondo momento.

Feci qualche passo a ritroso e mi girai, ma compiendo questo movimento, urtai lo stipite della porta con il gomito e metà dei vestiti che reggevo caddero sul pavimento.

"Dannazione" esclamai istintivamente, ricordandomi solo dopo che stavo cercando di filarmela. Guido voltò la testa verso di me e sollevò le sopracciglia perplesso.

Rimasi qualche secondo in silenzio, indecisa su quale fosse la mossa successiva da compiere, ma decisi che scappare una seconda volta non sarebbe stato molto maturo da parte mia, così dissi: "Ciao"

Poi mi chinai sulle ginocchia e iniziai a raccogliere ciò che mi era caduto, facendo attenzione a tenere gli occhi incollati al pavimento.

"Sono piume" domandò sorpreso Guido, studiando un indumento che stavo raccogliendo "quelle su quel maglione?"

Io seguii la direzione del suo sguardo e risposi: "Certo. È un capo di Gucci, originale!"

"Sicura di volerlo lavare?" chiese scettico, probabilmente ricordando la mia scenata isterica quando avevo ristretto l'altro maglione.

Mi alzai stizzita dopo aver raccolto tutto e con il mento alto avanzai verso di lui, prendendo posto alla lavatrice di fianco.

"Ho imparato ormai" dichiarai, sapendo di mentire spudoratamente. Il mio piano era di seguire qualche istruzione su internet e poi pregare che non accadesse un disastro. 

Ma, dal momento che Guido era qua, non potevo certo fargli vedere che andavo a controllare, così riposi quasi tutti i vestiti nel cestello e feci per chiudere.

"È meglio se non lavi quella maglietta rossa con la camicia bianca" puntualizzò il ragazzo, avviando la sua macchina.

"Lo so" risposi secca e appena lui spostò gli occhi dalla mia postazione, mi affrettai a togliere la maglietta e chiudere lo sportello.

Poi presi il detersivo e lo misurai con il tappo, dopodiché aprii l'apposito contenitore e feci per versarlo al suo interno, quando la voce di Guido mi raggiunsi nuovamente: "Va messo a destra quello, non a sinistra"

Mi bloccai con il braccio a mezz'aria e lo fulminai con gli occhi, ma poi seguii quanto mi aveva detto, prima di avviare la macchina.

"Sei proprio invadente" commentai infine, incrociando le braccia al petto mentre osservavo dall'alto i miei vestiti girare nell'oblò.

Un lieve sorriso spuntò sulle labbra di Guido poi, dopo essersi appoggiato svogliatamente con il sedere alla sua lavatrice, replicò: "Sei proprio imbranata"

Sul mio volto si dipinse un'espressine allibita: osava dire a me, che ero imbranata!

Non trovando nulla da ribattere, mi guardai intorno alla ricerca di una vendetta e notai vicino a me un grande lavandino, dentro al quale c'era una bacinella d'acqua con della schiuma sopra.

Senza pensarci troppo, presi con una mano una grande quantità di schiuma e la tirai verso il viso di Guido, centrandolo però sul collo e sul petto.

Ero veramente imbranata...

Il ragazzo spalancò gli occhi per la sorpresa e lentamente voltò la testa nella mia direzione, così notai una scintilla di divertimento passare nei suoi occhi.

Con una spinta si staccò dalla lavatrice e inchiodò le sue pupille scure su di me, avanzando un passo dopo l'altro nella mia direzione.

Che accidenti aveva intenzione di fare?

Portai nuovamente la mano nella schiuma e, dopo averne presa ancora, gliela tirai, centrandogli una spalla e bagnando la sua maglietta verde a maniche corte, ma lui continuò a camminare finché non arrivò di fronte a me.

Feci per difendermi con altra schiuma, ma Guido avvolse la sua mano intorno al mio posto e bloccò il mio movimento verso il lavandino, poi con la mano libera, si avvicinò alla schiuma, prendendone una grossa quantità e infine la portò verso il mio viso e la spalmò sulla mia guancia.

Spalancai gli occhi sconvolta, non mi era mai capitato di trovarmi in una situazione tanto infantile, che fine aveva fatto la Victoria posata e altezzosa? Chi era questa ragazza con la schiuma sulla faccia e il riflesso di un ragazzo negli occhi?

Normalmente mi sarei infuriata come una iena per quell'affronto, ma non ero più io quando stavo con Guido, perciò anziché arrabbiarmi, mi riscoprii divertita e scoppiai a ridere.

La mia risata fu così spontanea e contagiosa, che presto anche Guido fece altrettanto, ma quando i suoi occhi si inchiodarono ai miei, piano piano l'espressione divertita sui nostri volti si affievolì.

Tu- tum...

La mano di Guido era ancora stretta intorno al mio polso, il suo corpo era inclinato verso di me, i suoi capelli ricadevano disordinati sulla fronte, ma lui continuava a mantenere il contatto visivo, quello sguardo così intenso...

Percepii il mio respiro accelerare, poi si bloccò improvvisamente quando Guido sollevò piano la mano libera e la portò verso il mio viso, socchiudendo leggermente la bocca. Con delicatezza poggiò il pollice sulla mia guancia sporca di schiuma e la spostò, accarezzandomi la pelle.

Tu-tum, tu- tum...

Rimasi immobile, incapace di fare o dire qualsiasi cosa, era come se fossi stata stregata da quegli occhi scuri, come se mi fossi persa in essi, non percepivo più nulla se non lui.

Guido fece scorrere il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra e notai le sue pupille dilatarsi, prima di spostare la sua mano sul mio collo.

In un attimo mi attirò a sé con la presa che aveva sul mio polso e chinò la testa verso il mio viso, annullando la distanza tra di noi. Le sue labbra si posarono voraci sulle mie e senza rendermene conto, abbassai le palpebre, chiudendo gli occhi.

Guido assaporò la mia bocca con foga e quando io dischiusi le labbra, si insinuò in essa con la lingua, rendendo il bacio più passionale. Sentivo le gambe deboli e il cuore sembrava potermi esplodere da un momento all'altro, così allungai una mano verso la sua maglietta e mi aggrappai ad essa, stringendo forte.

Guido allora spostò la sua mano dal mio collo e la portò dietro la mia schiena, avvicinando il mio corpo ulteriormente al suo.

Stavo perdendo totalmente il controllo, anzi... era già troppo tardi, ma non riuscivo a staccarmi da lui, non riuscivo a ragionare lucidamente, non...

Un rumore sordo di qualcosa che si schiantava sul pavimento ci fece sobbalzare e improvvisamente spalancai gli occhi, allontanandomi da Guido con una spinta.

Entrambi voltammo lo sguardo verso la porta aperta, al centro della quale giaceva un detersivo chiuso, abbandonato per terra, ma non c'era nessuno sulla soglia. Chiunque fosse stato, ci aveva visti ed era andato via, ma almeno aveva risvegliato la mia parte razionale e finalmente mi ero resa conto dell'errore che avevo fatto, ancora una volta.

Tornai a guardare Guido e lui fece altrettanto, i nostri respiri ancora affannosi, le labbra gonfie, gli occhi accesi di passione.

Era sbagliato.

Deglutii per ritrovare il fiato e sussurrai: "Non..." le parole si bloccarono in gola, così feci un profondo respiro mentre Guido corrugava le sopracciglia perplesso.

Era sbagliato per me... ero terrorizzata.

"Possiamo..." percepii le mani che tremavano leggermente, cosi le strinsi a pugno prima di continuare "... dimenticare tutto?" 

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