BUON COMPLEHALLOWEEN! // @WathAngie
PROMPT: CANDELE
CARATTERISTICA: IL PERSONAGGIO HA LAVORATO PER DECINE DI FAMIGLIE, MA QUELLA PER CUI STA LAVORANDO ORA E' DAVVERO LA PIU' STRAVANGANTE DI TUTTE
DOVE O QUANDO: ALLA PEGGIORE FESTA DI HALLOWEEN MAI ORGANIZZATA
Guardo inerme la signora Mitchell gesticolare animatamente mentre mi urla addosso parole per me senza alcun senso.
"Lei è un incapace! UN INCAPACE! Si rende conto di quello che ha combinato?! E non si aspetti che io paghi per una cosa simile perché..."
Lascio perdere le sue grida per voltarmi e indicare all'ennesimo ospite colpito da un attacco di diarrea la direzione per il bagno, la cui fila si scorge già da qui; con la scopa raccolgo da terra i resti della torta di compleanno, che ha trasformato il marmo candido del pavimento in una poltiglia appiccicosa e marroncina.
Mi giro e il fuoco negli occhi di Octaviana Mitchell mi colpisce di nuovo, intanto che la donna continua imperterrita ad inveirmi contro.
"Daniel! Ma mi sta ascoltando? Daniel?!"
. . .
Tre ore prima
"Daniel?"
Ignoro la voce gracchiante di Nell Mitchell, che continua a chiamarmi da svariati minuti, cercando di ricordarmi che, se voglio essere pagato, devo restare qui fermo e non darmela a gambe levate. Con il mio miglior sorriso finisco di servire il punch con i pezzetti di mela dentro al gruppetto di bambini che ho davanti e li saluto cordiale quando se ne vanno, per tornare a giocare.
"Psss Daniel?"
Sistemo meglio il mio mantello da Conte Dracula e risucchio le labbra in una linea sottile, facendo scomparire la mia espressione gioiosa per sostituirla con una decisamente più seccata.
La festa è iniziata da una ventina di minuti, gli animatori hanno già iniziato con i primi giochi, io ho finito di cuocere e sistemare tutti i dolci, una manciata di ospiti è già arrivata e la festeggiata...
"Ehi Daniel?"
E la festeggiata non ha niente di meglio da fare che starsene appollaiata sotto il tavolo del buffet, a cui io sono addetto, passando il tempo a parlarmi a vanvera delle cose più stupide.
"Daniel c'è polvere qua sotto. Daniel mi passi un biscotto? Daniel dimmi quando ci sono tutti."
Le mie risposte sono state perlopiù monosillabi e quando, all'ennesima richiesta, le ho detto che magari poteva anche uscire di lì e iniziare giocare con gli amichetti che erano già arrivati, lei ha alzato la tovaglia per guardarmi truce e rispondermi: "No, esco quando ci sono tutti. Devo fare la mia entrata". Puah, ragazzine viziate.
"DANIEL!"
Ruoto gli occhi verso il soffitto, preferendo contare tutti i faretti a led del sistema di illuminazione piuttosto che guardarla in faccia: lo so qual è il suo gioco, so che mi dirà la cosa più stupida di questo mondo per farmi distrarre e poi lamentarsi con sua mamma dicendo che non sono stato professionale.
Oh ma io non cederò, gliela faccio vedere io: sono sopravvissuto, più o meno, all'addio al celibato di Kimi nei suoi anni d'oro, quindi posso, anzi devo, resistere alla tirannia di una bambina di dieci anni.
Riesco a distrarmi dalla vocetta di Nell grazie all'arrivo di una delle mamme dei suoi amici, a cui sorridente servo un bicchiere di aranciata e uno di Coca-Cola, insieme a un paio di biscotti di pasta frolla a forma di-
"Ma cosa c'entrano i conigli con una festa di Halloween?" chiede con tono schifato la donna quando le porgo il piattino.
"Ehm... ma no, sono dei pipistrelli. Vede? Qua ci sono le orecchie, le ali e poi-"
La signora mi strappa di mano i dolci senza troppi complimenti, lancia un'altra occhiata storta ai miei biscottini e poi se ne va via bofonchiando chissà cosa, senza nemmeno finire di ascoltarmi.
Stringo i denti lanciandole minimo cinque maledizioni mentre si allontana. Brutta befana, insultare così i miei biscotti... dopo tutto il tempo che ci ho messo per farli! Non ho dormito per tre giorni e questo è il ringraziamento?
Sbuffo innervosito e mi appoggio al muro alle mie spalle, socchiudendo piano gli occhi per mettere a fuoco la stanza attorno a me.
Gli amici di Nell sono così presi dal trucca-bimbi da non notare la totale assenza della festeggiata; i loro genitori parlottano in un angolo con risate acute, facendomi pentire di aver preparato anche i cocktail alcolici per gli adulti; la pila di regali, troppo alta visto il numero per ora scarso di invitati, mi osserva dall'angolo vicino alla finestra.
Tutto il resto rispecchia alla perfezione l'atmosfera paurosa che la festeggiata aveva richiesto: le zucche intagliate, che tra l'altro hanno un odore orribile di morto, sono in tinta con le ragnatele e i pipistrelli che pendono dal soffitto, che per appenderli mi hanno fatto rischiare la vita innumerevoli volte, sembrano quasi veri.
Ma il mio vero orgoglio è un altro: la luce delle candele, con i riflessi caldi dei fuocherelli che proiettano piccole ombre scure sulle mura della casa che ormai si avvia verso la sera.
Sorrido compiaciuto. Cinque giorni, infinite bruciature ai polpastrelli, chili e chili di cera ma ce l'ho fatta: un'intera sala illuminata al novanta per cento da candele fatte interamente a mano dal sottoscritto.
Devo ammetterlo, ho sempre avuto un debole per le candele e, da qualche annetto, precisamente da quando Max mi ha regalato uno di quei set per farle in casa, ne vado letteralmente matto. Il caro Verstappen mi prende sempre in giro perché dice che non servono a niente, ma poi è il primo che le pretende come regalo non appena invento una nuova forma o fragranza.
Perciò, quando la signora Mitchell, madre di Nell nonché mio capo, mi ha affidato l'enigmatico compito di "sorprendere lei e gli ospiti con qualcosa di eccezionale" ho subito pensato di mettere in pratica il mio passatempo preferito.
Ho rischiato di mandare a fuoco questo posto almeno una decina di volte? Certo. Se potessi tornerei indietro e farei qualcos'altro, tipo del segnaposto di origami? Probabilmente.
Però dai, le mie candeline fanno proprio una bella figura. Poi sono pure arancioni!
Sospiro contento e lo sono ancor di più quando sento i bambini andare a giocare sul fondo della sala, dissipando così la confusione.
Ah, finalmente un po' di silenzio. Silenzio, assoluto silenzio... troppo silenzio?
Sono passati più di dieci minuti e Nell non si è più fatta sentire. Un po' preoccupato da tanta calma mi azzardo a buttare un occhio sotto il tavolo; stando ben attento a non farmi notare alzo un drappo della tovaglia che cade fino a terra, quel tanto che basta per vedere se la bambina sia ancora lì o meno.
Troppo tardi. Nell, che guardava un po' annoiata la gonna del suo abitino da strega, mi vede.
E io faccio l'errore da principiante, come fosse il mio primo giorno da babysitter per questa peste qua, come se non stessi lavorando per lei da quasi tre mesi: soffermo gli occhi su di lei per un secondo di troppo. Così finisce che il suo sguardo incontra il mio e lei riapre bocca.
"Daniel?"
Non di nuovo, ti prego.
Tiro su di scatto la testa, nella speranza vana che qualche genitore si avvicini per chiedermi qualcosa: del cibo, dell'alcool, le chiavi della mia macchina... gliela regalerei pure se servisse a scampare dal dialogo con la padroncina di casa.
"Ehi, Daniel?"
Non dirlo, non dirlo, non-
"Daniel, dolcetto o scherzetto?"
Sospiro pesantemente e abbasso il capo sconfitto. "Dolcetto?" butto fuori con tono stanco.
La vena sadica nel suo sguardo non mi rassicura affatto. Cosa diamine starà pensando questa creatura di-
Due secondi e mi ha lanciato in faccia il cupcake che, gentilmente, le avevo allungato quando si è nascosta qui. Passo le dita sulla faccia, appiccicandomi così anche la mano di glassa arancione e nera. Okay, basta.
"Ehy, Nell" mi abbasso alla sua altezza, la prendo per le braccia e la tiro fuori dal suo nascondiglio, cercando di rimanere il più cordiale possibile. "Perché non vai a giocare con gli altri ora?"
Proprio in quel momento dall'ingresso entra un folto gruppo di ospiti e tutti si fiondano su di lei, tempestandola di complimenti, di saluti, di auguri e di regali. Le lusinghe non sono però sufficienti a farle dimenticare il mio torto.
Mentre invita tutti ad andare a mettere giù i regali per poi giocare a nascondino, infatti, Nell mi si accosta con sguardo tagliente. "Hai rovinato la mia entrata, questa me la paghi" sussurra prima di trotterellare via.
Solo io l'ho sentita la folata di vento che ha seguito le sue parole? Che non sia un caso che sia nata proprio il giorno di Halloween?
Sia chiaro, io non ci credo a queste cose, però... insomma, non si può dire che sia una ragazzina nella norma: compie oggi dieci anni, ma da quando ne ha sette indossa solo vestiti di ispirazione gotica, gira con un mazzetto di salvia e pietre purificatrici nello zainetto di scuola e, invece che con i due cani di famiglia, trascorre il tempo insieme al gatto nero della vicina.
Io li adoro i bambini, davvero, starei ore a giocare con loro: alla play-station, a nascondino e non so quante volte consecutive ho rivisto insieme a mio nipote Isaac tutta la saga completa di Harry Potter. Eppure quando sono con Nell Mitchell l'unica cosa a cui penso è che sarebbe più piacevole trovarsi davanti a Voldemort nella Foresta Proibita.
Cerco invano di togliermi dalle guance l'appiccicume del cupcake. Dannati tovaglioli neri con sopra i pipistrelli che Nell ha voluto a tutti i costi, peggiorano solo la situazione, perché mi resta il colore scuro stampato in faccia; beh, almeno è in tinta con il mio costume da vampiro.
Non posso lasciare il tavolo, altrimenti rischio un assedio dei bambini sulle caramelle, o peggio, dei genitori sull'alcool, anche se sinceramente il primo scenario mi fa molta più paura.
Vado avanti a sfregarmi il viso mentre, mentalmente, insulto l'unica persona colpevole di avermi messo in 'sta situazione di merda.
Stroll, come al solito.
Erano mesi che non faceva altro che vantarsi della fantastica possibilità lavorativa che gli avevano offerto e, all'ennesimo elogio di questo misterioso impiego, io da bravo scemo gli ho chiesto meglio di cosa si trattasse.
Quando mai, quando mai. Mi sono ritrovato bloccato in bar di Montreal per due ore e mezza a sentirlo blaterare del suo straordinario lavoro.
Il Famoso alla Pari.
Avete presente i ragazzi alla pari, no? Ragazzi maggiorenni che vengono pagati per andare dall'altro capo del mondo e badano ai figli dei ricchi?
Ecco, è la stessa identica cosa. Solo che il Famoso alla Pari lo fa proprio in qualità di persona famosa.
Insomma, è un modo per i VIP falliti di riscattarsi e un motivo in più per poter far vantare tra di loro le ragazzine viziate. "Lo sai che il mio babysitter è un pilota di Formula Uno? Se vieni a casa mia oggi lo vedi."
Tipo il pesce rosso nella boccia.
"Fallo, che si guadagna bene, che praticamente ti pagano per stare in vacanza" mi aveva detto Lance. "Non farai nulla alla fine, fidati."
"Nulla" due paia di palle.
In quasi tre mesi di lavoro sono passato da babysitter a donna delle pulizie, ad addetto alla piscina a...
Indico a un ragazzo delle consegne che dove lasciare i palloncini neri e dove quelli arancioni e, mentre quello mi guarda strano, torno a pulirmi.
Dicevo, sono passato da babysitter a addetto alla piscina a... party planner.
Scuoto la testa ripensando alla piega decisamente particolare che la mia carriera ha preso nel corso delle ultime settimane. E tra tutti quelli che mi hanno gettato merda addosso, non posso far altro che pesare che il peggiore sia proprio Lance.
Quello spocchioso canadese si è pure sforzato di raccomandarmi ad una famiglia canedese-americana delle sue zone, che sapeva star cercando qualcuno per questo incarico e io, da bravo scemo, ho anche accettato.
Sentite, ero in periodo no, okay?
"I Mitchell sono brava gente. Certo, un po' sopra le righe, ma brava gente."
Ho imparato a mie spese che dei canadesi non ci si bisogna fidare.
Il cellulare, in cui mi stavo specchiando per ripulirmi, si illumina per l'arrivo di un messaggio. Parli del diavolo...
Mrs. Mitchell: Sarò di ritorno questa sera per la cerimonia della torta. La prego, Daniel, di non far stancare troppo mia figlia perché poi ci saranno le foto di rito.
Ecco, ora capite che, con la madre che si ritrova, non è che ci si potesse aspettare che Nell Mitchell crescesse tanto centrata. E suo padre non è da meno, se ve lo state chiedendo.
Già, perché i miei datori di lavoro, i signori Mitchell, sono, ehm, come dirlo in modo carino?
Particolari? No. Strani? Nemmeno. Diversi? Oh, no. Loro sono...
Sono due totali sciroccati, ecco.
Alexandre e Octaviana - sì, Octaviana, avete letto bene - sono la coppia più strampalata che io conosca. E tra i miei migliori amici ci siano Carlos e Lando, due che si sono sposati con rito celtico e annessa cerimonia in costume, il che la dice lunga.
Ma torniamo ai Mitchell: Alexandre è un milionario che ha messo su il suo impero inventando la conservazione frigorifera della frutta negli anni Ottanta e che ora passa il suo tempo pescando pesci grossi come lepri in Alaska, frequentando corsi serali di ballo caraibico, facendo escursioni sulle Montagne Rocciose... insomma, qualunque cosa pur di star lontano da sua moglie.
Perché se lui è un eccentrico, sua moglie Octaviana- oh no, perdonatemi, intendevo la signora Mitchell, è la figlia non riconosciuta di Elton John e Madonna.
Vicedirettrice delle aziende del marito nel tempo libero, il suo vero lavoro è fare l'organizzatrice di feste. Villa Mitchell ha un intero piano interamente adibito alle presentazioni per i suoi clienti: Natale, baby-shower, matrimoni, bar mitzvah e, per oggi, tema Halloween.
Inoltre la signora Mitchell si fa venerare da tutti, tranne che da suo marito ovviamente, peggio di una madre aristocratica nel 1700. Giusto per darvi un'idea, i nomi della sua prole iniziano con le lettere del suo: Orson, Connor, Travis, Ambros, Vanessa, Ines, Nell.
E non finisce qua.
Un indizio: quattro di questi sono i figli, mentre due sono i bassotti a pelo lungo, i cani che Nell disprezza di cui parlavo prima. Indovinate quali?
Ovviamente Vanessa e Ines.
Cioè, questa ha chiamato con nomi normali i cani e con nomi che erano fuori moda pure nella preistoria i figli. E poi quando facevo il pilota dicevano che lo squilibrato ero io.
Che poi 'sti fatidici figli hanno tutti superato i sedici anni, quindi chiaramente non avrebbero bisogno di un babysitter, di un Famoso alla Pari, se non fosse che esiste la principessina di famiglia: Nell Mitchell, per l'appunto.
La streghetta dagli occhi azzurri, la pelle perlacea e i capelli neri come la sua anima, che mi ha maledetto meno di un quarto d'ora fa, proprio oggi, la notte tra il trentuno ottobre e l'uno dicembre - coincidenze? Non credo proprio - compie dieci anni. Dieci anni che questo piccolo essere maligno ha donato al mondo la sua assillante presenza.
E, ovviamente, come ultimo compito della mia permanenza qui - sì, perché questa è la mia ultima settimana - mi è stata affidata l'organizzazione del suo compleanno. Non poteva pensarci sua madre, che fa questo di lavoro, dite voi? In teoria sì, ma le è capitato da preparare il matrimonio di non so quale popstar isterica e mi ha gentilmente passato lo scettro.
"Ehi, questa dove la piazzo?"
Rispondo velocemente al messaggio della mia capa e mi volto verso la porta di ingresso, dove il quarantesimo corriere della giornata sta aspettando. In mano ha una scatola che sarà alta ottanta centimetri e larga altrettanto e si diverte a farla ballonzolare su e giù, cercando di tenerla in equilibrio mettendoci solo una mano sotto.
Vi prego, ditemi che lì dentro non c'è la torta.
Sto già immaginando la frittata di pandispagna e crema in cui quel povero dolce sarà ridotto e qualcosa mi dice che, se la signora Mitchell lo venisse a scoprire, io farei una fine molto simile.
Schizzo verso il ragazzo ancora con le mani sporche di quella cavolo di glassa ed afferro la scatola con entrambe le mani, togliendola con estrema cura dalle sue. Il tipo mi guarda stranito, non so se perché mi abbia riconosciuto o perché confuso dalla mia faccia macchiata di nero, ma penso sia più la seconda opzione.
Lo ignoro completamente, firmo al volo il foglio che mi porge, gli do la mancia e ritorno al mio posto di combattimento. Con cautela appoggio la scatola in angolo vuoto del tavolo, sollevo lentamente il coperchio, stringo gli occhi, quasi preoccupato da ciò che potrei vedere e...
Tiro un sospiro di sollievo.
La torta è intatta, c'è solo una piccola sbavatura della glassa sul lato destro, ma nulla di irreparabile. Lascio un attimo da parte quei tre strati di pasta di zucchero, panna e crema, per controllare il cellulare che ha preso a vibrare come un ossesso.
Nell Mitchell: Sono chiusa nel bagno su.
Nell Mitchell: prenditela pure con comodo eh
Nell Mitchell: MUOVITI
Oddio ci mancava questa.
Schizzo al volo verso le scale che conducono al piano superiore, impigliandomi per altro tra le ragnatele finte, salto a due a due i gradini e mi precipito alla toilette.
Il corridoio è buio, ormai la notte è del tutto arrivata, e c'è solo la striscia di luce che filtra da sotto la porta a illuminare il pavimento. Sento delle risate provenire dall'altro lato.
"Nell?! Ci sei?" dico ad alta voce, iniziando a trafficare con la maniglia. Nessuna risposta. La chiamo di nuovo. Niente. Okay, credo di star per avere un attacco di panico. "NELL?"
"Sì, sì, sono qua" finalmente parla e, Dio, non sapete quanti cupcake vorrei tirarle addosso ora.
Sento il coro di risatine a fare da sottofondo alle sue parole, così aggrotto le sopracciglia e mi abbasso sui talloni. "Ma in quanti siete lì dentro?" chiedo, cercando di sbirciare dal buco della serratura; sembra però tappato da qualcosa, è tipo un pezzo di ferro, con una forma strana che non so cosa-
Mi blocco, chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo. Mi rimetto in piedi e mi appoggio allo stipite della porta. "Nell?"
"Sì?"
"Hai provato a girare la chiave?" chiedo all'estremo della mia pazienza, stringendomi le meningi con due dita.
Un clack deciso si diffonde nel corridoio vuoto, l'uscio si schiude e mi si palesano davanti, tipo entità spiritiche dell'altro mondo, Nell Mitchell e due sue amichette vestite da fantasma.
"Ops, non ci avevo pensato" la festeggiata si finge dispiaciuta, mentre le altre sghignazzano divertite. "Grazie Daniel!" urlano in coro, prima di scomparire giù dalle scale.
Le seguo e, sull'ultimo gradino, vedo una delle due ragazzine che per poco non inciampa. Certo, da un lato penso "karma", ma dall'altro mi viene il quinto principio di infarto della giornata; fortunatamente la bimba riprende subito l'equilibrio e schizza via all'angolo marionette insieme alla festeggiata.
Ritorno verso la mia postazione al buffet. Ci mancava solo che qualcuno cadesse e davvero la signora Mitchell mi-
Sbarro gli occhi. Il battito accelera. La vista si fa sfocata.
La torta di compleanno è spiaccicata sul pavimento.
Nessuno sembra preoccuparsene: i genitori continuano a bere e chiacchierare, gli animatori fanno i loro trucchi di magia e i bambini si divertono. Nell Mitchell addirittura sta ridendo guardando nella mia direzione.
Uhm... sospetto, decisamente sospetto.
Mi volto di nuovo verso di lei e la vedo ridacchiare insieme alle sue amiche, indicando platealmente la torta; la mia mente non può che pensare una cosa sola, così mi faccio strada verso lei.
"Nell" dico con tono zuccheroso, abbassandomi quel tanto che basta per guardarla in faccia. "C'entri qualcosa tu, per caso?" pronuncio con calma, indicando con il pollice il penoso spettacolo che si trova alle mie spalle.
"Io?" sbatte le sue lunghe ciglia nere. "Assolutamente no" poi schizza al centro della sala, gridando allegra: "Ehi gente! Tra venti minuti ci sono i regali e la torta!"
Resto imbambolato su quelle parole e la piccola peste ne approfitta per sfilarmi di fianco e tornare alle sue attività, senza che io riesca a dirle una mezza parola di rimprovero.
Il guaito di un cane mi fa destare qualche attimo dopo e la mia attenzione viene catturata da Ines e Vanessa che fameliche si stanno avvicinando al corpo del delitto. Quasi atterro in scivolata su un bambino, con cui mi scuso in fretta e furia, ma riesco al pelo ad acchiappare i due bassotti, che mi i contorcono tra le mani peggio di due anguille.
Venti minuti dopo i cani sono stati chiusi fuori in giardino, altra cosa per cui rischio di essere licenziato in anticipo, i bambini attorniano il tavolo dei dolci, i genitori scattano le foto e Nell sta soffiando candeline sopra la sua torta: una più che fedele rappresentazione di un cimitero innevato, fatta grazie ai resti appiccicosi e sbriciolati di quella precedente e decorata con i miei fantastici biscotti a forma di lapide.
Ho addirittura trasformato uno dei miei pipistrelli-coniglio in un alberello mezzo morto, per fare un po' di scena.
Incrocio le braccia al petto e, dal fondo della sala, dietro tutta la folla, incrocio con aria di sfida lo sguardo della festeggiata. Eh eh, con Daniel Ricciardo non si scherza, mocciosetta dei miei stivali.
Mi godo soddisfatto il mio pezzo di torta: sarà il sapore della vittoria, ma questa combinazione di cioccolato e crema è davvero buona, se non fosse per lo strano retrogusto amaro che lascia in bocca.
Un pezzetto duro mi si incastra tra i denti, un pezzo amaro e liscio che sembra quasi-
Oh no, non può essere.
Con l'aiuto del tovagliolo lo tolgo e mi ritrovo in mano un pezzetto della cera delle mie candele. Guardo la mia fetta, la torta avanzata e quella che gli altri hanno in mano: la granola arancione si trova sopra non era zucchero, ma cera. Ma come è possibile che sia finita sopra-
No, non può essere.
Fisso furente Nell, l'unica, assieme alle sue due amiche fantasma, ad aver rifiutato il dolce.
"Mi scusi, signor Daniel" una mamma, la stessa che a inizio serata si era lamentata dei biscotti, mi viene incontro reggendosi la pancia. "Potrei chiederle dov'è il bagno?"
Ingoio a stento il groppo di saliva e candela che mi si era formato in gola. "Al piano di sopra, signora. Ultima porta sulla destra."
Prima che io abbia finito è già scappata via, seguita da altre cinque persone.
La festeggiata intanto mi guarda con aria di sfida, poi sorride, mette una mano sul vassoio della torta e lo butta a terra.
Il secondo dopo la porta d'ingresso si spalanca e Octaviana Mitchell fa il suo ingresso in sala.
. . .
Ed ecco più o meno come siamo arrivati a questo punto: io che cerco di pulire per non farmi cacciare e la mia capa che fa la pazza più del solito.
"Daniel! Ma mi sta ascoltando? Daniel?!"
Mi rimetto a guardare la figura indemoniata della signora Mitchell, ancora davanti a me. È sporca di glassa arancione sulla manica destra dell'abito firmato, di crema bianca sul mento, mentre i capelli mandano uno strano aroma di zucca.
Sembra proprio il profumo delle candele aromatizzate che ho preparato per- oh. Oddio no.
Alzo di scatto gli occhi sulla chioma della padrona di casa e... okay, sì, quello è decisamente del fuoco.
"Una cosa doveva fare, UNA!" continua a urlare lei, senza accorgersi di nulla.
"Ehm, signora Mitchell..." tento di interromperla, indicando la sua testa.
"E non è riuscito a farla nemmeno decentemente, si rende conto?!"
"Signora Mitchell, i suoi capelli..."
"Oh e non parli dei miei capelli! Cosa c'entra?! Lei è un incapace, un incompetente, un..."
All'ennesimo tentativo sospiro arrendevole: ho capito, questa non si fermerà mai. Ormai sono licenziato, quindi tanto vale...
Prendo un bicchiere - ironia della sorte, uno di quelli con sopra disegnate le zucche - lo riempo fino all'orlo di punch e glielo getto addosso.
C'è un intenso secondo di silenzio, in cui la sua faccia, prima sconvolta, diventa se possibile ancora più scura; alza lentamente un braccio e mi indica l'uscita. "SE NE VADA!"
Con immenso piacere.
Alzo le mani in segno di scuse e sgambetto via il più velocemente possibile. Dovrei liberare la mia stanza, forse, ma direi che posso chiedere a qualcun altro di farlo al posto mio nei prossimo giorni; a Stroll per esempio.
Sono in prossimità della porta quando noto Nell: se ne sta seduta su una piccola seggiolina lì di fianco e serafica accarezza il gatto nero che dormicchia sulle sue gambe. Mi guarda seria, mette l'animaletto da parte e si alza, piazzandosi esattamente davanti a me.
Mi scruta dal basso assottigliando gli occhi. "Daniel?"
Sospiro e emetto una breve risata ironica. "Hai vinto, contenta ora?"
Lei mi sorride, con il capo leggermente inclinata di lato. "Mi sono divertita, grazie."
Mi tende una mano in segno di resa e quando la stringo, seppur un po' sospettoso, la streghetta pronuncia l'incantesimo finale.
"Te l'avevo detto che te l'avrei fatta pagare."
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