Chapter Sixty-Eight.
Vieni a casa mia.
Descrivere ciò che quelle sue parole manifestarono in me era inspiegabile, un vortice di emozioni, le quali non sapevo nemmeno io come classificarle. Mi aveva urlato contro a casa di Louis e Niall, e poi mi aveva invitata a casa sua, era bello quanto contraddittorio, ed era bellissimo, mi aveva urlato che non ne sarei uscita da quella situazione comportandomi in quel modo ma lui non mi aveva lasciata da sola. Questa cosa riuscii a farmi riscaldare il cuore mentre il mio corpo tremava dal freddo, ancora seduta sul quel marciapiede.
Mi voltai guardando il suo viso contratto e accigliato, le sue mani strette al volante e i tergicristalli spazzavano via l'acqua in modo da riuscire a vedere qualcosa.
Quando aveva visto che ero rimasta come un idiota a guardarlo senza spiccicare parola o muovere un muscolo lui sospirò grattandosi il ponte del naso e mi disse di muovermi o avrebbe cambiato idea, ma qualcosa mi diceva che usava quel tono di voce solo per mascherare la proposta di prima, nascosi un sorriso e salii in macchina con lui giusto in tempo prima che iniziasse a piovere.
E mi ritrovavo lì, in macchina con lui, senza fiatare, il rumore della pioggia che batteva sull'abitacolo era tutto ciò di cui avevamo bisogno in quel momento, non mi sentivo in grado di aprir bocca, di iniziare una conversazione e non mi sorprese affatto quando la cosa fu reciproca. Mi stava portando a casa sua, con lui, non ero mai stata lì, come sarebbe stata? Piccola? Grande? Disordinata o no? Poco mi importava al dire il vero, le mie mani si torturavano a vicenda, mi sentivo stranamente nervosa e non facevo altro che chiedermi dove fosse finito Alan, sapeva che sarei dovuta tornare quella sera. Sospirai mordicchiandomi il labbro, guardai le goccioline di pioggia correre e battere per tutto il finestrino, provai a non pensare, a svuotare la mente ma non ci riuscivo. Abbassai lo sguardo alla mia mano, afferrai la rosa dei venti al mio collo lasciandomi portare via dai ricordi, mi rimanevano solo quelli.
Harry svoltò a sinistra prima di rallentare, mi guardai intorno notando di essere in un strada costeggiata di abitazioni, alcune più vecchie dell'altre e altre più presentabili di alcune, tutte le luci di quelle case erano spente, ed era abbastanza strano visto l'ora, non era così tardi anche se fuori era buio. Harry avanzò lentamente dentro un piccolo giardinetto, completamente vuoto se non fosse solo per quel verde rabbuiato dalla notte, alzai gli occhi alla casa, non sembrava affatto piccola ma neanche troppo grande, considerando quanti fossero in famiglia. Harry accostò proprio davanti ad un garage chiuso, fuori pioveva ancora così mi portai il cappuccio alla testa prima di uscire dall'autovettura seguita da Harry.
Storsi il naso quando l'acqua continuò a battere ferocemente su i nostri corpi, trasalii sperando di non aver dato nell'occhio ad Harry quando un lampo accompagnato da un tuono fecero quasi tremare il terreno sotto i miei piedi. Aspettai infilando le mani in tasca che aprisse il portabagagli così che potesse prendere il suo borsone, scattai la testa però quando ebbi la sensazione di essere osservata.
Un solco prese forma tra le mie sopracciglia quando uno strano rumore provenire dalla porta principale rubò la mia attenzione, eccolo che arriva, mormorò Harry, la mi confusione durò davvero pochissimo quando un cagnolone di media taglia uscì correndo e abbaiando dalla porta basculante a posta per lui. Sollevai le sopracciglia schiudendo le labbra, si trattava solo di un cane, stavo cominciando a pensare di star diventando pazza, saltò su di Harry continuando a scodinzolare e a leccarlo, quest'ultimo chiuse il portabagagli sistemando il borsone sulla sua spalla, lasciò lui delle carezze iniziando ad avanzare verso la porta principale, lo seguii non riuscendo a distinguere bene i tratti del cane al buio, quest'ultimo si voltò quando mi vide e si avvicinò annusandomi, era completamente bagnato fradicio, Harry aprì la porta richiamando la sua attenzione fischiando ma lui non voleva saperne nulla.
«Di solito non è un cane aggressivo, tranquilla.» Sbatté i piedi sul tappetino riparandosi sotto il porticato.
«Di solito?» Lo raggiunsi, il cagnolone corse raggiungendomi e iniziò a fare le feste, era quasi quanto me su due zampe e la cose mi fece sorridere, accarezzai il suo pelo bagnato e grazie alla luce che Harry aveva acceso dentro riuscii a vedere i suoi due occhioni azzurri, era un Siberian Husky, il colore del suo manto era grigio scuro e bianco, intorno a quegli occhi a mandorla sembrava aver messo una matita o un eyeliner, esageratamente però. Era bellissimo.
«Non è questo il caso.» Constatò Harry togliendosi la giacca e fissando il suo cane riempirmi di feste. «Entrate però.» Feci come mi disse ed entrai seguita dal suo cane, sfregai i palmi tra loro riscaldandomi, delle nuvolette bianche uscirono dalla mia bocca e dal mio naso quando mi tolsi il cappotto, completamente bagnato, e lo posai esattamente accanto a quello di Harry su un termosifone. Quel giorno avevo subito due volte la pioggia su di me, la prima era stata quando siamo usciti dall'Hotel, la seconda poco prima, ed avevo davvero bisogno di cambiarmi o mi sarei presa sul serio un malanno. Il cane si gettò nuovamente su di Harry e quando quest'ultimo si chinò lui ne approfittò per leccargli il viso. «Si però adesso basta Axel, okay?» Gli accarezzò la testa prima di alzarsi e asciugarsi la mano su i suoi jeans.
«Quindi è lui Axel?» Domandai sorpresa, avevo sentito quel giorno al supermercato, mentre parlava con Il Negro di un certo Axel, ma mai avrei immaginato si trattasse di un cane.
«Cosa credevi?» Sembrava essere ancora scostante, era distaccato e il suo tono era freddo, non dissi altro. Era palese che fosse ancora arrabbiato, abbassai lo sguardo ai miei piedi prima di spostarli su Axel, Harry lo richiamò quando provò a scrollarsi di dosso tutta l'acqua, ma si fermò, tirai un sospiro di sollievo, e non fui l'unica. Sollievo che però fu quasi inesistente Axel cominciò a sbarazzarsi di tutta l'acqua su di lui scrollandosi, inutile dire che fummo proprio io ed Harry a pararla in pieno, portai le mani sul viso provando non venire colpita dagli schizzi. «Grazie amico, gentile da parte tua.» Axel abbaiò prima di correre lontano da noi.
Mi presi un istante per guardarmi intorno e notai che la porta dava proprio al salotto, alla mia sinistra un piccolo corridoio , se così si poteva chiamare,dove vi stava solo un attaccapanni, un termosifone e un mobiletto completamente sfoglio di ogni cosa, il salotto era lo stesso, il grande divano panna era sistemato quasi al centro della stanza su un tappeto, un tavolino davanti e la televisione su un mobile adatto, riuscii a notare le custodie di alcuni cd, un tavolo con molte sedie stava vicino alla finestra, ma non sotto, e alcuni mobili alla parete. Era una stanza modesta, come il resto della casa pensai, la prima cosa che mi saltò all'occhio fu il fatto che non si trovavano ne foto e ne quadri, era spoglia e triste, sembrava pulita per carità, ma era chiaro che mancasse un tocco femminile.
Dava una sensazione di vuoto.
«Vieni.» Mi risvegliai dallo stato di trance in cui ero caduta e lo seguii, entrammo appena in salotto quando la parete era divisa da un arco quadrato, non era neanche un arco, era come se mancasse metà della parete. Mi girai a sinistra quando un vero corridoio, buio, illuminato appena dalla luce del salotto dava a delle stanze, pensai fossero le camere da letto, ma Harry entrò in una stanza buia prendendo a destra, accese la luce e ci ritrovammo in cucina, era piccolina ma sembrava confortevole, anche lì come da Alan si trovava una cucina ad isola, solo molto più modesta, alla parete tra l'isola e il resto della cucina stava un frigo. Sotto una finestra abbastanza grande coperta però da tende un po' vecchiotte stavano le ciotole di Axel.«Domani devo uscire a comprare un bel po' di cose, non ho molto in frigo.» Si avvicinò, appunto, al frigo e aprì l'anta guardando all'interno.
«Non preoccuparti, non ho fame.» Mi affrettai a dire agitando la mano, ero solo un po' nervosa, giusto un po'.
Harry alzò gli occhi sul mio viso prima di scendere fino al mio busto e risalì di nuovo. «Non mi sorprende affatto.» Scosse appena la testa richiudendo l'anta del frigo e riaprendo una piccola dispensa, tirò fuori una confezione aperta di té, i miei occhi si illuminarono, non andavo matta per il té, al dire il vero quasi lo odiavo ma almeno era caldo ed io stavo congelando. Staccai i capelli bagnati e appiccicati dalla mia faccia, il vento aveva fatto si che scappassero dalla coda e la pioggia aveva portato al termine il tutto, ero completamente fradicia, e non riuscii ad impedire i miei denti sbattere. I suoi occhi si alzarono di nuovo sul mio viso e giuro che volevo sprofondare, il verde dei suoi occhi era più chiaro e grazie alla luce chiara di quella stanza riuscii a vedere anche le venature più scure, deglutii tremando appena.
«Mi riaccompagnerai da Alan?» Domandai prima che Harry potesse dire qualcosa.
«Non risponde e non si trova a casa, e sono sicuro che il tempo non migliorerà prima di domani.» Ingoiai il groppo fermo in gola, volevo solo esserne certa, il comportamento di Harry non faceva altro che sorprendermi ogni volta di più, pensai che magari volesse riaccompagnarmi a casa in serata stessa, ma non era così. Mi sentivo a disagio, non si trattava solo di imbarazzo, avevamo ancora un argomento in sospeso che avevo quasi paura di toccare pensando che potessi riaccendere la sua rabbia, ma sapevo che bisognava farlo visto che avrei dovuto passare la notte lì. «Il bagno è la prima porta a destra, gli asciugamani sono nel mobiletto bianco di fronte al cesso.» Lasciò stare la confezione di té sul bancone facendomi cenno con il capo alla porta.
Axel entrò in cucina frugando nella sua ciotola, avrei voluto ringraziare Harry per le sue indicazioni ma non avevo più un cambio, avevo usato tutto a Londra, non avevo più un pigiama pulito da usare, ero stata fortunata ad avere ancora della biancheria pulita nello zaino, lui aprì una porta che notai solo allora, sembrava un piccolo sgabuzzino, uscì secondi dopo con un i croccantini per il cane, li versò in una ciotola prima di posare di nuovo la confezione enorme di croccantini nello stanzino. Batté le mani tra loro come per pulirsele e mi guardò accigliato del fatto che fossi ancora in quella cucina invece che nel bagno come credeva, i capelli bagnati attaccati alla sua testa sembrava più lunghi. Trasalii appena e passai la lingua bagnando le mie labbra. «U-uh,ehm, ecco..» Iniziai come al mio solito con frasi disconnessi e pieni di insicurezza.«Non ho più un cambio pulito da usare per la notte.» Riuscii poi a dire con voce sottile.
Continuò a guardami prima di puntare il suo sguardo in un punto alle mie spalle per qualche secondo, poi tornò a puntare le sue iridi su di me, il suo viso non era per niente rilassato, sembrava stesse pensando, nel frattempo mi rigirai i pollici per nulla al mio agio.«Vado a vedere se trovo qualcosa in camera di Haley.» Detto questo uscì dalla cucina sfiorando quasi la mia spalla, il suo profumo era quasi inesistente, scacciato via dall'acqua della pioggia. Mi voltai seguendo con gli occhi la sua figura infondo al corridoio buio, entrò in una stanza accendendo una luce, lasciò la porta aperta scomparendo definitivamente dalla mia visuale. Abbassai lo sguardo ritornando a guardare Axel che divorava i suoi croccantini mentre oltre la finestra coperta dalla tenda, i tuoni, i lampi e la pioggia non cessarono e il cagnolone non sembrava affatto turbato di questo. «Come te la passi con un padrone così?» Mormorai come un imbecille, quando un'altro brivido di freddo mi pervase.«Prendo il tuo silenzio come una risposta.» Sospirai, Axel mi guardò leccandosi i baffi dopo aver cenato.
«La risposta di cosa?» Sobbalzai quando Harry entrò dentro con dei vestiti in mano.
«N-niente.» Balbettai voltandomi nella sua direzione.
Harry guardò per un attimo Axel prima di prestare di nuovo attenzione su di me. «Tieni, Haley non ha lasciato niente qui, dovrai accontentarti di questi.» Mi tese il suo braccio e afferrai i panni sulla sua mano senza esitazione, volevo solo fare una doccia e cambiarmi al più presto possibile.
«Grazie.» Abbassai lo sguardo su ciò che mi aveva appena dato, se Haley aveva portato con sé tutto, allora questi erano i suoi?
«Il bagno nel frattempo è rimasto lì.» Sollevò le sopracciglia facendomi cenno con il capo ancora alla prima porta a destra nel corridoio.
Annuii e pensai di darmi una mossa prima di far la figura di una stupida, così senza dire nient'altro entrai in bagno facendo scattare la chiave nella serratura. Sospirai e mi voltai, il bagno non era grandissimo ma aveva tutto ciò che serviva, aveva anche una vasca oltre la doccia anche se piccolina. Poggiai i vestiti datemi da Harry sul mobiletto accanto al lavabo e cercai gli asciugamani dove mi aveva indicato lui, gli asciugamani sono nel mobiletto bianco di fronte al cesso, è l'unico mobile bianco davanti al cesso era quello. Aprì le ante superiori e cercai qualcosa di abbastanza grande con il quale coprirmi e asciugarmi una volta fuori la doccia.
Che fortunatamente trovai, uscii l'intimo pulito dallo zaino e mi spogliai velocemente, lasciai i panni bagnati in un angolo del bagno, avrei infilato tutto nuovamente nello zaino infischiandomi se i vestiti fossero bagnati o meno. Slegai i capelli liberandoli dall'elastico ed entrai nel box doccia, e quando l'acqua calda venne a contatto con il mio corpo un gemito di sollievo lasciò le mie labbra, mi beai di quella sensazione per un po' e alzai gli occhi cercando del bagnoschiuma e dello shampoo, una volta trovato cominciai a insaponare bene il mio corpo, ma quando l'odore dello shampoo raggiunse le mie narici ero quasi sul punto di non uscire più da quella doccia e usufruire di quel profumo di muschio bianco per sempre.
Fu proprio quel profumo così pulito, dolce e forte allo stesso tempo a portarmi indietro nei miei ricordi.
Strinsi le mie braccia intorno al suo busto quando cominciò a prendere velocità sulla strada. S'irrigidì in un primo momento sotto il mio tocco, facendomi così pensare di aver sbagliato qualcosa ma quando si rilassò sistemai meglio le mie mani legandole al suo addome. A quella velocità il vento scompigliava i capelli ad entrambi, raddoppiando il freddo di quella sera, avvicinai il mento alla sua spalla cercando di vedere qualcosa e di capire in qualche modo dove stesse prendendo, anche se la scarsa luminosità non dava molte possibilità. Svoltò in una curva all'improvviso facendomi quasi prendere un infarto, un piccolo urlo scappò dalle mie labbra a quel movimento brusco nascondendo la testa nel suo collo, il suo corpo si mosse leggermente mentre ridacchiava e il suo petto vibrava sotto le mie mani. Il profumo di colonia che emanava la sua pelle mischiato con il profumo del muschio bianco dei suoi capelli era capace di stordirti ma allo stesso tempo era capace di essere l'unico profumo che qualcuno annuserebbe senza mai stancarsi.
Non avevo il cellulare con me e non sapevo che ore fossero, ma si, chiunque avrebbe capito che fosse tarda notte.
«Puoi aprire gli occhi, siamo ancora vivi.» Nella sua voce aleggiava un pizzico di divertimento che non faceva altro che renderlo ancora più perfetto, la verità era che non volevo aprire gli occhi, non volevo staccarmi dal suo collo allontanandomi così dalla sua pelle profumata e i suoi capelli che mi solleticavano le guance. Ma non avrei voluto farlo irritare per qualche mio comportamento e di certo non volevo che interpretasse quell'improvviso attaccamento al suo collo come qualcosa di diverso di un piccolo spavento preso da una manovra brusca, così quel che feci fu soltanto ritornare a guardare la strada poggiando il mento sulla sua spalla.
Sospirò pesantemente ma non disse nient'altro, non mi sentivo più in quel modo come all'inizio del viaggio, non mi sentivo affatto a disagio era come se tutto questo fosse giusto, mi sentivo al posto giusto, con la persona giusta. E non capivo nemmeno come Harry fosse presente nei momenti più delicati, era comparso dal nulla, e non solo nella mia vita ma anche in quella stanza piena dei miei singhiozzi e delle mie lacrime. Era li, poggiato in quel fottuto stipite della porta giustificandosi che non era potuto venire quella sera al The Crown per un contrattempo, ma non sapeva che non mi importava di questo, una parte di me era felice che lui anche tardi fosse venuto. Non l'avevo obbligato, gli avevo solo chiesto se sarebbe venuto, e anche se speravo ci fosse gli avevo fatto capire che mi era indifferente.
Ma Harry non mi era indifferente, ed era arrivato il momento di ammetterlo a me stessa.
Accennai un sorriso mentre l'acqua spazzava via tutta la schiuma dai miei capelli, quei ricordi collegati a quella spiaggia, era stata forse la notte più bella della mi vita, nonostante quei singhiozzi, le lacrime e gli incubi, quella notte prima del suo arrivo volevo solo scomparire, volevo non essere mai esistita, volevo non soffrire così tanto e cambiare il mio passato. Ma Harry mi aveva aiutata, mi ha portato via da quella stanza soffocante aiutandomi di nuovo a respirare, mi ha portata al suo rifugio e non potevo chiedere di più, aveva condiviso qualcosa di così importante e speciale per lui con me, ed è stata quella notte stessa che capii che Harry fosse qualcosa di più che un amico, Dio, era così strano anche solo identificarlo così, non c'era mai stato un rapporto di amicizia tra i due, ma nemmeno di altro, e non capire che posto avesse nella mia vita complicava tutto.
Sembravamo aver fatto un passo indietro però, succedeva sempre, Harry cambiava improvvisamente e non riusciva a lasciarsi andare completamente, qualcosa glielo impediva ma non capivo cosa. Uscii dalla doccia avvolgendo un asciugamano al mio corpo, e un altro ai miei capelli dopo averli strizzati per bene.
Avevo il suo profumo addosso e quello smuoveva qualcosa in me, nel mio petto e nello stomaco.
Mi asciugai velocemente ma bene, non volevo occupare il bagno per così tanto tempo, pensai potesse infastidirlo e che magari avrebbe voluto usarlo, indossai la biancheria pulita, ignorando l'inchiostro che macchiava la mia pelle sul mio fianco, proprio un po' più giù dell'osso del bacino, ero pentita di averlo fatto, ero pentita senza nemmeno ricordare se avesse fatto male o meno, il giorno dopo ero così spaventata.
Scossi la testa lasciando quel che riguardava il passato appunto, al passato e spiegazzai il cambio datomi da Harry. Una maglia a mezze maniche completamente bianca e a guardala così sembrava lunga se a indossarla fossi stata io, l'avvicinai al mio viso odorandole il profumo, ed il suo era impresso sopra, chiusi gli occhi giusto un paio di secondi, la indossai velocemente scuotendo il capo, come pensavo arrivava quasi a metà coscia, fortunatamente però mi aveva dato anche dei pantaloncini, li indossai velocemente notando quanto mi stessero grandi, mi arrivavano sotto il ginocchio e temevo potessero cascarmi.
Sbuffai, erano orribili.
Provai a farli stare su e raccolsi tutti i miei vestiti bagnati dal pavimento chiudendole nello zaino, tolsi l'asciugamano dai capelli provando ad asciugarli un po' con quel tessuto, usai un pettine che trovai dentro un cassetto sotto il lavabo cominciando a pettinarli, repressi degli urli quando incrociavo nodi che non volevano andare via, persi più tempo a pettinarli che a lavarli.
Sospirai passando una mano tra i capelli ancora umidi, sistemai l'elastico al mio polso e uscii tenendo con una mano lo zaino, Axel abbaiava davanti alla porta principale e avanzai verso il salotto, dove Harry stava levando le sue scarpe per poi lasciarli proprio sotto i cappotti sul termosifone. «Shh, smettila.» Lo riprese piano, senza nessuna traccia di un vero rimprovero, posai lo zaino per terra ai piedi del divano quando Harry si voltò bloccandosi e puntando gli occhi sul mio viso, rastrellando poi la mia intera figura, deglutii non sentendomi completamente al mio agio.
Così mi schiarii la voce prima che arrossissi senza un valido motivo. «I pantaloncini sono un po' grandi..» Ammisi guardandoli.«Ma penso non sia un problema.» Alzai gli occhi di nuovo sul suo viso.
Ero certa che dopo i suoi due secondi di silenzio volesse dire qualcosa ma fu preceduto dal campanello, si accigliò guardando la porta a pochi passi da lui mentre Axel iniziò ad abbaiare più forte. Non pensavo aspettasse qualcuno, anche perché ero sicura di essere impresentabile, ero sul punto di nascondermi in cucina ma non ebbi il tempo di farlo, poiché il ragazzo davanti a me aveva già aperto.
Chi a quell'ora, e sopratutto con quel tempo orribile aveva il coraggio di uscire?
Riuscii a vedere solo un ombrello aperto, ma solo in parte, non staccai gli occhi dalla porta aspettando che chiunque fosse dicesse qualcosa. «Harry..» Presi un grande respiro passandomi le dita sulla fronte, era impossibile non riconoscere quella voce da gatta morta.
«Ana.» La salutò con un cenno.«Cosa fai in giro con questo temporale?» Domandò lui facendo qualche passo indietro, voleva sul serio invitarla ad entrare? Dio, che serata.
«Ho visto la tua macchina qui fuori, sei tornato da Londra e volevo salutarti.» Lasciò cadere l'ombrello avanzando verso di Harry, posò le sue braccia sulle sue spalle e si avvicinò a suo viso, mordicchiai il mio interno guancia imponendomi di guardare altrove ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella scena al quanto disgustosa. Harry voltò il suo viso così che le labbra di lei potessero toccare la sua guancia ma non fecero ciò che mi aspettavo. Gli occhi di quella arpia di posarono su di me, lasciò anche lei vagare il suo sguardo sul mio corpo come due minuti prima aveva fatto Harry, ma al contrario di quest'ultimo la rabbia, la repulsione e.. la gelosia avevano preso nei suoi occhi.«Ma vedo che sei in compagnia.» Il suo tono diventò grave quando ritornò a guardare il ragazzo davanti a sé. «Che ci fa lei qui?» Mi lanciò un occhiata piena di avversità, che diavolo voleva? Portai gli occhi al cielo bagnandomi le labbra con la lingua.
«E' casa mia, ci porto chi mi pare.» Sembrò diventare più irritato da quando la vide fuori sul porticato con un ombrello per ripararsi dalla pioggia.
«Te la sei portata anche a Londra, vero?» Chiese nervosamente, mi guardò emettendo una breve risata piena di disgusto e per nulla divertita, la mandibola di Harry diventò presto tesa. Non era mai stato un tipo da molta pazienza, e Ana stava prosciugando quella che gli restava.
«Sei venuta qui solo per salutare?» Rispose alla sua domanda con un'altra domanda.
«No in effetti.» Incrociò le braccia al petto sollevando il mento. «Mi sarebbe piaciuto tenerti compagnia ma vedo che non ne hai bisogno.» Mi lanciò una veloce occhiata provocatoria. Harry stava per aprir bocca ma lei lo precedette. «Ieri un uomo è venuto a cercarti da Alan.»
«Quale uomo?» Un cipiglio prese forma sul suo viso.
«Ha detto di chiamarsi Hall e che tu lo conoscevi.» Feci scattare i miei occhi sul viso di Harry dove il cipiglio di poco prima era scomparso, di nuovo quel uomo, non mi piaceva, nei suoi occhi c'era qualcosa di perverso e disumano, avevo avuto modo di incontrarlo insieme al nipote, e a distanza di quel tempo fui felice che Il Negro fosse lì presente.
«Cos'altro a detto?» Domandò poi Harry.
«Nulla, voleva solo parlare con te, non ha detto di cosa.» Continuava ad essere turbata dalla mia presenza e il modo in cui guardava i vestiti di Harry sul mio corpo e i miei capelli bagnati mi dava come l'impressione che la prossima volta che l'avrei rivista avrebbe cominciato con le sue stronzate.
«Se questo è tutto-»
«Che cosa?» Lo interruppe bruscamente lei, sul viso di Harry riuscii a scorgere della rabbia per quel temperamento improvviso e senza giustificazione. «Vuoi che vada via così che vi lasci da soli?» Rise facendosi beffe di noi.
Era così ridicola, non aveva provato ad aprire bocca, con gente come lei l'unica arma è il silenzio. Non mi sarei abbassata ai suoi livelli.
«Sai cosa? Si vai via.» La cacciò, sollevai le sopracciglia guardandolo sorpresa, provai a reprimere un sorrisetto che però non passò inosservato ad Ana.
«Mi stai cacciando? Lo stai facendo sul serio?» Domandò incredula, almeno quanto me.«Mi stai cacciando per lei?» Enfatizzò più su quest'ultima parola con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
«Prendi quel fottuto ombrello e vattene da qui.» Ordinò con voce leggermente più alta, ed io al posto suo avrei fatto come mi diceva, gli occhi di Harry non promettevano nulla di buono, le sue narici erano un po' più dilatate di prima e i tratti del suo viso erano contratti come quelli tesi delle sue spalle.
«Io davvero non ti riconosco più Harry.» Si chinò prendendo l'ombrello da terra e si avvicinò ancora ad Harry, che non indietreggiò di un centimetro.«Sappi che prima o poi tutto quello che stai facendo adesso, ti ritornerà indietro. E mi auguro nei modi più orribili che esistano.» Sibilò a denti stretti, un solco prese forma tra le mie sopracciglia, che razza di persona era? Che razza di amica si riteneva?
Il respiro di Harry cominciò a farsi più pesante e sapevo che tra non molto lui sarebbe scattato, trasalii infatti quando afferrò così forte Ana per il braccio sbattendola fuori che quasi pensai fosse caduta sul porticato, non disse nulla, le sbatté solo la porta in faccia.
Deglutì prima di voltarsi e guardarmi con il suo sguardo cagnesco, ma quella volta non c'entravo per niente io, l'artefice di quella sua rabbia, dei suoi pugni stretti lungo i suoi fianchi e dei suoi occhi contorti in uno sguardo capace di far impaurire chiunque. «Come puoi o come hai fatto a tenerti affianco una persona come lei per tutto questo tempo?» Era assurdo, ma lui mi aveva detto che erano amici da molto tempo, da quando erano dei bambini per la precisione ma mi chiedevo com'è possibile che si possa essere amico di una persona come Ana? Quale amica ti augura dei mali orribili?
Scosse la testa. «Lei non era così.» Mormorò a voce bassa tradendo il suo aspetto completamente fuori di sé, mi aveva ripetuto in passato che Ana aveva sofferto molto, che aveva bisogno di aiuto, qualcosa mi diceva che quell'aiuto era stato disposto a darglielo solo lui, e non mi sembrava giusto da parte di Ana comportarsi in questo modo. Era me che odiava, non lui.
Mi superò senza più guardarmi ed entrò in bagno, sbattendo la porta con un gran tonfo.
***
Harry era uscito dalla doccia con solo un asciugamano intorno alla sua vita e ancora senza guardarmi era entrato in quella che dedussi fosse la sua camera, cercai di fare lo stesso ma non ci riuscii così iniziai a seguire il suo corpo bagnato e nudo se non fosse per quell'asciugamano su i suoi fianchi, tutto questo però di sottecchi, non ci sarei riuscita a farlo apertamente, anche perché se ne sarebbe accorto. In quel tempo in cui era rimasto in bagno mi ero fatta un giro per tutto il salotto osservandolo meglio, e come pensavo quando entrai, non c'era nessuna foto della sua famiglia, qualche oggetto che abbellisse la stanza o qualcos'altro, niente di niente. Il fatto che tutto fosse così spoglio, vuoto e triste non mi stupiva visto che per il momento l'unico ad abitare lì era solo Harry.
Mi ero chinata afferrando le custodie dei film sotto la tv, e sorrisi però quando trovai almeno qualcosa che dava segno di femminilità e infantilità. Come dei vecchi cartoni e dei film d'amore, non mancavano gli horror e i film d'azione ovviamente, Axel se ne stava cucciato al mo fianco mentre leggevo i titoli sulle custodie.
Sobbalzai però quando Harry entrò in salotto, posai tutto di nuovo dentro quel mobiletto e mi alzai in piedi tenendomi i pantaloncini prima che cadessero e potessi fare una figura di merda colossale, mi guardò alzando un sopracciglio e Axel si alzò da terra avvicinandosi ad Harry. «Stavo solo dando un'occhiata a..» Indicai con la mano la tv dietro di me, su i suoi erano posati solo i pantaloni di una tuta grigia mentre il suo addome restava scoperto, i suoi capelli ancora bagnati portati all'indietro per il momento, inchiodai i miei occhi al suo viso provando a non far vedere che morivo dalla voglia di guardarlo, avevo smesso di sorprendermi di me stessa da un po', Harry aveva quell'effetto strano su di me e nonostante mi trovassi in imbarazzo la maggior parte delle volte, non mi dispiaceva affatto.«Cioè le-» Mi interruppe
«Seguimi.» Fece cenno con il capo al corridoio, aspettai che andasse avanti così da seguirlo e con Axel sempre dietro, la seconda porta a sinistra era aperta e lasciava uscire della luce dalla stanza. Entrò dentro, si voltò a guardarmi mentre quello che facevo era guardare la stanza, c'erano due letti singoli, uno da una parte e l'altro dall'altra, entrambi completamente spogli, le pareti erano di una tinta unica completamente bianca, e anche i muri di quella camera erano vuoti, tranne che per le pareti accanto al letto attaccato al muro sotto la finestra, lì sembravano esserci attaccati sopra dei disegni. Al fianco di ogni letto un comodino con sopra una abat jour, due grandi armadi in ottima condizione e un grande tappeto rotondo al centro della stanza.«E' la camera di Haley ed Evie.» Riportai l'attenzione su Harry che era appena entrato con quelle che sembravano delle coperte e delle lenzuola, ero così distratta da non accorgermi che fosse uscito.«Scegli il letto che vuoi, qui c'è tutto ciò che ti serve.» Posò tutto sul primo letto che gli capitò.
«Grazie, faccio io.» Accennai un sorriso nella sua direzione, non ricambiò ma non sembrava nemmeno più così turbato come prima.
«Ti consiglio quello di Haley.» Disse poi poggiandosi allo stipite della porta, lo guardai sollevando le sopracciglia, avrei giurato di aver sentito; scegli il letto che vuoi.«Evie fino a qualche anno fa se la faceva addosso.» Storse il naso.
Provai a reprimere un sorrisetto iniziando a dare un'occhiata a quello che aveva portato.«E qual'è quello di Haley?» Domandai poi.
«Proprio quello.» Fece cenno al letto dove aveva posato le coperte, esattamente quello a pochi centimetri da me.
Annuii prendendo posto poi sul letto accanto alla matassa disordinata delle lenzuola e della coperta, Harry era ancora lì, fermo e poggiato allo stipite che pensai di provare ad aprire una conversazione.«Non andate molto d'accordo.» Osservai.
«Pensieri differenti, lei è solo una bambina che gioca all'adulta.» Scrollò le spalle, se sapesse quello che mi aveva detto sul suo conto ero certa che avrebbe cominciato a guidare fino a Londra nonostante il tempaccio solo per prenderla per i capelli.«E' normale tra fratelli.»
«Non lo so.» Stavolta fui io a scrollare le spalle.«Non ne ho.» Giocai con le punte dei miei capelli ancora bagnati.
«Non ti sei persa niente.» Si staccò dallo stipite e il mio sguardo cadde proprio sul suo addome nudo e sulle sue braccia inchiostrate, deglutii e distolsi rapidamente lo sguardo.«Sono di là.» Disse infine voltandosi e lasciando la stanza.
Guardai Axel che cominciò a rotolarsi sul tappeto e sorrisi, mi avvicinai a lui e mi chinai lasciando delle carezze sulla sua pancia e sul suo viso, era un gran bel cagnolone, adoravo i suoi occhi, proprio come quelli del suo padrone.
Ogni volta che mi perdevo in quelli suoi mi dimenticavo tutto, erano così chiari a volte, che capivi perfettamente di cosa lui avesse bisogno, poche volte avevo visto i suoi occhi sorridere insieme alle sue labbra e al suo bel paio di fossette e quelle poche volte non le riuscivo proprio a dimenticare. Ma era anche vero che diventavano illeggibili nel momento in cui ti chiedevano aiuto, sapevo che ne avesse bisogno e io ero disposta a farlo, perché mi era chiaro che qualcosa in lui non andasse, io mi stavo lasciando aiutare da lui, senza pensarci due volte accettai il suo aiuto, ma per quanto lui volesse, perché lo vedevo nei suoi occhi che voleva, lui non riusciva a lasciarsi andare completamente.
Volevo fosse lui a parlamene e non io ad estorcergli qualcosa, di cui non sapevo assolutamente nulla.
Mi alzai da terra mordendomi la guancia e iniziai a far prendere forma a quel letto, almeno non era una di quelle situazione imbarazzanti dove uno dei due dorme sul divano rinunciando alle comodità, certo, da Alan era successo un po' di volte, ma solo perché finivamo per litigare bruscamente, anche se trovava sempre il modo di intrufolarsi sotto le coperte insieme a me.
Quasi sorrisi ma scossi il capo prima che potessi farlo, uscii dalla camera quando finii di sistemare il letto, avanzai verso il salotto tenendo con una mano i pantaloncini quando tentò di cadere, odiavo quei fottuti pantaloncini e il fatto che dovessi a tutti costi fare una figura di merda. Harry era seduto comodamente sul divano con i piedi poggiati sul tavolino poco lontano, una mano teneva il telecomando, con il quale cambiava ripetutamente canale aggiungerei, e l'altra sulla sua coscia. I suoi capelli sembravano essere un po' più asciutti e quando toccai i miei notai come fossero ancora umidi, erano troppo lunghi per asciugarsi in fretta.
«Se vuoi qualcosa di caldo puoi andare a prepararti del té, è sul ripiano della cucina.» I suoi occhi erano fissi sullo schermo abbastanza grande davanti a sé e la sua mano continuava a cambiare canale.
Ero tentata di portare i miei occhi al cielo per la sua.. gentilezza del non farmi trovare il té già pronto. Ma era già tanto che avesse portata a casa sua dopo la sua sfuriata quella stessa sera e a proposito di quello pensai fosse giusto affrontare l'argomento, sapevo già che me ne sarei pentita ma andava fatto, volevo avere l'opportunità di spiegarmi. «Sto bene così.» Risposi soltanto, esitante ma provai a mascherarlo mi avvicinai al divano in cui era seduto, prendendo posto anche io non lasciando però i pantaloncini prima di essermi accomodata.
«Se temi di rimanere senza puoi anche toglierli.» Passò di nuovo ad un'altro canale, nella sua voce non c'era nulla di insolito, era indifferente, parlò come se fosse normale ciò che aveva appena detto.
«Cosa cambierebbe se gli togliessi o se rimassi senza?» Mi accigliai dopo aver provato a classificare il suo commento come qualcosa senza importanza che come una provocazione, a l'idea di quest'ultima potevo già sentire il sangue affluirsi alle mie guance.
«Se rimani senza mentre cammini hai già fatto una figura di merda.» Osservò fermandosi dal cambiare ripetutamente canale, a quanto pare preferì uno spot pubblicitario che qualche programma demenziale o un film stupido.
Ci ragionai su un po', non aveva tutti i torti in effetti. «Non fa una piega.» Non parlò più dopo quel breve conversazione senza alcune senso, Axel se ne stava sul tappeto troppo impegnato a dormire che prestare attenzione a due disastri come noi, forse avrei fatto meglio a parlare solo per me ma nemmeno lui era da meno. Appoggiò la nuca sul divano guardando quel break televisivo come se fosse la cosa più interessante di questo mondo, ero certa però che anche lui stesse pensando a ciò che pensavo io. Presi un grande respiro prima di piegare le ginocchia portando i piedi sul divano. «Possiamo parlare?» Chiesi guardandolo.
«Tu non riesci a non farlo.» Sospirò senza degnarmi di un sguardo. «Di che cosa vorresti parlare? Della fame nel mondo?» Cambiò finalmente canale ironizzando un sorrisetto per nulla divertito.
«Sto parlando seriamente.» Portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e abbassai lo sguardo sulle mie ginocchia, non fiatò, lui sapeva benissimo di cosa io volessi parlare e sapevo benissimo che anche nella sua mente non faceva altro verificarsi quello scontro avvenuto da Niall e Louis.«Vorrei parlare di quello che è successo stasera.» Ritornai a guardare il suo viso e i suoi occhi finalmente furono puntati su di me e non con una espressione rilassata.
Passò avidamente la lingua sulle sue labbra ritornando a guardare davanti a sé. «Non c'è nulla di cui parlare, adesso.» Enfatizzò su quest'ultima parola lasciandomi una veloce occhiata. «Non dopo che a tirare fuori la storia dei messaggi sono stato io e non tu.» Cominciò a mettersi sulla difensiva.
«Adesso tu mi fai spiegare.» Mi sorpresi di me stessa e della sicurezza che misi nel fare quell'affermazione, tirò su la sua nuca e sospirò per nulla d'accordo, ma nonostante quello non aprì bocca.«Voglio spiegarti tutto dall'inizio..» Ammisi, il suo fare scocciato non andò via ma mi bastava anche solo che mi ascoltasse. Provai a pensare e collegare i pezzi. «Il primo messaggio arrivò solo dopo la comparsa di Aaron, esattamente un paio di giorni dopo ad essere precisi.» Fece saettare il suo sguardo sul mio viso. «Alan era fuori città per quel problema del contratto del The Crown e..» Corrugai le sopracciglia mordicchiandomi la guancia provando a collegare quel giorno a qualcosa che potesse riguardare in parte anche lui. «Tu volevi per forza scaricarmi da i ragazzi perché dovevi andare a Londra e Alan non sarebbe tornato prima di cinque giorni.» La sua mandibola era ancora contratta e i tratti del suo viso tesi.«Sei andato via dicendo che dovevi passare da casa ed stato proprio durante quella tua assenza che ho ricevuto quel messaggio, il primo.» Sospirai disegnando cerchi invisibili sulla pelle scoperta delle mie gambe.
«Ed era proprio lì che tu avresti dovuto riferirmi tutto.» Iniziò a scaldarsi agitando una mano, si sforzò di non alzare la voce.
«Si hai ragione, dannazione.» Sbottai anche io, lui non stava urlando perciò non l'avrei fatto nemmeno io. «Ma non l'ho fatto.» Evitai il contatto visivo con lui. «Non l'ho fatto perché ho pensato fosse uno stupido scherzo da parte di Gyne o di Emma, non l'ho fatto perché non lo ritenevo necessario e mi sarò anche sbagliata, si, lo ammetto ma ho pensato di poter sistemare tutto da sola, ho pensato di lasciare così la situazione sperando che poi chiunque fosse la smettesse.» Spiegai velocemente col fiato corto.
«Non hai pensato però che sarebbe stato abbastanza strano come scherzo, sopratutto un paio di giorni dopo dalla comparsa di quella testa di cazzo di Aaron?!» E iniziò ad alzare la voce, credevo di poter portare a termine una conversazione con lui senza urlare, parlandone civilmente ma lui non sembrava dello stesso parere.
«No, in quel momento io non l'ho pensato!» Esclamai tenendo comunque un tono di voce più basso del suo.
Si alzò dal divano lanciando il telecomando su quest'ultimo. «Ma sei arrivata a pensarlo visto che poi hai chiesto a Niall se quella merda avesse mandato dei messaggi!» Urlò ancora, Axel alzò il muso prima di poggiarlo di nuovo per terra tra le sue zampe.
«Smettila di urlare!» Urlai a mia volta alzandomi dal divano. «Sono stata una stupida a comportarmi in quel modo! Tutto quello che hai detto da Niall è vero! Ma tu non hai mai commesso errori?!» Agitai la mia mano puntandogli il dito contro, ero stanca di sentirmi dire ciò che avrei dovuto fare e cosa no, lo sapevo già e odiavo subirmi le sue urla.«Tutto questo è così nuovo per me, gente che manda qualcuno a seguire le mie mosse senza un motivo a me valido e a quanto pare gente che conosco anche! Quindi scusami tanto se non so come comportarmi davanti ad una cosa del genere! Persone che ti fotografano e che ti pedinano fino a pensare che forse sei tu quello fuori di testa a causa di tutte quelle sensazioni così strane.» Continuai a tenere un certo tono ma la mia voce di affievolì gradualmente, Harry fremeva di rabbia e il suo viso rosso e i pugni stretti lungo i fianchi lo confermavano. «Scusami tanto se la prima cosa che ho fatto non è stato venire da te a raccontarti tutto..» Stavolta la mia voce era bassa, quasi spezzata e sentii le lacrime dietro agli occhi, non volevo scoppiare proprio in quel momento, il mio respirò diventò pesante e il labbro inferiore tremò giusto po'. «Scusami se tutto questo mi spaventa a morte.» Fu quasi più di un sussurro.
«Ti sarebbe potuto succedere qualcosa.» Parlò dopo aver preso un grande respiro, la sua voce continuava essere fredda e indifferente nonostante avesse abbassato di molto il suo tono.
«Ma non è successo.» Replicai scuotendo il capo, trattenni ancora le lacrime sperando che tornassero indietro come per magia.
«Se io non avessi controllato quel fottuto cellulare tu avresti continuavo a tenere la bocca chiusa.» Digrignò i denti avanzando di qualche passo.
Chiusi gli occhi aprendoli solo dopo aver parlato. «Ti ho già detto che te ne avrei parlato.»
«Ah si? E quando?» Nella sua voce aleggiava un pizzico di cinismo non credendo alle mie parole.
«Stavo solo trovando il momento giusto per farl-» Venni interrotta bruscamente da lui.
«L'avevi il momento giusto dannazione! L'avevi!» Trasalii quando avanzò ancora fino a trovarsi ad una spanna da me, un braccio allargato per aria e le sue urla contro il mio viso.«Siamo stati a Londra quasi una settimana avresti potuto parlarmene lì!» Deglutii abbassando lo sguardo ai miei piedi nudi sul parquet di legno scuro. «Non l'hai fatto! Cosa vuoi adesso?!» Strillò ancora.
Alzai gli occhi sul suo viso tramutato in una smorfia di rabbia. «Niente, non voglio più niente.» Risposi calma, non mi sarei di nuovo abbassata al suo livello urlando come prima, feci un passo indietro prima di guardare un punto alle sue spalle. «Ho solo pensato tu potessi capirmi.» Ammisi deglutendo, Axel nascose il suo viso sotto le zampe piagnucolando e mi voltai allontanandomi da quel salotto e da Harry, entrai nella camera in cui avrei dovuto dormire e chiusi la porta, sospirai chiudendo poi gli occhi quando sentii degli oggetti frantumarsi dalla stessa stanza da cui ero appena uscita.
Avanzai verso il letto quando il mio labbro prese a tremare di più e le lacrime sgorgarono dai miei occhi, portai le ginocchia al mio petto poggiandoci sopra il mento e trattenni quei piccoli singhiozzi così da non farmi sentire da Harry.
Non fui così sorpresa dalla reazione che avevo appena avuto, ero solo spaventata, avevo paura e lui non riusciva a capirlo.
***
Scattai a sedere sul letto, il mio petto fece su e giù freneticamente, il respiro affannato e strozzato in gola, le lacrime sotto gli occhi, le mie labbra tremavano e i battiti così accelerati che minacciavano di far uscire il mio cuore dalla cassa toracica, singhiozzai quando non riuscii più a tenerli per me, portai le mani tra i capelli abbassando il capo e chiudendo gli occhi.
Odiavo svegliarmi così di soprassalto durante la notte per colpa di un incubo, ed era sempre lo stesso, ero stanca di tutto questo ma non c'era nulla che io potessi fare per dare fine a quel tormento. Mi sentivo piccola e indifesa, qualunque cosa io cercassi di fare non potevo farla, ero come bloccata e l'unica cosa che ero in grado di fare era urlare e piangere mentre tutto ciò che più amavo andava perduto per sempre, ogni volta i sensi di colpa mi attanagliavano e mi dicevano che fosse solo colpa mia.
Provai ad asciugare le lacrime che però continuavano a scendere e scostai le coperte del mio corpo, sapevo bene di essere a casa di Harry, avevo solo bisogno di un bicchiere d'acqua. Poggiai i miei piedi nudi sul pavimento freddo e mi tirai su, sentivo come un vuoto nel petto, come un buco che mi portava sempre più in basso, provai a non piangere ma il labbro iniziò a tremare di nuovo annunciando altre lacrime, mi ero praticamente addormentata in quel modo e svegliata nel medesimo, non avevo avuto più modo di intraprendere di nuovo una discussione con Harry quando mi rinchiusi in quella stanza con le mie insicurezze e le mie paure, mi ero solo liberata di quegli maledetti pantaloncini, piegati e posati su una sedia prima di mettermi a letto.
La pioggia batteva ancora insistente contro le finestre accompagnata dai tuoni e i lampi, e dentro di me mi sentivo completamente come il tempo là fuori, mi sentivo sottosopra, un uragano in tempesta e avevo anche quella strana voglia di vomitare, come se potessi far uscire tutto ciò in quel modo, liberarmi dei demoni del mio passato che non sarebbero tornati mai più. Abbassai la maniglia aprendo lentamente la porta e uscendo senza far rumore, mordicchiai il mio labbro lasciandola socchiusa, diedi un'occhiata in giro ma le camere erano tutte chiuse e io non sapevo quale fosse quella di Harry. Tirai su con il naso spazzando via le altre lacrime sulle ciglia ancora bagnate ed entrai in cucina quasi sulle punte dei piedi, ad illuminarla solo la luce della notte che entrava dentro dalla finestra, grazie alle tende lasciate un po' aperte. Aprii il frigo e mi accorsi di come la mia mano stesse tremando, deglutii versando poi l'acqua in un bicchiere e uscendo da lì mi avvicinai con un groppo in gola e gli occhi lucidi alla finestra del salotto, scostai le tende ancora tremante, riuscii a bere giusto un sorso di quell'acqua prima che la bile minacciasse di salire, abbassai lo sguardo al medaglione di mia madre stringendolo tra le dita, volevo solo piangere, ancora e ancora, perché se lei sarebbe stata lì, con me, io non mi sarei trovata in quella situazione angosciante che mi logorava dentro.
Un altro singhiozzo lasciò le mie labbra prima che potessi rendermene conto, accompagnato dai tuoni lì fuori, piansi chiudendo gli occhi sicura come la morte che tutta questa storia sarebbe finita male e avevo paura, perché quei messaggi mi tormentavano e io non sapevo chi potesse essere, perché uno sconosciuto mandato da qualcuno che probabilmente conoscevo anche bene mi seguiva dappertutto ed ero terrorizzata.
Provai a fare mente locale bagnando le mie labbra secche dalle lacrime che andavano a posarsi su di loro, provai a pensare, a stringere le meningi ma diamine se era difficile, nessun nome di nessuna donna fece capolino nella mia mente, già piena di così tante cose, ero sicura che chiunque sarebbe impazzito al posto mio. I miei occhi furono presto sulla mia mano ancora tremolante, l'acqua dentro il bicchiere non stava ferma un attimo e mi girai con l'intenzione di posare il bicchiere da qualche parte prima che maldestra com'ero e sopratutto vulnerabile in quel momento potesse cadermi.
Rimasi però immobile quando all'entrata del salotto, Harry se ne stava fermo con le braccia lungo i fianchi e gli occhi inchiodati sul mio viso, fu allora che mi sentii come se un ondata mista tra dolore, paura e insicurezza mi travolse in pieno, scoppiai in un pianto in un primo momento silenzioso, non riuscii a guardarlo in faccia così chinai il capo e presto si aggiunsero anche i singhiozzi.
Non ero riuscita a gestire le mie emozioni dentro di me ed ero scoppiata, non mi importò nemmeno che in quel momento mi trovassi solo con la sua maglia lunga addosso a coprire una parte del mio corpo, per quanto fossi più scoperta interiormente di quanto lo fossi fuori. Lui sapeva più cose di me di quanto gli altri potessero sapere, di quanto Gyne stessa sapesse.
«Incubi?» Chiese, la sua voce bassa come se avesse paura di svegliare qualcuno quando sapevamo entrambi che quella casa fosse completamente vuota oltre noi due. Non riuscii a sollevare il capo e affrontare di nuovo i suoi occhi, le lacrime continuavano a scendere da i miei occhi e mi nascosi dietro un pianto silenzioso, mi avvicinai solo lentamente al tavolo lì in sala a pochi passi da me e lasciai sulla superficie il bicchiere stretto tra le mie dita tremanti, tirai su con il naso portando su anche il capo, Harry si era avvicinato anche se non di molto e quel pianto silenzioso riuscì a riempirsi di singhiozzi, non risposi, non feci nessun cenno. Fosse solo quello, avrei voluto dire, ma tutto il resto stava cominciando a pesare così tanto su di me e mi sentivo crollare, non volevo cedere ma lo stavo facendo. «Scarlett..» Mi chiamò, il mio nome detto dalla sua bocca, fu come accarezzare le sue labbra mentre la mia pelle si riempì di brividi.
«T-tutto questo è fin troppo per me..» Sussurrai tra le lacrime, ero solo lasciata prendere dalle lacrime, lacrime che tenevo dentro da fin troppo tempo. Non fiatò, deglutì, il suo pomo d'Adamo fece su e giù e i suoi occhi erano come inchiodati ai miei.«Sopportare tutto questo i-io..» Mi sedei su una delle sedie di quel tavolo, poggiando i gomiti sulla superficie e le dita tra i capelli, mi portavo dietro la croce di quegli incubi che non facevano altro che rovinarmi la notte, il fatto che venissi pedinata e quei messaggi avevano reso tutto troppo grosso per me e non riuscivo a vedere nemmeno una piccola luce che mi segnasse la fine del tunnel, pensavo che quella luce potesse essere Harry ma il modo in cui quella sera arrivammo ad urlaci contro mi confondeva e andare nel panico più totale.
Avanzò ancora restando in piedi davanti al tavolo in cui ero io, le lacrime rigavano le mie guance e sentivo gli occhi bruciare. «Lo so,» Lo guardai quando finalmente parlò.«So che tutto questo non è facile da sopportare per una persona sola.» Continuò. «Ma non è impossibile.» Chiusi gli occhi scuotendo appena il capo. «Ehi, ascoltami.» Mi intimò avvicinandosi ancora fino a posare i suoi palmi sul tavolo e chinandosi un po', mi bastava aprire i miei occhi per trovare i suoi praticamente a pochi centimetri, la testa stava per scoppiarmi mentre mi sforzavo di ricacciare dietro altre lacrime. «Non sei da sola, ti aiuteremo, lo stiamo facendo.» Parlò velocemente, nella sua voce non c'era traccia di irritazione o esitazione e questo mi spinse ad aprire gli occhi e come mi aspettavo i suoi occhi erano ad un palmo dai miei, il suo respiro calmo batteva sul mio viso e provai quasi a farmi aiutare da questo cercando di tranquillizzarmi, ma non ci riuscii. «Ma bisogna fare un passo alla volta, si?» Fece un cenno provando ricavarne uno d'assenso da parte mia, deglutii ancora esitante e annuii. «La storia dei messaggi è importante quanto lo è quella della donna che non sappiamo chi sia, ma proviamo a mettere un po' di ordine. Non riuscirai a ricavare nulla in questo stato.» Stava provando ad incoraggiarmi, a farmi smettere di piangermi addosso, stava provando a darmi il coraggio e la forza che era riuscita a mancarmi quella notte.
«Io non lo so Harry.» Mormorai scuotendo di nuovo la testa, altre lacrime erano posizionate dietro ai miei occhi quando la paura ricominciò ad incombere su di me, il fatto di non sapere chi fosse quella donna mi destabilizzava quanto lo sconosciuto come mittente di quei messaggi.
«Ci arriveremo, se è vero che la conosci allora non sarà difficile scoprire chi sia.» Provò ancora.
«Ho cercato di provare a capire chi fosse..» Alzai un giusto un po' la voce in presa allo sconforto. «Ma io davvero n-non ho la minima idea di chi possa essere.» Un altro singhiozzo dettato dalla rabbia e dalle lacrime che sapevo bastasse un minimo per far ricomparire.
«A chi potrebbe interessare così tanto di te?» Mi chiese subito dopo, scossi la testa non riuscendo a dargli una risposta. «Andiamo Scarlett.» Cominciò a farmi pressione.«Deve venirti qualcuno in mente.»
«Non ne ho la minima idea, non lo so.» Nascosi il mio viso tra le mani quando altre lacrime bagnarono il mio viso.
Le sue dita si posarono su una delle mie mani e la tirò via, in un altro momento sicuramente mi sarei allontanata spezzando quella vicinanza con lui, dal tocco delle sue dita, da un Harry con ancora addosso solo i pantaloni di una tuta. Ci avrei provato almeno. «Hai ancora qualche rapporto con qualcuno che conoscevi a Brighton?» Mi chiese, la sua mano ancora sulla mia, poggiate entrambe sulla superficie del tavolo, abbassai lo sguardo guardandole, guardando la sua piena di anelli coprire quasi completamente la mia. Scossi la testa. «Sei sicura?»
«Si.» Annuii ritornando a guardarlo.
Mi guardò per qualche secondo, forse dubitando della mia sincerità, ma era così, non avevo rapporti con nessuno a Brighton.«E quella donna?» Mi accigliai con ancora gli occhi gonfi di lacrime.«Quella con cui ti senti spesso.»
Puntai lo sguardo su un punto indefinito alle sue spalle con ancora un cipiglio evidente in viso, non parlavo con nessuno che stesse a Brighton, guardai di nuovo il suo viso dopo aver preso un grande respiro e capito, forse, a che donna si riferisse.«Intendi mia zia?»
Lui annuì. «Si, lei.»
«Lei vive a Crawley e non capisco cosa centri lei.» Ammisi socchiudendo un po' gli occhi, mi guardò senza accennare parola, ma conoscevo il suo sguardo e avevo capito a cosa stesse alludendo, ritirai la mia mano dal suo tocco e mi scattai in piedi dalla sedia. «So a cosa stai pensando Harry..» Mormorai del tutto contrariata, passai il dorso della mia mano sotto gli occhi.
«E non potrebbe essere così?» Chiese tirandosi su assumendo una postura più autoritaria.
«E' mia zia, la conosco fin troppo bene..» La mia voce era ancora così instabile, erano assurde le sue insinuazioni.«Lei non sarebbe capace di fare una cosa simile e non avrebbe nemmeno il motivo, perché dovrebb-»
«Va bene, ma non bisogna escludere nessuno.» Mi interruppe, presi un grande respiro sentendo ancora dentro di me traccia di quei singhiozzi.
«Io mi fido ciecamente di lei.» Sussurrai stringendo tra i denti il labbro inferiore.
«Qualcun'altro sa che stai qui, a Caernarfon?»
Scossi il capo. «L'unica persona con cui non ho perso i contatti è lei, non ho detto niente a nessuno.» Abbassai lo sguardo ai miei piedi nudi sul pavimento freddo e rabbrividii.
«Pensi che lei abbia potuto dirlo a qualcuno?» Continuò a chiedere,sapevo che mi stesse aiutando però tutte quelle domande mi facevano venire solo voglia di scappare via.
«Non lo so, forse.» Scossi più il capo rialzando gli occhi sul suo viso.
«Sai che i messaggi possono anche essere collegate a quella donna, vero?» Avevo pensato a quell'ipotesi ma chiaramente Niall mi aveva fatto capire che non poteva essere così.
«Aaron non ha mandato nessun messaggi-»
«Non ho detto che sia stato lui a mandarlo.» Ridussi i miei occhi ludici a poco più che due fessure quando la confusione fece capolino ancora una volta dentro la mia testa dolorante. «Se oltre ad Aaron e lei ci fosse qualcun'altro?» Quel concetto aveva sfiorato anche la mia mente, ma mi faceva quasi paura pensarla così, perché tutta questa gente avrebbe dovuto essere d'accordo e perché fossi io ciò che loro cercavano.
Mi spaventava a morte.
Il mio labbro iniziò a tremare e non riuscii a fermarlo, annunciò altre lacrime che scesero giù per i miei zigomi fino al mio collo, Harry distolse per un attimo lo sguardo mordendosi la sua guancia e posandolo su di me solo quando un singhiozzo echeggiò nella grande stanza. Chiusi gli occhi provando a regolarizzare il mio respiro ma non fui in grado di farlo. «E se tu avessi ragione?» Domandai tra le lacrime incrociando le braccia al petto.«E se quello che hai detto a casa di Niall a-accadrà?» Feci scivolare via le mani dalle mie braccia continuando a singhiozzare e piangere, iniziai a fare avanti a indietro come una completa squilibrata sotto lo sguardo corrucciato di Harry. «E sei m-messaggi cominciassero a n-non bastare più?» Sussurrai con un filo di voce, le mie mani presero posto tra i miei capelli quando finalmente mi fermai, il mio labbro continuò a tremare mentre il mio viso era allagato dalle lacrime, non riuscivo nemmeno più a decifrare lo sguardo e l'espressione sul viso di Harry, le lacrime avevano anche appannato la mia vista. «E s-se l-loro..» Non riuscii a portare avanti quella frase e i miei occhi finirono per fermarsi sul pavimento, ignorai anche la pelle d'oca che si era venuta a creare sul mio corpo.
Non riuscii ad alzare lo sguardo nemmeno quando Harry si avvicinò velocemente a me lasciando che i suoi palmi si posassero sulle mie guance, sulle lacrime, che non facevano che bagnare la sua mano. Deciso quanto delicato. «Non succederà.» Mormorò così vicino al mio viso, le sue dita lunghe spazzarono via altre lacrime sotto ai miei occhi e le mie lasciarono stare i miei capelli ed esitante le poggiai su i suoi avambracci.
«E se i-invece-»
«No.» Mi interruppe forse un po' troppo freddamente, il mio labbro tremò ancora e non mi azzardai ad aprire gli occhi.«Quello che ho detto è stato dettato solo in un momento di rabbia, non capiterà nulla di tutto ciò, fidati di me.» La sua voce si addolcì e come se potessi fermare quel tremolio delle mie labbra provai a stringerlo tra i denti lasciandomi completamente andare al suo palmo.
«Promettilo.» Sussurrai poi con voce sottile e spezzata.
Lo sentii prendere un grande respiro prima che alcune ciocche dei suoi capelli solleticassero la mia fronte, il suo respiro non più così regolare batteva sul mio viso e le sue mani non si mossero dalle mie guance. «Te lo prometto.» Sussurrò risoluto ma non scocciato o irritato, sembrava essersi trasformato in un'altra persona in quelle poche ore.
Aprii lentamente gli occhi incontrando i suoi ancora più vicino di quanto pensassi, giurai di aver sentito le gambe cedere per un attimo mentre le sue mani scesero all'incavatura del mio collo con il suo pollice però sulla mia guancia. Strinsi tra i denti il mio labbro quando il tremolio annunciò l'arrivo di altre lacrime. «Ho così tanta paura.» Sussurrai ancora chinando il capo, per un attimo desiderai che non avesse sentito, sperai, che non avesse sentito. Una sua mano si staccò dal mio collo portando una ciocca di capelli dietro il mio orecchio, rabbrividii più per il suo tocco che per il pavimento freddo sotto i miei piedi o per il fatto che a coprire il mio corpo fosse solo una maglietta che arrivava quasi a metà coscia.
Notò quella mia reazione e si allontanò appena togliendo via le mani sul mio corpo e io le mie dal suo. «Torna a letto.» Passai il dorso della mia mano sotto gli occhi e tirai su con il naso. «Dormici sopra, avremo modo di parlarne.» Continuò, il suo sguardo cadde sulla pelle d'oca delle mie braccia, passai una mano provando a farla via e annuii distrattamente.
Ero solo così stanca che avrei voluto andare a dormire, ma la paura di un'altro incubo era troppa, mi avvicinai di nuovo al tavolo dove avevo lasciato il bicchiere pieno d'acqua e provai a far andar via ancora le traccie dei singhiozzi che sentivo ancora dentro il petto, l'unica cosa positiva era che quella bile, il senso di vomito era sparito.
Odiavo sentirmi così vulnerabile, ma dovevo fare i conti con questo quasi ogni notte.
Harry lasciò ancora un'altra occhiata sulla mia figura e sul mio viso prima di voltarmi allontanandosi completamente, sospirai passandomi una mano sulla fronte, mi aveva promesso che non sarebbe successo nulla di male, mi aveva chiesto di fidarmi di lui. Non era nemmeno necessario chiederlo, io continuavo a farlo comunque, vedevo Harry come una sorta di ancora, che mi aiutava a tirarmi su ogni volta che ne avessi bisogno, era sempre presente, non sapevo spiegarmi come faceva, o come riusciva a tranquillizzarmi ma lui sembrava riuscire sempre ad esserci.
Lasciai il bicchiere nel lavello della cucina, e avanzai verso la stanza dove avrei dovuto passare la notte, la mia attenzione fu presto rapita da una stanza infondo al corridoio, tra le due pareti. La porta era lasciata socchiusa e deglutii quando compresi che Harry si trovasse lì dentro, non capii con quale criterio io stessi facendo una cosa del genere quando iniziai ad avvicinarmi a quella camera, la prima cosa che riuscii a vedere fu Axel su un tappeto dormire sonni tranquilli. La mia mano si posò sulla maniglia della porta aprendola di più e l'unica cosa ad illuminare la stanza fu la luce che entrava da fuori la finestra e i lampi che non facevano altro che andare e venire, mi morsi l'interno guancia quando i miei occhi si posarono su Harry seduto sotto le coperte del suo letto a due piazze mentre provava a mettersi comodo.
I suoi occhi si posarono sulla mia figura con un piccolo solco tra le sopracciglia e mi sentii sul serio una stupida, mi ero spinta lì in quella stanza senza una giustificazione che potesse spiegare la mia presenza. «I-io n-non-» Dalla mia bocca uscirono solo dei suoni sconnessi e senza alcun senso.«Scusami.. lascia perdere.» Strinsi la maniglia ancora nella mia mano e feci per andarmene.
Ma a bloccare le mie mosse fu la sua voce. «Resta.» Aveva detto, e il mio cuore aveva perso dei battiti.
Deglutii provando a non dare all'occhio quel che il suo resta aveva scatenato in me.«N-no, è tardi vado di..-» Lasciai cadere la frase lì quando cercai di declinare il suo invito, lui voleva che io restassi con lui? Perché morivo dalla voglia di gettarmi tra le sue braccia, addormentandomi cullata dal suo profumo e dalla sicurezza che infondeva su di me, sicurezze che solo accanto a lui riuscivo ad ottenere, riusciva anche a farmi dimenticare tutte le mie paure, e non erano poi così poche come credevo.
«Dico sul serio.» Alzai gli occhi sul suo viso.«Resta.» Ripeté per la seconda volta, con quella sua voce così profonda, bassa e più roca del solito.
Lasciai cadere la presa dalla maniglia un po' esitante, mi sentivo così fuori posto. Harry fece cenno al lato del letto vuoto accanto a sé, così entrai dentro senza nemmeno guardarmi intorno, anche se non avrei saputo lo stesso distinguere nulla. Avanzai a passi lenti verso il lato destro del letto sotto i suoi occhi attenti, che non si lasciavano sfuggire neanche il più piccolo movimento. Scostai le coperte provando a evitare il suo sguardo, prima di prendere posto in quel letto insieme a lui, mi coprii fino al petto lasciando le braccia lungo i miei fianchi e gli occhi al soffitto, Harry si mosse al mio fianco sdraiandosi. Lo guardai con la coda dell'occhio accorgendomi che anche lui fosse in quella posizione supina con il palmo della sua mano sullo suo stomaco.
Ingoiai il groppo in gola voltando il capo verso di lui, non mi guardò ancora. «Di cos'hai paura tu?» Mi azzardai a domandargli rompendo quel silenzio opprimente, mi voltai completamente posizionandomi più in basso sul cuscino.
I suoi occhi si abbassarono su di me prendendo come un grande respiro, guardò di nuovo il soffitto sopra di noi non rispondendo, almeno non prima di dieci secondi. «Niente, non ho paura di nulla.» Rispose solo.
«Tutti abbiamo paura di qualcosa.» Mormorai, mordicchiò il suo labbro lateralmente ignorando quel mio commento, i miei occhi cominciarono a chiudersi da soli dopo uno sbadiglio.
«Dormi.» Mormorò un po' più scocciato girandosi anche lui, dandomi le spalle, le sue spalle nude.
E prima che mi rendessi conto di ciò che stessi facendo o meno, il sonno cominciò a farmi fare cose strane, allungai la mia mano fino a toccare la sua schiena, che si irrigidì sotto il mio tocco, salii con i polpastrelli fino alle sue spalle, e non esisteva sensazione più bella della sua pelle nuda sotto le mie dita, della sua pelle compatta, tonica e dal profumo che riuscirebbe a mandarti in tilt completamente il sistema nervoso.«Esattamente tra un paio di settimane, mia madre farà otto mesi che è morta.» Arrivai anche a dirgli. La sua schiena, le sue spalle si rilassarono improvvisamente sotto le mie dita, che non accennavano allontanarsi da lui.«Otto mesi senza di lei..» Mormorai così piano che ebbi qualche dubbio che Harry avesse potuto sentirmi, ma ebbi la conferma che avesse sentito tutto quando lentamente il suo corpo sfuggì dalla mia presa voltandosi su l'altro fianco, i suoi occhi cominciarono a ispezionare ogni singola imperfezione del mio viso mentre la mia mano era ancora a pochi centimetro, stavolta, dal suo petto e dalla croce che gli si posava.«E non sono mai andata a trovarla dopo il suo funerale.. mai.» Non capivo perché gli stessi raccontando quelle cose, ma volevo farlo era come se potessi togliermi un peso, mi reputavo così diversa dai miei parenti, dai miei nonni, i miei zii o i miei cugini che non erano nemmeno venuti al funerale, e poi avevo lasciato scorrere così tanto tempo senza andarla a trovare, mi sentivo una merda, mi facevo schifo da sola.
«Non hai potuto.» Disse poi abbassando gli occhi sulla mia mano che giocava con il bordo del suo cuscino.
«Volere è potere, dicono.» Scrollai appena le spalle, lui non disse nient'altro, il silenzio cadde nuovamente su di noi e non era nemmeno imbarazzante, era bello guardare come gli occhi parlavano da sé, e probabilmente avevo così sonno da non riuscire a percepire bene le sensazioni, non mi mise nemmeno a disagio guardare il suo viso così bello quanto assonnato da renderlo tenero, lui fece la stessa cosa con me, ma avevo qualche dubbio che risultassi tenera ai suoi occhi.«Ti va di accompagnarmi a Brighton a farle visita?» I suoi occhi dalle mie labbra scattarono ai miei occhi prima con un cenno di confusione, non rispose, sembrava quasi incredulo di quella mia proposta bizzarra, stavo per crollare in un sonno profondo quando un altro sbadiglio da parte mia spazzò via quella l'espressione corrucciata sul suo viso, mi imponevo di tenere gli occhi aperti e aspettare una risposta da parte sua.
Lo guardai attendendo una risposta e lui sospirò quando si accorse della mia testardaggine e del fatto che non avrei chiuso occhio se prima non avesse aperto bocca. «Non so se posso per allora.» Rispose soltanto.
Non riuscii a replicare o a restarci male, venni immediatamente avvolta in un sonno profondo, le palpebre si chiusero e tutto intorno a me sparì, quella maledetta donna inseme a quei messaggi e alla paura che sembrava essere andata via, non mi sentivo più improvvisamente fuori posto, il fatto che Harry mi fosse accanto mi assicurava una notte senza altri incubi.
Ed ebbi come la sensazione che la sua mano venne avvolta intorno alla mia ancora pochi centimetri dal suo petto.
***
I raggi del sole andarono a posarsi direttamente sul mio viso facendomi emettere un mugolio contrariato, seppellii il viso sul cuscino quando il suo profumo investì completamente i miei sensi, tutto sapeva di lui e non poteva essere altrimenti, io stessa sapevo di lui, i miei capelli profumavano di muschio bianco come i suoi e lo stesso il mio corpo, grazie alla doccia fatta la sera prima con i prodotti usati da lui. Mi rigirai continuando a tenere gli occhi chiusi e non riuscendo a reprimere un sorriso, aprii gli occhi guardando il suo lato del letto ma Harry non c'era. Sospirai prima di dare un'occhiata intorno alla sua camera, non lasciai la mia postazione e i miei capelli erano sparsi per il cuscino, un comodino sul lato sinistro del letto con sopra una piccola lampada, un grande armadio con un anta socchiusa lasciava intravedere il disordine lì dentro, sorrisi prima di guardare dall'altro lato della stanza, accanto alla grande finestra stava una scrivania piena di cianfrusaglie e sulla sedia i suoi jeans gettati alla rinfusa. Il parquet scuro per terra faceva di contrasto con le parete chiare, ciò rendeva ancora più luminosa la camera, guardai la finestra lamentandomi mentalmente, come se con la forza del pensiero potessi chiudere le tende.
Stropicciai i miei occhi con le mani seguito da uno sbadiglio e a malavoglia scostai le coperte dal mio corpo, non volevo farmi trovare da Harry ancora mezza addormentata sul suo letto, ricordai solo allora che l'unica cosa addosso oltre l'intimo era la sua maglietta che lasciava praticamente tutte le mie gambe scoperte.
Sbadigliai ancora quando uscii dalla sua stanza guardandomi intorno, c'era uno strano silenzio, nessuna traccia di Harry o di Axel, ma vista la porta principale aperta pensai fossero fuori, entrai allora velocemente in bagno, usufruii del water prima di darmi una rinfrescata al viso, forse sarebbe servito a farmi svegliare completamente, e se non avesse funzionato ero più che giustificata visto le mie poche ore di sonno. Mi guardai allo specchio alzando leggermente il labbro superiore in una smorfia di disgusto, non mi ero mai apprezzata appena sveglia, e in quell'ultimo anno la cosa si era accentuata. Provai a sistemarmi almeno i capelli sradicandoli con le dita, infine usai uno dei pettini dentro il cassetto.
Lasciai il bagno entrando in salotto con l'intenzione di avvicinarmi allo zaino che avevo lasciato accanto al divano, pensando di vestirmi così che non sarebbe stato imbarazzante se Harry mi avesse colto in flagrante. Ma aggrottai la fronte quando il rumore dell'acqua coperto dall'abbaiare di Axel e le urla di Harry giunsero alle mie orecchie. «Axel! Torna qui!» Ma da come continuò ad urlare avrei potuto dedurre che Axel non fece come gli ordinò.
Cosa diavolo stavano combinando? Dopo aver sollevato un sopracciglio stizzita afferrai un paio di jeans dallo zaino e li indossai velocemente, non persi tempo nemmeno nel togliermi la maglietta di Harry e cercai di sistemarla alla bell'e meglio dentro. Portai i capelli dietro alle mie spalle e a passo svelto avanzai verso la porta lasciata già aperta ritrovandomi sul porticato, schiusi le labbra quando mi trovai davanti un Harry in bermuda, una maglietta bianca completamente fradicia e attaccata al suo addome, i capelli raccolti in un chignon improvvisato, piedi nudi e un un tubo attaccato alla pompa d'acqua stretto nella sua mano. Era una giornata soleggiata ma era pur sempre Novembre!
Axel dal canto sue scodinzolava correndo da una parte all'altra con la sua lingua a penzolone, nessuno dei due notò la mia presenza. «Tanto ti lavo lo stesso! Vieni qui!» Esclamò puntando l'acqua contro il suo cane, riuscì a bagnarlo anche se continuava a correre e abbaiare, provai a reprimere un sorrisetto divertito quando Harry inciampò quasi su dei prodotti e una spugna.
Mi schiarii la voce richiamando la su attenzione, e anche quella di Axel a quanto pare, che quando notò la mia figura scodinzolò senza però avvicinarsi per paura che Harry potesse afferrarlo, gli occhi di quest'ultimo scattarono su di me ma non accennò aprire bocca, guardò solo la pompa e dopo il suo cane. «Cosa stai cercando di fare?» Chiesi provando a nascondere il divertimento che aleggiava nella mia voce.
«Annaffio le erbacce, non si vede?» Rispose provando a restare serio, mostrando la sua irritabilità nei confronti di Axel.
Non riuscii a trattenermi e ridacchiai a appena. «Vuoi una mano?» Feci cenno verso il cagnolone accucciato per terra che strappava dei fili d'erba dal terreno.
«Non penso servirebbe a qualcosa, odia il momento del bagno.» Puntò i suoi occhi verdi ancora una volta su Axel e seguii il suo sguardo facendo lo stesso, finito con l'erba iniziò a rotolarsi su una pozzanghera di fango accanto alla staccionata che divideva quella casa dalle altre.
«Dammi un attimo.» Non gli diedi il tempo di replicare che entrai così velocemente di trovarmi già in cucina, aprii il frigo cercando qualcosa che non fosse birra, sarebbe stato un modo davvero bizzarro per corrompere un cane. Ma a parte, appunto, birra, un cartone di latte non c'era nient'altro, mi piegai sulle ginocchia quando trovai un avanzo di pizza dall'aspetto orribile. Gettai il cartone nella spazzatura e uscii fuori sorridente nonostante la vista di quel pasto una volta commestibile mi dava la nausea.
«Seriamente? Perché non c'ho pensato prima!» Esclamò per nulla convinto che avesse funzionato e allargando un braccio prima di farlo cadere di nuovo al suo fianco. Scesi dal porticato non importandomi se i miei piedi fossero nudi o meno, l'erba sotto era fredda e bagnata a causa del tubo ancora nella mano di Harry, ma lo preferii al fango vicino alla staccionata. Mi avvicinai con cautela ad Axel provando a non farlo scappare e gli sventolai il pezzo di pizza davanti al muso, non ci pensò due volte prima di avvicinarsi, l'afferrai per il collare quando il cane era troppo occupato a mangiare, alzai lo sguardo sul viso di Harry sollevando le sopracciglia e sorridendo vittoriosamente.«Solo perché è la prima volta che lo prendi per il culo.» Rispose con aria di superiorità.
«Certo.» Continuai a sorridere prima far scendere i miei occhi sulla maglia bagnata attaccata al suo busto, provai a distogliere lo sguardo ma diamine, se era perfetto.
Lasciò cadere il tubo che spruzzava acqua sul terreno e avanzò verso di noi, afferrò Axel per il collare tirandolo con sé, a pochi passi dal porticato.«Sta buono.» Lo riprese, lasciandogli una carezza sulla testa, troppo concentrato a divorare quel pezzo di pizza.
Mi avvicinai a loro notando come Harry tenesse ancora per il collare Axel. «Posso aiutarti se vuoi.» Scrollai le spalle.
«Se riesci a tenerlo fermo.» Scosse la testa sorridendo in un modo sghembo.
Tolsi via l'elastico dal mio polso raccogliendo i miei capelli in una crocchia disordinata, sapevo che prima o poi sarebbero scappati tutti diventando indomabili, Harry mi guardò con un solco ben evidente tra le sopracciglia e il sorrisetto sulle sue labbra andò spegnersi pian piano. Mi inginocchiai afferrando anche io il collare del cane. «Allora?» Inclinai appena la testa. Credeva non accettassi.
«Te ne pentirai, io ti avverto.» Lasciò la presa intorno al collare e si tirò su, ruotai gli occhi al cielo, stava parlando come se Axel fosse chissà quale creatura impossibile daammaestrare. Afferrò di nuovo il tubo e quando il cane sentì il getto d'acqua si mosse con l'intenzione di scappare ma visto che lo stavo tenendo ben stretto non sarebbe potuto andare da nessuna parte. Mi alzai tenendolo meglio quando Harry si avvicinò con l'acqua, era capace di bagnarmi solo per il gusto di farlo, regolò l'acqua prima di bagnarlo, Axel sembrò irrequieto in un primo momento e storsi il labbro con disgusto quando l'acqua che lasciava il suo manto era completamente nera e andava a finire su i miei piedi e quelli di Harry, che provava in tutti modi a tirarli via.
«Ma guarda com'è tenero! E' un cucciolone!» Mi avvicinai al suo muso e sorrisi quando la sua grande lingua bagnò il mio naso, lasciai delle carezze sulla sua schiena, non stava dando nessun tipo di problemi, almeno per il momento, pensai che Harry avesse solo esagerato.
«Si proprio, vado a prendere il sapone tienilo fermo.» Annuii quando si allontanò.
Provai a tenerlo fermo quando iniziò a muoversi decisamente troppo, così posai l'altra mano sulla sua corpo provando a mantenerlo. «E' per questo che non hai voluto tenere Anya quando te l'ho chiesto?» Lanciai un'occhiata ad Harry che tornò rigirando quello che doveva essere il sapone tra mani.
«Si, anche.» Scrollò le spalle, si inginocchiò dall'altro lato iniziando a riempirlo di sapone profumato, ovviamente ad Axel la cosa non parve piacere molto, provò a scrollarsi tutto di dosso e a scappare alzandosi addirittura su due zampe, Harry mi aiuto per un attimo a tenerlo fermo.
«Anche?» Continuai a chiedere guardando Axel, temendo potesse sul serio scappare ridotto in quel modo.
«Axel non ha un così pessimo rapporto con i gatti, ma un animale domestico mi basta e avanza.» Fece cenno al suo cane evidenziando anche il fatto che avessi altri difetti oltre quello dei capricci al momento del bagno.
Continuò a lavarlo velocemente così da non innervosirlo di più, ma nonostante cercassi di tenerlo fermo lui non voleva saperne, ne di me, ne di Harry e ne di tutta quella schiuma addosso che Harry sembrava averlo fatto apposta. Stava mettendo a dura prova la pazienza di Axel, e anche la mia quando la spugna gli scappò dalle mani finendo con il schizzarmi in faccia, chiusi gli occhi e dopo spalancai la bocca, le mie mani erano completamente piene di schiuma esattamente come quelle di Harry. Gli lanciai un'occhiataccia e lui in risposta ridacchiò divertito dalla situazione. «E' lui che devi insaponare, non me.» Provai a non alzare la voce, ma il tono per nulla simpatico non premetteva nulla di buono, e fui ancora più indignata quando invece di dire qualcosa continuò a ridere provando a fare finta di niente.
Così tenendo ancora Axel per il collare, con l'altra mano mi permisi di prendere un po' di schiuma dal dorso del cane prima di spalmargliela sul viso, stavolta a ridere fui io. «Non l'ho nemmeno fatto apposta!» Si difese alzando la voce.
«Dovevi pensarci prima di ridere di me.» Sorrisi vittoriosa passando il braccio ancora privo di schiuma sul mio viso provando a pulirlo.
«Hai bisogno di aiuto?» Aggrottai la fronte quando il suo ghigno raggiunse le mie orecchie, tolsi via il braccio provando a guardarlo, ma fui subito investita dal getto d'acqua della pompa.
Caddi con il sedere per terra quando le mie mani lasciarono completamente la presa su Axel. «Sei impazzito?! E' gelata!» Aprii di nuovo gli occhi ritrovandomi con i il viso e la maglietta completamente bagnata.
«Hai fatto scappare Axel!» Esclamò alzandosi da terra con ancora la pompa nella sua mano, guardando Axel correre per il giardino completamente pieno di sapone.
«Io?!» Alzai di più la voce guardandolo storto. «E' colpa tua e di quel coso!» Colpii il suo braccio quando sul suo viso spuntò di nuovo un accenno di quel sorrisino che la sapeva lunga osservando un punto sulla sua maglietta, al momento su di me. «Cos'hai tanto da sorridere?» Abbassai il tono di voce provando a ricompormi.
«Nulla, ammiravo solo il tuo reggiseno nero.» Bagnò le sue labbra con la lingua non posando gli occhi da nessun'altra parte. Sgranai gli occhi prima di abbassare gli occhi sulla maglia bianca completamente aderente al mio corpo e per lo più trasparente a causa di Harry e di quella sua maledetta pompa. Staccai la maglietta dal mio corpo, fulminandolo con lo sguardo e pronta a replicare con i fiocchi ma prima ancora che questo accadesse, la pompa venne tirata via dalla mano di Harry quando Axel iniziò a tirare il tubo fino a bagnare completamente anche lui.«E che cazzo!» Urlò Harry, così forte da essere sicura che nelle case accanto l'avessero sentito.
Gli risi in faccia senza pudore portando la testa all'indietro. «Ti sta bene!» Esclamai, lui era troppo impegnato a fischiare richiamando Axel per accorgersi se nel frattempo avessi preso la spugna ancora insaponata scagliandola divertita contro la sua nuca.
Sobbalzò trucidandomi con lo sguardo e mordicchiai il mio labbro inferiore provando a non ridergli in faccia, era così divertente quella espressione da pulcino bagnato e incazzato. «Fai sul serio?» Mi chiese senza nessuna traccia di divertimento, alzò le sopracciglia stizzito.
«Non riesco a prenderti seriamente.» Ammisi ridacchiando infine, provai a coprire la mia bocca con le mani senza nessun risultato.
«Invece dovresti, pensi davvero che mi metta a giocare con della schiuma, del sapone e dell'acqua?» Si avvicinò seriamente, il mio sorriso per un attimo sparii, Axel continuava a correre per il giardino con la pompa in bocca, annaffiando le erbacce, proprio come aveva detto Harry all'inizio. Harry si chinò afferrando la spugna ancora piena di schiuma dal terreno sgarbatamente, non mi rivolse nemmeno uno sguardo quando avanzò verso di me. «No, perché se pensi questo..» Lasciò la frase in sospeso quando mi superò, con il proposito di entrare dentro, rimasi basita dal suo comportamento e piuttosto seccata, doveva ridere e scherzare solo quando piaceva a lui, e Axel? Lo lasciava così? Ma non ebbi il tempo di pormi altre domande a cui non avrei saputo dare risposta, un braccio avvolse le mie spalle da dietro mentre una spugna veniva spalmata sul mio viso e sul mio collo quando mi volta soffocando un urlo.«No perché se pensi questo allora hai ragione.» La mia schiena aderii perfettamente al suo petto bagnato, che vibrò quando iniziò a ridere prendendosi gioco di me.
Mi liberai della sua presa passando le mani sul mio viso provando togliere via tutto quel sapone dalla mia faccia e dal mio collo. «Pensavo sul serio che fossi arrabbiato per una cazzata simile.» Un sorriso ritornò di nuovo a essere sovrano sul mio viso.
«Non mi conosci abbastanza, scricciolo.» Gettò in aria la spugna afferrandola secondi dopo.
«Scricciolo?» Domandai incredula, sorrise sornione e assottigliai gli occhi. «Dammi quella spugna, scricciolo proprio no!» Posai le mie mani su i fianchi e mi avvicinai a lui, alzò il suo braccio in aria, mi alzai sulle punte allungano le mie di braccia, ma non arrivavo comunque a prendere quella spugna. «Dammela che voglio cancellarti quella faccia da spavaldo che hai!»
«Non è colpa mia se sembri Cucciolo dei sette nani.» Rise prendendomi in giro, le fossette non lasciarono il suo viso e non mi dispiaceva nemmeno il modo in cui mi aveva chiamato.
«Senti chi parla, tu sembri Brontolo ma non mi sembra di averti mai chiamato così!» Quello che gli dissi non lo toccò neanche, continuò a ridere e non riuscii a non fare altrimenti neanche io.
Fu così che iniziò una vera e propria guerra, saltai perfino sulle sue spalle provando provando a togliergli quella maledettissima spugna, senza avere però i risultati sperati, aveva portato un braccio dietro la sua schiena, cioè anche dietro la mia e mi aveva tirato via da lì senza troppe difficoltà, persi quasi l'equilibrio ma riuscii a finire sull'erba bagnata senza farmi male. Harry non faceva che passarmi quella vecchia spugna dappertutto, quel posto sembrava morto, niente che dava vita o gioia a quel paese, sembravano essere tutti chiusi in casa, persone che amavano più la vita notturna che la luce luminosa di quella giornata. Si sentivano solo le nostre urla, gli schiamazzi e gli abbai di Axel quando lasciava andare quella pompa, cioè giusto due secondi quando gli capitava, quel giardino se avesse avuto modo di farlo, si sarebbe trasformato in una piscina.
Riuscii a togliere dalle mani la spugna ancora insaponata ad Harry quando Axel iniziò a correrci intorno bagnandoci completamente fino alle mutande, ed era strano pensare a come quei due giorni erano stati così intensi e bagnati. Harry chinò il capo quando gli schizzi d'acqua lo colpirono in viso lamentandosi per il suo occhio appena colpito, strinsi il mio labbro tra i denti strizzando la spugna proprio sulla sua testa, fino a coprirlo di tutto quel sapone che colava per il suo collo e il suo viso. Risi quando Harry iniziò a minacciarmi di come mi avrebbe immersa nella pozzanghera preferita di Axel se solo anche un goccio di quel sapone sarebbe entrato nei suoi occhi, ruotai i miei passando le dita sulla sua fronte e sulle sue tempie spazzando via la schiuma.
Il mio sorriso però si affievolì quando mi accorsi solo allora di come gli occhi di Harry stessero guardando il mio viso, continuai a passare le dita sulla sua fronte con la scusa del sapone quando l'unica cosa che volevo era toccare la sua pelle, proprio come la notte prima, Axel continuava a bagnarci, e a girarci intorno, i nostri vestiti erano attaccati al nostro corpo e il fatto che il mio reggiseno trasparisse al di sotto passò in secondo piano, venni premuta violentemente contro il petto di Harry, pensai fosse opera sua quando però mi accorsi di come le sue mani stavano lungo ai suoi fianchi e dell'espressione sorpresa e confusa sul suo viso. Qualcosa premeva i miei polpacci così forte mettendo a dura prova il mio equilibrio, abbassammo gli occhi nello stesso secondo e Axel ci aveva legati come dei salami con il tubo, lo lasciò per terra non prima di aver fatto un altro giro.
E successe tutto in un nanosecondo, provai a reggermi alle spalle di Harry ma invece mi ritrovai stesa per terra, Harry riprese a ridere provando ad uscire fuori dal disastro che aveva combinato Axel senza cadere, quest'ultimo prese la cosa come un gioco e corse sistemandosi proprio su di me. Spalancai gli occhi in un primo momento temendo di rimanere schiacciata dal suo peso, coprii il mio viso con le mani, come se questo potesse ripararmi da tutto, e in parte ci riuscii se non fosse stato per le leccate che mi riservava, provai a restare seria e senza nessun risultato, la sua grande lingua solleticava le mie mani provando a lavarmi i capelli con la sua saliva. Urlai ridendo chiamando Harry così che me lo togliesse di dosso, ma a parte la sua di risata non sentii altro che un po' di movimenti, Axel non accennava spostarsi, un getto d'acqua per me fredda mi colpì dappertutto.
Tolsi via le mani dal viso quando il sapone sul cane iniziò a scendere su di me. «Harry! Smettila immediatamente!» Continuò a ridacchiare tenendo quella maledetta pompa in mano, si avvicinò lentamente afferrando Axel per il collare fino a togliermelo da dosso, non riuscii a reprimere lo stesso un sorriso divertito da tutta quella situazione assurda mentre mi alzai.
Gli lanciai un'occhiataccia che di dispregiativo non aveva nulla, mi scoppiò a ridere in faccia quando notò il mio aspetto così tolsi la pompa dalla sua mano bagnandolo per bene prima che mi raggiungesse strappandomela via e gettandola sull'erba, si chinò velocemente e urlai quando un suo braccio strinse le mie ginocchia e con l'altro mi capovolse, la crocchia sulla mia testa si sciolse completamente, i miei capelli toccarono il terreno facendo oscillare le mie mani, gli ordina di mettermi giù me non ne volle sapere. Provai a colpire le sue gambe scoperte dai suoi bermuda ma nulla di tutto ciò lo convinse.
Il mio sorriso di affievolì quando la figura sottosopra di una signora con il suo cappotto, il suo trolley e un sorriso inquietante era ferma sul marciapiede a guardarci. «Harry.» Lo chiamai un po' più seriamente, che figura stavamo facendo.
Guardò anche lui la donna prima di rigirarmi come una trottola, persi un battito ma quando riacquistai equilibrio lo colpi abbastanza forte sul braccio, mi guardò accennando un sorriso sghembo.
«Da quanto tempo non sentivo più tutto questo chiasso da queste parti.» Sorrise ancora, il suo viso mi era familiare, ed ero sicura di averla vista da qualche altra parte.
«E' tutta colpa di Axel, signora McCoy.» Harry rifilò tutta la colpa al suo cane, che evidentemente non aveva, almeno non tutta quanta.
Quel McCoy, occupò subito un posto nella mia mente e mi ricordai di quando la incontrai ad un supermercato, Harry mi aveva detto che era fuori di testa e questo secondo lui giustificò il fatto che ci scambiò per una coppia. Alternò lo sguardo tra me e il ragazzo al mio fianco prima di sorridere non credendo affatto a quella risposta, ne ero certa.
«Buona giornata, vado a fare una passeggiata con Thomas.» Ridacchiò prima di tirarsi dietro il suo trolley.
Un solco prese forma tra le mie sopracciglia prima di girarmi e seguire con lo sguardo le mosse di Harry. «Chi è Thomas?» Domandai, si avvicinò al cane facendomi cenno di prendere la pompa per terra.
«Suo marito, è morto tre anni fa.» Afferrai la pompa abbastanza scioccata. «Lo tengo io fermo o questo bagno non terminerà più.» Lo tenne fermo.
«E' morto tre anni fa?» Iniziai a sciacquarlo per bene spazzando via tutto il sapone dal suo manto, prestando attenzione a non bagnare di più Harry di quando già non lo fosse.
«Te l'ho detto, è fuori di testa. Non accetta la morte del marito.» Scrollò le spalle non alzando lo sguardo sul mio viso.«Ovunque andassero non si staccavano un secondo.»
«Quando ami una persona così tanto non puoi fare altro che perdere la testa.» Mormorai.
Non fiatò, non aggiunse altro, sapevo cosa pensava dell'amore, del romanticismo e di tutto il resto. Sapevo perfettamente che tutto questo per lui non esistesse, perciò lasciò cadere l'argomento lì, il mio petto si era riempito di grande tristezza all'udire di quelle parole, doveva essere terribile per lei non avere la persona che amava accanto. Forse si era autoconvinta che lui fosse ancora lì con lei per non perdere sul serio la testa.
Senza altre distrazione o giochetti da bambini finimmo di lavare finalmente Axel, Harry prese poi un vecchio asciugamano per togliergli l'acqua in eccesso ma ci pensò lui a scrollarsi tutto di dosso riempiendoci di altro strato d'acqua. E ormai non faceva nessuna differenza, sembrava di esserci lavati noi insieme a lui, Harry chiuse l'acqua riponendo poi tutto in garage, nel frattempo me ne stavo seduta sul secondo gradino del porticato accarezzando il dorso di Axel, cucciato ai miei piedi.
Harry entrò dentro e ne approfittai per restarmene un po' sola a prendere dell'aria fresca, dovevo assolutamente cambiarmi, questo era sicuro, ero un pasticcio tra acqua, schiuma e bava di Axel, e non era affatto un bel mix. Lascia una leggera pacca sul suo muso prima di alzarmi ed entrare dentro, afferrai lo zaino ancora ai piedi del divano e mi avvicinai al bagno, non sapevo dove Harry fosse, la porta della sua camera era chiusa e pensai fosse lì. Abbassai la maniglia della porta aprendola senza pensarci due volte, lo zaino mi cadde dalla mano e quest'ultime coprirono metà del mio viso quando la figura dentro il box doccia fu sotto il mio campo visivo, fortunatamente la porta della doccia non era del tutto trasparente e sentii il sangue affluire velocemente alle guance quando distolsi lo sguardo solo dopo aver lasciato vagare i miei occhi dalla sua schiena ai suoi piedi.
Spalancai gli occhi e mi girai immediatamente. «Vuoi unirti per caso?» La sua voce non risuonò sdegnata ma più che altro divertita.
«I-io.. n-no, cioè, non sapev-» Iniziai a farneticare e quando udii appena la sua risata mi ricomposi. «Avresti potuto chiudere a chiave.» Dissi decisa dopo aver schiarito la mia gola, afferrai lo zaino per terra e uscii immediatamente chiudendo la porta.
Posai una mano sul petto sentendo il cuore scalpitare, la faccia andare a fuoco e un imbarazzo tremendo. Era lui quello nudo non io! Eppure non riuscivo neanche ad immaginare la faccia che avevo tirato su quando anche se non chiaramente riuscii a distinguere le sue spalle larghe, la sua schiena muscolosa, le sue gambe lunghe e.. deglutii scuotendo la testa.
Passai una mano tra i capelli guardando nuovamente la porta ascoltando lo scroscio della acqua che prima non avevo sentito. Sospirai ignorando quella porta e puntando lo sguardo davanti a me, dove Axel era seduto accanto al divano con la testa leggermente inclinata, mentre mi guardava.
***
Harry parcheggiò la sua auto dietro al The Crown, non avevo aperto bocca durante il viaggio sentendomi fin troppo a disagio, lui dal canto suo non era un tipo che apriva bocca ed ero sicura che a lui quel silenzio non gli recava disturbo, anzi. Quando era uscito da quel bagno entrò in salotto con le mani nei fianchi guardandomi come se fossi chissà quale figura mitologica orribile, così entrai subito in bagno ignorandolo come si deve.
Avrei di gran lunga preferito non irrompere in quel bagno portando avanti quel buon umore che raramente avevo modo di condividere con Harry, era solo stato merito di Axel e del suo odio innato verso l'acqua e il pulito, visti i fatti della sera e della notte precedente.
Aprii la portiera uscendo fuori quando girò la chiave nel nottolino spegnendo il motore. «Ti fermi qui?» Domandai provando a dimenticare il momento imbarazzante a casa sua.
«Non per molto.» Annuì chiudendo la portiera e subito dopo uscì anche lui chiudendo la macchina, entrammo dalla porta principale del The Crown che quella volta era aperta, la sala era completamente isola, non c'era nemmeno traccia di Gyne, Emma o Alan, fui felice per quanto riguardasse le prime due, sarebbe stato difficile spiegare il perché fossi arrivata solo allora e della compagnia di Harry. A proposito di lui, avevo come la sensazione che i suoi occhi bruciassero sulla mia schiena, almeno sperai fossero posati lì e non più giù. Sarebbe stato il colmo se per ripicca ricambiasse il mio gesto, cioè, non l'avevo fatto apposta, era nudo in quella doccia e non ho saputo controllare i miei occhi. Speravo solo che non avrebbe tirato fuori l'argomento ogni qual volta che era in vena di battute squallide.
Mi avvicinai alla rampa di scale prima di voltarmi di nuovo verso di lui, aveva già preso posto al bancone. «Non sali? Alan deve trovarsi per forza su.»
«Dopo, non penso possa scappare da questo posto.» Si riferì al locale con un'espressione ambigua, ritornò a giocare con una penna e scarabocchiando qualcosa su un foglio.
Sospirai e al contrario suo non aspettai altro, salii velocemente la rampa. Dopo così tanto tempo mi sentivo come se avessi di nuovo un posto da chiamare così, non sapevo bene se era per quel appartamento così accogliente e pulito nonostante fosse di un uomo, o quell'uomo stesso a darmi quella sensazione, stava di fatto che anche se i giorni a Londra non erano stati poi molti Alan era riuscito a mancarmi. E anche la sua cucina era riuscita a mancarmi! Dio, il cibo era così disgustosi in quell'Hotel!
Arrivai al pianerottolo e la porta era stata lasciata socchiusa, mi avvicinai piano facendo sbucare la testa, Alan era di spalle e, parlando proprio della sua cucina, stava cucinando. Sorrisi ed entrai in punta di piedi, provai a fare meno rumore possibile anche quando Anya sbucò miagolando, ero tentata di prenderla e riempirla di baci e volevo far prendere un colpo ad Alan prima.
Poggiai le mani sull'isola della cucina quando ancora lui non aveva sospettato di nulla, presi un grande respiro tirando su un po' il petto. «Allora ragazzo! Cosa stai cucinando di buono?!» Imitai la sua voce finendo col scoppiare a ridere quando sobbalzò imprecando sottovoce, ma pur sempre imprecando.
Si voltò con enorme sorriso sul viso e scuotendo la testa. «Divertente, davvero.» Provò a fare il finto spiritoso ma non riuscendo a smettere di sorridere.
Aggirai l'isola saltellando come una bambina prima di abbracciarlo. «Alan! Non ti sono mancata?» Scherzai, si irrigidì a quel gesto inaspettato ma ricambiò l'abbraccio in meno di due secondi, nonostante tutti i malintesi in passato, ovvero quando lo trovai a frugare nel mio zaino, Alan era una persona buona e si vedeva da lontano un miglio, riusciva a conquistare la fiducia di tutti quelli che lo incontravano e da quell'equivocosembrava essere passato chissà quanto tempo.
«Si.» Mormorò appena, corrucciai lo sguardo alzando lo sguardo sul suo viso ma aveva posato il mento sulla mia testa, sorrisi e rimasi comunque poggiata al suo petto. «Mi dispiace per ieri sera, dovevo essere qui ad aspettarti ma non ho potuto farlo.»
La sua presa si allentò, approfittai di questo per sciogliere l'abbraccio. «Ho notato, anche il locale era chiuso.» Osservai abbassando lo sguardo sul tagliere, dove aveva pelato delle patate.
«Si, non sapevo se avessi fatto tardi o meno e non mi sembrava il caso di lasciare tutto nelle mani di Gyne ed Emma, non perché non mi fidi ma sarebbe stato pesante per loro.»
Annuii alzando lo sguardo sul suo viso, che non aveva lasciato un attimo il mio. «Cos'è successo poi?» Per come ne parlava sembrava qualcosa di grave.
«Ho dovuto togliere dai casini Liam e Zayn, hanno toccato qualcosa che non dovevano e sono finiti nella merda.» Spiegò in un sospiro di rammarico.
Raddrizzai la mia postura allertandomi. «Adesso è tutto risolto?» Sapevo che tutto questa illegalità avrebbe avuto delle conseguenze, non sarebbero state piacevoli.
«Non preoccuparti, adesso hanno capito fin dove spingersi o meno.» Non avevo capito nulla di ciò che stava dicendo ma presi il tutto come una sorta di rassicurazione. «Ho anche provato a chiamarti ieri sera ma non andava.»
«E' morto.» Sorrisi impacciata, ricambiò mostrando la fila dei suoi denti bianchi. «Anche Harry ha provato a chiamarti comunque.»
«Oh, hai passato la notte da lui immagino.» Annuii abbassando il capo, se sapesse che notte, tra lacrime, pianti isterici e incubi. «Com'è andata?»
«Bene.» Rialzai il viso.«Lui è di sotto in questo momento.» Lanciai un'occhiata alla pentola sul fornello ma non riuscii a capire cosa stesse cucinando, ero affamata e non capitava spesso.
«Non è ancora l'ora di pranzo.» Mi riprese divertito, ridacchiai non aggiungendo nient'altro.
La sua mano raggiunse il collo sfiorando la catenina, mi irrigidii, ogni volta che qualcuno alludesse a quel ciondolo mi sentivo vulnerabile con la paura sempre costante che me lo portassero via, come avevano già fatto con mia madre. La tirò leggermente così che la rosa dei venti sbucasse fuori, mi si spezzò il fiato in gola quando lo rigirò tra le sue dita, un piccolo sorriso quasi malinconico curvò le sue labbra e non sapevo come decifrare la cosa.
Mi aveva già chiesto in passato di quel ciondolo e non capivo il perché di tutto quell'interesse, trasalii quando si chinò verso il mio viso, le sue labbra si posarono dolcemente sulla mia fronte e chiusi gli occhi giusto qualche secondo.
Perché quel gesto?Era tutto così strano, mi ritrovavo a non capirne nulla ogni qualvolta che Alan si comportava in quel modo, era sempre stato carino nei miei confronti, sempre. E prendeva le mie difese anche quando non doveva.
I miei pensieri però furono bloccati sul nascere quando la porta socchiusa cigolò di più e dei passi pesanti entrarono dentro, sobbalzai prima di voltarmi e notare l'espressione di Harry accigliata, i suoi occhi poi si fermarono su Alan, e non capivo la sua reazione. Era sorpreso quanto me di quel gesto di Alan? Ma sembrava come se ci fosse dell'altro.
Alan deglutì non temendo lo sguardo di Harry.
«Penso che questa volta sono io a doverti parlarti, Alan.»
Harry's Pov.
Ero certo che la mia voce risuonò più dura e fredda, almeno più del solito. Ma non me ne importava, ero salito con l'intenzione di rivederlo e di fottergli una lattina di birra dal frigo e mi ero ritrovato davanti le sue labbra appiccicate al viso di Scarlett, non che mi infastidisse, ma io davvero non lo capivo, c'era qualcosa in lui che non mi faceva stare tranquillo e il modo in cui si rapportava con lei lasciava a che pensare.
Alternai lo sguardo tra i due, sul viso di Alan sostava una smorfia scocciata mentre deglutì e mi guardò con superficialità, Scarlett invece sembrava sentirsi fuori posto, in mezzo ad una conversazione in cui non avrebbe dovuto esserci, afferrò la mia occhiata e si schiarì la voce raddrizzando la sua postura. «Ehm, vado a vedere se di sotto c'è qualcosa da mettere a posto.» Lasciò un piccolo sorriso ad Alan che ricambiò, anche se in maniera forzata. Mi passò davanti, lasciando temporaneamente lo zaino sul divano e mi lanciò un'occhiata che confusa, la seguii lo con lo sguardo fino a quando non scomparì dietro la porta chiudendola.
Puntai di nuovo lo sguardo su Alan che aveva appena aggirato l'isola. «Che cos'è questa storia, Harry? Di cosa vuoi parlarmi?»
«Perché non me lo dici tu?» Avanzai con le mani ancora nelle tasche.
«Non capisco di cosa tu stia parlando.» Passò una mano tra i capelli nervosamente, girandosi da tutt'altra parte.
«Sul serio Alan? Davvero?» Chiesi sarcasticamente, per nulla divertito.«L'ho visto.» Dissi soltanto provando a calmare i miei toni, non ricevetti una risposta e forse fu questo che fece assumere una smorfia schifata al mio viso, lui mi stava confermando ciò che già avevo iniziato a pensare da un pezzo.«Io non riesco davvero a crederci, adesso capisco il perché di tutto quell'interesse nei suoi confronti, di come ti preoccupavi di come la trattassi..» Si poggiò all'isola dietro di lui e guardò i suoi piedi. «Di come la guardi.»
«L'ultima cosa a cui ho pensato è stato parlarne con te, Harry.» Parlò senza mezzi termini.
«Ci credo.» Ridacchiai nervosamente.
«Harry è una cosa delicata.» Replicò quasi infastidito.
«Non ti facevo quel tipo di uomo Alan, mi hai deluso, non sei quello che credevo che fossi.» Lo guardai ancora schifato e forse anche pieno di rabbia, non capivo perché di quest'ultimo sentimento, ritenevo Alan una persona diversa e non un uomo di quarantacinque anni che correva dietro ad una ragazza di nemmeno vent'anni.
«Che tipo di uomo sarei io, dannazione!» Urlò spostandosi al centro del salotto, la vena sul suo collo pulsava ed era un concentrato di rabbia, che solo poche volte avevo visto in lui, di solito era molto pacato.
«Non pensavo che alla tua età corressi ancora dietro alle ragazzine!» Urlai almeno quanto lui, sapevo di essere stato fin troppo diretto ma era l'ultima cosa di cui mi importava.
Sgranò gli occhi e una smorfia mista tra la confusione e l'incredulità regnava sovrana sul suo viso. «Che cazzo stai dicendo?» La sua voce tornò grave e i suoi occhi chiari erano quasi due pozzi neri.
«Sto parlando di Scarlett! Sto parlando del fatto che le corri dietro come un pervertito! Che cerchi di attirare la sua attenzione ad ogni costo e adesso capisco anche perché poco tempo fa eri così interessato a sapere se avessi scopato con lei o no in questo fottuto appartamento!» Lo raggiunsi in quel salotto in cui l'aria era diventata pesante e sporca, dilatai le narici ero così incazzato da non capirne nemmeno il motivo, mi faceva solo schifo il pensiero che Alan potesse essere sul serio interessata a lei. Il suo viso dava traccia che stesse per scoppiare ma non riuscivo a tenere la lingua a freno. «Il modo in cui la guardi! Le parli e l'accarezzi!» Continuai urlandogli in faccia tutto ciò che pensavo.«Cazzo Alan, potrebbe essere tua figlia!»
«Porca puttana, lei è mia figlia!»
Spazio Autrice;
Tatatatatan! Ma cos'è successo?! *Faccia d'angioletto*
Macciao! Come state? Tutto bene? Ancora sconvolti?
Vi aspettavate un fine capitolo del genere? Cioè, mi sono divertita un casino a scriverla ahahah
E a casa di Harry? Vi aspettavate qualcosa di "hot"?
Mhh.. dovrete aspettare per questo mi dispiace deludervi ragazzi. :*
Oh! Voglio mostrarvi una foto di Harry e il nostro Axel! Sono carinissimi non trovate?
Ma parlando di cose serie! Sospettavate qualcosa su Alan? Harry sembra aver frainteso tutto.
C'ho messo un po' a finirlo, perché appunto è lungo e se voglio che venga bene bisogna perderci tempo.
E i miei occhi ne risentonoo aaah!
Votate e commentate dicendomi cosa ne pensate!
See you soon.
All the love. xx
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