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25 - Che disagio

Fissai le bollicine che si muovevano nel mio bicchiere, quando ad un tratto sentii qualcuno sedersi di fianco a me e, guardando da quella parte, notai che un ragazzo alto e con i capelli castani si era posizionato vicino. 

"Ciao" mi salutò con un sorriso, sporgendosi leggermente in avanti.

"Ciao" risposi io, analizzandolo con attenzione. Aveva i capelli spettinati, gli occhi chiari, i denti leggermente ingialliti, le spalle larghe, ma il fisico non tanto atletico, anzi un po' appesantito.

Indossava una camicia bianca che aveva un bottone mancante, un paio di pantaloni scuri, stretti in vita da una cintura senza nessuna marca e delle scarpe nere che però erano rovinate sulla punta.

Quanto era trasandato...

"Sei un'amica di Chiara?" mi chiese per avviare una conversazione che avrei volentieri fermato sul nascere.

"La sua coinquilina" specificai, tornando a guardare davanti a me e notando che sia Giulia che Guido erano spariti.

"Allora è davvero fortunata" commentò il ragazzo con un'espressine maliziosa sul volto.

Gli risposi con una smorfia che avrebbe dovuto fagli capire ciò che stavo pensando, ovvero che schifo, ma evidentemente non era una persona perspicace perché non si mosse, ma anzi continuò a parlare: "Ti posso offrire da bere?"

Sollevai le sopracciglia scettica e gli mostrai il bicchiere che avevo in mano: "Sono a posto"

"Ti offro qualcosa di più forte" mormorò lui e portò la sua mano sopra la mia gamba, con fare viscido.

Come osava questo stronzo toccarmi?

Lo fulminai con gli occhi e con uno scatto spostai la gamba dalla sua mano, la quale cadde nel vuoto, poi feci per rispondere a tono, ma ricordai le parole di Nicola di contare fino a tre.

Dal momento che non riuscivo a trovare nulla di decente da dire, mi limitai ad alzarmi e andai a sedermi dalla parte opposta, esattamente dove prima c'erano Giulia e Guido.

Vagai con lo sguardo per il locale, ma non c'era più traccia di loro, vidi solamente Chiara e Marco che ballavano in pista, ma non riuscii a starmene da sola per molto, perché poco dopo sentii nuovamente un movimento vicino a me e, girando la testa, vidi ancora il ragazzo di prima.

Oh cavolo, era insistente questo...

"Scusa se ti ho infastidito prima" disse, soffiandomi in viso una ventata di alcol che mi fece arricciare il naso.

"Lo stai facendo ancora" replicai tagliente, abbandonando qualsiasi proposito di essere educata.

"Sei così bella" mormorò lui, osservandomi da vicino e sollevando una mano per sfiorarmi la guancia, ma io mi ritrassi velocemente e mi alzai ancora una volta, allontanandomi da quel tavolo.

Prima di andarmene afferrai una bottiglia e la portai con me. Avevo bisogno di bere qualcosa per sopportare tutta quella tensione.

Mi feci largo tra la folla che si muoveva a ritmo di musica, finché non vidi un divanetto vuoto in un angolo, feci per sedermi, ma improvvisamente intravidi il ragazzo di prima che si dirigeva verso di me con un sorriso sbilenco.

Era di coccio proprio.

Sbuffai irritata e mi alzai, ricominciando a spostarmi tra le persone, ma ogni volta che giravo per controllare la situazione, era sempre qualche passo indietro rispetto a me.

Ma non aveva niente di meglio da fare che seguirmi?

Proprio quando stavo valutando l'idea di andarmene da quel posto frequentato da scocciatori, lo sguardo mi cadde su una porta socchiusa in un angolo del locale, attraverso la quale filtrava un raggio di luce.

Facendo attenzione a non farmi vedere, afferrai la maniglia, mi infilai all'interno e accostai l'uscio, tirando un sospiro di sollievo.

"Victoria?" una voce vicina mi fece sobbalzare e, una volta aperti gli occhi, vidi Guido in piedi dall'altro lato di quello che sembrava essere uno sgabuzzino, la schiena appoggiata alla parete e le braccia conserte sul petto.

"Cosa ci fai qua?" domandai sorpresa, continuando a tenere le orecchie tese per sentire eventuali movimenti all'esterno, anche se era abbastanza inutile visto il volume della musica che arrivava attutita fin dentro lì.

Guido fece un sospiro stanco e si passò una mano dietro al collo: "Scappo da Giulia"

Mi lasciai sfuggire una risata, evidentemente non ero l'unica che non gradiva la compagnia di qualcuno e, altrettanto evidente era che non era solo il mio inseguitore ad essere insistente.

"E tu?" volle sapere il ragazzo, studiandomi con attenzione.

"Mi nascondo da..." corrugai le sopracciglia e mi resi conto che non mi voleva lasciar stare, ma non sapeva nemmeno il mio nome, e io non sapevo il suo "... non ho idea di quale sia il suo nome"

Guido accennò un sorriso divertito, abbassando poi lo sguardo sul pavimento e io feci lo stesso, fissandomi la punta delle scarpe.

Che disagio.

Senza nessun preavviso, Guido si diede una spinta e si staccò dal muro, avvicinandosi alla porta, poi mise una mano sulla maniglia e dichiarò: "Torno di là"

Questa situazione era del tutto imprevista e non avevo avuto il tempo di mettere ordine nella mia testa, così senza rendermene nemmeno conto, mi sentii dire: "Se vuoi, puoi restare"

Cosa diavolo stai dicendo, Victoria?!

Guido non aprì bocca, ma lasciò andare la maniglia e si sposò dalla porta, tornando ad appoggiarsi alla parete, ma questa volta al mio fianco.

Oh cavolo, e ora come potevo gestire tutta questa agitazione?

Autocontrollo, Victoria. Autocontrollo!

"Ho questa" mormorai, ricordandomi improvvisamente della bottiglia piena che ancora stringevo nella mano e sollevandola davanti a noi.

Guido la afferrò e, dal momento che era già aperta, ne versò un po' nel bicchiere che reggevo nell'altra mano, poi fece altrettanto con il suo che teneva a sua volta e infine disse: "Salute"

Avvicinò il suo calice al mio, facendoli tintinnare e ne bevve un sorso generoso.

Rimasi a fissarlo come una cretina per tutto il tempo, seguendo ogni suo movimento e quando arrivò il momento di bere, non seppi fare altro se non sbattere le palpebre come se mi fossi appena svegliata da un sogno e realizzai quanto fossi impazzita.

Autocontrollo!

Gettai la testa indietro e finii tutto il contenuto del bicchiere in un sorso. Forse non l'idea migliore della serata, ma ancora non sapevo che c'era di peggio.

"Ne vuoi ancora?" mi chiese Guido sorpreso, notando che avevo già svuotato tutto il contenuto.

Annuii, tendendo il bicchiere verso di lui e aspettai che lo riempisse nuovamente. Questa volta cercai di essere meno avida, bevendone solamente la metà.

"Quindi" iniziai curiosa, osservandolo di traverso "Giulia non ti lascia tregua?"

"Già" commentò il ragazzo finendo anche il suo calice e riempiendolo di nuovo "siamo stati insieme per qualche mese l'anno scorso"

Strinsi i denti per trattenere qualsiasi commento mi stesse per spuntare nella mente, ma non riuscii a evitare di pensare quanto fosse ipocrita quella ragazza. Faceva tanto la carina con tutti, me compresa, ma sapevo che appena poteva mi fulminava con lo sguardo.

"E cos'è successo?" indagai, aspettandomi silenzio da parte del ragazzo, ma forse l'alcol non stava facendo effetto solo su di me.

"Non era il tipo di ragazza che pensavo fosse. Preferisco le persone oneste" dichiarò con tono serio, osservando il liquido nel suo bicchiere.

Come dicevo io, Giulia era una falsa. Io probabilmente ero acida, bisbetica e pettegola, ma almeno avevo sempre il coraggio di dire quello che pensavo. Anzi, qualche volta era meglio se restavo zitta.

"Anch'io" mi limitai a dire, spiandolo con la coda dell'occhio. Notai che la sue espressione, da seria era diventata più distesa e c'era quasi l'ombra di un sorriso sulle sue labbra.

"Non credevo che qualcuno fosse in grado di intimorirti" scherzò poi, allargando la bocca in un vero sorriso questa volta.

"Chi?" chiesi ingenuamente, guardandolo confusa.

"Quel ragazzo di cui non sai il nome" replicò Guido, spostando i suoi occhi su di me.

"Non mi ha intimorito" risposi risentita "era solamente insistente"

"Strano" commentò il ragazzo "di solito ti basta uno sguardo per zittire qualcuno"

Sul mio viso si formò un'espressine allibita, mentre su quella di Guido c'era solo divertimento.

"Non so cosa intendi" ribattei fulminandolo con gli occhi.

"Eccola lì" esclamò lui, sollevando un braccio e puntandomi contro il dito indice "quell'occhiataccia" si lasciò sfuggire una mezza risata che mi fece mancare un colpo al cuore, ma decisi di ignorarlo.

"Sei così irritante" dissi con tono scherzoso e mi girai verso di lui, afferrando poi il suo dito con la mia mano e stringendolo.

Quel semplice contatto trasformò l'atmosfera scherzosa che c'era fino a qualche secondo prima e intorno a noi si creò una tensione così forte che tutto divenne ovattato.

Le voci delle altre persone fuori dalla stanza, la musica che pompava nella casse, la luce che illuminava soffusamente il locale nel quale ci trovavamo, tutto scomparve e nel mio campo visivo rimasero solo quei profondi occhi scuri.

Autocontrollo Victoria.

Il mio respiro si fece accelerato e i battiti del cuore aumentarono, tanto che credevo mi sarebbe schizzato fuori dal petto. Notai le pupille di Guido dilatarsi leggermente e le sue labbra socchiudersi.

Autocontrollo, Victoria!

In un attimo, ogni proposito nella mia testa fu cancellato e, non so quale parte di me, forse quella stupida, prese il sopravvento.

Autocontroll....

Feci un passo in avanti e contemporaneamente tirai verso di me il dito di Guido che stringevo, così anche lui si sporse istintivamente, chinando la schiena. Mi sollevai sulle punte dei tacchi e allungai il collo, raggiungendo il viso del ragazzo.

Abbassai le palpebre e nel giro di pochi secondi posai le mia labbra sulle sue, assaporandone il sapore, un misto di spumante e menta, inebriandomi di quella sensazione travolgente, passionale, naturale.

Improvvisamente un lampo di razionalità attraversò la mia mente e spalancai gli occhi, realizzando quanto stavo facendo.

Mi staccai immediatamente da Guido e lo fissai con un'espressione sconvolta sulla faccia, mentre lui era ancora sorpreso dal mio gesto, ma non sembrava esserne infastidito.

"Scusa" mormorai, cercando di giustificarmi in qualche modo, non avrei saputo dire se con lui, oppure con me stessa. Senza aspettare una sua risposta, girai sui tacchi, aprii la porta e scappai tra la folla, sempre tenendo una mano sopra le labbra.

Dove diavolo era andato a finire il mio autocontrollo?! Dove?! 

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