Chapter Fifty-Eight.
«Dopo questa, la carne in scatola per questo mostro divoratore è finita.» Scherzò Alan facendo cenno alla scatola tra le mie mani, pronta a riempire il piattino di Anya.
«Andiamo, smettila di chiamarla in quel modo.» Misi su un piccolo broncio chinandomi accarezzando la testolina della gattina.
«Non penso che le importi molto quello che ho da dire in questo momento, è concentrata su quel cibo che puzza più di una discarica.» Commentò e un sorriso comparì sul mio viso a quella osservazione, non aveva tutti torti sulla puzza di quella carne. Mi sollevai da terra e Anya non perse un momento nel correre e iniziare a mangiare facendo le fusa. «Hai pensato quando andrà in calore?»
«Cosa?» Corrugai la mia espressione.
«Cioè, tu sei al corrente che camminerà per casa con il culo all'insù per tutto il tempo, vero?» Chiese prima di mandare giù il caffè nella sua tazzina.
Portai gli occhi al cielo. «E' ancora piccola.»
«Tra un paio di mesi succederà.»
«Perché stiamo parlando di questo?» Mi accigliai dopo aver scosso un po' la testa.
Gli avevo già raccontato tutto della sera a casa di Niall, e mi aveva raccomandato di raccontargli sempre tutto su quell'argomento, disse anche che questo discorso sarebbe valso anche per il resto dei ragazzi.
Harry mi aveva accompagnata fin qui, lasciandomi sul retro, e come il suo solito, con la sua dolcezza infinita mi disse; Se ti fai beccare da quelle due, è un problema tuo. Ma riuscii ad intrufolarmi nell'appartamento senza dare nell'occhio.
Alan diede un'occhiata al suo orologio da polso prima di puntare i suoi occhi su di me. «Gyne e Emma saranno qui a breve, ho dimenticato di dirti che in magazzino c'è un casino, bisogna riordinare le bottiglie, buttare via gli scatoloni e dare una pulita nel locale. Vi avrei aiutate se non dovessi allontanarmi da qui per sistemare delle carte per il The Crown.»
«C'è qualche problema? Di cosa si tratta?» Domandai avvicinandomi all'isola della cucina.
«Il contratto è scaduto, e avrei dovuto rinnovarlo ma come potevo farlo visto che non mi hanno mandato nulla per riferirmi il tutto?» Spiegò un po' irritato.
«Forse l'hanno mandata ma non è arrivata o qualcuno l'ha presa.» Scrollai le spalle.
«Nah, comunque sia verificherò il tutto di persona.» Sospirò, prima di avvicinarsi all'attaccapanni e prendere la sua giacca.
«Sarai qui prima di sera o apriamo senza di te?» Domandai.
«Se non sono ancora di ritorno aprite pure, mi fido di voi.» Ricambiai il suo sorriso e sistemò la sua giacca.«Vado, ciao.»
Lo salutai con un cenno della mano e si chiuse la porta alle spalle.
Strofinai i palmi delle mie mani sul mio viso quando realizzai che tra non molto non sarebbe mancato il terzo grado di Gyne, sperai non si ci mettesse anche Emma.
La porta si riaprì facendomi sobbalzare e la testa di Alan sbucò nuovamente. «Ho dimenticato di dirti che la tua colazione e sul ripiano della cucina.» Sollevai le sopracciglia lasciando un'occhiata dove mi indicò. «Adesso vado sul serio!» Richiuse di nuovo la porta non permettendomi nemmeno di ringraziarlo.
Mi avvicinai al ripiano della cucina e sorrisi ingenuamente quando una tazza non molto grande era stata riempita di caffè latte e portandola alle labbra conobbi il sapore dolciastro del miele.
E nonostante accettai di stare lì, in quella casa che non era la mia dopo le suppliche di Alan, c'era sempre qualcosa che mi incuriosiva, qualcosa che mi spingeva a sapere di più e allo stesso tempo qualcosa mi spingeva a restare in quella casa con lui, con Alan.
Scesi di sotto quando affacciandomi dalla finestra della cucina vidi che le ragazze erano già arrivate, non persi tempo ad accoglierle con un sorriso e un bacio sulla guancia quando entrarono grazie alla porta che Alan aveva lasciato aperta.
Si tolsero la giacca e le borse lasciandole ormai al solito posto, entrarono in sala con il grembiule di lavoro.
«Alan ieri mi ha detto che doveva allontanarsi dal paese, sai perché?» Mi domandò curiosa Gyne. «Magari a te l'ha raccontato.» Sollevò le sopracciglia.
Scrollai le spalle entrando in magazzino e afferrando il grembiule che ero solita ad usare. «Mi ha detto solo che doveva sistemare un problema con il contratto del locale.» Legai per bene i lacci dietro la mia schiena entrando nuovamente al The Crown. «E che doveva anche ritirare della merce.»
«Spero non sia niente di grave, non voglio restare senza lavoro.» Sospirò Emma.
«Non sei un po' troppo pessimista?» La osservai riducendo gli occhi in due fessure.
«Sono solo realista.» Sollevò le mani in segno di resa. «Il primo bar in qui ho lavorato è stato chiuso per via del contratto, il secondo mi sono dovuta licenziare perché trasferendomi mi risultava un po' lontano e adesso-»
«Abbiamo afferrato il concetto.» La fermò Gyne fermandola con una mano.
Emma sbuffò scocciata mentre Gyne la guardava di sottecchi, così presi in mano la situazione pensando che fosse la cosa migliore mettersi a lavoro. «Allora, da dove iniziamo?»
«Dio mio, di questo lavoro mi piace solo la paga.» Borbottò Gyne urtando la mia spalla ed entrando permalosamente in magazzino, cercai di reprimere una risata.
«La signorina potrebbe spezzarsi un'unghia.» Sussurrò Emma imitando la camminata di Gyne.
Scossi la testa seguendo quest'ultima sino alla porta dove sparì per prima Gyne, e c'era un vero e proprio casino, scatole sparse ovunque e bottiglie ancora da sistemare sugli scaffali, e una bella ripulita non avrebbe di certo fatto male.
«Adesso so perché Alan se l'è data a gambe.» Gyne si guardò intorno.
«Prima ci mettiamo a lavoro, prima finiamo.» Portai le maniche della mia maglietta sino i gomiti e cominciai ad afferrare gli scatoli vuoti.
«Mi chiedo come fai ad avere tutta questa forza di volontà, sopratutto alle,» Emma guardò lo schermo del suo cellulare. «Nove e trentacinque del mattino.»
«Non riesco a stare ferma.» Sorrisi. «Dovreste seguire il mio esempio.» Assunsi un tono di superiorità uscendo dalla porta sul retro del magazzino.
«No, tu non capisci! Se mi do da fare come fai tu, mi gira la testa e svengo!» Urlò Gyne dentro.
Cominciammo a caricare fuori tutti gli scatoloni, dai più piccoli a quelli più grandi, Gyne continuò a lamentarsi per tutto il tempo, un po' per il sole, che quella mattina era molto più potente delle altre, dicendo di essere sudata e che odiava quella puzza. Si lamentò anche di essersi rotta una caviglia e che noi non le credevamo, il punto è che se era sul serio rotta non avrebbe continuato a camminare o fare uscire dei semplici lamenti.
«Ultimo scatolone, buttato.» Emma osservò poi l'intero magazzino che non era per niente in ottimo stato. «Oddio mio.. ci saranno dei ragni qui in giro.»
«Ragni?! Dove?!» Sobbalzò Gyne dalla postazione in cui si era seduta precedentemente.
«E' pieno di ragnatele negli angoli della stanza, è ovvio che ci siano dei ragni.» Continuò.
«Ehm, io vi saluto, è stato bello conoscervi.» Diedi una pacca sulla spalla di Emma pronta ad andarmene.
«Andiamo Scarlett, da te non me lo sarei aspettata.» Scosse la testa delusa.
«Neppure io mi sarei aspettata dei ragni.»
«Hai paura?»
La guardai come se quella parola, paura, fosse nulla paragonato a quello che suscitavano in me. «Sono terrorizzata!»
«Va bene, va bene, prenderò una scopa e ci penserò io a loro, ma dovete aiutarmi a ripulire qui.» Cercò di trovare un'accordo.
Annuii, se la metteva così.
«E così sia.» Sbuffò Gyne portandosi le mani sui fianchi.
Gyne si mise a lavoro con un piumino alla swiffer, Emma diede una ordinata alle bottiglie ripulendole dalla polvere e io diedi un balla spazzata per terra.
Odiavo spolverare e odiavo anche la polvere, ma non ne ero allergica fortunatamente.
«Come stavi ieri sera?» Mi chiese Emma non distogliendo gli occhi dalla bottiglia.
I miei occhi scattarono su di lei e senza nemmeno accorgermene li spalancai anche, ma schiarendomi la voce cercai di assumere una posizione per lo meno, normale. «Stavo un po' male, ecco.. mi faceva male la testa e le tempie. Probabilmente perché non asciugai i capelli ieri dopo la doccia.» Mentii e una piccola risata isterica uscii dalle mie labbra infine. Sperai solo che abboccassero alle mie menzogne.
«Ormai il tempo sta cambiando Scarlett, siamo ad Ottobre.» Rispose.
«Smettila di comportarti come mia mamma. Voglio proprio vedere se tu li asciughi i tuoi capelli.» La provocò in modo giocoso Gyne.
«Gyne, tu sai cosa significa se Scarlett sta male?» Domandò, e mi accigliai curiosa di sapere anche la sua risposta, Gyne era confusa quanto me. «Più lavoro per noi.» Ridacchiò e portai gli occhi al cielo con un sorriso.
«Asciugati i capelli, siamo ad Ottobre!» Ordinò Gyne lasciandosi andare in una beve risata anche lei, tornò poi seria parlando ancora con me. «Ma c'è una cosa che non capisco, ieri sera abbiamo bussato alla porta dell'appartamento e non sei venuta ad aprire.»
«S-siete venute a bussare?» Balbettai.
«Beh, praticamente ieri è venuto quel ragazzo di cui parlavate voi due a pranzo l'altro giorno.. com'è che si chiamava?» Domandò Emma in preda alla confusione.
«Jamie.» Rispose Gyne.
«E' davvero carino.» Osservò Emma e scossi la testa sorridendo.
«Cos'è successo con lui?» Aveva tipo cambiato discorso in meno di cinque secondi.
«Chiedeva di te visto che non ti ha vista lì con noi.» Iniziò Gyne. «Gli abbiamo detto che stavi male così ha insistito nel venire a trovarti di sopra.»
«Ha insistito lui o hai insistito tu?» Domandai conoscendo già lei e nonostante mi avesse promesso che non si sarebbe più intromessa o meglio, non avrebbe più forzato una semplice amicizia tra me e Jamie.
«No! Te l'ho promesso, io non centro niente!» Si difese.
«Ha ragione, è stato lui ad insistere.» Emma prese le parti di Gyne divertita dalla reazione di quest'ultima. «Ma è sceso poi dicendo che non gli aprivi.»
«Oh, ehm.. probabilmente mi ero addormentata.» Evitai i loro sguardi continuando a maneggiare la scopa nervosamente. Stavano per aprire bocca quando li precedetti. «Perché non continuate voi qui? Io mi occupo della sala, così finiamo prima, no?» Domandai, si guardarono ma nemmeno lì le lasciai parlare. «Bene! Se vi serve qualcosa io sono di là. Buon divertimento.» Mi voltai velocemente inciampando quasi sulla paletta, sorrisi imbarazzata e afferrai gli stracci e i prodotti che mi servivano prima di uscire finalmente da quel magazzino dove l'aria era diventata improvvisamente pesante.
Ero un disastro nel mentire, diventavo nervosa, imbranata e impacciata. Tutti quelli che mi conoscevano a Brighton sapevano benissimo quando mentivo proprio per questo motivo, fortunatamente Gyne e Emma non mi conoscevano così tanto, non dovevano sapere nulla di quel tipo, Aaron Ward. Non dovevano sapere niente di quella storia, e se ero certa di una cosa era che non me lo sarei fatta scappare per nulla al mondo.
Misi tutti quei pensieri in un angolo della mia testa, e iniziai a passare lo straccio sul bancone mentre sentivo gli schiamazzi di Gyne e Emma in magazzino. Scossi la testa sorridendo pensando che magari loro erano serene e senza problemi, o per lo meno non grandi come quelli che avevo scoperto avere io.
La porta del locale venne aperta e quando alzai lo sguardo i miei occhi si posarono su una figura alta, ben postata e riccioluta.
Mi accigliai chiedendomi cosa facesse Harry al The Crown a quell'ora.
«Ehi, cosa ci fai qui?» Domandai fermando i miei movimenti con lo straccio.
«Passavo di qui.» Scrollò le spalle prima di avvicinarsi guardandosi intorno. «Sei sola?» E dopo quella fatidica domanda, un urlò spaventato di Gyne accompagnata dalla voce di Emma si fecero sentire. «Che fortuna una compagnia simile.» Mormorò Harry.
«Non sono per niente male, dovresti guardare aldilà del tuo naso.» Usai le stesse parole che usò lui la sera prima nella sua auto.
«Dovresti fare meno la spiritosa.» Replicò visibilmente scocciato, non riuscii a reprimere un sorriso. «Sono qui anche per dirti di non uscire da questo posto, se non in compagnia di Alan, me o i ragazzi.»
«Che stai dicendo?» Chiesi visibilmente confusa.
«Apri le orecchie perché non lo ripeterò più, non lasciare mai questo posto da sola, non uscire da qui.» Spiegò ancora una volta ormai spazientito, ma tenne la sua voce abbastanza bassa così che lo sentissi solo io.
Schiusi le labbra, cercando di formulare e di dire qualcosa di ragionevole. «Tu non sei entrato perché passavi di qui, sei venuto con il proposito di dettare ordini.» Gettai lo straccio in un angolo del bancone.
«Senti, devo spiegarti che un tizio ti spia quasi tutto il tempo? Devo spiegarti che sa ogni tuo spostamento e che ha mentito sulla sua identità per nascondere la vera? Cosa significa questo per te? Oh, forse ci sono.. » Si fermò un paio di secondi prima di continuare. «Harry è un fottuto stronzo che piace ordinare cosa fare alla gente solo per il gusto di vederle sgobbare.» Tirò fuori dalle sue labbra il pensiero di quasi tutte le persone che lo conoscessero. «Si forse, ma non è questo il caso. Non sappiamo le loro intenzioni, non sappiamo cosa vogliono da te e cosa potrebbero farti. Quindi se pensi che io sia venuto qui solo per darti degli ordini, pensala pure così se ti fa piacere, ma non uscire di qui.»
Sotto quel punto di vista aveva totalmente ragione, come dargli torto, ma avrebbe dovuto provare ad essere più gentile e cortese. Era entrato senza salutare e iniziato ad ordinarmi cosa fare, perché anche se lui diceva che non era così, chiunque fosse stato lì l'avrebbe pensata come me.
«Ti preoccupi?» Domandai sollevando le sopracciglia, sapevo che non mi avrebbe mai dato una vera e propria risposta e se l'avesse fatto sarebbe stata sicuramente negativa.
«Parlerò con Alan e gli dirò di tenerti d'occhio.» Parlò secondi dopo ignorando perfettamente la mia domanda.
«Alan non c'è, e non so di preciso quando tornerà.» Tirai su un sorrisetto, provando ad immaginare cosa avesse sapendo di questo.
«Dov'è andato?» Domandò accigliandosi.
«Fuori dal paese, non mi ha detto di preciso dove.» Scrollai le spalle.
«Fai sparire quell'aria di superiorità che ti ritrovi perché se esci posso scoprirlo in un mezzo secondo.» Diventò nuovamente burbero, ecco appunto, in un mezzo secondo.
«Cosa c'è, hai piazzato una cimice anche sul mio cellulare?» Lo provocai.
Sul suo viso comparì un mezzo sorriso. «Non ne ho bisogno.»
Mi accigliai e con un'altro piccolo sorrisetto mi liquidò, avanzò verso la porta pronto ad uscire. «Harry!» Lo chiamai più volte, provando ad alzare la voce ma allo stesso tempo cercando di tenerla bassa. «Dove vai?!»
«Scarlett l'ho ucci- oh.» Sobbalzai quando Emma fece il suo ingresso chiamandomi animatamente ma interrompendo il flusso delle sue parole quando notò la presenza di Harry, che si voltò lasciando un sorrisino malizioso dalla mia parte prima di uscire definitamente. Portai gli occhi al cielo e afferrai di nuovo lo straccio che precedentemente gettai lontano. «Non sapevo avessi compagnia.»
«No, in realtà si è fermato solo cinque minuti.» Mormorai portando dietro l'orecchio una ciocca di capelli scappata dalla coda. Non rispose e continuò a guardarmi come un pesce lesso, o forse avevo qualcosa sul viso? «Cosa volevi dirmi?»
«Uhm si, ho ucciso quel famoso ragno.» Sorrisi e diedi un'occhiata alla porta del magazzino chiusa, pensai che Gyne si fosse tipo rannicchiata da qualche parte lì dentro. «Non trovi che sia molto carino?»
Corrugai le sopracciglia leggermente confusa. «Cosa?»
«Non cosa, chi.» Sorrise scuotendo la testa. «Non pensi sia davvero carino?» Domandò nuovamente.
Spalancai gli occhi per un secondo prima di evitare il suo sguardo e ripulendo lo stesso punto del bancone per la millesima volta.
Trova tutti carini, ma come diavolo fa?!
Pensai.
«Scarlett? Mi stai ascoltando?» Mi richiamò scuotendo la spalla.
Scansai la sua presa voltandomi velocemente. «Mh si, certo.»
Sorrise e mi chiesi cosa trovasse di così divertente. «Allora?»
«Allora cosa?» Feci la finta tonta, in realtà volevo solo fuggire da quella domanda.
«Andiamo, sai bene a cosa mi riferisco, ti ho fatto quella domanda già due volte!» Si morse il labbro inferiore trattenendo un'altro sorriso nel formarsi sulle sue labbra.
«Cosa vuoi che ti risponda! Si, non è male.» Risposi infine.
«Si, ma se pulisci sempre lo stesso punto, chi fa il resto della sala?» Ridacchiò afferrando la scopa e iniziando a spazzare il pavimento. «Puoi contare solo su di me, Gyne non riesce a muovere un muscolo.»
Era proprio come pensavo.
«Grazie.» Sorrisi io stavolta.
«Figurati, ho già un'idea su dove pranzare oggi, sveglieremo Gyne poco prima di andare.»
«Pranzare?» Chiesi, ricordando le precedenti parole di Harry.
«Non so tu, ma io di solito pranzo.» Scherzò.
Mi avvicinai alle sedie intorno ai tavoli, dando loro un pulita prima di sollevarle posizionandole sul ripiano dei tavoli. «Volete pranzare fuori?»
«Si, perché no. Hai qualche impegno per caso?» Chiese, aprii bocca pronta a rispondere la prima stupidaggine che mi passasse per la mente ma mi precedette. «Forse Harry è venuto qui per invitarti a pranzo?»
«Cosa? No! Ma cosa ti passa per la testa?» Sgranai gli occhi alzando leggermente la voce.
«Stavo solo chiedendo, non ti scaldare.» Rise a fior di labbra, ero così buffa? «Allora, ci stai?»
Sospirai fermando i miei movimenti, pensando a cosa fare, certo non mi andava di restare a casa da sola, ma nemmeno essere aggredita. Probabilmente Harry aveva ragione e sarei dovuta rimanere a casa fin quando le acque non si sarebbero calmate, ma pensandoci ancora meglio mi dissi che per stavolta avrei fatto un'eccezione. «Va bene, devo passare anche al supermercato per comprare della carne in scatola per Anya.»
«D'accordo, ma adesso sbrighiamoci che è già tardi.»
Mi aiuto a rimettere in ordine le sedie, ripulì i tavoli mentre invece diedi una spazzata davanti al locale. Gyne non si fece viva per tutto il tempo se non per i cinque minuti prima che finissimo, e ci disse che si svegliò solo grazie al brontolio della sua pancia, e mi persi un'attimo nei miei pensieri a quell'affermazione mentre le due parlavano, ricordando la figuraccia fatta con Harry una notte nella camera in cui dormivo. Era stato proprio un brontolio a far separare le mie labbra dalle sue.
E' stata la cosa più imbarazzante del mondo.
Mi morsi il labbro, sentendo la necessità non solo di sprofondare sotto terra, ma improvvisamente desiderai nuovamente le labbra di Harry sulle mie.
«Scarlett, se sei pronta andiamo.» Gyne mi risvegliò dal mio stato di trance.
«Mh si, vado a prendere la giacca di sopra e arrivo.» Comunicai posando le ultime cose nel ripostiglio.
«Va bene, noi ti aspettiamo fuori!» Urlò Emma dall'altra stanza prima di sentire la porta sbattere.
Salii velocemente le scale ed entrai nell'appartamento, Anya dormiva beatamente sul divano e la sua ciotola del cibo era già completamente vuota. Sorrisi scuotendo la testa e afferrai la giacca indossandola, ma dall'attaccapanni cadde un'altro capo d'abbigliamento.
La giacca che mi riportò Harry dopo averla dimenticata a quel rave.
«Tieni.» Poggiò sulle mie gambe la giacca che portavo quella sera al rave e schiusi le labbra abbastanza sorpresa.
«Ma come.. sei andato a prenderla?» Chiesi, era ovvio che fosse stato così ma non sapevo che altro dire, ero talmente sbigottita da non riuscire a formare una frase di senso compiuto.
«Mh, prima di partire o non l'avresti più trovata.» Mormorò.
Non riuscii a trattenere un sorriso quando mi voltai a guardarlo. «Grazie.» Mordicchiai la mia guancia cercando di spegnere un po' quel sorriso che non faceva altro che crescere.
Così sfilai la vecchia giacca e indossai quella, molto più nuova visto che la comprai non molto tempo prima, e pensare che credevo di averla riposta nell'armadio la sera prima.
Sorrisi afferrando le chiavi del locale in modo da non restare fuori quando sarei arrivata e scesi di sotto. Richiusi la porta a chiave del locale alle mie spalle e cercai le due figure di Emma e Gyne con gli occhi, li trovai non molto distante così a passo veloce le raggiunsi.
«Menomale che mi avreste aspettata.» Sospirai affiancandole.
«Gyne stava cominciando a fare l'autostop per non camminare, dovevo trovare un modo per farla smettere.» Emma lanciò un'occhiataccia a Gyne.
«Ehi, ho solo fame.» Si difese.
«Sapete già dove andare?» Domandai.
«Si, non molto lontano da qui c'è locale cinese, fanno degli involtini primavera da leccarsi i baffi.»
«No io non mangio cinese.» Scossi la testa.
Gyne risucchiò un respiro in modo troppo melodrammatico. «No, non ci credo. Tutti amano il cinese!»
«Evidentemente no.»
«Hai mai assaggiato?» Mi chiese Emma.
«Mangiano i topi!» Assunsi una smorfia schifata.
«No tesoro, quello è Shrek.» Osservò Gyne.
«Davvero ragazze, se volete pranzare in locale cinese io me ne torno a casa.»
«Va bene, il cinese sarà per un'altra volta.» Disse Emma. «Andiamo nello stesso posto dell'altra volta? Non è nemmeno poi così lontano.»
«Oh si.» Risposi affamata.
Parlammo del più e del meno mentre man mano ci avvicinammo sempre di più al piccolo e confortevole locale, dove la cucina era davvero niente male.
La giornata era ancora leggermente soleggiata e non mi sarei stupita se il tempo sarebbe cambiato da un momento all'altro, l'Inghilterra dopo la regina Elisabetta era conosciuta per il suo tempo.
Arrivammo circa dieci minuti dopo e prendemmo posto in un tavolo dentro più appartato dall'altra gente, Gyne strofinò i palmi impaziente di mettere del cibo sotto i denti. Mi tolsi la giacca e la poggiai sulla sedia, non ero un tipo di borse e cose varie, e non portai nemmeno dietro con me lo zaino quindi i soldi per il pranzo li avevo messi sulla tasca della giacca.
«Salve.» Salutò la stessa donna dell'altra volta, con un taccuino e una penna tra le mani.
«Salve.» «Buongiorno.» «Salve.» Salutammo la donna con le nostre voci accavallate.
«Dovrò vedervi come clienti abituali?» Sorrise dolcemente.
«Non è poi così strano, la vostra cucina è ottima.» L'adulò Gyne.
La donna sorrise e ci chiese cosa prendessimo.
Non aprii nemmeno il menù sul nostro tavolo rotondo. «Per me Fish and Chips.» Ordinai rivolgendo un sorriso alla donna, che non perse tempo a segnarlo e aspettare le altre due.
«Un cheeseburger.» Ordinò poi Gyne.
«Si anche per me.»
«Bene, volete qualcosa da bere oltre dell'acqua?»
«Una bottiglia di coca-cola può bastare.» Rispose Gyne.
La donna ci liquidò dicendo che le bevande erano state offerte dalla casa per questa volta.
E mentre aspettavamo i nostri piatti, Emma cominciò a parlare più di sé, informandoci dei suoi interessi, o della sua famiglia, dove disse sia a me che a Gyne che abitavano ancora dell'altro lato del paese e che non perdeva tempo nell'andare a trovarli quando poteva.
Ebbi un tuffo al cuore immaginando come sarebbe stato bello se anche io dall'altro lato del paese avessi una persona importante, come una madre, a cui andare a fare visita. Ma non era così, e dovevo smettere di vedere il suo volto nella gente a me sconosciuta che mi passava accanto.
I nostri pranzi arrivarono e Emma mi chiese qualcosa sulla mia famiglia, che però non stetti nemmeno a sentire, ringraziai mentalmente Gyne quando essendo già in parte a conoscenza della mia storia prese in mano la situazione spostando l'attenzione su di sé.
«Ed è così che vivo nello stesso appartamento con un maiale. Lasciai i suoi vestiti ovunque, e con i suoi vestiti mi riferisco anche alla sua biancheria sporca.» Aveva iniziato a correre sulle parole, cambiando almeno cinque volte argomento in meno di quindici minuti.
«Io ho un fratello minore quindi avevo qualche potere su di lui, sotto questo punto di vista.» Fu contenta Emma di questo mentre Gyne sbuffò. «Ma la colpa era mia qualunque cosa succedesse, tu hai fratelli Scarlett?»
La gente trovava sempre un modo per fermarsi su di me.«No, sono figlia unica.»
«Dio mio, sei così fortunata!» Esclamò Emma.
Mi irrigidii fissando le patatine nel mio piatto, avrei tanto voluto esserlo sul serio. Le persone spesso definiscono fortunati gli altri solo per delle cose così stupidi e banali, non pensavo che l'assenza di una persona che non ci sia mai stata fosse fortuna, non avevo mai negato sin da piccolina di volere un fratellino o una sorellina, solo per sentirmi meno sola in una casa abbastanza grande.
Lei ovviamente non sapeva nulla del mio passato, ma quel sei così fortunata! Era in grado di aprire una voragine dentro di me, un vortice pronto a risucchiare tutti i miei organi, vitali e non. Certe vole mi sentivo talmente vuota dentro che ogni singola emozione riuscita a provare mi spaventava.
«Beh, in fin dei conti non è poi così male avere un fratello, no?» Gyne riprese la parola leggermente nervosa.
Ma potevo capirla, stava solo cercando di non farmi sentire male e fuori luogo con quelle domanda.
«Ma come, poco fa dicevi che avere un fratello era la cosa più straziante del mondo..»
Mentre portava avanti la loro conversazione abbastanza incoerente da parte di Gyne il cellulare vibrò nella tasca dei miei jeans. Lo tirai fuori passando inosservata da parte delle due.
Ma un solco comparì tra le mie sopracciglia quando un numero a me sconosciuto era il mittente di un messaggio ancora più strano.
Esci fuori, adesso.
Chi sarebbe potuto essere? I miei battiti accelerarono quando le parole di Harry sfiorarono la mia mente.
«Senti, devo spiegarti che un tizio ti spia quasi tutto il tempo? Devo spiegarti che sa ogni tuo spostamento e che ha mentito sulla sua identità per nascondere la vera? Cosa significa questo per te?Non sappiamo le loro intenzioni, non sappiamo cosa vogliono da te e cosa potrebbero farti. Quindi se pensi che io sia venuto qui solo per darti degli ordini, pensala pure così se ti fa piacere, ma non uscire di qui.»
E se centrava con quel Aaron? Presi un grande respiro pensando a cosa fare, lanciai prima una veloce occhiata a Gyne e a Emma, che avevano preso a mangiare e chiacchierare tranquillamente e lanciai un'altra occhiata fuori dalla finestra, ma non c'era nessuno. Se non delle persone che passavano di lì per puro caso.
Non ci pensai ancora e mi sollevai dalla sedia inserendo il cellulare nuovamente nella tasca.
«Ehm, vado a fare una chiamata, arrivo subito.» Trovai una scusa seduta stante, non aspettai una loro risposta e mi incamminai verso l'uscita.
Ero un po' spaventata e mi tremavano leggermente le gambe, ma era un posto pieno di gente, mi sarebbe bastato urlare per qualunque cosa.
Aprii la porta uscendo fuori e a parte un paio di ragazzi che si facevano spazio entrando dentro non c'era più nessuno, continuai a guardarmi intorno in preda al nervosismo e sobbalzai quando una presa si strinse intorno al mio braccio, ero quasi sul punto di urlare e tirare uno schiaffo a chiunque fosse fin quando quello sconosciuto mi tirò a se fermando il mio palmo contro la sua guancia dal polso.
«Ma dimmi, sei impazzita? Cosa diavolo pensavi di fare?» La sua voce bassa e roca furono in grado di farmi sospirare sollevata, come se quel peso sul mio petto si fosse dissolto dal nulla.
«Mi hai fatto prendere un colpo!» Strattonai le prese delle sue mani dal mio braccio e il polso liberandomi completamente.
«Ti avevo detto di non uscire di casa, ma come sempre devi fare tutto di testa tua.» Continuò a riprendermi.
«Mi hai seguita?!» Sbottai.
«Smettila di urlare e no, non ti ho seguita. Niall mi ha chiamato dicendo che quel tipo, Aaron si trovava da queste parti e che non si muoveva da un po', il che era sospetto visto che non c'è un cazzo qui intorno.» Iniziò a spiegare, spalancai leggermente gli occhi. Era lì, nascosto che continuava a spiarci.«Ma appunto, perché stare fermo, nascosto dietro la siepe poco distante da noi se non perché qualcuno qui non fa mai quello che le viene chiesto?» E con la sua ultima supposizione alluse a me.
Mi voltai cercando quella siepe che riuscii ad individuare poco dopo, le dita di Harry si posarono sul mio mento in modo da puntare i suoi occhi dritti su i miei. «Non guardare, non devono sapere che sospettiamo ancora di loro.» Tolse le sue dita dalla mia pelle e chiusi gli occhi solo per un attimo. «Devi smetterla di comportarti in modo insensato e capriccioso, sei così testarda, cristo.» Strinse i denti passandosi una mano tra i capelli.
«Ero uscita per comprare del cibo ad Anya.» Risposi scocciata dalle sue parole.
«Oh si certo e dove l'hai nascosto? Nelle mutande?»
Schiusi le labbra completamente irritata dal suo modo di parlare. «No, sarei andata a comprarlo dopo. Oh, ma perché tu allora? Come hai fatto ad avere il mio numero di telefono? Che stupida, dimenticavo, hai fatto hackerare il mio cellulare da Niall?»
«No genio, esiste la rubrica, hai dato il tuo numero a Niall tempo fa.» Mi sentii improvvisamente stupida, tanto da non sapere più cosa dire o come rispondere. Fortunatamente però il sospiro preceduto dalla sua voce mi evitò di parlare.«Entra dentro, prendi la giacca e quello che devi e poi andiamo via.»
«Scusami?»
«Fallo, o entro io.» Ordinò.
Mi morsi la lingua evitando di sputare veleno e dopo averlo trucidato con lo sguardo entrai dentro, raggiunsi il tavolo dove stavano ancora sedute le ragazze.
«E' successo qualcosa? Tutto questo tempo per una telefonata.» Chiese Gyne.
«No no, solo che devo andare. Ci vediamo stasera, okay?» Sorrisi loro.
«Ma non hai finito di pranzare.» Osservò Emma mentre indossavo la giacca.
«Finitelo voi, non è un problema.» Lasciai i soldi per il mio pranzo sul tavolo e le salutai velocemente prima di allontanarmi, mi richiamarono un paio di volte ma feci finta di non sentirle.
Uscii fuori e trovai la sua Range Rover ferma davanti al locale, mi avvicinai e aprii la portiera trovandolo sul sedile del guidatore con il suo solito cipiglio.«Salta su.» Mi trattenni dal sbuffare e mi affrettai a salire prima che Emma o Gyne potessero uscire dal locale e beccarmi con Harry. Richiusi la portiera non badando alla forza che misi. «Ehi vacci piano, prova a farlo di nuovo e ti getto nel portabagagli.»
«Sei stato tu a volere che venissi con te.» Risposi.
«Oh credimi, non l'avrei fatto se non fosse stato necessario.» Scosse la testa con un sorrisetto dipinto sul viso, girò la chiave nel cruscotto e partì.
«Prova a fare una cosa del genere e ti ritroverai gli ammaccamenti delle mie pedate sul cofano.» Lo minacciai seria. Non rispose ma non mi risparmiò quella occhiate che se avesse potuto uccidere l'avrebbe sicuramente fatto. «Oh, dobbiamo passare anche dal supermercato.» Assunsi una posizione più sicura di me e cercai di nascondere quel sorriso che minacciava di uscire fuori, si accigliò continuando a guardare la strada. «Sai, il cibo per Anya.»
«Ha qualche altra cosa da chiedere, miss?» Scherzò.
«Te lo farò sapere.» Mi girai guardando fuori dal finestrino non riuscendo a trattenere più quel sorriso che invase il mio viso.
«Ti vedo, fai sparire quel sorriso.»
Spazio Autrice;
Ecco qui l'aggiornamentoo! Come state? Come avete passato le vacanze di Pasqua? Spero bene xx
In quanti aspettavano questo aggiornamento?!
Come sempre Scarlett fa di testa sua, ma ormai la conosciamo! In quanti si rispecchiano in lei?
Votate e commentate dicendomi cosa ne pensate e cosa credete o volete succedesse nel prossimo capitolo! Ci tengo eh!
See you soon.
All the love. xx
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