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Chapter Twenty-three.

Sensazioni, sentimenti, intuiti, fantasie, tutte queste cose sono personali e, se non per simboli e di seconda mano, incomunicabili. 


Nel momento in cui stavo per aprire bocca la suoneria del mio cellulare interruppe tutto. Non sapevo se essere felice per questo o meno,cosa avrei dovuto rispondete in tal caso? Harry ritornò a bere il latte dalla tazza che avevo recentemente preparato per me. Imbarazzata abbassai lo sguardo sulla mi tasca e uscì fuori il mio cellulare.

2 messaggi non letti. 

Da: Gyne.

Scarlett sono giù, scendi prima che puoi devo raccontarti qualcosa che ho visto proprio pochi minuti fa.

E' questo era uno.

Da: Gyne.

Allora? Vuoi smuovere il tuo culo e scendere? Non posso aspettare qui per sempre!.

Ruotai gli occhi al cielo e rimisi il cellulare in tasca. Nel frattempo Harry si era allontanato per riporre la tazza nel lavello della cucina.

«Io scendo di sotto, Gyne mi aspetta giù da un po.» Dissi Harry mentre si girava e si poggiava di schiena al ripiano della cucina, mi guardò prima di fare un cenno con la testa. Presi la palla al balzo e mi avvicinai velocemente alla porta aprendola e richiudendola alle mie spalle. Tirai un sospiro di sollievo, l'aria li dentro stava diventando pesante, scesi saltellando le scale e vidi Gyne intenta a mangiucchiarsi le unghie. Deve essere davvero nervosa o ciò che ha da dirmi è davvero importante se no non starebbe a rovinarsi le unghie. «Gyne!»  La chiamai, si voltò del tutto verso di me e mise via le unghie dalla sua bocca. «Scusa se ti ho fatta aspettare molto.»

«Scusata ma avvicinati che devo dirti una cosa che ho visto quando sono arrivata qui.» Parlò a bassa voce per paura che qualcuno la sentissi. «Dov'è Harry?» Mi chiese, ora ero davvero confusa.

«Fino a qualche minuto fa era di sopra.»  Risposi con un cipiglio in viso ben evidente.

«Bene.» Prese un sospiro. 

Ookay, cosa stava succedendo?.

«Perché?»  Domandai, cosa centrava Harry? Oppure voleva parlarmi di qualcosa successa di recente con Liam? No non è possibile, ha detto che è qualcosa che ha visto quando è arrivata.

«Preparati.» Mi mise le mani sulle spalle. «Ho visto Harry frugare nella cassa.»  Fece cenno alla cassa dietro il bancone.«Stava rubando!.» Urlò- sussurrò, sgranai gli occhi, Harry non è il ragazzo migliore del mondo, non è perfetto, ma c'è ne vuole prima che rubi nella cassa di Alan.

«Sei sicura di aver visto bene? Puoi esserti sbagliata.»   Fece scivolare via le mani dalle mie spalle e le incrociò al suo petto.

«Scarlett, so cosa ho visto, quando sono arrivata lui era dietro al bancone con dei soldi tra le mani, non so poi cosa abbia fatto con quei soldi, quando mi ha vista ha chiuso la cassa e senza degnarmi di uno sguardo è salito.»  Sospirai scrollando le spalle, non lo so ma voglio credere che Harry non abbia fatto niente, nonostante Gyne l'abbia visto i dei soldi tra le mani, sarebbe un colpo basso per Alan se questo fosse vero.

«Allora? Cosa vuoi fare?» Chiesi.

Guardò un punto dietro di me per poi puntare i suoi occhi chiari nei miei. «Dirlo ad Alan.»

«Cosa? No, non puoi farlo. Sai quanto Alan tenga ai ragazzi e se scopre che uno di loro lo deruba come credi ci rimarrebbe? Sempre se tutto questo sia vero.» Scattai gesticolando un po, farla ragionare è l'unico modo per toglierle questa idea dalla testa.

«E' vero Scarlett. E io dirò ad Alan tutto quello che ho visto, perché se così non fosse lui continuerà a farlo.» Mise le sue mani sui suoi fianchi con fare autoritario.

«Gyne no-»

«Che cosa hai visto che devi dirmi?» Sbucò Alan dalla porta con le chiavi del suo pick up in mano, si tolse la giacca e la poggiò sul suo braccio. Fulminai Gyne con lo sguardo e lei fece lo stesso con me. «Allora? Chi continuerà a fare cosa?» Il suo tonò uscì leggermente irritato mentre io stavo rigida come una scopa.

Gyne sospirò, e sapevo che il momento dopo sarebbe stato quello in cui avrebbe parlato. «Ho visto Harry rubare alla cassa del The Crown.» Guardai immediatamente Alan, se avrebbe avuto qualche scatto di ira? 

Invece no, non si scompose più di tanto. Lasciò andare un sospiro, non so se sia di rassegnazione o di delusione e subito dopo scosse la testa.

«Credevo fosse giusto che tu lo sapessi. Noi ci spacchiamo il culo lavorando e lui non ha diritto di fare questo.»   Roteai gli occhi al cielo al "Noi ci spacchiamo il culo lavorando" .. lei è sempre quella che è la maggior parte del tempo in giro con una sigaretta in bocca socializzando con la gente. Ma tenni i miei pensieri per me, non volendo mettere altra legna sul fuoco.

«Grazie per avermelo detto Gyne me ne occuperò io.» Non era il solito Alan, ero al quanto irritato, si avvicinò alla cassa e l'aprì. Controllò - penso -  se mancava denaro, rilasciò fuori un'altro sospiro prima di chiudere la cassa e poggiare i palmi della mani sul bancone con il capo basso.

«Manca molto? C'è qualcosa che possiamo fare?»  Continuò a chiedere Gyne.

«Ho detto, che me ne occuperò io.»   Diedi una gomitata a Gyne facendole capire di non toccare più l'argomento. «Dov'è Harry?» Chiese sollevando il capo guardando entrambe.

«Di sopra.» Risposi semplicemente. Lui annuì, riprese la sua giacca e salì le scale velocemente.

Spero solo non scatenino un putiferio.

«Sai che se si prendono a scazzottate è colpa tua?»  Chiesi retorica ad Gyne che si stava servendo di qualcosa di alcolico di prima mattina.

«Alan è un tipo intelligente, abbatterà Harry in un secondo.»  Sollevai le sopracciglia incredula alla sua risposta. «Vuoi?» Sollevò la bottiglia di Rum.

«No grazie.»   Mi voltai salendo velocemente le scale, non volevo entrare e nemmeno origliare, solo prevenire che qualcuno finisca all'ospedale.

«Ehii dove stai andando?!» Urlò Gyne di sotto, ma non gli detti nessuna risposta. Arrivata dietro la porta di casa di Alan sentì le loro voci. 

"Harry perché lo hai fatto?"  Chiese Alan.

"Di cosa ti stupisci lo faccio sempre." Continuò con noncuranza Harry. 

Wow, che faccia da culo.

"Si e dovresti smetterla. Dio mio i soldi non cadono da questo fottuto cielo!" Esclamò Alan.

Le loro voci erano soffocati da dietro la porta, erano fioche e fievoli. 

"Sai bene che pago sempre i miei debiti Alan" 

Pago sempre i miei debiti? Certo, rubando i soldi agli altri. Pensai.

"Dannazione Harry! Se ti offro un drink o ti do qualche soldo non significa che lo devi restituire!" Urlò Alan.

Perché capisco sempre bene della loro conversazione?.

"Il fatto è che non voglio approfittarmi di te." Rispose Harry con la sua solita voce bassa.

"Non lo fai ragazzo, so qual'è la tua situazione e so che non disponi della somma che ti serve. Per questo mi incazzo ogni volta che questo succede." Sembravano aver calmato i bollenti spiriti. Anche se adesso non capisco più bene se Harry abbia rubato o meno quei soldi, da quel che ho capito ha solo restituito i soldi che doveva ad Alan.

"Voglio solo che tutto questo finisca al più presto." La voce di Harry era quasi impercettibile.

"Lo so, lo so. Vedrai che tutto si risolverà." Sentì dei passi nella stanza da un parte all'altra. "Nel frattempo non pensare a restituire i soldi che hai guadagnato in questi due giorni." Non ci fu un'altra risposta. E avevo sentito bene, il mio orecchio era praticamente incollato alla porta.

Harry lavora? Non lavora qui ma fuori città? Per questo manca spesso.

Ma la cosa importante è che Harry non ha affatto rubato ad Alan, ma gli ha solo restituito del denaro. Adesso mi pento di aver pensato che fosse una faccia da culo. 

Dalla loro conversazione si capisce anche che qualcosa non va. E se Harry fosse nei guai? Magari con gentaglia seria che vuole del denaro e adesso lo ricatta. 

No, no , no devo smettere di pensare a questo magari è qualcosa di poca importanza, ma pensandoci meglio non si preoccuperebbero così tanto se non fosse importante. A interrompere i miei pensieri furono dei passi che si avvicinavano alla porta, così come una saetta mi precipitai giù correndo come un'auto da corsa. Arrivata agli ultimi gradini stavo quasi per inciampare ma riuscì a tenermi in equilibrio e non rompermi  l'osso del collo. La porta dietro nel frattempo si aprì, ma non mi preoccupai ero già arrivata al The Crown.

Cercai con lo sguardo Gyne ma era già andata via.


__

Pensai di rilassarmi un attimo nel pomeriggio, così socchiusi la porta della camera e mi gettai sul lettino li presente, sentì tutti i muscoli rilassarsi, uno per uno. Non c'era una sensazione migliore di quella, almeno credo. 

 So qual'è la tua situazione e so che non disponi della somma che ti serve. Per questo mi incazzo ogni volta che questo succede.  

La voce di Alan echeggiava nella mia testa insieme a quella di Harry.

 Voglio solo che tutto questo finisca al più presto.  

Forse non sono affari miei e dovrei pensare più ai miei di problemi, ma non so, forse sono solo spaventata che Harry sia in pericolo, o che si sia messo con gente poco affidabile.

Comunque sia cercai di scrollarmi tutto da dosso e riposarmi quanto deve. La scorsa notte non ho dormito molto come dall'altro canto la notte precedente. Ero solo stanca degli incubi che si andavano a ripetere, è sempre stato così, da quel giorno, quel giorno che avrei voluto tanto dimenticare ma non posso, perché significherebbe dimenticare una parte di me, quest'incubo si ripete un paio di notti consecutive, ti lascia tranquilla per un po e poi inizia a tormentarti.

Senza rendermene conto le mie palpebre diventate ormai leggermente pesanti cominciarono a chiudersi, fin quando mi ritrovai addormentata su quel comodo letto.


Una stanza dipinta di bianco, tanti veli dello stesso colore leggermente sul trasparente. Mi avventavo su di essi come se fossi in un labirinto cercando una via d'uscita, ma tutto quello che riuscivo a fare era ritrovarmi nello stesso punto, non c'era niente che mi aiutasse a distinguere dove fossi per poter andare avanti. Era tutto così ripetitivo, ed era rilassante, completamente rilassante. Un'ombra femminile intravidi dietro ad uno di questi veli. Nonostante qualcosa mi dicesse che questa scena l'avessi già vista era come se fosse sempre tutto da capo, lei continuava a camminare dietro quei veli e l'unica cosa che facevo io era seguirla, volevo vederla, volevo un aiuto per uscire da questo posto, lei mi avrebbe aiutata o per lo meno avremmo trovato una via d'uscita insieme. La seguivo a passo veloce, iniziai a correre ma nonostante lei stesse solo camminando sembrava che corresse, come se non volesse essere vista o fermata.

«Aspetta!» Urlai. «Ho bisogno del tuo aiuto.» Continuai correndo. Si fermò dietro ad uno dei tanti veli che riempivano la stanza. Mi avvicinai scostandoli uno per uno, era di spalle, i suoi capelli biondi arrivavano alle sue spalle, ed un lungo vestito bianco di seta lungo fasciava il suo corpo. Era così familiare, il suo profumo leggero invadeva le mie narici. «Ho bisogno del tuo aiuto per uscire da qui.»

La sua figura magra si girò lentamente verso si me, quasi non mi venne un attacco di cuore dopo averla vista. Lei era, era così bella, così perfetta, lei aveva un aura pura intorno a se stessa, lei.. lei  era mia madre. I suoi occhi azzurri esattamente come i miei non lasciarono la mia figura nemmeno un secondo, il suo sorriso non voleva saperne di scomparire. Ed era così bello rivederla, rivederla così felice ancora una volta.

«Mamma..» Sussurrai con occhi sognanti.

«Tesoro, non hai bisogno di me per uscire di qui.»   Sorrise guardandosi intorno.

«Cosa? Come faccio? Aiutami ti prego, andiamocene insieme, lontano.» Quasi la pregai con la paura negli occhi.

Scosse la testa sorridendo. «E' il tuo sogno, è tua la via d'uscita.»

«Ti prometto che usciremo di qui allora.»   Confessai piena di speranza. «Andremo in un posto sicuro.»  Questo posto se prima mi suscitava tranquillità adesso l'unica cosa che sento è inquietudine.

«No, tu sei già al sicuro.» Si avvicinò accarezzando la sua rosa dei venti che al momento stava al mio collo. Si allontanò un po e sollevò il palmo della sua mano aspettando che unissi il mio al suo, i nostri palmi pian piano andavano avvicinandosi fin quando a pochi centimetri di distanza le sue dita fredde sfioravano le mie, mi sorrise dolcemente prima che la sua figura scomparisse completamente, lasciandomi da sola, persa senza di lei.

«Mamma dove sei? Mamma?» Tutto ciò che ricevetti in cambio fu solo un ghigno che conoscevo molto bene, guardai dappertutto cercandolo spaventata con lo sguardo,  la sua risata echeggiava nell'intera stanza ma di lui nessuna traccia. Sui i veli bianchi cominciò a scorrere del liquido rosso gocciolando alla fine per sul pavimento bianco. La mia testa girava mentre cercavo in tutti modi di trovare un modo di uscire da li, correre non era abbastanza e le lacrime erano posizionate nel retro dei miei occhi.

"Jen! Dove sei? Sono a casa! Esci fuori puttana! Non ho ancora finito con te!"

I momenti in cui litigarono cominciarono a echeggiare nella stanza e nella mia testa.

"Sei ubriaco ancora Owen!"

"Non pensare che mi dimentichi così facilmente di quando ti ho trovata nell'ufficio con il mio capo!"

"Stavo solo parlando con lui per chiedergli di darti un aumento! Come puoi essere così stupido!"

"Sei solo una troia! Una maledetta troia!"

..

"Non sono nemmeno ubriaco stasera!"

"Non puoi continuare così!"

I litigi di quella sera cominciarono ad essere così dolorosi, mi sentivo intorpidita dalle loro urla, la stanza era ormai ricoperta da quel liquido rosso, ricoperta di sangue, tutto intorno girava. Mi buttai sulle ginocchia, le mie mani coprirono le mie orecchie, e urlavo di far smettere tutto questo, le lacrime rigarono il mio viso come se non ci fosse un domani, le lacrime che poggiavano sul pavimento insanguinato erano come dei gocci d'acqua in una pozza d'olio.


La suoneria del mio cellulare mi portò ad sobbalzare e mettermi seduta di  scatto, ringraziai in quel momento chiunque mi avesse chiamata per avermi fatta svegliare da quell'incubo. Il mio petto andava su e giù velocemente, toccai il mio viso con le mani notando che le mie guance erano umide, le asciugai velocemente prima di afferrare il cellulare dal comodino e rispondere senza guardare mi chi avesse chiamata.

«Pronto?» La mia voce era ancora un po rotta ma mi sforzai di renderla presentabile.

«Tesoro sono io, tesoro? Sono Judith!»  In un primo momento non realizzai bene ma quando mi disse che era mia zia Judith qualcosa scattò in me come una molla, mi dimenticai di quell'incubo - quasi -. Ero così felice di poter parlare con lei, è l'unica che sa di tutta questa situazione. Non ebbi l'opportunità di chiamarla anche perché avevo così tanto per la testa, e poi di solito era sempre mia madre a chiamarla a Brighton, in rare occasioni lo facevo io.

«Judith! Sono così felice di sentirti!» Sorrisi spontaneamente. 

«Scarlett dio mio! Sai quante volte ho provato a chiamarti? Mi diceva sempre che non era disponibile e mi stavo preoccupando a morte!»   Mi spiegò un po euforica, se non sapevo che fosse mia zia avrei pensato fosse fatta.

«Sto bene tranquilla, sono arrivata ad un paesino chiamato Caernarfon e..-»

«Aspetta come? Mi stai prendendo in giro per caso? Cos'é ti sei inventava il nome?»  Chiese aspettando una risposta.

Ridacchiai e scossi la testa anche se non poteva vedermi.  «No, si chiama davvero così. Non è molto grande ma ho conosciuto delle persone fantastiche.» Sorrisi pensando ai ragazzi, Alan, Gyne, Jamie e .. e Harry.

«Come stai però? Hai trovato un posto dove stare?.»   Continuava a fare una valanga di domande, una dietro l'altra.

«Abbastanza bene, si e oggi ho ricevuto il mio primo stipendio.»

«Oh mio dio, quindi hai anche un lavoro! Cosa fai di preciso?.» 

«Una sorta di barman al femminile.» Risi, raccontai quanto mi ci è voluto prima di arrivare qui, dove sto in questo momento ossia casa di Alan, all'inizio era un po scettica del fatto che io restassi a casa del mio datore di lavoro, maschio, ma lei non conosce Alan quindi capisco la sua preoccupazione. Non gli raccontai dell'incontro con Rowan arrivata in questo paese si sarebbe preoccupata di più. Poi il suo salone di bellezza cominciò ad riempirsi così mi salutò dicendomi che si sarebbe fatta sentire presto. Riposai il cellulare sul comodino e i miei occhi sfrecciarono sulla porta socchiusa e vidi una figura dietro ad essa, guardai meglio cercando di capire chi fosse ma la sua testa riccia saltò fuori.

«Mi stavi spiando?» Sollevai le sopracciglia mentre spalancavo del tutto la porta rilevando un Harry beccato in pieno.

«No, ti ho sentita urlare e piangere poco fa, sono solo venuto a vedere cosa stesse succedendo.» Rispose secco.

«E sei rimasto qui ad aspettare tutto questo tempo?» Scrollò le spalle, si sarà riferito al mio incubo, comunque sia mi stava spiando.  «Quindi mi stavi spiando.»  Continuai stizzita.

«Anche tu stamattina, non mi sembra di averti detto niente al riguardo.»   Rispose a tono Harry. Sentì del calore salire su per le mie guance e guardai altrove.

«Volevo solo evitare che tu e Alan avreste finito col prendervi a pugni.» Borbottai.

«Wow, che fertile immaginazione.»   Scattai il capo verso di lui fulminandolo con gli occhi.

«E' la verità.»   Risposi sicura di me, era la verità sul serio, non capisco perché non mi voglia credere.

«Si okay, come stai?»  La sua domanda mi prese alla sprovvista. 

Annuì velocemente per un paio di secondi. «Bene.» Risposi guardandolo negli occhi. 

«Meglio, così ne approfitti per togliere la merda che Anya ha lasciato sul pavimento in solone.»   Sorrise di sghembo e si incamminò in cucina. Credevo fosse davvero interessato a come stavo. 

Argh, voglio strozzarlo. 

Uscì dalla camera ed entrai in bagno afferrando della carta e dello straccio per pulire per terra sotto gli occhi divertiti di Harry.

«Ti diverti?» Chiesi retoricamente mentre mi sciacquai le mani in cucina.

«Molto. Non ti facevo una donna di casa.»   Ridacchiò poggiandosi alla finestra, lo fulminai con lo sguardo.

«Non c'è niente di male in questo e di solito i gatti non sono così sporchi.»   Scattai acidamente.

Perseguirono minuti di silenzio mentre detti da mangiare ad Anya che miagolava.

«Fai spesso questi incubi?» Chiese di punto in bianco, in un primo momento lo guardai un po indecisa sul da farsi ma poi annuì con il capo. «Qualcosa ti tormenta?»

Si, per colpa mia mia madre è morta. Questo non è abbastanza per sentirsi tormenta e terribilmente in colpa?.

«Ho bisogno di un favore.» Cambiai radicalmente argomento, lui sospirò prima di far comparire un solco tra le sue sopracciglia.

«Tutti i favori che faccio li rivoglio sempre indietro io.»   Ghignò, posando il suo sguardo per la mia intera figura per poi bagnarsi il labbro inferiore in modo - oso dire- abbastanza attraente.

Ma tenni il mio contegno presente, roteai gli occhi. «Sei un pervertito.»  

«Chi ti ha detto che in cambio voglio quel tipo di favore, la pervertita sei tu che lo pensi.»   Sorrise di sghembo incrociando le braccia al petto.

Cercai di ignorare le sue provocazioni. «Ho bisogno che mi accompagni ad un supermarket.»

«Non faccio il taxista, cimice.» Socchiusi gli occhi pensando qualcosa da dire che avrebbe potuto farlo mettere a tacere.

«Oh, lo so bene Harry.  I taxisti di solito vengono pagati.»  Lasciai intendere Harry, fu taciturno per un paio di minuti mentre incrociai le braccia al petto e sollevai le sopracciglia.

«Ti aspetto di sotto, ti do un paio di minuti per raggiungermi o vai a piedi.»   Si staccò dalla finestra,la quale era appoggiato e raggiunse la porta.

«Devo ancora mettere le scarpe e pettinarmi i capelli!»   Esclamai indignata. 

In tutta risposta lui aprì la porta e prima di uscire .. «Io mi sbrigherei se fossi in te.»  Detto questo chiuse la porta alle sue spalle nascondendo un sorrisetto idiota.

Sospirai e imprecai sottovoce.



#SPAZIOAUTRICE

Hola chichas! Come va? Ecco qui il capitolo ventitré! Chi aspettava un aggiornamento per oggi? 

Ho esaudito il vostro desiderio! 

Ho ricevuto molti messaggi da parte vostra, dove si congratulano per la fanfiction, dicendomi di continuare ad aggiornare, e veri complimenti che riempiono il cuore! Sono super-mega-arci- stra- felice di avere delle lettrici come voi! I love you!.

In quale merda di situazione si troverà mai Harry? 


Votate e commentate dicendomi cosa ne pensate! 


See you soon.

All the love. xx


P.S SE TROVATE DEGLI ERRORI, SAPPIATE CHE LI CORREGERO' A BREVE.

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