16 - Serva
"Vic, potresti andare in magazzino a prendere altro caffè?" mi domandò Nicola nel pieno della mattina, il locale era gremito di clienti e non sapevo più da che parte girarmi, stavo facendo troppe cose contemporaneamente e sentivo che un altro disastro era dietro l'angolo.
Feci attenzione a non far cadere nulla dagli scaffali quando afferrai la busta con i chicchi di caffè, poi tornai dietro al bancone e riempii la macchinetta nell'apposito spazio. Proprio in quel momento entrò un cliente così mi spostai alla cassa per prendere l'ordine mentre Nicola stava servendo un tavolo con sei persone.
Una volta concluso il pagamento, mi avviai verso le vivande per completare il cappuccino che mi era stato chiesto, intanto un signore apparve davanti al bancone e mi chiese una fetta di torta.
Mi resi conto che non avevamo ancora svuotato la lavastoviglie e le forchette pulite erano tutti dentro lì, così mi chinai per prenderne una e sentii una voce maschile richiamarmi dall'altro lato del bancone: "Scusa, c'è..." mentre il nuovo avventore completava la frase, mi raddrizzai e la forchetta che avevo tra le mani cadde sul pavimento con un rumore metallico.
"Ah" disse il ragazzo davanti a me "ci conosciamo" le sue labbra si allagarono in un sorriso cordiale mentre i miei occhi si spalancavano per l'orrore.
Lorenzo!
"Scusi, la mia torta?" instette l'uomo di fianco a lui, con una certa impazienza nella voce, ma io non riuscivo più a muovermi, nella mia testa l'unico pensiero era dannazione!
"Ehm" si schiarì la voce Lorenzo che non capiva il motivo del mio blocco fisico e mentale "lavori qua, quindi" concluse tanto per farmi riprendere.
Oh cavolo, che dovevo dire... che dovevo dire?!
Cercai una scusa plausibile per giustificare la mia tenuta da lavoro e la mia presenza dietro quel bancone, ma non ne avevo neanche mezza.
"Signorina, la mia torta?" tornò a ripetere il signore che si stava irritando sempre di più, ma ancora una volta lo ignorai e mi concentrai su Lorenzo.
"Già, lavoro qua" mormorai incapace di trovare altro da dire, ma riuscii ad aggiungere "da poco"
"Allora ci vedremo spesso" disse lui con un'espressione cordiale sul volto.
"Devo ancora aspettare molto per la mia torta?" mi chiese il cliente poco paziente, lanciandomi un'occhiata risentita. Mi aveva davvero stufato.
"Ancora con questa dan..." non riuscii a finire la frase, fortunatamente, perché Nicola apparve al mio fianco con un piatto sopra al quale era poggiato il dolce tanto richiesto e con gentilezza la allungò al signore dicendo: "Ecco a lei, la sua torta"
Lui borbottò qualcosa, afferrò il piatto e tornò al suo tavolo, mentre Nicola mi guardava di traverso come a rimproverarmi silenziosamente per il mio atteggiamento poco cortese.
"Nico" disse Lorenzo, spostando i suoi occhi da me a lui "hai prenotato per domani?" continuò poi, catturando totalmente la mia attenzione.
Che cavolo dovevano fare insieme?
"Sì, è tutto confermato" rispose Nicola mentre preparava le ordinazioni del tavolo che stava servendo.
Decisi di rischiare e osai: "Cosa fate domani?"
Entrambi mi guardarono, come se solo in quel momento si fossero ricordati della mia presenza lì, e ciò mi creò non poca irritazione, ma decisi comunque di allargare le labbra in un lieve sorriso.
"Andiamo a fare bungee jumping" dichiarò con entusiasmo Lorenzo, poggiandosi con le braccia al bancone.
Oh mamma mia...
"Vuoi unirti a noi?" domandò Nicola, cogliendomi di sorpresa. Era ancora intento a posizionare le tazze sul vassoio che avrebbe portato ai clienti, quindi non mi stava guardando.
Assolutamente no, pensai.
"Sì" mi ritrovai a dire senza che il mio cervello avesse comunicato alcun comando alla bocca.
"Davvero?" tornò a chiedermi Nicola, questa volta lanciandomi un'occhiata perplessa.
"Più siamo, più ci divertiamo" intervenne Lorenzo facendomi un occhiolino del tutto inaspettato. Questo mi diede una tale carica che senza considerare bene quello che stavo accettando di fare, esclamai: "Certo!"
Nicola assunse un'espressione divertita mentre si apprestava a sollevare il vassoio e passava dietro di me per aggirare il bancone e raggiungere il tavolo da servire.
"Hai mai fatto bungee jumping?" mi chiese Lorenzo una volta soli, sporgendosi leggermente verso di me.
Il linguaggio del corpo era chiaro, qualsiasi cosa stessi facendo, stava funzionando, sembrava attratto da me, o almeno un po' interessato.
"No" risposi, raddrizzando la schiena per darmi un minimo di contegno nonostante il mio outfit.
"Anche Federica non l'ha mai fatto. Potrete darvi supporto a vicenda" disse lui, facendo scomparire all'istante il sorriso che avevo sulle labbra.
"Federica?" ripetei con voce irritata, assottigliando gli occhi.
"Oh" esclamò Lorenzo, credendo ovviamente che io non avessi idea di chi lei fosse "è la mia fidanzata"
Lo sapevo che era la sua dannata fidanzata!
"Viene anche lei domani" concluse poi, continuando a sorridere come un ebete.
Cavolo, veniva anche lei. Cavolo, cavolo, cavolo!
Quando Nicola tornò verso di noi, concordò con Lorenzo un orario per trovarsi e partire insieme, poi si congedò e uscì dal locale senza aggiungere altro.
Era stato un totale disastro questo incontro. Totale.
"Sei davvero sicura di voler venire?" cercò di informarsi ancora Nicola, mentre finiva di pulire la macchinetta del caffè.
Prima di rispondere tentennai... ero sicura? Non avevo mai preso in considerazione di fare una cosa del genere e non era assolutamente nel mio stile lanciarmi nel vuoto con una corda attaccata alla caviglia.
Ma avevo accettato davanti a Lorenzo e non volevo rendermi ancora più ridicola del necessario, aveva già scoperto che facevo la cameriera, volevo fargli credere di essere pure una codarda?
"Sicura" dichiarai con tono deciso, anche se dentro di me ero ancora in conflitto. Per amore, no anzi, per soldi, ero disposta a spingermi fin qua?
"Bene" disse lui, mostrandomi un sorriso "allora scrivimi il tuo indirizzo di casa, ti passo a prendere domani"
Annuii e gli inviai un messaggio sul cellulare con la via, ci eravamo scambiati i numeri i primi giorni di lavoro, così potevamo aggiornare per questioni lavorative. Proprio mentre premevo invio, un pensiero mi folgorò: "Ma costa molto?"
"Tra i cento e i centocinquanta euro" ribatté lui con tranquillità, tuttavia mi ritrovai a spalancare gli occhi sconvolta. Costava così tanto?!
Tornando a casa quella sera, feci dei rapidi calcoli mentali su quanti soldi avevo, quanti ne potevo spendere e quanto mi sarebbe costato in termini di sopravvivenza questo colpo di testa che aveva appena accettato di fare.
Non me lo potevo permettere! Se ogni attività che mi avvicinava a Lorenzo era così costosa, sarei finita in mezzo a una strada prima ancora di poter far breccia nel suo cuore. Quale poteva essere la soluzione?
Sbuffai mentre varcavo la porta d'ingresso del mio palazzo e mi lamentai ad alta voce: "Ho fatto fatica a trovare un lavoro, dove ne scovo un altro?"
"Buonasera, cara" mi salutò la signora Lina, facendomi sobbalzare. Era poggiata con la schiena alla porta rotta del locale spazzatura, per evitare che si chiudesse, e stava finendo di buttare i suoi sacchi.
"Faccia attenzione a non restare chiusa dentro" risposi con tono tagliente, non riuscivo a farmela piacere questa signora, nonostante avesse modi gentili con tutti, mostrava sempre quella strana espressione di supponenza.
"Non sono così sciocca" commentò lei ingenuamente, facendomi irritare. Forse non sapeva che mi era capitata una cosa del genere, ma dal sorriso divertito che notai sputare sulle sue labbra, immaginai che in qualche modo ne fosse a conoscenza.
Mi avviai verso le scale ma la voce della signora mi raggiunse ancora una volta: "Stai cercando un lavoro?"
Mi bloccai e mi voltai verso di lei, ma anziché vederla davanti alla porta rotta, come mi aspettavo, me la ritrovai a pochi passi di distanza. Come aveva fatto?
"S-sì" balbettai colta alla sprovvista, stringendo la presa sul corrimano.
"So che qualcuno sta cercando un aiuto" continuò l'anziana, iniziando a salire i gradini lentamente.
Era vero che questa signora non mi andava a genio, ma un lavoro extra mi serviva... mi serviva davvero!
"Chi?" indagai, raggiungendola a metà della prima rampa di scale.
"Io" disse semplicemente lei, continuando per la sua strada.
"Come?"
"Mi serve solamente un aiuto qualche ora durante la settimana" spiegò la signora, raggiungendo il pianerottolo del primo piano.
Non mi piaceva per niente dove stava andando al conversazione.
"Che genere di aiuto?" provai a capire, continuando a seguirla.
"Sai, ormai sono diventata vecchia, mi stanco facilmente, ho bisogno di qualcuno che mi dia una mano con le faccende di casa"
"Cioè una serva?" domandai acida.
La signora si bloccò a metà delle scale che portavano al suo pianerottolo e disse: "Ti pagherei ovviamente"
"Quindi davvero una serva?" ripetei incredula, ma per chi mi aveva preso?
Lina non mi rispose ma raggiunse la sua porta e infilò la chiave nella serratura mentre io la superavo e continuavo la salita nervosamente.
"Pensaci, cara" gridò infine, con quel suo solito tono di finta dolcezza.
Cameriera e pure governante, stava forse cercando di rendere realtà il mio peggior incubo?
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