Chapter Forty-Four.
«Grazie al cielo hai deciso di uscire questa mattina, stavo cominciando a temere che quel posto stesse per risucchiarti da un momento all'altro.» Ironizzò Gyne sedendosi su una delle sedie del piccolo locale dove avevamo deciso di fermarci a fare colazione.
Scossi la testa abbozzando un sorriso e imitando la sua azione, era vero, non uscivo molto spesso ma quella mattina mi ero alzata con la strana voglia di andare a prendere una boccata d'aria. E chi meglio di Gyne avrebbe potuto accompagnarmi?.
In realtà volevo anche distrarmi, gli ultimi due giorni li avevo passati isolandomi da tutti e tutto con i miei pensieri, stavo per impazzire. Ogni cosa io facessi non serviva a far sgomberare la mia mente.
E da quel tardo pomeriggio in cui mi chiesi; Mi starò innamorando di Harry? Che continuai a farmi problemi, a pormi milioni e milioni di domande.
E' impossibile che io mi stia innamorando.
Dicevo a me stessa.
Sarà solo una semplice attrazione.
Continuavo poi.
Allora perché quando va via mi sento come se mi mancasse qualcosa? Mi sento vuota, e solo la sua presenza riuscirebbe a colmarla.
E mi sentivo patetica subito dopo. Non ero mai stata innamorata in vita mia, era qualcosa di nuovo come tutte quelle sensazioni che provavo con Harry, forse era proprio questo che mi faceva pensare di esserlo, forse non lo ero.
Mandai via quei pensieri cercando di tenerli il più lontano dalla mia testa e concentrarmi su Gyne che attendeva ancora che io prendessi parola. «Non essere melodrammatica.» Ruotai gli occhi al cielo sistemandomi meglio sulla sedia. «Non avevo mai visto questo posto, è molto carino.» Mi diedi un occhiata intorno, notando come le pareti erano dipinte di un forte arancione e il soffitto di un giallo tenue. I tavoli disparsi per la piccola saletta ben sistemati e un bancone dove si trovavano varie tipi di dolci dentro una cupola di vetro.
«Si, e non hai ancora assaggiato il loro tè.» Sorrise ampiamente. «E' il migliore in tutta Caernarfon, certo, questo posto non è poi chissà quanto grande ma è comunque il migliore.» Spiegò togliendosi la leggera giacca dalle sue spalle, invece io preferì tenerla addosso.
«Non sono una fanatica del tè.» Dissi onestamente aspettando di vedere una sua reazione.
«Stai scherzando? Sei sicura di essere inglese?» Chiese poi con un pizzico di divertimento.
«Preferisco di gran lunga la cioccolata calda.» Scrollai le spalle.
La sua espressione era abbastanza sorpresa e quasi scoppiai a ridere. Era davvero così strano?
Andiamo, penso di non essere l'unica inglese a non adorare il tè e contemplarlo ogni pomeriggio. Credo. «Posso portarvi qualcosa?» A interrompere il flusso dei miei pensieri e di questo mio dilemma fu una donna sulla cinquantina che con un piccolo sorriso afferrò un taccuino e una penna.
«Io prendo..» Si portò un dito sul mento riflettendo.«Un cappuccino e una ciambella senza glassa.» Decise annuendo alle sue stesse parole.
La donna posò lo sguardo su di me attendendo di trascrivere il mio ordine. «Un croissant vuoto e una cioccolata calda.» Lanciai un occhiata divertita a Gyne, che portò gli occhi al cielo sorridendo.
«Va bene, arriveranno tra un attimo.» La donna si congedò lasciandoci nuovamente da sole.
«Cerchi di tenerti in forma?» Chiesi incrociando le braccia sul tavolo, alzò un sopracciglio. «Una ciambella senza glassa.» Imitai la sua voce passando poi i capelli dietro le spalle come è solito fare Gyne.
Lei ridacchiò.«Anche, sai non posso permettermi di ingrassare.» Stavolta fui io a guardarla accigliata, perché? Stava lavorando anche come modella e io non ne sapevo nulla?. «Rimarrò zitella a vita e non voglio sinceramente invecchiare e condividere il mio appartamento con una decina di gatti. E' abbastanza straziante farlo con mio fratello.»
«Ma smettila, cosa ti fa credere che non troverai la persona giusta per te? Sei bellissima.» Risposi sinceramente, era vero. Aveva di sicuro una fila di ragazzi dietro e nemmeno se ne accorgeva o semplicemente non era interessata.
Lei scrollò le spalle pensando di certo alla situazione con Liam, così sospirai e prima che potessi dire qualcos'altro la donna arrivo con un vassoio posando i piattini con la ciambella e il croissant, per poi poggiare anche il cappuccino e la cioccolata calda. «Spero sia di vostro gradimento.»
La ringraziai e Gyne le rivolse un piccolo sorriso prima che la donna andasse via nuovamente, ci dedicammo alla nostra colazione, e assaggiai lentamente la cioccolata essendo ancora molto calda, era davvero buona ed era da tanto che non ne prendevo una. A Brighton molti pomeriggi mi piaceva passare da una piccola caffetteria con un libro che stavo leggendo. Mi bastava solo un angolo isolato, un libro e il calore della cioccolata e del locale che ero solita andare. Mi mancava Mary Jane, la proprietaria di quel posto, era una signora davvero dolce e gentile.
«Anche.. tua madre non era una fanatica del tè?» La mia testa scattò nella sua direzione, notando il suo capo basso e la sua mano che faceva tintinnare il cucchiaino nella tazzina.
Mi stava davvero chiedendo di mia madre? Non l'aveva mai fatto da quando le parlai di lei e di mio padre, ovviamente omettendo i dettagli dei miei incubi e da cosa erano istigati.
Una strana sensazione di espanse nel mio petto e nel mio stomaco, non avevo mai parlato di lei, del suo essere con nessuno. Ma penso che, ricordarla e ricordare quei momenti non sarebbe stato male.
«Lei amava il tè.» Accennai un piccolo sorriso quando lei fece scontrare i suoi occhi azzurri nei miei.«Tutti nella mia famiglia amano tè.» Continuai poi fissando la mia tazza di cioccolata ancora fumante.
«Tutti tranne te.» Sorrise sinceramente prendendo un morso della sua ciambella.
«Sono cresciuta con la cioccolata a differenza di mia madre.» Scrollai le spalle. «Mia nonna è una donna molto .. snob.» Si, era la parola giusta. Non era venuta nemmeno al funerale di sua figlia, e solo lei sapeva il perché. «E' così diversa da mio nonno, lui è dolce, affettuoso e sempre sorridente, beh lei un po' meno.» Spiegai ancora con un piccolo sorriso, non sapevo nemmeno perché stessimo parlando dei miei nonni.
«E' una donna ricca?» Chiese curiosa.
«Mio nonno da giovane aveva un ufficio tutto suo in centro ed esercitava come psicologo, penso si aver ereditato da lui questa passione.» Mi mancava davvero tanto e rimasi delusa quando nemmeno lui si era presentato in un momento così delicato come la morte di mia madre, da lui non me l'aspettavo. Purtroppo era sempre stato un uomo che si faceva condizionare facilmente da mia nonna.
«Sogni di poter diventare una psicologa? Io sinceramente non lo farei mai. Voglio dire, ho così tanti problemi per conto mio figurati aiutare a risolvere quelli altrui.» Rispose risoluta.
Ridacchiai e scossi la testa. «Non puoi capire, e comunque non più. Le cose sono state stravolte e.. anche i miei piani per il futuro.»
«Mi dispiace.»
«Non preoccuparti, è okay.» Sussurrai le ultime parole ritornando alle nostre colazioni, la cioccolata calda, ormai era fredda.
Mi era sempre piaciuta l'idea che un giorno sarei potuta diventare una psicologa richiesta come mio nonno, mi ricordavo ancora quando andavo a trovarlo a casa sua, e anche li lui aveva un ufficio dove teneva tutti i libri e tutto ciò che non teneva nell'altro ufficio in città, iniziai ad appassionarmi all'età di otto anni, ero davvero piccolina e tutti mi ritenevano strana. L'unico a sapermi capire sembrava mio nonno, mi confidò che anche lui sin da piccolo aveva questa passione e che non era affatto strano. Iniziai a intrufolarmi nel suo ufficio e sbirciare nei suoi libri, molte volte mi spiegava ciò che non riuscivo a capire, o qualche termine un po' troppo scientifico per la mie età. Mi mancano quei momenti e mi mancava mio nonno.
«Parliamo di qualcosa di più bello! Ti va di passare il pomeriggio fuori?» Chiese battendo le mani con un sorriso da un orecchio all'altro.
«Cosa intenti esattamente con fuori?» Chiesi dando l'ultimo morso al mio croissant.
«Intendo qui in giro, potremmo passeggiare, credo che ci sono posti che ancora non hai visto e quando sarai stanca rientreremo.» Spiegò, mi chiese poi cosa ne pensavo e accettai, non avevo niente di meglio da fare oltre che aiutare Alan - se me l'avesse lasciato fare -, giocare con Anya o leggere un libro. Così accettai, pagammo e uscimmo da quel locale, mi disse che in questo posto non c'era niente di così emozionante, ne tanto meno luoghi da visitare, non per niente secondo Gyne questo posto era l'ultimo degli ultimi nella lista delle mete turistiche, pensai che probabilmente non era nemmeno inserita e sorrisi divertita, mi spiegò che non avrei mai dovuto infastidire nessuno per le strade, tanto-meno se non era di bell'aspetto. "Sono abbastanza permalosi e sei persone su cinque aveva qualche arma nascosta."
«Cinque su sei.» La corressi guardandola confusa.
Mi lanciò un occhiata, una di quelli che dicevano; Ehi, io so quello che sto dicendo. «No, sei su cinque.»
Non mi meravigliai più di tanto immaginando la testa calda che le persone avevano in quel posto.
Ci avvicinammo in un edicola e lei mi disse che lì lavorava Jamie e suo padre, visto che quest'ultimo era il proprietario. Rimasi sorpresa, Jamie mi aveva detto che aveva un lavoro ma non mi aveva mai detto quale e quando Gyne cercò di convincere ad entrare non volli, poiché io e Jamie non c'eravamo ne sentiti ne visti da quella sera in cui Harry decisi si saltare fuori dopo cinque giorni d'assenza. Temevo si fosse arrabbiato per averlo cacciato fuori di casa così velocemente, ma se non l'avessi fatto avrebbe fatto a pugni con Harry.
«Vedrai che non è arrabbiato, quel ragazzo ti adora.» Mi accigliai alle sue parole e in quel momento di distrazione mi spinse dentro facendomi quasi cadere con la faccia al pavimento. Le lanciai un'occhiataccia e lei mi sorrise innocentemente sussurrando; «Scusa.»
«Salve.» Sorrise l'uomo che supposi fosse il padre di Jamie dalla notevole somiglianza.
«Salve signor Bower.» Sorrise Gyne avanzando di qualche passo.
«Posso aiutarvi?» Chiese poi alternando lo sguardo tra me e Gyne.
«No, non si disturbi. Noi stavamo andand- ohw.» Sussultai dal dolore quando il gomito di Gyne colpì il mio fianco.
«Stavamo cercando Jamie.» Andrò dritto al punto.
L'uomo sorrise. «Sei la sua ragazza? Ultimamente ha la testa tra le nuvole quel ragazzo.»
Gyne sgranò gli occhi e quasi scoppiai a ridere. «No no, almeno non io.» Mormorò le ultime parole lanciandomi un occhiata d'intesa che ricambiai con un'altra di fuoco. «Siamo solo delle amiche.»
«Jamie non c'è, questo è il suo giorno libero.» Scrollò le spalle.
«Ma che peccato! Andiamo Gyne, togliamo il disturbo.» Afferrai il suo braccio con l'intenzione di smontare al più presto le tende ma sembrava irremovibile.
«Va bene, ci dispiace per il disturbo, lo saluti da parte nostra.» Salutammo l'uomo gentilmente e uscimmo fuori, sospirai sollevata mentre lei sghignazzava.
«Tu sei terribile.» La indicai con l'indice non riuscendo a trattenere un sorriso che stava crescendo sulle mie labbra.
«La cosa divertente è che abbia confuso me per te.» Si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio continuando a ridere.
«Cos- no! Smettila di farti strani filmini nella tua bella testolina Gyne.» La sorpassai ricominciando a camminare verso casa.
«Non saranno solo dei filmini e tra un po' di tempo non dirmi che non avevo ragione!» Urlò in modo da farsi sentire benissimo da me.
Non risposi e ringhiai, ero abbastanza stanca e volevo solo sedermi su una superficie comoda come un divano o un letto. Fortunatamente Gyne aveva smesso di ficcare il naso nel rapporto tra me e Jamie che era basato solo da un'amicizia e ne fui grata. Era snervante e stressante, come se mi stesse spingendo ad andare oltre ad una semplice amicizia, se sapesse invece che a dominare i miei pensieri fino a scervellarmi era qualcun'altro. Ma non le avrei parlato di questo, non in quel momento almeno. Ero capace di gestirmi da sola, speravo.
Quando arrivammo al The Crown erano più o meno le quattro e mezza, passammo difronte al parcheggio, di fianco al locale, e mentre Gyne non faceva altro che continuare a parlare notai delle gambe uscire da sotto una macchina, che daltronde conoscevo bene.
La jeep di Alan, richiamai l'attenzione di Gyne con una piccola gomitata.«Guarda lì, sono le gambe di Alan quelle?» Aveva avuto qualche guasto con la sua vecchia auto a quanto pare.
«Sembrerebbe di si.» Rispose prima di incamminarsi verso l'auto leggermente sollevata, velocizzai il passo e l'affiancai.
Notai che anche il cofano davanti era aperto.
«Quando deciderai di cambiare questo rottame, Alan?» Quella voce, sobbalzai e dei brividi ahimè familiari percorsero la mia spina dorsale.
Era li?
Sgranai gli occhi e cercai di individuarlo con lo sguardo. «Questo rottame come lo chiami tu, mi è stato affianco anche negli anni peggiori della mia vita ragazzo.» Rispose Alan, che essendo li sotto non si accorse della mia presenza ne tanto-meno di quella di Gyne.
Quando fui più vicina notai le sue braccia scoperte sporche e sudate come la sua maglietta bianca, i soliti jeans neri e stranamente delle scarpe da ginnastica ai piedi. Il viso leggermente arrossato, concentrato su qualcosa a cui stava lavorando e quasi sorrisi a quanto era buffo con i capelli raccolti in una piccola crocchia, molto più ordinata di quelle che mi facevo io stessa.
Legati con il mio elastico, gli era servito a qualcosa.
Gyne lanciò un piccolo calcio al piede di Alan facendolo sobbalzare e in quel momento gli occhi di Harry incontrarono i miei, si pulì le mani con uno straccio non distogliendo lo sguardo. Non avevo avuto modo di vederlo dalla notte che mi accompagnò al The Crown, ossia un paio di giorni prima. E dopo tutte quelle ore a consumarmi anche l'anima con quei pensieri che non avrei mai immaginato di poter fare con un soggetto come Harry.
Trovarmelo davanti mi faceva un granché che strano.
«Oh ciao ragazze.» Sbattei più volte le palpebre puntando l'attenzione su Alan che era appena scivolato via da sotto la macchina.
«Ciao, problemi con la macchina?» Domandò Gyne sistemando la sua borsa sulla spalla, mi accorsi solo adesso di essere rimasta un po' indietro, così a cautamente la raggiunsi.
«No, ci sporchiamo d'olio e sudiamo come dei maiali per divertimento.» Alzò un sopracciglio scettico Harry.«Sai, dovresti provare.» Continuò poi.
Gyne strinse i denti prima di emettere un sospiro rumoroso, non andavano proprio d'accordo quei due. «Sai, al mio paese si saluta, non so nel tuo.» Sputò rabbiosa.
«Siamo dello stesso paese.» Corrugò le sopracciglia.
«Era una battuta.» Allargò le braccia con fare teatrale facendomi sorridere divertita.
«E poi dicono che le mie battute sono orribili.» Mormorò prima di tornare alla macchina.
Fortunatamente Alan prese in mano la situazione prima che Gyne potesse rispondere alla provocazione di Harry. «Basta ragazzi.» Si passò uno straccio sulla fronte e sul collo sudato prima di avvicinarsi ad Harry. «A che punto sei?»
«Al punto di dirti; Porta questo coso allo sfascio.» Rispose armeggiando con qualcosa a me sconosciuto.
Non ero una fan delle auto come lo erano gli uomini.
«Non lo farò mai.» Si allontanò contrariato. «Vi siete divertite oggi? Siete stati fuori tutto il tempo.»
«Si, abbiamo fatto colazione e un giro qui e lì.» Rispose Gyne poggiandosi di schiena all'auto. «Ah! E ho scoperto che a Scarlett non piace il tè!» Aggiunse.
«Non è poi così importante.» Scrollai le spalle passando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Anche io odio il tè, non è poi così strano per un inglese come si pensa.» Sorrise Alan.
«Mi sento meno sola, Gyne mi ha fatto sentire come un esperimento uscito male.» Lanciai un'occhiata a Gyne che si trattenne dal ridacchiare.
«Beh poi siamo passati anche dal posto dove lavora Jamie e suo padre.» Continuò Gyne.
Sentì improvvisamente gli occhi di Harry pungere sul mio viso come tanti spilli e improvvisamente le mie mani cominciarono a sudare, provai in tutti modi di non cedere alla tentazione di far scontrare i nostri occhi così cominciai a pizzicarmi i polpastrelli con le unghia.
«Davvero? E' da un po' che non vedo quel ragazzo.» Commentò Alan.
«Si, ma lui non c'era.» Misi in chiaro, senza saperne realmente il motivo. Forse sperai che Harry smettesse di provare ad entrarmi dentro con quegli occhi che si ritrova.
«Che peccato.» Borbottò Harry pensando che nessuno lo sentisse, trovai la forza di tornare a guardarlo ma stava di nuovo lavorando alla macchina. «Alan, prova ad accenderla.» Lo richiamò poi, le sue braccia scoperte permettevano di guardare perfettamente i suoi muscoli contratti coperte solo dalla pelle inchiostrata e sporca d'olio.
«Si.»
«Io rientro, sono stanca.» Mormorai, salutai Gyne, la quale disse che anche lei doveva andare. E feci un cenno ad Alan. Harry sembrò non essere interessato alle mie parole poiché rimase con lo sguardo fisso all'auto. Rientrai dal retro che mi venne più vicino e salì le scale che portavano all'appartamento. Il miei occhi caddero sul divano, che mi affrettai a raggiungere. Poggiai la testa allo schienale beandomi di quella sensazione di relax, un piccolo miagolio raggiunse le mie orecchie.
Aprì gli occhi e Anya era sdraiata a pancia in su in cerca di coccole, sorrisi prima di afferrarla e portarla alle mie cosce. «Ehi, sei più pesante, eh.» Sorrisi beandomi delle sue fusa. «Forse Alan ha ragione, dovresti magiare di meno.» Sembrò quasi capire le mie parole, saltò giù dalle mie gambe rifugiandosi nella mia stanza lasciata socchiusa. «Stavo scherzando!» Ridacchiai.
Mi alzai dal divano con dei leggeri crampi alla pancia, entrai in bagno e mi lamentai sonoramente quando il ciclo era venuto a farmi visita, fortunatamente avevo comprato gli assorbenti sapendo che non sarebbe tardato ad arrivare.
E' così frustante! Perché il sesso opposto non deve soffrire neanche la metà di noi donne!
Sono degli esseri inutili.
Mi ritrovai a pensare, mi cambiai velocemente e uscì dal bagno con i leggeri crampi che non volevano andare via. Dubitavo che Alan avesse qualcosa contro i dolori mestruali, decisi comunque di andare a bere un bicchiere d'acqua - che non avrebbe fatto niente per risolvere i miei problemi -.
Mi poggiai con il bacino al ripiano del bancone mordicchiandomi il labbro e pizzicandomi una guancia con le dita, sembravo tipo una squilibrata ma qualunque cosa facessi non serviva a far passare i dolori.
Sussultai quando il rumore della porta che si spalancò mi tirò via dai miei pensieri riportandomi al mondo reale. Un Harry totalmente sporco d'olio e qualsiasi cosa fosse fece ingresso nell'appartamento fissando le sue mani.
Si fermò quando notò la mia presenza. «Cosa fai lì impalata?» Chiese corrucciando la sua espressione.
«Umh niente.» Era la verità, non stavo facendo poi chissà che cosa, ma il fatto che il mio tono di voce apparì insicuro mi fece schiarire la voce. «Tu invece? Come va con la macchina?»
Sospirò prima di guardare per un attimo le sue mani sollevando le sopracciglia e ritornando al mio viso. «Va, ma sono sicuro che la prossima volta rimarrà ferma in quel fottuto parcheggio per quanto si ostini Alan a non comprare una nuova auto.» Spiegò scuotendo la testa infine.
«E' molto vecchia e fa anche dei rumori strani quando cerca di riscaldarsi.» Ricordai quando Alan mi accompagnò a casa di Gyne prima di andare in quel pub, rimasi delusa dalla radio rotta ma a quanto pare anche la macchina stava cadendo a pezzi.
«Ha gli anni di Cristo.» Mormorò facendomi ruotare gli occhi al cielo divertita. «Vado a lavarmi le mani.» Continuò disgustato.
Si voltò quando un piccolo crampo mi spinse a chiudere un attimo gli occhi, notai poi che dalla sporgenza della tasca posteriore dei suoi jeans stava per cadere qualcosa, e quando toccò terra stavo per chiamarlo ma si chiuse in bagno. Mi avvicinai lentamente e mi chinai, si trattava del suo portafoglio, aperto. Si era dovuto aprire durante la caduta, l'afferrai decidendo di richiuderlo e quando sarebbe uscito dal bagno glie l'avrei restituito ma qualcosa attirò la mia attenzione, era già aperto, non ero stata io a farlo. Questo significava che non stavo invadendo la sua privacy, no? Era tutta una coincidenza.
Notai diverse scartoffie, come numeri di telefono e biglietti da visita a cui non detti conto. Immaginavo avesse molti amici o conoscenze. I miei occhi furono rapite da una piccola fotografia, dove due bambini, una maschio e una femmina super giù dell'età di dieci anni o poco più. Entrambi biondi con due occhioni azzurri insieme ad una donna con gli medesimi occhi ma a differenza dei due bambini i suoi capelli erano scuri e due fossette a incorniciare il suo viso davvero bello che mi parvero familiari.
Con un piccolo cipiglio sul viso girai la foto e notai solo due nomi.
Eveline e Benjamin.
Diedi un'altra occhiata alla foto, ma prima che i miei occhi potessero posarsi su un'altra foto che prima non avevo notato delle mani strapparono via la foto e il portafoglio dalle mie. Sobbalzai e sgranai gli occhi quando incontrai gli occhi furiosi di Harry.
«N-non è come pensi.» Balbettai continuando a tenere gli occhi ben spalancati.
La sua mascella era serrata, i suoi occhi dicevano solo una cosa, rabbia. Non l'avevo mai visto in quel modo, almeno non con me. Mi era capitato di vederlo in quello stato nelle poche volte che s'affrontò con Rowan. «Ah no? A me invece sembra proprio così.» Ringhiò riponendo il portafoglio nella sua precedente postazione, senza mai smettere di guardare il mio viso.
«T-ti è caduto dalla t-tasca.» Indietreggiai quando lui cominciò ad avanzare.
«Così hai pensato di ficcare il tuo fottuto naso dove non avresti dovuto?!» Mi urlò ad un palmo di mano, sentì il suo respiro veloce battere insistente sul mio viso.
Scossi ripetutamente la testa. «No, no, no non è così!» Alzai anche io la voce, ma quella sicurezza durò solo quell'attimo poiché subito dopo diventai insicura come prima, cominciai a balbettare e il suo metro e ottanta di muscoli tesi e contratti e la sua espressione impassibile non aiutavano affatto. «T-te l'avrei restituito quando saresti u-uscito.»
Avanzò ancora di un paio di passi decisi e mi ritrovai il suo petto ricoperto dalla maglietta unta e sporca a pochi centimetri dal mio viso. La sua stazza mi impediva di alzare lo sguardo e fissarlo negli occhi, mi sentivo piccola e invisibile anche se i suoi occhi erano fissi su di me. Il mio fondo-schiena toccò lo schienale del divano impedendomi di indietreggiare ancora.
«Non prima di esserti fatta i cazzi miei.» Strinse i denti. «Non è così? Eh?» Poggiò con forza la sua fronte sulla mia facendomi perdere un battito. «Rispondi, non è così?» La sua voce era dura e anche se mi ostinavo a tenere gli occhi chiusi potevo percepire la sua postura rigida anche dal modo in cui la sua fronte pressava la mia.
Scossi la testa velocemente. «Non è così.»
«Smettila di mentire.» Borbottò, afferrando i miei polsi, aprì gli occhi muovendomi bruscamente, il mio naso toccò il suo e le nostre fronti ancora attaccare. Un brivido corse lungo la mia schiena quando i suoi occhi penetrarono nei miei e la stretta ai miei polsi mi obbligarono a tenere il contatto visivo.
«Lasciami.» Mormorai continuando a strattonare i miei polsi.
«E se non volessi? Mi sembra che tu non ti sia fermata nell'impicciarti di qualcosa che non ti riguarda.» Sputò rabbioso. «Dovresti provare a tenere a freno la tua curiosità.»
Ignorai le sue parole piene di rabbia e odio, la sua voce era più rauca del solito e quella vicinanza con il suo corpo stava mandando in tilt il mio sistema nervoso. I suoi abiti erano ancora sporchi e l'ultima cosa che mi importava era proprio l'odore che emettevano.
Abbassai lo sguardo alle sue mani che stringevano i miei polsi lasciando andare un piccolo gemito di dolore. «Mi fai male.» Mi lamentai con un filo di voce, non aveva mai usato tutta quella forza su di me e stava cominciando a farmi davvero male. «Ti prego..» Mormorai tornando a guardalo con una smorfia di dolore sul viso.
I suoi occhi erano fermi nei miei e le sue orecchie sembravano non aver sentito la mia - per quanto odi dirlo - supplica.
Le sue mani scivolarono via dai miei polsi solo quando la porta venne aperta e la voce di Alan echeggiò tra le pareti della stanza. «Harry ti ho portato quest-.. cosa sta succedendo?»
Harry si allontanò da me e coprì i miei polsi con la camicia tenendo lo sguardo fisso per terra. «Niente.» Si affrettò a rispondere Harry.
«Scarlett?» Mi richiamò Alan, così mi forzai a tirare su gli occhi e rivolgergli un piccolo sorriso. «Stai bene? Sembri.. pallida.» Constatò, dannazione ero davvero impallidita?.
Annuì e deglutì. «Sto bene, sono solo stanca.»
Restò a fissarmi per un tempo indeterminato fino a quando Harry richiamò la sua attenzione. «Quelli sono per me?.» Domandò ad Alan.
«Si, credo siano della taglia giusta, al massimo i pantaloni ti verranno corti. Ma credo tu possa sopportarlo.» Ridacchiò, Harry si avvicinò ad Alan afferrando i vestiti puliti e ne approfittai per entrare in camera a passo veloce. Due paia di occhi erano puntati sulla mia figura che si muoveva velocemente.
Una volta dentro sospirai e tirai su le maniche della maglietta, notando i polsi ancora doloranti diventati rossi. Sfiorai la pelle arrossata con le dita trattenendo un respiro spezzato.
Il cuore mi minacciava di uscire dal petto con tutti quei battiti accelerati, il solo fatto che Harry stesse cercando di farmi del male riusciva a farmi bloccare il respiro in gola.
Presi dei respiri profondi prima di avvicinarmi e sistemarmi sul letto.
Sarebbe potuto sembrare che mi stessi impicciando negli affari suoi ma non era mica colpa mia se aveva perso il suo portafoglio, volevo solo restituirlo e non l'avevo aperto io. Era tutto in bella vista non avevo cominciato a svuotarlo e questo non gli aveva dato il diritto di trattarmi in questo modo fino a farmi male, pensai di essermi sbagliata sul suo conto.
Era impossibile il fatto che stessi iniziando a provare qualcosa per lui. Che mi aveva appena trattata come se valessi meno di zero.
Passai nervosamente le mani tra i capelli e le ginocchia al petto, quel vuoto che sentivo quando lui non c'era lo stavo provando anche allora, e lui c'era.
Ma la stretta che sentivo allo stomaco non era dovuta al fatto che avessi i polsi arrossati con la forma delle sue dita o qualche tacca che avevano lasciato gli anelli, ma il fatto che sia stato proprio Harry a procurarli.
Sentì la porta dell'appartamento sbattere e intuì che Alan fosse appena andato via, tirai fuori da un cassetto del comodino il libro che Alan mi aveva regalato, Cime Tempestose. Pensai che la miglior cosa fosse stata leggere cercando di estraniarmi dal mondo. Stranamente non avevo ancora iniziato a leggerlo, Anya dormiva ai piedi del letto e sorrisi nel vedere quella gattina totalmente rilassata e in pace con il mondo e pensare che fino a poco tempo prima si trovava per strada, ferita, con del filo spinato intorno alla zampina.
Dei passi fuori la stanza distolsero la mia attenzione su Anya, sapevo si trattava di Harry e sparavo proseguisse dritto verso il bagno e che non mi disturbasse fin quando non decidesse di andarsene. Ma i miei battiti accelerarono nuovamente quando si fermarono fuori la porta della mia camera. Il mio sguardo rimase fisso sulla porta sperando che quest'ultima non si aprisse, mi sfiorò il pensiero di correre a chiudere a chiave ma avrebbe sentito la serratura scattare così rimasi impalata come un idiota tirando le punte dei miei capelli.
Sentì nuovamente gli stessi passi di poco prima e poi la porta - sicuramente - del bagno sbattere. Tirai un sospiro di sollievo gettando la testa sul cuscino e afferrando il libro al mio fianco.
Sapevo che non mi sarei mai concentrata, non avrei capito realmente cosa volessero dire quelle righe poiché la mia testa era da tutt'altra parte fuorché che nel libro.
Non riuscivo a non distrarmi, ogni sciocchezza più banale riusciva ad ottenere la mia attenzione più del libro tra le mie mani, ho cominciato allora a rileggere le stesse righe più volte fino a stancarmi.
Così proseguirono le ore in avanti, avevo sentito gli stessi passi ritornare in salotto e questo mi fece intuire che Harry fosse uscito dalla doccia, avevo giocato un po' con Anya ma che decise di abbandonarmi per un attacco di fame, così la lasciai uscire dalla stanza. Ma dovevo andare in bagno, così volente o non, avrei dovuto uscire da quella camera, fortunatamente Harry era in salotto o in cucina, il bagno non era poi così lontano dalla mia camera così lasciai il libro sul letto e a piedi scalzi -ovvero coperti solo da dei calzini - uscì dalla stanza facendo meno rumore possibile, diedi un'occhiata al salotto notando la testa di Harry e i capelli stavolta slegati appoggiata alla testiera del divano che guardava qualche programma demenziale. Mi richiusi in bagno e l'odore del bagnoschiuma che probabilmente aveva usato Harry mi colpì dritto in faccia insieme al vapore che si trovava racchiuso in quelle quattro pareti.
Mi lavai le mani dopo aver fatto i miei bisogni e sempre lentamente uscì dal bagno, stavolta però sentì i suoi occhi su di me, sapevo che mi stesse guardando, ma evitai con tutte mie forze che io potessi fare lo stesso verso di lui. Così indifferente dalla sua presenza rientrai di nuovo in camera sbattendo volontariamente la porta in modo più forte.
Proseguì di nuovo verso il letto, sdraiandomi su un fianco. Di leggere non se ne parlava, visto la mia distrazione cronica, così afferrai il cellulare e iniziai a parlare con mia zia perdendo la cognizione del tempo. Una lacrima solitaria scivolò lungo la mia guancia quando le dissi che mi mancava e lei rispose che avrebbe voluto incontrarmi e abbracciarmi.
Non potei non negare che era l'unica famiglia che mi fosse rimasta visto che dopo la morte di mia madre il resto dei parenti sembrava essere scomparso dal mondo. Non si erano nemmeno preoccupati di farmi una chiamata e chiedermi come stessi, se avevo voglia di distrarmi in qualche modo.
Mi ritrovavo a casa di un estraneo fino a non molto tempo fa, a vivere sensazioni nuove in grado di farmi sentire bene con me stessa e altre come in quel momento di farmi sentire sola nel modo più assoluto e vuota fisicamente.
A combattere la voglia di riempire quello zaino e raggiungere mia zia, scappando come una fifona ancora una volta, lasciando tutto al caso.
Pentendomene subito dopo.
Fu allora che ebbi come un flash.
Il disegno che trovai sui sedili posteriori della macchina di Harry.
I bambini raffigurati nel disegno avevano qualcosa a che fare con quelli nella foto?
A occhio e croce chiunque li paragonerebbe, ma.. cosa centrano con Harry?
Sono la sua famiglia?.
Spazio Autrice;
Sera! Avrei dovuto aggiornare tipo.. stamattina, ma la linea di merda che mi ritrovo a cominciato a fare capricci..
Anyway!
Vi aspettavate un capitolo così? La reazione di Harry? Quella di Scarlett?
Purtroppo non o posso dilungare oltre e per la vostra gioia sono lieta di informarvi che il capitolo è di 5.000 parole e passa!
Votate e commentate dicendomi cosa ne pensate!
See you soon!
All the love. xx
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro