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Chapter Sixty-Six.

Sbattei le palpebre provando a mettere a fuoco la mia vista, sbadigliai richiudendo gli occhi ma corrugai le sopracciglia quando dei respiri fin troppo tranquilli si posarono sul mio viso dolcemente, riaprii esitante gli occhi e li spalancai subito dopo, il naso di Harry sfiorava appena il mio e i nostri visi erano decisamente troppo vicini, entrambi su un fianco, le mie gambe toccavano le sue, i suoi capelli sparsi disordinatamente sulla fodera del cuscino, il suo viso stranamente rilassato e le sue bellissime labbra piene schiuse mentre buffi d'aria leggeri uscivano da esse. Mi rilassai però quando realizzai stesse ancora dormendo, la tentazione di avvicinare la mano al suo viso, accarezzandolo, sfiorando i suoi tratti somatrici, i suoi lineamenti duri ma anche delicati, o le sue labbra. Ma non lo feci, l'immagine di lui e Carrie ritornava davanti ai miei occhi, tutto quello che mi procurava era una grande fitta al petto, nonostante la sera precedente tutto sembrava essere passato, mentre anche Harry sembrava diverso con le sue labbra curvate in sorriso mozzafiato e le fossette adorabili ad incorniciargli il viso, io non riuscivo quella mattina a sentirmi meglio.

Ma incerta sul da fare sfiorai la sua spalla nuda con i polpastrelli delle mie dita, la sua pelle inchiostrata, compatta e tonica sotto la mia mi riempiva di brividi.

Tanto concentrata a fissare la mia mano muoversi sulla sua spalla e sulle sue clavicole che mi accorsi solo dopo delle sue palpebre iniziare a muoversi, tirai via velocemente le mie dita e quando poi le sue palpebre cominciarono a sbattere, chiusi i miei occhi fingendo di dormire. Sarebbe stato imbarazzante se una volta sveglio mi avesse trovata a guardarlo come ipnotizzata e ad accarezzarlo come la prima degli stupidi. Lo sentii sbadigliare quando si mosse un pochino e poi un sospiro posarsi sul mio viso, mi irrigidii e sperai che questo passò inosservato ad Harry.

Il suo viso si avvicinò al mio e ne ero certa grazie al calore che emanava e i suoi respiri che battevano sul mio viso, il suo naso toccò il mio in un gesto lento e dolce, forse fu questo a farmi sussultare a quel contatto.

E fui sicura che sul suo viso comparì un sorrisino divertito, si mosse ancora e quella volta
lontano da me, il materasso ritornò al suo posto alla mancanza del peso di Harry, continuai a tenere gli occhi chiusi realizzando che si fosse alzato dal letto.  «So che sei sveglia.» Spalancai mentalmente gli occhi ma azzardai a tenerli realmente serrati. Non fiatò più, non sentii i suoi passi, non lo sentii muoversi, ma sussultai quando il materasso si abbassò sotto i palmi delle sue mani e il suo viso di avvicinò pericolasamente al mio orecchio.«Allora?» La sua voce tremendamente roca e assonnata di prima mattina era decisamente provocante.

Deglutii e qualche secondo dopo, seppur ancora esitante aprii un occhio, mi guardava con le sopracciglia sollevate e le labbra premute tra loro, così sospirai e aprii entrambi tirandomi a sedere ignorando il suo viso ancora troppo vicino. «Come facevi a saperlo?» Domandai stroppicciandomi un occhio.

Sul suo viso si aprii un sorriso sghembo e si tirò di nuovo su restando comunque accanto al lato del mio letto, scrollò le spalle. Cercai di guardare altrove quando concretizzai che a coprire il suo corpo tonico e slanciato fossero solo un paio di boxer. «Dov'è la mia colazione, mh?» Chiese spostando i suoi capelli all'indietro e lasciando vagare i suoi occhi per la camera.

«Colazione?» Ridussi gli occhi in due fessure puntandoli sul suo viso.«Ti voglio ricordare che hai perso ieri sera.» Feci affondare le mani nelle coperte fin troppo morbide.

«Beh in realtà questo non è certo.» Sollevò le mani in segno di resa.

«Si che lo è.» Risposi aggrottando la fronte e assumendo un tono un po' più duro.

«Si va bene, certo, come vuoi.» Mi accordò divertito muovendosi per la stanza.

«Puoi anche non credermi, non mi importa.» Scrollai le spalle, mi ignorò aprendo la porta del bagno. «Tanto questo pomeriggio ti seguirò lo stesso in palestra!» Urlai quando chiuse la porta, sorrisi gettandomi indietro sul letto.

Sospirai poi scostando le coperte dal mio corpo e mi alzai, per una volta in quei giorni Harry si era alzato di buonumore e il suo buonumore aveva contagiato anche a me, tanto che mi avvicinai al telefono fisso della stanza e premei i tasti per ordinare una buona colazione. Risposero cordialmente dall'altro lato e una volta riferito l'ordine mi congedarono con gentilezza e professionalità, intanto il mio cellulare segnò un messaggio così deglutii, e un po' esitante mi avvicinai al comodino come se avessi paura che quel cellulare potesse risucchiarmi.

L'afferrai con la mia mano tremante e lo sbloccai, lasciai andare un sospiro di sollievo quando il nome di Gyne illuminò ancora una volta lo schermo.

Da: Gyne.

Dimmi qualcosa! Sto impazzendo!


Lessi poi l'altro.

Avevi ragione tempo fa, ma non avevo mai guardato Niall in quel modo e ora che lo sto facendo mi sento una stupida perché lui è sempre più lontano.


Sospirai, in effetti la notte prima non avevo risposto al suo messaggio dove mi diceva che era Niall il ragazzo di cui si era innamorata, rimasi sbalordita e perplessa allo stesso tempo, quel ragazzo le andava dietro da una vita e lei aveva sempre guardato altrove, finendo per ferirlo di più quando posò i suoi occhi su Liam, rovinando quasi un'amicizia così forte. Ma poi Niall aveva deciso di lasciare perdere, lasciare perdere Gyne, i suoi stessi sentimenti per non stare più male come in quel periodo, il quale io ero stata testimone, non avevo mai approvato il fatto di respingere i propri sentimenti ma in quel momento che anche io sto li stavo vivendo in prima persona non ero più sicura, Niall l'aveva allontanata per il suo bene, ignaro però, che Gyne avesse potuto innamorarsi di lui, aveva sempre ignorato quella ipotesi, che credevo anche io fosse irreale.

E invece.

A: Gyne.

Forse è meglio parlarne di persona, mh? Domani pomeriggio lascerò Brighton, abbiamo tutto il tempo di parlare tranquillamente. x


Era l'ultimo giorno in quell'Hotel, e poi, a casa.

Mi venne quasi spontaneo denominare quel paese malridotto, il The Crown, Alan, i ragazzi, Gyne, Anya, come; casa. E non negai a me stessa il fatto che mi mancassero anche molto.

La notifica di nuovo messaggio arrivò proprio quando Harry uscì dal bagno, così spostai gli occhi dalla sua figura già lavato e vestito allo schermo del cellulare. 

Da: Gyne.

Va bene, penso sia la cosa migliore, non vedo l'ora che arrivi! Voglio sapere com'è andata a Brighton e come stai.

Oh, e cancella i messaggi! Se qualcuno li legge sono fritta!


Sorrisi al termine da lei usato anche mi dispiaceva mentirle sulla mia posizione, ma sapevo non poter proferire parola con nessuno, c'erano già abbastanza persone che non c'entravano nulla in mezzo. Bloccai il cellulare e alzai lo sguardo su Harry che cercava qualcosa sotto il divano o in giro per la stanza.

«Hai perso di nuovo le tue sigarette?» Chiesi enfatizzando sulle ultime parole.

«No.» Rispose continuando a cercare. «Ho perso la cintura di cuoio nera.»

Lasciai vagare gli occhi su i suoi jeans leggermente caduti, ma nemmeno con la cintura le cose cambiavano, me ne ero già accorta un paio di volte. E avevo anche notato che ogni volta che indossava dei jeans, indossava anche una cintura, sembrava non poterne fare a meno.

«Hai cercato in bagno?» Domandai.

«Non c'è.» Cominciò a irritarsi visibilmente, ma quando non trovava quello che cercava diventava irritabile e irascibile, ma pensadoci bene lo era tutto il tempo.

«Beh, non penso sia da qualche altra parte.» Pensai ad alta voce.«Hai almeno controllato bene?» Si girò stringendo la mandibola mentre la sua espressione corrucciata non faceva altro che esprimere tutto il suo disappunto. E prima che dalla sua bocca potesse uscire qualche frasi di cattivo gusto sollevai una mano bloccandolo. «Va bene, ho capito.» Lo superai ed entrai in bagno lasciando la porta aperta, la sua figura si avvicinò poggiandosi allo stipite, mi guardai intorno fin quando non trovai il cesto dei panni sporchi. Afferrai i suoi jeans, indossati il giorno prima dopo averli trovati, mentre mi guardava con espressione accigliata, li rigirai sollevando le sopracciglia, e un sorriso soddisfatto si fece spazio sul mio viso quando la cintura era ancora impigliata tra gli anelli. «Non c'era, mh?»

«Sarei potuto arrivarci anche io.» Inclinò leggermente la testa scrollando una spalla e si avvicinò afferrando i jeans e tirando via la cintura da essi.

Annuii lentamente provando a reprimere un sorriso, dei leggeri colpi alla porta mi portarono a togliere gli occhi da dosso al ragazzo sbadato di fronte a me e uscii dal bagno. «Colazione in camera!» Sorrisi però poi quando Nate fece sbucare la sua testa con tanto di capelli pettinati perfettamente. Spalancò la porta mettendosi poi dietro il carrello e spingendolo entrò in camera, i suoi occhi si posarono dietro di me e quando mi voltai, Harry stava ancora maneggiando la sua cintura mentre la smorfia sul suo viso lasciava intendetere che sarebbe stato scortese anche con Nate. Sembravano non piacergli molto i camerieri visto che adorava spaventarli. «Qui c'è quello che avete ordinato.» Ridusse il suo sorriso solo ad un accenno mentre lasciava il carrello in un posto nella stanza dove non avrebbe potuto dare fastidio.

«Grazie,addetto alle colazioni.» Era la seconda volta che lo vedevo, ed entrambe grazie solo alla colazione.

«E' tutta questioni di turni.» Scrollò le spalle.«L'anno scorso mi occupavo di servire in sala.»

Aprii bocca per rispondere ma Harry mi precedette sul tempo.«Interessante.» Nonostante quel commento il suo tono non esprimeva nessun interesse al riguardo. «Magari il prossimo anno ti assumono come assistente lavapiatti.» Un sorriso sornione curvò le labbra di Harry.

Che diavolo stava facendo?

«L'ho già fatto, e mi creda, certe volte è molto meglio restarnese chiusi in cucina che avere a che fare con clienti che adorono prendersi gioco degli altri o che si credano superiori.»

Il sorrisetto di Harry si tramutò in un linea sottile e dura e prima che i due cominciassero ad attaccarsi decisi di intervenire. «O-oh grazie ancora Nate.» Sperai che avesse afferrato il mio modo gentile per liquidarlo.

Fece cenno con il capo professionalmente e chiuse la porta dietro la sua figura.

«Quindi lui è Nate?» Domandò indicando la porta.

«Beh si, è grazie a lui se il tuo mal di testa è passato un paio di mattine fa.» Sospirò non molto contento di quella mia osservazione mentre il suo viso se ne stava costantemente corrucciato. «Spremuta d'arancia?» Sorrisi con fare innocente e sbattendo le palpebre sollevando uno dei due grandi bicchieri in vetro.



***

«Non era male dopotutto.» Mugolò Harry mandando giù l'ultimo boccone del suo piatto, l'ora di pranzo era arrivata velocemente, e forse anche perché ci alzammo dal letto abbastanza tardi, dopo lo scambio di battute con Nate mi aspettavo da Harry una reazione totalmente diversa da quella ottenuta, mi aspettavo un suo cambio di umore e una delle tante battute squallide che riserva sempre in quei momenti e invece nulla, dopo la sua espressione incazzata e il mio chiedergli una spremuta scosse la testa e si avvicinò a fare colazione come se niente fosse divorando anche parte della mia.

Così all'ora di pranzo decidemmo di ordinare una zuppa calda e piccante di noodles con pesce palla.

«Già, era proprio buono.» Lasciai andare la forchetta nel piatto ormai piena.

«E perché hai ancora metà del pranzo ancora nel piatto?» Domandò sollevando le sopracciglia.

Corrugai le sopracciglia abbassando gli occhi sul mio piatto.«Saranno solo due forchettate.» Gli feci notare ritornando a guardare il suo viso, i suoi occhi  si fermarono pensierosi sul mio viso mettendomi quasi a disagio, mi mossi scomodamente sul posto per terra. «Cosa?» Domandai poi mordicchiando il mio labbro.

«Nulla, mi stavo solo chiedendo se hai sempre mangiato come un..» Sembrava cercare un termine giusto guardandosi intorno.«Come un pulcino

«E perché te lo stavi chiedendo?» Sorrisi leggermente divertita da quel termine ignorando l'espressione perplessa sul suo viso.

Scrollò le spalle. «Nulla, lascia perdere.» Distolse lo sguardo dal mio viso alzandosi dal tappeto su cui era seduto e tirando fuori una sigaretta dal pecchetto nei suoi jeans insieme all'accendino.

Distolsi lo sguardo dalla sua figura scuotendo la testa, riempii il mio bicchiere con dell'acqua liscia facendola scivolare giù per la mia bocca l'attimo dopo, deglutii quando rialzai gli occhi su di lui, che aveva appena aperto la finestra in modo che il fumo non inquinasse la stanza, e gliene fui grata. «Allora, domani si va via?» Chiesi alzandomi anche io, ma al contrario suo mi avvicinai alla finestra dove l'aria pulita era più in circolo, il cielo fuori si era incupito parecchio rispetto alla mattina dove il sole premetteva una bella giornata.

«Si.» Espirò lasciando che la nube di fumo andasse a posarsi proprio davanti al suo viso.«Partiremo nel primo pomeriggio, prima di sera saremo già a Caernarfon.» Spiegò. 

«Cominciava già a mancarmi quel posto.» Prima che potessi sul serio realizzare le mie parole, Harry mi guardò con un solco ben evidente tra le sopracciglia, rimasi sorpresa anche io, e non solo per quei pensieri ma anche per il modo di esporli, sembrava quasi che mi stessi riferendo chissà a quale posto di grande bellezza, o che comunque fosse legato a me in qualche modo.

«Seriamente?»

«Beh..» Ci pensai un po' stringendomi nelle spalle. «Si.» Affermai annuendo leggermente.

Aspirò dell'altra nicotina prima che essa uscisse sotto forma di fumo dalle sue narici e poco dopo dalla sua bocca. «Tu hai qualche problema.» L'angolo della sua bocca si alzò appena.

«Forse.» Sorrisi sollevando le sopracciglia, si voltò un secondo guardando qualcosa che non riuscii bene a capire. «Quando si va in palestra? Guarda che ci sto un attimo a prepararmi.»

I suoi occhi si posarono immediatamente su di me ma nessuna espressione di scherno o di una possibile risposta scocciata era presente sul suo volto. «Chi ti dice che andrò in palestra oggi.» Consumo quel poco che rimase della sigaretta e si avvicinò a me, credevo che la sua intenzione fosse fermarsi una volta di fronte a me ma mi sbagliavo, mi sorpassò uscendo in balcone e spegnendo la cicca sul parapetto.

«Oh andiamo, ho vinto io ieri sera e questi erano i patti.» Allargai le braccia teatralmente facendole cadere poi lungo i miei fianchi. «E poi eri tu che volevi per forza vincere qualcosa,» Si girò a guardarmi mentre i suoi capelli svolazzavano un po' a causa del vento. «Perciò ben ti sta.»

«In realtà non ho ancora nessuna certezza del fatto che tu abbia vinto, quindi prendi questo gesto come un segno di carità.» I suoi occhi, in quel momento giocosi non lasciarono i miei ma questo non mi fermò di rispondergli a tono.

«Si,» Incrociai le braccia al petto, il suo sguardo seguì i miei movimenti prima di tornare a guardare il mio viso. «Se questo riesce a consolare il tuo ego direi che puoi continuare a pensarla in questo modo.» Cercò di reprimere un sorrisetto premendo le sue labbra tra di esse. «E adesso vado a prepararmi.» Lo superai entrando dentro e iniziai a frugare nel borsone cercando un paio di leggings e una canotta.

«Abbiamo finito di pranzare cinque minuti fa.» Osservò avanzando di qualche passo dentro.

«Beh io mi sento leggera come una piuma.» Adocchiai ciò che mi serviva e cominciai a tirare fuori i due capi di abbigliamento.

«Al contrario tuo però, io qualcosa l'ho ingerita.» Rispose con nonchalance.

Sbuffai portando gli occhi al cielo e mi chiusi in bagno, scossi poi appena la testa accennando un sorrisino e iniziai a liberarmi dei vestiti che tenevo addosso, li gettai nel cesto dei panni sporchi e indossai gli altri con calma, in effetti era ancora presto ma qualcosa dentro di me non vedeva l'ora di passare quel pomeriggio in palestra, con Harry.

Una volta fuori dal bagno i miei occhi su posarono sullo schermo piatto della tv accesa e poi su Harry sul divano, il quale era molto più concentrato a trafficare con il suo cellulare. Legai i miei capelli in una coda alta e mi avvicinai a lui afferrando il telecomando al suo fianco, mi rivolse un'occhiata in un primo momento confusa ma ritornò a guardare lo schermo del suo cellulare. Presi posto sul tappeto ai piedi del letto mentre l'unica cosa che feci fu cambiare ripetutamente canale finché Harry non decise di alzare il suo culo dal divano, distolsi lo sguardo dalla tv prestando la mia attenzione al ragazzo nella mia stessa stanza che afferrò il borsone portandolo in spalla e si fermò di fronte a me sollevando le sopracciglia.

«Cosa c'è? Ti sei pentita di voler passare un pomeriggio in palestra con me?»  Ironizzò.

«No ma,» Un solco comparì tra le mie sopracciglia quando lasciai vagare i miei occhi sul suo corpo, o meglio, su ciò che lo copriva. Non era affatto un abbigliamento da palestra. «Tu scendi così?» Abbassò lo sguardo su di lui accigliato. «Cioè non ti cambi?»

«Mi cambio di sotto, hai finito di esaminarmi?» Aprii bocca pronta a ribattere ma la richiusi subito dopo premendo le labbra in una linea sottile. «Bene allora andiamo, tornerai in questa camera sfinita, te lo posso assicurare.»

Mi alzai da terra prendendo un grande respiro, mi ritrovai a pochi centimetri dal suo petto, beh, il mio viso poteva arrivare solo lì. «Non era mia intenzione starmene con le mani in mano.»

Annuì lentamente come se non credesse pienamente a questa mia affermazione, mi superò uscendo fuori in corridoio. «Sai, è difficile concentrarsi sugli allenamenti quando ti ritrovi nella stessa stanza con una persona come me, ti capirei se saresti incapace di svolgere qualsiasi esercizio.»

Chiusi la porta alle mie spalle e corrugai le sopracciglia davvero sorpresa da quella sua battuta. «Cosa?! Forse con il tipo di ragazze con cui hai a che fare tu, tesoro.» Lo superai curandomi del fatto di lasciargli una spallata. Mi fermai di fronte all'ascensore e mi voltai incontrando il sorrisetto divertito di Harry, il quale si avvicinò di più fermandosi ad un millimetro di distanza da me, trattenni il respiro provando a non distogliere i miei occhi dai suoi, non volevo che tutta la sicurezza di prima andasse perduta solo perché la sua presenza così vicina era in grado di far cedere tutte le buoni intenzioni che mi ero imposta o le certezze che mi ero imposta. E soprattutto non volevo che lui, se ne accorgesse.

Allungò il braccio, trasalii pensando volesse toccarmi ma tutto quello che fece fu pigiare il tasto dell'ascensore. «Hai dimenticato di chiamare l'ascensore, tesoro.» Deglutii distogliendo gli occhi per un attimo dal suo viso, sul quale continuava a persistere il suo sorriso sghembo. Riempii il mio petto d'aria e mi voltai entrando nella cabina una volta aperte le porte.

Mi seguì senza proferire parola e le porte si richiusero.

Lo guardai mentre si portò indietro i capelli con un gesto veloce della mano, pensai se il giorno dopo avrebbe continuato ad essere così tranquillo e quasi simpatico, ma ormai mi era chiaro che bastasse la minima cosa per fargli cambiare umore per l'intera giornata, ma sperai almeno che per quelle ore niente potesse infastidirlo.

Il suono meccanico dell'ascensore annunciò il nostro arrivo al piano terra, nonostante però si fosse mosso lentamente, il tempo in silenzio tra di noi non era stato imbarazzante. Le porte si aprirono ed Harry fu il primo ad uscire sistemando meglio il borsone sulla sua spalla, passammo davanti alla reception, l'uomo che ci servì una volta messo posto in quel hotel stava riprendendo un altro dipendente, che però quando prestai più attenzione alla scena notai fosse Nate. Come se avesse percepito il mio sguardo su di lui, i suoi occhi si fermarono su di me sorridendo e mimando poi un hey, ricambiai il sorriso agitando appena la mano, il concierge sospirò serrando poi gli occhi.

Trasalii quando mi scontrai con qualcosa, o meglio, con qualcuno, Harry si voltò fulminandomi in pieno viso dopo aver urtato la sua spalla, il sorrisetto di qualche attimo prima era stato sostituito dalla sue labbra premute tra loro, le sue sopracciglia corrucciate formavano un solco come la sua fronte aggrottata. «Muoviti.» Sibilò.

Aveva cambiato umore ancor prima del previsto.

Sospirai e continuai a seguirlo, varcammo la grande porta che portava alla palestra e accelerai il passo affiancandolo. «Perché non usiamo questa? Ci sono molti più attrezzi.» Proposi passando davanti alla grande palestra, ma da come continuò a camminare non guardandola nemmeno capii che non era stato inutile chiederlo.

«Che non riuscirai mai ad usare in un pomeriggio.» Lo seguii fino in fondo al corridoio dopo aver ruotato gli occhi al cielo, si fermò però davanti la porta di una stanza diversa da quella in cui l'avevo trovato la volta precedente, non controllò nemmeno se era occupata ed entrò senza pensarci due volte.

«Poteva essere occupata.» Mormorai avanzando di qualche passo in quella piccola palestra.

«Ma non lo è.» Sospirò voltandosi, mi presi qualche secondo lasciando vagare lo sguardo tra le quattro mura. «Vado a cambiarmi, ti consiglio di iniziare a riscaldarti.» Sbattei le palpebre puntando gli occhi sul viso di Harry, alzò l'angolo delle sue labbra e si allontanò scomparendo dietro ad una porta.

Sospirai poi ritornando a concentrarmi sulla stanza, era molto più grande rispetto all'altra usata da lui qualche giorno fa, e non poteva essere altrimenti visto gli attrezzi in più.

Un tapis roulant, una cyclette, un altro attrezzo del quale mi era sconosciuta la funzione e la cosa fondamentale per Harry, un sacco da boxe che pendeva dal soffitto. Non mancavano nemmeno la macchinetta delle merendine e quella delle bibite proprio accanto alla porta dove Harry era sparito, ma mentre i miei occhi posavano su quella porta, questa venne aperta rilevandolo con un aspetto totalmente diverso. Dei pantaloncini erano posati su i suoi fianchi e non arrivavano nemmeno alle ginocchia, una canotta bianca e i capelli legati disordinatamente ancora con quell'elastico che mi rubò quella notte quando mi portò per la prima volta in quell'angolo di spiaggia nascosta da tutti.

«Allora, hai fatto come ti ho detto?» Gettò il borsone sulla panca e si avvicinò riscaldando i muscoli delle braccia tenendoli in un certo modo.

«Non ancora.» Ammisi.

«Spero non sverrai dallo sfinimento ancor prima di cominciare, non sarebbe divertente.» Sorrise sfacciatamente creando un contatto visivo con me.

«Sappi che durante le vacanze la mattina mi alzavo presto per andare a fare jogging.» Poggiai le mani sui fianchi mentre mi difesi a testa alta.

«Ah si?» Avanzò di qualche passò non smettendo di riscaldarsi i muscoli.

«Si, ecco..» Mi grattai il collo in un gesto spontaneo. «Erano  piccole corsette e.. senti ma che ti importa?» Alzai la guardia prima che mi mettesse alle strette. «Ero molto occupata con lo studio.» Studiavo anche un po' troppo, e tutti non facevano altro che ricordarmelo in quel periodo della mia vita, ma volevo diventare qualcuno nella vita e senza le raccomandazioni di nessuno, sognavo di frequentare l'università, di laurearmi.

«Non ho detto nulla.» Si difese lasciando cadere le sue braccia lungo i fianchi.

«Ma l'hai pensato.» Gli puntai l'indice contro.

«Che cosa?» Si atteggiò da finto tonto, ma il sorrisetto furbo sulle sue labbra ne sapevano qualcosa.

Aprii bocca per rispondere ma mi trattenni e provai a dire qualcosa di più sensato, tanto era chiaro che qualunque cosa dicessi lui conoscesse il modo di rigirarla a suo favore, purtroppo era una delle sue abilità. «Siamo qui per allenarci, no?»

«Perché, tu che vorresti fare?» Gli lanciai un'occhiataccia che se avesse potuto uccidere, di sicuro l'avrebbe fatto. «Sai in cosa consistono i riscaldamenti, se sei un'esperta in questo non penso tu abbia bisogno di aiuto.»

«No infatti.» Risposi quasi subito. «Tu pensai ai tuoi di riscaldamenti e a colpire quel sacco.» Feci cenno al sacco da boxe pendolante in mezzo alla stanza, lui rispose con un cenno d'assenso e un'espressione divertita dipinta sul volto.

Si allontanò verso il centro della sala, mentre impacciatamente cercavo qualche esercizio per il riscaldamento, la verità era che mi ero mostrata un po' troppo sicura di me e di quello che avrei potuto fare, ma ad essere completamente sincera ero sempre stata una frana in educazione fisica e in qualsiasi sport, le mie attività fisiche si limitavano ad una corsetta fatta ogni cent'anni. Era strano dirlo quando mia madre prima che abbandonasse quel posto insegnava danza classica ai ragazzini.

Aveva provato anche con me, ma avevo la grazia di un elefante.

Imitai gli esercizi per le braccia che aveva fatto Harry una volta fuori da quello spogliatoio, stiravo i muscoli cercando di riscaldarli, cercai di ricordare qualche tipo di esercizio, come quello di ruotare il busto oppure quello del divaricare leggermente le gambe portando le mani ai fianchi, sollevai un braccio in alto flettendo il busto del lato opposto. Sbirciai Harry il quale mi guardò nascondendo un sorrisetto, sollevai le sopracciglia provando ad ignorarlo prima prese posto per terra iniziando a fare una serie di flessione con una grande agilità e sopratutto rendendo agli occhi di chi guardava molto più semplice.

Così, anche io presi posto per terra, sedendomi e incrociando le gambe, la schiena eretta e provando a non irrigidire le spalle inutilmente, poggiai le mani sulle ginocchia per poi inclinare il busto in avanti senza piegare la testa e allungando le braccia fino a toccare terra, approfittando per lanciare un'altra occhiata ad Harry che era passato a far le flessioni con una mano, mentre l'altra era poggiata sul suo petto.

«Quelli me li chiami riscaldamenti?» Ironizzò alternando le braccia.

«Tecnicamente lo sono.» Mi difesi sbattendo le mani sulle mie cosce. «E comunque posso farlo anche io questo.» Feci un cenno ai piegamenti che stava facendo.  

Si fermò per un attimo tornandosi a sedere per terra allungando le gambe e reggendosi con i palmi delle mani. «Allora forza.» Mi fece un cenno con il capo, corrugai le sopracciglia inclinando lievemente la testa. «Inizia con una serie di dieci piegamenti.»

«D-dieci?» Le flessioni erano la cosa che più odiavo, una volta piegate le braccia non riuscivo più a rialzarmi, sembravo tipo una balena spiaggiata.

«Se ti sembrano pochi possiamo sempre raddoppiare.»  Il sorriso sghembo permanente sul suo viso diceva esplicitamente quanto fosse sicuro del fatto che non c'è l'avrei mai fatta.

«No, dieci vanno più che bene.» Un sorriso finto incurvò le mie labbra e mentre tutto questo lo divertiva mi alzai da terra prima di chinarmi nuovamente prendendo posizione. Aprì bocca pronto a criticare ma lo zittì precedendolo.«Puoi per favore farmi prima iniziare?»  

«La postura è scorretta, non riuscirai mai a far nessun piegamento in questo modo.» Mi ignorò completamente esprimendo i suoi pareri. Mi lamentai rumorosamente provando a modificare qualcosa nella mia postura, deglutii pronta a fare un'altra delle mie tante figure di merda. Piegai di poco le braccia, sapevo che se avessi fatto di più sarei caduta di pancia, succedeva ogni volta, almeno quelle poche volte in cui facevo questa tortura. «Si chiamano piegamenti perché in teoria dovresti piegare le braccia.»

«L'ho fatto.» La mia voce uscii forzata, le mie braccia tremavano sotto il mio peso.

«Non abbastanza.»  Non lo vedevo dritto in faccia ma ero sicuro si stesse divertendo parecchio, presi un grande sospiro e piegai più le braccia ma non andò come speravo, le mie braccia non riuscirono a tirarmi su e crollai su di esse. Harry ridacchiò, mugolai per la botta appena ricevuta e mi tirai a sedere, alzai lo sguardo sul viso di Harry, il quale era incorniciato dalle sue due profonde fossette, i suoi socchiusi e dal suo ampio sorriso.

«Spero tu ti stia divertendo.» Mormorai lanciandogli un asciugamano precedentemente poggiato sulla panca dietro di me.

L'afferrò posandolo al suo fianco. «Te l'ho detto, la postura era sbagliata.» Si alzò da terra velocemente e si avvicinò lentamente a me. «Dai su, rimettiti in posizione.» Mi fece cenno con il capo.

«Cosa? No.» Obbiettai, avevo già fatto una pessima figura, non ne avrei fatte altre.

«Sei stata tu a voler venire in palestra con me, hai insistito fino all'esasperazione perciò alza il tuo culo da terra che da adesso si comincia a fare sul serio.» Ordinò alzando la voce. Sospirai alzando gli occhi al cielo e mi alzai allargando le braccia. «Bene.» Nonostante tutto la sua voce nascondeva un pizzico di divertimento.

«Avresti un futuro come personal coach.» Ammisi.

«E seguire delle frane come te? Non ne se parla nemmeno.» Nascose un sorriso così evitai di prendermela per quello, infondo ero davvero una frana, e poi voleva solo una mia reazione. «Prendi posizione.»

«Ma hai detto che la mia postura è scorretta.» Corrugai le sopracciglia.

«E ti ho anche detto di prendere posizione.»  Portò le sue mani ai fianchi aspettando che ubbidissi. Così sbuffai e mi misi a terra assumendo la mia postura scorretta, Fece il giro ritrovandosi davanti a me e si piegò sulle ginocchia. «Le mani non devono stare così, potresti slogarti i polsi.» Mormorò poggiando le sue sulle mie sistemandole nel modo giusto, presi un grande respiro e non obbiettai. 

Si alzò ritornando al mio lato e posare quella volta una sua mano sulla mia vita facendo pressione su un punto, ma saltai in aria quando l'altra toccò il mio sedere. «Che cosa fai?!» Scattai facendo uscire la mia voce più acuta del solito.

«Sto solo correggendo la tua postura.» Rispose con nonchalance togliendo per un attimo la mano di lì.

«Oh davvero? Perché a me non sembrava.»  Continuai a tenere il peso sulle braccia ma ero già stanca senza nemmeno aver fatto un solo piegamento.

«Perché non ne capisci nulla, quindi..» Ripoggiò la sua mano sul mio didietro facendo pressione verso il basso.  «Non capisco la tua mania di tenere il culo sospeso per aria.» Commentò poi, un solco comparii tra le mie sopracciglia non capendo di cosa stesse parlando ma allo stesso tempo le mie guance si erano tinte di rosso e l'unica cosa a cui potevo dare la colpa era tutto lo sforzo che mi costano quei piegamenti. «I piedi sono a posto.» Lasciò una piccola pacca sul mio polpaccio prima di ritornare di nuovo davanti a me. «Erano l'unica cosa corretta.»

«Bene, adesso posso iniziare o c'è dell'altro coach?» Domandai ironicamente cominciando a trovare faticosa quella scomoda posizione.

Mi fece un cenno che mi autorizzò ad iniziare, così lentamente mi piegai sulle braccia ma non concludendo ugualmente nulla, la risata sfottente di Harry non esitò mancare. «Che cos'hai al posto dei muscoli? Gelatina?»

Da lì, mi alzai protestando quando lui insistette nel farmi riprovare, obbiettai per un bel po' di volte ma mi obbligò ripetendo il fatto che ero stata io a volerlo seguire in palestra, e quando aggiunge che era ancora troppo presto per vedermi rinunciare e che non si sarebbe divertito abbastanza mi scappò un'occhiataccia che non l'ho colpì per niente. 

Si piegò sulle ginocchia al mio lato dopo che mi ero risistemata per terra per l'ennesima volta, e poggiò uno dei suoi palmi sul mio addome e l'altro sulla mia schiena, non mi sentii per nulla al mio agio, avrei voluto tanto farne anche a meno, ma riuscii a distogliere la mia attenzione dal suo tocco quando mi istruì di cominciare a piegarmi, lo feci ma grazie al sostegno delle sue mani quella volta non finii col muso per terra. Mi aiutò per circa quattro flessioni dopo di ché tolse via le sue mani, credevo di aver ormai preso il verso giusto ma non fu così, dopo che provai senza l'aiuto di Harry le cose non erano cambiate.

Harry si sforzò di non ridere e prese posto per terra poco distante da me; Cambiamo esercizio, sei proprio negata per questo. Disse lui con la sua superiorità che fu in grado di farmi storcere le labbra in una smorfia. Iniziò con una serie di addominali così provai a seguirlo a ruota, aveva sempre pensato che fossero molto più facili delle flessioni, ma ogni volta che provavo a rialzarmi con la schiena le mie gambe andavano per i fatti loro. Harry finì la sua serie senza alcun problema mentre fingevo che andava tutto bene, ma si alzò sospirando e sistemò le mie gambe formando l'angolazione giusta prima che salisse su i miei piedi con le sue scarpe. Mi spronò a provare allora, ma non riuscivo a sollevarmi come dovevo, dopo una serie di tentativi mi lasciai cadere all'indietro sfinita.

Sono solo fuori allenamento.

Era la mia giustificazione, la quale però non credette per nulla imponendomi di riprovare ancora, mi fu spontaneo allungare le braccia cercando l'aiuto delle sue mani quando cercai di svolgere almeno un addominale, la sua espressione si corrucciò guardando le mie mani mentre mi sforzavo ancora nel tirarmi su, titubante poi, però, afferrò le mie mani facendomi eseguire quel movimento molto più scorrevole.

«Sai che così non vale, vero?» Chiese lasciando andare le mie mani quando mi tirai indietro con la testa per terra.

«Penso che farò un po' di tapis roulant.» Lo indicai.

«Quello non è un tapis roulant.» Scese dai miei piedi guardando l'attrezzo, sospirai chiudendo gli occhi e lasciando cadere la mano per terra.

Lasciai perdere quell'attrezzo che scambiai per un tapis roulant decidendo di provare invece quello per le gambe che avevo notato una volta entrata in quella stanza, leg press, sembrava facile e sperai che non lo sembrasse soltanto. Lanciai un'occhiata ad Harry che si era messo ad allenarsi seriamente mentre faceva sollevamento pesi e presi posto su quell'attrezzo posizionando le gambe nel modo giusto, e su quello non avevo dubbi. L'esercizio si eseguiva da seduti effettuando un movimento di apertura e chiusura delle gambe, le gambe cominciarono dolermi man mano andando avanti ma era sempre meglio paragonato alle flessioni o agli addominali. Mi lamentai per il lieve dolore che avevano cominciato a fare non riuscendo però a nascondere un sorriso, per un attimo, o meglio, per quella giornata, dimenticai tutti i problemi che quasi mi affogavano e riuscii a non pensare a quella storia di Harry e della ragazza di quel posto in cui andava a combattere.

Il pomeriggio passò così, allenandoci e con le prese in giro di Harry nei miei confronti, molte volte mi fermavo involontariamente a fissarlo mentre i suoi muscoli si contraevano, il sudore impregnava la sua pelle e i suoi movimenti sembravano così perfetti ad pugno e gancio che lanciava a quel saccone.

Scossi la testa deglutendo e sentendo la bocca improvvisamente asciutta, così smisi di fare qualsiasi cosa  stessi facendo, la cyclette era diventata monotona e noiosa. Mi avvicinai alla macchinetta delle merendine e delle bibite, presi una bottiglietta d'acqua e mi gettai con il sedere per terra sfinita, portai la bottiglietta alla bocca mentre l'altro palmo della mia mano restava fermo e poggiato sul pavimento freddo.

Il saccone oscillava da una parte all'altra ed Harry continuava a colpirlo, ancora e ancora, la sua espressione concentrata, immersa da chissà quali dei suoi pensieri e così corrucciata che pensai stesse vedendo quel saccone come la persona che odiasse di più. Le bende che fasciavano le sue mani erano leggermente inchiostrate del rossastro del sangue che fuoriusciva dai suoi tagli, il suo petto si alzava e si abbassava freneticamente seguendo il movimento del suo respiro affannato, lanciò un gancio più forte dei precedenti e si fermò tirando via dalla sua testa la maglietta continuando a sganciare pugni, uno dietro l'altro. 

L'occhio mi cadde sul suo addome nudo, bagnato dal sudore e inchiostrato a causa dei suoi tatuaggi, i suoi muscoli contratti ad ogni suo movimento non faceva altro che migliorare la mia visuale. 

Non ebbi il tempo di realizzare seriamente ciò che in quel momento stesse frullando per l mia mente, Harry interruppe quel vortice di pensieri.

«Già sfinita?» Si fermò, fermando con sé il saccone, respirava ancora faticosamente.

Lo guardai dalla testa ai piedi e quando sollevò un sopracciglio aspettando la mia risposta, staccai la bottiglia dalla bocca un po' troppo velocemente, finii con il bagnarmi un po' la maglietta. «N-no, ho solo preso una pausa..» Mi pulii velocemente.«Acqua, una pausa acqua.» Corrugai le sopracciglia dopo aver realizzato la grande stronzata che mi ero inventata.

«Mh.» Nonostante il solco tra le sue sopracciglia non aggiunse altro.

Fui grata per questo però pensai di dire qualcosa io. «Devi ancora allenarti?»

«No, in realtà ho finito per oggi.»   Abbassò lo sguardo alle sue mani, dando un'occhiata alle sue bende.

E fu allora che chiesi l'ultima cosa che non pensai mai in vita mia di chiedere. «Mi fai provare?» Alzò lo sguardo accigliato sulla mia figura e feci un cenno al saccone.

Sospirò. «Vuoi provare davvero a colpire quel saccone?» Domandò poi, forse per esserne sicuro.

«Si.» Annuii.

«Non è così semplice come sembra,  bisogna avere forza, muscoli allenati e-»

«Fammi provare e basta.» Insistetti alzandomi in piedi e fermarlo nel continuare.

Mi guardò negli occhi per un breve periodo di tempo, si mordicchiò l'interno guancia e potei capirlo da come la sua guancia destra s'infossò. Sollevai le sopracciglia chiudendomi nelle spalle, e fu allora che spostò lo sguardo in un punto dietro di me prima di prendere un grande respiro, pensai si stesse avvicinando a me quando cominciò ad avanzare ma mi superò, così mi voltai provando a seguirlo con lo sguardo. Si fermò davanti al suo borsone cercando qualcosa lì dentro, aspettai impaziente e sperai che non gli salissero quei cinque minuti tanto famosi e se ne sarebbe andato con il borsone lasciandomi lì, come una stupida.

Ma proprio mentre i miei pensieri mi portavano altrove Harry si girò con in mano i suoi guantoni da boxe, provai in tutti modi di nascondere un sorriso, tanto che bagnai le mie labbra prima di stringere tra i denti quello inferiore, sperando funzionasse. Si fermò a qualche passò da me facendo cenno ai guantoni tra le sue mani.«Se non vuoi farti male devi metterti questi, non è necessario fasciarti le mani per questa volta.» Spiegò, annuii velocemente, Harry afferrò il mio polso infilando il guantone, mentre l'altro lo tenne in mezzo alle gambe non trovando un posto dove poggiarlo. «Ti verranno un po' larghi, ma sempre meglio di niente.» Enfatizzò su un po' e legò bene il guantone con lo strappo sul polso. «Ritieniti importante, non li ho mai fatti usare a nessuno.» Alzai gli occhi su suo viso istintivamente, stava sistemando l'altro guantone al mio polso e quelle sue parole alla sensazione del suo tocco risvegliavano in me emozioni che avrei fatto volentieri a meno, potei giurare di aver sentito il cuore fare una capriola. Lui non se ne era nemmeno reso conto ma era passato al "tu non sei nessuno" al "ritieniti importante" nel giro di ventiquattro ore, come si poteva restare in pace con se stessi una volta deciso di provare a nascondere e mettere da parte i propri sentimenti se poi chi sta dall'altro lato non fa altro che mettere sotto sopra qualsiasi cosa, tutte le tue buoni intenzioni e le decisioni che credevi di aver preso.

Io non capivo se quello confuso fosse lui, o solamente io, che non riuscivo a gestire quella situazione, e qualsiasi cosa di manifestasse dentro di me ogni volta che Harry facesse qualcosa di contraddittorio. 

«Scarlett? Si può sapere cosa ti prende adesso?» Sbattei le palpebre quando la voce di Harry raggiunse le mie orecchie, si era spostato, e io non me ne ero nemmeno resa conto, si era posizionato dietro il saccone con un'espressione abbastanza confusa.

«Cosa? No, nulla.» Scossi il capo fissandomi le mani coperte dai guantoni enormi. «Iniziamo?» Premetti le labbra in una linea sottile curvando poi le labbra, provai a fallo sembrare un sorriso vero.

Iniziò a spiegarmi come tenere le braccia e in che modo colpire senza farmi troppo male, iniziai sferrando il primo colpo contro il saccone, il quale non oscillò di un centimetro.«Che cos'era quello? Eh?» Come da regolamento Harry criticò il mio pugno, così provai ancora e cercando di colpire più forte, non concludendo però molto. Era la prima volta che provavo la boxe e non ero il tipo che piaceva restare chiusa in una palestra ad allenarsi fino allo sfinimento. Harry continuava a spronarmi prendendo in giro i miei ganci morti. Ma solo minuti dopo si zittì i suoi occhi sembravano persi, la sua pupilla dilatata, i tratti del suo viso contratti e la presa delle sue mani al saccone era più stretta. «Devi vedere il saccone come la persona che odi più di chiunque altro.» Istruì poi. «Devi colpirlo in viso, guardalo negli occhi.» Alzò la voce sovrastando il rumore dei pugni contro il materiale duro del saccone, dovevo ammettere però che non mi trovavo per niente a mio agio, ci provavo ma non riuscivo a fare di più. «Prova a immaginare tutte le volte in cui avresti voluto dire basta non ci sei riuscita!» Che stava facendo mi chiesi. «Prova a immaginare il suo sorriso strafottente e i suoi occhi pieni di ribrezzo ogni volta che ti guardava!» Urlò, sussultai. «Pensa a come ti urlava contro dicendoti che eri una nullità, picchialo!» Continuò ad urlare, smisi di fare qualsiasi cosa, lo guardai con occhi spalancati chiedendomi cosa gli prendesse, mi guardava come se stesse vedendo un'altra persona, come se si aspettasse qualcosa. «Colpiscilo più forte! Avanti!»

Lo colpii, fu un attimo, ero stanca di sentirlo urlare in quel modo e non era per nulla piacevole, tirai un pugno al saccone riuscendo a farlo muovere, anche se non molto visto la presa di Harry, mi lamentai per il dolore quando giurai quasi di aver sentito le ossa della mia mano scricchiolare. Harry lasciò il saccone deglutendo, i suoi occhi si posarono in un punto fisso nella stanza, nella quale era calato improvvisamente un silenzio assordante. «H-Harry..» Lo chiamai e una smorfia prese posto sul mio viso quando provai a muovere le dita. «Cosa-»

«Ti fa molto male?» Mi interruppe bruscamente facendo cenno con il capo alla mia mano.

«No, cioè-»  

«Allora continua a colpire il sacco.» La sua voce era seria e i suoi occhi erano ritornati fissi nei miei.

«Penso tu ti sia immedesimato un po' troppo nella parte dell'istruttore di boxe.» La buttai lì sull'ironico, anche se la mia voce non era dello stesso parere.

«Colpisci questo fottuto saccone.» Strinse nuovamente la presa intorno al saccone preparandolo ad un mio colpo. Lo guardai provando a capire se stesse dicendo sul serio, mi ero appena fatta male, forse non era qualcosa di così grave ma era ancora dolorante. «Datti una mossa.»

Sbuffai e iniziai a colpirlo, ero consapevole dei miei ganci di merda. Harry stava per aprire bocca quando lo fermai parlando io. «Non dire.. una parola.» Riuscii a dire tra un affanno e un'altro.

«Sii più precisa e mira sembra il punto giusto del bersaglio che vuoi colpire.» La sua voce era ancora seria ma non spaventosa come il tono usato da lui prima. Fece un passò avanti fermando i miei movimenti. «Mettiti in posizione da combattimento davanti al sacco, con apertura delle gambe pari alla larghezza delle spalle, e leggermente piegate, una gamba più avanti dell'altra in modo tale che il tallone della gamba spostata in avanti coincida in una linea immaginaria con la punta del piede della gamba che sta dietro.» Spiegò senza irritazione o traccia di irascibilità, eseguii le sue istruzioni, stavolta più dettagliate.  «Spostati alternativamente il peso sulle gambe, e coprendo il viso coi gomiti chiusi sul petto, i pugni stretti a protezione del corpo. Quando esegui i primi colpi, presupponendo che sei una principiante, inizia con l'esecuzione del diretto.» Mi accigliai non capendone molto sul campo, lui lo notò e sospirò.  «Fai in modo che si trovino allineati perfettamente alle nocche, in modo da formare un tutt'uno per l'intera linea del braccio. A questo punto dalla posizione di combattimento, ruota con la gamba che sta dietro in modo da caricare il colpo e scarica sul sacco. Il gancio è un colpo particolare e va curato in modo appropriato.» Prese poso dietro di me afferrando le mie braccia posizionandoli in modo corretto, ero quasi circondata dalle sue forti braccia, deglutii e mi imposi di prestare attenzione alle sue parole, si mosse in slow motion assicurandomi che memorizzassi i passaggi più velocemente, il mio pugno finii dritto contro il saccone, il suo respirò regolare batteva sul mio orecchio e chiusi gli occhi per un attimo.«Tieni gli occhi sempre aperti, non abbassare mai la guardia.» Mormorò, aprii immediatamente gli occhi non impedendo però al sangue di affluirsi velocemente alle mie gote, aveva frainteso e ne ero felice ma non riuscii a non essere imbarazzata. Ripeté per un paio di volte le istruzioni da lui dato colpendo il saccone con una velocità più reale, il saccone oscillò da una parte all'altra sorprendentemente, ma era tutto merito di Harry.«Hai capito?» Tolse via le sue braccia dal mio corpo sistemandosi di nuovo dietro al saccone.

Annuii lentamente. «Si.. penso di si.»  Mormorai alzando lo sguardo dai miei guantoni.

«Prova adesso.» Tenne fermo il saccone, mentre cercai di ricordarmi tutti i passaggi nel modo giusto, presi un grande respiro.«Ricorda quello che ti ho detto, ruota con la gamba che sta dietro in modo da caricare il colpo.» Sferrai un pugno dritto al sacco, ruotando la gamba nel modo in cui mi aveva spiegato, gancio che Harry chiamava gancio diretto, pensai di aver allineato bene le nocche. «Mh, non c'è male.» Constatò annuendo lentamente, un sorriso enorme che non riuscii a fermare curvò le mie labbra. «Certo, la posizione è un po' instabile e la forza scarseggia, ma visto come sei partita.» Aggiunse poi.

«Oh tu si che sai come smontare l'entusiasmo di una persona in pochi secondi.» Ridussi i miei occhi in due fessure e l'angolo della sua bocca si sollevò appena accennando un sorriso quasi inesistente.«Posso riprovare?» Chiesi poi, lui rispose con cenno d'assenso e continuò a tenere fermo il saccone, provai qualche altra volta e riuscivo a vedere, anche se poca, la differenza tra i miei primi colpi e quelli dopo le sue spiegazioni. Riuscivo a fare muovere il saccone tra la presa di Harry e per me era già tanto visto la sua forza. Mi fermai dopo qualche minuti riprendendo fiato e non riuscendo a non sorridere.«Non hai mai pensato di fare questo, ma legalmente?» Mi azzardai a chiedere.

Alzò lo sguardo sul mio viso con un'espressione leggermente corrucciata. «No.»

«Perché?»

«Non è così semplice.» Scosse la testa.«Nel modo in cui lo faccio io, l'unica regola che c'è è di non uccidere l'avversario, se proprio non puoi farne a meno.» Non mi era piaciuta per niente l'aggiunta che aveva fatto.«E poi ci sono anche le gare, il compenso che si riceve non mi dispiace affatto.»

«Quindi lo fai per i soldi.»

«Lo sapevi già, e sai anche bene perché mi servono.»  

Annuii abbassando lo sguardo per qualche istante.«Come spieghi a tua madre i soldi per le cure e la chemio?» Lui mi aveva detto che non ne sapeva niente, ma chiunque troverebbe sospetto quei soldi, sopratutto se non avevano mai avuti.

«Lei pensa che dia una mano ad Alan e qualche altro lavoretto del genere.» Scrollò le spalle non dando tanto peso alla cosa.

«Si, ti ci vedrei proprio a servire i clienti con il grembiule ai fianchi e il tuo caratteraccio all'ordine del giorno.» Sdrammatizzai battendo i miei pugni.

«Divertente davvero.» Mise su un sorriso finto. «Perché invece non provi a colpire il saccone senza che qualcuno te lo tenga.»

Accettai la sfida volentieri, mi concentrai sul saccone e con un slancio deciso sferrai un gancio diretto, facendolo oscillare da una parte a all'altra. Guardai Harry sorridendo vittoriosa sollevando le braccia in aria, Harry invece dal canto suo sembrò quasi impressionato. Fu solo un attimo, il saccone tornò indietro colpendomi inaspettatamente sul viso, con così grande spinta da farmi cadere all'indietro. Mugolai dal dolore non riuscendo nemmeno a toccarmi la parte dolente con quei guantoni enormi alle mani, Harry scoppiò in una sonora risata mentre si piegava in due, lo fulminai con un'occhiata, la quale però non si accorse nemmeno, i suoi occhi erano socchiusi e il suo naso arricciato, le fossette profonde avevano già preso posto sulle sue guance e i suoi denti bianchi non facevano altro che illuminare di più la sua risata. «Tu lo sapevi, non è vero?» Borbottai, si avvicinò forse cercando di darmi una mano per alzarmi ma si allontanò quando provai a schiaffeggiarli il braccio.

«Ma ti pare? Pensavo lo fermassi.» Si avvicinò di nuovo e stavolta accettai la sua mano solo perché aveva smesso di ridere, o almeno ci provava

Mi tirò su senza alcuno sforzo prima di guardare il mio viso e scoppiare a ridermi, in faccia non riuscendo a fermarsi. «Che c'è? La mia faccia ha qualcosa che non va?» Chiesi poi corrugando le sopracciglia.

Rise ancora, e solo secondi dopo accennò a scuotere la testa. «Stavo ripensando a come sei volata.» Ridacchiò a fior di labbra.

«Avrei potuto rompermi il naso.. o i denti!» Mi lamentai spingendolo dal petto.

Mi allontanai di qualche passo provando a togliere i guantoni dalle mie mani, ma non ricavandone nessun risultato, mi lamentai sonoramente. «Vuoi una mano?» Chiese ancora visibilmente divertito.

«No.» Risposi secca, continuando a trafficare con i guantoni, ma era a dir poco impossibile riuscire a toglierli, almeno per me.

Harry sospirò avvicinandosi e afferrando il mio polso. «Dammi qua.» Tirò fuori il guantone così fa permettermi di togliere l'altro senza difficoltà, glielo passai.

«Grazie.» Mormorai alzando gli occhi nei suoi, mi guardò per un breve lasso di tempo prima di allontanarsi a riporre i sacconi nel borsone, così ripresi la bottiglietta d'acqua che avevo preso precedentemente e la riporta alla bocca mandando giù dei grandi sorsi d'acqua.

La staccai dalle mie labbra stringendo le palpebre quando iniziarono a farmi un male terribile, portai una mano alla tempia quando il mal di testa andò diventando sempre più forte.«E' tutto a posto?» La voce di Harry giunse leggermente ovattata, aprii gli occhi puntandoli sulla sua figura, che improvvisamente vidi doppia, corrugai le sopracciglia provando a mettere a fuoco, ma tutto intorno a me si muoveva. «Scarlett? Cosa stai guardando?»

Provò ad avvicinarsi ma si fermò quando strinsi gli occhi, mi si verificò un improvviso senso di mancamento, che però fortunatamente durò solo pochi secondi e riuscii a sopportarlo senza finire per terra. «N-no..» Quasi sussurrai. «No.» Provai ad usare una voce più decisa. «Sarà stata la botta di poco fa a..» Scossi la testa lasciando perdere. «Ho solo bisogno di un bagno caldo.» Conclusi.

«Qui c'è una doccia,»  Fece cenno con il capo alla porta dietro di se, accanto alla panca. «Ma dimmelo prima se devi starci  due ore che non ti aspetto nemmeno.» Ironizzò, accennando un sorriso appena.

Scossi la testa curvando leggermente le labbra all'insù.«Non preoccuparti, non ho nemmeno il cambio qui, andrò su.»

Scrollò le spalle.  «Come vuoi.» Afferrò il borsone prima di lasciarmi un'altra occhiata.«Allora vado io.» Annuii appena e lui si voltò incamminandosi verso a porta in quel momento chiusa dello spogliatoio.

Sospirai chiudendo per un nanosecondo gli occhi, e tenendo ancora la tre dita la bottiglia d'acqua uscii da lì, venendo investita dalla grande puzza di sudore che proveniva dalla grande palestra piena zeppa di gente. Storsi il naso e mi affrettai a mettere piede nella hall, il concierge mi salutò con un cenno del capo e un sorriso e ricambiai allo stesso modo, era un uomo, oltre che professionale, anche simpatico. Mi avvicinai all'ascensore chiamando il piano in cui si trovava la mia camera. Una volta entrata in camera l'unico mio desiderio in quel momento era farmi un rilassante bagno caldo, i miei muscoli iniziavano a farsi doloranti e non osai immaginare come mi sarei svegliata il giorno dopo.

Afferrai della biancheria e un cambio dallo zaino che avevo portato con me ed entrai in bagno, chiusi la porta e iniziai a riempire la vasca con dell'acqua tiepida, guardandomi intorno trovai in un mobiletto delle saponette adatte per sciogliersi nell'acqua, aspettai che si formasse la schiuma necessaria per poi spogliarmi e gettare i panni sporchi nel cesto dei bucati e immergermi. Un sospiro di sollievo lasciò le mie labbra, chiusi gli occhi mentre sentivo ogni muscolo rilassarsi completamente, era da molto che non mi lasciavo il tempo ad un bagno così rasserenante, negli ultimi mesi non facevo altro che sbattermi a destra e a sinistra e l'unica cosa che mi prendevo cura di fare era una doccia.

Avevo dimenticato la sensazione che si provasse, strinsi gli occhi immergendomi completamente per qualche secondo.

Ritornai su aprendo la bocca e ritornando a respirare, continuai a tenere gli occhi chiusi e portai la testa all'indietro, poggiandola sul bordo della vasca, piegai un ginocchio ritornando a rimuginare su quei giorni passati a Londra, il tempo da passare lì stava terminando, il giorno seguente saremmo andati via, saremmo tornati dagli altri, e io non riuscivo a capire se essere felice per questo o meno, da quando Harry era entrato così nella mia vita io non mi sentivo più la vecchia Scarlett, tutto era cambiato, non c'era una cosa che era rimasta stabile nella vita.

Non avevo più un punto fisso, un punto di riferimento e nemmeno una casa che potevo definire mia.

Ogni volta che pensavo chi potesse essere quel qualcuno che riuscisse ad essere una figura solida e inalterabile per me, Alan compariva davanti ai miei occhi senza motivo ben preciso. Dovevo ammettere però, che anche se avevo perso la mia vera famiglia e tutto ciò che ne restava, i ragazzi, Gyne e Alan li sentivo quasi come una seconda famiglia, era così assurdo ma vero.

Temevo solo, che le cose sarebbero saltate all'aria ancora una volta.

La porta della camera si aprii, Harry doveva essere appena tornato, non mi mossi di un centimetro almeno finché la porta del bagno si spalancò facendomi sussultare.

«Cosa diavolo ci fai qui?!» Alzai la voce cercando di abbassarmi così che la schiuma mi coprisse di più.

Harry sollevò le sopracciglia guardandomi dalla testa ai piedi, si fa per dire visto che non si vedevano nemmeno. «E' il bagno della mia camera.» Rispose ovvio, ritornando a guardare la mia faccia. 

«Adesso potresti uscire?» Chiesi cercando di prendere un grande respiro, ero sicura di essere diventata un pomodoro in viso.

«Non me l'hai chiesto per favore, quindi no.» Infilò le sue mani nelle tasche avvicinandosi.

Spalancai gli occhi.«Non puoi stare qui, vai via.» Cercai di mantenere la calma.

«Chi lo dice?»  Prese posto sul bordo della vasca e tirai al mio petto le gambe.

«Stai cercando di farmi arrabbiare? Perché ci stai riuscendo.»  Puntò i suoi occhi sul mio viso ridacchiando qualche secondo dopo.

Corrugai le sopracciglia lanciandogli un'occhiata fulminea.«Dovresti vedere il colore del tuo viso in questo momento.» Continuo a ridere a fior di labbra, pressai le labbra in una linea sottile prima di prendere un po' di schiuma lanciandola addosso. «Sei rossa come un peperone.» Continuò pulendosi dalla schiuma la spalla sinistra che avevo beccato.

«Sono solo incazzata, non entro in bagno quando ci sei tu!» 

«Non penso che quel rosso sia dovuto all'incazzatura.» Tese il braccio avvicinando la sua mano all'acqua e alla grande quantità di schiuma in cui ero immersa.

«Che stai facendo?»Mormorai seguendo i suoi movimenti con i miei occhi. 

«Magari è la volta buona che riesco a vedere quel fantomatico tatuaggio.»Immerse la sua mano  iniziando a muoverla. Aprii la bocca ma non ne uscii nessun suono. «Sempre se esiste.» 

Stavolta ero pronta a cacciarlo via a suon di bastonate se era necessario, alzai la gamba e con un gesto veloce riuscii a bagnarli i vestiti. Si guardò corrugando le sopracciglia ero sicuro si arrabbiasse visto che si era appena fatto la doccia, i vestiti erano puliti, e i capelli bagnati lo testimoniavano. Ma prima che potesse accennare anche solo una parola i due colpi alla porta ci riportarono a distogliere l'attenzione l'un dall'altro e a riportarla proprio fuori la porta del bagno lasciata aperta. Mi guardò nuovamente ed ero sicura che stavolta non la passassi liscia, ma chiunque fosse dietro la porta insistette. 

Harry sospirò serrando la mascella e si alzò finalmente dal bordo vasca brontolando tra sé e sé, ero tentata di urlargli di chiudere la porta ma non fu necessario poiché la chiuse senza che glielo dicessi.

Sospirai esausta dal suo comportamento, temevo potesse fare qualche pazzia come tirarmi fuori dalla vasca o che entrasse lui, sarebbe stato davvero molto imbarazzante e di sicuro mi sarei nascosta in un angolino per il resto della mia vita.

La porta venne chiusa subito dopo e intuii che chiunque fosse stato era andato.

«Era il tuo amico Nate! Gli ho detto che non è stato carino da parte sua interrompere il bagno rilassante che stavamo facendo!» Urlò dalla camera.

Un solcò comparii tra le mie sopracciglia prima che avessi realizzato cosa aveva fatto, sospirai lasciando cadere la testa all'indietro ancora una volta. Adorava trattare in quel modo quel povero ragazzo, e mi ricordai anche il trattamento che aveva riservato a Jamie in tutto quel tempo.

Finii di lavarmi e uscii dalla vasca avvolgendo un asciugamano intorno al mio corpo, mi asciugai, velocemente indossai indossai la biancheria e altrettanto velocemente mi vestii. Mi scocciai di asciugarmi i capelli così fissai solo un piccolo asciugamano a mo di turbante ai capelli.

Svuotai la vasca dandogli una pulita eliminando ogni più piccolo residuo di schiuma.

Uscii dal bagno trovando Harry sul letto mentre divorava un toast. «Mh, lì c'è il tuo.» Mi indicò un piccolo piattino sul tavolino con un'altro toast mentre i suoi occhi restavo incollati pigramente alla tv, dove trasmettevano un incontro di boxe. Ruotai gli occhi al cielo e presi il piattino con il toast raggiungendolo sul letto e iniziai a mandare giù la mia cena.

«Cambia canale, è noioso.» Mi lamentai. 

«Tu sei noiosa.»  Mi lanciò un'occhiataccia prima di ritornare a guardare la tv.

Sbuffai prendendo un'altro morso del mio toast, non era niente male ed Harry il suo l'aveva finito qualche secondo dopo.

Scosse la testa dicendo qualcosa contro uno dei due uomini che si scambiavano scazzottate, posai il toast sul piattino e poggiai quest'ultimo sul comodino, feci ruotare i miei occhi per tutta la stanza, in cerca del telecomando ma era accanto alla sua coscia, poggiato sul materasso. Così scivolai un po' più vicino a lui provando a non dare nell'occhio, i suoi occhi erano ancora attaccati alla tv e le sue braccia incrociate al petto. Mi tirai seduta con le gambe incrociate e mi ritrovai vicinissima al telecomando, sentii gli occhi di Harry sulla mia schiena per qualche secondo prima che ritornasse a guardare la tv. Sospirai facendo finta di grattarmi la nuca con una mano  mentre l'altra con un gesto veloce afferrò il telecomando, balzai giù dal letto  tenendolo in aria dopo aver cambiato canale.

«Dammi quel telecomando.» La postura rilassata di Harry non lo era più così tanto mentre cercava di farmi paura con la sua voce seria.

«La boxe è noiosa.» Ammisi ancora una volta. 

«Si, per questo la seconda sera qui mi hai seguito?» Domandò sarcasticamente poggiando i suoi piedi scalzi sul pavimento.

«Ero solo curiosa, non c'entra niente.» Scrollai le spalle cambiando canale.

Ringhiò.«Se ti prendo!» Si alzò velocemente dal letto facendomi spalancare gli occhi, non riuscii però a trattenere un sorriso quando corsi per tutta la stanza provando a non farmi acchiappare da Harry, che non faceva altro che corrermi dietro.

«No! Fermo! Aspetta!» Urlai saltando sul divano.«Possiamo scendere ad un compromesso!» 

«Non ci penso nemmeno!» Urlò di rimando, scesi giù quando fu abbastanza vicino e cambiai nuovamente canale.

«No, no no! Questo è bellissimo!» Mi fermai per un secondo e tesi il mio braccio facendogli cenno di fermarsi, si trattava di Il diario di Bridget Jones.

«Stai scherzando?! Non vedrò mai questo film!» Alzò la voce quanto me fermandosi però giusto qualche secondo come gli avevo chiesto.  «E'.. è» Provò a trovare le parole adatte mentre mi tenni con una mano l'asciugamano sulla mia testa  mezzo caduto.«Disgustoso! Come la protagonista.»

Risucchiai un respiro portandomi la mano sul petto teatralmente,  sul suo viso intravidi spuntare un piccolo sorrisetto furbo. «Non ci provare Harry..» Le ultime parole famose. Iniziai a correre di nuovo seguita da Harry, ma quella specie di turbante in testa mi rallentò quando cadde ed Harry riuscì a prendermi, mi afferrò per la vita prima di sollevarmi da terra, urlai agitando i piedi prima che venissi gettata contro la superficie del letto. 

«O me lo dai con le buone o me lo dai con le cattive.» Mi minacciò puntandomi il dito contro, la sua espressione da duro nascondeva un velo di divertimento.

Come d'altronde il mio viso che nonostante fossi incastrata tra le sue braccia e il letto non riuscivo a smettere di ridere.«Ma è carinissimo questo film e poi da piccola avevo una cotta per Hugh Grant.»

Una smorfia schifata prese vita sul suo viso. «Potrebbe essere tuo nonno.»

Ruotai gli occhi al cielo per la sua esagerazione. «Da giovane era attraente, ma Johnny Depp è stato il mio primo amore.» Annuii alle mie parole.

«Ma cos- tu hai dei seri problemi.»

«Vada per Il diario di Bridget Jones?» Tirai su un sorriso completamente finto.

«L'hai voluto tu, dammi quel telecomando!» Iniziò a muovere le sue dita sulla mia vita scavando sotto la maglietta, ridevo come una matta per poter provare almeno un po' di imbarazzo, mi tirai su con i piedi cercando di sfuggire dalle sue mani, tentativo che però nonostante fosse altamente difficoltoso riuscii nel mio intento, almeno un po'. Mi dimenavo come una posseduta tra le sue braccia e nonostante questo la presa intorno al telecomando aumentava, Harry cercò di sfilarmelo un paio di volte senza alcun risultato, abbassai il capo provando a guardarlo ma proprio in quel momento lui si tirò su facendo sfiorare le nostre labbra, la mia risata di affievolì esattamente come il movimento delle sue dita che andò a fermarsi completamente. Il mio cuore batteva freneticamente contro la cassa toracica e non solo per tutte le risate e le corse fatte, non si spostò, le sue labbra sfioravano ancora le mie e le sue mani erano ancora sulla mia vita, ero così tentata di stringermi il labbro tra i denti ma in quel momento non capivo assolutamente un tubo ed ero sicuro che avrei preso il suo, così evitai. «Vuoi ancora giocare a questo gioco?» Mormorò, chiusi gli occhi per un nanosecondo quando le sue labbra si mossero continuarono a toccare le mie. «Dammi il telecomando, Scarlett.» La sua voce maledettamente bassa e attraente mi aveva mandato completamente in tilt il cervello.

«Se lo vuoi davvero devi prendertelo.» I suoi occhi inchiodati ai miei e non avevo quel disperato bisogno di guardare altrove, i suoi occhi erano come il mare,se non sapevi affrontarli ci affogavi dentro. 

Allungò la mano pronto ad afferrare il telecomando, non prestando realmente attenzione a quello che stava facendo, lo scansai continuando a tenerlo io, i suoi occhi si abbassarono sulle mie labbra, e io volevo che lo facesse, volevo che facesse quello che gli stesse passando per la testa, volevo che mi baciasse. I suoi occhi tornarono nei miei e in un nanosecondo la sua bocca si attaccò alla mia, chiusi le palpebre dopo di lui, le sue labbra iniziarono a muoversi contro le mie, non lo respinsi, non ignorai il suo tocco, ricambiai quel bacio e quando la sua lingua bagnò il mio labbro inferiore lasciai andare il telecomando, che andò a cadere per terra, nessuno dei due sembrava più interessato a quell'aggeggio e dal rumore che aveva procurato. Continuammo a baciarci intensamente, così intenso  da farmi tremare dentro mentre le nostre lingue lottavano e le nostre labbra si divoravano, le sue mani  continuavano a pizzicare la pelle della mia vita e dei miei fianchi, le mie invece non riuscirono a non attaccarsi ai suoi capelli prima di scendere sul suo collo.  Nell'aria riecheggiava solo lo schioccare dei nostri baci ed ero sicura non ci fossero labbra più belle delle sue, profumo più buono e un tocco così forte e dolce allo stesso tempo.

La sua mano strinse il mio fianco mentre il suo corpo si muoveva sul mio, piegai una gamba poggiandola sul materasso quando si fece spazio tra di esse. Un cellulare suonò segnando l'arrivo di una chiamata e non era il mio, aprii gli occhi ma Harry non sembrò per niente interessato, mordicchiò il mio labbro e non riuscii a fare a meno che cercare i suoi occhi, ma lui no, non sentì lo stesso bisogno, forse ancora non aveva realizzato il fatto che fossi io la persona alla quale era avvinghiato come se avesse paura che potessi andare da qualche altra parte, ma non sarei scappata, non ero quella che andava via. Avevo come il presentimento che il motivo per il quale non faceva che darsi alla fuga ero io, non ne capivo il motivo ma lui era il tipico ragazzo che lanciava la pietra e ritirava la mano,  come quando andammo a trovare sua madre, in quel corridoio, dopo che Evie era scappata e lui l'ha rincorsa, gli chiesi se aveva paura, se anche lui fosse spaventato ma tutto ciò che mi chiese fu perché io non ero andata via come gli altri, i suoi occhi mi guardavano così bisognosi d'aiuto, qualcosa mi diceva che oltre alla faccenda della madre c'era qualcos'altro che la tormentasse ma lui era sempre così chiuso.

Qualunque cosa essa fosse, non l'avrei abbondato in quel momento, non avrei potuto farlo comunque.

Il cellulare ritornò a suonare per la seconda volta, e visto l'insistenza pensai fosse qualcosa di importante, mi mancò un battito quando le labbra di Harry si posarono sulle mie con così tanta delicatezza, quel bacio aveva preso una piega totalmente diversa, all'inizio era così passionale, forte e bisognoso, come se avesse bisogno di quel bacio ma quando aveva iniziato ad accarezzare in quel modo le mie labbra con le sue ero certa di potermi innamorare di lui un'altra volta, ancora una. 

Tirò fuori lentamente le mani da sotto la mia maglietta, digrignò i denti prima di balzare via dal mio corpo, avvicinandosi al suo cellulare finito sotto un cuscino sul divano. Presi un grande respiro guardando il soffitto mentre il mio petto di alzava e abbassava in modo altalenante.

Deglutii portando le mani tra i capelli.

«Cosa vuoi, Niall?» Sbottò scontroso, forse per essere stato interrotto in quel modo, mi tirai a sedere improvvisamente interessata a quella chiamata, c'erano novità? «Cosa sai? Parla, no?» Sembrava ancora turbato.

Mi alzai dal letto, afferrai l'asciugamano caduto per terra e lo gettai sul letto prima di avvicinarmi ad Harry.«Metti il vivavoce.» Mormorai, mi ignorò. «Harry, metti quel vivavoce.» Ordinai spingendolo dal braccio.

Sospirò pressando le labbra.  «Aspetta, ti metto in vivavoce.» Brontolò Harry, lanciandomi un'occhiata fulminea, prese posto sul divano attivando il vivavoce come gli avevo chiesto.

«Niall?» Lo chiamai.

«Ciao Scarlett.» Sembrava di buonumore e mi salutò con gran calore.

«Ciao..» Non riuscii ad avere tutto quel suo entusiasmo, Harry poggiò il suo cellulare sul tavolino mentre io non riuscivo a stare tranquilla, aveva scoperto qualcosa?

«Si può sapere cosa stavate facendo? Sapete da quando provo a chiamarvi?» Si lamentò con un pizzico velato dall'ironia.

«Che ne dici di andare dritto al punto, Niall, e dirci perché hai chiamato?» Harry gli ricordò il motivo per il quale aveva chiamato e ne ero grata, punto numero uno non volevo parlare di certo con Niall di quello successo con Harry e punto numero due volevo solo sapere se c'erano novità.

«Sono rimasto dietro i monitor e i computer per tutti questi giorno, sto dicendo addio alla mia vita sociale per aiutarvi, ma non è questo che volevo dirvi..» Harry portò gli occhi al cielo aspettando che continuasse.«Verso le cinque sono andato a farmi un sandwich con avocado, salmone, tonno..- »

Sospirai facendo il giro della stanza al quanto nervosa. «Non me ne può fottere di meno del tuo sandwich di merda!» Alzò la voce Harry iniziando visibilmente ad irritarsi.

«Se mi fai finire Harry te ne sarei grato, okay?» Si lamentò Niall dall'altro lato.

«Sta zitto.» Sussurrai ad Harry, che si portò una mano tra i capelli incredulo del mio rimprovero. Dopotutto Niall stava facendo molto per aiutarmi e di certo non era questo il modo in cui trattarlo.«Vai Niall, non preoccuparti.»

«Grazie Scarlett.» Accennai un sorriso anche se lui non poteva vedermi. «Come stavo dicendo prima che qualcuno mi interrompesse, ero andato a farmi un sa-.. a prepararmi qualcosa da mangiare, quando ho sentito delle voci provenire dal mio ufficio.» Enfatizzò più del dovuto su ufficio, prima di continuare.«Così sono andato a vedere, era partita una chiamata.»

«Che chiamata?» Chiese Harry.

«Il nostro Aaron ha chiamato qualcuno, quando sono arrivato la chiamata stava quasi terminando, ho provato a registrarla e ha rintracciare chiunque fosse dall'altra linea ma non è stato possibile. Ma c'è di più.. »

«Cosa?» Domandai impaziente.

«La persona che ha mandato Aaron a pedinare Scarlett è una donna, Aaron stava parlando con lei.»   

«Una donna?» Domandò Harry abbastanza perplesso. 

«Quindi Rowan non c'entra con tutto questo?»  Chiesi, ma fu più un'affermazione a me stessa.

«No, Harry aveva ragione, Rowan non ha nulla a che fare con questo.» Harry mi guardò sollevando le sopracciglia ma non ero in vena di intraprendere una discussione con lui per questo e nemmeno di subirmi un te l'avevo detto.«Se volete posso anche dirvi cosa si dicevano quei pochi secondi in cui ho ascoltato ma sarebbe meglio parlane di persona ragazzi.» 

«Si lo penso anche io, domani andremo via da qui, molto prima di sera saremo a Caernarfon, passerò da te e parliamo dei dettagli.»

«Passeremo.»  Lo corressi, Niall ridacchiò dall'altro lato del cellulare. «C'entro più io di chiunque altro.»

«Penso che questo tu non possa impedirglielo amico.»  Commentò Niall.

«Anche perché troverebbe il modo di venire lo stesso.» Borbottò guardandomi negli occhi, abbassai i miei.

Harry stava salutando Niall quando ebbi come un flash, avrei potuto chiedergli dei messaggi, solo allora ricordai l'esistenza di quei messaggi anonimi che continuavano ad arrivarmi, sarebbe potuto essere Aaron. «Niall?» Lo chiamai prima che riattaccasse, Harry mi guardò accigliato.

«Mhh?»

«Avrei .. una curiosità.» Fece silenzio aspettando che continuassi, mentre gli occhi di Harry restavano inchiodati su di me. «Tu puoi..» Presi un grande respiro. «Puoi anche controllare i messaggi che invia?» Torturai le mie mani punzecchiando i polpastrelli con le unghia.

«Intendi i messaggi che invia Aaron?»   

«Si.»

«Si, certo che posso, ho il pieno controllo di tutto il suo cellulare.» Spiegò.«Vuoi per caso sapere se ha mandato qualche messaggio?»

«L'ha fatto?» Chiesi immediatamente. 

«No, non l'ha fatto, ve l'avrei detto sennò.»

«Sei sicuro?» Mordicchiai il mio labbro.

«Certo, Scarlett, non preoccuparti riusciremo a sistemare tutto, stai tranquilla okay?» La sua voce dolce cercò di consolarmi, ma se non era stato Aaron, chi? Forse quella donna?   

«Okay.» Mormorai.   

«Perché hai voluto saperlo?» Alzai gli occhi sul viso di Harry che mi guardava curioso, ma per niente convito da quello scambio di battute fatto con Niall.

«Era solo una curiosità.» Risposi visibilmente insicura.«Volevo capire se c'erano più possibilità di scoprire qualcosa.» Spostai gli occhi dal viso di Harry mentre parlai non riuscendo a sostenere i suoi occhi insistenti e non soddisfatti dalla mia risposta.

«Va bene ragazzi, io vi saluto allora. Parleremo meglio di tutto domani.»  Ci salutò Niall.

«A domani Niall.»  Lo salutai, Harry continuava a tenere lo sguardo fisso su di me, Niall riattaccò così ne approfittai per prendere il mio pigiama dallo zaino, senza dire nulla e lasciare il tempo ad Harry di dire qualcos'altro mi diressi velocemente in bagno chiudendo la porta a chiave alle mie spalle.

Sapevo che Harry non aveva creduto a nemmeno una parola di quanto avevo detto.

Ma avevo bisogno di tempo, glie l'avrei detto, dovevo solo trovare il momento giusto.

Sospirai lasciando andare il capo contro il legno robusto della porta.




Spazio Autrice;

Hello, it's me..

E' passato così tanto tempo! Mi era mancato scrivere, e quando dico scrivere mi riferisco anche allo spazio autrice! 

Non voglio dilungarmi molto in questo piccolo spazio, poiché tutto quello che dovevo scrivere l'avevo scritto in bacheca e DIO MIO SIAMO QUASI A 2M DI LETTURE CIOE'! A POCO LONTANO DAL TRAGUARDO 1M SIAMO GIA' A 2M.

Fantastico, davvero! 

Non avrei potuto chiedere di meglio x

Ma tornando alle cose serie! Ma questo bacio tra Harry e la nostra Scarlett ve l'aspettavate? ehehe

E cosa più importante, chi sarà mai questa "donna" che mandato Aaron a stalkerare la piccola Scarlett? 

Voglio tutti i vostri commenti! Votate e fatemi sapere cosa ne pensate!



See you soon.

All the ove. xx

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