Chapter Twenty-nine.
Piangeva, urlava, si agitava nel sonno e singhiozzava,Gyne aveva ragione ed era impossibile svegliarla solo scuotendole la spalla, la richiamai più e più volte cercando di essere più deciso nei gesti in modo da svegliarla ma le continuava a singhiozzare e borbottare cose del tipo "Lasciala stare, ti prego basta o vai via." qualcosa di simile ha detto anche la prima volta che ho scoperto uno dei suoi incubi ed era chiaro che qualcosa non andava, l'avevo sorpresa spesso in queste condizioni e non è possibile che dei semplici incubi la riducano in questo modo.
Cominciava a dimenarsi sul posto e non ero riuscito ancora a svegliarla, piazzai i palmi delle mie mani sulle sue guance mentre mi avvicinavo a lei. «Scarlett svegliati è solo un incubo.» Mantenni la calma e portai le mani dietro il suo collo scuotendola. «Scarlett dannazione svegliati!» Esclamai, la mia calma non durò molto, poiché non si svegliava e continuava ad agitarsi. Aprì gli occhi e si mise seduta, mi spostai prima che le nostre teste giocassero a l'autoscontro. Il suo respiro era affannato, si passò una mano tra i capelli mentre ancora qualche lacrima scendeva giù per le sue guance, rimasi come un idiota a fissarla senza muovermi di un centimetro ma quando i suoi occhi incrociarono i miei distolsi lo sguardo immediatamente, lei sembrava sorpresa di trovarmi li, in tenda con lei. Mi schiarì la gola e ritornai a guardarla decidendo di darle una risposa, corrugò le sopracciglia, i suoi occhi erano ancora lucidi e le sue guance arrossate, tolse velocemente le lacrime cadute precedentemente tirando su con il naso. «Gyne è venuta a rompere i coglioni da me e Liam in tenda, per ben due volte.» Mi resi conto di essere risultato un po stronzo e strafottete quando lei mi lanciò una occhiata stranita. «Beh la seconda non è stata poi una così perdita di tempo.» Cercai di rimediare non capendo nemmeno il perché di questa necessità. Lei non rispondeva, ed era strano che non aprisse bocca. Voglio ben dire, Scarlett non sta un attimo zitta e vederla in questo stato, sembra così indifesa. «Forse è meglio che io vada, torna pure a dormire.» Mi grattai la nuca nervosamente avanzando verso la zip della tenda che era già aperta quando sono sono entrato. Stavo per uscire quando la sentì sopprimere un pianto, mi voltai e il suo viso era seppellito tra le sue mani, i suoi capelli coprivano la maggior parte di esse.
Cosa avrei dovuto fare? Mi son sentito altamente a disagio in quella situazione, stava piangendo e io non sapevo come comportarmi. Avvicinai la mia mano al suo ginocchio ma la tirai via prima che potesse accorgersene passandomi una mano nei capelli.
«Scarlett..?» La richiamai, oltre questo non vedevo niente da fare che non mi avrebbe messo nel ridicolo.
Sollevò il capo tirando su con il naso ancora una volta, la sua faccia era ricoperta ancora una volta dalle lacrime, e per la seconda volta in quelle poche ore sentì una strana sensazione dentro me nel vederla in quello stato.
Non era la prima persona che vedevo piangere, eppure faceva un così strano effetto.
«Non voglio andare a dormire.» Riuscì a sentire finalmente la sua voce -anche se tremolante- dopo quell'incubo, si passò le mani sulle guance spazzando via le lacrime secche. Ingoiai il groppo in gola, quella situazione era così strana, sembravano passati anni da quando la insultai dicendole di essere una ragazzina viziata e capricciosa o di tornarsene nel suo paese. «Puoi.. puoi accompagnarmi alla cascata?»
«Alla cascata?» Chiesi non distogliendo gli occhi dai suoi, così belli anche da tristi. Lei annuì così sospirai guardando un punto fisso per riportare poi gli occhi su di lei. «Va bene, andiamo.» Uscì fuori e l'aspettai quando metteva le sue vans ai piedi.
Scarlett's Pov.
Lo seguì per tutto il tempo senza dire niente, non spiaccicai una parola e lo stesso fece lui. Non era assolutamente uno di quei silenzi rilassante, solo che sapevamo entrambi che forse non era il momento per dire qualcosa. Pensavo ancora a quell'incubo, lo stesso di sempre e sono così stanca di questo, voglio solo poter liberarmi di quel peso. E pensavo anche ad Harry, si trovava in tenda con me quando mi sono svegliata e lui stesso mi ha detto che era stata Gyne a mettere a corrente sia lui che Liam, la cosa che non capisco è perché era li, poche ore prima mi ha ferito, con le sue parole più taglienti di lame affilate. E capisco ancora meno il perché io abbia chiesto a lui di accompagnarmi alla cascata.
La temperatura la notte scende sempre abbastanza da far sentire freddo, ed io non mi ero portata nemmeno una giacca con la quale coprirmi. La maglietta con le maniche a tre quarti non stava facendo un bel lavoro. Quando del venticello sbatté contro il mio viso rabbrividì e incrociai le braccia al petto, cercai di far passare in osservato questo particolare ad Harry, in modo che non mi chiedesse niente, ma devo ammettere di non saper nascondere il fatto di sentir freddo.
Lo senti sospirare e sfilare via la sua giacca della tuta. «Tieni.»
«Cosa?» Corrugai confusa le sopracciglia quando mi porse la sua giacca. Che cos'è questa novità? Siamo sicuri che questo sia Harry?.
«Prendila e basta.» Mi impose di prenderla con fare autoritario ma la sua espressione cambiò all'istante facendo ammorbidire i lineamenti del viso e le sue spalle. «Stai tremando.» Mi guardò accennando con il capo poi la sua giacca tra la sua mano. I miei occhi caddero immediatamente però sulle sue braccia per metà scoperte. «Io sto bene così, sta tranquilla.» Guardai il suo viso mentre sembrava prenderla sul serio il fatto che avrei dovuto prendere la sua giacca, accettai. Anche perché sentivo davvero freddo e non mi dispiaceva scaldarmi da una giacca dove era impresso il suo profumo, il profumo di Harry.
Non camminammo molto prima di arrivare alla cascata ma inutile dire che Harry dopo la discussione di prendere la sua giacca parlò solo una volta arrivati, borbottando un "Siamo arrivati." Quando la cascata fu finalmente visibile ai nostri occhi presi un profondo respiro, e sentivo dentro il petto piccole tracce dei singhiozzi precedenti. Harry prese subito posto su quella grande roccia che mi era già familiare e lo raggiunsi quando si voltò guardandomi, mi strinsi nella sua giacca e sempre con qualche difficoltà salì e mi sistemai accanto a lui ma stavolta senza traccia di divertimento come capitò la prima volta qui.
Imitai Harry e guardai davanti a me,il cielo quella notte sembrava vuoto, nemmeno una stella ad abbellirlo, un po come me. Solo la luna piena, l'unica fonte di luce in quel momento ai miei occhi.
«Cos'è che ti tormenta?» Mi morsi il labbro e abbassai il capo a quella domanda, era chiaro che qualcosa chiedeva prima o poi, non poteva tacere per tutto il tempo, ma io in questo momento non mi sento affatto pronta. «Cos'è che ti fa perdere il sonno?» Il mio viso scattò nella sua direzione facendo incrociare i nostri occhi, e nonostante fuori fosse buio e l'unica cosa a far luce era la luna, nei suoi occhi vedevo un non so che di diverso, erano quasi paragonabili alla luminosità della luna. Continuai a non rispondere e a fissarlo per un tempo indeterminato, lui se ne accorse poiché sospirò pesantemente passandosi una mano tra i capelli spettinati per il fatto che stesse dormendo meno di un quarto d'ora fa, ma erano ugualmente bellissimi. Non riesco a credere che nonostante tutto la mia mente riesca a pensare a fare complimenti a Harry.
O il tuo cuore.
«Mi sono comportato da un fottuto stronzo a parlarti in quel modo.» Sapevo di cosa stava parlando, ma decisi di tacere. Ero d'accordo con la sua teoria, lui non può nemmeno immaginare come mi sono sentita. «So che forse si, non devi averla presa molto bene, e credo che tu sappia che non sono affatto un tipo che chiede scusa quindi questo è già il massimo dei miei standard. Ho riconosciuto i miei sbagl-» Cominciò a farneticare, e anche se non chiese apertamente scusa apprezzai il suo gesto. Era davvero a disagio e continuava a giocare nervosamente con gli anelli alle sue dita, non cercava mai i miei occhi.
A interrompere il suo sfogo fu un singhiozzo da parte mia, il quale fece scattare la sua attenzione su di me. I miei occhi erano bassi cercando di formulare qualcosa da dire. «T-ti è mai capitato di s-sentirti colpevole per q-qualcosa e p-pensare che se avessi p-preso qualche a-altra decisione le c-cose non sarebbero andate c-cosi?» I singhiozzi erano sempre più frequenti mentre cercavo di farmi comprendere senza andare nei dettagli, le mie guance ricoperte di quelle lacrime salate, come la mia vita in quell'ultimo periodo. Sapevo di non essere stata chiara, i suoi occhi erano fissi nei miei occhi e dalle lacrime che scendevano. «C-come se, s-se tu non fossi s-scappato come un c-codardo, come un v-vigliacco avresti p-potuto impedire ogni d-disgrazia che s-sarebbe potuta a-avvenire.» Un'altro singhiozzo lasciò la mia bocca, asciugai le lacrime con il polso della mano ma inutilmente, quelle lacrime furono sostituite da altre lacrime. Lui annuì semplicemente, con tutta la serietà e comprensione nei suoi occhi. «Ecco, è così che mi sento.» Quasi sussurrai quest'ultima frase a causa delle lacrime e dei singhiozzi, mi lasciai andare in un'altro pianto isterico, e lui accanto a me inerme, come se fosse indeciso sul da farsi, si morse il labbro chiudendo gli occhi quando con un gesto azzardato mi fiondai tra le sue braccia allacciando le mie alla sua vita. All'inizio era rigido come una stecca di legno, suppongo anche sorpreso da questo mio comportamento, il mio viso nell'incavo del suo collo e con le lacrime che scendevano più di prima. Lo sentì rilassarsi pian piano mentre posava il suo braccio alle mie spalle accarezzando la mia schiena di tanto in tanto come per calmarmi, l'altra sua mano si posò invece sul mio ginocchio. «Ho solo bisogno che qualcuno mi dica che tutto questo passerà.» Sussurrai affondando sempre di più tra le sue braccia e nel suo collo assaporando ogni traccia del suo profumo, del profumo della sua pelle.
Ricambiò la stretta e mi strinse ancora di più a lui. «Non so realmente cosa sia successo, ma qualunque cosa sia non passerà mai se continuerai a pensarla in questo modo.» Spiegò con voce bassa, pacata e stranamente dolce. «Beh e se sei scappata sono sicuro non sia stata per codardia o vigliaccheria, sono sicuro invece che avevi bisogno di allontanarti dalla realtà e questo non è mai un male.» La sua mano accarezzava la mia schiena delicatamente da sopra la sua giacca, il mio viso sprofondato sul suo collo pieno di lacrime ai suoi tentativi di cercare di rassicurarmi, pelle contro pelle, e nonostante stessi male per tutto, li, con Harry, avvinghiati in quel modo sentivo come una speranza in più. Harry era la luce che aveva negli occhi quella sera, e quella luce era anche la mia. «Pensa invece se tu saresti rimasta li, e non avresti potuto fare niente per impedire qualunque cosa sia successa e pensa a come ti sentiresti ora, saresti sta li li ma non avresti potuto fare ugualmente niente.» Tirai su con il naso singhiozzando a quelle parole, le lacrime scesero nuovamente, la sua mano accarezzava ancora delicatamente la mia schiena e l'altra stringeva senza metterci forza il mio ginocchio.
«Voglio solo uscire da questo buco nero, voglio poter ritornare a respirare senza dover sopportare il peso che porto nel petto.» Sussurrai tra le lacrime, strofinando involontariamente il naso nel suo collo.
«Non ti sto dicendo che sarà facile, non ti sto dicendo che succederà presto ma si, passerà. E non sarai da sola, ci sarà Gyne con te, Alan, ci saranno i ragazzi e per quanto potrà sembrare strano ci sarò anche io, come sono qui adesso.» Sussurrò quest'ultime parole e il respiro mi si bloccò per un nanosecondo, tolse il braccio dalle mie spalle e prese il mio mento tra le sue dita, spostò una ciocca di capelli dietro il mio orecchio con l'altra e la poggiò sul mio bacino, trattenni il respiro quando lasciò il mio mento e avvicinandosi lentamente poggiò la sua fronte sulla mia, chiusi gli occhi istintivamente mentre i suoi rimanevano aperti. «Ti aiuterò io.» Sussurrò spazzando via le lacrime salate che scendevano giù per le mie guance fino a poco fa, ma la sua mano restò ferma sulla mia guancia, provocandomi milioni di brividi per tutto il corpo. Nel mio stomaco si stava svolgendo una feste a tema asiatico, dove degli elefanti indiani si scatenavano e il mio respiro era più corto del solito. Sentì le mie guance surriscaldarsi senza preavviso e questo mi portò all'agitazione totale. «Ti aiuterò io ad uscirne occhi belli.» I suoi occhi non facevano altro che andare su e giù tra i miei occhi e le mie labbra, il suo naso strofinò con il mio e accennò un sorriso quando lo fece, ero come paralizzata, il mio cuore minacciava di uscire fuori dal petto ma la mia mente non aveva perso totalmente la lucidità.
Occhi belli.
Ricordavo perfettamente quando mi ci chiamò solo per prendersi gioco di me e usarmi come una delle tante, ricordavo perfettamente quando mi disse che era solo un divertimento per lui e ricordo anche che era ubriaco e la mattina seguente non ricordò più niente, ma a quanto pare questo se lo ricorda. Bramavo le sue labbra sulle mie, mentirei se dicessi il contrario, ma avevo solo paura che usasse questa mia vulnerabilità per i suoi scopi.
Non ebbi tempo alla mia mente di far pensare ad altro, le labbra di Harry si scontrarono con le mie, ed ero come paralizzata, le mie mani e le mie gambe tremavano, era come se fosse tutto assurdo, se tutto fosse solo un sogno, le labbra di Harry mi ricordavano tanto l'arcobaleno dopo la tempesta, e.. e nonostante tutti i miei dubbi su di lui era così bello poterle sentire ancora una volta. Le sue labbra cominciarono a muoversi sulle mie, anche se un po esitante all'inizio ricambiai quel bacio, la sua mano sul mio fianco stringeva senza mettere davvero forza e quella sul mio viso accarezzava la mia guancia così delicatamente. Le mie mani ancora poggiare sulle mie gambe, diedi ad Harry più accesso alla mia bocca quando fece scivolare la sua lingua sul mio labbro inferiore, fu allora che lentamente avvicinai la mia mano al suo collo, si avvicinò più a me più di quanto fosse necessario, accarezzai dolcemente i capelli dietro la nuca, lo sentì respirare pesantemente sulle mie labbra senza mai smettere di toccarle, le nostre lingue e le nostre labbra a contatto era qualcosa di sovrannaturale. Non era affatto come il bacio che mi diede a quella stupida festa, quello era così passionale e quasi bisognoso a differenza di questo, così dolce, lento e pieno di.. non riesco a capire esattamente di cosa, è tutto così confuso. Io sono confusa, sono confusa su i miei sentimenti, sono confusa su ciò che Harry sia veramente per me. Portai la mia mano sul suo braccio scoperto con il quale stringeva il mio fianco e l'accarezzai delicatamente facendo dei cerchi regolari. Sentì come se stesse sorridendo sulle mie labbra ma probabilmente era solo una mia impressione.
Nessuno dei due era intenzionato a staccarsi, andavamo ad incastro come due pezzi di puzzle e mi sentivo così bene dopo tanto tempo tra le sue braccia, il suo profumo, le sue labbra e il tocco delicato della sua lingua erano delle cose di cui sarei potuta diventare dipendente. Si staccò per un nanosecondo non togliendo lo sguardo dalle mie labbra prima di ri-fiondarsi con la stessa dolcezza di poco fa, ma arrivò solo a lasciare un piccolo bacio a stampo prima che un paio di goccioline d'acqua bagnarono i nostri visi. Ci staccammo automaticamente guardando il cielo scuro della notte, ero troppo imbarazzata per poterlo guardare di nuovo negli occhi, la sua mano era ancora sul mio fianco. La ritrasse passandosi una mano tra i capelli sospirando.
«Dovremmo andare, prima che cominci a piovere di più.» Evitò il contatto visivo e scese dalla roccia, annuì distrattamente e lo imitai, infilò le mani delle tasche dei suoi jeans mi avvicinai a lui e ci allontanammo da li, il vento aumentò come le gocce d'acqua che diventarono poco più frequenti.Camminavano tra gli alberi che di notte sembrano più spaventosi e nessuno dei due aveva detto qualcosa dopo quel bacio, che se ne fosse pentito? Potrebbe anche essere. Tutto questo mi metteva davvero a disagio, Harry è un tipo davvero strano, ed difficile relazionarsi con persone che non lo sono figuriamoci per chi lo è. Ma la sua stranezza ha un non so cosa che mi piace, e non poco, notai le sue labbra arrossate e sono sicura di essere nelle sue stesse condizioni. Toccai le mie labbra sopprimendo un sorriso.
Notai sulle braccia scoperte di Harry della pelle d'oca, ed era più che normale che sentisse freddo, se non ci sarebbe sbrigati ad arrivare alle nostre tende avremmo dovuto correre per non infangarci dalla testa ai piedi, ma sarebbe successo anche in quel caso. La sua giacca la stavo indossando io e mi sentivo in colpa, così tirai giù la zip ed Harry mi guardò con fare confuso.
«Non dovresti toglierla, fa abbastanza freddo.» Parlò finalmente.
«Lo so benissimo e lo sai anche tu.» Risposi accennando un sorriso. «Hai la pelle d'oca e la giacca è tua. E' giusto che la tenga tu.» Stavo per sfilarmela quando Harry con uno sbuffo e una ruotata di occhi al cielo si avvicinò estraendo le sue mani dalle tasche dei jeans e tirò su la sua giacca alle mie spalle rialzando la zip.
Lo guardai sollevando le sopracciglia. «Stiamo arrivando, tranquilla sopravviverò.» Mi fece l'occhiolino e si voltò riprendendo a camminare.
Si ma se fai così però non sopravvivo io.
Non sembrava affatto di malumore e questo non mi dispiacque, così scossi la testa accennando un sorriso e lo sorpassai facendo scontrare le nostre spalle. Giurerei di averlo sentito ridere. In poco tempo arrivammo alle tende e ovviamente alle quattro della mattina sono tutti a dormire. La pioggia minacciava di aumentare così velocemente ci liquidammo.
Harry sbadigliò e non coprì nemmeno la sua bocca. Cioè probabilmente non lo faccio nemmeno io ma vederlo assonato, con gli occhi stanchi e rossi mentre li strofinava mi face tenerezza. «Grazie.» Mi guardò aspettando che continuassi. «Grazie per.. per avermi ascoltata.» Decisi di non divagare molto per non finire poi alla storia del bacio.
Harry scrollò le spalle, come sempre daltronde quando lo ringraziano. «Non mi è costato nulla quindi..»
Annuì guardandomi i piedi per un nanosecondo per poi ritornare a guardare i suoi occhi assonnati. «Beh allora.. buonanotte Harry.»
«Buonanotte Scarlett.» Sorrise e si voltò dirigendosi nella sua tenda.
Presi un respiro profondo e mi strinsi nella giacca di Harry.. un attimo. La giacca!
«Harry! Aspetta!» Urlai-sussurrai in modo che gli altri non si svegliassero. Si voltò corrugando le sopracciglia e mi avvicinai a lui mentre toglievo via la giacca, ruotò gli al cielo facendomi sorridere. «La tua giacca, e grazie anche per questa.» Glie la porsi.
«Si ma smettila di ringraziare.» Sorrise e l'afferrò.
«Certo certo, vai a dormire va.» Risi prendendolo in giro, fece una smorfia da finto offeso.
Mi voltai e proseguì verso la mia tenda sorridendo. Sono uscita da li piangendo chi si sarebbe aspettato che ci sarei rientrata sorridendo. Una volta dentro accesi la torcia ma notai che Gyne non c'era. Sbuffai pensando fosse con Liam, mi coprì in modo da riscaldarmi, non nego che mi sarebbe piaciuto dormire con la giacca di Harry. Scossi la testa e mandai via quei pensieri, proprio in quel momento qualcuno stava aprendo la zip della tenda.
Le opzioni erano due, o Gyne - il quale Harry l'avrebbe buttata fuori a pedate- o ..
Si schiarì la gola cacciando la testa nella tenda in modo da guardami. «Ecco sai, la tua amichetta del cazzo mi ha fottuto il posto in tenda. E adesso lei e Liam sono avvinghiati disgustosamente mentre russano come dei maiali.»
#SPAZIOAUTRICE
Ehilà bellissime, come state? Ecco qui il capitolo ventinove!
Da quanto tempo aspettate questo bacio?! Eh?! Eh?!
Harry in questo capitolo è stato davvero dolcioso non credete? Awh Harold cuccioloso.
Credete che le cose tra di loro cambieranno in meglio?
Votate e commentate dicendomi cosa ne pensate! Go goo.
See you soon.
All the love. xx
P.S IN CASO DI EVENTUALI ERRORI, LI CORREGERO' A BREVE.
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