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Capitolo 7

                                                Capitolo 7

Laura

“In una di queste case viveva mio cugino ed è lì che… io l’ho ucciso”

Spalanco la bocca poi mi mordo accidentalmente la lingua e un dolore penetrante mi esplode in bocca, lo fisso senza battere un ciglio, il mio stupore e incredulità credo che si possa vedere su tutto il corpo.

Sergio è fermo davanti a me nella sua totale oscurità e colpevolezza.

I secondi che passano sembrano secoli, mentre i suoi lineamenti si modificano sotto la spinta di un sorriso che dopo poco si trasforma in una risata beffarda, talmente energica da scuotermi da capo a piedi.

Continuo a guardarlo senza muovermi, credo di avere la faccia congelata.

“Dovresti vederti! Cristo, sei una credulona fiorellino!”

Scuote la testa continuando a ridere e poi mi lancia uno sguardo sagace.
“Non ho ucciso mio cugino!”

I miei polmoni riprendono a funzionare lentamente, il mio cuore continua a battere ad un ritmo sostenuto.

Okay Laura calma!
Umorismo alla Sergio Mantovani
Dopo questo posso sopravvivere sicuramente alla grande!
Ribatterò con una battuta sul cibo, sulla fame nel mondo… vedrò!

Adesso comincio a vergognarmi per esserci cascata così, su due piedi.

Le sue labbra ancora portano il segno di quella risata.

“Sembra che tu abbia due personalità agli opposti, che vogliono scendere dal loro podio” gli dico diretta e spontanea.

Il suo sorriso scompare all’istante e si passa di nuovo le dita, tra i suoi splendidi capelli scuri.
“Faccio il coglione quando sono nervoso” ammette sincero.

Sono sorpresa, lo apprezzo molto perché dichiarando così apertamente con quali mezzi affrontiamo le paure, è veramente coraggioso e apprezzabile.

Sergio mi guarda e prima di rimettersi il casco mi dice serio:
“Te l’ho detto stamattina: ti sei fatta un’idea sbagliata su di me!”

Monta sulla moto la riaccende e ripartiamo.

Sì ha ragione… stò iniziando a crederci anch’io
Lui vuole che io lo conosca?

Dopo poco ci fermiamo in un luogo dove le case si fanno più rade facendo spazio a più esercizi pubblici con alcune insegne sbiadite dal tempo.
Sergio rimane sulla moto e mi indica un esercizio pubblico e il mio sguardo cade su un vecchio ristorante, rimango in silenzio.
Lui sembra assorto mentre lo guarda.

“Non è cambiato niente” dice mentre riflette tra sé.

“La costruzione è più vecchia di me e te messi insieme, la struttura ha del potenziale ma non è stata fruttata. In compenso si mangia da Dio” mi spiega senza batter ciglio.

“Deduco che lo conosci, ok mi hai incuriosito. Pranziamo qui?” domando diretta.

“Assolutamente NO!” risponde categorico

“Va bene come vuoi. Vorrà dire che proverò la cucina Greca altrove” gli dico senza problemi

“Come lo hai capito?” mi domanda stupito

“Si chiama “Kyros” è un nome di origine greca. Sinceramente ho tirato ad indovinare” rispondo sincera

“Hai lavorato qui? Per questo nelle tue ricette c’è qualcosa di mediterraneo?” domando curiosa

“Come sai cosa cucino? Non abbiamo parlato del mio stile” mi domanda perplesso

“Internet mio caro” rispondo solerte

Sergio rimane in silenzio per qualche istante.

“Quelle sono informazioni povere e incomplete, lì trovi che ho iniziato a diciotto anni, nessuno sa che in questo rudere ho fatto i miei primi passi per diventare quello che sono oggi. Avevo quindici anni quando ho messo piede lì dentro” ammette sincero.

Nel mentre un signore di una certa età esce per buttare via dei sacchetti.
Sento Sergio irrigidirsi sul sellino della moto.

“Non voglio che mi veda, è passato una vita”

“Quanti anni?” domando curiosa

“Dieci” risponde serio

“Non ti vede da quando avevi diciotto anni?” esordisco forse troppo basita, per quello che sono per lui.

Sono solo la sua fotografa
Cosa vuole da me?

“Brava passerai in matematica, fiorellino” mi dice leggermente allegro.

Decidiamo di andare a cercare un posto per mangiare, Sergio mette in moto e dopo alcuni minuti siamo seduti davanti, in un piccolo ristorante all’aperto.
Un raggio di sole illumina il suo viso, ma la sua espressione è cupa.
Rimango ad osservarlo in silenzio mentre gioco con una ciocca dei miei capelli.

Dovrei cogliere l’occasione per scattare qualche foto o fargli almeno qualche domanda sul tipo di foto che vuole veramente, ma non riesco ad emettere una parola.

I suoi occhi scuri sono pieni di contraddizioni e mistero, dovrei capire, o almeno scoprire il suo lato oscuro.

Perché un vecchio ristorante riesce a fare a pezzi la sua strafottenza e la sua sfacciataggine?

Vorrei fargli capire che di me si può fidare, ma non è un soggetto facile.
Sono una fotografa, non sono una giornalista non andrei mai a vendere la sua vita privata.

E ad un tratto Sergio alzando il suo sguardo magnetico e tenebroso mi dice:
“Kyros è stato il mio maestro. Tutto quello che so è grazie a lui, se amo questo lavoro è per merito suo, nonostante la mia ferrea riluttanza. Mi ha insegnato che cucinare è un’arte che non ha nulla a che fare con la fame. Non vedevo quel posto da dieci anni… dieci lunghi anni. Ho cercato con tutte le mie forze di allontanarmi da questo posto, da questa gente ma ora che sono qui, è come se avessi smesso di colpo di trattenere il fiato. Le radici mi chiamano. Non stò dicendo che respiro, ma è come farlo nella polvere, ed è meglio comunque che restare in apnea”

Io rimango in silenzio non voglio sciupare questo momento così personale, lascio che lui si senta libero di continuare, se vuole.

Si stà aprendo con me e ne sono felice.

Laura che ti succede?

“Ho iniziato a lavorare lì ed imparare a cucinare a quindici anni, tutti i giorni dopo la scuola e ti posso giurare Laura che era l’ultima cosa al mondo che volessi fare” mi dice con estrema sincerità.

“Credevo che fosse la passione a spingere una persona a superare i limiti. Come può una persona a diventare tutto quello che sei diventato senza voglia di farlo?” domando perplessa e incuriosita.

“Ci sono state tre fasi, la passione è stata la terza, le prime due la rabbia e la tenacia” risponde serio.

“La rabbia?” domando spontaneamente

I suoi occhi mi penetrano fino a spiazzarmi, i brividi che sento sono un misto d’emozioni contrastanti.
Curiosità, eccitamento, paura mista a non so cosa di preciso.

Sergio incute timore, paura, soggezione ma in lui vedo gentilezza, affetto e un’estrema voglia d’amore…

“La rabbia è una delle peggiori emozioni” mi dice risvegliandomi dai pensieri.

“Ti trasforma in qualcuno che non vorresti essere, mai. Ti annebbia il giudizio. Sono stato incazzato per anni, mi sono logorato Laura, per anni. Poi lentamente giorno per giorno tutto si è sciolto come neve al sole. Tutto assurdo. Ho cominciato a conoscere me stesso, Sergio. A chi fossi veramente, senza oscurità e falsità nell’anima. Fino ad allora è stato veramente frustante credimi, Laura”

Il mio nome pronunciato dalla sua voce sexy mi fa accapponare la pelle…

Laura!
SMETTILA!
Dopo Maurizio basta!

“Ti credo Sergio” sussurro dolcemente.

Lui continua a guardarmi intensamente come se volesse farsi conoscere veramente.

Il Sergio che nessuno conosce.

“A volte mi sarei strappato tutto, cuore, pelle. Poi senza una ragione ben precisa ho iniziato a vedermi in modo diverso. A vedere tutto in modo diverso. Ho cominciato a credere che potessi anch’io provare tranquillità, serenità”

Gli sorrido all’istante.

“Perché pensi che le persone siano tutte tranquille e serene?”

Io in questo periodo non lo sono, ma cerco di non darlo a vedere.

Lui mi sorride come se leggesse tra le mie righe e annuisce.
“Se penso che in quel ristorante ho passato i miei momenti peggiori e i miei momenti migliori, mi sembra tutto così strano e singolare che tutto combaci”

Oh Santo Cielo
C’è un universo dentro questo ragazzo
Che cosa hai subito in gioventu’, Sergio?

E istintivamente mi ritrovo a dirgli con estrema leggerezza:
“Ti capisco. In un certo senso è così’, anche per me”

Lui mi guarda e con estrema dolcezza e curiosità mi chiede:
“Il tuo ex?”

E’ come una pugnalata in mezzo al petto.

Lo guardo perplessa e come se capisse la mia domanda, lui mi dice:
“Ho dedotto che ti riferissi ad un ex. L’altra sera ti è squillato il telefono varie volte e tu non hai mai risposto. Di solito si fa con gli ex”

“Già! Maurizio” rispondo mordendomi un lato della bocca per poi semplicemente dire:
“Se penso che per quell’infame avrei dato il mondo, mi si accappona la pelle. Ma capita quando hai un bravo attore fra le mani”

Sergio mi ascolta senza commentare.

“Bè credo che sia giunto il momento di andare” mi dice alzandosi per poi andare a pagare il conto.

E una domanda mi scappa dalla bocca:
“La tua ragazza sa tutto questo?”

Non faccio in tempo a rendermi conto
Mi mordo subito la lingua
Cazzo Laura!
Perché gliel’hai chiesto?
Non deve importarti la sua vita privata!

Lui si sofferma e mi guarda con i suoi occhi scuri color cioccolato
“Come sai di lei?”

“Il giubbotto, il suo profumo” rispondo a bassa voce ma diretta.

“No, Angela non sa niente”
I nostri sguardi si studiano

“Sergio?”

“Sì?”

“Kyros ti ha trattato male?”

“Kyros mi ha salvato la vita”

Detto questo si avvia alla moto.

P.s.

Dopo queste confessioni da parte di Sergio, che dire?

Aspetto i vostri commenti e i pensieri che avete su Sergio.

Come vi sembrano insieme?

Vi aspetto nel prossimo capitolo

Bacio e ⭐

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