21 - Com'è piccolo il mondo
Dopo la disavventura delle scale, per fortuna bastò una notte di risposo alla mia caviglia per tornare funzionante, così il mattino seguente mi presentai al lavoro con il mio solito abbigliamento tristemente scuro, e la mia solita attitudine ai disastri.
"Vic, attenta al..." Nicola non fece in tempo a finire la frase che il mio gomito urtò la tazza di cappuccino che era poggiata sul bancone e l'interno contenuto cadde per terra, inondando il pavimento e anche la punta delle mie scarpe.
"Dannazione" esclamai, tappandomi poi la bocca con la mano perché effettivamente l'avevo detto a voce alta in un locale pieno di clienti.
"Pulisci, io rifaccio il cappuccio" mi istruì Nicola, porgendomi uno straccio e spostandosi verso la macchinetta del caffè.
Mi chinai per terra e iniziai a tamponare il liquido scuro, con movimenti nervosi del braccio. Peggio di così... mi sembrava proprio di essere Cenerentola.
Dove diavolo era la mia cavolo di fata madrina?
"Benvenuto" salutò Nicola frettolosamente, mentre cercava di servire più persone in contemporanea, così non prestò tanta attenzione al cliente appena entrato.
Poggiai il braccio sul bancone, dopo aver finito di pulire approssimativamente il pavimento, e mi tirai su goffamente, sospirando al contempo, ma quando sollevai la testa, mi trovai davanti il viso serio di Guido.
"Oddio" esclamai sorpresa, portandomi una mano sul cuore.
Lui sollevò le sopracciglia sorpreso e disse: "Victoria, lavori qua?"
"Già" risposi con un filo di voce, cos'erano questi continui incontri casuali?
"La caviglia?" si informò il ragazzo, abbassando gli occhi sul mio corpo.
"Guarita" tagliai corto "ordini qualcosa?"
Non capivo bene nemmeno io per quale motivo, credevo non mi importasse quello che pensava Guido di me, ma non volevo comunque mostrargli la mia inettitudine lavorativa, perciò speravo se ne andasse velocemente.
"Un caffè doppio da portare via" rispose lui, passandosi poi una mano tra i capelli per spostare alcuni ciuffi dagli occhi.
Quel movimento catturò la mia attenzione, così non mi resi conto della persona che era appena entrata dalla porta e che si stava avvicinando al bancone.
"Ciao Nico" disse Lorenzo, affiancandosi a Guido "Ciao Vic" continuò poi, rivolgendomi un sorriso.
"Ah Lor..." non facevo in tempo a riprendermi da un colpo al cuore che subito ne arrivava un altro...
"Lorenzo" esclamò Guido sopra al mio saluto, attirando gli occhi del ragazzo su di sé.
"Guido" ribatté Lorenzo, accorgendosi di lui solo in quel momento "non ti avevo nemmeno visto!"
Oh mamma, che accidenti di situazione era mai questa? Ero confusa.
"Vi conoscete?" domandai perplessa, sollevando un sopracciglio.
"Sì" dichiarò Lorenzo con un sorriso "è un collega di Federica"
"Giusto" mormorai, iniziando a preparare l'ordine del mio vicino di casa.
"Guido, come stai?" intervenne Nicola, apparendo vicino a me come per magia.
Si conoscevano anche loro?
"Com'è piccolo il mondo" commentai sottovoce, ma notai Guido lanciarmi un'occhiata.
Finii di riempire la tazza di cartone per Guido e poi la chiusi con il coperchio, porgendogliela.
"Quant'è?" chiese lui mentre in sottofondo sentivo Nicola e Lorenzo organizzare qualcosa.
"Offro io" dichiarai, mostrandogli un sorriso involontario "per ieri" specificai poi, per evitare fraintendimenti.
Guido inclinò leggermente la testa di lato, come sorpreso da quel gesto, poi fece un piccolo cenno verso di me, allargando le labbra in un leggero sorriso, e infine si girò, dandomi le spalle e se ne andò silenziosamente.
Era così misterioso che riusciva a catalizzare tutta la mia attenzione su di sé, anche restando zitto. Non andava bene per niente.
Mi riscossi da quei pensieri e colsi qualche farse del discorso tra gli altri due ragazzi "... stasera"
"Stasera?" domandai curiosa, sporgendomi verso di loro.
"Andiamo a mangiare una pizza" mi spiegò Nicola, intento a fare il caffè per Lorenzo.
"Ti unisci a noi?" chiese quest'ultimo, risvegliando improvvisamente ogni mia speranza.
Cavolo, mi stava invitando fuori! Certo, tecnicamente era compreso anche Nicola e probabilmente pure Federica, ma comunque l'invito era partito da lui!
Il mio fascino aveva effetto anche dentro questi squallidi vestiti.
***
Quella sera impiegai più tempo del solito per prepararmi, volevo mostrarmi in tutto il mio splendore, cosa che non capitava praticamente mai da quando ero finita in questo quartiere assurdo.
Feci una doccia calda, interrotta da un grido acuto quando improvvisamente divenne fredda, ma per fortuna questa volta non mancò per tutta la sua durata. Poi mi piastra i capelli con attenzione, lasciano alcune morbide onde tra un ciocca e l'altra e mi truccai più precisamente, insistendo con il mascara sulle ciglia e con l'illuminante sugli zigomi.
Misi due grossi cerchi argento alle orecchie, una collana lunga che ricadeva morbidamente sul mio petto, un vestito aderente di cachemire grigio a maniche lunghe e infine un paio di stivali alti neri di pelle. Completai il tutto con un capotto firmato Louis Vuitton e una borsetta Gucci.
Forse per andare a mangiare una pizza era troppo, ma per conquistare un uomo ricco era proprio ciò che ci voleva.
Spruzzai una punta di profumo come ultimo tocco e infine mi guardai allo specchio, soddisfatta di ciò che vi vedevo riflesso.
Salutai Chiara mentre aprivo la porta di casa e scesi i gradini quasi correndo, ma arrivata nell'atrio rallentai per darmi un certo contegno.
Come diceva sempre mia madre, non si corre verso un uomo, si ancheggia.
Una volta uscita sul marciapiede, fui investita dall'aria fredda di novembre, così mi strinsi addosso il capotto nero e mi guardai intorno, notando poco dopo il gruppetto formato dai miei amici, al di là della strada.
Mentre appettavo che il semaforo diventasse verde, osservai il trio illuminato dalla luce di un lampione: Lorenzo era raffinato come sempre, i capelli ricci ribelli erano l'unico tratto che stonava, per il resto indossava una camicia bianca che sbucava dal capotto blu pesante, un paio di pantaloni beige perfettamente striati e delle scarpe eleganti laccate di nero. Nicola di fianco a lui aveva i capelli biondi che ricadevano morbidi sulla sua fronte, il suo solito sorriso divertito stampato sulla bocca, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni neri. Ai piedi portava un paio di sneakers rosse e sopra una felpa dello stesso colore, coperta in parte dalla giacca di pelle scura.
Il semaforo divenne verde e iniziai a camminare sulle strisce, sempre tenendo gli occhi fissi su di loro. Man mano che mi avvicinavo, osservavo con sempre maggiore attenzione Federica: i capelli rossi erano sciolti e ricadevano sulle spalle, contornatole il viso e rendendole la pelle ancora più chiara di quanto in realtà era. Sul viso aveva poco trucco, un po' di mascara sugli occhi, sulle labbra un filo di rossetto rosso. Indossava una gonna che le arriva a metà ginocchio, un paio di scarpe da ginnastica chiare e un maglione dello stesso colore, un po' nascosto dalla giacca di jeans.
Sospirai stancamente, poi mi stampai un'espressione cordiale sul viso e raggiunsi l'altro lato del marciapiede.
"Ciao Vic" mi salutò lei con un sorriso, non appena mi vide apparire di fianco a loro.
Che nervoso, era pure carina quando sorrideva!
Nicola e Lorenzo si accodarono ai saluti e insieme andammo tutti verso il ristornate che distava pochi metri da dove ci trovavamo.
Dopo che ci fummo seduti, e dopo aver ordinato, decisi di portare la conversazione su questioni più interessanti, così mi rivolsi a Lorenzo dicendo: "Sappiamo già che Federica fa l'infermiera, ma tu che lavoro fai?"
Lorenzo, che era seduto di fianco a me, girò leggermente la testa per guardarmi e rispose: "Lavoro nella ditta del mio patrigno. Si occupa di finanza"
La ditta del patrigno... un altro punto per te, Lorenzo!
"E..." continuai, stavolta lanciando un'occhiata a Federica "dove vi siete conosciuti voi due?"
Federica spostò la sua attenzione da me al fidanzato e gli rivolse un timido sorriso.
Fu Lorenzo a rispondere: "Andavamo al liceo insieme. Lei è il mio primo amore" così dicendo allungò una mano verso quella di lei e la strinse leggermente, causandomi una smorfia che non fu facile trattenere.
Cavolo, era il suo primo amore, questo rendeva il tutto complicato.
"Poi la madre di Lorenzo" continuò a dire Federica "si è risposata e Lorenzo si è dovuto trasferire, ma per fortuna non è andato molto lontano"
Quindi, se avevo capito bene, era il patrigno, quello ricco. E complimenti alla mamma di Lorenzo allora! Speravo di essere brava quanto lei ad accalappiare il figlio, ma non stava andando molto bene il mio piano.
"Infatti è sempre qua da noi" intervenne Nicola, rivolgendosi a Lorenzo con un sorriso.
"Anche tu andavi al liceo con loro?" chiesi curiosa, notando un certo affiatamento tra di loro.
"Sì" confermò Nicola "ma ero in una classe diversa"
"Ma faceva strage di cuori in ogni sezione" specificó Lorenzo, ammiccando nella sua direzione in ricordo dei vecchi tempi.
Nicola si limitò a ridere, poi si fece serio e replicò: "Ma il mio unico amore è l'adrenalina"
"Come?" domandai scettica, sollevando le sopracciglia. Che cavolo di prospettiva poteva mai dare un amore del genere?
"Parlando di adrenalina" riperse a dire Lorenzo "tra due settimane andiamo a fare canyoning"
"Canyoning?" ripetei in automatico, sorseggiando poi un bicchiere d'acqua.
"Si scende a piedi dai torrenti che scorrono nei canali" mi spiegò Federica gentilmente.
La mia faccia contrariata fece sorgere un sorriso sulle labbra di Nicola il quale si affrettò ad aggiungere: "Si indossano delle mute e si scende scivolando, camminando o calandosi. È davvero divertente!"
Non lo sembrava per niente, soprattutto la parte che riguardava indossare la muta.
"Dovresti provare" concluse Nicola, nonostante la smorfia che era sorta sul mio viso e che non ero riuscita a nascondere, questa volta.
"Sarebbe carino andare tutti insieme" commentò Lorenzo, per qualche strano motivo eravamo diventati il gruppo attività pericolose e da cardiopalma, ma finché ne facevo parte insieme a Lorenzo, potevo anche farmelo andar bene.
"Va bene" acconsentii infine "proviamo!"
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