Chapter Sixty-Seven.
«Andiamo Harry, sbrigati!» Urlai bussando alla porta del bagno, mentre cercavo di trattenermi dal farmela addosso, aggiungerei.
Erano appena le dieci del mattino, lui si era alzato prima e si era chiuso in bagno, purtroppo io invece riuscii a prendere sonno soltanto verso le sei del mattino e per questo mi alzai più tardi del solito. Non ero riuscita a chiudere occhio, non facevo che rigirarmi tra le coperte trovando una posizione comoda con la quale dormire, ma la chiamata di Niall era servita a farmi perdere completamente il sonno.
Per un motivo o per un altro sembravo non poter riuscire mai a fare sogni tranquilli.
Chi era quella donna? Cosa centrava con me? E quei messaggi?
Di certo quest'ultimi erano la parte più inquietante, quasi più dello stalker. Pensavo fossero la stessa persona, ma se Aaron non aveva mandato quei messaggi, chi era?
La cosa che era certa era che coinvolti in quella storia non erano solo quelle due persone, avevo come il presentimento che dietro ci fosse di più. Ci fosse un mondo a me sconosciuto, e questo mi metteva paura.
Deglutii scuotendo la testa e colpii la porta ancora una volta.
«Smettila di buttare a terra la porta! Io non mi lamento quando ti rinchiudi in bagno per l'intera giornata!» Urlò dall'altro lato.
«Oh no, tu non ti lamenti, fai di peggio!» Risposi a tono, sbuffai e poggiai le spalle contro la porta.
Sapevo che la sera prima Harry non aveva creduto ad una sola mia parola, non faceva altro che guardarmi con quei suoi occhi corrucciati per tutto il tempo, provando a scovare almeno un briciolo di verità nelle mie parole.
Avevo anche chiamato Alan come mi aveva chiesto se avessimo scoperto, rimase sorpreso quanto me ed Harry alla scoperta di quella donna, era incredulo e mi ha detto di aspettare cosa avrebbe detto Niall una volta a Caernarfon.
Harry aprì la porta facendomi quasi perdere l'equilibrio, ma riuscii a prevalermi e a non cadere, sospirò annoiato e portando gli occhi al cielo entrai in bagno chiudendolo fuori. I muscoli di tutto il mio corpo dolevano tremendamente e mi sentivo uno schifo, avevo la testa tutta da un'altra parte e quel senso costante d'ansia addosso, favorii del wc prima di dare una rinfrescata al mio viso, mi spogliai e velocemente indossai le prime cose che mi capitarono sottomano, spazzolai i miei capelli storcendo il naso quando un nodo s'impiglio nella spazzola, erano davvero lunghi, mi ricordai di come prima che la mia vita prendesse quella piega così drammatica al liceo mi chiedevo di tagliarli, ma non ne avevo il coraggio.
A volte mi chiedevo come sarei stata con un taglio diverso, un taglio corto, ma non concretizzavo mai nulla.
I cambiamenti non mi erano mai piaciuti, ogni cambiamento nella mia vita era avvenuto solo perché ad un certo punto non si poteva fare altrimenti, avevo paura di quello che comportavano, avevo paura di non essere mai all'altezza.
E in quegli ultimi mesi avevo fatto più cambiamenti e scelte che in tutta la mia vita.
Guardai le grandi occhiaie marcate sotto i miei occhi, deglutii, sospirando poi chiusi gli occhi.
Le immagini di me a Brighton correvano veloci nella mia mente e davanti alle mie pupille coperte dalle palpebre, mi sentivo diversa, e non riuscivo a capire se in meglio o in peggio.
Il rumore di un oggetto cadere fuori dalla porta mi fece sussultare, tornai alla realtà, avrei voluto tornare a Brighton, e non solo con i ricordi, avrei voluto visitare la lapide di mia madre, parlare con lei come se non fosse mai andata via, piangere però, quando realizzerò di non poterla più abbracciare come una volta.
Il mio labbro tremò leggermente e i miei occhi divennero lucidi, ma prima che anche solo una lacrima facesse il suo ingresso, smisi di guardarmi allo specchio e presi un respiro profondo.
Non era il momento di piangere, ma non riuscivo a non pensare che se lei non fosse mai andata via, io mi ritroverei nello stesso casino che era la mia vita?
Bagnai le mie labbra con la lingua e legai i miei capelli in una coda alta, aprii la porta del bagno ritrovandomi Harry che tirava su i suoi jeans, sobbalzai prima di guardare da un'altra parte. «Avresti potuto cambiarti in bagno!»
«Non so se ti ricordi ma non facevi altro che rompere il cazzo.» La sua voce non risuonò in modo ironico o da stronzi come da lui, ma peggio ancora il suo tono era freddo e duro, come se fosse incazzato per qualcosa.
Ero abituata ormai a suoi sbalzi d'umore non mi meravigliai più di tanto se si fosse incazzato per una lampada da comodino caduta a terra poco fa, notai solo allora che a causare quel rumore fu proprio quello.
Continuai a guardare da tutt'altra parte anche se involontariamente con la coda dell'occhio finivo con il guardarlo di sottecchi, sistemò la cintura ai suoi fianchi con capo basso e viso aggrottato prima di sospirare e indossare una maglietta maniche lunghe di un bianco sporco e abbastanza pesante visto il mese di Novembre in cui eravamo, passò una mano tra i suoi capelli sistemandoli e mi guardò giusto per un nanosecondo prima di guardare altrove.
Mi schiarii la voce grattandomi la nuca, il giorno prima mi aveva detto che quella mattina saremmo andati a prendere i suoi fratelli per poi andare tutti insieme alla clinica in cui era ricoverata sua madre. Erano le ultime ore a Londra, era ora di salutare tutti.
Avevo già messo tutti i vestiti che avevo lasciato un po' sparpagliati per la stanza nello zaino, Harry di sedette sul bordo del letto mettendo ai piedi le sue scarpe, provai a fare la stessa cosa avvicinandomi alle mie quando la suoneria del mio cellulare accompagnato dalla vibrazione segnalò un messaggio.
Guardai il cellulare sul mobiletto sotto il televisore e deglutii, mi avvicinai lentamente e quando andai per sbloccare lo schermo, il messaggio era sempre lo stesso.
Da: Sconosciuto.
Nulla, vuoto, ancora una volta.
Chiusi gli occhi per pochi attimi e quando li riaprii, quelli di Harry erano sulla mia figura, lo guardai provando a fare finta di niente, si voltò riprendendo a fare ciò che stava facendo precedentemente.
«Dovresti sbrigarti, o si farà tardi.» Mi riprese con ton burbero.
Bloccai il cellulare mettendolo in tasta. «Si, hai ragione.» Mormorai, afferrai il mio paio di scarpe e lo indossai velocemente. Harry prese la sua giacca, io presi la mia e solo allora mi ricordai che una lampada si era rotta, di certo avremmo dovuto ripagarla. «Come si è rotta?» Chiesi facendo un cenno con il capo ai pezzi che giacevano sul pavimento, sistemai la giacca sulle mie spalle e presi lo zaino in un angolo del divano.
«E' caduta.» Rispose soltanto.
«Da sola?» Mi sembrava al quanto strano, non sembrava in condizioni di cadere, anzi era ben posata.
«Si, ora possiamo andare?» Sbottò irritato e scocciato allo stesso tempo, indosso un berretto di lana blu.
Non parlai più, era già abbastanza suscettibile, ma non mi aveva convinta per niente, gli oggetti non cadono da soli e il suo modo di fare quella mattina era davvero molto strano. Non sapevo più se affidarmi ai suoi sbalzi d'umore, o pensare che ci fosse dell'altro.
Uscì dalla stanza e lo seguii fino all'ascensore, ed era anche occupato, si lamentò più volte e non aprii ancora bocca, avrei cercato di farlo sbollire, era impossibile discutere con lui quando faceva così.
Finalmente poi arrivammo alla Hall ed Harry lasciò le nostre chiavi senza salutare o dire niente, si avviò all'uscita lasciandomi dietro. Il concierge, lo stesso da quando eravamo arrivati, mi guardò con un espressione di rammarico in viso, sospirai scuotendo appena la testa, a passo spedito lo raggiunsi fuori, ma non c'era. Andai sul retro, dove i clienti tenevano la loro macchina parcheggiata.
«Potresti aspettarmi.» Alzai la voce quando lo vidi già intento ad aprire la portiera, non rispose e salì in macchina, una piccola corsetta bastò affinché mi ritrovassi propri davanti al finestrino del passeggero, entrai dentro ormai stanca del suo comportamento sbattei la portiera chiudendola, infischiandomi completamente del suo sguardo duro. «Che ti prende?» Alzai la voce togliendo via lo zaino dalle mie spalle. «Perché fai così?»
«E perché dovrei dirtelo?» Rispose immediatamente lasciando un leggero colpo al volante.
Lo guardai ancora con sopracciglia aggrottate e una smorfia ben evidente sul viso. «Ti sei alzato dal lato sbagliato del letto?»
«C'eri tu d'impiccio.» Girò la chiave nel cruscotto e prima che la conversazione andassi avanti partì in quarta facendo stridere gli pneumatici sull'asfalto.
Posai lo zaino sotto il cruscotto e indossai la cintura prima che decidesse di prendere una curva a quella velocità. Guardò con quel suo sguardo incazzato la strada come se volesse divorarla, abbassò il finestrino e con una sola mano tirò fuori una sigaretta portandosela alle labbra, e non distogliendo lo sguardo dalla strada l'accese con un piccolo accendino che teneva nella giacca, io non ero nemmeno capace di guidare, o meglio, mi piaceva pensare di si, ma al suo posto mi sarei già schiantata da qualche parte.
E pensare che mi mancavano solo le guide per poter prendere seriamente la patente, purtroppo ero riuscita solo a farne un paio.
L'importante era sapere le cose di base.
Mi imposi di pensare.
Svoltò a destra mentre aspirò avidamente la nicotina facendo uscire poi il fumo dalle sue labbra leggermente schiuse. Spostai lo sguardo al di fuori del mio finestrino chiuso e lasciai andare un grande respiro che non sapevo nemmeno di tenere.
Il tempo in macchina trascorso fino alla casa di Claire, la donna che badava ai fratelli di Harry, era stato silenzioso, l'unico suono erano i respiri e i sospiri quasi scocciati di entrambi, aveva preso l'ultimo tirò prima di lanciare la cicca della sigaretta fuori dal finestrino, e si fermò sul ciglio della strada.
Suonò il clacson e tirò la testa all'indietro sul sedile, sobbalzai quando il cellulare vibrò nella mia tasca, portandomi via da quella noia assurda, poi magari con i fratelli di Harry dietro le cose sarebbero cambiate.
Le dita tremarono un po' quando sbloccai lo schermo con un gesto di una lentezza straziante, ma inconsapevolmente tirai un sospiro di sollievo quando il mittente non era più chi trovava preso gusto a tormentarmi.
Da: Gyne.
Non vedo l'ora che torni! Mi sto annoiando a morte senza di te, senza nulla togliere a Emma ma qui sembrano tutti scomparsi!
Sorrisi, lei credeva che non sarei tornata prima di sera, così le avevo detto, ma la verità era che non potevo spiegare il perché sarei dovuta andare a casa di Niall, sopratutto in quel periodo in cui lei aveva fatto chiarezza su i suoi sentimenti.
«Chi è?» Chiese Harry guardandomi ancora con quegli occhi corrucciati.
«Gyne.» Alzai lo sguardo sul suo viso, solo dopo mi resi conto che non avrei dovuto dargli nessuna spiegazione, di certo non dopo che si era comportato in quella maniera precedentemente. «E comunque io non ti chiedo se è Ana o l'altra tua amica ogni volta che ti squilla il cellulare.» Riposi in tasca il cellulare sistemandomi sul sedile.
Ero sicura stesse per rispondere, e anche in modo offensivo e rozzo visti i movimenti contratti della sua mandibola, ma a fermalo fu una piccola vocina urlare; Harry, mi voltai contenta dalla reazione ricevuta e abbassai lo sguardo al piccolo gnometto riccioluto che si avvicinava alla macchina correndo e attraversando la strada senza guardare. Mi era quasi venuto un colpo ma fortunatamente quella zona era abbastanza tranquilla, la bocca di Max si chiuse a o e i suoi occhi si illuminarono quando notò la mia presenza. «Scarlett!»
Aprii la portiera e lui si fiondò dentro, mentre in lontananza scorgevo le figure di Ben e di Evie, chiusi lo sportello quando improvvisamente venni circondata dalle sue braccia piccole ed esili, sorrisi e ricambiai l'abbraccio scompigliandoli i capelli, alle sue spalle stava un piccolo zainetto verde e nero, con una delle tartarughe ninja stampata.
«E' scappato di casa quando ha sentito il clacson.» Spiegò Ben entrando dentro e prendendo posto vicino al finestrino.
«Ciao Ben.» Lo salutai sorridendo ma in risposta solo un piccolo sbuffo e una ruotata d'occhi.
«Dov'è Haley?» Chiese Harry, ma prima che se ne rendesse conto Max si gettò su di lui finendo con il sedere sul clacson, mi trattenni dal ridere ma con scarsi risultati. Evie salì in macchina e sporgendosi in avanti mi lasciò un bacio sulla guancia, la salutai accarezzandole il viso, lo stesso trattamento lo rivolse a suo fratello maggiore, che però cercava di staccare Max che gli si era avvinghiato come una cozza.«Smettetela con queste smancerie e tu staccati.» Continuai a ridacchiare accompagnata da Evie e giurai che sul viso di Ben era appena nato un sorriso divertito.
«Ma mi sei mancato.» Lasciò le sue piccole mani ferme sulle guance di Harry mentre quest'ultimo cercava di evitare che le chiappe del piccolo finissero contro il clacson ancora una volta.
«Ci siamo visti l'altro ieri.» Provò a tenere lo stesso tono freddo e distaccato di prima ma se avevo imparato a conoscerlo, le carezze del bambino non gli erano così indifferenti come voleva fare credere.
«Ma sono passati tante oree.» Portò le braccia in aria mentre parlava un po' come gatto Silvestro a causa delle finestrelle tra i suoi denti.
«Si okay, adesso spostati.» Lo alzò con l'intenzione di passarmelo ma in compenso gli fece sbattere la testa sul soffitto dell'auto.
Il bambino si lamentò massaggiandosi il punto dolente e si sistemò dopo tra le mie gambe poggiandosi sul mio petto. «Mi hai fatto male!»
«Non ti sei fatto niente, stai benissimo, dov'è Haley?» Ripeté infine.
Accarezzai la testolina di Max facendo attenzione al punto in cui aveva sbattuto. «Mi hai fatto male!» Urlò ancora contro il fratello, Harry cercò di dire qualcosa ma il bambino lo precedette urlando la medesima cosa. «Mi hai fatto male!»
Harry lanciò un'occhiataccia al fratellino, mentre il piccolo lo guardò come se volesse fargli capire qualcosa. «No.» Lo minacciò con l'indice.
«Oddio ci risiamo.» Si lamentò Ben portandosi le mani alle orecchie.
«Non farlo.» Supplicò Evie facendo la stessa cosa.
«Fare cosa?» Mi misi in mezzo, non capivo a cosa si stessero riferendo.
«Qualcuno sa dirmi dov'è Haley?!» Urlò Harry.
Ma non fu l'unico, Max cominciò ad urlare con tutto il fiato che aveva nei polmoni facendomi sobbalzare, Harry borbottò qualcosa di inudibile visto la voce talmente acuta del bambino.
«Fermatelo! Harry fa qualcosa!» Urlò Evie da dietro il mio sedile.
Coprii le mie orecchie con i miei indici, ero troppo giovane per perdere l'udito, il bambino continuò ignorando i rimproveri di Harry, gli aveva anche detto che se non la smetteva non andavano in clinica a trovare la madre, ma Max continuò senza difficoltà, sembrava avere delle scorte di bombole d'ossigeno, ma semplicemente stare in apnea per lui era un giochetto da bambini.
«Perché fa così?!» Provai a sovrastare le urla di Max, guardando Harry che provava a farlo smettere.
«E' solo un bambino molto capriccioso.» Harry lo guardò con occhi di fuoco, il bambino si coprì le orecchie, era troppo anche per lui a quanto pare. Harry si sporse sul verso il mio sedile poggiando una mano sulla sua spalla e l'altra sulla bocca di Max.«Adesso basta, non mi fare incazzare, la mia pazienza si sta esaurendo.» Max smise di urlare preso così all'improvviso, e i due ragazzini dietro presero un sospiro di sollievo, il piccolo sorrise sotto il palmo del fratello e poi annuì. Harry tolse via la mano sistemandosi di nuovo sul suo sedile e Max lanciò un'altro piccolo urlo ridacchiando prima di nascondersi tra le mie braccia quando Harry lo fulminò con un'occhiata.
Sorrisi alla vista di quella scena e continuai ad accarezzare la testolina del piccolo che giocava con la zip aperta della mia giacca. La portiera venne subito dopo aperta, Haley ordinò ad Evie di spostarsi nel mezzo con il cellulare all'orecchio.«Si è vero! Jessie è così troia, ho visto il modo in cui ti girava attorno.»
Guardai Max sperando che non avesse sentito, ma da come sembrava rapito dalla zip non pensai proprio che gliene fosse importato qualcosa. «Riattacca Haley.» Ordinò Harry.
«Sto parlando con Kevin.» Accennò velocemente prima di continuare la sua conversazione.
«Non ti ho chiesto con chi stai parlando, ma di metterlo via prima che decida di lanciatelo fuori dalla macchina.» Il tono della sua voce non lasciava trasparire nessuna emozione e io al posto di Haley avrei fatto come mi aveva detto, Harry era il tipo di persona che sarebbe stato capace di farlo.
E dopo che avevo visto come aveva spento quella canna sulla fronte di un amico di Haley non avevo più dubbi.
Haley si lamentò sonoramente. «Devo riattacare tesoro, mio fratello rompe le pa-» La mano di Harry finì casualmente sul clacson interrompendola nel dire qualcos'altro di sconveniente. Max saltò per aria ma si rilassò qualche secondo dopo e Haley riattaccò definitamente.
«Tesoro?» Fece il verso schifato Ben.
«Stai zitto tu, fra qualche anno poi ne riparliamo.» Allungò il braccio lasciando uno schiaffetto sulla nuca del ragazzino.
Harry girò la chiave nel nottolino e partì. «Per parlare al telefono con quel lampione inutile hai lasciato che Max scappasse di casa.»
«Non chiamarlo così.» Lo difese alzando la voce.
Harry si fermò dietro la coda di un semaforo. «Avresti dovuto badare a Max! Sai cosa sarebbe potuto succedere se una macchina avesse passato di lì correndo?!»
Max alzò la testa guardandomi e sollevò un angolo delle sue labbra, ricambiai il piccolo sorriso e gli lasciai una carezza sulla guanciotta paffutella.«Ho sedicianni! Ho una vita sociale io! Ho degli amici e non posso passare il mio tempo a fare la babysitter!»
Harry aprì bocca pronto a rispondere a tono ma venne fermato dalla vocina bassa di Max. «Basta.» Si era lamentato quasi triste.
Guardai Harry e lo stesso fece lui per qualche secondo, ritornò a guardare la strada premendo il piede sull'acceleratore. Evie gli aveva chiesto di alzare il finestrino e che sentiva freddo, e lui anche se non aveva dato risposta alzò il finestrino.
Prendersi cura di un bambino è difficile, ma se poi metti in mezzo due ragazzini e un'altra in piena crisi adolescenziale allora si che diventa impossibile. Sotto questo punto di vista ammiravo Harry, la situazione molte volte gli sfuggiva di mano ma sapeva come mettere sempre le cose a posto, o così sembrava.
Max si entusiasmò quando disse di vedere un suo compagnetto d'asilo proprio davanti a quella struttura quando gli passammo davanti con l'auto, Ben si era sistemato con le cuffie alle orecchie e lo trovavo molte volte a fissarmi, ma distoglieva lo sguardo quando lo coglievo sul fatto. Evie era abbastanza tranquilla mentre guardava la strada davanti a sé ed Haley era così incazzata che la sua faccia si era quasi tramutata in una smorfia mentre maneggiava con il cellulare.
Harry non aprii bocca per tutto il tempo se non per rimproverare Max ogni qualvolta che allungava la mano per accendere la radio o cercava di frugare nel cruscotto.
Parcheggiò la macchina in un'area riservata alla clinica, feci scendere Max prima di poterlo fare io, Harry bloccò la macchina una volta fuori tutti e con le mani in tasca si avvicinò all'entrata della clinica, ma sempre dopo me e di Max, il piccolo mi aveva preso la mano e si mise a correre chiamando sua madre, cercavo di tenere i piedi ben piantati a terra così da rallentarlo ma non sembrava avere alcun effetto.
«Siete teneri entrambi con lo zaino.» Ridacchiò Evie.
Mi guardai dietro non riuscendo a non sorridere quando anche gli occhi di Harry erano puntati su di me e Max, non riuscii a distogliere lo sguardo dal suo, e mi chiedevo ancora, dopo tutto quel tempo, come aveva fatto ridurmi in quello stato, come avevo fatto io, a riuscire a perdere la testa fino a quel punto.
Quasi inciampai quando Max si fermò proprio davanti alla grande porta vetrata. «Dobbiamo aspettare Harry, io sono piccolo, n-non riesco a prendere l'ascensore.» Quel piccolo gnometto nonostante le volte in cui si incespicava nelle parole, riusciva a mettere su discorsi che non facevano una piega.
«Certo.» Gli sorrisi dolcemente.
Aspettammo Harry che si avvicinasse insieme al resto dei fratelli, Ben era proprio al suo fianco ed era sorprendente il modo in cui riuscisse a muoversi e imitare alla perfezione tutte le mosse di Harry, mi divertiva un po' guardarli.
Pensai che forse l'unica con meno problemi fosse proprio Evie, Haley secondo me era il tipo che si lasciava condizionare dalla compagnia, Max era ancora piccolino per poterlo dire, ma era dolcissimo mentre aspettava impaziente gli altri stritolandomi la mano.
Harry entrò e tutti noi lo seguimmo, lasciai uno sguardo ad Haley che sembrava ancora incazzata e per i fatti suoi.«Tutto bene?» Le chiesi provando ad iniziare una conversazione anche se piccola.
Sollevò le sopracciglia e l'espressione arrabbiata e delusa di poco prima si trasformò in una smorfia di superiorità. «Pensi davvero che mi faccia rovinare la giornata da uno stronzo come lui? Ti sbagli proprio carina.» Con passi più veloci andò avanti ma tenendo una certa distanza da Harry.
La cosa di cui ero stata certa fino dall'inizio era che nonostante si ostinassero ad ammazzarsi tutto il tempo, erano più uguali di quanto volessero fare credere.
Max mi tirò giù il braccio facendomi chinare. «Loro si odiano.» Borbottò quasi volesse confidarmi un segreto. Sciolse poi la mano dalla mia quando vide la macchinetta delle merendine, corse da Harry chiedendogli di comprargli uno snack e insistendo quando Harry gli disse di aspettare, visto che stava parlando con un infermiera. Il bambino mise il broncio dopo non aver ottenuto nulla in cambio e si andò a sedere su una delle sedie in sala d'attesa.
Guardai ancora Harry che chiacchierava animatamente, ovvero ascoltava quello che gli veniva detto, e Max ancora in disparte nella sala, Evie si avvicinò a lui prendendo posto al suo fianco, e così lo feci anche io e mi inginocchiai davanti alla sua piccola figura. «Ti va di venire con me e dirmi cos'è che vuoi comprare?» Proposi dolcemente.
I suoi occhi si illuminarono ma il broncio non andò via, non completamente almeno.«No Scarlett, lascia stare, ci penserà Harry una volta finito di parlare con lei.» Evie indicò la donna sulla trentina con dei fogli e una penna in mano.
«Sembrano avere molto di cui parlare.» Sollevai le sopracciglia guardandoli.
«Lo ferma sempre tutte le volte che veniamo qui.» Scrollò le spalle.
Ritornai a guardare i bambini di fronte a me e presi un grande respiro. «Allora? Andiamo a prendere questi snack?» Mi alzai e allungai la mano verso di Max, lui guardò Harry e poi Evie. «Vuoi davvero il permesso di qualcuno? Ci penserò io se tuo fratello dirà qualcosa.» Sconfitto guardò le merendine nella macchinetta e afferrò la mia mano con un enorme sorriso.
Gli chiesi quale volesse mentre tiravo fuori il portafoglio dallo zaino e lui me lo indicò, continuai a chiedere se volesse qualcos'altro ma lui aveva iniziato a fare il timido, sorrisi incoraggiandolo e ne scelse anche un'altro. «Questo lo do alla mamma.» Sorrise vedendolo cadere, mi piegai sulle ginocchia, infilai la mano e glieli passai.
«Ecco qua.» Sorrisi e lui li prese entrambi contento come una pasqua. «Tua madre ne sarà felice.» Allacciò le sue braccia intorno al mio collo abbracciandomi e mi ringraziò almeno tre volte.
«Max.» A interrompere quell'abbraccio fu la chiamata di Harry dopo qualche secondo.
Il bambino ancora sorridente corse da lui sventolando le merendine che gli avevo appena comprato. «Guarda cosa mi ha comprato Scarlett!»
Mi avvicinai a loro sistemando di nuovo lo zaino sulle spalle. «Avrei potuto comprarglieli io.» Mi guardò.
«Sembravi occupato.» Risposi. «E poi è stato un piacere per me.» Ammisi abbassando lo sguardo su Max sorridendo.
«Andiamo dalla mamma adesso? Devo darle una merendinaa!» Tirò la mano di Harry, quest'ultimo sospirò e iniziò ad incamminarsi verso l'ascensore insieme a tutti gli altri, Ben ed Evie salirono con Haley, mentre Max entrò in ascensore con ancora mano nella mano di Harry, entrai anche io in quella stretta cabina, la clinica aveva di sicuro un certo prestigio ma gli ascensori erano angusti. Il bambino si tolse lo zaino dalle spalle quando cominciammo a salire, lo guardammo mentre posava dentro gli snack e poi si sistemò lo zainetto nuovamente sulle spalle.
Un brivido salì per il mio braccio fino al mio collo quando Max afferrò la mia mano e con l'altra quella di Harry. I miei occhi salirono sulla sua figura forte e alta, e lo stesso fece lui. Il mio problema erano i suoi occhi, quegli occhi a cui non riuscivo a mentire, quegli occhi che mi destabilizzavano, quegli occhi di cui avevo semplicemente paura che si accorgessero dei miei sentimenti e non riuscivo e non sarei mai riuscita a guardare il suo viso senza amarlo.
Mi ero sempre chiesta cosa si provasse ad amare qualcuno, come ci si sentisse.
Ma le risposte le ricevi soltanto quando ti innamori sul serio, quando perdi la testa per una persona e non puoi farci niente, perché sai che quel noi, sul quale avevi tanto fantasticato non esiste e non esisterà.
Max strinse le nostre mani e alzò il suo visino sorridente guardandoci. «I miei compagni vengono così all'asilo.»
Harry distolse il suo sguardo accigliato posandolo sulle porte chiuse, schiusi le labbra provando a prendere un piccolo respiro ma mi limitai anche io a guardare altrove.
Mordicchiai il mio labbro e fortunatamente le porte si aprirono, quel pochissimo tempo chiusi in quella cabina per me era già tanto, uscimmo e Max non accennava lasciare le nostre mani, tutto quello che lui desiderava era una vera famiglia, i rimproveri e gli abbracci di una mamma che passasse la giornata con lui in giardino invece che in una clinica, un padre presente ma anche solo qualcuno da chiamare papà, e non una persona che non era mai venuto a conoscerlo.
Erano delle piccole cose che a quell'età non si riesce a fare a meno.
Evie e Ben si trovavano già infondo al corridoio mentre Haley, un po' più avanti di noi, si voltò guardaci con una strana espressione in viso, ma quando i suoi occhi scesero sul viso sorridente di Max, il quale ci aveva chiesto di farlo dondolare, l'espressione confusa sul suo viso si rilassò.
Harry lo sollevò da un braccio facendomi un cenno, annuii in un gesto veloce prima di alzarlo da terra, le sue risate echeggiarono per tutto il corridoio vuoto se non per le nostre presenze, cominciò a chiedere di voler andare più in alto ricevendo un no categorico da Harry, e che avrebbe potuto farsi male.
Trovammo gli sguardi accigliati dei gemelli, ci guardavano come se volessero una spiegazione, erano appena usciti dalla camera della madre. Max sciolse la presa e iniziò a correre dentro la camera chiamandola.
«Perché mamma non c'è, Harry?» Domandò Evie con della preoccupazione presente nella sua voce.
Harry entrò dentro lasciando un'occhiata ovunque. «Le sue cose sono qui, sarà in bagno o da qualche altra parte.» Spiegò Harry.
«Ma io devo darle la merendina!» Frignò Max sbattendo un piede per terra.
«Sei sicuro?» Chiese ancora la bambina, i suoi occhi blu stavano diventando leggermente lucidi, mi si strinse il cuore e quando spostai la mia attenzione su Harry lui la guardò con un piccolo sorriso e annuì.
«Eccola!» La voce di Ben servì a farci voltare tutti verso di lui e a far sparire la costante paura di Evie, la piccola infatti si lasciò andare in un sospiro di sollievo.
La donna era seduta su una sedia a rotelle spinta dal dottor Farrell e nonostante le evidenti occhiaie, le borse sotto agli occhi e la sua pelle pallida, il suo sorriso quando vide i suoi ragazzi sembrava cambiarla totalmente, era un'altra donna, felice.
«Mamma!» Urlò Max correndo, la strinse in un abbraccio saltandole quasi addosso, Harry era sul punto di rimproverarlo, di dirgli di fare più attenzione ma lo fermai posando una mano sul suo avambraccio, facendogli cenno di lasciare perdere insieme ad un piccolo sorriso. La donna baciò le guance del bambino passando le dita tra la massa di capelli di Max. «Avevo paura che fossi partita senza salutarmi.» Brontolò.
La mandibola di Harry si irrigidì, gli occhi della donna divennero improvvisamente vuoti, esattamente come quelli dei gemelli e di Haley.
Il dottor Farrell notò l'atmosfera che si era venuta a creare e dopo essersi schiarito la voce provò a smontare quell'aria pesante. «Partire? Giovanotto, la mamma non va nessuna parte.» Lasciò un buffetto sulla guancia di Max e sul viso di quest'ultimo si allargò un sorriso da un orecchio all'altro.
«Davvero?» La sua fossetta fece capolino sulla sua guancia, ne aveva solo una, ma era dolcissimo.
«Certo che si.»
Evie si avvicinò velocemente alla madre e la strinse a sé. «Ehi tesoro, che ti succede?» Anne notò i suoi occhi lucidi e passò una ciocca dei capelli biondi dietro l'orecchio della figlia.
«Niente, ti voglio bene.» L'abbracciò di nuovo nascondendo alla madre le sue paure.
«E voi? Non mi salutate?» Anne sorrise guardando Haley e Ben, i due si avvicinarono e si unirono in piccolo abbraccio di gruppo.
«Spostatevii! Devo dare una cosa alla mamma!» Si lamentò Max spingendo i fratelli lontano dalla madre, anche se con fatica. Sorrisi divertita guardandoli tutti insieme, riuscì a spostarli tutti e lasciò andare un sospiro, tipico di chi lavora tutto il giorno senza un attimo di riposo facendo ridacchiare un po' tutti. Harry si avvicinò lentamente alla madre mentre Max toglieva lo zaino dalle spalle per la centesima volta quella mattina. «Mamma guard-»
«Vai via pidocchio.» Harry nascose un sorrisetto sghembo spingendo via Max dalla fronte, il bambino sbatté i piedi per terra contrariato e il dottor Farrell riuscì a persuaderlo dicendogli che poteva darle qualsiasi cosa fosse una volta in camera. Harry si chinò lasciando un veloce bacio sulla fronte di Anne mormorando un; come stai?
La donna annuì lentamente confessando di provare ancora quel senso di stanchezza, inclinò poi il capo guardandomi con un sorriso, trasalii risvegliandomi da quel stato di trance in cui ero caduta, era un momento in famiglia che non mi ero azzardata a interrompere. «Scarlett, giusto?»
«Oh.. eh, si.» A passo veloce la raggiunsi e allungai la mano afferrando la sua.«Piacere di rivederla signor-»
«Anne, Anne e basta.» Mi sorrise dolcemente.
«Anne.» Ripetei ricambiando il sorriso, lasciò andare la mia mano e per giusto qualche secondo guardò Harry sollevando le sopracciglia prima di ritornare sulla mia figura, sorridente.
«Bene ragazzi, che ne dite di spostarci in camera, mh? Non si potrebbe fare molto chiasso qui in corridoio.» Farrell si sistemò di nuovo dietro la sedia a rotelle sulla quale era seduta Anne iniziandola a spingere dentro la camera.«Forza, entrate.»
Max corse dentro come saetta seguita da tutti noi, anche se un po' più lentamente, Haley entrò per ultima urtando contro la spalla di Harry, il quale non le risparmiò un'occhiataccia, lei dal canto suo e a braccia conserte sprofondò in una poltrona.
«Adesso posso darti quella cosa?!» Alzò la voce Max provando ad avere la propria mamma tutta per sé.
«Perché questo bambino urla sempre?» Si lamentò Ben.
«E tu perché sei così brutto?!» Urlò ancora facendogli la linguaccia. Provai a non ridere e a nascondere meglio che potevo anche solo un sorriso, ma quando vidi che non ero l'unica e che anche gli altri sfociarono in una fragorosa risata mi lasciai andare.
«Max!» Lo riprese Anne con un sorrisetto divertito in viso. «Chiedi scusa.»
«Scusa mamma, mi ha fatto arrabbiare.» Gonfiò le guance.
«Devi chiedere scusa a tuo fratello, non a me.»
«Uffa, scuusaa!» Sbuffò, Ben portò gli occhi al cielo e sistemò le sue cuffie alle orecchie, Anne lo guardò provando a fargli capire che magari in quel momento poteva farne a meno. «Ho una cosa per te.» Si avvicinò a sua madre con lo zainetto tra le mani, nel frattempo invece presi posto sul divanetto al fianco di Evie e alzando gli occhi occhi però non riuscii a fare altro che fermare la mia attenzione su Harry dall'altro lato della stanza, proprio poggiato allo stipite della porta, in quel momento chiusa. Distolsi lo sguardo puntandolo su Max e sua madre nell'esatto momento in cui la sensazione dei suoi occhi su di me fece aumentare i miei battiti cardiaci, passai i palmi delle mie mani sul tessuto dei miei jeans quando iniziarono a sudare. «Ho portato anche lo zaino delle tartarughe ninja, così ti faccio conoscere Raffaello..» Le voci intorno a me cominciavano a suonare ovattate, non prestavo attenzione a quello che mi circondava, ero rapita solo da una persona, bagnai le mie labbra passando sopra la lingua quando li sentii improvvisamente asciutte. Una parte di me mi diceva di girarmi, di scoprire se era solo una mia stupida sensazione, o se veramente mi stava guardando, ma non mi azzardavo a farlo, non volevo affrontare i suoi occhi ancora una volta, morivo dalla voglia di perdermici, sarei stata tutto il giorno a guardarli, a guardare anche solo il suo viso, a guardare le sue labbra, a sprofondare un dito nelle sue fossette e accarezzare i suoi capelli, ma non avevo nessuna scusa per giustificare tutto quello.
«Grazie tante Scarlett.» Deglutii sbattendo più volte le palpebre, e focalizzai lo sguardo sulla persona che in quel momento mi stava chiamando. «Non avresti dovuto prenderti questo disturbo.» Sollevò lo snack sorridendo prima di abbassare lo sguardo su Max che spiegava stavolta al dottor Farrell chi fosse Raffaello.
«Non è stato assolutamente un disturbo, si figuri.» Sorrisi, Harry si scostò dalla parete togliendosi il berretto e mettendolo subito dopo aver passato una mano tra i suoi capelli.
Anne accennò un sorriso prima di girarsi verso di Harry con la sedia. «Harry, potresti aiutarmi? Questa sedia è un po' troppo scomoda.»
Provò a muoversi anche se con difficoltà, Harry si avvicinò a lei aiutandola ad alzarsi e a reggersi in piedi. «Vuoi metterti a letto?»
«Si, ma voglio solo sedermi.» Harry fece come voleva reggendola prima di aiutarla a farla sedere, lei si sistemò come le veniva più comodo.
«Perché questa stanchezza non vuole andare via?» Domandò Harry al dottor Farrell che si era appena liberato di Max.
«Ne abbiamo già parlato Harry, è normale sia così e poi tua madre non si aiuta molto con i pasti.»
«Non è l'unica a quanto pare.» Corrugai le sopracciglia quando gli occhi di Harry si posarono su di me.
Farrell si voltò dopo aver seguito lo sguardo di Harry, schiusi le labbra non sapendo però che cosa dire. «Fate tutti i capricci adesso?» Alzò l'angolo delle sue labbra sorridendo in modo sghembo.
«N-non gli dia retta, sta scherzando.» Agitai nervosamente una mano.
«No, non sto scherzando.» Lo fulminai con lo sguardo, cosa che non passò inosservata ad Anne, che sorrise divertita.
Il dottor Farrell tirò fuori una pena dalla tasca del suo camice e si avvicinò, lo guardai incerta, cosa voleva fare? «Posso?» Pressò alla superficie di quella penna che emise un click e che scoprii non fosse affatto una penna, serviva a far luce. Ancora insicura guardai la sua mano avvicinarsi al mio viso, deglutii e tirò giù la parte inferiore del mio occhio, guardai in alto provando a non farmi accecare in quei pochi secondi. Spense la luce e si allontanò. «Non mi occupo molto di queste cose, sono specializzato in altro campo ma la parte interna dell'occhio e un po' chiara, tende sul bianco.»
«Con ciò?» Domandò Harry.
Il dottor Farrell sospirò. «Consiglierei di mangiare di più e magari di farti consigliare dal tuo medico.»
«Non ho un medico e non ne ho bisogno.» Scossi la testa risultando forse un po' indignata dal tono di voce.
La porta venne aperta facendo entrare un infermiera che aveva bisogno della presenza del dottore, Farrell annuì e dopo aver lasciato un cenno come saluto andò via.
Ritornai a guardare Harry in modo torvo. «Che c'è?» Domandò anche scocciato.
Mi alzai dal divanetto e uscii fuori dalla camera mordendomi la lingua, era una reazione istintiva che non sapevo spiegare nemmeno a me stessa, mi era dato solo fastidio il fatto che avesse parlato così, senza un mio permesso. L'ultima cosa che sentii fu proprio un vai da lei da parte di Anne. Ma in quel momento non volevo nemmeno che venisse, sospirai portando dietro l'orecchio una ciocca di capelli scappata dalla coda.
Avevo sbagliato forse a lasciare la stanza in quel modo, ero passata per una perfetta maleducata, il modo in cui ho sbattuto la porta di certo non poteva dire il contrario.
Proprio questa dietro di me venne aperta. «Voglio stare da sola.» Mi girai immediatamente, pensando di trovarmi faccia a faccia con Harry, abbassai lo sguardo trovando Max sorpreso e un po' deluso dalle mie parole.
«Sei arrabbiata anche con me?» Le sue labbra si piegarono leggermente all'ingiù.
«No, certo che no.» Scossi lentamente il capo provando a rincuorarlo con un sorriso.
«Perché sei uscita? N- non vuoi stare con noi?» Come avrei dovuto rispondere a quella domanda, cosa avrei dovuto dire? Ci sarebbe rimasto comunque male, fortunatamente però prima che potessi dire qualcosa, Max indicò qualcosa dietro di me, i suoi occhi si illuminarono e un sorriso curvò le sue labbra.«Guarda! Ci sono dei bimbi lì! Posso andare a giocare con loro?»
«Devi chiederlo a tua madre.» Non potevo dargli il permesso, non avevo nessuna autorità, anche se si trattava di giocare con dei bambini.
«Va bene, tu vieni con me?» Annuii e lui corse dentro lasciando la porta aperta, Harry si voltò guardandomi e spostai i miei occhi da un'altra parte stringendo il mio labbro inferiore tra i denti. Chiese a sua madre se poteva andare a giocare con bambina insieme a me, non sentii la risposta ma da come Max uscì vittorioso non poteva essere che si.«Andiamo!» Urlò correndo e superandomi seguito poi, stranamente da Evie.
Udii dei passi dietro di me così quando mi voltai trovai Harry pronto a seguirmi, sospirai ignorandolo con l'intenzione di avvicinarmi ai bambini ma la sua presa intorno al mio braccio non me lo permise. «Lasciami.» Chiesi affrontandolo di faccia, la sua presa era ancora intorno al mio braccio e nostri corpi erano separati solo da pochissimi centimetri.
«Che ti prende?» Mormorò visibilmente irritato.
«Avresti dovuto tacere.» Strattonai la sua presa.
«Non mi sembrava un segreto di stato.» Provò a fare dell'ironia.
«Non ho bisogno di un medico che mi dica cosa fare e non, so gestirmi benissimo da sola.» Continuai a strattonare via la sua presa mettendo un po' più di forza, e ci riuscii.
Ma in quel momento stesso passò Haley con il cellulare all'orecchio. «Si, mi piacerebbe unirmi a voi.» Ci guardò con sopracciglia aggrottate ma non si fermò, continuò ad andare avanti e a chiacchierare al cellulare.
«Strana la vita, eh? Quello incazzato dovrei essere io invece lo sei tu.» Lui doveva essere incazzato, e per cosa? Forse perché ero uscita in quel modo dalla camera offendendolo a tal punto? Ma per favore.«Non so se ti ricordi di quella volta a casa di Alan dove mi stavi quasi per svenire davanti agli occhi, l'ho fatto per te.» Cambiò discorso.
«Avresti dovuto chiedere prima a me se sentivo il bisogno di uno stupido consulto medico!» La mia voce si alzò gradualmente nonostante cercassi di tenerla bassa.
«Sai cosa c'è? La prossima volta che ti capiterà di svenire in mia presenza me ne andrò e ti lascerò lì per terra da sola.» Digrignò i denti socchiudendo i suoi occhi.
Quella sua risposta, detta così spontaneamente mi lasciò inizialmente a bocca asciutta, era l'ultima cosa che mi aspettavo uscisse dalla sua. Di certo non riuscivo a fermare quella lieve delusione che si era creata dentro di me nonostante fossi quasi sicura si trattassero di parole dette così, in un momento di rabbia.
Harry's Pov.
«Bene.» Non riuscivo a decifrare i suoi occhi, sembrava essere stata presa all'improvviso, portò le sue braccia sotto il seno e indietreggiò fino a voltarsi e andare via.
Fui investito da una forte crisi di rabbia, ero tentato di far saltare in aria tutte quelle sedie ai lati del corridoio, avevo sempre avuto problemi nel gestire la rabbia ma il fatto che io fossi incazzato così tanto per una stronzata del genere mi lasciava l'amaro in bocca.
Ovviamente non c'era solo quello ad alimentare la mia rabbia, lei non lo sapeva ma non era solo quello.
Strinsi le mani in due pugni con gli occhi fissi su di lei, ed ero certo che la mia faccia non lasciava trapelare nessuna emozione. «Harry? Cos'è successo?» La voce di mia madre servì a far allentare quei pugni stretti così tanto da far diventare le nocche bianche. Sospirai, dovevo ammettere un po' annoiato ed entrai di nuovo in camera, rimasi un po' perplesso quando mi accorsi che non c'è nessun'altro oltre mia madre, Ben con le cuffie e la musica a palla. «Va tutto bene?»
Afferrai una sedia all'angolo della stanza e posai al lato del suo letto, presi posto e lei mi guardò aspettando una risposta. «Si.» Risposi secco.
«Harry..» Non ci credeva affatto, come poteva? Era una delle poche persone che mi conosceva anche forse meglio di me stesso. «Ho sentito le parole che le hai detto, non è stato carino da parte tua.»
Ero sul punto di chiederle come diavolo aveva fatto a sentire la conversazione ma decisi che era meglio tagliare a corto. «Non voglio parlarne con te.» Continuò a guardarmi dopo aver preso un grande respiro, e sapevo che non si sarebbe arresa facilmente, il suo sguardo indagatore e accusatorio insistevano imperterriti e stava cominciando a infastidirmi. Quella volta fu io a prendere un grande respiro, lasciai un'occhiata a Ben che ondeggiava la testa a ritmo di musica e mi portai avanti con il busto sulla sedia. «Senti, tu non la conosci, non sai quanto può essere fastidiosa, non fa altro che darti problemi e mettersi nei casini, è una rompi coglioni di prima categoria, se tu gli ordini una cosa lei ne fa un'altra ed è capace di seguirti ovunque tu vada senza che te ne accorga.»
«E nonostante questo tu non riesci a non guardarla.» Continuò con disaccordo, alzai gli occhi portandoli al suo viso e per un attimo rimasi inerme, l'unica cosa che riuscii a fare fu deglutire, cominciavo a sentirmi uno stupido. «Evie me l'ha presentata come tua amica, ma..» Corrugai le sopracciglia formando un solco tra esse mentre provavo a capire dove volesse andare a parare. «Tu e lei.., insomma, è la tua ragazza?»
«No, certo che no.» Risposi immediatamente tirandomi indietro allo schienale della sedia. «Pensi che io sia il tipo di avere una ragazza? Come lei poi?» Feci schioccare la lingua al palato scuotendo leggermente il capo.
«Io penso che tu sia il tipo che se la faccia scappare la ragazza, se continui a comportarti in questo modo.» Il suo suonò più come un rimprovero, l'espressione del suo viso però s'addolcì però quando guardò al di fuori della porta, Scarlett era seduta su una delle tante sedie, Max e altri due bambini giocavano e le dicevano qualcosa, lei gli sorrise e lui corse ad abbracciarla. «Ha conquistato anche Max.»
Mi voltai lentamente verso mia madre, dove sul suo viso era spuntato un sorrisetto da ebete.«Anche?» La guardai torva.
Sorrise divertita prima di guardarla ancora una volta, sospirai e iniziai a giocare gli anelli alle mie dita. «E' molto carina non trovi?» Ero sul punto di risponderle di piantarla, ma continuò per i fatti suoi. «Oh, non è necessario che tu mi risponda, lo vedo già dal mondo in cui la guardi che la pensi come me.» Lo vedevo dal modo in cui il suo viso aveva preso una smorfia divertita dalla situazione che lo faceva apposta, voleva solo punzecchiarmi.
«Smettila con questa storia, la guardo come guardo te, e chiunque altro.» Bagnai le mie labbra diventate improvvisamente secche, pensavo che mia madre fosse la donna migliore del mondo, il modo in cui ci aveva cresciuti senza tirarsi mai indietro, ma era una donna, e come tale non faceva che rompere il cazzo.
Sembrò ritornare in sé, guardò Ben che si era completamente estraniato dal mondo insieme alle sue cuffie per poi posare i suoi occhi su di me. «L'hai portata con te solo due volte, e ho visto che c'è molta complicità tra di voi.» Complicità? Stava parlando di complicità? Sul serio?«E, con tutto il rispetto, non mi sono bevuta quella storia che ha messo su lei reggendoti il gioco, non so come te lo sei procurato quell'occhio gonfio ma sono sicura che lei abbia voluto solo coprirti.» Non parlai, non fiatai, mia madre non sapeva degli incontri di boxe o delle gare clandestine, non sapeva che era quello il modo in cui pagavo le sue cure, sperando che dessero un risultato.«Ma, andando oltre, ho visto anche come oggi la guardavi, lei era completamente in un'altro mondo e tu non eri da meno.»
Aveva completamente stravolto tutto, aveva dato un'interpretazione sbagliata a quei gesti.«Non è questo.» Mi guardò confusa mentre socchiuse gli occhi. «Ha un sacco di problemi.»
«Economici?» Domandò.
«No, di altro tipo.» Non gli stavo di certo a spiegare di cosa si trattasse fino in fondo, non volevo che si preoccupasse ed era una questione delicata che solo Scarlett avrebbe dovuto decidere con cui parlarne. «E ha qualche problemino ad accettare il passato.» Lei sospirò e fece un cenno d'assenso, finalmente si era fermata dal farneticare cose assurde, cose che non stavano né in cielo e né in terra.
«E tu invece, ci pensi ancora?» Domandò abbassando un po' la voce.
«Lo sai bene.» Risposi schietto.
«Harry.. devi provare a dimenticare.» La sua voce s'addolcì diventando un po' più sottile.
«Non si può dimenticare qualcosa che accaduto, dovresti saperlo bene.» Chiuse gli occhi lasciando andare un respiro tremolante, la conversazione si stava indirizzando da tutt'altra parte.
«Continuerai a farti male da solo in questo modo.» Il suo sguardo fu coperto da una nube cupa e dolorosa che rese più scuri e triste i suoi occhi.
«Non mi importa un accidenti di me stesso.» Ammisi a denti stretti.
«Non dire così.» I suoi occhi divennero lucidi ed ero certo che li a non molto sarebbe scoppiata a piangere, ricordare era troppo doloroso per lei, ma io non riuscivo a non pensare a quella notte.«H-hai bisogno di parlane con qualcuno Harry, non puoi tenerti tutto dentro come fai sempre.» Il suo respirò s'affannò.
«No.» Distolsi lo sguardo dalla sua figura.
«Harry..» Mi supplicò allungando la mano e provando a toccare la mia.
«A che serve?!» Scansai via il suo tocco scattando dalla sedia, trasalì portando una mano sul suo petto. «Non cambierebbe quello che è accaduto, non lo capisci questo?! Non servirebbe a far sparire lo schifo che mi ha tormentato per questi anni!» Delle lacrime scesero giù per le sue guance, Ben sobbalzò tirando via le cuffie e provando ad avvicinarsi a nostra madre.
Afferrai la giacca poggiata sulla sedia e uscii.
Scarlett's Pov.
Ripensavo ancora alle parole che lasciarono la bocca di Harry, mi ero imposta di non dargli peso ma non ci riuscivo, Max aveva stretto amicizia con due bambini ricoverati in quella clinica, Melanie e Jack, si chiamavano, ed erano dolcissimi. Non facevano altro che coinvolgermi nei loro giochi, ma la mia testa era da tutt'altra parte, Evie un paio di volte mi chiese a cosa stessi pensando ma la mia risposta non variava dal; nulla, non preoccuparti.
Udimmo delle urla proveniente dalla camera di Anne, e sapevo benissimo a chi appartenesse quella voce, sembrava fuori si sé. Poco dopo Harry uscì da quella stanza come una furia mentre sistemava la giacca sulle sue spalle, non guardò in faccia nessuno quando ci passò davanti, urtò contro Max facendolo cadere che si lamentò ad alta volte. «Ti sei fatto male?» Gli chiesi chinandomi aiutando il bambino ad alzarsi, lui scosse la testa sistemandosi la maglietta. Guardai Harry per l'ultima volta prima che sparisse dietro le porte dell'ascensore.
«Se ne andato senza di noi?» Domandò Max aspettando una risposta.
«Non lo farebbe mai, sarà uscito a prendere una boccata d'aria.» Lo rassicurai.
«E' solo fuori di testa.» Scosse la testa con superficialità Haley avvicinandosi a noi, Evie invece corse in camera dicendo di voler vedere cosa facesse sua madre.
«Perché dici così?» Mi alzai da terra avanzando verso di lei.
«Conosco mio fratello, adesso fa tanto il responsabile prendendosi cura di noi quando mi ricordo ancora di come mancava tutto il giorno di casa rientrando la notte, quando rientrava sia chiaro. Ha sempre avuto degli amici uguali a lui, tu non lo sai ma una volta sono venuti degli uomini a casa nostra che cercavano lui, ma non trovandolo stavano quasi per picchiare noi, e vuoi sapere il perchè? Solo perché lui e i suoi cazzo di amici erano andati a rubare nei loro magazzini e se non fosse stato per Alan non so cosa sarebbe successo.» Stava sputando il suo rancore contro il fratello.
Harry mi aveva raccontato del periodo in cui faceva penare sua madre, quel periodo in cui rientrava a casa davvero tardi e a volte nemmeno tornava, forse quell'ultimo dettaglio aveva preferito non dirmelo. «Perché non provi a comprendere i suoi motivi?»
«I suoi motivi? Quali? Credi che io non sappia cosa faccia lui a Caernarfon, nei giri sporchi in cui fa parte?» Continuò a gesticolare, fortunatamente Haley non urlava e Max era tornato a giocare.
«Lui si fa in quattro per mantenere le cure di tua madre, la chemio e per pagare questa diavolo di clinica, e se tu adesso hai tutti questi amici, ti trovi a Londra ed esci con questo Kevin è solo grazie ad Harry.» Le puntai il dito contro.
Mi guardò sollevando le sopracciglia. «No è solo perché lui non riuscirebbe a farsi la sua bella vita e a badare a tutti noi nello stesso tempo, a lui piace fare i soldi facili.»
«Visto che ti senti così grande e sei così onesta, smetti di fumarti le canne insieme ai tuoi amici forse non molto diversi da quelli di tuo fratello, trovati un lavoro e aiutalo economicamente.» Non fiatò, non aggiunse nulla nemmeno nei secondi a venire. «Non sai cosa significhi avere il peso della propria famiglia sulle spalle, lui sta facendo tutto questo per voi, prova a non essere così superficiale.» Deglutì e dopo aver sospirato si voltò entrando nella camera della madre.
Avevo difeso Harry nonostante poco tempo prima mi ero incazzata terribilmente con lui, non piaceva nemmeno a me il modo in cui si procurava i soldi ma non faceva quello per nulla, stava cercando di salvare sua madre e se in passato si era comportato in quel modo era solo per l'abbandono del padre, mi aveva raccontato che non avevano liquidità e che voleva portare qualcosa a casa, e io non l'avrei criticato per questo, nemmeno Haley doveva.
L'avevo messa al suo posto e nemmeno ci credevo.
Mi avvicinai alla grande finestra tra la camera di Anne e quella di fronte, dava proprio all'entrata della clinica, guardai bene intorno trovando poi Harry seduto sugli scalini con una sigaretta tra le dita. Portai una mano sul vetro sfiorando la sua piccola figura vista la lontananza, sembrava tormentato e nervoso, i suoi occhi sarebbero potuti sembrare vuoti per chiunque lo guardasse, ma sapevo che c'era qualcosa che non riusciva a farlo stare tranquillo, avevo imparato a riconoscere i suoi occhi, solo poche volte avevo visto quella limpidezza e quella serenità che li rendeva più luminosi, era triste vederlo così.
***
Lavai le mie mani in un lavabo di ottima qualità dopo aver favorito del bagno, mi asciugai con della carta e uscii, era passata più o meno mezz'ora ed Harry non era ancora salito, in quel lasso di tempo avevo parlato anche con Anne, che mi aveva chiesto se Harry fosse con me e le avevo risposto che si trovava di sotto. Mi accorsi anche come durante la nostra chiacchierata lei guadasse spesso e volentieri la porta aspettando forse l'arrivo del figlio. Parlando poi di Caernarfon lei mi disse che le mancava quel piccolo e non confortevole posto, era pur sempre la sua casa, fu allora che accennai della partenza che sarebbe avvenuta quel giorno stesso, lei sembrò sorpresa e mi confessò che non sapeva nulla di questo. Harry voleva aspettare fino all'ultimo momento prima di dirglielo?
Sospirai afferrando la mia giacca e chiusi la porta una volta fuori dal bagno, Max continuava a giocare con i bambini conosciuti quel giorno, Haley la trovai seduta per terra con i suoi occhi scuri sulla mia figura, doveva essere ancora turbata dalle mie parole. E per quanto riguardava i gemelli, stavano litigando su i gusti musicali a quanto avevo appreso.
Puntai la mia attenzione verso la camera di Anne e mi bloccai quando Harry si trovava lì, proprio dietro la porta osservando qualcosa all'interno grazie a quelle due vetrate rettangolari sulla parte alta della porta.
E così decisi di fare una pazzia, mi avvicinai a lui. Non si accorse della mia presenza fino a quando non mi fermai al suo fianco. «Sai che non si spiano le persone?» Tentai di comportarmi come se quello che era successo prima non fosse accaduto, come se non l'avessi visto uscire via così furioso. Non rispose, sembrava essere davvero preso da ciò che stava guardando, il cipiglio sul suo viso rendeva la sua espressione abbastanza contrariata, le sue labbra premute in una linea sottile e i tratti del suo viso contratti. Aggrottai le sopracciglia e mi alzai sulle punte per poter riuscire a vedere cos'è che lo turbava a tal punto, Anne era seduta sul letto come l'avevo lasciata, solo che non era da sola, il dotto Farrell era con lei, quella smorfia piena di tristezza e senza speranza non lasciava il viso di Anne, stavano parlando ma non si riusciva a sentire nulla, Harry provava a respirare regolarmente anche quando Farrell si passò una mano sulla sua faccia piena di frustrazione, avanzò velocemente verso il lettino piegandosi sulle ginocchia afferrandole le mani. Alzai l'angolo delle labbra in un sorriso, guardai velocemente Harry che non sembrava per nulla contento di quel gesto, lui continuava a parlarle regalandole infine un grande sorriso.
«Non mi piace il modo in cui le gira intorno.» Ammise poi, i suoi occhi non lasciarono quella stanza.
«A me sembra un brav'uomo.» Mi ero accorta anche la volta precedente come il dottor Farrell tenesse a cuore Anne, ero disposto a pagarle le cure quando Harry non riusciva, solo che quest'ultimo orgoglioso com'era restituiva fino all'ultimo centesimo.
«Dovrebbe limitarsi ad essere un bravo dottore.» Rispose arricciando velocemente il naso.
«E' anche quello.» Annuii velocemente ritornando a guardare Harry, che riempì i suoi polmoni d'aria. «E' inevitabile che un dottore si affezioni ai propri pazienti.» Scrollai le spalle.
Lui scosse lentamente la testa non molto convinto della mia affermazione. «Ha già sofferto abbastanza, non permetterò che lei stia male per questo dottorino.»
«Harry..» Portai gli occhi al cielo.«Penso sia grande abbastanza da saper badare a se stessa.»
«Mia madre non ha bisogno di uomini, okay? Deve solo pensare a rimettersi.» Insisté.
«Anche lei ha bisogno di sentire il calore di quelle braccia che la facciano sentire a casa, ha bisogno di circondarsi di persone che l'amano e che le dimostrano il proprio affetto, guarda come sorride, non ti si riscalda il cuore?» Non riuscii a reprimere un sorriso quando lo vidi nascere anche sul viso di Anne.
«Ha i suoi figli per questo.»
«Non parlo di quel tipo di affetto Harry.» Scossi appena il capo e lui si voltò e fui sicura si stesse mordendo la lingua, i suoi occhi parlavano da sé.
Ma infine non resistette e parlò.«Non tutte cercano quel bisogno, lei non è così.» Schiusi le labbra provando a rispondere ma lui abbassò la maniglia della porta entrando dentro senza nemmeno prima bussare.
Lasciai andare un respiro quando notai l'evidente imbarazzo del dottore, si alzò velocemente schiarendosi la voce, non avrei voluto essere al suo posto.
Anne abbassò lo sguardo prima di farsi coraggio a rialzarlo. «Sono venuto a salutarti.» Parlò Harry, lasciò un'occhiata sia al dottore che alla madre.
«Allora io esco, non voglio essere di disturbo.» Parlò Farrell guardandosi nervosamente intorno.
«Ma no, non disturba affatto.» Lo rassicurò Anne.
«Ho anche molte cose da fare perciò.. forse è meglio che io vado.» Harry lo guardò ma non fiatò, salutò tutti con un cenno del capo e uscì fuori. Si fermò per un nanosecondo quando notò la mia presenza accanto alla porta. «Salve.» Mi salutò, ricambiando con un cenno seguito da un sorriso.
Decisi di entrare dentro, non aveva senso rimanere sulla soglia della porta. «Quindi partite oggi?» Avevo dimenticato per un secondo che lei credeva che anche i ragazzi partissero con noi, Anne non sapeva dell'esistenza di Claire e del marito, fortunatamente non mi ero lasciata scappare nulla, Harry non me l'avrebbe di certo perdonata questa. Harry annuì. «Vi siete fermati poco tempo.» Constatò rammaricata, ma prese parola subito dopo. «Ma capisco che devi lavorare, Alan è fin troppo gentile a permetterti tutti questi permessi.» Sorrise poi.
«Si.» Accordò, ma non sembrava essere del tutto sereno parlando dell'argomento lavoro.
«Dovreste salutarmelo.»
«Lo faremo.» Rispose dopo un lungo sospiro, s'affacciò fuori dalla porta chiamando i suoi fratelli e ordinando loro di entrare.
«Potresti venire con Harry la prossima volta che vengono a trovarmi.» Le parole di Anne mi colsero di sorpresa, lanciai un'occhiata ad Harry e lui aveva fatto la stessa cosa. «Mi piacerebbe rivederti ancora.»
«Vedremo.» Alzai l'angolo delle mie labbra formando un mezzo sorriso e intanto i fratelli di Harry entrarono in camera.
Salutarono la madre stringendola, sopratutto il piccolo Max ed Evie, Ben ed Haley furono un po' distaccati, quest'ultima mi guardò per un brevissimo lasso di tempo, distolse lo sguardo tirando su la sua borsa in spalla. Harry si avvicinò a lei, avevo come il presentimento che qualunque osa fosse successo prima lo stesse mettendo in difficoltà, Anne le sorrise, ma non si poteva definire un sorriso vero il suo.
«Ti prego, fai come ti ho detto.» Mormorò lei, Harry ignorò le sue parole e si chinò salutandola con un breve abbraccio, era distaccato e scostante, se ne erano accorti tutti in quella stanza.
Avanzai verso di lei quando Harry si allontanò e tesi la mia mano prendendo la sua. «Spero si rimetta presto.»
Fece un cenno d'assenso e provò a sorridere. «Lo spero anche io. Lasciò andare la mia mano. «Ma dammi del tu, non sono così vecchia come posso sembrare.»
Dei suoni sconnessi uscirono dalla mia bocca, avevo dato quell'impressione? «I-io non p-pensavo que-»
«Stai tranquilla, stavo scherzando.»
Sospirai provando a rilassarmi, Max si era avvinghiato di nuovo alla madre e Harry aveva dovuto prenderlo in braccio così da staccarlo, sul viso di Anne scesero delle lacrime quando Max era quasi nella stessa situazione, ci augurò un buon viaggio e ad Harry di non correre veloce come era solito fare.
Fu così che dovemmo scappare prima che Max scoppiasse in un mare di lacrime, Harry si fermò al distributore di merendine nella Hall comprandogli qualcosina, solo così si calmò un po'.«Io volevo stare ancora con la mamma.» Mise il broncio scartando la barretta al cioccolato appena comprata, gettando poi la carta sull'asfalto del parcheggio.
Evie risucchiò un sospirò.«Cosa fai?!» Corse dietro alla carta che rotolava a causa del vento. «Inquini l'ambiente così!»
«Tu inquini la mia voglia di vivere.» Si lamentò Ben già davanti alla macchina.
«Cosa significa in- in- inchini?» Provò Max a ripetere più volte la parola confondendola con un'altra.
Harry aprì l'auto facendo cenno a tutti di entrare. «Evie! Lascia stare quella carta ed entra in macchina!»
«Aspetta! Ci sono quasi!» Urlò la chioma bionda in lontananza, Harry lasciò un respiro stanco d'aspettare e si poggiò all'auto. Sorrisi ed entrai, Max saltò dentro l'autovettura come un canguro con il musetto e le manine tutte sporche, Ben ed Haley erano già in macchina. «Ecco!» Urlò ancora Evie, gettò la carta in uno dei tanti piccoli cestini e avanzò velocemente verso di noi.
Harry nel frattempo entrò, Evie ci raggiunse poco dopo, chiese a Ben si spostarsi ma lui si lamentò dicendogli di voler stare vicino al finestrino, stavano quasi scoppiando in una lite quando Harry ordinò di piantarla alzando un po' la voce.
Ben si spostò lasciando il posto accanto al finestrino alla sorella, ed Harry finalmente partì uscendo da quell'aria riservata alla clinica.
«Ho detto, cosa significa quella parola difficile?!» Urlò Max leccandosi le dita.
«Quale?» Domandò Harry.
«Quella che ha detto Evie, i-ikuini.» Continuò a guardarsi le mani sporche.
«Si dice inquini, voce del verbo inquinare, sporcare di sostanze nocive un ambiente naturale.» Spiegò Evie.
Max alzò gli occhi dalle sue mani giusto un po' confuso. «Non ho capito.» Sembrò mortificato, sorrisi e provai a spiegare a parole semplici più che altro in cosa consisteva l'inquinamento, fu forse la cosa dura da fare, non faceva altro che domandarmi; Perché? Perché questo e perché quello?. Ma ero comunque, in qualche modo, riuscita a farmi capire, forse. Si era scatenato un putiferio quando Max chiese ad Harry dove pulire le mani e la bocca, la risposta di Harry era stata piuttosto prevedibile, non sporcarmi la macchina o ti infilo in un sacchetto della spazzatura e dopo ti rinchiudo nel portabagagli, avevo ruotato gli occhi e dissi al piccolo di aspettare, nello zaino avrei dovuto avere dei fazzoletti, ma lui non mi ascoltò e si pulì le sue piccole mani sulla sua maglietta e la bocca sulle maniche.
Harry emise un suono disgustato e Max ridacchiò divertito.
Harry accostò lungo il marciapiede e scese, Max corse da lui chiedendogli di portarlo con lui. Evie mi abbracciò e mi disse che avrebbe voluto vedermi presto, Ben era a pochi passi da me e da Harry, avanzai verso di lui provando a fare meno rumore possibile, gli strizzai la guancia proprio perché sapevo che se la sarebbe presa, e non poco. Sobbalzò fulminandomi, ma non ero riuscita a farne a meno, il suo viso era pieno di lentiggini che lo rendevano un tenerone anche se lui si comportava da un vero duro. «Ciao Ben, mi mancherai, sai?» Sorrisi.
«Tu no.» Bofonchiò portando le braccia al petto.
«Peccato.» Scrollai le spalle premendo le labbra in una linea sottile, controllai la mia voglia di sorridergli in faccia.
Si allontanò digrignando i denti, corrugai le sopracciglia però quando trovai gli occhi di Haley fissi sulla mia figura, non aveva fiatato per tutto il viaggio in macchina, doveva essere ancora arrabbiata per il modo in cui le parlai quel giorno. La raggiunsi ed era poggiata sul portabagagli, stavo giusto per parlare quando lei mi precedette. «Ho bisogno del tuo numero di cellulare.» Un cipiglio comparii sul mio viso non riuscendo a capire a cosa le sarebbe servito. «Max va molto d'accordo con te, sono sicuro che chiederà di poter parlare con te.» Non mi convinceva molto la sua giustificazione, ma quando mi passò il suo cellulare iniziai a digitare il mio numero per poi salvarglielo semplicemente come, Scarlett. «Ah, comunque..» Riprese la conversazione dopo aver riposto il cellulare in tasca. «Mi è piaciuto il modo in cui hai parlato oggi, pensavo fossi la tipica ragazza scassa palle.» Ero sul punto di ringraziarla per quei pensieri che aveva su di me. «E per difendere uno come Harry c'è ne vogliono eccome.»
Sospirai guardando altrove, quando la voce di Harry mi chiamò dicendo di darmi una mossa. «Meglio che vada.»
«Non è stato così male conoscerti.» Sorrise sorniona.
«Penso la stessa cosa.» Sorrisi anche io, la salutai velocemente e prima che potessi salire in macchina Max corse urlando il mio nome, mi chinai e lasciai che mi abbracciasse, lasciai un bacio sulla sua guancia e scappò da Haley afferrando la sua mano.
Harry aspettò che entrassero in casa prima di partire, ma quando guardai dallo specchietto retrovisore che Haley spuntò la testa dalla porta guardandosi intorno per poi sgattaiolare non riuscii a non reprimere un sorriso divertito. Harry mi guardò un po' confuso, ma non fece domande.
Il silenzio era tornato a regnare in quell'auto.
Spazio Autrice;
Buonsalve! Spero perdoniate questa attesa imperdonabile, ma come vedete questa è solo la prima parte del capitolo, ed è già molto lunga, la seconda parte la pubblicherò domani e nel frattempo vi lascio un po' di suspence!
Vi aspettavate un pov di Harry? Cosa ne pensate delle parole della madre, secondo voi cosa tiene Harry tutto per sé, di cosa non vuole parlare con nessuno?
Solo leggendo lo scoprirete.
Votate e commentate dicendomi cosa ne pensate!
Piccolo spazio pubblicità;
Not for him con Ashton Irwin scritta da cvteasfuck
Se siete delle Ashton's girl allora non potete non leggerla!
See you soon. (tomorrow)
All the love. xx
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