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Nove

"Com'è andata a scuola?" Gemma chiese al suo fratello quando rientrò. Alzò le spalle, togliendosi le scarpe e gettandole a lato.

"Bene, penso," mentì.

Lei girò la sua testa, sospirando, "Sei onestamente un bugiardo eccellente, Harry. Ma so che oggi non è stato un buon giorno. C'è qualcosa di cui vorresti parlare?" chiese, e per un secondo, lui considerò l'idea. Invece chiuse gli occhi, scuotendo la testa prima di salire le scale ed entrare in camera.

Harry lanciò via la sua felpa e strattonò le punte dei suoi ricci ribelli, gemendo e calciando il suo cassetto. Colpì il muro, e Harry strinse gli occhi, "Così stupido," borbottò sotto il suo respiro, appoggiando la sua fronte contro il muro. Era incazzato con se stesso. Arrabbiato che avesse lasciato che la sua nuova scuola lo influenzasse quando lo doveva solo aiutare. E che quel ragazzo, Louis, provasse ad essere amico con lui. Perché anche se ad Harry piaceva tanto, non voleva far attraversare l'innocente ragazzo attraverso il dolore e la preoccupazione che provavano le altre persone che si curavano di lui.

"Stupido stupido stupido," borbottò con il labbro tremolante, i suoi occhi sgocciolanti mentre sbatteva un pugno contro il muro e si infuriò dentro al bagno. Si guardò intorno, facendo cadere le lacrime quando vide il suo stato orrendo attraverso lo specchio- Sì, pensava ancora che fosse brutto e grasso, ma il fatto che fosse pallido come la neve,  con delle braccia rosse tagliate lo fecero piangere in tristezza. Vide il modo in cui i suoi capelli sembrassero così grossi incornicianti la sua faccia magra, e come le sue labbra fossero una sfumatura rossa molto più profonda rispetto al resto delle sue bianche guance e fronte. Lo sguardo dei suoi gonfi occhi rossi e guance macchiate di lacrime. Che quando alzò la maglia poteva vedere il tatuaggio della farfalla, che una volta significava qualcosa che non è più vero, curvandosi nel suo stomaco, dove poteva vedere facilmente le sue costole e le ossa dei fianchi. Non gli piaceva l'instabilità delle sue piccole e fredde mani, o le linee che coprivano le sue braccia, che erano così rosse che avresti potuto vederle lontano un miglio. Ma anche se non gli piaceva come fossero i tagli, non poteva abbandonare la sensazione. Quella sensazione di potere e dolore che rimpiazzava le pugnalate mentali delle parole e dei pensieri delle persone. Non poteva lasciarlo perdere. Ne aveva bisogno, se ne nutriva.

Fallo Harry

Fatti male

Taglia le tue braccia aperte

Falle sanguinare finchè non svieni

A nessuno importerá

A nessuno importerà mai, nessuno ti ama, non noterebbero nemmeno se tu morissi

Sei brutto in ogni caso

E grasso, e pallido, e disgustoso

Punisciti, frocio inutile

Solo qualche taglio

O tanti

"Stai zitta!" Harry urlò, colpendo un pugno contro il muro, che creò una piccola crepa. Harry si girò dal muro, rovistando tra cassetti e cassetti finchè non trovò un rasoio pulito, nascondendolo in una scatola dietro al gabinetto. Chiuse la porta, togliendo facilmente la lametta, un talento di cui non andava fiero.

Portò la lametta al suo braccio sinistro, trovando un punto aperto.

Uno per essere strano

Uno per essere grasso e brutto

Uno per essere una disgrazia per il mondo

Uno per essere inutile

Frocio

Scherzo della natura

Singhiozzò, lasciando cadere la lametta sul pavimento, sentendola tintinnare sulla mattonella. Fissò i suoi sei nuovi tagli, ancora rossi fuoco e sanguinanti.

I minuti passarono mentre si lasciò sanguinare, prima che le voci decisero che era stato punito abbastanza. Quindi Harry si alzò, sciacquando i tagli e avvolse una copertura intorno al suo braccio. Quando uscì, trattenne i singhiozzi finchè non raggiunse la sua camera, buttando fuori tutto mentre si sdraiava nel letto, affondando la faccia sul cuscino, e pensò; me lo merito.

Nel frattempo, Anne era stata in sala quando vide di sfuggita Harry andare in bagno. Aveva sperato che si stesse solo dando sollievo, ma quando passarono dieci minuti stava già piangendo tra le braccia di Gemma, sentendo i singhiozzi smorzati di suo figlio, sapendo che stesse facendo qualcosa, e che non potesse fare niente per aiutare.

"Non se lo merita."

spazio traduttrice:
scusate il ritardo!

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