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HAMILTON & Co. // @unalacrimanelmare




PROMPT: FANTASMI

CARATTERISTICA: IL PERSONAGGIO HA UN GRUPPO CON CUI ORGANIZZA SPEDIZIONI PER CACCIARE I FANTASMI / ESPLORARE CASE INFESTATE (VOLEVANO FARNE UN BUSINESS MA NON STA PROCEDENDO ALLA GRANDE, PER ORA...)

DOVE O QUANDO: IN UN CASTELLO / IN UNA TENUTA

Unalacrimanelmare




La ghiaia del cortile, sotto le scarpe da tennis, scricchiola ricordando a Max i pomeriggi passati a rincorrersi in giardino con sua sorella Victoria.
Sono anni che non torna alla vecchia tenuta di famiglia, immersa nelle campagne olandesi.
Il mulino, non in funzione da tempo, la casa con il tetto a punta e l'aria tetra, il fiume che scorre a pochi passi da loro, l'odore di erba bagnata e quella sensazione alla bocca dello stomaco che non è mai davvero andata via.

Anche Ecate, appena scesa dalla macchina, può percepirla. Il suo sesto senso le urla di allontanarsi da quella casa e, di solito, non sbaglia mai quando capta qualcosa di strano.
Questa volta, però, non può seguirlo.

<Qualcuno mi aiuta con l'attrezzatura?> domanda Lewis, attirando l'attenzione di tutti i presenti, troppo concentrati a guardarsi attorno.
Charles e Daniel annuiscono, avvicinandosi al fuoristrada per dare una mano a scaricare tutto l'occorrente per cacciare i fantasmi.

Una buona scorta di sale, bombe a mano con polvere di alluminio e zolfo, una rete rinforzata con scaglie di metalli preziosi e molte altre cose degne di una squadra di cacciatori di spiriti.
Era stato Lewis, prossimo al ritiro, a proporre di creare un business nuovo, sorprendendo tutti.
Ecate non aveva potuto rifiutare la sua offerta, in fondo l'altro mondo l'affascina e nemmeno lo scetticismo di Max l'ha fermata dal buttarsi a capofitto in questa nuova avventura.
Charles è arrivato dopo, probabilmente sfiancato dal compagno di squadra, anche perché non sembra per niente felice di quell'idea.

<Quella roba non vi servirà, i fantasmi non esistono... specialmente in questo posto> esclama Max, un sopracciglio alzato e lo sguardo scocciato. Si è fatto convincere da Ecate, ma soprattutto da Daniel, lasciandosi trascinare fin lì, però ora è pronto a usare questa serata di Halloween per dimostrare che è tutto nella loro testa.

<Maxie, sei stato tu a dirmi della leggenda e anche dei rumori che tu e Vic sentivate da piccoli; quindi, ora non puoi più tirarti indietro> ribatte l'australiano avvicinandosi a lui con un fuoco d'artificio nella mano.
Era stata di Daniel l'idea di recarsi lì proprio la notte di Halloween, quando il velo tra i due mondi si fa più sottile, per mettere alla prova il business di Lewis. La "Hamilton&co", a parte qualche chiamata anonima di qualche fan, non aveva preso nemmeno un caso e quello della tenuta di campagna di Max sembrava perfetto per iniziare.

<Vorrei saperla pure io questa leggenda> confessa Charles, con in mano un borsone pieno di cose "utili", inclusi i libri che Lewis sta leggendo per studiare l'argomento.

Ha scoperto da poco che il giorno di tutti i Santi ha una tradizione romana. I lemuria - da lemuri, gli spiriti dei morti -erano feste antiche celebrate nel mese di maggio, istituite da Romolo per placare lo spirito del fratello Remo. La tradizione prevedeva che il pater familias gettasse alle sue spalle delle fave nere, per nove volte, recitando antiche formule. La notte di Halloween, quindi, ha una storia lunga, forse anche complessa, ma sembra davvero che il velo che separa i vivi dai morti si faccia più sottile permettendo di entrare in contatto con una dimensione extra corporea.

<Prima entriamo, facciamo un sopralluogo, sistemiamo l'attrezzatura, e poi Daniel te la racconterà> risponde Ecate, attraversando il vialetto che la separa dall'ampio portone d'ingresso. È la prima volta che mette piede in quella tenuta, nonostante i racconti di Max e i loro ormai quattro anni di relazione.

La sensazione che prova, quando il pilota olandese fa scattare la serratura, non può spiegarla a parole. È come avere un nodo allo stomaco, paura mista a piacere, voglia di scappare il più lontano possibile e attrazione, come una grossa calamita a cui fai fatica a opporre resistenza. Devono averla sentita tutti perchè un silenzio, quasi fastidioso, si fa spazio tra loro mentre entrano nella tenuta.

Max accende la luce rivelando un ampio salotto con il camino e un divano ricoperto da un telo trasparente. L'odore della polvere è pesante, le assi in legno scricchiolano e tutto attorno a loro appare immobile, persino l'aria sembra la stessa di quando la casa è stata costruita. I muri in pietra, l'arco che indica l'entrata della cucina, le scale a chiocciola che portano nelle stanze, tutto è antico, tutto sembra essere esattamente nello stesso punto dove si è sempre trovato.

<Iniziamo il sopralluogo?> domanda Lewis, tirando fuori un paio di torce. La casa è dotata di tre piani, due abitabili e una soffitta poco utilizzata dove i nonni di Max hanno infilato tutto ciò che non era necessario, quasi come se fosse una discarica di ricordi.

<Max, Ecate ed io perlustriamo il primo piano, tu e Charles le camere>.

Daniel sorride, prende un borsone e non aggiunge più nulla incamminandosi verso la cucina. Anche Lewis sembra essere d'accordo con l'australiano e, dopo averlo imitato prendendo l'attrezzatura, fa un cenno con il capo a Charles per invitarlo a salire al piano superiore.

<E per la soffitta?> domanda Ecate, ancora in piedi davanti alla porta.

<Non ti preoccupare, vado io, poi vi raggiungo> risponde Max lasciandole un delicato bacio sulle labbra, il primo della giornata.

Ecate sorride accarezzando il suo braccio <Stai attento> lo ammonisce notando subito come il ragazzo alza gli occhi al cielo sbuffando <Tranquilla, te lo ripeto, non ci sono fantasmi, al massimo cumuli di polvere e tanti, tantissimi ricordi>.

Ma in fondo anche i ricordi possono uccidere, no?

Ecate non dice più nulla, anzi raggiunge Daniel e inizia la procedura che Lewis ha avuto la premura di spiegare durante il viaggio. Prima di tutto cospargono di polvere di zolfo e alluminio, mischiata al sale, ogni possibile uscita, dalle finestre alle porte. Un sottile strato basta a creare una barriera per non permettere al fantasma di scappare rimanendo così bloccato all'interno della casa. Poi posizionano, nei punti che sembrano essere i più promettenti, le reti per catturarli; inoltre creano cerchi di sale sul pavimento per poter avere una protezione in qualsiasi stanza. Solo alla fine contano le bombe a mano - e i fuochi d'artificio da usare in casi molto estremi, vista la loro pericolosità - posizionandole dove è più facile prenderle.

Lewis e Charles seguono lo stesso itinerario, anche se il monegasco continua a starnutire per via della polvere e sembra sentire rumori anche quando questi non esistono. Preoccupato per via della leggenda che ancora non conosce, non riesce a concentrarsi come dovrebbe, costringendo il più anziano a riprenderlo in continuazione.

<Non mi sembra una buona idea questo business Lewis, forse dovresti darti ai tornei di briscola come fanno tutti i pensionati> esclama, disegnando a terra un cerchio abbastanza ampio, prestando attenzione al sale che non deve sparpagliarsi.

L'inglese arriccia il naso e scuote la testa <Cosa ci sarebbe di adrenalinico in un torneo di briscola?> domanda, cercando di far capire al compagno che lui non è alla ricerca di qualcosa di tranquillo. Non ha mai avuto, nemmeno da bambino, una personalità statica, ha sempre ricercato il limite e se non può più farlo con le auto perchè non buttarsi in qualcosa di altrettanto pericoloso ed eccitante?

<Non lo so, anticipare le mosse del tuo avversario? Sperare che non abbia una briscola in mano? Stracciare tutti i partecipanti e portarsi a casa il prosciutto?>

<Il prosciutto?> ripete Lewis, nascondendo una risata dietro a un sorrisino.

<Si, adesso non so bene quali siano i primi premi, però ci sono> ribatte il monegasco, ammirando il suo capolavoro sul pavimento. Cinque piccoli cerchi, più forti e più potenti, che possono contenere al massimo due persone - proprio in casi limite.

<Finiamo qui e andiamo a mangiare, spero non ci sia del prosciutto>

<Non credo, in fondo non hai vinto nessun torneo di briscola>

Poco più tardi i ragazzi si ritrovano davanti al camino, acceso da Max con la legna che ha trovato in soffitta. L'aria sembra essere meno tesa, parlano allegramente di ogni argomento possibile, le risate si fanno spazio tra i muri di pietra e non sembra nemmeno essere la notte di Halloween. Tutto è tranquillo, fin troppo tranquillo.

<Daniel, vuoi raccontare a Charles la leggenda?>

Ecate, con quella domanda, spezza l'allegria riportando tutti alla realtà, al vero motivo per cui sono lì. L'australiano si mette comodo e chiede a Max di spegnere la luce. Rimane solo il camino che illumina i loro visi, ma nulla più.

<Questa tenuta nel 1800 era abitata da una giovane ragazza di nome Sien, figlia di un contadino che viveva dei frutti di questa terra. La sua vita era tranquilla, passava le giornate ad aiutare la madre a prendersi cura dei suoi fratelli più piccoli e a tessere la lana delle loro pecore>

<Una vita di merda, in sostanza> lo interrompe Max, facendo sorridere Ecate, ormai abituata ai suoi commenti un po' acidi.

Daniel lo guarda male, ma non dice niente continuando il suo racconto <La sua vita proseguiva lentamente, fino a quando la peste non giunse nel suo villaggio decimando giorno dopo giorno sempre più persone. Anche la sua famiglia venne colpita, morirono tutti tranne Sien, miracolosamente salva>.

<Forse era una strega e sapeva come non infettarsi>

Il commento, questa volta, è di Ecate. Il suo nome è quello di una potentissima Dea della magia, signora dell'oscurità, regina della notte, della luna, dei fantasmi. Per questo, fin da bambina, si è appassionata alla magia, alle streghe, alle antiche leggende, di donne messe al rogo per aver continuato a pregare la loro Dea.

<Questo non ci è dato saperlo, ma sappiamo che il padre, prima di morire, aveva pensato al suo futuro promettendola in sposa a Hank, un uomo d'affari burbero, molto incline all'uso della violenza, e spesso ubriaco. Non potendo mantenersi da sola Sien fu obbligata a sposarlo, nonostante fosse a conoscenza del suo comportamento. Forse era davvero una strega perchè per anni riuscì a tenerlo a bada, inserendo un tranquillante nel suo cibo>

Un rumore, un forte rumore, interrompe il racconto di Daniel facendo saltare in aria Charles <Cos'è stato?> domanda il monegasco, già pallido in volto.

Max ride <Niente, è solo caduto il candelabro> spiega, indicando la credenza poco distante da loro. Charles sembra tornare a respirare tranquillamente, almeno fino a quando Lewis non pone la domanda che tutti, tranne lui e Max, si stanno facendo.

<E come ha fatto a cadere se nessuno l'ha mosso?>

Silenzio, tutti si guardano negli occhi senza saper bene cosa fare o cosa dire. Non hanno il coraggio di rispondere a quella domanda, anche perchè quel candelabro è caduto da solo all'improvviso e l'unica risposta plausibile la conoscono già.

<Continuiamo?> chiede Ecate, lasciando in sospeso ogni possibile questione.

<Stavamo dicendo che Sien riuscì a controllare l'ira di Hank con ogni possibile intruglio, almeno fino a quando la gravidanza non la costrinse a letto. Una sera il marito tornò a casa ubriaco, dopo che uno dei suoi affari era saltato. Se la prese con la moglie iniziando ad urlare ogni tipo di insulto. Lei, indifesa, non poteva far altro che ascoltarlo e sperare che non alzasse le mani. Questo, ovviamente, non accadde; anzi Hank, poco lucido, uccise a colpi di ascia sia lei sia il bambino nel suo grembo>.

<Che storia orribile> commenta Charles, ancora tremante.

<E non finisce qui perchè la mattina dopo, finalmente lucido, si accorse di ciò che aveva fatto. Ormai, non potendo più riportare in vita lei o il bambino, la seppellì nel giardino e andò al lavoro. Nel giro di poche settimane iniziò ad avvertire strani rumori, come se in casa ci fosse qualcuno, ma non c'era nessuno. Nel giro di pochi mesi iniziò a sentire il pianto di un bambino e le urla di una donna, si dice che vide persino lo spirito della moglie vagare per queste stanze. Preso dalla disperazione e credendo di essere diventato pazzo, sì buttò nel fiume, scomparendo per sempre tra le sue acque>.

Al pronunciare dell'ultima parola, quando la voce di Daniel si affievolisce fino a disperdersi nell'aria, il fuoco acceso nel camino si spegne, non lasciando nemmeno la parvenza del suo passaggio. Il buio totale pervade la stanza facendo mancare il respiro a tutti, tranne a Charles che, preso dalla paura, inizia ad urlare cercando invano di scappare verso la porta. Non riuscendo a vedere nulla inciampa su qualcosa, o forse qualcuno, ritrovandosi a terra dolorante.

<Calmi, una folata di vento avrà spento il camino> esclama Max, accendendo la sua torcia per illuminare i volti di tutti, compreso quello del monegasco, ancora tremante.

<Max, le finestre sono tutte sigillate>

Ecate sposta lo sguardo sul suo volto, gli occhi azzurri del ragazzo la scrutano prima scettici, poi sempre più increduli quando realizzano che la ragazza sta dicendo la verità. Ad attirare l'attenzione, però, è Charles ancora steso a terra. Il ragazzo si rialza tremante, gli occhi fuori dalle orbite, mentre ricerca nei volti dei suoi amici una spiegazione logica a ciò che sta accadendo.

<Bene ragazzi, si comincia> esclama Lewis, un piccolo sorriso dipinto sul volto. L'idea lo eccita, nonostante non sappia il livello di potenza del fantasma e nemmeno di cos'è davvero capace. Se non ha paura quando corre sulla sua monoposto a 300 km/h, perchè dovrebbe averne ora che non ha nulla da perdere?

Daniel annuisce <Maxie, fammi luce con la torcia, così trovo l'interruttore> ordina, voltandosi verso il suo amico Max. L'olandese, ancora scosso, sembra risvegliarsi quando sente l'amico chiamarlo con il suo nomignolo. Non risponde, ma fa esattamente quello che il più grande a chiesto, illuminando il cammino verso l'interruttore.

Quando Daniel prova ad accendere la luce, che per pochi secondi illumina la stanza, le lampadine sembrano fulminarsi provocando un rumore assordante di vetri rotti, accompagnati dal consueto urlo di Charles.

<Leclerc, possiamo calmarci, sarà saltata la corrente> lo riprende Lewis, posando una mano sulla sua spalla, cercando di tranquillizzarlo inutilmente. Il monegasco è troppo impaurito per ragionare e, ancora, non è successo nulla di davvero importante.

Ecate si avvicina a Max, accende la sua torcia e, con la mano libera, stringe quella dell'olandese. La sensazione che sente nel petto è strana, non riesce a definirla, sa solo che il suo corpo desidera scappare da quel luogo e la sta avvertendo in tutti i modi possibili. Non lo ascolta, si rifiuta di seguirlo, cerca in tutti i modi di ancorarsi a terra puntando i piedi.

<Lavoriamo con le torce> mormora, appoggiando la testa sulla spalla di Max. Il pilota le accarezza i capelli dolcemente, ma non riesce a darle nemmeno un bacio, perchè la finestra dietro di loro si spalanca all'improvviso. L'aria fredda di ottobre fa rabbrividire tutti e cinque che, con un gesto automatico, si stringono nelle loro felpe.

Non si accorgono della finestra fino a quando anche le altre si aprono all'improvviso iniziando un movimento di apri e chiudi, accompagnato da un fastidioso, anche se non c'è un filo di vento.

Charles non urla questa volta, non ha più voce. Trema, ma non per il freddo, mentre cerca la sua torcia nelle tasche dei jeans. Non la trova, così decide di usare quella del cellulare, illuminando i volti dei suoi compagni per cercare conforto.

<Charlie, sei un genio> esclama Daniel, tirando fuori anche il suo di cellulare, ma non per fare luce <La fotocamera riesce a catturare quello che l'occhio umano non riesce a vedere> spiega, puntando la camera verso i presenti e poi intorno a sé.

<Abbiamo degli aggeggi che rilevano la temperatura e si illuminano quando c'è un cambiamento> ribatte Lewis, cercando distrattamente per il salotto l'attrezzo di cui parla.

<Non ricordi il nome dei tuoi stessi strumenti del mestiere, secondo me è meglio passare la pensione tra festini e belle ragazze> lo punzecchia Max, prendendosi un pizzicotto sul braccio dalla sua fidanzata che lo guarda offesa da quella affermazione.

Vorrebbe dire qualcosa, ma un forte rumore l'anticipa. Si volta verso Daniel, trovandolo immobile davanti alla telecamera del cellulare. Sembra aver visto qualcosa, ma non c'è tempo di domandarlo perchè la luce si accende e si spegne una, due, tre volte. Le torce iniziano a funzionare male, ad intermittenza, e i ragazzi in preda al panico non sanno cosa fare.

<Ci dev'essere qualche interferenza> mormora Max, mentre cerca di dare qualche colpo alla sua torcia per farla riaccendere.

<Per interferenza intendi lei?> domanda Daniel, in un sussurro.

Il pianto di un bambino, forte e fastidioso, si diffonde per la casa. Sembra chiedere aiuto urlando a pieni polmoni, quasi disperato di non poter prendere parola, di non poter nascere. Non lo vedono, forse perchè nemmeno esiste, ma lo percepiscono nel ventre gonfio della figura che si presenta davanti a loro.

Una ragazza di appena diciannove anni, la pelle chiarissima, due occhi vuoti e spenti. Si tiene il pancione, proteggendolo invano dai pericoli del mondo terreno. Attorno a lei una luce bluastra, in grado di illuminare l'intera stanza. Fluttua, guardando i ragazzi immobili di fronte a lei. Non c'è paura, ma solo tanta, tantissima rabbia nel suo sguardo.

Eppure Ecate ci intravede anche un briciolo di tristezza, dovuto forse al fatto che nella vita precedente non ha potuto salvare se stessa, e soprattutto suo figlio, dall'uomo che avrebbe dovuto proteggerla. Forse, anche da morta, si domanda perchè non è scappata, perchè non ha tentato di ricominciare il più lontano possibile. Di cos'aveva paura? Cosa poteva fare più paura di un marito violento, un futuro incerto e una vita a cui sono stati rubati i sogni?

Il tempo sembra congelarsi, il velo tra i due mondi si è definitivamente spezzato. L'essere di ectoplasma davanti alla porta di casa - unica uscita - sta aspettando qualcosa, o forse qualcuno. Il pianto del bambino non smette di rimbombare tra le pareti entrando nella loro mente.

Charles è immobile, ha un braccio alzato che indica il fantasma e sta urlando, ma la sua voce non emette alcun suono udibile. Non riesce a muoversi, non riesce a pensare, non riesce nemmeno a respirare.

<Max, questo è il momento di trovare una di quelle tue spiegazioni razionali> esclama Daniel, cercando di smorzare la situazione. Ha ancora il telefono con la telecamera accesa, anche se ormai non è più necessario, riesce a vedere l'altro lato anche senza quel filtro.

L'olandese stringe forte la mano di Ecate <Magari stiamo dormendo e questo è solo un brutto sogno> cerca di arrampicarsi sugli specchi. La sua mente non è in grado di accettare - e tanto meno capire - ciò che sta vedendo. Non è possibile che quella ragazzina sia lì con loro.

<Siamo svegli Verstappen> lo riprende Lewis, che con cautela poggia una mano sulla spalla di Charles <Dobbiamo catturare quel fantasma> aggiunge, cercando con gli occhi lo sguardo degli altri.

<E come lo catturiamo?> domanda Ecate. Nonostante il viaggio in auto sia stato dominato da conversazioni riportate dal manuale, tutte le informazioni riguardavano l'evocazione e la difesa dai fantasmi, persino la loro cattura nelle reti apposite, ma nessuna di loro parlava di cosa fare dopo per eliminarli o rinchiuderli per sempre da qualche parte, lontano dal mondo dei vivi.

<Con la rete>

<E dopo che sono intrappolati nella rete?>

<Non lo so... non ci ho mai pensato>

<Possiamo sempre offrirle un tè e parlare dei bei vecchi tempi quando la peste sterminava la sua gente e il marito la uccideva a colpi d'ascia>

Lewis vorrebbe rispondere alle parole di Daniel, ma non fa in tempo perchè il pianto del bambino smette lasciando spazio al suono di passi sulle assi di legno. Lo scricchiolio, tipico degli stivali da cavalleria, lascia intendere che c'è un altro fantasma in quella casa. L'ultimo che manca all'appello.

Hank.

Prima di poter pensare a come agire, la figura davanti a loro si muove e con lei sembra alzarsi persino il vento. Non parla, ma con le mani crea gesti strani che nessuno di loro riesce a codificare. Solo quando gli oggetti nella stanza iniziano a fluttuare si accorgono che sono effettivamente finiti in un grosso, enorme, guaio.

<SCAPPIAMO> urla Lewis, prima di trascinare con sé il monegasco, ancora sotto shock. Salgono le scale alla velocità della luce, provocando rumore e polvere, così tanto da coprire il rumore dei passi di Hank. Appena giunti al secondo piano si posizionano all'interno dei cerchi che avevano predisposto prima.

<Lo zolfo Max, prendi lo zolfo> ordina Ecate, armandosi di quelle mini - bombe contenenti tutto il necessario per scacciare i fantasmi.

<Dov'è il manuale? Magari ci spiega come diavolo uscire da questa situazione>.

Max raccoglie le bombe allo zolfo mentre attende una risposta da parte di Lewis. L'inglese si guarda attorno, pensieroso, illuminando come meglio può l'ambiente con la sua torcia <Mi sa che l'ho lasciato di sotto> spiega, scrollando le spalle.

<C-c-c'è  u-u-n  f-f-a-a-ntas-s-s-ma> balbetta Charles, con il dito puntato ora verso il vuoto, ora verso la figura di Sien che, nuovamente si fa spazio tra loro.

<Questo lo sappiamo Charlie, ma grazie per avercelo detto> ribatte ironicamente Daniel, con voce più tranquilla del solito.

<UN FANTASMAAA, UN FANTASMA, COSA FACCIAMO?> strilla Charles, ormai in preda al panico. Il suo corpo sembra essersi risvegliato, così come i suoi pensieri. La voce torna a farsi sempre più forte, la paura si impossessa di lui così tanto che inizia ad agitarsi e a muoversi troppo. Prima che Lewis possa ricordargli di restare nel cerchio, il monegasco ha già fatto un passo indietro spezzandolo.

L'uso del sale - e con esso alte polveri - per la protezione deriva dalla credenza per cui gli spiriti siano affascinati dal contare. I demoni, le fate, i fantasmi e qualsiasi altro essere, si fermano per contare i granelli seguendo il bordo all'infinito. Per questo chi vuole fare questo lavoro deve avere la prontezza di lavorare in cerchio, e anche il motivo per cui le ciotole degli incantesimi hanno sempre forma circolare.

Il cerchio è una figura geometrica che rappresenta la pienezza e la ciclicità, rappresenta la perfezione e, quando viene spezzato, smette di compiere la sua funzione permettendo alle energie negative di attraversarlo.

Per questo il fantasma di Sien, che già percepiva la paura di Charles, si accorge immediatamente di quel piccolo spazio facendolo suo. Con una velocità impercettibile all'occhio umano si avvicina al volto del monegasco, ancora in preda a movimenti strani.

Quando si accorge che i suoi occhi, neri e vuoti, lo fissano ogni paura smette di esistere. Il suo corpo si rilassa, entra in uno stato quasi meditativo. Dentro lo sguardo del fantasma percepisce tutte le sue emozioni, rivede tutta la sua vita, sente tutta la sua energia.

<Charles> lo richiama Ecate, ma il ragazzo non può sentirla. Tutte le sue forze sono concentrate su Sien, che fluttua a pochi centimetri dal suo volto.

<No no no, dobbiamo assolutamente fare qualcosa> urla Lewis, preoccupato dall'idea che il fantasma possa nutrirsi delle energie del suo amico fino a svuotarlo completamente e ucciderlo. Nonostante sia il più anziano, oltre ad essere il titolare dell'agenzia, non riesce a pensare a qualcosa di logico. Per la prima volta nella sua vita non sa cosa fare, come agire, come salvare il suo compagno di squadra.

Un forte rumore interrompe i suoi pensieri, l'odore del fumo si diffonde nell'aria. L'ectoplasma del fantasma finisce ovunque, persino in bocca, ancor prima che lui possa effettivamente accorgersi di quello che sta succedendo. Max lo guarda con un piccolo sorriso dipinto sul volto, mentre Ecate stringe il braccio di Charles per spingerlo dentro il suo cerchio.

<Ma certo, le bombe> esclama l'inglese, cacciando via il fumo con la mano.

<Tutto qui? Bastava una bomba e boom addio fantasma?> domanda Daniel.

<Non proprio...> mormora Ecate, indicando la figura di Sien, nuovamente intera davanti a loro.

Il suo sguardo è puntato sul monegasco, l'anello debole della catena. Una volta preso lui, potrà pensare a prendere anche il resto del gruppo. Charles, questa volta, la guarda con aria di sfida mentre scuote la testa <Basta, io me ne vado> esclama, sempre più convinto che quella sia l'unica soluzione. In fondo i fantasmi sono legati al luogo in cui sono morti, no?

L'unico vero problema è uscire da quella casa, ma a lui non sembra importare. Liberatosi delle braccia di Ecate, esce dal loro cerchio e inizia a correre il più velocemente possibile verso le scale. Il fantasma lo segue, con una calma che appare quasi surreale, ma una velocità che non può appartenere al mondo dei vivi.

<CHARLES> urla Ecate.

Senza nemmeno pensare, lo segue giù per le scale, convinta che il ragazzo si infilerà in un guaio ancora più grosso di quello in cui già si trovano. Daniel, Max e Lewis si guardano per qualche secondo, poi l'urlo di Charles convince tutti e tre a scendere le scale il più velocemente possibili, armati questa volta di bombe a mano.

Al piano di sotto, però, non c'è nessuno. Il portone è spalancato e, al di fuori della casa, la notte sembra essere più nera e buia che mai. Il peso della magia che Halloween porta con sé si percepisce fin sotto la pelle. I due mondi non sono più distinti o divisi, ma sono finalmente uno solo, anche se per una notte.

<C'c-è u-un a-a-altro f-f-fantas-s-sma> balbetta Charles, attirando l'attenzione dei tre ragazzi che si precipitano in giardino. Ecate è in piedi di fianco al ragazzo, abbastanza sconcertata dalla visione davanti ai suoi occhi.

Se lo spirito di Sien, nonostante tutto ciò che ha subito, appare calmo, quello di Hank è irrequieto. Si muove molto più lentamente e, nella mano destra, tiene stretta un'ascia sporca di sangue. I suoi vestiti sono bagnati, il suo sguardo è pieno di odio e pazzia. Anche da morto non sembra aver ritrovato il senno.

<Cosa facciamo?> domanda Ecate, voltandosi verso i ragazzi. Ormai qualsiasi cerchio di sale è all'interno della tenuta e loro, con le poche armi che hanno a disposizione, non possono pensare di catturare nessuno dei due fantasmi.

L'unica possibilità che hanno è quella di usare le poche bombe a mano rimaste, lanciandole contro il fantasma, per poi prendere l'auto e scappare il più lontano possibile da lì. Ed è questo che Max fa, incredulo persino delle sue azioni, aiutato da Daniel e Lewis.

Per qualche secondo, dello spirito di Hank, rimane solo ectoplasma sparso per tutto il giardino. Daniel fa cenno a Ecate di condurre Charles in auto, lanciandole le chiavi. La ragazza le afferra al volo e, prima che possa proferire parola, viene letteralmente trascinata dal monegasco all'interno dell'abitacolo dove, finalmente, si sente al sicuro. Lewis, ancora frastornato da tutto quel fumo, segue i due mettendosi alla guida.

Anche Max e Daniel cercano di raggiungerli, ma il fantasma di Sien appare davanti a loro sbarrandogli la strada. L'olandese cerca l'ennesima bombetta a mano, senza però trovarla.

<Maxie, vuoi lanciare qualcosa contro questo essere?> domanda Daniel, voltandosi verso l'amico.

<Non c'è più nulla da lanciare>

<Perfetto, quindi le offriamo un tè? Eh, cara Sien, la vuole una bella tisanina calda? Curcuma e zenzero, così magari riusciamo a parlare con il suo bel maritino e a chiarire la situazione>.

Il sarcasmo di Daniel fa da scudo alle sue paure, in fondo non sa cosa fare per gestire quell'assurda situazione. Non può nemmeno incolpare qualcuno perchè l'idea è stata sua; era troppo eccitato dalla proposta di Lewis, pensava davvero che catturare un fantasma fosse facile. Un morto, d'altronde, non può morire due volte. Questo, però, significa che non puoi ucciderlo.

E nulla può, infatti, contro lo spirito di Sien, avvolta in un bellissimo vestitino a fiori, e contro quello di Hank ormai tornato alla forma originale. In un gesto istintivo e di protezione, fa un passo avanti coprendo totalmente il corpo di Max. Se lui non può scappare, almeno deve salvare il più piccolo.

<Che fai Daniel?>

L'australiano non riesce a rispondere interrotto dal suono di un clacson. L'auto, guidata da Lewis, è proprio dietro di loro. Ecate tiene aperta la portiera invitando entrambe a salire il più velocemente possibile.

Max e Daniel, senza farselo ripetere due volte, prendono posto nei sedili posteriori. Ancor prima che Ecate riesca a chiudere effettivamente la portiera, Lewis parte sgommando rumorosamente. I due fantasmi cercano di seguirli, così l'inglese, con il piede premuto sull'acceleratore, deve mettere in gioco tutti i suoi talenti da pilota.

<Ci stanno seguendo> esclama Charles, intimando al compagno di scuderia di andare più veloce.

Lewis non risponde, troppo concentrato nella guida. Non rallenta nemmeno quando riesce ad uscire dalla tenuta, allontanandosi il più possibile da quel luogo. La paura e l'adrenalina scorrono nelle sue vene, in maniera totalmente diversa da quelle che prova in Formula 1. Questa sensazione non gli piace, mai nella sua vita si è sentito più vicino alla morte di così.

Il silenzio cala nell'abitacolo, la velocità non accenna a diminuire, almeno fino a quando le prime luci dell'alba non spuntano da dietro un mulino a vento. Solo in quel momento, sicuro che il velo tra i due mondi sia ormai ricostruito, Lewis si permette di alzare il piede dall'acceleratore.

<Dove siamo?> domanda Daniel, guardandosi intorno.

<Direi da qualche parte nel bel mezzo dell'Olanda> risponde Max, storcendo il naso <Non appena sarà giorno pieno dobbiamo tornare a riprendere le nostre cose> aggiunge.

<Io in quel posto non ci metto piede nemmeno morto> esclama Charles, incrociando le braccia al petto.

Ecate sorride, appoggia la testa sulla spalla di Max e chiude gli occhi <Visto? I fantasmi esistono davvero> mormora, tra uno sbadiglio e l'altro. L'olandese non può ribattere questa volta, quindi decide di restare in silenzio, ascoltando il respiro dolce della ragazza farsi sempre più pesante.

<La sai una cosa Charles?> domanda l'inglese, voltandosi verso di lui.

<Cosa Lewis?>

<Ho rivalutato i tornei di briscola e il prosciutto>

Una risata generale si diffonde nell'abitacolo, la paura di quella notte sembra scivolare nell'asfalto, ma la magia rimarrà ancorata ai loro occhi, per sempre.

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