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Carla
Sono le sette di sera e sto per prepararmi per andare a lavoro, dopo aver passato il pomeriggio immersa nei libri.
Oggi è stato il primo giorno di scuola e già mi sento sopraffatta.
Cinque ore filate di greco, latino, storia, italiano e filosofia: un incubo senza fine.
Chi ha organizzato questo orario merita una denuncia.
Non oso immaginare come riuscirò ad arrivare a luglio senza crollare.
Quando sono tornata a casa, mi sono concessa una pausa giusto per mangiare, ma subito dopo mi sono rimessa a studiare.
Domani mi aspettano due test d’ingresso, uno di latino e greco, e l’altro di filosofia.
Non mi sembra nemmeno di aver avuto una vacanza, tanta è la pressione.
Ma ora, è tempo di cambiarmi.
Indosso una maglietta larga e jeans, nulla di troppo vistoso.
Ho detto a tutti che lavoro come cameriera, ma la verità è un’altra.
Nessuno sa che sono una spogliarellista.
Non mia madre, non mia sorella, e neanche le mie migliori amiche.
Quando mi esibisco, mi trucco pesantemente e indosso una parrucca.
Il mio anonimato è fondamentale: il rischio che qualcuno mi riconosca è il mio incubo peggiore.
Ho scelto questo lavoro non per vanità, ma per necessità.
Voglio aiutare mia madre, che lavora giorno e notte per mantenere me e mia sorella più piccola, Alice.
Tuttavia, ci sono dei limiti che non supero mai.
Beatrice, la proprietaria del locale, è stata comprensiva e mi ha garantito che non sarei mai stata costretta a "offrire di più" ai clienti.
Dopo quello che mi è successo in passato, non potrei sopportare altro.
Lascio un biglietto sul tavolo della cucina per avvisare che sono uscita, anche se la casa è vuota: mia madre è ancora al lavoro, e Alice è da un’amica per studiare.
Esco e mi dirigo verso la stazione della metro.
Il locale si trova nella periferia di Roma, un posto che non ispira fiducia, soprattutto di notte. Fortunatamente, una collega mi accompagna sempre a casa dopo il turno.
Arrivata alla biglietteria, saluto velocemente la donna allo sportello e compro il biglietto.
"San Basilio, per favore" dico, cercando di non pensare alla serata che mi aspetta.
Salgo sul vagone, immersa nei miei pensieri e, in meno di dieci minuti, sono davanti al locale.
"Buonasera!" saluto entrando nel backstage, dove le altre ragazze si stanno preparando.
"Ciao Carla!" rispondono in coro.
Mi cambio rapidamente, optando per un abito blu elettrico tempestato di paillettes.
Poi, mi trucco con cura, accentuando gli occhi con un ombretto scuro e un rossetto rosso intenso.
Infine, indosso la mia parrucca biondo platino.
Quando la musica inizia – Gimme More di Britney Spears – prendo posizione sul palco.
Il locale è affollato, come al solito, e mi lascio trasportare dal ritmo, muovendomi con sicurezza.
La passerella sotto i miei tacchi alti diventa un palcoscenico di libertà, almeno finché non noto due figure tra la folla.
Antonio.
Il suo sguardo mi paralizza.
È un uomo con cui ho avuto una storia anni fa, che mi ha lasciato cicatrici profonde.
Accanto a lui, c’è Mattia Conti, il nuovo professore di italiano.
Parlano e ridono, ma il modo in cui mi fissano mi fa sentire vulnerabile.
Non dovevano essere qui.
Il panico mi assale.
Senza pensarci due volte, scendo dal palco e corro nel backstage, ignorando i commenti sorpresi dei clienti.
Mi chiudo nella stanza dove mi sono preparata, il cuore che martella nel petto.
Per la prima volta, mi sento davvero intrappolata.
La mia doppia vita, che ho sempre cercato di proteggere, potrebbe essere sul punto di crollare.
Vorrei ringraziare tetedefumee_, DamarideCasadei e CristinaGelsomini per l'aiuto.
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