Chapter Seventy-Three.
Versai del latte nel bicchiere e lo portai subito dopo alle labbra prendendo due piccoli sorsi, i miei occhi erano fermi su un punto della stanza mentre me ne stavo poggiata ai mobili della cucina. Alan era salito molto presto quella mattina a fare colazione, tant'è che stavo ancora dormendo e aveva anche dato una sistemata ad Anya, avrei potuto pensarci io visto che non avevo poi molto da fare.
Harry era andato via la sera prima subito dopo aver detto quel che doveva, Alan mi guardava in modo strano una volta che scesi di sotto, ma non era l'unico, anche Gyne ed Emma avevano la sua stessa espressione ma quando mi guardai un po' intorno lui non c'era più. Era andato via anche dal locale. Tutto quello mi lasciò inerme, aveva detto tutto così schiettamente che mi era stato quasi impossibile reagire se non provare a convincerlo di non voler più andare a Brighton a trovare mia madre, ma era stato quasi stupido da parte mia, era chiaro che l'unica cosa che volessi fosse quella. Almeno quanto il fatto che Harry corrispondesse il miei sentimenti.
Premetti le labbra scuotendo appena la testa e mandai giù un altro sorso di latte, non sarebbe mancato ancora molto, mancavano due giorni agli otto mesi dalla morte di mia madre e questo mi fece riflettere. Erano già passati tutti quei mesi senza di lei ed eppure ero lì, anche quando credevo di non farcela, ce l'ho fatta, era stato difficile e sarebbe stato ancora difficile, otto mesi erano ancora pochi e non mi ero ripresa del tutto, sapevo che se mi fossi trovata davanti alla sua lapide sarei crollata in uno dei modi più avvilenti e deprimenti possibile.
Avevo così tante cose dentro che non riuscivo più a gestire, temevo proprio di scoppiare. Partendo da quei messaggi anonimi, dalla donna della quale non sapevamo ancora nulla, ai singhiozzi di Max che non mi facevano stare tranquilla nonostante le spiegazioni di Haley, quella dannata festa e finendo poi con i miei sentimenti repressi e nascosti per Harry. Quest'ultimi nonostante la gravità di altre cose riuscivano a volte a spaventarmi più qualunque altra cosa.
Lui pensava non volessi parlare di quella festa o del dopo festa, ed era vero, in parte era così ma non del tutto, volevo solo togliermi quel peso che mi opprimeva sul petto, poter chiarire finalmente qualcosa come due persone adulte e civili ma sapevamo far tutto tranne che essere quello, con lui si finiva sempre con l'urlare e discutere. Non sapevo perché lo facesse ma riusciva a tirare fuori parti e tratti di me che non sapevo nemmeno io di conoscere.
Dei colpi battere contro la porta servirono per farmi sobbalzare facendomi anche svegliare in quello stato di trance in cui ero caduta, dovevo smettere di pensare sempre alle stesse cose o mi sarebbe venuta di certo una crisi isterica. Sospirai e passai una ciocca dei miei capelli lasciati sciolti dietro l'orecchio e mi avvicinai alla porta con la tazza ancora tra la mano, era impossibile fosse Alan, lui aveva le chiavi e difatti quando aprii una Gyne con la borsa sulla spalla e un sorriso da un orecchio all'altro entrò dentro senza farselo dire.
«Sorpresa!» Gettò la borsa sul divano alzando le braccia in aria. «Passavo di qui e sono venuta a trovarti.» Tolse anche la giacca appendendola sull'attaccapanni all'entrata.
Corrugai appena le sopracciglia guardando l'ora dall'orologio da parete appeso in cucina.«Dovresti essere di così buon umore e sopratutto mattiniera anche quando c'è da lavorare.» Le sorrisi.
«Non si può essere di buon umore sempre.» Si lasciò cadere sul divano.
«Hai già fatto colazione?» Mi avvicinai al frigo aprendo l'anta.«Vuoi qualcosa da mangiare?» Le richiesi ancora.
«Si, ho già fatto colazione sta tranquilla.»
Finii il latte nella mia tazza e posai quest'ultima nel lavello, la raggiunsi e sprofondai nella poltrona.«Come mai giù dal letto a quest'ora?» Chiesi curvando le labbra in un sorrisetto, sapevo che non aveva ancora osato dormire in quel letto che poi alla fin dei conti era suo.
«Dal letto? Davvero Scarlett? Molto divertente.» Sbuffò gettando il capo all'indietro poggiandolo al poggiatesta del divano.
«Andiamo, non puoi dormire sul divano per sempre.» Non riuscii ad essere seria e fui felice quando la sua presenza riuscì a strapparmi un sorriso.
«Non dormirò su un letto dove due esseri schifosi, viscidi e perversi hanno raggiunto chissà quanti orgasmi.» Una smorfia disgustosa si dipinse sul suo viso.
«Oh andiamo, hai cambiato le lenzuola, no?» Ridacchiai portando le ginocchia al petto.
Mi lanciò un'occhiata per una carina ma non potevo biasimarla. «Avrei voluto vedere te al mio posto, entri nella tua camera alla fine della tua festa e ti vedi sul tuo letto due ragazzi nudi e svenuti di sonno con la saliva che pendeva dalla loro bocca.» Fece un verso rabbrividendo e storcendo le labbra con schifo.
«Al posto tuo avrei chiuso le camere a chiave.» Scrollai le spalle, come potevo dimenticare quella visione raccapricciante? O delle mie risate quando entrai dentro seguita da.. Harry.
«Ho dovuto cacciare anche altri due dal mio bagno intenti a scopare nella mia vasca.» Brontolò.
«Si lo so, Jamie me l'aveva detto.» Accennai un sorriso realizzando solo dopo che mi stava ancora evitando.«Fammi indovinare, non hai usato più neanche quella?»
Ignorò annoiata la mia battuta allungando la mano per accarezzare Anya che quando la vide non perse un attimo a saltare sul divano beandosi delle coccole di Gyne. «A proposito di Jamie..» Disse con un filo di voce, mi accigliai cercando di capire cosa c'entrasse il biondo. «Sono andata nella sua tabaccheria.»
«Perché?» Presi un grande respiro sperando che non fosse per quello che stessi pensando.
Alzò gli occhi sul mio viso e raddrizzò la sua postura. «Volevo provare a parlargli e a combinarvi un incontro.»
«Che cosa hai fatto?!» Esclamai inevitabilmente, tolsi via le ginocchia dal mio petto piantando i piedi per terra.
«Nulla, non ho fatto nulla.» Si difese alzando le mani in segno di resa.«Quando me lo sono ritrovata davanti ho ripensato alla promessa che ti ho fatto e non voglio mettermi in mezzo, volevo aiutarti ma ho lasciato perdere.» Spiegò.
«Penserà che sei andata lì a controllarlo, Gyne non dovevi farlo.» Mi alzai iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza.
«Non sono mica andata là e me ne sono andata come una poco sana di mente senza dire una parola e né niente!» Esclamò allargando le braccia, mi bloccai e la guardai aspettando che mi dicesse che cos'altro aveva fatto.«L'ho salutato, gli ho chiesto come stesse e ho comprato una rivista.» A quest'ultima parola un sorriso si allargò sul suo viso, afferrò la borsa aprendo la zip e tirò fuori la rivista che aveva comprato quella stessa mattina.«Eccola! Ho letto solo qualche pagina mentre facevo colazione al bar.»
«Che ti ha detto?» Non mi importava un fico secco di quella rivista. «Ti ha detto qualcosa?» Continuai a chiedere.
«Mi ha detto che stava bene e poi mi ha chiesto come stessi io.» Scrollò le spalle. «Ma dalla faccia che aveva..» Sollevò le sopracciglia pressando le labbra.
«Che faccia aveva?» Domandai prontamente.
Sospirò cercando forse le parole giuste. «Sembrava ferito, non lo so, dovresti parlarci.» Mi consigliò sfogliando la sua rivista velocemente.
«Si.. si lo so.» Mi passai le mani tra i capelli, Dio che confusione, dovevo smetterla di complicarmi la vita. «Non penso succederà presto però.» Mormorai mordicchiandomi il labbro, stavo pensando ad alta voce e me ne resi conto solo quando Gyne puntò i suoi occhi chiari su di me.
«Che vuoi dire?» Assottigliò lo sguardo e si alzò anche lei lasciando da parte la rivista.
Non avrei dovuto dare voce ai miei pensieri ma ormai era troppo tardi. «Niente io.. stavo solo pensando.» Divagai deglutendo.
«Hai detto che il chiarimento con Jamie non avverrà molto presto.» Sospirai guardando il suo viso, sapevo che quello che avevo appena detto. «Perché?» Non sembrava voler essere invadente ma soltanto curiosa e sotto questo punto di vista potevo capirla perfettamente.
Strofinai due dita sulla mia fronte arrivando alla conclusione che dire la verità in quel caso non sarebbe stato poi un grosso problema, dovevo dirle qualcosa prima o poi, e lei sapeva anche di mia madre, era tutto più semplice. «Tra due giorni mia madre farà otto mesi che è morta.» Iniziai con voce bassa, odiavo dirlo così tante volte ma in quei due giorni era stato detto molto più volte di quanto desiderassi.
Sul suo viso si dipinse un'espressione rammaricata e dispiaciuta, schiuse le labbra muovendosi nervosamente. «Ohw, mi dispiace io-»
«Vorrei andare a Brighton per quel giorno.» La interruppi, lei non osò proferire parola, annuì soltanto. «E vorrei rimanerci per qualche giorno in realtà.» Decisi di non scendere oltre nei particolari che comportavano il viaggio e sperai non lo facesse nemmeno lei.
«Certo, lo capisco.» Mi rivolse un piccolo sorriso. «So che sei stata da tua zia qualche settimana fa ma la situazione lo richiede ed è giusto che tu vada.» Lei credeva fossi stata a Crawley, Emma pensava fossi andata a Brighton quando invece mi trovavo a Londra. Odiavo sperperare tutte queste menzogne. «E Alan lo sa già?»
«No.» Scossi appena il capo.«Devo ancora parlargli ma lui non sa di.. di mia madre.» La mia mano aveva tirato fuori il ciondolo dalla maglietta che indossavo iniziandolo a stringerlo, quel ciondolo sapeva essermi d'aiuto molto più delle persone, ma quando questo non bastava più dovevo ammettere che l'unico che desideravo al mio fianco era colui che sapeva raccogliere i miei pezzi quando mi rompevo come porcellana in uno dei miei crolli, lui sembrava esserci ogni volta che qualcosa andava male, ma solo per quando riguardava quel piano della mia vita. Per tutto il resto era proprio lui a farmi stare in quello stato, le sue parole, i suoi gesti o la sua indifferenza.
«Sono sicura che ti lascerà andare senza problemi, qualsiasi cosa tu gli dica.» Mi rassicurò.«Quell'uomo sembra avere un adorazione per te.» Sorrise divertita.
«Certo.» Portai gli occhi al cielo.«Comunque sia mi riferivo a questo quando ho detto che probabilmente non avrei parlato adesso con Jamie, volevo farlo una volta tornata.. no? Tu che dici?» Entrai nel pallone pensando che magari poi sarebbe stato troppo tardi.
«Se pensi che questa sia la cosa giusta da fare allora è così, non iniziare con le tue solite paranoie, in questo momento la cosa più importante per te è Brighton e sappiamo anche perché, per cui rilassati e non pensarci.» Mi presi un attimo per assimilare le sue parole, riempii il mio petto d'aria e annuii, in quel momento ritenevo la cosa giusta fare così. «Ma come farai ad andare fino a Brighton?» Ed ecco che non perdeva un secondo per mettermi in difficoltà.
Non volevo dirle di Harry, non volevo farlo perché poi avrebbe iniziato con il suo discorsetto su di lui, sulle avvertente e sul fatto di non fidarmi, ma ormai era troppo tardi per tutto quello, non mi importava quello che pensava lei o quello che diceva su di Harry, i miei sentimenti per lui erano così forti che non sarebbero riuscite le sue semplici parole per farmelo vedere in cattiva luce. Di problemi con lui ne avevo avuti parecchio, questo era vero, ma era come se.. a volte mi ritrovavo a pensare e a fare una lista dei suoi difetti che a detta mia facevano a gara con i suoi pregi ma non mi dava fastidio come quando fosse qualcun'altro, in questo caso Gyne, a farlo. Tendevo a prendere le sue difese sempre e comunque, per non farlo dovevo mordermi la lingua.
«Non lo so.» Cercai di essere convincente senza dare troppo peso alle parole.«Prenderò un bus o qualcosa poco fuori da Caernarfon.» Gesticolai passandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lei mi guardò per nulla convinta e quando aprì bocca pronta a parlare la precedetti precepitandomi sul divano.«Allora? Guardiamo questa rivista?» La guardai accennando un sorriso prima di sfogliare a caso le pagine, il suo sguardo indagatore mi aveva fatto capire fin troppo bene che non se l'era bevuta ma non insisté, prese posto al mio fianco prestando attenzione alla rivista.
Sospirai quasi sollevata, mi guardò di nuovo e sorrisi come un ebete indicandole una cosa a caso sulla pagina che aveva preso.
***
Harry's Pov.
«Amico, che ne dici se andiamo a farci una birra stasera?» Strinsi la presa sul volante quando la voce irritante di Diego non faceva che risuonare nell'abitacolo. «Sai perché devo incontrare queste persone adesso?» Cambiò discorso in un nanosecondo per la milionesima volta quella mattina, chi me l'aveva fatto fare dargli un passaggio?«Nei prossimi giorni ci saranno delle gare e lor- Almeno fai finta di essere interessato!» Scosse la testa colpendo la sua coscia con il palmo.
«Non me ne fotte un cazzo dei tuoi maledetti impegni, chiudi quella fogna.» Sibilai non distogliendo lo sguardo dalla strada.
«Hai una sigaretta? Preferirei una bella canna ma in assenza..» Mi tese la mano così che gli passassi il pacchetto di sigarette nella tasca della mia giacca, avrei voluto scaraventarlo fuori dal finestrino, ma aveva la sua cazzo di utilità, sapeva trovarmi incontri di boxe e delle cazzo di gare più velocemente di quanto mi aspettassi.
«Non si fuma nella mia macchina.» Rallentai svoltando in una curva prima di accelerare di nuovo, Diego era il tipo di persona assillante e rompicoglioni, tutti quelli che conoscevo odiavano la sua presenza e non potevo dar loro torto.
«Ma sei hai fumato fino a poco fa!» Osservò, mi guardò perplesso con la sua faccia da ebete.
«E' la mia macchina, faccio quello che mi pare qui dentro.» Dovevo pure dargli delle spiegazioni? Assurdo, avevo sempre dubitato delle sue capacità intellettive.
«Con faccio quello che mi pare qui dentro intendi scoparti la tua amica stalker?» Ridacchiò imitando miseramente la mia voce, sapevo a chi si riferisse con amica stalker, quando l'ha vista arrivare con Il Negro quella notte durante la corsa non aveva fatto che rompermi il cazzo chiamandola in quel modo e inevitabilmente mi ritrovai a stringere di più la presa sul volante prendendo un grande respiro, provai anche a pressare le labbra così da non sputargli in pieno viso.«Dovevi pur sostituire la tua Ana.» Sorrise visibilmente divertito.
«Vuoi davvero farti tutta quella cazzo di strada a piedi o preferisci che ti ci mandi a calci nel tuo culo moscio?» Mi ritrovai a chiedergli con una calma che mi spaventava.
«Oh andiamo non la prendere sul personale, amico.» Gesticolò innervosendomi ancora di più.«Quella sera toccava il biondo, la prossima volta sarà il tuo turno non puoi spaccarmi quasi la bottiglia in faccia.» Continuò, schiacciai il piede sul freno senza nessun preavviso fermandomi al centro della strada, Diego balzò in avanti scivolando quasi dal sedile visto che non indossava nessuna cintura di sicurezza, non che io la stessi usando. «Ma che cazzo fai?! Vuoi uccidermi?!»
«Prova solo a parlare di lei ancora in questo modo e giuro che ti stacco la testa dal collo.» Digrignai tra i denti, non lo guardai in faccia ma ero certo che se la fosse fatta addosso, la mia mascella era serrata e le nocche diventate bianche intorno al volante lasciavano anche solo immaginare quanta forza ci stessi mettendo. Aveva parlato di Scarlett come se fosse una poco di buono, era una rompipalle, cocciuta e quant'altro ma se ero certo di una cosa quella era sicuramente la sua innocenza.
«Che cazzo.. io credevo non la sopportassi.» Ammise deglutendo, la confusione era ben visibile sul suo viso.
«Questo non è un fottuto affar tuo.» Scattai guardandolo, si era espansa dentro di me quella sensazione di rabbia nel sentirlo parlare di lei in quel modo, sicuramente prima aveva giocato abbastanza con la mia pazienza ed etichettandola una puttana aveva superato il limite.
«Buono a sapersi.» Mormorò sistemandosi meglio sul sedile. «La prossima volta non parlerò così della tua pupilla.»
«Se sei in vena di fare il cazzone esci da questa macchina, adesso.» Ordinai ritornando a guardare la strada deserta.
«Ho bisogno di questo passaggio, controllerò la mia bocca prima di parlare.» Poggiò la schiena al sedile leggermente annoiato.
«Dovresti farlo sempre non quando stai per essere picchiato.» Ripartii accelerando gradualmente, volevo liberarmi di lui scaricandolo dove dovevo il prima possibile.
«Tu non mi stavi per picchiare.» Constatò.
«Sai che ne sarei capace.»
«E pensare che volevo solo una cazzo di sigaretta.» Brontolò scuotendo la testa.
I minuti successivi proseguirono in silenzio, quell'avvertimento era servito a qualcosa, non faceva che sbuffare e smanettare con il suo cellulare e a me andava più che bene. Arrivammo in una zona dove le auto iniziarono ad aumentare e non era così strano dopotutto, erano tutti diretti dov'era Diego e non mi importava nemmeno sapere cosa diavolo stessero combinando.
«Per le prossime gare sei dei nostri?» Mi chiese con gli occhi incollati allo schermo.
«Quando si terranno?» Iniziai a spazientirmi quando la coda non si muoveva, manco fossimo in qualche grande città. Eravamo solo in un buco di merda.
«Nei prossimi giorni.»
«No, non sarò qui nei prossimi giorni.» Dovevo ancora parlare con Scarlett e dirle quando avrebbe voluto partire, ero stato forse fin troppo diretto e scostante nel parlarle così di una cosa così importante per lei, ma diamine, non sapevo come gestire la situazione. Scompaio per due giorni e poi vado a da lei a proporle di venire con me?
«Di nuovo da quella faccia di cazzo di Bill?» Diego odiava Bill e quest'ultimo odiava Diego, ma la realtà era che fossero più simili di quel che pensavano. Entrambi due coglioni con la faccia da culo. Non risposi e lasciai cadere lì il discorso, la fila iniziò a muoversi fino a che la coda sparì.«Cazzo, tua sorella è una figa assurda.» Corrugai le sopracciglia alternando lo sguardo tra lui e la strada, che diavolo stava dicendo?
«Di che stai parlando?» Sbottai.
«Ha postato una foto su instagram ed è la fine del mondo.» Ormai stufo strappai il suo cellulare dalle mani ricevendo un suo verso di lamento e guardai quella ipotetica foto. Era un selfie di Haley mentre si trovava in macchina con chissà chi e la maglia lasciava abbastanza spazio all'immaginazione, era disgustosa. «Dovresti presentarmela, cazzo non porta nemmeno il reggiseno!» Stava esagerando, era pur sempre mia sorella. Non pensai prima di agire, abbassai il finestrino e lanciai il cellulare per strada mentre la macchina era in viaggio. «Ma sei impazzito! Quello è il mio cellulare!»
«E quella è mia sorella.» Accostai lungo un marciapiede fulminandolo con lo sguardo.
«Non è colpa mia se sembra una dea del sesso.» Non riuscii a controllare la mia mano quando colpii la sua nuca con una sberla tutt'altro che delicata, si lamentò toccandosi il punto colpito.
«Esci da questa fottuta macchina se non vuoi ritrovarti senza un cazzo, questa mattina hai sfidato fin troppo la mia pazienza.» Sibilai, non ero in vena di subirmi le sue cazzate, non ancora almeno. Aveva il vizio di straparlare troppo.
«Andiamo Harry stavo scherzando, c'è ancora un po' di strada da fare e tua sorella sembra Willy il coyote.» Provò a riparare al danno che aveva fatto, ma se lui questo era tentare di aggiustare la cose.
Lo fulminai con lo sguardo prima di sporgermi verso la portiera del passeggero sotto il suo sguardo confuso, l'aprii e poi lo spinsi fuori dalla spalla, così forte che rotolò sull'asfalto, dopo di che richiusi la portiera.
Mi richiamò urlando il nome e scusandomi più volte, urlando delle frasi del tipo; Non ho mai fatto sogni erotici su di lei! Schiacciai il piede sull'acceleratore lasciandomelo alle spalle, sbirciando dallo specchietto retrovisore trovandolo ad allargare teatralmente le braccia prima di guardarsi intorno alla ricerca del suo telefono. Cazzo se era idiota, a volte mi chiedevo come mi trovassi ad avere a che fare con gente del genere, non sapeva proprio controllarsi dallo sparare stronzate o sul fare apprezzamenti come quelli di poco prima.
Sentir parlare di Haley in quel modo era davvero raccapricciante ma con lei avrei fatto i conti dopo, non poteva starsene buona e calma? No, doveva sempre fare di testa sua e dopo che scoprii che Diego la seguiva assiduamente su i social network le avrei fatto un bel discorsetto anche sulle cazzo di foto che posta.
Girai su una stradella che dopo tutti quegli anni conoscevo più che bene, tagliava la strada e mi ritrovavo per essere più vicino al The Crown senza metterci tanto, dovevo parlare con Alan, dovevo spiegargli la situazione, non sapevo se Scarlett gliene avesse già parlato ma comunque volevo farlo io, non le avrebbe impedito di certo di andare a trovare la madre. Probabilmente si sarebbe inventata una stronzata purché di non dire la verità, ma Alan la sapeva già molto bene, sapevo che fosse difficile per lui non dire niente e tenersi tutto per sé, era stato lui stesso a mettermi in guardia e mi ordinò di non proferire parola con nessuno di quello che mi aveva rivelato, ossia che Scarlett fosse sua figlia, voleva essere lui a farlo ma qualcosa mi diceva che comunque non avrebbe trovato il coraggio di farlo.
Ma dovevamo andare a Brighton, quella degli incontri non era una scusa, forse più un alibi per quello che mi aveva confidato Louis, i ragazzi sapevano già tutto ma non volevo parlarne con Alan quel giorno, sarebbe stato capace di agire per conto suo preso dall'ira visto il coinvolgimento emotivo. Dovevo prima spianare da solo un po' la strada.
Accostai lungo il marciapiede davanti all'entrata del locale, non mi sarei divagato molto. Tirai fuori la chiave dal nottolino, uscii e bloccai l'auto, entrai dentro e quella fastidiosa campanellina proprio sopra la porta annunciò il mio arrivo. Alan alzò gli occhi da alcuni fogli che stava controllando e inarcò un sopracciglio sorpreso, mi guardai intorno e sembrava essere da solo qui sotto, ero sollevato di questo, con Scarlett tra i piedi sarebbe stato tutto più complicato poter parlare con lui. «A cosa devo la tua visita? Ieri come sei entrato sei uscito.» Del rimprovero aleggiava nella sua voce insieme ad un pizzico di irritazione, non era stato tra i più gentili visto che quando entrai non lo degnai di uno sguardo esattamente come quando smontai le tende andandomene, ma chiacchierava con delle persone e pensavo non mi avesse visto.
«Come ti vanno le cose?» Sospirai avvicinandomi al bancone dove lui dietro si trovava.
«A te invece? Come ti vanno?» Rispose con altre domande, non era proprio di buon umore quel giorno.
«Ho avuto a che fare con Diego fino a poco fa, ma per il resto va bene.» Rigirai tra le dita una penna lasciata sul ripiano in legno.
«Bene.» Mormorò ritornando a controllare quelle che sembravano delle fatture.
Portai gli occhi al cielo al suo modo stupido e distante di comportarsi.«Smettila di fare l'offeso.» Premetti ripetutamente la molla in cima alla penna.
Portò i suoi occhi sul mio viso con un'espressione ancora indifferente. «Sei sparito per quasi una settimana, torni ieri senza proferire parol- anzi no, hai messo piede qui dentro quando hai accompagnato Scarlett dalla festa, e adesso torni facendo finta di niente.» Il tono di rimprovero era sempre presente.
«Smettila di comportarti come una moglie gelosa.» Un sorrisetto curvò le mie labbra quando provai sdrammatizzare ma il suo viso serio era impassibile. Alan era gentile, buono, rispettoso, educato, paziente e quant'altro, ma quando si arrabbiava era irremovibile, non ti urlava, usava frasi taglienti e toni pacati, ma così tanto pacati da darti su i nervi. «Ero troppo impegnato per poter passare di qui.» Era inutile cercare di scioglierlo con delle battute, così rimediai ad usare il suo stesso tono.
«Si, immagino quanto fossi impegnato.» Mormorò abbassando lo sguardo su un altro foglio.«Ho dovuto chiedere ai ragazzi come stessi o se ti fosse successo qualcosa, sei hai un problema con me e con quello che ti dico la risposta è solo una.» Presi un grande respiro preparandomi a quella sua risposta, rimase calmo e i suoi toni non si alzarono, era irritante. «Sei così idiota che non capisci che mi preoccupo per te, ragazzo.» Quel ragazzo era già un passo avanti, quando era sul serio arrabbiato non ti chiamava nemmeno per nome, se ti andava bene.«Ti ho conosciuto quando avevi all'incirca nove anni, ti ho tirato le orecchie così tante volte quando insieme a quell'idiota di Louis rubavate il parrucchino e abbassavate i pantaloni al quel povero di Amedeus..» Arricciai il naso reprimendo un sorriso quando le immagini del vecchio ormai deceduto da tempo si facevano spazio davanti ai miei occhi, era un cliente abitudinario del The Crown e poverino doveva avere a che fare con me e Louis mentre gli altri tre trovavano una scusa per distrarlo.«E ti ho tirato fuori dai casini così tante volte che nemmeno tuo pa-» Il mio sorriso svanì quando alzai gli occhi sul suo viso, si bloccò quando si rese conto di quel che stava dicendo, sospirò strizzando il ponte del naso tra le dita. «Quello che voglio dire è che sei come un figlio per me, tutti e cinque lo siete ed è per questo che se vi dico determinate cose non dovete prendervela come fai tu e sparire per una settimana, non condividi il mio pensiero? Bene, ma tieni sempre gli occhi ben aperti.» Rimediò in tempo a quello che stava per dire e mi ritrovai a passare una mano tra i capelli cercando di non far sfiorire dei ricordi che era meglio non ricordare.
«Non sono venuto fin qui a parlare di questo.» Il mio tono si indurì, lasciai cadere la penna sulla superficie del bancone e raddrizzai la mia postura.
«Non mi importa, con me non eviti di affrontare un discorso come sei abituato a fare con gli altri.» Ero già stufo di subirmi la sua ramanzina, non ero più un bambino.«Si parla e si risolve.» Continuò più calmo, presi un grande respiro mordendomi la lingua e cercando di non essere irrispettoso e stronzo nei confronti di Alan. «Allora? Di cosa volevi parlarmi?» Cambiò discorso quando si accorse che tutta quella pantomima stava iniziando ad irritarmi.
Mi guardai intorno assicurandomi che davvero non ci fosse nessuno per poi posare lo sguardo sul suo viso di nuovo. «Non deve sentirci nessuno.»
Si accigliò lasciando andare completamente i fogli sul bancone prestandomi tutta la sua attenzione. «Non c'è nessuno qui sotto, Scarlett è di sopra con Gyne.» Bagnai le mie labbra con la lingua costatando se fosse il caso si parlarne lì, quando Scarlett sembrava avere un tempismo perfetto per curiosare e origliare.«Dimmi cosa succede, è impossibile che ci sentano.» Mi intimò, forse aveva ragione, doveva essere davvero impegnata a subirsi le stronzate di Gyne.
«Tra un paio di giorni la madre di Scarlett..» I suoi occhi si spalancarono appena al nominare di quella donna e per la prima volta nella mia vita desiderai avere un minimo di tatto per non sembrare un robot senza sentimenti.
«Cosa?» Domandò senza perdere un attimo.
Sospirai distogliendo per qualche secondo gli occhi dal suo viso. «Saranno otto mesi dalla sua morte.» Fui diretto, non aveva più parlato di quello dopo che venne a conoscenza della sorte di quella donna, era solo scappato via portandosi dietro quel catorcio della sua macchina. Ma ovviamente era ignaro di quel particolare. «Scarlett una volta mi ha chiesto di accompagnarla a Brighton a farle visita.» Chiuse gli occhi e annuì lentamente come per assimilare quello che gli stavo dicendo. «Ho accettato di farlo, ti ha già accennato qualcosa?»
«No..» Mormorò scuotendo il capo.«Non l'ha ancora fatto, ma penso lo farà a breve visto che manca così poco tempo.» Immaginavo non gli avesse ancora parlato, perciò annuii portando le mani nelle tasche dei miei jeans. «Perché hai accettato di accompagnarla a Brighton? Che te ne viene?»
Sapevo l'avesse chiesto, ma non potevo dirgli nulla di quel che io e i ragazzi eravamo al corrente. Una volta scoperto si sarebbe di certo incazzato ma almeno eravamo sicuri in questo modo che non avrebbe mandato tutto all'aria.«Ho degli incontri poco fuori Brighton.» Era una verità e una giustificazione più che valida.«Non mi costa nulla portarmela dietro.» Apparte il fatto che fosse una rompipalle di prima categoria, impicciona e logorroica, ma questo lo tenni per me. «E poi non ho bisogno nemmeno di pagare un motel o un albergo vista l'esistenza della sua vecchia casa.»
«Quando avete intenzione di tornare?»
«Non siamo ancora partiti e tu pensi al ritorno?» Provai a sdrammatizzare ma sul suo viso non c'era traccia di divertimento, sbuffai passandomi una mano tra i capelli. «Penso per il fine settimana, l'ultimo incontro è Sabato, dovremmo partire Martedì quindi staremo via quattro giorni più o meno, dipende da quando lei voglia lasciare Caernarfon.»
«Come hai fatto con Bill? Lui non si sposta mai da Londra e non può portarsi dietro il ring.» Osservò confuso, era stato estenuante convincere quel coglione.
«Sono sceso ad un compromesso, non ne voleva sapere.» Borbottai annoiandomi anche solo ripensando alle sue urla dall'altro lato del cellulare.
«Ovvero?» Inarcò un sopracciglio.
«I round saranno moltiplicati insieme alle scommesse, devo combattere con sei sfidanti diversi, uno dietro l'altro nella stessa sera chiusi in una gabbia.» Spiegai in breve, ma era più facile a dirlo che a farlo.
«Harry..-» Iniziò ma lo interruppi prima che iniziasse con sermoni.
«Lo so ma era l'unico modo.» Gli ricordai, non mi preoccupava nemmeno molto quel compromesso, avevo già combattuto in una gabbia, forse non con uno sfidante dietro l'altro ma non mi sarei tirato indietro. «Bill ha già trovato un vecchio garage dove anche lì si svolgono queste attività illegali e si è messo d'accordo con quelli che lo gestiscono, è tutto sistemato.»
Calarono dei minuti di silenzio, dove Alan sospirò grattandosi un sopracciglio. «E tu hai fatto tutto questo per Scarlett?» Domandò poggiando i palmi sul bancone. «Tutti questi compromessi a cui siete scesi purché spostandovi da Londra..» Il tono della sua voce non mi piacque per niente e tanto meno lo sguardo da farabutto con il quale mi guardava.«L'hai fatto per lei.» Affermò poi.
«L'ho fatto per me, quei soldi mi servono e in quel modo la grana sarà raddoppiata.» In realtà se non fosse stato per Scarlett non mi sarei preso il disturbo di chiamare Bill e di metterlo quasi davanti al fatto compiuto, quindi si, c'entrava lei ma probabilmente non nello stesso modo che Alan intendesse. Annuì sorridendo beffardo e mi ritrovai a trucidarlo con lo sguardo. «Togliti quel sorriso, sei proprio fuori strada.»
«Certo.» Sollevò le sopracciglia non smettendo di sorridere, abbassò lo sguardo di nuovo su quei fogli e mi ritrovai a sospirare scocciato dal comportamento di Alan.
***
Scarlett's Pov.
«Ti aiutiamo a sparecchiare.» Lasciai il mio posto a tavola subito dopo Alan.
«Grazie mille ragazze ho proprio bisogno di una mano.» Afferrò il suo piatto e subito dopo il mio e quello di Gyne.«Devo ancora finire di controllare delle scartoffie di sotto.» Scosse la testa avvicinandosi al lavello. Gettai un'occhiata a Gyne intimandole di alzarsi ma dalla espressione insofferente sul suo viso era chiaro che non avesse alcuna voglia, allora le lanciai delle molliche di pane che si trovavano sulla tovaglia e lei sbuffò alzandosi facendo così stridere la sedia contro il pavimento. «Questa mattina non ho avuto abbastanza tempo di esaminare quelle maledette fatture.»
«Possiamo pensare noi qui, puoi scendere se vuoi.» Iniziai a prendere la bottiglia d'acqua e quella di coca-cola dal tavolo prima di riporle in frigo.
«Oh no, finisco di lavare i piatti e le posate e poi scendo.»
«Una lavastoviglie no?» Borbottò Gyne togliendo i bicchieri sporchi dal tavolo per poi passarli ad Alan, aveva un qualcosa di strano, era stata fin troppo silenziosa durante il pranzo, era pensierosa e molte volte non seguiva nemmeno le piccole conversazione tra me ed Alan, nonostante cercassimo di coinvolgerla.
«Sai molto bene che non posso permettermi di mantenere una lavastoviglie.» Le ricordò Alan, aveva un ottimo lavoro e guadagnava discretamente ma i soldi in quel buco di paese sapevano sempre come andarsene. «Tu a casa hai una lavastoviglie?» Le chiese Alan conoscendo probabilmente la risposta.
«No, io e Adam usiamo i piatti di plastica.» Sorrisi divertita portando gli occhi al cielo.
«Non ti farebbero male un po' di lavori domestici, lo sai vero?» Ridacchiò Alan.
«Mi bastano quelli che sono costretta a fare al The Crown.»
Finimmo di mettere in ordine e di sparecchiare, Alan si era appena asciugato le mani con lo straccio e si preparò un caffè, Gyne si era buttata a capofitto sul divano con un sospiro d'altro canto io raggiunsi la poltrona con Anya in braccio. Iniziò a fare le fusa prima di provare a scappare via, ma ritornò sulle mie gambe quando non trovò nulla di meglio da fare, era bello essere il suo ripiego, nella stanza o meglio, nell'intero appartamento calò un insopportabile silenzio, solo il rumore del cucchiaino di Alan che batteva contro la tazzina da caffè.
«A cosa stai pensando?» Chiesi a Gyne accarezzando il dorso di Anya.
Lei sbatté le palpebre tornando a guardarmi.«Dici a me?»
Portai gli occhi al cielo. «No ad Anya, lei mi dice sempre cosa pensa.» Ironizzai, in un primo momento si accigliò ma poi sospirò portando la testa all'indietro sul divano. «Certo che dico a te, chi altro sennò?»
«Niente, non sto pensando a niente.» Mormorò, davvero poco credibile, pensai.
«Ti stai comportando in modo strano già da un po'.» Le feci notare, Anya saltò giù dalle mie gambe prima di scomparire in corridoio. «Sei sicura di non volerne parlare.»
«Forse sei tu a dovermi parlare di qualcosa.» Il mio viso si contorse in una smorfia confusa nell'udire le sue parole, cosa avrei dovuto dirle? Le avevo detto anche di quel viaggio quando non l'avevo fatto con nessuno, nemmeno con Alan, che a proposito pensai di poterlo fare presto.
«Cosa?» Domandai vivamente incapace di seguire il filo del discorso.
Lei non rispose, mi guardò soltanto. Alan dietro di me, dalla cucina si schiarì la voce prima di riporre la tazzina da caffè nel lavello. «Io vado di sotto a finire di esaminare quei fogli, parlate pure tranquillamente.» Curvò le sue labbra in un piccolo sorriso prima di avvicinarsi alla porta per poi uscire, non fui in grado di ricambiare quel gesto troppo assorta dal pensare a che cosa si riferisse Gyne.
Lei lasciò il suo posto sul divano dopo che Alan scomparì dalla nostra visuale, ancora fin troppo confusa mi alzai dalla poltrona e la seguii fin quando non si fermò in un punto del salotto. «A che cosa ti riferivi quando hai detto che quella che deve dirti qualcosa sono io?» Nella mia voce aleggiò un po' di scocciatura.
«Senti, non potevo parlarne con te davanti ad Alan, okay?» Replicò.
«Ma parlare di cosa?» Gesticolai.
«Sai molto bene di cosa.» Annuì il che mi portò davvero a corrugare le sopracciglia, non parlai, mi limitai ad aspettare che fosse lei a farlo e a spiegarsi meglio. «Ero in magazzino quando ho sentito Harry parlare con Alan.»
«Aspetta, Harry parlare con Alan?» Ero al corrente che fosse scesa di sotto perché mi aveva detto che la sera prima aveva perso un orecchino in magazzino. «Che cosa c'entro io in tutto questo?» Non pensavo che questo fosse un problema suo o mio. «Quindi hai impiegato tutto questo tempo per ritornare perché stavi origliando.» Affermai.
«Sono stata attaccata da un'ape e si ho origliato abbastanza per capire che mi hai nascosto un piccolo dettaglio sul tuo viaggio a Brighton.» In quel momento mi ritrovai a spalancare gli occhi mentalmente, Harry era andato a parlare con Alan? Cosa gli aveva detto? Dio, Alan aveva fatto finta di nulla.
Aspetta che sia tu a parlargli, idiota!
Il mio subconscio non perdeva un attimo per insultarmi.
«D-di cosa parli?» Mi ritrovai a balbettare, schiarii la mia voce dandole un pizzico di sicurezza.
«Ho sentito Harry dire ad Alan che sareste partiti insieme, tu e lui.» Mi guardò fissa negli occhi e non c'era possibilità da sfuggire da essi, deglutii. «E' vero?» Chiusi gli occhi lasciando andare l'aria che stavo trattenendo senza nemmeno accorgermene. «Ah! Fantastico.. perché mi hai mentito dicendomi che probabilmente avresti preso un autobus?» Prese il mio silenzio come un assenso da parte mia.
«Non ti ho mentito, ti ho solo tenuta nascosta la verità.» Provai a riparare le cose dandole per lo meno un senso, ma diamine, chi lo sapeva che doveva scoprire tutto proprio da Harry?!
«No, questo è mentire, perché non ti sei fidata di me?» Si spostò girovagando per la stanza con le mani incrociate al petto.
«Perché tu odi Harry e sapevo che avresti trovato qualcosa negativa su questo viaggio e su di lui e onestamente non volevo stare qui ad ascoltarti mentre lo facevi.» Dissi tutto d'un fiato liberandomi del leggero peso sul mio petto, sai quante cose ti tengo nascoste cara Gyne?
«Qualcosa?» Ridacchiò istericamente, portai gli occhi al cielo, e si domandava perché non le avevo detto nulla di quella faccenda. «Perché hai deciso di andare con lui?» Come potevo rispondere a quella domanda? Aprii bocca ma la richiusi subito dopo.
«Cos'altro hai sentito?» Sviai il discorso con un'altra domanda.
«Non molto, ma ho sentito che sei stata tu a chiedergli di accompagnarti e che lui ha accettato.» Ritornò di nuovo su quel discorso, presi un grande respiro tenendo le labbra ben pressate. «E poi ho sentito anche parlare di alcuni incontri, non ho capito bene però di cosa parlasse.» Scattai guardandola, era stato davvero imprudente da parte di Harry parlarne così di sotto quando era chiaro che l'appartamento non era completamente vuoto, volevo sapere solo una cosa però, cosa aveva detto ad Alan? Come si era giustificato per il viaggio? Che scusa si era inventato?«Tu ne sai qualcosa? Visto che siete così in confidenza.»
Le lanciai uno sguardo di fuoco, si stava comportando in modo davvero irritante. «No, non lo so, forse ha degli amici lì.» La buttai lì ed evitando i suoi occhi mi avvicinai al frigo prendendo una bottiglia d'acqua, afferrai il bicchiere dalla dispensa subito dopo, la mia bocca era diventata improvvisamente fin troppo secca.
«Scarlett..» Mi richiamò dopo secondi di silenzio, mandai giù per la mia gola in grandi sorsi l'acqua fredda ignorando la sua voce e i suoi passi farsi più vicini. «Dimmi una cosa..» Desideravo solo una cosa; che l'argomento cadesse lì ma evidentemente Gyne non voleva lo stesso. Poggiai fin troppo sgarbatamente il bicchiere sul ripiano dell'isola della cucina quando Gyne aprì bocca. «Lui sa?» Chiese soltanto quello, capii perfettamente quello che intendesse, tanto che i miei battiti accelerarono.
«Che cosa?» Feci la finta tonta.
«Lo sai bene, dimmelo Scarl, lui sa del tuo passato?» Nonostante pretendesse di saperlo la sua voce non era dura come forse lei voleva apparire. Un sospiro tremolante lasciò le mie labbra quando deglutii, alzai poi lo sguardo sul suo viso e lei chiuse gli occhi qualche secondo. «Lo sa.» Mormorò poi, aprì gli occhi guardando il mio viso ma in quel momento le parole mi sembrarono morire in gola. «Non riesco a credere che tu ti fidi di lui a tal punto.»
«E' stato in un momento di debolezza e lui era lì con me.» Quasi sussurrai ripensando a quella notte, alle sue braccia che mi tirarono a sé prima di cadere indietro sul materasso del mio letto e alle sue parole che cercavano di non farmi sentire in colpa.
«Da quanto lo sa?»
«La notte dopo quell'ultimo rave al quale siamo stati, ero troppo ubriaca per reggermi in piedi, Jamie era andato via ed Harry mi ha riaccompagnata a casa, suppongo di aver avuto un crollo emotivo ed ero per giunta ubriaca quindi gli ho raccontato tutto.» Non scesi nei dettagli per non scandalizzarla più del dovuto.
«Quindi gliel'hai detto perché eri ubriaca?»
«No.» Risposi senza perdere un secondo. «L'ho fatto perché volevo farlo, in quel momento Harry era disposto ad ascoltarmi e io avevo bisogno di sfogarmi, di piangere e non mi pento di averlo fatto.» Era assurdo pensare che io mi fossi confidata con lui perché fossi ubriaca, perché non era assolutamente così.
«Quel che è fatto è fatto.» Scosse appena la testa come per non dar peso alla questione, che invece sapevo stesse dando. «Ma ti chiedo solo una cosa Scarlett.» Increspai la fronte quando sul suo viso spuntò una smorfia preoccupata. «Ti prego di non invaghirti di lui, non fa per te e non potrà ma darti quello che tu cerchi.» Strinse il suo labbro tra i denti.
Rimasi in un certo senso inerme davanti alle sue parole ma non volevo che lei scoprisse i miei sentimenti, una parte di me voleva risponderle; troppo tardi, ma mi limitai a ridere in modo isterico e nervoso negando l'evidenzia.«Cosa stai dicendo? No, ovvio che non può.» Il mio sorriso si affievolì e quelle parole pronunciate da me, facendomi più male di quel che pensavo.
I tratti del suo viso si rilassarono. «In effetti mi sembrava strano che una ragazza come te, che cerca l'amore potesse posare gli occhi su una persona che non sa cosa significhi amare.» Accennò un sorriso che però non riuscii a ricambiare.
Ero certa che lui sapesse cosa significasse amare, ero certa che lui non era come voleva farsi apparire, aveva solo bisogno di qualcuno che gli stesse accanto, che sopportasse i suoi cambi d'umore improvvisi, che non si spaventasse durante uno dei suoi attacchi di rabbia e che lo capisse, che nonostante tutto capisse il perché di quel suo comportamento.
E io ancora non l'avevo capito, mi sembrava chiaro che c'era qualcosa nel suo passato che l'aveva influenzato a tal punto da condizionare la sua vita ma dipendeva da lui, se davvero voleva essere aiutato doveva aprirsi, non si poteva andare ad intuito e tirare ad indovinare quale altro scheletro avesse nell'armadio.
***
Il locale iniziò a riempirsi sempre più di gente e già a metà serata non si riusciva più a respirare, tant'è che dovetti salire di sopra a cambiare il maglioncino con una maglia più leggera, Emma addirittura scorrazzava in giro per il locale con una maglietta a mezze maniche ma non ero così esagerata. Gyne dal canto suo non aveva toccato più l'argomento che riguardava il viaggio a Brighton con Harry, aveva detto che non pensava avessi fatto bene a confidarmi con lui ma era una scelta mia e io avevo già scelto. Questo non toglieva però ai suoi occhi di guardare il ragazzo in questione con occhi strani, come se volesse capire quale fossero le sue vere intenzioni, Harry era lì da circa un'ora prima ed era arrivato con Zayn, Niall era arrivato molto prima dei due ma non proferiva parola, era strano il suo comportamento perché capivo volesse evitare Gyne ma con non era mai stato timido di parole. Gli unici a mancare erano Louis e Liam, e mi ero già fatta una vaga idea del perché, non era più difficile indovinare di cosa si trattasse.
Alzai gli occhi sul viso di Harry fermo su un punto del locale con la bottiglia tra le mani, i suoi già mi guardavano, non aveva fatto altro da quando era arrivato, sembrava volesse parlarmi e in realtà avrei voluto farlo anche io, volevo chiedergli cosa si fosse inventato con Alan.
«Grazie.» Mi ringraziò una ragazza, le sorrisi e andò via con le sue amiche afferrando gli shots da bere, non era molto popolato da ragazze qui dentro, ma le cose sembravano star cambiando.
Adocchiai Alan scambiare due parole con qualcuno del tavolo a cui stava servendo e così decisi di andare da lui e accennargli qualcosa, ovviamente non avrei tirato fuori l'argomento parlandone proprio in quel momento vista la confusione quella sera ma non volevo che pensasse che gli stessi tenendo nascosto il viaggio fino all'ultimo minuto, non dopo che aveva appreso la notizia da Harry.«Puoi pensarci un attimo tu qui?» Domandai ad Emma non staccando gli occhi dalla figura di Alan al centro della sala.
«Certo, vai.» Aggirai il bancone e la ragazza prese il mio posto, continuavo a percepire gli occhi di Harry sulla mia schiena e poteva sembrare stupido il fatto che io fossi sicura fossero i suoi vista quanta gente c'era quella sera, ma avevo la certezza che quelle iridi verdi appartenessero a lui.
Mi feci spazio tra la gente fino a quando non fui a pochi metri da Alan. «Alan?» Alzai la voce in modo da farmi sentire, lui si voltò corrugando le sopracciglia.
«Senti, so che non è il momento giusto ma quando hai un attimo libero vorrei parlarti.» Forse avevo sbagliato nel formulare la frase in quella maniera, ero ancora dell'idea di dover parlare prima con Harry.
Provai a riparare al danno con l'intendo di riformulare la frase ma venni interrotta dalla sua voce frettolosa. «Va bene Scarlett ma questa sera penso proprio che non sarà possibile.» Si guardò intorno facendo cenno a tutta quella gente.
«Certo, domani mattina?» Sospirai di sollievo quando avevo ancora una sera per poter riuscire a scambiare qualche parola con il ragazzo che non smetteva di trapassarmi con lo sguardo.
«Volentieri ma adesso devo scappare.» Mi sorrise dolcemente prima che il suo nome venne urlato da persone che doveva ancora servire, scappò via e presi un grande respiro.
Mi voltai ignorando completamente dei commenti di poco piacevoli sul mio conto o sul mio aspetto provenire dal tavolo accanto, alzai nuovamente gli occhi per cercarlo, immobile dov'era prima con la bottiglia alla labbra, con la differenza che stavolta la sua attenzione era rapita da Zayn che sembrava essere scocciato da chissà che cosa.
Raggiunsi nuovamente il bancone venendo affiancata da Gyne.«Gli hai detto del viaggio?» Mormorò attaccata al mio orecchio.
«No, lo farò domani mattina.» Prestai la mia attenzione ad un ragazzo che mi disse il suo ordine e annuii.
«E cosa gli dirai?» Continuò a chiedere, bella domanda, non lo sapevo nemmeno io.
«Non lo so.» Ammisi, servendo il drink al ragazzo, mi ringraziò e andò via.
«Dovresti far combaciare la tua motivazione con quella di Harry, o capirà che state mentendo.» Ero sul punto di dirle che avevo già pensato a questo ma lei mi precedette aprendo di nuovo bocca. «A meno che lui non gli abbia detto direttamente di tua madre.» Del cinismo era presente nella sua voce e mi ritrovai a deglutire guardandola in maniera poco carina, afferrò il significato della mia espressione e sperai capisse anche quello della sua frase. «Scusami, era solo una battuta.»
«Per favore evita di fare battute su un argomento così delicato per me.» Provai a non suonare irritata e delusa dalle sue parole ma fallii miseramente. «E lui non l'ha fatto, sono sicura sia così.» Sussurrai le ultime parole, mi fidavo di Harry ed ero certa al cento per cento che lui non si fosse fatto scappare nulla che riguardava il mio passato.
«Mi dispiace, davvero.» Si scusò ancora una volta e sembrava sincera, probabilmente la mia reazione era stata eccessiva ma non mi importava, non era un argomento sul quale si ci poteva scherzare.
Ritornammo al nostro lavoro silenziosamente, l'unica a portare un po' di buon umore era Emma, la quale ci chiese più volte perché avevamo quei musi lunghi ma fu più sorpresa dalla silenziosità di Gyne, che non si lamentò nemmeno una volta e che accontentava tutti i clienti senza urlare e infilar dentro i bicchieri i suoi capelli per ripicca. Niall e Zayn si avvicinarono e quest'ultimo non perse tempo per provarci spudoratamente con Emma, Gyne sembrò raddrizzare le antenne solo alla presenza di Niall, peccato che quest'ultimo era più interessato alle battute di abbordaggio dell'amico.
Spostai lo sguardo di nuovo verso il punto della sala dove fino a poco prima c'era Harry, ma quella volta era vuoto, lui non c'era. Aggrottai le sopracciglia facendo vagare per la stanza velocemente i miei occhi cercandolo, ma non lo trovai e mi imposi di non distrarmi ulteriormente per mezzo suo.
«Smettila, sei imbarazzante.» Scherzò Emma colpendo la spalla di Zayn.
«Ho solo detto che hai un bel decoltè, non ho usato il termine, tette o mammelle.» Rispose noncurante il moro finendo il drink, probabilmente era sul punto di ubriacarsi o non mi sarei spiegata la sua risposta, di solito era una ragazzo sobrio e di poche parole, ma da ubriaco.. beh, avevo avuto a che fare con lui in quello stato.
Niall scoppiò a ridere nascondendo la testa tra le braccia sul bancone. «Amico, l'hai presa per una mucca?»
Accennai un sorriso divertito a quella scena. «Dovrai recuperare molto più velocemente di quanto credi o l'appuntamento l'avrai si, ma non con me, con Betsy.» Minacciò Emma.
«Chi è Betsy?» Domando Gyne integrandosi alla conversazione.
«La ragazza che lavora in quel negozio di dischi aperto da poco.»
«Ma come?! Io credevo fosse un uomo!» Esclamò Zayn, ridacchiai scuotendo la testa quando il terrore di avere un appuntamento con quella ragazza era fisso nei suoi occhi.
Continuarono a battibeccarsi quando il cellulare nella mia tasca vibrò segnalando un messaggio, fortunatamente aveva anche la vibrazione o in mezzo a quel chiasso non ci sarebbe stato modo di sentirlo.
Lo sbloccai;
Da; Harry.
Raggiungimi sul retro. H.
Ebbi le palpitazioni, mi aveva appena chiesto di raggiungerlo? Si era anche firmato, probabilmente credeva non avessi salvato il suo numero in rubrica. Non ci pensai due volte e bloccai il cellulare riponendolo nella tasca dei miei jeans, dovevo parlargli e non c'era occasione migliore per farlo.
Lanciai un'occhiata ai ragazzi che ridacchiavano di chissà cosa e così iniziai ad avviarmi verso il magazzino ma la voce di Gyne mi bloccò. «Dove vai?»
«Vado a prendere una cosa in magazzino.» Inventai una scusa lei schiuse la bocca ma non le diedi altro tempo per replicare.
Attraversai al buio il magazzino e testai la porta che dava sul retro con le mani, adocchiata la maniglia aprii la porta, il venticello fece svolazzare una ciocca di capelli lasciata libera dalla coda. Mi guardai intorno alla ricerca di Harry fin quando non lo trovai in piedi accanto ad una panchina con una sigaretta tra le dita, mi strinsi le braccia al petto provando a scaldarmi, non avevo nemmeno una giacca con me. Il suono miei passi contro l'asfalto lo portarono a voltarsi e a guardare la mia figura avvicinarsi a lui, gettò la ciccha di sigaretta accanto alle sue scarpe prima di calpestarla. «Mi hai scritto dicendomi di raggiungerti.» Ruppi il silenzio che si era creato, l'unico suono che ci circondava era quello della notte insieme agli animaletti nascosti nel buio.
«Dobbiamo parlare.» Disse soltanto infilando le mani nelle tasche dei suoi jeans, la sua giacca aperta lasciava vedere la maglia che blu notte che stava indossando.
Aggrottai le sopracciglia solo in un primo momento, era chiaro volesse affrontare l'argomento del viaggio, sperai mi dicesse anche di aver parlato con Alan prima che toccassi io quell'argomento. «Si, lo penso anche io.» Mi guardai le scarpe strofinando i palmi delle mie mani sulle braccia, ritornai a guardalo secondi dopo.
«Sarò breve così eviti di andare in ipotermia.» Portai gli occhi al cielo al suo modo squallido di iniziare a parlare di qualsiasi argomento si trattasse. «So che l'altra sera mi sono presentato così su due piedi iniziando a parlare di qualcosa che avrei comunque potuto evitare di affrontare così schiettamente.» Lo stava dicendo sul serio? Mi ritrovai a schiudere appena le labbra non pensando neanche di interromperlo. «L'ho visto da come mi hai guardato che devo aver usato davvero poco tatto ma ho qualche problema per quanto riguardano i bei modi.»
«Si, avevo capito che tu e tutto ciò che è paragonabile alla gentilezza non andiate molto d'accordo.» Accennai un piccolo sorriso divertito, che però cercai di reprimerlo quando la sua mimica facciale era impassibile, rimase in silenzio, mi guardava e basta. Era davvero strano quella sera, cosa gli stava prendendo? Si giustificava con me per qualcosa che aveva fatto e adesso sembrava imbambolato.«E?» Lo spronai nel continuare a parlare.
«E cosa?» Aggrottò la fronte dopo aver sbattuto le palpebre.
«E' solo una piccola parola, ed è pure semplicissima.» Lo provocai affondando i denti nel mio labbro, rabbrividii quanto una ventata di vento mi colpì dritta in faccia.
«Ma di che parli?» Mi chiese quasi esasperato quando non riuscì a seguire il filo del discorso.
«So che vuoi scusarti.» Ammisi lasciando che le mie labbra si curvassero leggermente all'insù.
«No che non voglio, cosa ti ha portata ad una conclusione così affrettata?» Il suo viso rimase corrucciato ed era così terribilmente attraente illuminato solo dalla luce di uno dei pochi lampioni funzionanti.
«Andiamo, dopo tutto quel discorso vuoi dirmi che non ti vuoi scusare?» Giocai un po' con le sue parole.
«No.» Rispose senza nessuna esitazione. «Se ti ho detto tutto quello è perché si tratta di una cosa importante e delicata per te e dopo tutto il tempo che hai impiegato a raccontarmi cos'era che non ti faceva chiudere occhio la notte, ho solo esagerato a relazionarmi con te in quel modo diretto.» Spiegò senza mai perdere la calma.
Annuii lentamente guardando un punto alle sue spalle prima di puntare i miei occhi nei suoi. «Allora apprezzo il tuo gesto.» Aveva già osato troppo quella sera, era chiaro che si curasse di non esporsi oltre, potevo prendere il tutto come un passo avanti per lui? «Vuoi dirmi qualcos'altro?» Chiesi poi, i miei denti batterono prima ancora che me ne rendessi conto, stavo gelando ed era stato stupido da parte mia non portarmi dietro una giacca anche se questo significava salire a casa di Alan. Harry mi guardò con uno strano cipiglio prima di sospirare, schiusi le labbra e sollevai le sopracciglia quando iniziò a sfilarsi la giacca. «No, lascia perdere.» Mi affrettai a dirgli..
Ma lui mi aveva già teso il suo braccio con la giacca nella sua mano. «Tieni e non obbiettare come fai sempre, non voglio condividere i tuoi germi quando sarai in macchina con me per Brighton.» Sbattei le palpebre guardandolo incredula, mi trattenni dal dirgli di essere uno stronzo e afferrai la sua giacca, un sorriso sghembo curvò le sue labbra, poggiai la giacca sulle mie spalle quando il suo profumo mi portò a stringere la giacca sempre di più e potevo dare la colpa al freddo che faceva quella sera.
«Tu non senti freddo?» Guardai la maglia che lo copriva, sembrava pesante ma nulla paragonato ad una giacca come quella che aveva dato a me.
«Penso di poter resistere ancora un po'.» Commentò passai una mano tra i capelli che avevano iniziato a svolazzare da tutte le parti rendendolo buffo, premetti le labbra per non ridere.
«Una volta, sempre qui fuori mi dicesti che non saresti stato così gentiluomo da darmi la tua giacca.» Ricordavo quella sera, sorrisi ripensando a quei momenti.«Cos'è cambiato da allora?»
Sembrò preso in contropiede ma non mi feci illusioni, era il tipo di persona che aveva sempre la risposta pronta. «La temperatura.» Rispose senza nessuna traccia di divertimento. «E' scesa parecchio da allora.»
«Già.» Mormorai, cosa stava succedendo quella sera? Non sembrava essersi ancora irritato o incazzato per la più futile della cose, la cosa doveva preoccuparmi? Si trattava di Harry, tutto era così imprevedibile. Provai a parlare di cose più serie, ero lì per quello dopotutto. «Sei al corrente di aver combinato un gran casino?» Increspò la fronte ma non aggiunse nulla. «Gyne sa che a Brighton ci vado con te.»
«Come cazzo fa a saperlo? Mi sembrava chiaro che non dovevi parlarne con nessuno.» Ed ecco che il solito Harry fece capolino in men che non si dica.
«Sei stato tu a farlo, non io.» Assunsi una voce più autoritaria, questa volta era stato lui a sbagliare, prese un grande respiro chiudendo gli occhi giusto qualche secondo. «Ti ha sentito parlare con Alan questa mattina.» Il suo viso assunse subito un'espressione preoccupata e doveva avere tutte le ragioni, per davvero pochissimo Gyne non veniva al corrente delle attività illegali alle quali partecipava Harry.
«Cosa diavolo ha sentito?» Domandò senza perdere un attimo.
«Mi ha accusata di mentirle perché non le ho detto che saresti stato tu ad accompagnarmi a Brighton.»
«Lei sapeva che saresti partita?» Si accigliò.
«Si, lei sa di mia madre ma non sapeva che anche tu lo sapessi.» Confessai.
Riempì il suo petto d'aria scuotendo poi il capo. «Cos'altro ha sentito?»
«Stava per scoprire dei tuoi incontri illegali di boxe.» Abbassai la voce anche se nei dintorni non c'era nessuno, sgranò appena gli occhi pronto a ribattere e non nei migliori dei modi visto la vena che pulsava sul suo collo. «Ma sono riuscita a persuaderla.» Portai le mani avanti evitando che iniziasse ad urlare o qualcosa del genere.«A quanto pare non sei sceso nei particolare specificando questi incontri, così le ho detto che probabilmente avevi qualche amico fuori Brighton che dovevi incontrare.»
«E ha creduto a questa cazzata?» Chiese incredulo, accennando una risatina isterica.
«Penso di si.» Ammisi.
«Che diamine significa pensi di si?» Alzò notevolmente la voce ma non così tanto da renderla un'esclamazione, avanzò fino a trovassi a due passi dal mio corpo.
«Senti, sei stato tu ad essere un idiota a parlarne con Alan di sotto quando era chiaro che non eravate da soli, adesso non venire a prendertela con me.» Non mi trattenni dal rispondergli a tono. «Non ha fatto altre domande per cui rilassati e dimmi invece cos'hai detto ad Alan.»
«Che cosa avrei dovuto dirgli?» Era visibilmente confuso.
«Qualcosa devi aver pur inventato per quanto riguarda il viaggio, no? Voglio sapere di cosa si tratta così domani mattina non farò la figura dell'idiota parlandone con Alan.» Fece vagare i suoi occhi intorno a lui come se stesse pensando o meditando su qualcosa. «Harry, rispondimi.» I suoi occhi ritornarono su di me. «Allora?» Insistetti.
«Gli.. gli ho detto che volevi andare a trovare tua zia.» La sua voce fin troppo pacata mentre analizzava ogni singola parte del mio viso scovandone una possibile reazione.
«Ma mia zia vive a Crawley!» Provai a non alzare più del dovuto la voce così che mi avvicinai a lui, e stavolta la distanza era davvero poca.
«Beh hai solo quella zia? Non mi pare!» Si difese nello stesso modo.
«Che ne sai di quanti zii ho io? Alan non crederà mai a questa frottola.» Scossi il capo passando la ciocca di capelli che svolazzava davanti al mio viso dietro l'orecchio.
«Nemmeno Alan lo sa, stai tranquilla che c'ha creduto.» Provò a rassicurarmi.
Alzai il capo verso l'alto, solo allora realizzai quanto fossero vicini i nostri corpi e i nostri visi. «Sei sicuro?» Avevo come la sensazione che Alan non avesse mai creduto a questa stronzata anche se Harry dicesse il contrario, quella maledetta ciocca iniziò nuovamente a svolazzare davanti al mio viso rendendomi più nervosa di quanto già non fossi.
Stavo per alzare la mano per rimettere la ciocca dov'era ma quella di Harry mi precedette. «Si.» Mormorò sfiorando con i suoi polpastrelli la mia tempia, chiusi gli occhi beandomi del suo tocco così delicato fino a quando non ripose i miei capelli dietro l'orecchio. L'attimo dopo ritornò di nuovo a svolazzare e mi ritrovai a sorridere alla espressione che aveva tirato su. «Tu e i tuoi capelli siete molto simili; entrambi fate quello che vi pare.» Nonostante sul suo viso non ci fosse nessun sorriso riuscivo a percepire del divertimento nella sua voce.
«Allora, quando si parte?» Gli chiesi non muovendomi di un centimetro, le mie dita ripresero a giocare con le maniche della sua giacca in quel momento sulle mie spalle.
«Io pensavo dopodomani, non so se per te potrebbe andare bene.» Ammise scrollando le spalle.
Annuii. «E' proprio quel giorno che saranno otto mesi dalla sua assenza.» La mia voce fu quasi udibile quando abbassai lo sguardo sul suo petto, in realtà non guardavo davvero quello, ero solo assorta dai pensieri.
«Giusto in tempo.» Spostai lo sguardo dal suo petto al suo viso a quelle parole trovandolo con un piccolo sorriso e con tanto di fossette ad incorniciargli il viso, non riuscii a fare a meno di ricambiare nello stesso modo. Amavo i momenti come quello con lui, ma sembravano essere molto rari, sperai che quel viaggio portasse realmente qualcosa di buono.«Vado, devo ancora dare da mangiare ad Axel, se è ancora vivo è perché s'intrufola a casa della vicina fuori di testa.» Fece un passo indietro e il sorriso sul mio viso non fece altro che allargarsi, sapevo che non era così e che badasse perfettamente a quel cane.
«Prendi, questa è tua.» Sfilai la giacca dalle mie spalle porgendogliela, l'afferrò pressando le sue labbra e facendomi un cenno con il capo a mo' di saluto, portai gli occhi al cielo ma non replicò in nessun modo a quel gesto. Si allontanò di più, non riuscivo a staccare gli occhi dalle sue spalle ampie e dalla sua schiena muscolosa, venire poi coperte dalla sua giacca, mordicchiai il mio labbro chiedendomi se tutto quello fosse realmente reale, se Harry lo fosse e se lo fosse il fatto che mi trovavo ad essere completamente innamorata di lui.«Entra dentro Davis, la penso ancora come prima per quanto riguardano i germi durante il viaggio!» Si avvicinò alla sua macchina prima si sboccarla, ridacchiai e scossi la testa.
Era reale, si, era assolutamente reale.
Spazio Autrice;
Hello, it's me! Ecco qui il nuovo capitolo! Tanto atteso per il viaggio che però non c'è stato! Eeh che fail regà, ma come si fa?! Ma non temete, perché il viaggio ci sarà nel prossimo capitolo, vi prego solo di non mettermi fretta perché non riesco e non posso passare tutto il mio tempo libero dietro ad un pc, sto costantemente con il mal di testa e per esempio adesso ho le dita intorpidite (no cioè, quasi eh :'))
Anyway, spero che questo capitolo vi abbia annoiato e che vi sia piaciuto.
Poi! Girando sul profilo instagram di Zoella, (Scarlett nel libro) ho trovato una foto con Harry, vera, non photoshoppata e ne ha anche altre con i ragazzi, ero a conoscenza di questa foto;
Ma non di alcuni commenti su di essa, quando li ho visti sono rimasta sorpresa, cioè era l'ultima cosa che mi aspettavo trovare commenti che fanno riferimento a Scarlett come libro ahah, siete ovunque e per questo che vi adoro!
Ma, banco alle ciance!
Votate e commentate dicendomi cosa ne pensate, mi raccomando, sempre in tanti!
Fatemi sapere anche cosa vi aspettate dal prossimo capitolo. x
See you soon guys!
All the love. xx
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