Chapter Seventy-Eight.
Harry's Pov.
Fortunatamente Scarlett non mangiava i biscotti allo zenzero e limone che aveva portato la vicina credente, perché a distanza di giorni c'erano ancora. Ne portai alla bocca uno mentre sbirciavo fuori dalla grande vetrata in cucina.
Scarlett, in giardino era concentrata a pulire tutto il casino che aveva creato la sera prima, buttando dalla finestra del piano superiore tutto ciò che apparteneva a suo padre. Non sapevo dire con certezza che sapessi come lei si sentisse ripensando a quell'uomo, però forse potevo averne una vaga idea. Quando ripensavo al mio di padre, tutto ciò che provavo e pensavo in effetti, era sicuramente lontano anni luce da ciò che potesse passare dalla testa di Scarlett.
Ma ero solamente io, come persona, ad essere lontano anni luce da lei.
Distolsi lo sguardo dopo che la vidi sbruffare come una bambina quando le si ruppe il sacco nero della spazzatura, lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
Scossi la testa soffermandomi a prestare la mia attenzione all'ambiente circostante, quella abitazione era un covo di ricordi, ricordi belli e quelli brutti, ma entrambi tramutati in sofferenza e dolore se solo ci si fermava a pensare a quei momenti.
Non mi ero abituato a quella casa, come non mi ero abituato alla mia vuota e spoglia di tutto, al contrario di Scarlett, io non riuscivo a guardare in faccia i fantasmi del passato, preferivo tenerli chiusi in un ripostoglio umido e buio.
Fui scosso dai miei pensieri poco rassicuranti, così come sempre, da un cellulare che squillava, diedi un'occhiata alle mie tasche e non era il mio, doveva per forza essere quello di Scarlett. La mia mente corse immediatamente ai messaggi e alle chiamate anonime e prima ancora che potessi rendermene conto i miei piedi si mossero da sé.
Afferrai il telefono dal tavolino del salone e lessi il mittente della chiamata: Zia Judith.
Era solo sua zia.
Guardai la porta d'ingresso come se così potessi richiamare con la mente Scarlett, ma alla fine poco mi importò, non mi dispiaceva affatto parlare con questa donna, avrei potuto capire qualcosa di più su questa zia.
Feci scorrere il mio dito sullo schermo e mi portai il cellulare all'orecchio.
«Tesoroo!» Il tono della sua voce era così alto che dovetti allontanarmi po'. «Non posso più rimandare, devo dirtelo! Oh Dio, sono sicura che ne sarai felicissima, io lo sono! Certo, beh ovvio che io lo sia, dopotutto è una cosa che riguarda me.. Fiù, sono così in ansia.» In quel momento capì da chi avesse preso Scarlett, quella donna era logorroica quanto -o peggio- di lei. «So che avrei dovuto parlartene un po' di tempo fa ma sai, ogni volta non sembrava mai il momento giusto e io-»
«Uhm.» Cercai di placarla schiarendomi la gola.
«Scarlett, stai bene? Sei...si ecco, strana.»
Mi grattai la fronte e decisi di risponderle. «Scarlett è impegnata al momento, non può rispondere.»
«Oh.» Fù la reazione in un primo momento. «E tu chi sei?»
Bene, era arrivato il momento delle presentazioni. Se non fosse stato per Scarlett, non avrei mai risposto, ma non sapevo nulla di questa zia, apparte quelle poche cose che mi aveva detto lei.
«Sono un amico di Scarlett.» Era giusto definirmi in questo modo? Massì, dovevo solo far in modo che lei si fidasse. «Mi chiamo Harry.»
«Un amico? Scarlett non mi ha mai parlato di te.» Ah beh, supposi che dopotutto non aveva così tante cose belle da dirle su di me. «Sei un amico di Brighton?»
Rispondere alle domande non era il mio forte, però cercai di risultare simpatico e alla mano. «No, di Caernarfon. Ho accompagnato io Scarlett qui a Brighton, so del suo passato.» Se Scarlett mi aveva detto del suo passato era perché si fidava, magari anche la zia. «Devo dire qualcosa a Scarlett?»
«Uhm, dovevo dirle una cosa importante, però non ho tempo di farlo, mi sono ritagliata dieci minuti adesso.»
La parola importante su di me ebbe effetto immediato, dovevo sapere di cosa si trattasse. «Posso riferire io, se per lei non è un problema.» Sospirò, come se ci stesse pensando. «Ho visto che era molto entusiasta ad inizio chiamata.» Provai a smuoverla.
«Sì.» Riuscivo quasi a percepire la sua aura sognante. «È un momento molto bello della mia vita e voglio che Scarlett ne faccia parte, voglio condividere un po' della mia felicità con lei.» Tutta questa poesia mi metteva in difficoltà, così mi stesi solamente zitto. Dopo qualche secondo di silenzio parlò. «La prossima settimana mi sposo e voglio che Scarlett sia con me in quel momento.» Tacqui ancora, ci mancavano solo i matrimoni. «Visto che lei è lì con te, che ne dici di venire entrambi? Non è un problema per noi.» Mi spiazzò quella domanda, non avevo mai immaginato che invitasse un completo estraneo al proprio matrimonio. «Penso che Scarlett sarebbe più a suo agio nel passare il tempo con un suo nuovo amico che con il resto della famiglia.»
«Mi sta invitando?» Domandai soltanto corruggiando il viso.
«Sì, sarebbe assurdo che tu l'accompagnassi fino a Crawley e poi non partecipassi al matrimonio.»
Pensandoci bene però, non era per niente una cattiva idea, in quel momento la mia mente era un turbinio di pensieri, ma tutti andavano a finire solo su una cosa.
«Ci saremo.»
Scarlett's Pov.
«Accidenti!» Esclamai scocciata, era la terza volta che provavo a rompermi l'osso del collo inciampando sul disastro in giardino.
Avevo già riempito un sacchetto della spazzatura e adesso stavo riempiendo l'altro, di certo non passavo inosservata agli occhi dei vicini che uscendo di casa o che passando di lì non potevano che guardarmi torvamente.
Ma non erano gli unici occhi puntati su di me, perché se loro mi guardavano in modo bieco, un altro paio di occhi mi guardavano divertiti. Sì, più volte avevo individuato la figura alta di Harry dietro la finestra della cucina, doveva essere una bella scena per lui, vedermi sgobbare per il giardino.
«Wouh, qualcuno ha dato una festa qui.»
Sobbalzai e lasciai cadere il sacchetto sul prato umido. Quella voce mi era fin troppo familiare e svariati ricordi raffiorarono nella mia mente, così come il un viso da furbetto e il fisico da giocatore da football del liceo. Una parte di me era curiosa di sapere se fosse cambiato o meno, se qualcosa in lui fosse diversa. L'altra parte però, avrebbe voluto non incontrarlo, visto com'erano andate le ultime settimane di relazione con lui.
«Bennie?» Domandai, era rimasto praticamente uguale, aveva solo un po' di barbetta sul viso, il resto però era rimasto invariato, stesso fisico robusto, capelli pettinati nella stessa maniera e sopratutto stesso sguardo di uno che la sapeva lunga.
«Ne è passato di tempo, eh?» Sorrise e un sorriso si aprì anche sul mio viso, quello che era successo ormai faceva parte del passato, o almeno cercavo di tenerlo tale.
«Sì, ne è passato tantissimo.» Lasciai che i miei occhi vagassero per il suo corpo, volevo solo studiarlo, capire se a distanza di tempo c'era qualcos'altro di diverso che mi sfuggiva.
Lui si avvicinò fino a fermarsi a pochi passi da me, sembrava impacciato, lo era per la prima volta in vita sua, o almeno lo era per la prima volta con me.
«È bello vederti Scarlett.» Mi accarezzò il braccio con il palmo della mano, ma non sembrava sicuro di farlo.
«Fa molto piacere anche a me.» Ammisi annuendo alle mie stesse parole.
«Come stai?» I suoi occhi s'incupirono e il suo sorriso si dissolse fino a fornarne uno di circostanza.
Capii a cosa si riferisse, a mia madre, tutti li sapevano cos'era successo alla mia famiglia. «Sto bene, devo.» Scrollai le spalle per sminuire la cosa, l'ultima cosa di cui volevo parlare con lui era questa. «Tu invece? Hai deciso in che università andare o sei un eterno indeciso come al liceo?»
Risucchiò un respiro facendomi ridacchiare. «Beh Scarlett, mi conosci.» Sollevò le sopracciglia e per qualche secondo chinò la sua testa più vicina alla mia. «Sai quanto io ami il football, quanto avrei voluto intraprendere una carriera da sportivo, però sai anche che è difficile quel mondo. La mia famiglia ha una catena d'alberghi per tutta l'inghilterra, dopo l'università mio padre me ne farà gestire uno qui a Brighton, per iniziare.»
«Beh è una grande cosa, sono sicura sarai in grado di gestire benissimo un albergo.» Provai a mostrarmi entusiasta per lui, però il pensiero che tutti frequentassero l'università e io non potevo farlo non mi permetteva di essere sincera al cento per cento.
«Speriamo più che altro, sono una testa calda io.» Mi fece l'occhiolino accompagnandolo da un grande sorriso. «L'altro giorno sono passato, non so se il tuo simpatico ragazzo te l'abbia detto.»
«Cosa?» Il mio viso si tramutò in una smorfia, se solo avessi potuto vedermi allo specchio avrei visto tutto la mia confusione. «Sei stato qui?» Richiesi.
«Non mi stupisce che lui non te ne abbia parlato, ho la vaga idea di non stargli molto simpatico.»
«Harry? Intendi Harry?» Chiesi incredula, Bennie e Harry si erano incontrati? E quest'ultimo non me ne aveva neanche parlato.
«Sinceramente non mi ricordo il suo nome.» Assottigliò lo sguardo. «Ero qui vicino e quindi mi son chiesto; Perché non andare a salutare Scarlett visto che è a Brighton? Quando sarebbe ricapitato?»
«Ah io, davvero non ne sapevo nulla.» Ammisi, ne avrei parlato certamente con Harry.
«Non ti preoccupare.» Curvò le labbra in un piccolo sorriso. «Però Scarlett, fai attenzione.» Quella frase scosse il mio corpo con dei brividi, tutti mi dicevano di fare attenzione, perché ero sempre in mezzo ai guai. «Intendo alla gente che frequenti, quel tipo, Harry. Non mi sembra un tipo apposto.» Feci per parlare ma mi precedette. «Non voglio intromettermi nella tua vita privata, però una volta avevi gusti più raffinati.»
Con gusti raffinati si riferiva a sé stesso? Di certo il suo egocentrismo non era cambiato.
«Harry è una brava persona.» Il mio tono debbe risultare un po' graffiante perché Bennie mi guardò stranito. «Magari la prima impressione può sembrare diversa, ma davvero, è una delle poche persone di cui io mi fidi.» Cercai di essere breve e coincisa, così da non dover ritornare sull'argomento.
Sospirò passandosi distrattamente una mano tra i capelli. «State... state insieme da molto tempo?»
Premetti le mie labbra in una linea sottile e scossi la testa. «Non stiamo insieme.»
Potei giurare di aver visto una luce strana saettare nei suoi occhi e le sue labbra trattenere un sorriso. «Ah no?»
Stavo per rispondere con un altra negazione quando udimmo la porta della mia abitazione sbattere. Ci voltammo ed Harry era sul portico, con le mani nelle tasche e lo sguardo fisso su Bennie, uno sguardo per niente amichevole. Scese la piccola scalinata e ci raggiunse a passi lenti, alchè Bennie sospirò per niente felice di quello.
«Hey Harry, lui è Bennie. Ma a quanto pare vi siete già incontrati.» Usai il sarcasmo, ma a lui non sembrò importargli, come se non avermi detto di Bennie non fosse per niente rilevante.
«Sì, ho dimenticato a dirtelo perché ho dimenticato di lui -alzo la mano indicando l'altro ragazzo- nell'esatto momento in cui ha smesso di rivolgermi la parola.» In tutto questo continuò a mantenere il suo atteggiamento di nonchalance.
«Harry.» Lo fulminai con lo sguardo. Bennie scosse la testa ridacchiando, suppongo si stesse mordendo la lingua.
«No, va bene Scarlett, non importa.» Bennie scrollò le spalle. «Sinceramente non mi importa davvero.»
«Oh fantastico, almeno su questo siamo d'accordo.» Un sorriso sbilenco spuntò sul viso di Harry e io chiusi i miei occhi sospirando, sembrava che a Brighton non ci fosse nessuno che stesse simpatico a Harry.
«Tu, -Bennie emise un risolino per nulla divertito- amico, sei proprio un personaggio.»
Sulle guance di Harry spuntarono le sue tipiche fossette, segno che le sue labbra si fossero curvate. «Pensavo la stessa cosa di te visto come vai in giro conciato, amico.» Bennie aveva sempre avuto uno stile particolare, amava andare in giro con magliette sportive e con del gel trai capelli che li tenevano fermi. Temevo che le cose sarebbero andate solo peggio.
«Harry, entriamo dentro.» Poggiai una mano sul suo braccio facendo pressione per tirarlo indietro.
«Si, entriamo dai. Non sembra esserci motivo per restare qui fuori.»
Portai gli occhi al cielo e afferrai l'avambraccio di Harry. «Ciao Bennie, è stato bello rincontrarti.» Dissi frettolosamente, comunque era vero, magari se le circostanze fossero state diverse sarebbe andata meglio.
Mi fece un mezzo sorriso e alzò la mano con in cenno. «Ciao Scarlett.» Potevo vedere la delusione nei suoi occhi.
Harry iniziò a incamminarsi verso casa e visto che la mia mano era ancora legata al suo avambraccio quasi caddi con il muso per terra.
Mi ricomposi e lo seguii dentro chiudendo la porta d'ingresso dietro di me. «Si può sapere che diavolo ti è preso?!» Allargai le braccia facendole ricadere lungo i fianchi.
«"Ciao Bennie, è stato bello rincontrarti."» Mimò la mia voce assumendo una voce fin troppo ridicola e femminile. «Ah! Patetico Scarlett.» Scosse la testa e socchiuse gli occhi.
«Cos'è più patetico? Io che faccio la gentile o tu che aggredisci una persona senza neanche conoscerla?» Posi il quesito.
E ovviamente lui fece mezzo giro su stesso mentre si muoveva per il corridoio ed entrava in salone. «Ma chi lo vuole conoscere? Non io di certo.»
Lo seguii e mi fermai a pochi passi dalla sua figura, dovetti alzare la testa per riuscire a guardarlo negli occhi. «Ti sta sul cazzo perché odi tutti o perché è il mio ex?» Non realizzai di averlo detto fin quando non calò il silenzio intorno a noi.
I suoi occhi chiari incastonati nei miei, non distoglieva lo sguardo, non era imbarazzato o a disagio, dopo tutto si trattava di Harry. Era solo impassibile. Stavo per cedere e guardare oltre quando un angolo delle sue labbra si sollevò in un sorrisetto impertinente e sfacciato.
«Siamo stati invitati ad un matrimonio, piccola Scarlett.» Continuò a tenere stampata in faccia la sua smorfia da spavaldo, ignorando completamente la mia domanda.
«Cosa? Di che parli? Non ti seguo.» Corrucciai lo sguardo e mossi le mie mani disordinatamente.
«Che dici Scarlett, facciamo coppia alla festa?» Parlava e sorrideva come se mi stesse prendendo in giro, non trattenni il mio sguardo serio e omicida e lui ridacchiò prima di tornare ad essere serio. «Tua zia ci ha invitati al suo matrimonio.»
Okay, ora sì che sono confusa, pensai.
«Mia zia? Ma di che stai parlando?»
Portò gli occhi al cielo e sospirò come se fosse scocciato. Ah bene, alla grande. «Poco fa mentre eri fuori a intrattenerti con il tuo amico del cuore del liceo, tua zia ti ha chiamata al cellulare, così ho deciso di essere di un buon samaritano e di rispondere al posto tuo.»
«Tu hai risposto al mio cellulare?!» Alzai incontrollabilmente la mia voce mentre irrigidivo la mia postura, assurdo, quel giorno era proprio il giorno delle novità.
«Ti ho appena detto che tua zia si sposa e tu ti soffermi a me che rispondo al tuo cellulare. Divertente considerando che tu sbirci spesso nel mio.» Accennò una risata che era per lo più uno sbuffo, tra il divertito e il scocciato.
Provai a ribattere ma non potevo, aveva ragione, quella volta che sbirciai nel suo cellulare successe un casino dopo.
Chiusi gli occhi e presi dei respiri profondi, provando ad assimilare ciò che mi aveva appena detto. «Mia zia si sposa?» Chiesi pacatamente, pacatezza che si manifestava solo esteriormente.
Uno strano luccichìo si manifestò nei suoi occhi, chiaro segno che si stesse divertendo. «Si, si sposa.» Sollevò un sopracciglio incrociando le braccia al petto.
Presi un altro grande respiro e gli puntai l'indice contro. «Tu, non ti muovere.» Lo avvertì.
Mi guardò incuriosito, mi mossi per il salone e afferrai il cellulare sul tavolino pronta a chiamare mia zia per capire meglio questa cosa del matrimonio. Lasciai la stanza sentendolo ridacchiare alle mie spalle, non mi sarei mai stancata di sentirlo ridere, anche se in quel caso stava solo ridendo di me.
Era il momento di parlare seriamente con mia zia.
**
La mattina di due giorni dopo, Harry stava già caricando i nostri bagagli in macchina.
Destinazione? Crawley.
Io e Harry ne avevamo parlato molto in quei due giorni, mia zia voleva che ci mettessimo in viaggio subito, lo stesso giorno in cui venni a conoscenza di questo matrimonio, ma purtroppo non era fattibile. Harry aveva avuto degli incontri, quindi prima di partire per Crawley abbiamo dovuto aspettare che terminassero.
E finalmente erano terminati la sera prima del viaggio, Harry era stato sempre di buon umore in quei giorni, sarà stato perché Bennie non si era fatto più vivo, oppure non riuscivo a spiegarmelo.
Da una parte quella parte di Harry mi spiazzava, però mi piaceva da morire quel suo lato. L'unica cosa che temevo era che fosse solo la quiete prima della tempesta.
«Harry, Harry! Aspetta!» Urlai superando l'uscio della porta e raggiungendolo vicino alla sua macchina. «Abbiamo dimenticato questa.» Sventolai la macchina fotografica davanti al suo muso.
In quella macchinetta digitale ci stavano le foto del piccolo giro turistico a Brighton, non l'avrei lasciata lì per nulla al mondo, anche perché Harry mi aveva detto che dopo il matrimonio saremmo tornati a Caernarfon, quindi non potevo dimenticarmi nulla.
Emise un verso gutturale -quello che per lui doveva essere un lamento- quando aprii la portiera posterore infilando la macchina fotografica nel mio zaino. «Non devi portarti dietro tutta la tua casa, lo sai vero?»
«Quando mi ricapita di ritornare a Brighton?» Avevo dovuto riempire un borsone che tenevo infondo all'armadio con dei vestiti che erano rimasti a Brighton e che volevo portare a Caernarfon, ma quello stava nel portabagagli insieme a quello di Harry. «C'è tutto, possiamo andare.» Esordii con le mani su i fianchi e scrutandomi intorno.
«Alleluia.» Il suo tono sembrò quasi esasperato, o forse lo era sul serio. «Salta su che partiamo.» Aggirò il veicolo salendo dalla sua parte.
Gli feci cenno di aspettare e andai a chiudere a chiave la porta d'ingresso, questa volta però la chiave me la portai e non la nascosi. L'avrei data a mia zia una volta arrivati.
«Ci sono.» Saltai sul lato del passeggero e allacciai la cintura.
Harry girò chiave nel nottolino e partì, lasciando dietro di noi la mia vecchia casa insieme a tutti i vicini pettegoli che la circondavano. «Lei non mi mancherà.» Si riferì alla signora Bailey che ci guardava di sottecchi mentre annaffiava i fiori finti del suo giardino. «I suoi biscotti sì ma lei no.»
Sorrisi e scossi la testa, Harry andava proprio matto per quei biscotti, il giorno prima la signora Bailey ne aveva portati altri e lui li divorava e poi diceva che fossi io a farlo.
Che poi io odio lo zenzero.
Fortunatamente non saremmo stati incollati molto a lungo a quei sedili, Crawley distava solo trentacinque minuti da Brighton, saremmo arrivati prima ancora di rendercene conto.
«Sono così emozionata per questo matrimonio.» Un grande sorriso prese il sopravvento sulle mie labbra mentre non riuscivo a stare ferma composta al mio posto.
Harry mi lanciò un'occhiata prima di tornare a guardare la strada davanti a sé. «Non oso immaginare quando sarai tu a sposarti.»
«Non corro così tanto con la fantasia.» La mia fantasia correva si, ma su di lui, in altre circostanze, quasi arrossì al pensiero, però sviai l'argomento. «Intanto mi concentro su questo di matrimonio, voglio stare accanto a mia zia in questo momento così bello della sua vita.» Se avessi avuto uno specchio probabilmente avrei potuto vedere i miei occhi brillare dalla felicità, mi sentivo felice davvero e in parte era dovuto al ritorno alla "normalità", con normalità intendevo partecipare a questo tipo di feste.
A Caernarfon era difficile questo tipo di evento.
«Sarà come tutti gli altri matrimoni, noioso e palloso, l'unica parte bella sarà l'alcol, in questo caso visto il conto in banca della tua famigliola, champagne.» Imitò scarsamente l'accento francese prima di ridacchiare.
«C'è molto di più.» Portai gli occhi al cielo, Harry e il romanticismo due poli opposti, come immaginavo. «Ci sarà anche il caviale... aragoste.» Cercai di stare al suo gioco.
«Non diciamolo a Niall, o ci odierà.» Spalancò gli occhi con fare teatrale.
Ridacchiai e lo catturai guardarmi mentre lo facevo, però invece di distogliere lo sguardo sorrise.
Non mi devi sorridere così, che il mio cuore non regge.
Calò il silenzio per quasi dieci minuti, ma era un silenzio piacevole, entrambi eravamo sereni e rilassati. per questo forse nessuno sentì la necessità di accendere la radio, andava bene così.
Ma mentre percorrevamo strade che consocevo benissimo, strade che in vita mia avevo percorso un sacco di volte decisi di spezzare il silenzio, sperai però di non spezzare l'atmosfera che si era creata.
«Sei mai stato ad un matrimonio?»
Assunse una smorfia e scosse la testa. «No mai.»
«Hai visto? Grazie a me stai facendo tante cose per la prima volta.» Sorrisi quasi in automatico e sorrisi fiera di me stessa mentre riempivo il mio petto d'aria.
Sulla sua faccia però spunto un sorridenti ambiguo e uno sguardo languido. Lo fulminai con lo sguardo, un modo poco carino per sapere cosa stesse pensando. «No, nulla.» Fu la sua risposta, ma il modo in cui continuava a sorridere mi faceva capire che aveva travisato le mie parole e che quasi sicuramente stesse pensando ad altre prime volte.
«Perché devi pensare sempre male?» Chiesi stupidamente, perché è un maschio, disse la mia coscienza.
«Chi ti dice che stavo pensando male?» Sorrise ancora, stavolta mo guardò e quando notò il mio sguardo severo si morse le labbra provando a reprimere il suo divertimento, ma fu inutile ovviamente. «Stavo pensando solo che anche tu grazie a me hai fatto molte cose per la prima volta, tutto qui.» Scrollò le spalle.
I miei occhi restarono fissi sul suo profilo in maniera seria, non volevo fare la rompipalle, ne approfittavo per studiarlo, per la miliardesima volta. Percependo il mio sguardo su di lui non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, segno che ciò che stesse pensando poco prima fosse qualcosa di più di quello che mi aveva detto.
«Dio, sei un idiota.» Strofinai i palmi delle mani sul mio viso e ritornai a guardare davanti a me.
«Non bestemmiare piccola Scarlett.» Continuava a stuzzicarmi.
«No, tu sei un idiota.» Il mio tono divenne più deciso e lui finse che la cosa lo avesse ferito mentre si toccava il cuore in modo sofferente.
Repressi un sorriso, pensando che alla fine sarebbe potuta non essere la quiete prima della tempesta, magari per una volta nella vita la tempesta non ci sarebbe stata.
Spazio autrice;
Buon pomeriggio e buona domenica, questo capitolo lo avevo nelle bozze da un po', dovevo solo finirlo, correggerlo e postarlo e finalmente ce l'ho fatta. Non sto qui a giustificarmi per la mia assenza perché farlo in ogni spazio autrice non mi pare il caso, posso solo dirvi che proverò ad essere più presente e non far passare tutto questo tempo da un capitolo all'altro, perché ho in mente delle cose per questo libro e non solo per questo libro ma non vi dico altrooo, sh, tomba.
Mi impegnerò ancora di più, visto che non è bastato.
Volevo anche chiarire un punto molto importante per me, i diritti di Scarlett sono tutti riservati e sono i miei, quindi vi prego di non scrivermi in privato di volerla continuare al posto mio, oppure di voler proprio il libro. Perché non ho nessuna intenzione di cederlo.
Sarò io a continuarlo, sarò io a finirlo. (Speriamo di non metterci ancora molto tempo)
So che vi sto facendo penare tantissimo e mi dispiace perché non è mia intenzione farlo, però continuate ad esserci, siamo una grande famiglia.
See you soon, guys.
All the love. xx
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