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Chapter Sixty.

Il sole cominciò a filtrare dalla finestra, rendendo così il mio risveglio irritante. Mi coprii fino alla testa con la coperta chiedendomi perché le tende non svolgessero mai il loro unico compito come dovevano, richiusi gli occhi cercando di mandare via quel lieve fastidio alle palpebre sperando non si trasformasse in un mal di testa più forte mentre le immagini delle ore prima passavano velocemente dalla mia testa.

«E non capisco quale sia il tuo problema, Scarlett.»

«Non ho nessun tipo di problema, puoi fare quello che ti pare quando ti pare e con chi ti pare, okay?»  Mi voltai finalmente trovando il coraggio di far incontrare i miei occhi con i suoi ma non ne ebbi il modo, le sue labbra si posarono velocemente sulle mie e non esitarono a staccarsi subito, spalancai gli occhi, era sorprendente come i miei battiti si fermarono all'inizio e proprio l'attimo dopo credevo potesse venirmi una tachicardia, il solo sfiorarsi mi riempiva di brividi, indugiò prima di staccarsi. «Cosa..» Non riuscii ad aggiungere altro che trovai necessario deglutire e bagnare le mie labbra con con la lingua. 


«Hai detto tu di fare quello che voglio,» Lasciò un bacio proprio sotto il mio orecchio. «Quando voglio,» Ne lasciò un'altro in un punto più basso, e gemei quando mosse i suoi fianchi contro i miei. «Con chi voglio.» Mordicchiai il mio labbro quando puntò i suoi occhi nei miei e successivamente sulle mie labbra, dove non perse tempo a precipitarsi nuovamente.   


«Lei non è te, non ha questa pelle.» Sussurrò ritornando a sfiorare la mia pelle, il suo viso era ancora nella piegatura del mio collo e quando mi voltai nella sua direzione i nostri nasi si sfiorarono e ritornò di nuovo a pochi centimetri dalle mie labbra. «Lei non ha questo corpo.» Mormorò, ebbi le palpitazioni e gemei quando la sua mano si chiuse intorno alla coppa del mio reggiseno, approfittò di questo e lasciò scivolare la sua lingua nella mia bocca.  

Mi schiarii la voce guardando in un primo momento i miei piedi. «Se non vuoi tornare a casa, penso sia meglio che tu rimanga a dormire sul divano.» Mi avviai subito nella mia stanza e  mi voltai ancora una volta restando poggiata allo stipite della porta e guardandolo di spalle lo vidi perfettamente seduto sul divano con la testa tra le mani.

«Scarlett, è solo un fottuto incubo!» Urlò, spalancai gli occhi tirandomi di scatto a sedere e per qualche strano motivo o anche solo per la protezione delle sue braccia, strinsi le mie intorno al suo addome e affondando la mia testa sul suo petto, mentre le lacrime non facevano altro che sgorgare dai miei occhi.

«L'ha fatto ancora..» Dissi con un filo di voce e singhiozzando.

«No..» Mormorò.

«Ti prego fermalo.»

«Ehi, lui non è qui, era solo un incubo, non è successo nulla.» Portò i miei capelli dietro le mie spalle prima di raccoglierli e legarli, un po' come viene prima.

 «Ho paura.» Sussurrò spostando la testa dal suo petto.

 «Sono qui, non ti farà del male, nessuno lo farà.»   


Tirai via la coperta dalla mia testa e finalmente riuscii ad aprire gli occhi, era palese che Harry non fosse lì, visto e considerando che in quel momento stavo occupando tutto lo spazio sul letto. Mi tirai a sedere con un'espressione ancora turbata dalla troppa luce, toccai i miei capelli realizzando il casino che erano, trovai l'elastico dei capelli sulle punte e l'afferrai pensando a come era rilassante la sensazione delle sue mani tra i miei capelli. Sospirai scansando la coperta dal mio corpo e poggiai i miei piedi nudi sul pavimento freddo e mi alzai, portai una mano alla tempia, la mia vista si annebbiò e mi sentii quasi mancare. Ero abituata a questo, quasi ogni mattina soffrivo di vertigini, ed era logico affibbiarle alla mancanza di sonno. Aspettai che passasse tutto prima di uscire dalla camera, la mia intenzione era quella di entrare prima in bagno, ma quando dei rumori in cucina attirarono la mia attenzione, mi diressi proprio lì.

Harry era poggiato all'isola della cucina, già vestito, mentre sgranocchiava dei biscotti, che sembravano di suo gradimento. 

E mi chiesi perché ogni volta dovesse alzarsi così presto e lasciare il letto prima che mi svegliassi.

«Sei ancora qui?» Domandai con voce ancora rauca dal mio risveglio.

«Credevi fossi andato via?» Rispose con un'altra domanda.

«Non ne ero poi così sicura.» Sbadigliai posando lo sguardo sull'orologio, che segnava le dieci e mezza.

«Non hai una bella cera.» Commentò, afferrando un'altro biscotto dal pacchetto dietro di sé.

«Pensa che ho questa cera ogni mattina.» Mormorai, Anya saltò giù dal divano stiracchiandosi prima di avvicinarsi a me e iniziare a fare le fusa. Accennai un piccolo sorriso prima che i miei occhi si fermassero in quel divano e le scene di me e di Harry proprio lì passassero davanti ai miei occhi, fui felice dell'intromissione di Anya, sarebbe stato un errore se fosse successo. Non volevo essere una delle tante, non volevo essere usata e sarebbe stato ancora più terribile se fosse successo ma il giorno seguente non avrebbe accennato nulla come è già successo quasi tutte le volte con i nostri baci. E quando gli chiesi spiegazioni, ricordo che non andò proprio come credevo.

Alzai lo sguardo puntandolo su di Harry e i suoi occhi erano fermi su di me.

Mi schiarii la voce ma la parola la prese lui. «A cosa stai pensando?»

Scossi la testa leggermente. «Nulla.» Mentii, ruotando gli occhi per tutta la stanza tranne che per la sua figura. «Vado in bagno.» Borbottai pronta ad andarmene, ma lo squillare di un cellulare fermò i miei passi, Harry non si mosse dal suo posto e seguendo la suoneria e conoscendola, realizzai che per quanta era strana la situazione la sera prima, avevo dimenticato il mio cellulare sul tavolino accanto al divano. Repressi un'altra sbadiglio e avviai velocemente al tavolino afferrando il cellulare. 

Sorrisi osservando il nome del mittente della chiamata; Alan

«Alan! Perché non hai chiamato prima? Non dovevi tornare ieri?»

Lo sentii ridacchiare dall'altro lato del cellulare ed Harry si avvicinò facendomi cenno di mettere il vivavoce, così lo assecondai pensando dovesse dirgli qualcosa.

«Woah Scarlett, respira.» Ero sicura che stesse sorridendo.

«Come stai? Perché non sei tornato ieri? Ti è successo qualcosa?» Ignorai la sua battuta.

«Sto bene, non preoccuparti. Sono solo un po' spazientito dal tempo che sto impiegando in questo posto.» Sospirò, Harry si allontanò e imprecò sottovoce quando gli scivolò un bicchiere di vetro nel lavello, ma che dal rumore sembrò restare intatto. «C'è qualcuno lì con te, oppure è quella peste di Anya?»

Guardai Harry sollevando le sopracciglia, il quale sbuffò lasciando il bicchiere nel lavello. «Alan, spero tu te la stia passando bene.»  Lo salutò, come meglio sapeva fare.

«Harry? Cosa fai tu lì?» Domandò Alan. «E' successo qualcosa?»

«Sono qui proprio per cercare di evitare che succeda qualcosa.» Rispose. «Ma fin'ora tutto tranquillo.» Mi lanciò un'occhiataccia che sapevo fosse legata al fatto di avergli disubbidito il giorno prima quando mi ordinò di non uscire.

«Quando tornerai?» Gli domandai, era quello che importava di più, nessuno era in grado di gestire il locale come sapeva fare lui.

Sospirò sommessamente prima di aprire bocca. «In realtà le cose stanno andando per le lunghe, e non ho ancora sbrigato nulla, mi hanno detto che devono arrivare comunicazioni da fuori e che ci vorrà circa quattro, cinque giorni tra le altre cose ancora da sbrigare.»

«Cinque giorni?!» Domandai abbastanza sorpresa, che cos'era, una comunicazione dal Papa?

«Già, non mi conviene affatto fare tutti questi chilometri di andata e ritorno ogni volta con questa macchina che mi ritrovo, finirò per restare a piedi.»

«Te l'ho già detto, dargli fuoco, porta quella merda allo sfascio.» Sorrise divertito Harry.

«Piuttosto do fuoco alla tua, ragazzo.» Brontolò Alan. «Vado di fretta quindi voglio sapere come sono andate le cose ieri sera al The Crown.»

«Sono andate bene, non preoccuparti.» Risposi ripensando a quanti giorni dovevamo gestire il locale senza di lui.

«Siete delle ragazze in gamba.» Detto questo ci furono dei suoni incomprensibili e delle interferenze sulla linea. «Devo andare, non prende molto bene in questo punto. Richiamerò per sapere come vanno le cose in mia assenza, ciao ragazzi.»

«Ciao Alan.» Lo salutai.

«Non sentiremo la tua assenza.» Alan ridacchiò al commento di Harry e riattaccò subito dopo.

Sospirai spostando gli occhi dal cellulare per puntarli alla finestra distante da me. «Cinque giorni, cinque giorni senza di lui là sotto è un inferno.» Mormorai.

«Come sempre, no?» Scrollò le spalle sedendosi sul divano e afferrando le scarpe accanto.

«Mhh.» Bofonchiai, Harry sarebbe andato via il giorno seguente, quindi non sarebbe potuto restare con me fino al ritorno di Alan. E pensare che lui sembrava davvero sicuro di questa cosa, indossò le sue scarpe e si alzò dal divano. «Partirai domani?» Gli domandai così, di punto in bianco. «Per Londra..» Continuai meno sicura di come iniziai quando mi fissò con la fronte aggrottata.

«Si.» Rispose continuando a guardarmi come se stesse pensando a qualcosa. «Quindi dobbiamo trovare una soluzione.»

«C-cosa? Dobbiamo?» Chiese ignara di ciò che stava dicendo o di ciò che stesse pensando. 

«Alan starà via più giorni e non era stata presa in considerazione questa opzione, credevo sarebbe tornato oggi.» Passò una mano tra i suoi capelli.

«E con ciò?»

«Vestiti, ti portò da Zayn e Liam, con loro non basta un bel visetto e un broncio infantile per convincerli a fare ciò che vuoi.» Ordinò con il suo tono autoritario e intimidatorio. 

«Sei impazzito? No, non andrò a casa di nessuno di loro!» Obbiettai, potevo benissimo starmene qui, da sola. Non sarei uscita e non avrei corso rischi se era quello che voleva. Mi sarei sentita a disagio a casa di uno dei ragazzi. 

«Beh, faranno a turno qui stesso, non hanno nessun problema visto che considerano questa casa come se fosse la loro.» Replicò cercando di non alzare la voce, in modo da non scoppiare in un litigio come eravamo solito fare.

«Tu non puoi dettare e imporre questi ordini, nonostante la situazione, tu non puoi. Posso restare benissimo da sola, non uscirò se è questo che vuoi e poi non sarò mai veramente sola, vista la quantità di gente che entra di sotto.» Cercai di fargli capire bene come la pensavo e che non fosse necessario che i ragazzi mi tenessero d'occhio se non fossi uscita da casa.

«Smettila di cercare di rigirare la frittata, non cambio mai idea facilmente sopratutto quando mi fanno questi discordi idioti, senza nessun cazzo di senso. Più parlo più mi sembra di star discutendo con un mulo, proprio per tutta la quantità di gente che entra ogni sera e difficile che tu ti distragga facilmente!» Non si controllò e cominciò a gesticolare alzando la voce.

«A me da fastidio il fatto che delle persone mi stiano accanto solo per tenermi d'occhio!» Urlai.«Che si tratti dei ragazzi o meno.» La mia voce si affievolì, l'espressione di Harry lasciava capire quanto si stesse innervosendo, e dalle sue narici leggermente dilatate e dalla sua mascella serrata era chiaro che fosse anche incazzato.

Una fitta profonda mi colpii alla testa accompagnata da continue vertigini. «Scarlett..» Vidi la sua figura sfocata avvicinarsi e  sentii le gambe improvvisamente cedere e la forza necessaria che serviva a reggermi in piedi dissolversi. «Scarlett!» Fortunatamente riuscii a non toccare terra grazie alle braccia di Harry, mi sollevò da terra posando un braccio sotto le mie ginocchia e l'altro dietro la mia schiena. 

«Sto bene.» Mormorai massaggiandomi le tempie quando mi poggiò sul divano.

«Dannazione Scarlett.» Sospirò, riuscii stavolta a vedere il suo volto senza alcuna sfocatura e le vertigini erano passate così velocemente di come arrivarono. Mi sentivo ancora un po' intontita ma comunque stavo bene, non mi era mai successo se non appena sveglia, dopo essermi alzata dal letto e sicuramente non in  modo così violento. «Cos'hai?»

«Non so cosa mi sia preso.» Ammisi continuando a mormorare guardando il suo viso, che come prima era corrucciato in un'espressione per niente serena, ma non arrabbiata come pochi attimi prima.

«Forse dovresti mangiare di più, ieri sera non hai toccato cibo.» Mi fece notare inginocchiandosi ai piedi del divano.

«Non penso centri qualcosa questo, sono solo un po' stanca.» Ammisi incrociando le gambe sul divano e passando una ciocca dei capelli dietro l'orecchio. «La testa mi sta scoppiando.» Fu quasi un sussurro e accarezzai le mie tempie chiudendo gli occhi.

«E io invece penso di si.»

Aprii gli occhi deglutendo, mi sentii subito meglio e fui contenta del fatto che si trattasse di una cosa di pochi secondi. In effetti il giorno precedente non avevo mangiato poi molto, visto e considerato che anche se non avevo molta fame fui obbligata a lasciare il pranzo.  «Ricordami il motivo per cui ieri non sono riuscita a finire il mio pranzo.» 

Prese un grande respiro tenendo le labbra serrate e sembrava l'avessi messo quasi alle strette. «C'è ne sono molti, ma non posso stare qui ad elencarteli.» Mi accigliai quando si alzò dal divano allontanandosi di qualche passo. «Devo fare un salto a casa, ho delle cose di cui occuparmi, non starò via molto. Intanto prova a fare colazione, al mio ritorno vedo come posso sistemare le cose.» Afferrò la sua giacca dall'appendiabiti e mi mordicchiai il labbro quando uscì dall'appartamento senza guardarsi dietro.

Portai una mano tra i miei capelli che avevo lasciato slegati,e pensai a come tutta questa situazione stesse prendendo una brutta piega, nonostante i ragazzi mi avessero detto di fidarmi di loro, cosa che senza dubbio io facevo, mi dava fastidio il fatto che avessero dovuto fare a turno per tenermi d'occhio, come se fossi una lurida carcerata.

Mi portai la testa fra le mani chiedendomi chi diavolo fosse a dare ordine di seguirmi, cosa centravo io con tutto questo, perché? Ero stanca di quella situazione. Non avevo mai visto quel tipo, Aaron, anche se Liam sperava il contrario.

Mi alzai dal divano sbadigliando ed entrai in bagno portando il cellulare con me, lo poggiai sul mobiletto accanto al lavello, mi spogliai ed entrai subito in doccia, beandomi dell'acqua calda che bagnava la mia pelle, quella mattina il cielo era nuvoloso e grigio e anche se non avevo messo ancora piede fuori, era facile capire la leggera frescura che ci fosse.

Insaponai per bene il mio corpo passando poi ai capelli, lasciai che l'acqua spazzasse via lo shampoo e il bagnoschiuma, insieme a tutte le tensioni e le preoccupazioni che si attanagliavano allo stomaco. E in quel lasso di tempo, sotto l'acqua calda e rilassante, sembrò essere così. Approfittai dell'assenza di Harry perdendo più tempo in bagno, ma una cosa non riuscii a mandare via, la sensazione delle sue mani sul mio corpo, su quel maledettissimo e scomodissimo divano, ma che non sembrò importarci poi molto.

Più imponevo di non pensare a questo, di non pensare a lui e quei momenti, io come una stupida non facevo altro che perderci anche delle notte a pensarci. Chiusi l'acqua e dopo aver strizzato i miei capelli uscii fuori dal box doccia e mi coprii con un asciugamano, non avevo un mio accappatoio, l'ultima cosa a cui pensavo quando andai via di casa era proprio quello. 

Cercai un'asciugamano per i capelli in un mobile quando la suoneria del mio cellulare segnava un messaggio, così lascia stare per un'attimo l'asciugamano e afferrai il cellulare aprendo il messaggio.

Da: Sconosciuto. 



Corrugai le sopracciglia quando il mittente era uno sconosciuto e il messaggio era vuoto. 

Era uno scherzo? 

Deglutii, tornando alla home del cellulare bloccandolo.

Era sicuramente uno scherzo da parte di Gyne o di Emma, lo era di sicuro, non diedi importanza a quel messaggio vuoto e ritornai alle mie cose, portai l'asciugamano intorno ai miei capelli prima di uscire fuori ed entrare in camera, dove dopo essermi asciugata indossai l'intimo, scelsi di mettere qualcosa di più pesante vista la bassa temperatura, così indossai dei semplici jeans neri strappati un po' sulle ginocchia, una maglietta e un cardigan abbastanza pesante, misi alle orecchie dei semplici orecchine che non ricordavo nemmeno di avere e delle vans ai piedi.


Rientrai in bagno, gettando l'asciugamano bagnato nella cesta dei panni sporchi, mi morsi l'interno guancia quando i miei occhi si posarono sul mio cellulare, ancora sul mobiletto del bagno, controllai se fosse arrivato qualche altro messaggio ma nulla. Non capii il perché ma mi sentii più serena vedendo che non ci fossero.

Tolsi anche l'asciugamano dai miei capelli e iniziai ad asciugarli con il vecchio phon di Alan, riguardai l'ora e mi accorsi che fosse passato più di un'ora da quando Harry andò via. Magari forse doveva preparare una borsa per gli abiti per quando sarebbe partito e mi preoccupava il non sapere cosa gli passasse per la testa e quale potesse essere la sua soluzione a questo problema.

Dopo circa dieci minuti i capelli finalmente si asciugarono, avrei dovuto comprare un nuovo phon ad Alan e buttare questo, temevo che avesse preso a fuoco in un giorno all'altro. Mi spazzolai per bene i capelli e cominciai a legarli in una treccia  a spina di pesce laterale. Anche se non me la cavavo molto a conciare i capelli, le trecce mi erano sempre piaciute.

Infilai il cellulare nella tasca dei jeans e dopo aver messo a posto tutto in bagno, uscii e chiusi la porta. Quando la mia pancia emise un piccolo brontolio, ricordai di non aver fatto ancora colazione, presi della spremuta d'arancia dal frigo e una merendina dalla dispensa, Anya corse tra le mie gambe miagolando, e sapevo fosse tutto merito della merendina che tenevo in mano. Ruotai gli occhi al cielo e mi chinai spezzando un piccolo pezzetto posandoglielo per terra.

Avevo sempre pensato che i gatti fossero gli animali più schizzinosi e schifiltosi di questo mondo, ma ovviamente Anya era l'eccezione che confermava la regola.

Così presa com'ero non sentii una chiave girare nella toppa, ma solo la porta che venne aperta.

Harry entrò con la stessa giacca di prima ma con abiti diversi, i jeans erano simili a quelli di prima ma al posto della maglietta nera indossava una maglioncino leggero verde oliva e delle sneaker nere della nike. Era strano vederlo con un capo d'abbigliamento di un colore diverso dal nero o bianco, e non capivo perché si limitasse ad usare sempre quei due colori quando era chiaro che qualunque cosa indossasse gli stesse più che bene.

«Quella sarebbe la tua colazione o la sua?» Chiese, togliendosi la giacca gettandola sul divano.

«Era solo un pezzetto.» Risposi sollevandomi da terra e addentando la merendina.

«Perché non provavi a metterle Niall? Penso sia un nome unisex, no?» Domandò avvicinandosi con le mani nelle tasche dei jeans.

Cercai di non ridere così da non soffocarmi quando avrei mandato giù la mia colazione. «Non penso lo sia.» Scossi la testa sorridendo, scrollò le spalle appoggiandosi all'isola della cucina,  poco distante da me. 

«Ti senti meglio?» Mi domandò tornando serio.

Passai velocemente la lingua sulle mie labbra, dov'era situato del cioccolato e annuii. «Si, è stato solo un momento.» Risposi abbassando gli occhi sulla metà barretta che mi restava di finire.«Tu hai fatto quello che dovevi fare?» Chiesi alzando i miei occhi sul suo viso.

Mi guardò un paio di secondi prima di staccarsi dal ripiano della cucina allontanarsi al centro della stanza. «Si.» Non risposi e mi limitai a finire la barretta, in realtà mi chiedevo se avesse già pensato a qualcosa, avrebbe portato qui i  ragazzi? Oppure preferiva portare me da loro? Sperai nulla di tutto questo. 

Ero insopportabile? Si forse.

Il silenzio calò nella stanza, e avevo appena finito di mangiare la barretta al cioccolato, Harry si era avvicinato alla finestra guardando fuori mentre io facevo girare il bicchiere con la spremuta sul ripiano di marmo e Anya giocava con la sua coda.

Avrei dovuto chiedergli qualcosa? 

Lui aveva detto che al suo ritorno ne avremmo parlato, magari l'aveva dimenticato.

Mi schiarii la voce raddrizzando la schiena e lasciando stare per una buona volta quel bicchiere. «Hai già chiamato i ragazzi per dirgli tutto?» Chiesi inasprita e seccata allo stesso tempo.

Si voltò incrociando le braccia al petto. «No.»

«Bene e allora, quando lo farai?» Sperai non mi rispondesse ancora in monosillabe. 

«Non lo farò se non vuoi.» Spalancai gli occhi e un sorriso comparì spontaneamente sulle mie labbra, aprii bocca per dire qualcosa ma mi precedette. «Ma ad una condizione.» Cercò di smontare il mio entusiasmo.

«Quale?» Domandai, sperai non mi chiedesse nulla di impossibile e non fosse tutto un trucchetto.

«So già che me ne pentirò.» Borbottò passandosi una mano tra i capelli, mi accigliai impaziente di sapere di cosa si trattasse. «Verrai a Londra con me.»

«C-cosa?» Balbettai, stava dicendo sul serio? Voleva che andassi a Londra con lui? Mi sarei aspettata tutto ma non questo, aveva sempre cercato di tenermi lontana dai suoi affari

«Non starai qui da sola, quando sono arrivato ho sentito dei rumori sul retro, non ho avuto modo di parlare con Niall di questo ma non ci vuole un genio a capire di cosa si tratta.» Spiegò animatamente, puntai i miei occhi alla finestra almeno fin quando non riprese di nuovo a parlare. «Quindi scegli, o resti con i ragazzi o vieni con me a Londra.»

«E-e il locale? Come faranno da sole Gyne e Emma?» Sapevo che sapessero svolgere il loro lavoro molto bene, forse anche molto meglio di me visto che hanno avuto molta più esperienza ma non volevo che Alan si arrabbiasse, a proposito di lui, lo sapeva? «E Alan? Lui sa di questa cosa?» 

«Il locale non cadrà a pezzi solo perché tu non ci sei, chiamerò Alan solo se verrai o non avrebbe senso.» Rispose a tutte le mie domande. «Se non ti va bene nemmeno questa giuro che ti butto di sotto da questa finestra.» Indicò la finestra dietro di sé.

«Oh si,  quindi se è il tizio che mi stalkera che mi fa del male non va bene, ma se sei tu che mi butti di sotto è okay.» Ironizzai.

«Verrai o no?» Chiese ancora una volta, avrei fatto una gita a Londra, non sembrava male pensata in quel modo, e anche se dopo gli eventi della sera prima avrei dovuto evitare di passare così tanto tempo con Harry, preferivo passare con lui questi giorni che con qualcun'altro. Sospirai e annuii. «Bene, mettiamo in chiaro le cose allora. Farai quello che ti dico quando lo dico, non è assolutamente un vacanza e non mi chiedere in continuazione di andare da qualche parte perché non esaudirò nessuno dei tuoi desideri, sono stato chiaro?»

Sbuffai ma non obbiettai, dopotutto aveva ragione, non dovevo pretendere tanto. «Si.» Mormorai.

«Si cosa? Ripeti più forte.» Si accigliò esponendo il suo orecchio.

Ridussi gli occhi in due fessure. «Si, farò quello che dici.» Risposi con voce chiara e ferma. 

«Prepara una borsa o qualcosa per mettere dei cambi, partiamo domani all'alba, in teoria dovremmo stare fuori due, tre giorni e più tardi chiamerò Alan per spiegargli tutto.» Spiegò passando la lingua sulle sue labbra. «Domande?» 

Scossi il capo. «Dovrò inventarmi una scusa stasera con le ragazze, per questa mia partenza improvvisa

«Si devi, non mi importa quale, basta che non mi metti in mezzo.» 

Portai gli occhi al cielo al suo tirarsene fuori, ma era chiaro che non facessi il suo nome, che non lo tirassi in ballo e che non avrei accennato nulla che potesse riguardare lui in qualche modo. 

Consumammo un pasto veloce a pranzo, per quanto riguardava me mi accontentai di un panino non molto grande al salame con della maionese al contrario di Harry che preferì esagerare con un panino enorme ripieno di pomodori, formaggio a fette, olive, olio, origano, sale, pepe e addirittura del basilico, ma nonostante questo guardò schifato il mio per aver condito il mio con la maionese.

La maionese lo disgustava.

E quando gli chiesi se dovesse seguire una dieta particolare visto che quello che si dilettava a fare mi rispose con il boccone pieno; Secondo te? 

Dopo pranzo sistemai un po Anya, riempiendole la ciotola dell'acqua e quella cibo, fu allora che chiesi ad Harry abbastanza preoccupata a chi avrei lasciato le cure di Anya nell'arco di questi giorni.

«La porteremo da Niall prima di partire, andranno sicuramente d'accordo.» 

Fu la sua risposta, non ero molto convinta  se non per niente. Gli dissi che pensavo non fosse una buona idea ma non gli importò più di tanto, così accarezzando la testolina di Anya un'altra idea balenò nella mia testa, avrei potuto chiedere a Gyne per questi giorni, sapevo che doveva lavorare ma Anya non aveva bisogno poi di così tante cure, oltre il cibo e l'acqua.

E Anya sembrava avere più confidenza con lei che con uno dei ragazzi.

Quando però le lancette iniziarono ad avanzare e segnare le tre e mezza ed Harry scese di sotto al The Crown, sicuramente cercando qualcosa da bere oltre la birra in frigo, constatai che forse sarebbe stato meglio iniziare a riempire il mio compagno di viaggi di vestiti, lo zaino.

Non avevo così molti vestiti, avevo portato via da casa mia l'indispensabile, e se avevo accumulato qualcosa era stata proprio in questo posto. Osservai il fondo dello zaino ricordando che dentro avevo messo qualcosa, e infatti trovai dei cerotti di Frozen comprati una volta al mercato con jeans, sorrisi quando ripensai al momento dove riuscii a prendermi davanti la bancarella in ferro. Ma oltre questo era vuota, a parte la foto con mia madre che l'avevo nascosta in una tasca con la cerniera all'interno dello zaino, la stessa che Alan riuscì a trovare. Accarezzai il tessuto che ricopriva la foto e prima che diventassi nostalgica di quei momenti decisi di non tirarla fuori.

Infondo allo zaino posizionai dell'intimo necessario per quei giorni, ma decisi di esagerare infilandone degli altri, la stessa cosa con i vestiti, o almeno ci provai, dovevo stare alle condizioni dello zaino, e dopo averlo riempito di un paio di leggings e di jeans e delle magliette di vario tipo, mi minacciò di non chiudersi più.

Non ero una malata di vestiti, come Gyne quando al campeggio si porto un trolley e un borsone pieno di abiti, ma semplicemente non volevo restare senza vestiti se tutti gli altri sarebbero stati inusabili. 

Gettai lo zaino su una sedia e me stessa sul letto come un sacco di patate, Harry non era ancora salito quindi ne approfittai per leggere il libro che il giorno prima a causa degli occhi fissi di Harry non riuscii a continuare. E mentre i miei occhi scorrevano tra le righe catturandone ogni più minuscolo e invisibile significato, dimenticai di quel messaggio vuoto e allo stesso tempo frutto di uno scherzo stupido, dimenticai di quell'uomo che mi stava seguendo, del quale non riuscivo a capire cosa volesse da me e dimenticai anche della partenza imminente per Londra insieme ad Harry.

Cosa mi aspettavo da quel viaggio? 

Nulla, non avrei dovuto aspettarmi nulla.

Le mie palpebre cominciarono a battere più frequentemente fino a sentirle più pesanti, arrivai a leggere una quindicina di capitoli e anche se mi sforzavo di restare sveglia e continuare a leggere non comprendevo il significato di nessuna di quelle parole. Rimasi sveglia la notte precedente circa tre ore anche dopo l'intervento di Harry, dove cercava di calmarmi, cos'altro potevo fare? Nonostante la sua presenza al mio fianco avevo ancora il terrore di rivedere il viso di quel mostro, avevo paura di rivedere tutto quel sangue intorno al corpo di mia madre. Ero terrorizzata da questo, non bastava aver distrutto la propria famiglia e tutto il male che era riuscito a fare, lui cercava di distruggermi anche durante il sonno e anche se non dovevo permetterglielo e non volevo, le mie forze in quei momenti diventavano limitate. E l'immagine di Harry accanto a me mentre dormiva come un bambino era qualcosa che mi spingeva ad osservarlo, a guardarlo fino allo sfinimento. Ed era quello che avevo fatto, si era addormentato praticamente subito dopo aver poggiato la testa sul cuscino, era sul stanco come mi aveva detto, e non resistii a non accarezzare le sue mani, a non incrociare le nostre dita e quando ricambio la stretta con le sue dita, dubitai in un primo momento che stesse sul serio dormendo, ma quando non ebbi più dubbi mi strinsi di più a lui cadendo finalmente in un sonno profondo.

Esattamente come in quel pomeriggio. 



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Sobbalzai tirandomi a sedere sul letto quando sentii il rumore della porta dell'appartamento sbattere. Deglutii sentendo la bocca asciutta, e quando guardai la sveglia sul comodino e le sue lancette segnavano le sei passate, mi era chiaro il perché di quel saporaccio in bocca. Avevo dormito più o meno tre ore e senza alcun dubbio avevo recuperato le ore di sonno perse la notte.

Mi tirai in piedi e stavolta molto più lentamente della mattina, non volevo avere altri capogiri, ero a posto così quel giorno. Raccolsi il libro caduto a terra, sicuramente durante la mia dormita, mi sistemai la maglietta e il cardigan prima di uscire fuori la camera e sorprendendo Harry con due cartoni di pizza una volta arrivata in cucina sbadigliando.

«Hai scambiato il giorno per la notte?» Domandò poggiando i cartoni sul tavolo. 

«Hai comprato la cena?»

«Da cosa lo deduci?» Mi prese in giro sollevando le sopracciglia.

Ruotai gli occhi prima di rispondere. «Volevo dire che non era necessario, in frigo c'è ancora qualcosa.»

«Mi andava la pizza.» Rispose schietto. «Hai già preparato quel che ti serve? Domani mattina non c'è tempo per pensare a tutto.»

«Si, ho già preparato lo zaino con lo stretto necessario.» Risposi. «Sono stata a Londra molte volte, è davvero bellissima.» Sorrisi ripensando a quei momenti felici della mia vita.

«Sei stata da qualche altra parte?» Chiese poggiandosi sotto l'arco rettangolare del corridoio.

Annuii e accennai un piccolo sorriso. «Sono stata in Francia, ho visitato Parigi tempo fa e Marsiglia e Monte Carlo l'anno scorso con mia zia. Ho visitato Roma, Madrid e Barcellona.»

«Sei ricca? Cioè, a Brighton lo eri?»

«E' la stessa domanda che mi fece Gyne.» Scossi la testa alzando leggermente l'angolo della bocca.

«Beh sai, non tutti si possono permettere di visitare posti del genere.» Si allontanò infilando le mani nelle tasche.

«Non eravamo una famiglia ricca, stavamo bene, e mio-» Mi bloccai mordendomi la lingua mentre gli occhi di Harry mi fissavano senza mai distogliere lo sguardo.  «Lui ha sempre lavorato per mantenerci, mia nonna è quella che gestisce i soldi, il lusso, il buon nome, fa di tutto per salvaguardare la reputazione della famiglia. Lei è quella che muove i fili, vuole avere sotto controllo tutto, dalla cosa più stupida a quella più importante.» Spiegai. «E molte volte vuole prendere il comando anche della vita degli altri.» Mormorai poi.

«Non sembri avere un buon rapporto con lei.» Notò.

«Ne buono e ne cattivo in realtà, solo che molte volte mi trattava come se non facessi parte della sua stessa famiglia, non le piaceva il modo in cui la pensavo su qualcosa, il modo in cui mi vestivo, come parlavo, la gente che frequentavo, qualunque cosa facessi a lei non andava bene.» Trovava sempre dei paragoni con i miei cugina facendomi sentire un nulla con loro; Lo faccio per il tuo bene, diceva. In realtà mi sorpresi da come finimmo a parlare di mia nonna e mi sorprese di più la mia stessa disinvoltura. Ma dopo che venne al corrente della parte più dolorosa, più difficile da raccontare, considerai queste delle sciocchezze. «Ma non mi importa.» Scrollai le spalle.

«In tutte le famiglie c'è una pecora nera.» Borbottò guardando un punto fisso dietro di me, era chiaro che non si stesse riferendo solo a me, e all'argomento che stavamo affrontando. Qualcosa mi diceva che lui centrasse qualcosa con quel suo commento.

Da quel momento non intraprendemmo una conversazione, al contrario della sera prima, dov'era di buon'umore, con un sorriso da un orecchio all'altro e le fossette sempre in bella vista, quella sera invece sembrava essere turbato, pensieroso e anche un po' suscettibile. Proprio per questo pensai fosse meglio non fare domande o farlo incazzare con qualche stupidaggine.

Cenammo sul divano, ancora in silenzio, un silenzio assordante, che era capace di farti male alle orecchie, oppure questo capitava solo a me che non riuscivo a tenere la bocca chiusa un momento, al contrario di Harry che nel silenzio sembrava a suo agio. Le uniche voci provenivano dalla TV, dove trasmettevano un programma a quiz.

«Paradenti.» Parlò, mandando giù subito dopo un sorso di birra.

«Che cosa?» Corrugai le sopracciglia confusa, di che stava parlando?

Fece cenno con il capo alla TV. «Lo mette in bocca per protezione il giocatore di hockey su ghiaccio.» Lesse, schiusi le labbra guardando lo schermo, dove il concorrente non seppe rispondere.«Se fossi in lui non mi farei vedere più per le strade.»

«Credevo non ti piacesse l'hokey.» Se non ricordavo male.

«Quello era il rugby.» Mi fulminò con un'occhiataccia.«E comunque era una domanda abbastanza elementare.» Mormorò continuando la sua cena.

«Non era una domanda.» Gli feci notare, non c'era nessun punto interrogativo nella frase.

«Avevo dimenticato che fossi una miss perfettina.» Continuò a guardare la TV stuzzicandomi.

«No.» Scossi la testa. «Non sono una miss perfettina.» Replicai indignata.

«Si lo sei, devi mettere i punti dappertutto e sempre.» Continuò, schiusi le labbra risucchiando un respiro. «Chiudi la bocca o entreranno le mosche.»

«Non è vero, non lo faccio mai!» Esclamai, ma quando mi guardò con uno sguardo di circostanza non mi trattenni dal schiaffeggiargli il braccio guardandolo con uno sguardo di superiorità.

«Prova a farlo di nuovo.» Un solco comparì tra le sue sopracciglia e la sua espressione si rabbuiò quando continuò a fissarmi, deglutii indecisa sul da farsi, sembrava essersi arrabbiato sul serio per quel gesto, e se per lui io ero davvero una miss perfettina lui era di certo mr lunatico. Ma non ero spaventata da lui, così posai il palmo della mia mano sul suo braccio e lo spinsi, non che si spostò molto ma comunque la prese come una provocazione. «Non dovevi farlo.» Sibilò stringendo i denti sporgendosi lentamente verso di me. «Sei consapevole in che merda ti sei messa, Scarlett?» Avanzò ancora di più indietreggiai quando ormai si trovava troppo vicino, ma lo spazio sul divano era finito e quando spostò il braccio dietro la sua schiena, spalancai un po' gli occhi, cosa diavolo gli era preso? Aprii bocca pronta a dire qualcosa quando il cuscino del divano mi finì addosso colpendomi e la risata di Harry riempì la stanza.

«Sei un idiota!» Involontariamente un sorrisino comparii sul mio viso mentre ricambiavo il gesto del cuscino.  

«Te la stavi facendo addosso.» Ridacchiò afferrando il cuscino.

«Ti sarebbe piaciuto.» Mi sistemai al mio posto incrociando le braccia al petto ritornando a guardare la TV.

«E quello che ho visto.» Continuò a prendersi gioco di me.

E da lì non finimmo più di pizzicarci a vicenda, sapevo che scherzasse ma forse per un attimo fui intimorita, non spaventata, ma solo intimorita. Dopo tutto era quello che lui comunicava alla gente che lo incontrava, e forse dopo quella volta dove si infuriò con me per aver sbirciato nel suo portafoglio e mi lasciò come ricordo dei segni profondi e rossi sui polsi fino al giorno seguente.

Ma dopotutto, quella parte giocosa di Harry non era per niente male.



__

«Chi era che voleva una silver tequila e un black jamaica?!» Urlò Gyne, circa cinque ragazzi alzarono la mano urlando facendola sclerare come una matta, sorrisi passando un vassoio con dei shots ad un'altro ragazzo. Gyne si stava occupando dei cocktail vista la sua vasta esperienza, anche Emma non se la cavava male in quel campo, al contrario mio che invece era prevedibile combinassi un disastro. Rimasi dietro al bancone insieme a Gyne mentre Emma serviva ai tavoli, io e Gyne l'avevamo fatto la sera precedente, era giusto che ci dessimo i turni. 

Harry era stato tutta la sera in un tavolo con Niall e il resto dei ragazzi, probabilmente gli aveva già raccontato che sarei andata con lui a Londra il giorno seguente.

«Hai visto quanta gente? Alan quando torna non si può lamentare.» Sorrise Gyne affiancandomi.

«Già.» Le risposi ricambiando il sorriso, versai nei bicchieri dell'alcool prima di servirli.

«Sono felice di come vanno le cose qui, ma un po' meno per tutto il lavoro da fare.» Sospirò.

Immagina quando starete solo tu ed Emma.

Pensai.

Ebbi un flash improvviso, l'immagine di quel messaggio vuoto ricevuto quella mattina si fece spazio nella mia mente, ero sicura fosse Gyne o Emma e pensai fosse il momento migliore per chiederlo. 

«Oh, Gyne?» La chiamai.

«Si?» Rispose continuando a lavorare.

«Dimmi la verità, hai a che fare con degli scherzi stupidi?» Iniziai, si voltò guardandomi confusa. «Stamattina mi è arrivato un messaggio vuoto e il mittente era coperto da uno sconosciuto.

«Non ho niente a che fare con questo.» Confessò.

«Sei sicura? Non è che tu e lei avete deciso di fare questi scherzi idioti?» Richiesi riferendomi anche ad Emma.

«Te lo giuro Scarl, io non centro niente. Sarà stato qualcun'altro.» Insistette e le credevo, a quel punto non poteva essere nemmeno Emma. Ma non conoscevo nessun'altro che possedesse il mio numero oltre loro e i ragazzi o Alan, e pensavo che quest'ultimo fosse il tipo d'uomo che faceva quel genere di cose, e i ragazzi, sopratutto in quel periodo dove le cose stavano prendendo una piega per niente piacevole, non credevo avessero la faccia tosta di farlo. Era escluso. 

«Va bene, ti credo.» Annuii.

Mi imposi di non pensare più a quel messaggio o al mittente e mi concentrai sul lavoro, che quella sera non mancava.

Beccai un bel po' di volte Harry fissarmi, ma quando lo colsi in flagrante non distolse lo sguardo. Lui voleva che io sapessi che mi stesse osservando, ma questo rendeva tutto più imbarazzante, i suoi occhi mi mettevano a disagio e mi sentivo impacciata mentre lavoravo.

Mi voltai afferrando dei bicchieri puliti e quando mi rigirai sobbalzai nel ritrovarmi Ana poggiata al bancone con un sorrisetto di superiorità. 

Da dove diavolo era spuntata? Diamine, stavo per diventare vittima di un infarto.

«Era da un po' che non ci si vedeva.»

Dio se odiavo la sua voce, tutto di lei era così irritabile e l'ultimo incontro con lei non l'avevo ancora dimenticato. Ricordavo ancora il modo in cui stava cercando di aggredirmi proprio fuori al The Crown.

«Sono sicura che entrambi siamo state molto meglio proprio in quei giorni.» Replicai. «Prendi qualcosa?» Chiesi seccata.

«No, dividerò bottiglia di birra con Harry.» Rispose indicandolo, ma lui non guardava dalla nostra parte.

Presi un grande respiro cercando di mordermi la lingua. «Bene allora vai, prima che sa scoli tutta.»

Posai sgarbatamente un bicchiere sul ripiano di legno del bancone attirando un'occhiata strana da parte di Gyne. 

«Volevo solo fare conversazione.» Scrollò le scalle

«Non abbiamo lo stesso desiderio.» Risposi.

«Io penso di si.» Mi fissò con i suoi occhi scuri in un modo davvero raccapricciante. 

«Va tutto bene qui?» Chiese Gyne guardando entrambe.

«Alla grande.» Sorrise Ana, non distogliendo gli occhi da me.

«Mi hanno detto che domani mattina a un quarto d'ora da qui, inaugurano un nuovo negozio di CD!» Esclamò entusiasta Emma una volta essersi avvicinata, ma il suo sorriso diventò più piccolo quando notò la presenza di Ana. «Oh, ciao.» Ana ricambiò con un gesto della mano. «Allora, che ne dite di andarci? Credo che spenderò la mia paga in quel posto.» Sorrise.

«Bene, chiederò a quella merda di mio fratello un passaggio fino a lì.» Ridacchiò Gyne

«Ehm, ecco io, in realtà non posso. Anzi, penso sia impossibile.» Avrei preferito dire loro della mia partenza in assenza di Ana, ma non avevo altra scelta.

«Perché?» 

«Hai altri impegni per domani?»

Domandarono. 

«Beh, domani mattina parto p-per Brighton.» Non era poi bugia per intera, era solo una piccola bugia bianca.

«Non c'è l'avevi detto.» Disse Gyne.

«L'ho deciso oggi.» Annuii cercando di sembrare più convincibile possibile. «Vado a trovare la..» Deglutii.«La mia famiglia.» 

«Oh, va bene. Mi dispiace che tu non ci sia ma andrò con Gyne lo stesso, no?»

Gyne mi guardava con le sopracciglia corrugate e mi fissava come se sapeva che io stessi mentendo, e io stupida com'era avevo dimenticato in quel momento di averle racconto la morte di mia madre e l'arresto di quel mostro. 

Entrai in panico ma cercai di inventarmi un'altra frottola che avrebbe accomodato entrambe.

«Quando partirai? Cioè hai un'ora prestabilita oppure no? Starai via molto?» Continuò a chiedere Emma.

Bagnai le mie labbra con la lingua prima di rispondere a tutte le sue domande, fu sorpresa dell'ora della mia partenza e dai giorni che avrei passato a Brighton, ma prima di allontanarsi, costretta dal lavoro mi salutò dicendo che mi avrebbe salutato questa sera.

Sul viso di Ana si piazzò un'espressione infastidita e alquanto incazzata, ma non seppi decifrarne il motivo.

Si allontanò subito dopo Emma dopo aver fulminato sia me che Gyne e si avvicinò al tavolo dei ragazzi, nel quale era presente anche Harry, sapeva che la stessimo guardando, così ne approfittò per far valere ancora di più la sua reputazione di puttana che si era creata negli anni. 

Si posizionò dietro la sedia di Harry, allacciando le braccia al suo collo, chinandosi e lasciando dei baci sulla sua mascella, l'espressione di Harry restò impassibile com'era precedentemente e tolse via le braccia di Ana dal suo collo, ma Ana prese quel gesto come un consenso ad avvicinarsi di più, così prese posto sulle sue gambe.

Puntò i suoi occhi nei miei quando si sistemò per bene, sentii come un buco nero al posto dello stomaco e mi mordicchiai il labbro quando invece lui non fece nulla per respingerla, nulla, tutto quello che si limitò a fare fu poggiare quella sua cazzo di mano sulla coscia di Ana.

Distolsi lo sguardo da quella scenetta pietosa e mi allontanai entrando in magazzino, ignorai le chiamate di Gyne, mi tolsi il grembiule gettandolo da qualche parte e passai una mano tra i miei capelli. 

Mi infastidiva, quel quadretto nauseante non riuscivo a guardalo.

Non sembrava affatto turbato da quelle schifose smancerie, al contrario.

«Vuoi spiegarmi cosa diavolo ti prende?» Domandò spazientita Gyne con le mani su i fianchi.

Sospirai, dovevo ancora darle una spiegazione riguardo la mia partenza. «Nulla, sono solo un po' stanca.» 

«Sei scappata così per questo?» Chiese stavolta con molta più calma, prese un grande respiro prima di continuare.«Partirai sul serio per Brighton tra poche ore?» Annuii senza aggiungere altro. «Ma io credevo che.. tu mi hai detto-»

«Andrò a Brighton a fare visita dei parenti, e a mia madre.» Mentii, mi dispiaceva mentire su di lei. Senz'altro volevo andare a farle visita ma non sarebbe successo quella volta.

«Quindi andrai.. oh.» Si fermò formando un piccolo sorriso di circostanza. «Adesso capisco perché sei andata via in quel modo.»  Alzai lo sguardo sul suo viso, continuando a mordicchiarmi l'interno guancia dal nervoso. Rimasi sorpresa quando Gyne si avvicinò allargando le braccia fino a stringermi in un'abbraccio. «Puoi anche tornare su a riposarti se ti va.» Mormorò, ricambiai l'abbraccio quando delle lacrime scapparono dai miei occhi rigandomi le guance, quel vuoto nello stomaco si ero trasformato in un nodo, e mi faceva sentire una nullità. 

Il fatto era che non dipendeva questa volta da mia madre.

Si staccò dall'abbraccio mettendo su un piccolo broncio quando vide le mie lacrime. «Ohw tesoro, non fare così, o piango anche io.» Notai i suoi occhi diventare lucidi ma sorrise subito dopo spazzando via le lacrime. «E' okay, posso dirti che ti capisco, ma posso immaginare come ti senti.»

Tirai su con il naso passando le mano sulle guance cercando di asciugarle. «Ho bisogno di un favore per questi giorni.»

«Dimmi pure.» Posò le mani sulle mie spalle.

«Vorrei che ti prendessi cura di Anya, fin quando non torno.»




Spazio Autrice; 

Buonsalve! Come va? Tutto bene? Si? Si? eh?

MA BANDO ALLE CIANCEEE!

Sapete che giorno è oggi? Lo sapete?

OGGI E' L'ANNIVERSARIO DI SCARLETT! UN'ANNO! YAAAY.

In un anno è cresciuta così tanto questa storia, è incredibile l'effetto che ha su tutta questa gente, io ancora non ci credo e siamo ormai vicini ad 1M. Mi ricordo quando iniziai a scrivere, e mi annoiavo a morte, in realtà volevo che nessuno la leggesse perché me ne vergognavo, pensavo di non esserne in grado, ma cresceva sempre di più e io ero tipo "WTF, cosa diamine sta succedendo qui?! Chi è tutta questa gente?!" ma non vi nascondo che ne ero felicissima, ovviamente c'è a chi piace e a chi no, ma sono gusti e generi.

Vorrei ringraziarvi, so di averlo fatto già un milione di volte ma non posso fare altrimenti.

Grazie per aver passato di qui, anche per sbaglio, grazie per essere rimasti, grazie per aver amato rigo per rigo con me, grazie perché continuerete ad esserci!

Adesso vorrei farvi delle domande, da quanto tempo leggete Scarlett? Avete notato il libro per caso oppure ve l'hanno consigliato? Cosa pensavate all'inizio, e adesso?.

I love you all.

See you soon.


All the love. xx

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