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Chapter Forty-One.

«Ragazze datevi una mossa, non aspettano tutti i vostri comodi.» Ordinò Alan.

Io e Gyne ci stavamo spaccando la schiena, e le mani quasi non le sentivo più. Il locale era molto più affollato del solito e Alan più irritabile. Non si era riposato nemmeno un po' da quando si era alzato dal letto, tra fatture, bollette da pagare e merce appena arrivata era stata quasi tutta la mattina fuori per sbrigare commissioni e al ritorno con l'aiuto di Niall l'aiutai con la merce in magazzino.  Quei pochi minuti che si è preso una pausa sarà stato verso le quattro del pomeriggio, quando io e Gyne scoprimmo che non aveva nemmeno pranzato oltre che non fare colazione, così l'obbligammo a mettere qualcosa sotto i denti, ma sembrava come se qualcuno gli stesse puntando qualcosa contro visto che mangiò un panino al volo.

Sinceramente avrebbe dovuto prendere un pausa o avrebbe avuto un esaurimento nervoso.

Per quanto riguarda Niall, beh lui stava sempre in quella situazione ma mi aveva promesso che avrebbe reagito, passò la notte sul divano nel salotto di Alan e non si mosse dal locale per tutto il giorno, evitò Gyne per tutto il tempo e quest'ultima credo l'abbia notato visto che non faceva altro che guardarmi in modo confuso. E mi sentì uno schifo rispondendo solo con una piccola scrollata di spalle, sapevo tutto di quella situazione e le stavo nascondendo tutto, spero solo non che se l'avrebbe presa con me una volta scoperta tutta la verità.

«E' stata una serata davvero grande, mi dispiace tu te ne sia andato così.» Zayn diede una pacca sulla spalle di Niall tirando su leggermente un angolo della sua bocca.

«Si, stavo solo poco bene.» Rispose convincendo più se stesso che Zayn, mandò giù in un sorso il suo shorts.

«Ho intuito qualcosa.»  Ammiccò Zayn nella sua direzione. 

Mi stavo chiedendo come sia possibile che Zayn capisca sempre tutto di tutti, almeno questo è quello che lascia intendere lui. Non è un ragazzo di poche parole - da sobrio - ma quando parla sa sempre dove andare a parare. 

Gyne si avvicinò al bancone sospirando esausta lamentandosi di quanto fosse stanca già a metà serata, proprio in quel momento Niall si allontanò bruscamente suscitando una risatina da parte di Zayn. «Cosa diavol- dovrebbe trattare meno Harry, sta diventando insopportabile come lui.» Urlò forse per farsi sentire da lui, sbattendo una bottiglia vuota sul bancone.

«Non voglio fare l'avvocato del diavolo, ma penso che Harry questa volta non centri niente.» Continuò con un sorrisetto sghembo Zayn.

I miei occhi girarono per tutto il posto mentre Gyne rispondeva a Zayn, notando come Niall si avvicinò ad un gruppo di ragazzi, dall'altro lato invece Liam con i suoi occhi puntati su uno dei suoi migliori amici, il quale il rapporto si era complicato parecchio.

Parlando proprio di Harry mi accorsi come quella sera non fosse lì, dopo quella figuraccia il giorno prima avrà pensato che avrei voluto che lui ci fosse, ma si poteva essere più stupidi?

Forse è meglio così, forse è meglio che lui non ci sia. Sarebbe stato imbarazzante e sono sicura che aveva di meglio da fare. Non potevo essere così paranoica.

«Scarlett? Scarlett?! Mi stai ascoltando?» Gyne mi scosse la spalla facendomi sussultare, per un attimo mi ero persa nei miei pensieri.

«Mh? Cosa?» Passai dietro l'orecchio una ciocca di capelli sfuggita dallo chignon disordinato. 

«Dovresti tornare sul pianeta terra, tutta questa gente non si serve da sola.» Corrugai le sopracciglia dando una veloce occhiata alle persone ammucchiate al bancone aspettando il loro drink. Spalancai gli occhi e cercai di capirne di più dei loro ordini. «Ho un mal di schiena atroce.» Si lamentò Gyne.

«Non ci frega niente del tuo mal di schiena e muoviti, e da tanto che stiamo aspettando!» Urlò uno di loro molto arrabbiato.

La faccia indignata di Gyne era la cosa più divertente che abbia mai visto, era sul punto di esplodere, era rossa come un pomodoro e tra un po' le sarebbe sicuramente uscito fuori il fumo dalle orecchie. «Senti coso, non sei l'unico ad aspettare! Prova a parlarmi ancora in questo modo e sarai l'ultimo ad essere servito.» L'uomo borbottò qualcosa in risposta per niente comprensibile.

«Respira.» Le sussurrai con un sorriso divertito, in tutta risposta portò gli al cielo.

«Fatemi spazio, vi do una mano bellezze.» Zayn si fece largo tra la gente raggiungendoci dietro il bancone, posizionandosi al mio fianco, dandosi un occhiata in giro.

«Dici sul serio?» Sollevai le sopracciglia abbastanza sorpresa, ci serviva proprio un paio di mano in più.

«Si, avrò l'occasione di fregarmi un bicchierino quà e là.» Il sorrisino che aveva in viso ne sapeva più di quanto pensassi. 

«Non ci servi ubriaco.» L'ammonì quando sentì Gyne strillare con lo stesso uomo di poco fa.

«Vi servo disperatamente, molto disperatamente.» Fece cenno con il capo a Gyne, la quale i capelli prendevano da tutte le parti, ridacchiai. Infondo aveva ragione. «Posso occuparmi della cassa?» Chiese aprendola e osservandola, gli lanciai un'occhiataccia abbastanza chiara così lui la richiuse divertito. «Stavo scherzando.»

Sperai sul serio che non ne approfittasse per bere, avrei dovuto subirmi la sua parlantina riguardo i suoi parenti strani, devo ammettere che non aveva mai una buona parola per loro ed effettivamente non aveva mai parlato dei suoi. 

Scossi la testa in modo da liberarla da quei pensieri e prestai attenzione ad un tipo che da un ora mi ripeteva cosa voleva da bere. Mi scusai e lo servì.

Alan si stava occupando di due uomini che stavano per fare a botte nel suo locale, uno dei due mi sembrò averlo già visto da qualche parte, ma non ricordai semplicemente dove e chi fosse. Sussultai quando sentì qualcuno avvicinarsi al mio orecchio. «E' uno dei scagnozzi di Rowan.» Zayn tornò a suo posto con gli occhi puntati nello stesso punto dei miei, ma con la differenza che i miei si spalancarono e i battiti del mio cuore accelerarono. 

«Fiorellino, chi non muore si rivede.» Rise guardandomi, sgranai di poco gli occhi e cercai di fare un passo indietro, invano perché mi acchiappò dal braccio. «Che c'è? Hai fretta? Resta ancora un po. » Il sorriso malizioso sul suo volto persisteva e anche se cercai di dimenarmi e andarmene lui si alzò stringendo le mie braccia con le sue mani sporche e disgustose. «Dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato qualche sera fa, ricordi?» Cambiò espressione da pervertito al finto innocente mentre gli altri al suo tavolo ridevano.

«Lasciami.» Il suono dalla mia bocca uscì come un lamento, un lamento di dolore che le sue mani provocano alle mie braccia stringendole.

..

«Vedo che tutti gli avvertimenti che ti ho dato non ti sono serviti, eh?.» Disse Harry a denti stretti e potrei giurare che la sua presa si stringeva sempre si più. Un lamento di dolore uscì dalla bocca di Rowan. «Rispondimi!» Urlò, cosa che mi fece sobbalzare. Gyne mi raggiunse e accarezzò il braccio con la sua mano, la guardai ancora un po spaventata mentre tutti intorno incitavano di più eventuali risse.

Rowan cercò di dire qualcosa ma non ci riuscì a causa della presa di Harry, così quest'ultimo allentò di poco la stretta solo per sentire cosa stesse per dire.

«Styles, chi sei tu? Il suo paladino? L'angelo custode?» Ridacchiò prima che Harry lo tirò a se per poi fallo sbattere di nuovo - ma più forte - contro il pilastro e strinse di nuovo la presa.

«Sei un fottuto bastardo, un maniaco, sei un malato di mente.»

..

Harry, concentrato ad insultarlo non si è nemmeno accorto che un amico di quella bestia stava per avvicinarsi ad Harry con un coltello in mano, e sapevo che se non l'avrei fermato l'avrebbe accoltellato in un fianco. Gyne non si era accorta di niente visto che gli occhi di tutti erano puntati su Harry e Rowan, così mi allontanai velocemente da Gyne e presi la prima cosa che mi capitò sotto, ossia una bottiglia di alcool. Non so con quale coraggio, ne dov'era finita la mia paura ma quella stessa bottiglia che tenevo tra le mani in un nanosecondo la ruppi in testa al tizio con il coltello, dopo due secondi lo vidi cadere a terra come un sacco di patate, fu allora che spalancai gli occhi per quello che ho fatto, Harry voltò di scatto la testa non lasciando la presa su Rowan, guardò prima me, fece scontrare i nostri occhi, e poi il tizio per terra e subito dopo il coltello. Si rivoltò bruscamente verso Rowan tolse la presa dal suo viso e la posizionò sul suo collo, il verde dei suoi occhi era scuro, talmente scuro che non sembravano nemmeno i suoi occhi, la mascella tesa e la presa al collo sempre più stretta.  

Era quel tipo che.. era il tipo a cui avevo rotto una bottiglia in testa. 

Cosa era venuto a fare? Si ricordava di me? Voleva vendicarsi?.

Avanzò di qualche passo verso di Alan spingendolo dal petto, suppongo per aver messo fine alle scazzottate che si davano quei due. Alan l'afferrò per la maglia prima di scaraventarlo a terra.

«Oddio Zayn, fa qualcosa.» L'afferrai per la maglia strattonandolo.

«Rilassati.» Ridacchiò. Come diavolo fa a stare così tranquillo?!«Alan sa difendesi meglio di quello che credi.» Continuò a fissarli come se fosse seduti nelle sedie rosse del cinema e si stesse svolgendo un film che aspettava da tanto.

Liam si avvicinò al bancone scuotendo la testa.«Non si faranno vedere spesso, ma quando lo fanno..» Lasciò la frase in sospeso facendo si che mi agitassi ancora di più.

Ero ancora terrorizzata dalle parole di Rowan dopo avermi presa da parte al parco abbandonato,  ho cercato di dimenticare e non dare molto peso alla questione ma quando è ricomparso in quel pub le mie paure erano rinate, sapevo che era capace di qualsiasi cosa e so di averne la conferma. Sapevo quello che aveva fatto ad Ana, e per quanto possa essere disgustosa e odiosa penso che questo sia troppo.

Alan afferrò nuovamente la camicia di quel tipo prima di buttarlo contro un tavolo distruggendolo, quest'ultimo si alzò barcollando puntato gli occhi su Alan, il quale vedevo solo le spalle larghe. Sobbalzai facendo un paio di passi indietro quando poi i suoi occhi si scontrarono con i miei. Fece un sorrisetto cinico prima che Alan l'afferrasse di nuovo ma stavolta scaraventandolo fuori il locale.

«A quanto pare si ricorda di te.» Borbottò Gyne non facendo altro che aumentare la mia tensione.

Presi dei respiri cercando di tranquillizzarmi e non comportandomi come una codarda, un'altra volta.

Alan urlò contro tutti quelli che erano rimasti li a lamentarsi di come aveva rovinato lo spettacolo. 

Passai le dita sulle mie tempie e a passi lenti mi allontanai dal bancone. «Dove stai andando?» Mi chiese Gyne.

«Mi sento poco bene, mi dispiace.» Non risposi alla sua domanda salendo le scale che portavano di sopra. Aprì la porta e mi beai di quel silenzio confortevole, il chiasso e il baccano di sotto avevano fatto si che la mia testa cominciasse a tamburellare. Anya saltò giù dal divano stiracchiandosi per poi correre verso di me, cominciò a fare le fusa e miagolare. Mi abbassai sulle ginocchia giusto qualche secondo in modo da darle attenzioni. 

Non avrei dovuto andare via in quel modo dal locale, non di certo dopo che hanno bisogno di aiuto ma non mi sentivo affatto bene, avevo bisogno di stare da sola, e sedermi per un paio di minuti.

Andai a bere un bicchiere d'acqua prima di sedermi sul divano, un gemito di sollievo uscì dalle mie labbra e chiusi per un attimo gli occhi. Cominciai a cercare una posizione più comoda della precedente. Lanciai un cuscino per terra dopo aver emesso un grugnito di frustrazione dettato da non so nemmeno io cosa.

Poggiai i gomiti sulle ginocchia e infilai le dita nei miei capelli, già legati in un crocchia disordinata, non avrei osato immaginare il mio aspetto in quel momento. In quell'istante stesso la porta si aprì, non mi voltai nemmeno per capire chi fosse, anche perché l'avrei scoperto a breve.

Il rumore dei passi risuonarono nella stanza vuota quando lentamente si avvicinarono sempre di più fino a fermarsi  a pochi passi dal divano in cui ero seduta. Sollevai lo sguardo trovando Alan con delle occhiaie ben evidenti sotto gli occhi e un'espressione stanca.

«Gyne mi ha detto che stavi poco bene.»

«Mi dispiace di non essere di sotto, so quanto c'è bisogno di aiuto e-» Gesticolai guardandomi intorno.

«Non sono qui per questo.» Mi interruppe scuotendo la testa. «Volevo solo sapere se avevi bisogno di qualcosa.» Un piccolo sorriso spuntò sul suo viso e non riuscì a farne a meno nemmeno io abbassando lo sguardo. 

«Cosa vuole da te?» Tornai seria puntando ancora una volta i miei occhi nei suoi.

S'irrigidì per qualche secondo prima di sospirare. «Non capisco.» Si spostò al centro della stanza.

«Rowan, lui cosa vuole da te? Perché ti odia?» Alzai un po i toni torturandomi le mani, volevo sul serio saperlo, volevo sapere il perché di questo astio e cosa centro io in tutto questo. Diamine non so nemmeno i loro problemi e io sarei il bersaglio giusto per distruggere Alan?.

«Divergenze del passato.» Borbottò solo lui.

Sapevo che non avrei ricevuto alcuna risposta da lui, o da chiunque altro. Quando provai a chiedere a Harry mi ordinò categoricamente di starne fuori, che non erano affari miei. Questo significa che lui lo sa.

«Devono essere davvero gravi allora.» Mi lanciò un occhiata confusa per quel mio commento e per il mio interessamento a questa situazione.

«Rowan è un fottuto bastardo, ha tentato molte volte da aggredirti e so anche che era fuori da quel locale in cui sei stata insieme a gli altri  di recente. Voglio solo.. metterti in guardia, sta' attenta okay?» Mi raccomandò.

Ma sapevo già che avrei dovuto farlo, sapevo già questo da un bel po' di tempo. 

Annuì, Alan si spostò e afferrò il cuscino che avevo lanciato per terra poco prima che entrasse nel suo appartamento, lo gettò sul divano. Sentì le guance diventare leggermente calde e mi senti davvero a disagio, avevo gettato uno dei suoi cuscini a terra. «Scusa.» Borbottai.

«Non è niente, meglio che io vada prima che Zayn mi faccia andare in banca rotta.» Ridacchiò contagiandomi. «Puoi restare qui, costringerò come sempre Niall ad aiutarci.»

«Se ci riesci.» Borbottai fra me e me, mi guardò accigliato così cercai di rimediare. «Grazie.» Sorrisi.

Ricambiò il sorriso e andò via.

Non credo avrebbe fatto un buon lavoro nel convincere Niall ad aiutarlo, si era sforzato davvero tanto evitando Gyne.

Anya saltò sul divano facendomi prendere un mini- infarto cosa che ultimamente quella gattina si divertiva a fare.

Portai le mani sul mio viso prima di poggiarmi con poca delicatezza sul schienale del divano. «Cosa devo fare con te.»

In risposta solo un Meow.

__

Scattai ritrovandomi seduta sul letto, il respiro affannato e a provarlo il petto che non smetteva un attimo di fare su e giù, i miei battiti accelerati e se non avrei provato a calmarmi mi sarebbe si sicuro venuto un attacco di panico. Una consistenza calda scorrere giù per le mie guance, lacrime salate che accarezzavano i miei zigomi e forzavano i miei singhiozzi a stare giù per la mia gola, non mi ero accorta di come le mie mani tremavano fin quando non le posai sul mio viso cercando di spazzare via quelle lacrime che si rifacevano spazio subito dopo.

Scostai le coperte dal mio corpo poggiando i miei piedi nudi sul pavimento freddo, dei brividi percorrevano la mia schiena, mi sentivo come stordita, come se questi stupidi incubi stessero risucchiando tutte le mie forze.

Altre lacrime taglienti come non mai, mi scorrevano sul viso, bruciandomi la pelle.  Come se stessero cercando di annullarmi. Ma loro, sempre più veloci, sempre più abbondanti, sempre più calde, si espandono divorandone ogni sua parte. Ed io, con quel sottile filo di forza che mi rimaneva mi avvicinai allo zaino, lo stesso che portavo sempre con me. Ma d'improvviso venni travolta da un'ira incontrollabile, che smosse tutti i miei muscoli e mi fece perdere il controllo. «Smettila!» urlai alla mia anima, ma lei non ascoltava. Gridavo, sempre con meno fiato, oramai con voce soffocata, perché i ricordi, sì quei ricordi, mi riaffiorarono nella mente e raggiungerono il cuore, invadendolo. Travolgendo la mia vita, risucchiandone le energie e annientandomi completamente.  

Non mi preoccupai che qualcuno potesse sentirmi, Alan era così stanco che non avrebbe sentito nemmeno una bomba dopo l'esplosione.

Mi inginocchiai per terra, accanto al letto, e afferrai lo zaino che era finito li dopo essermi caduto dalle mani. Cominciai a frugare dentro mentre i singhiozzi e le lacrime continuavano ad esserci, lo svuotai completamente lasciando sul pavimento freddo le ultime cose che comprai, cercai ancora quella tasca che sapevo che si trovava all'interno,e quando aprì la zip con una mano tremolante, il labbro stretto così forte tra i denti, i singhiozzi che sentivo più forte di prima, le lacrime ritornate con una quantità maggiore della precedente.. i polpastrelli delle mie dita vennero a contatto con qualcosa di freddo e poco appiccicoso, afferrai decisa quella che sapevo fosse una foto davvero ben curata e la tirai fuori. Fissandola per davvero pochi secondi, accarezzandola con delle dita, ma un singhiozzo mi fece appena sussultare e stringere quella foto al petto, mentre sentivo il mio collo bagnato da altre lacrime.

Mi coprì la bocca cercando di smettere ma era davvero impossibile poterlo fare, quella foto non l'avevo tirata mai via da li da quanto c'è l'avevo messa, lo stesso giorno che andai via da Brighton.

Tornai di nuovo a guardarla portando stavolta le ginocchia al petto, e mi si stringeva il cuore, i miei occhi sembravano dei pozzi senza fondo e il mio petto non smetteva di fare su e giù a causa dei singhiozzi. 

Il suo viso così bello, le sue labbra piegate da un sorriso, i suoi occhi azzurri così raggianti,  i suoi capelli biondi lungo le sue spalle e..  non riuscì a controllare il pianto isterico i singhiozzi quando, quando i miei occhi si posarono sulle sue braccia intorno alle mie spalle tirandomi al suo petto, il mio viso coperto dalle mie mani cercando di sfuggire all'obbiettivo, invidiai con tutta me stessa quella foto nonostante in quella foto ci fossi io. 

Quei momenti non sarebbero mai più tornati, mai più. Ed è la verità più dolorosa che si possa provare. 

Rifilai sgarbatamente quella foto nello zaino quando lasciai andare la mia testa all'indietro annegando tra le lacrime e tra i singhiozzi, tirai ancora una volta i capelli che non mi ero preoccupata di sistemare prima di andare a dormire e strinsi le palpebre. «Perché l'hai fatto? P-perché?» Continuai a piangere, le lacrime scivolarono sulle mie ginocchia ancora piegate al petto e il mento su di esse. «Fa così male mamma.» Continuai con un filo di voce.

Tirai su il naso continuando a piangere, non sarebbe dovuta andare via così presto, non avrebbe dovuto portarmela via, questo è tutto ciò che riesco a pensare quando sento dei rumori alla porta della mia camera, alzò lo sguardo e la porta completamente spalancata e Harry poggiato allo stipite della porta. I suoi occhi fissi su di me, inerme sul pavimento accanto al letto con le ginocchia al petto tra le lacrime e i singhiozzi e le mani tra i capelli. 

Non fiatò per due minuti buoni, e i suoi occhi su di me non aiutavano a farmi smettere di piangere, non mi stupì affatto che lui fosse lì tra l'oscurità, ormai non mi stupivo più di niente. «Ho avuto un contrattempo e non sono potuto venire stasera.» Parlò finalmente dicendo quella frase come se fosse la cosa più normale da dire davanti ad una persona ridotta in quel modo. «Dimenticavo, per te è indifferente.» Ironizzò abbastanza a disagio.

Morsi il mio labbro abbassando il capo e abbandonandomi alle lacrime, ancora una volta. Tornai a guardarlo, non si era mosso ancora di un centimetro, un singhiozzo scappò dalle mie labbra prima ancora che potessi controllarlo. «Mi sento soffocare.» Quella poca voce rimasta seppur tremante non fecero altro che far fuori uscire altre lacrime. «Io n-non-» Scossi la testa per poi chinarla in basso, nascondendomi ai suoi occhi.

Il rumore delle suole delle sue scarpe non faceva altro che confermare che si stava avvicinando, fin quando queste non si fermarono. Sobbalzai al contatto della mia pelle con la sua mano, mi incitò a sollevare il viso e ingoiai il groppo in gola sopprimendo un'altro singhiozzo. Aprì gli occhi ritrovandolo a pochissima distanza dal mio viso e dal mio corpo, i suoi occhi avevano una luce diversa, erano più luminosi. Erano quasi vulnerabili. «Lo so.» La sua voce bassa e roca, rinunciò a spazzare via le lacrime considerandolo inutile, ma continuò ad accarezzare la mia guancia. Sistemai liberamente il mio viso nel palmo della sua mano chiudendo gli occhi e mordendomi il labbro ancora tremolante inferiore. Allontanò la sua mano dal mio viso avvicinandola al disastro dei miei capelli. «Ti porterò in un posto dove puoi ritornare respirare tranquillamente.» Afferrò le mie mani con le sue facendo verificare di nuovo quella piccola elettricità espandendosi per i nostri corpi, ma non gli sembrò importare poiché non lasciò la presa. «Ma  mettiti qualcosa di più pesante.» Fece scorrere il suo sguardo giù per il mio corpo ancora rannicchiato per terra,  un paio di pantaloncini e una maglia larga non erano affatto un abbigliamento adatto ad uscire fuori con questa temperatura fredda. «A quest'ora fa sempre più freddo, ti aspetto di là.» Tirò su un sorriso tirato prima di lasciare le mie mani e alzarsi dal pavimento, si voltò ancora una volta prima di uscire guardandomi in uno strano modo che non avevo mai pensato Harry potesse fare.

Non volevo la pietà di nessuno, ma qualcosa mi diceva che Harry non era quel tipo di persona.

Passai le mani tremolanti sotto gli occhi pulendoli dalle lacrime, gettando alla rinfusa tutto quello che avevo tirato fuori dallo zaino, per poi gettare quest'ultimo sulla sedia accanto ad una scrivania.Mi diedi la spinta con le mani alzandomi anche io dal pavimento freddo, di tanto in tanto sussultavo a causa dei singhiozzi che non volevano andare via. Aprì l'anta dell'armadio tirando fuori un paio di jeans neri, una maglietta grigia con le maniche bordeaux scuro. Indossai velocemente entrambi i capi e delle vans anche loro grigie ai piedi, realizzai dopo il casino dei miei capelli così, entrai velocemente in bagno evitando di farmi vedere da Harry il quale era in salotto o in cucina. Sussultai alla vista del mio riflesso allo specchio,  gli occhi rossi e gonfi e ancora leggermente lucidi, i capelli raccolti in una crocchia che disordinata poteva solo chiamarsi eufemismo. Mi venne quasi da piangere di nuovo nel vedermi in quelle condizioni, pettinai distrattamente i capelli e li legai nuovamente ma in una coda alta stavolta, mi sciacquai il viso, l'asciugai per bene e uscì in corridoio. Entrai in cucina dove Harry era di spalle accanto al bancone, non fiatai e mi limitai a fissare le sue spalle larghe e leggermente contratte rimettendo in risalto i suoi muscoli. Sussultai quando si girò scoprendomi a fissarlo, il suo viso si addolcì mostrando un piccolo sorriso divertito.

«Vuoi bere qualcosa prima di andare?» Mi chiese afferrando la sua giacca infilandosela in un nanosecondo. Scossi la testa in negazione torturando ancora il labbro inferiore tra i denti. «Allora andiamo, prendi la giacca.» Le parole sembravano essere bloccate in gola, non riuscivo a parlare così afferrai la giacca dall'attaccapanni e imitai le sue mosse indossandola. Si avvicinò alla porta e l'apri aspettando che uscissi, a capo basso eseguì e aspettai che chiudesse l'appartamento.

Una volta giù posò un dito sulla sua bocca, sussurrandomi di non svegliare Alan, uscimmo fuori per strada ed Harry chiuse a chiave l'entrata del The Crown. Mi strinsi leggermente nella giacca osservandomi intorno confusa. Dov'era la sua macchina? 

Si avvicinò ad una moto e un cipiglio si fece spazio sul mio viso.«Vuoi andare a piedi? Non è proprio dietro l'angolo.» Mi avvisò tirando fuori dalle tasche una chiave.

Mi avvicinai a lui rimanendo a qualche passo da quella moto, che devo ammettere era davvero bella. «E'-è tua?» Non sapevo avesse una moto, al dire il vero c'erano molte cose che non sapevo di lui.

«Sembrerebbe di si.» Scrollò le spalle mettendosi a cavalcioni sulla sella della moto. «Sali o no?»

«I caschi?» Chiesi ancora.

«La vecchia Scarlett sta tornando in sé.» Ridacchiò, gli lanciai uno sguardo truce. «Non li ho qui con me.» Rispose dopo indifferente.

«Dovresti portarli sempre con te.» Borbottai quasi insicura.

Puntò i suoi occhi sul mio viso per qualche secondo. 

«La prossima volta lo farò.»

La prossima volta.

Ci sarà una prossima volta.





Spazio Autrice;

Nuovo aggiornamento everybody! 

Dove starà portando Scarlett, Harry? X

Alcune di voi mi hanno chiesto se potevo fare il gioco delle domande ai personaggi, non ho mai fatto questo gioco ma penso di sapere di cosa si tratta, sarei disposta a farlo. Inviatemi le vostre domande in privato e vi risponderò a fine capitolo o vedrò, se creare un libro per le domande, specificate a chi volete farla.Vi risponderò entrando nei panni del personaggio!Voglio tante domande o non mi conviene creare un'altro libro.

Votate e commentate dicendomi cosa ne pensate! Vi voglio in tanti come sempre!

Per chi fosse interessato alla canzone del traile :  Etham Basden - Leaving the lights on.

See you soon guys!

All the love. xx





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