Capitolo XXXIII
Los Angeles – Cinque anni prima
<< Voglio sfidare Dimitri >>.
La voce cristallina e sicura di Irina cade nel vuoto, quando guardandoli parla, seduta sul divanetto del Gold Bunny poco affollato. Ha appena piantato un casino enorme, sfidando tutta la Black List insieme e mandando Logan Milay all'altro mondo, eppure non sembra stanca di dare fastidio.
Sono passati due anni da quando Dimitri l'ha vista autoproclamarsi Fenice, scegliendo un'utilitaria italiana da quattro soldi, e quello che aveva predetto su di lei si è avverato lentamente. E' diventata una parte importante nella vita di William, più importante di qualsiasi altra donna che ha incrociato il cammino dello Scorpione, e lo sta portando alla rovina.
Non si sono non mai davvero conosciuti, in tutto quel tempo; Irina ha evitato lui, e Dimitri ha evitato lei. Si sono guardati distrattamente, ignorati quando potevano, disprezzati in ogni momento. Vengono da mondi troppo diversi per poter riuscire a parlare tra loro, tanto meno a capirsi. Lui arriva dalla gelida Russia con il solo scopo di dimenticare una sorella perduta e una vita fatta di violenza e sangue; lei è solo una ragazzina con del talento e troppa ingenuità caduta nella trappola sbagliata.
Solo in quell'istante Dimitri si rende conto di averla sottovalutata, quando la vede guardarlo in faccia con tutta l'intenzione di sfidarlo davvero.
Sembra impossibile che Irina sia stata in grado di sopportare in silenzio quel legame violento e sadico che William Challagher ha instaurato con lei; persino lui, quando la porta di casa di Irina si è chiusa e lo Scorpione ha finalmente ammesso la sua colpa, si è chiesto come avesse potuto sopravvivere. Persino Dimitri Goryalef è rimasto spiazzato.
Spiazzato e disgustato.
Per quanto disprezzi Fenice, quella ragazza non merita quel trattamento.
Solo che lui si trova a casa di William Challagher, e l'unica cosa che può fare e far andare le cose come devono andare.
<< Quando? >> chiede William, mentre lui rimane in silenzio, e Irina li osserva sempre più sicura.
<< Adesso >>.
Adesso. Fenice lo vuole sfidare adesso, sapendo benissimo che perderà, perché Dimitri è più forte di lei. Il Mastino non è stupido, capisce cosa sta succedendo e sa di non poter fare nulla per evitare che accada, perché è proprio Challagher a volerlo.
Irina sta sfidando lo Scorpione, lo sta sfidando apertamente per umiliarlo come lui ha fatto con lei; sa non di avere possibilità di vincere, ma non ha nemmeno più nulla da perdere, e questo la rende pericolosa. William è abbagliato da lei, cieco alla voragine che gli si sta aprendo sotto i piedi...
Il suo giocattolo si è trasformato in un arma, e lui continua a maneggiarlo con noncuranza senza capirlo.
<< A te la decisione >> dice William, portandosi la sigaretta alla bocca.
Dimitri deve sfidarla, non ha altra scelta. Se si rifiuta, Challagher capisce che la sua lealtà sta venendo meno, e non vuole che sia ancora questo il momento in cui il suo rapporto con lo Scorpione si spezzi. William sta ancora giocando, e lui deve stare al gioco.
Non sa esattamente da parte vuole stare, però.
<< Deve tenere conto che non ci andrò piano perché è la tua ragazza >> ringhia il Mastino, per reggere la parte.
<< Nemmeno io, se è per questo >> ribatte Irina.
Dimitri non aggiunge nulla, perché deve ancora decidere se da quella gara Fenice ne può uscire viva o no. Per come stanno le cose, sarebbe opportuno che non tagliasse mai il traguardo, ma anche questo è impossibile. Lo Scorpione è così preso da lei che se la uccidesse dovrebbe poi guardarsi le spalle anche da Challagher, oltre che dai russi.
O forse deve già guardarsele da qualcun altro.
Se non avesse perso contro Went, qualche settimana prima, forse le cose sarebbero andate diversamente. Forse quello sbirro dell'F.B.I. sarebbe già morto, e Irina non si sarebbe ficcata nei guai come sta facendo ora...
Invece lui ha perso.
Ha perso perché la sua auto è stata sabotata, ma questo lo sa praticamente solo lui.
La Ford GT che ha usato è stata manomessa da qualcuno, ma non sa ancora da chi. Ne ha avuto la conferma quando ha portato l'auto da Zlatan Lebedev, che l'ha fatta smontare da uno dei suoi meccanici per scoprire che l'impianto frenante era stato danneggiato, aveva retto mezza gara e poi si era definitivamente rotto, mandandolo fuori strada e servendo la vittoria su un piatto d'argento ad Alexander Went.
Non sa chi ci sia dietro, ma non sicuramente Fenice, vista la faccia colma di stupore con la quale l'aveva visto uscire dalla carcassa dell'auto; e non può essere stato nemmeno Went, visto l'orgoglio che lo contraddistingue. Ha anche sospettato di Challagher, ma lo ha escluso quando ha visto che ha preso la vittoria di Went come un affronto personale.
Lo sbirro non avrebbe mai vinto, senza quell'imprevisto, e Dimitri ne è consapevole. Così consapevole da preferire il silenzio finché non capisce chi è stato... Molto probabilmente potrebbe trattarsi di qualcuno della famiglia Buinov.
Rivolge un'ultima occhiata a Irina, prima di dileguarsi dal Gold Bunny e dirigersi a casa a prendere la Ford GT rimessa a nuovo. Sa già di doverla farla vincere, non c'è bisogno che Challagher glielo dica; William vuole vedere fino a che punto la ragazza è in grado di arrivare.
E forse è giusto che se la vedano tra loro due, esattamente come all'inizio.
Ore 07.00 – Hotel Hermana
<< Per la grazia del signore, che cosa ha fatto signorina? >>.
La voce improvvisamente stridula di Nene fu come un chiodo che le si infilava nel cervello, quando Irina si presentò nella hall dell'Hotel Hermana dopo una notte passata a dormire sul sedile della R8. La vecchia signora la guardava incredula, gli occhi che la percorrevano da capo a piedi, come per accertarsi che fosse davvero tutta intera.
Sotto il lividi Irina arrossì, perché si sentì tremendamente ridicola.
<< Purtroppo non so tirare di boxe, Nene >> rispose mestamente, << Può darmi le chiavi della mia stanza, per favore? Ho tremendamente bisogno di una doccia >>.
Nene si affrettò a porgerle il mazzo di chiavi, gettando un'occhiata alle sue spalle, dove Emilian e Ivan aspettavano all'ingresso, vagamente perplessi. Si guardavano intorno come a studiare il posto e a determinare se fosse sicuro o meno.
<< Chi l'ha ridotta così? >> chiese Nene, avvicinandosi, << Ha bisogno di un medico? >>.
Irina scosse il capo.
<< E' una lunga storia >> rispose, << Non sembra, ma sto abbastanza bene. Avrebbe una stanza anche per i miei compagni di viaggio? >>. Fece un cenno verso Emilian e Ivan.
Nene si sporse nuovamente oltre la sua spalla, per guardare con sospetto i due russi. Da come aggrottava le sopracciglia, non dovevano piacergli molto.
<< Sono amici >> si affrettò ad aggiungere Irina, << Persone fidate. Non daranno nessun problema >>.
<< In quanti sono? >>.
<< Solo due >> rispose Irina.
Già, due. Dimitri l'aveva accompagnata fino davanti all'hotel, l'aveva aiutata a scendere dalla R8 e poi aveva deciso di andarsene. Esattamente dove non lo aveva detto; aveva solo ordinato ai suoi due cugini di prendere una stanza all'Hermana e di non aspettarlo perché non sapeva quando sarebbe tornato. Irina l'aveva guardato andare via, ombroso come in passato, con un po' di apprensione addosso.
Perché era così volubile di carattere, ultimamente?
Nene accompagnò Emilian e Ivan alle loro stanze, e lei tornò nella sua. Fu piacevole, perché continuava a darle quella sensazione di pace e tranquillità che aveva provato all'inizio. Abbandonò le sue poche cose in un angolo e si buttò sul letto.
La testa le si riempì di pensieri proprio in quel momento.
Xander aveva un figlio, e lo aveva ritrovato quando era tornato a Caracas; ecco perché non le aveva mai voluto parlare di quello che stava facendo in Venezuela. Aveva mantenuto il silenzio anche con McDonall, forse sperando che quella cosa non venisse fuori, che rimanesse tra i segreti del suo lavoro.
Immaginava la reazione di Xander, di fronte a quella notizia, e quasi le venne da sorridere. Molto probabilmente era rimasto incredulo; lui non commetteva mai errori, non di quel tipo. Aveva sempre sopportato poco i bambini, e ora ne aveva uno di otto anni...
Anche William Challagher aveva un figlio, e anche lui era morto.
L'aveva disprezzato fin nel midollo, eppure Xander aveva diverse cose in comune con lo Scorpione. Figli abbandonati a se stessi, per esempio, avuti da donne che di rispettabile avevano ben poco.
Irina avrebbe voluto porsi delle domande, lasciare la mente a divagare sul come, sul perché, a fare congetture, ma non lo fece. Xander non era lì per potersi difendere, e lei non poteva accusarlo di nulla. Apparteneva tutto a un passato lontano, quel passato che forse troppo in fretta pensava di essersi lasciato alle spalle. L'unica cosa che Irina poteva fare era rimpiangere il fatto che non si fosse fidato di lei per l'ennesima volta. Che forse, per paura di perderla era rimasto in silenzio... Ma alla fine l'aveva persa comunque.
Era questo che non aveva mai funzionato tra loro. Era il fatto che Xander aveva sempre creduto di doverla proteggere. Forse era così perché quando si erano conosciuti; l'unica cosa di cui aveva avuto bisogno Fenice era aiuto, protezione, sicurezza. Per lui era rimasta sempre la stessa ragazzina indifesa, e non si era reso conto che in realtà era cresciuta molto in fretta.
Faceva male, però; faceva male il fatto che aveva preferito non parlargliene. Che aveva indugiato con quell'anello in tasca fino all'ultimo, forse indeciso a chi darlo davvero.
Non era certa che ciò che aveva detto Selena sul fatto che Xander volesse sposare lei, fosse vero, ma qualcosa le diceva che forse un piccolo fondo di verità c'era. Xander amava salvare le ragazze spiantate e in difficoltà, e molto probabilmente si era sentito in dovere di fare qualcosa per Selena e per quel bambino che lui sicuramente non avrebbe mai voluto, ma che era comunque suo.
O no?
Come sempre, il destino era stato ingiusto: lei che non aveva nulla, era ancora lì viva e vegeta, anche se con la faccia spaccata; William e Xander, tutti e due con un figlio inaspettato che meritava la presenza di un padre, riposavano in una tomba solitaria.
Sentiva solo una profonda amarezza e la convinzione che forse, se fosse stata di nuovo lei ad avere il coraggio di chiudere la storia con Xander molto prima, tutto quello non sarebbe mai accaduto. Invece aveva indugiato, esattamente come aveva fatto lui.
Scosse la testa, decisa a scacciare i pensieri e a tornare al momento presente, l'unica cosa che le rimaneva.
Si alzò dal letto, gemendo per il dolore alle ossa e ai muscoli anchilosati: il sedile della R8 era sicuramente avvolgente, ma per nulla comodo per dormire.
Con estrema cautela si infilò sotto la doccia, gettando una rapida occhiata al riflesso nello specchio: aveva il viso gonfio e bluastro in alcuni punti, e un livido sullo stomaco... Orrenda era un complimento.
Mentre l'acqua calda le scorreva addosso, dandole un po' di sollievo, si chiese cosa mai avesse pensato Dimitri quando aveva appreso di Diego; dalle sue parole, molto probabilmente non aveva sospettato nulla nemmeno lui.
Sperava si fosse nascosto bene, perché ora Selena era certa del suo doppiogioco e sicuramente avrebbe fatto di tutto per trovarlo. Se c'era qualcuno in grado di difendersi, quello era il russo, ma Irina provava comunque un po' di apprensione... Erano riusciti a strappargli un orecchio, in fondo.
Aveva perso la gara per aiutarlo, e sinceramente non le importava di essere arrivata ultima. Visto che Dimitri era venuto a Caracas per aiutarla, anche se glielo aveva chiesto Yana, le sembrava il minimo da fare.
Yana... Chissà quando era cresciuta quella piccoletta. E quanto era cresciuto Tommy.
Scacciò immediatamente il pensiero per non ritrovarsi vittima della malinconia, e ricordò che Chris Carter sapeva dove alloggiava. A malincuore doveva lasciare l'Hermana, almeno fino al viaggio verso il Nurburgring... Sempre che fosse sopravvissuta fino ad allora.
Ripiegò le poche cose che aveva, ma in quell'esatto istante sentì il suo telefono cellulare squillare. Guardò lo schermo, per scoprire con sorpresa che si trattava di Dimitri.
"Scendi".
Perplessa, Irina si infilò le scarpe da ginnastica e scese nella hall. La scena che si trovò davanti l'avrebbe fatta scoppiare a ridere, se solo fosse stata ancora capace di farlo.
La vecchia Nene fronteggiava Dimitri Goryalef con una scopa in mano, minacciosa quanto poteva esserlo una signora minuta e anziana come lei. Pareva intenzionata a non fargli fare un passo di più. Il russo, dal canto suo, sembrava scocciato e quasi stupito mentre aspettava, guardingo di fronte a quell'arma impropria rappresentata da una vecchia scopa di saggina.
<< E' lui che le ha messo le mani addosso, signorina? >> domandò Nene senza staccare gli occhi da Dimitri, che sembrava volerla uccidere con lo sguardo.
Irina si affrettò a raggiungere Nene, facendole segno di mettere via la scopa prima che il Mastino decidesse di spezzarle il collo.
<< No, no, è un amico >> disse rapidamente, << Lo conosco >>.
Il russo le parve vagamente offeso per l'accusa, cosa assai strana per uno come lui. Nene non sembrò pienamente convinta della risposta, ma mise via la scopa e rivolse un'occhiata minacciosa a Dimitri.
<< Che cosa vuole? >> domandò, << Non affitto a stupratori e assassini, sa? >>.
Irina si sentì gelare il sangue nelle vene, mentre registrava le parole dell'anziana signora; se solo avesse saputo quello che stava per dire, le avrebbe tappato la bocca. Vide Dimitri fare una smorfia di fronte alla parola assassino, gli occhi due pezzi di ghiaccio che puntò su Nene.
<< Non la disturberò con la mia presenza >> ringhiò a voce bassa, << Non metterò a rischio l'incolumità dei suoi ospiti, se è questo che la preoccupa. Sono qui solo per parlare con Fenice >>.
La risposta, anche se dura, lasciò Irina sorpresa, perché Dimitri sembrava non voler mancare troppo di rispetto alla vecchia signora, come se l'età fosse qualcosa di cui tenere conto quando le parlava. Irina gli fece cenno di seguirla fuori, mentre Nene continuava a guardarla sospettosa.
<< Stai bene? >> gli domandò Irina, notando che era nervoso. L'allusione all'"assassino" aveva lasciato con l'amaro in bocca anche lei.
<< Sì >> rispose Dimitri freddamente, << Ho trovato una sistemazione provvisoria per le prossime settimane... >>.
<< So che non posso stare qui >> concluse per lui Irina, gettando un'occhiata all'hotel.
Non voleva andarsene; per quanto fosse solo un albergo, e per giunta anche vecchio, quel posto le aveva dato tranquillità, nelle ultime settimane, e aveva trovato una compagnia discreta e gentile nella signora Nene. Forse era un posto per criminali, ma lei ne serbava solo bei ricordi.
Dimitri la guardò, gli occhi grigi distanti e gelidi, così diversi da quando le aveva parlato poco prima della gara. Era stato in giro fino ad allora per cercare una nuova sistemazione?
<< Prendo le mie cose e arrivo >> disse solo lei.
Irina ci mise appena dieci minuti a richiudere la valigia e a scendere nella hall, dove Nene la aspettava con aria triste; chiamò Emilian e Ivan che avevano avuto solo il tempo di farsi una doccia. Saldò il conto tutto in contanti e indugiò per qualche minuto davanti alla vecchia signora.
<< E' stato davvero un piacere conoscerla, Nene >> disse, << Mi sono sentita a casa, nonostante tutto >>.
Nene uscì da dietro il bancone e le afferrò entrambe le mani, stringendole nelle sue con dolcezza.
<< Anche per me è stato un piacere ospitarla qui >> disse, << Si riguardi, signorina. Lei è una brava ragazza, indipendentemente dal lavoro che fa. Torni a trovarmi, un giorno >>.
Irina annuì.
<< Lo farò >>.
Strinse le mani dell'anziana, che rivolse un'ultima occhiata a Dimitri oltre la vetrata.
<< Usi la scopa con lui, se è necessario >> sussurrò.
Irina sorrise, anche se le fece male tutta la faccia.
<< Da lui posso difendermi, non si preoccupi >> rispose, << Arrivederci, Nene. E mi saluti Benjamin, quando lo vede >>.
<< Sarà fatto. Arrivederci, cara >>.
Irina raccolse il borsone, uscì sul vialetto e raggiunse la Ferrari. L'Audi di Dimitri e il Pathfinder di Emilian e Ivan la stavano aspettando al bordo della strada. Seguì la R8 per una mezz'ora buona, fino al quartiere di Campo Claro, a ovest di Caracas.
La Ferrari gialla senza il paraurti attirava notevolmente l'attenzione, e più di una volta Irina si sentì addosso gli occhi della gente che camminava per strada. Per fortuna Campo Claro sembrava un quartiere tranquillo, medio borghese, abitato da gente onesta per faceva lavori ben pagati e una supercar come la sua attirava gli sguardi ma non le cattive intenzioni.
La R8 si fermò davanti a un edificio moderno, non troppo alto, con un grande terrazzo e una vetrata all'ultimo piano. Dimitri aprì con un telecomando il cancello di ingresso, e Irina lo seguì lungo una rampa che portava in un garage sotterraneo, il Pathfinder che si muoveva goffo alle sue spalle. Lasciarono le auto in due rimesse riservate e raggiunsero l'appartamento.
Era davvero un bel posto, soprattutto perché Dimitri aveva affittato l'ultimo piano, quello panoramico. La casa era ampia, ma non enorme, con un paio di camere da letto, un soggiorno che si affacciava sul terrazzo e una cucina con un tavolo rotondo per mangiare. Era tutto arredato in modo semplice ma elegante.
<< Questo appartamento è il tuo >> disse Dimitri, osservandola dall'alto con l'espressione imperscrutabile, << Emilian e Ivan staranno al piano di sotto. Può andare bene? >>.
Irina annuì, a disagio. Dimitri sembrava fin troppo disponibile, in quel momento, e non capì il cambio di umore. Sorvolò sul fatto che i suoi cugini potevano occupare lo stesso suo appartamento dormendo semplicemente nell'altra camera, e si concentrò su altro.
<< E tu dove stai? >> domandò.
<< Non qui >> rispose Dimitri, << Rimarrò in zona, comunque >>.
Non aveva senso, ma il russo non faceva quasi mai cose che non avessero una logica. Forse quella l'aveva ma lei non riusciva a coglierla...
<< Perché? >> chiese.
La domanda sembrò innervosirlo nuovamente.
<< Selena non ti vuole morta, al momento >> rispose lui quasi ringhiando, << Ma vuole morto me, adesso, visto che sa che ho cercato di aiutarti. Se rimango qui metto in pericolo te, Emilian e Ivan >>.
<< Con noi saresti più al sicuro >> ribatté Irina, << Se avessi bisogno di aiuto... >>.
<< Io non ho bisogno di aiuto >> la interruppe Dimitri, << Hanno cercato di ammazzarmi per sei volte, e non ci sono mai riusciti. La settima non sarà quella buona. Sono anni che rimango da solo, e non penso che qualche settimana in più faccia la differenza >>.
Si voltò per andarsene, ma Irina lo afferrò per un braccio. Lo fece in modo automatico, senza pensare, perché aveva sentito qualcosa nella voce del Mastino.
Per un attimo pensò che Dimitri l'avrebbe colpita, perché le lanciò un'occhiata di pura rabbia, ma per fortuna non lo fece. Lo lasciò andare per non irritarlo ulteriormente, ma lo guardò negli occhi, seria.
Dimitri era strano, da quando si erano ritrovati. Sempre distante, sempre ombroso, ma più schivo; era come se fosse lì ma non fosse poi così convinto di doverci essere. Eppure si era messo nei guai per aiutare lei, e le aveva detto quella frase prima della gara... Ora sembrava solo volersene stare per i fatti suoi.
<< Invece fa la differenza >> ribattè Irina, << Se davvero sei venuto qui per aiutarmi, allora affronteremo tutto questo insieme. Siamo gli ultimi due veri membri della Black List >>.
Dimitri la fulminò con lo sguardo.
<< Non ho detto che me ne sto andando >> ringhiò, << Ho solo detto che dormirò in un altro posto. Questa non è Mosca >>.
"Questa non è Mosca".
Voleva dire che non avrebbe condiviso con lei lo stesso tetto? Che non aveva intenzione di dormire nella stessa casa insieme a lei?
Un brivido le passò lungo la spina dorsale, al ricordo della notte della Russia, e di tutto quello che era successo. Molto probabilmente, il Mastino ricordava bene quanto lei; ricordava di averle detto "Alzati e vieni qui da me", e l'unica cosa che lei aveva fatto era stata rimanere immobile, per poi tornare tra le braccia di Xander. Non gli aveva riservato un bel trattamento, e per quanto se ne pentisse, ora non poteva proprio lamentarsi di come veniva trattata lei.
<< Allora perché lasci i tuoi cugini qui? >> chiese, senza più nessuna accusa nella voce.
<< Ti fai ridurre in questo stato da una ragazza alta quanto te >> rispose Dimitri, freddo, << Figurati cosa potrebbe farti uno degli uomini di Selena >>.
Irina strinse le labbra. Questa era gratuita, ma il russo sembrava nervoso.
<< Ok, come vuoi Dimitri >> convenne Irina.
Improvvisamente non sapeva se lo voleva lì oppure no.
Il russo le rivolse un'occhiata, prima di farle cenno di seguirlo; Emilian, che doveva aver origliato la conversazione dal corridoio, sbucò in quell'esatto istante.
Tornarono nel garage e Dimitri si avvicinò alla R8 grigia, le righe sulla carrozzeria che spezzavano il riflesso della luce sulla vernice metallizzata. Aprì il baule anteriore dell'Audi e Irina vide sbucare un vero e proprio arsenale. Sorpresa, rimase in silenzio, mentre Emilian diceva qualcosa in russo. C'erano quattro fucili, sei pistole, cinque coltelli, e un fucile di precisione simile a quello dei cecchini; più tante, tantissime munizioni.
Dimitri afferrò un paio di pistole e le porse a Irina, tenendole dalla parte della canna; lei le prese, titubante. Aveva ancora le sue, con la sicura ben inserita.
<< Le sai usare, quindi usale >> le disse solo, perentorio.
Irina rimase in silenzio, mentre porgeva a Emilian due fucili e tre pugnali. Era impressionante come il russo maneggiava le armi, quasi con sollievo.
<< Da qui al Nurburgring ci sono quattro settimane >> disse Irina, << Fino ad allora cosa facciamo? >>.
Dimitri le rivolse un'occhiata di sbieco.
<< Tu che cosa vuoi fare? >> ribatté.
<< Prima di tutto, Selena non mi ha ufficialmente invitato alla gara >> rispose Irina, piccata, << Quindi presumo di dover aspettare che mi chiami... Fino ad allora, devo capire come funziona la corsa, il percorso, tutto. E devo trovare un paraurti nuovo alla Ferrari >>.
Dimitri annuì, e Irina si stupì della sua stessa determinazione.
<< I pezzi per la tua auto posso procurarteli io >> disse il russo, << Me li faccio mandare da una persona. Nel frattempo... Non farti ammazzare >>.
Dimitri chiuse il baule della R8, salì a bordo e partì con una sgommata sul liscio pavimento del garage, lasciando Irina con le due pistole in mano e l'espressione confusa. Era evidente che il russo non vedeva l'ora di andarsene.
<< Avanti, Fenice, andiamocene a mangiare qualcosa >> disse Emilian, << Tornerà a controllare se sei ancora viva >>.
Irina sbuffò, seguì il russo su per le scale e tornò nel suo appartamento. Era bello, perché Dimitri aveva buon gusto in fatto di case, ma le sembrò strano non doverlo condividere con nessuno. In effetti, in Russia la loro era stata una convivenza forzata, e magari anche allora lui avrebbe preferito tenerla lontana. Con il senno di poi, sarebbe stato meglio.
Forse era meglio così anche ora.
"Non pensarci, Irina. Sei qui per vendicare Xander e William, ed è questa la tua priorità. Dimitri è qui perché vuole solo aiutarti; non hai il diritto di costringerlo a starti vicina. E' il risarcimento per non aver capito davvero come stavano le cose due anni fa".
Dimitri sapeva serbare rancore, sapeva farlo per anni, e magari non l'aveva perdonata per come era stato... rifiutato. Sempre che lei non avesse inteso male, e che davvero alla fine fosse stata solo la questione di una notte.
E poi no, lei non sarebbe più stata in grado di amare qualcuno, mai più.
Se mai fosse capitato, si sarebbe costretta a non farlo.
Tornò nell'appartamento, ricordando che aveva bisogno di qualcosa da mangiare ma ovviamente la cucina era vuota. Scese in strada e trovò quasi subito un piccolo supermercato dove comprò un po' di generi alimentari e qualcosa da bere. La cassiera la guardò con aria spaventata quando pagò alla cassa, e Irina ricordò di avere ancora la faccia spappolata. Per fortuna aveva aggiunto alla spesa il disinfettante, delle garze, del cotone e qualche cerotto. Sperò solo che alla ragazza non venisse l'idea di chiamare la polizia per un caso di violenza domestica.
Tornò a casa, preparò un tramezzino veloce senza che Emilian e Ivan venissero a disturbarla, e cercò informazioni sul Nurburgring e sulla gara, per tenere impegnata la testa.
Il circuito si trovava in Germania, a centosettanta chilometri da Francoforte, ed era un monumento alle corse di auto; era lì che si correva la 24 Ore del Nurburgring. Un tracciato difficilissimo, lungo, pieno di curve e tratti con asfalto sconnesso, dove ogni auto da corsa veniva spinta al limite prima di essere commercializzata. Per un pilota, era come salire su una giostra: il massimo dell'adrenalina e della sfida. Strappare un record al Nurburgring equivaleva a entrare nella storia delle auto.
L'evento di cui aveva parlato Dimitri era il Raduno Internazionale Preparatori, tenuto ogni quattro anni, che raccoglieva tutti i preparato di auto più famosi al mondo: Novitec, Hamann, Mansory, Brabus, AC Schnitzer, Acura, Alpina, e decine e decine di altri. Avrebbero portato auto di ogni tipo, dalle utilitarie potenziate fino all'inverosimile, alle supercar spremute fino all'ultimo cavallo. Ci sarebbero state gare per categorie, ma soprattutto ci sarebbe stata la "Corsa" per il trofeo miglior preparatore e miglior pilota. L'evento aveva risonanza mondiale, perciò partecipare significava essere sotto i riflettori della stampa specializzata e degli appassionati di auto.
Se avesse vinto, chiunque avrebbe riconosciuto la sua bravura; ma se avesse perso, sarebbe caduta nella polvere e non si sarebbe potuta più rialzare. Ecco perché Selena voleva sfidarla lì.
Per accedere come pilota bisognava avere un preparatore, che avrebbe presentato l'auto all'evento e l'avrebbe iscritta a una delle gare, finanziato da sponsor e dalle case automobilistiche ufficiali.
Al momento, l'unico preparatore di auto che Irina aveva a disposizione era a ottomila chilometri da lei, e non era certo sufficientemente ricco ne famoso per partecipare al Raduno. Max non poteva aiutarla, questa volta, e anche se avesse potuto farlo non glielo avrebbe chiesto.
Passò qualche ora a cercare informazioni sulle case preparatrici e sui modelli di auto. Alcune erano specializzate solo in cerchi marchi, come la AC Schnitzer che si occupava solo di BMW, altre erano più generaliste. Ogni tipo di auto poteva essere modificata; la differenza da ciò che avevano sempre fatto i piloti clandestini era che qui le modifiche erano studiate da team di ingegneri, erano legali e soprattutto erano approvate dalle case madri dei marchi. Vetture come quelle potevano circolare su strada senza essere sequestrate dalla polizia perché omologate. Mostri da pista, ma pur sempre legali.
Ovviamente erano le sportive a dare il meglio, una volta finite sotto i "ferri". Irina rimase affascinata dalla Novitec, che aveva un ramo distinto per Ferrari, Lamborghini, Maserati, McLaren e Rolls-Royce. Sarebbe stato interessante elaborare la F12 e farla diventare una F12 N-Largo-S... Peccato che fosse una ricercata dalla polizia, e difficilmente un'azienda come quella l'avrebbe accettata come pilota, tanto meno come cliente.
E poi, come poteva contattare una casa preparatrice? Qualcuno l'avrebbe ascoltata?
"Buongiorno, mi chiamo Irina Dwight e sono soprannominata Fenice. Faccio parte della Black List, ho una taglia sulla testa e la polizia mi cerca per arrestarmi... Non è che vi piacerebbe portarmi al Nurburgring come vostra pilota ufficiale?".
Le serviva sicuramente una nuova identità, un nome che non fosse legato alle corse clandestine e a tutto il loro mondo. E conoscenze, tante conoscenze.
Sospirò.
Al momento, l'unica cosa che aveva era una Ferrari F12 senza paraurti davanti, e basta. Sarebbe stata sufficiente?
Passò il resto della giornata chiusa in casa, tentando di dormire sdraiata a pancia in su nel comodo letto matrimoniale, gli occhi che ogni tanto guardavano fuori dalla finestra, e la mente che divagava.
La fuori c'era un bambino che si chiamava Diego ed era il figlio di Alexander Went. Aveva gli occhi azzurri e la passione per le auto, come suo... padre.
La parola la impressionò come la impressionava associata al nome di William Challagher. Non aveva nessun senso che due persone così tanto concentrate su se stesse potessero avere un figlio, senza magari nemmeno saperlo. Sarebbero stati gli ultimi che Irina avrebbe immaginato a fare i genitori.
Sospirò di nuovo, mentre si rendeva conto che non aveva mai davvero compreso nessuno fino in fondo. Ne William, ne Xander, ne Dimitri.
Tanto meno se stessa.
Erano le due di notte, quando si alzò e andò verso la vetrata, a osservare il cielo stellato e le fronde degli alberi del parco che distava appena un chilometro da casa sua. Lacrime silenziose le scesero lungo le guance, mentre capiva che sarebbe stato difficile accettare, stavolta.
Nemmeno l'Audi R8 nera che passò in strada lenta e silenziosa riuscì a distrarla.
Dimitri la guardò con un sopracciglio inarcato, quando Irina gli aprì la porta di casa e lo fece entrare insieme ai suoi cugini. Non aveva dormito bene, e quel fatto non aveva contribuito a rendere la sua faccia tumefatta migliore. Per fortuna il russo non fece alcun commento e si limitò a sedersi sul divano.
<< Hai ricevuto qualche comunicazione da Selena? >> domandò.
<< No, nessuna >> rispose Irina, << Però ho cercato informazioni sul Raduno. Avremo bisogno di identità false per partecipare, e dovremo per forza essere supportati da una casa preparatrice. Dubito però che quelle legali ci permetteranno di gareggiare... >>.
Dimitri ed Emilian si scambiarono una battuta in russo; il cugino fece una smorfia, come se non gli piacesse quello che era stato detto, però alla fine annuì.
<< Siamo ricercati, non possiamo sperare che qualcuno voglia sponsorizzarci >> aggiunse Irina.
<< Forse ho una persona che può aiutarci >> rispose Dimitri lentamente, << O meglio, la ha Emilian >>.
La faccia sfregiata del russo si accartocciò appena, quando arricciò il labbro.
<< E' un tizio che conosco, un emiro del Qatar >> spiegò, << In confronto Challagher era un poveraccio, in quanto a denaro. Si chiama Fadi Al-Mahadiri, e ha fatto i soldi con il petrolio. Ci siamo incontrati diversi anni fa, quando stavo cercando Vladimir Buinov per conto di Dimitri. Non mi piace il suo modo di fare, ma ama le auto di lusso e ha una sua personale casa preparatrice di auto, che elabora auto solo per lui; possiamo chiedergli di sponsorizzarci come piloti e farci arrivare al Nurburgring. Non so se accetterà, ma è sempre una alternativa >>.
Emilian era pieno di risorse, e Irina questo non se lo aspettava. Un emiro... Era uno di quei tizi che andavano in giro su supercar placcate d'oro e con il turbante in testa?
<< Possiamo contattarlo? >> chiese.
<< Chiamalo >> ordinò seccamente Dimitri al cugino, innervosito, << Spiegagli di cosa abbiamo bisogno e che coprirò io i costi di tutto. Ci serve solo un marchio al quale appoggiarci >>.
Emilian annuì, e Irina guardò Dimitri. Era come se volesse mettere bene in chiaro che non stava chiedendo alcuna elemosina.
<< Devo fare un giro di telefonate >> disse Emilian, alzandosi per uscire dall'appartamento.
<< Per i documenti falsi non dovremmo avere alcun problema >> aggiunse Dimitri, << Qui a Caracas è più facile procurarseli che trovare una dose di eroina >>.
Irina annuì.
<< Credi che Selena e i suoi utilizzeranno auto ancora più potenti di quelli che hanno usato a Los Medanos? >> chiese.
<< Sì >> rispose Dimitri, << Nel loro garage ho visto macchine nettamente superiori a quelle dell'altro giorno. Selena le tiene per il gran finale, immagino >>.
<< Credi che la F12 sia sufficiente? >> domandò Irina, titubante.
Non voleva rischiare di perdere; non voleva assolutamente sprecare l'unica possibilità che aveva per rendere a Selena la stessa moneta con cui era stata pagata... Era finito il tempo in cui l'auto che guidava diventava insostituibile; l'unica macchina che non avrebbe mai cambiato l'aveva lasciata a piedi, quindi ogni altra sarebbe andata bene. La F12 era una ottima auto... Come poteva esserlo qualsiasi altra, a quel punto.
<< Potrebbe non esserlo >> rispose lentamente Dimitri, << Se Jorgen Velasquez guida una Agera, probabilmente Moreau avrà un'auto dello stesso livello. Forse una Pagani, una McLaren... Addirittura una Bugatti >>.
Irina si portò una mano alla testa. Una Bugatti. L'ultima auto di William.
<< Non credo di avere soldi a sufficienza per comprare una hypercar, anche se rubata >> borbottò, << La Ferrari mi è costata un occhio della testa... >>.
<< Non importa che auto guidi, Fenice >> disse Dimitri a voce bassa, << Importa quanto sei disposta a vincere >>.
Quello che diceva Dimitri era vero, ma era vero anche il contrario, e lei lo aveva imparato sulla sua pelle. Il Mastino aveva sempre guidato auto di lusso, mentre lei aveva iniziato dal basso, con la sua piccola utilitaria italiana. L'aveva portata fino al terzo posto della Black List, ma di fronte alle supercar dello Scorpione si era dovuta inchinare. Persino Xander era stato mandato in missione con una Ferrari.
<< Non adesso, Dimitri >> ribatté Irina, << Non più. Sono una pilota abbastanza forte da raggiungere la terza posizione della Black List, ma non posso spingermi oltre. In questo momento siamo a un livello dove non conta più la bravura, contano i mezzi a disposizione >>.
Il russo si mosse appena sul divano, mentre il cugino li ascoltava in silenzio, spostando lo sguardo prima da uno e poi dall'altro. Era rimasto muto tutto il tempo, come se non si sentisse legittimato a parlare.
<< Ricordati che hai vinto la Mosca-Cherepova con una utilitaria italiana >> disse all'improvviso Ivan.
Irina alzò lo sguardo su di lui, e con la coda dell'occhio vide formarsi un sorrisetto sul volto di Dimitri.
Sì, era vero. Ma quella era la Punto, non una macchina qualsiasi.
<< E' diverso >> ribatté Irina, << Non ho più quell'auto >>.
In quell'istante Emilian rientrò nell'appartamento, l'espressione soddisfatta sul volto sfregiato.
<< Fadi si è detto interessato alla cosa >> disse, << Sarà qui fra qualche giorno. Il tempo di organizzare il suo jet privato e raggiungerci a Caracas. Non ha promesso nulla però >>.
Sia Emilian sia Dimitri fecero una smorfia, infastiditi.
<< Nel frattempo cosa facciamo? >> chiese Emilian, mettendo via il cellulare.
<< Abbiamo bisogno di documenti falsi >> rispose Dimitri, << Cerca qualcuno che possa produrceli e che siano ben fatti >>.
Si alzò di scatto, mentre Irina si chiese cosa potesse fare lei.
<< Io... >> iniziò, ma Dimitri le rivolse un'occhiata gelida.
<< Tu rimani qui finché non ti si mette a posto la faccia >> ringhiò.
Irina rimase in silenzio, colpita dal tono aggressivo e del tutto gratuito del russo; persino Emilian sembrò infastidito da come le aveva risposto.
<< Ho un paio di cose da sbrigare, prima di stasera >> aggiunse il Mastino, << Ci sentiamo per telefono >>.
Detto questo, sparì oltre la porta senza guardarsi indietro; subito dopo Emilian lo seguì, rivolgendole un cenno di saluto.
Dimitri scese le scale rapidamente, mentre nella testa gli ronzava il pensiero e il dubbio. Per un attimo, quando era venuto fuori il discorso delle auto, aveva pensato di rivelare a Irina che Alexander Went, nonostante la sua Ferrari rossa, non era poi così forte come tutti credevano. Avrebbe potuto dirle che alla loro gara, quattro anni prima, Went aveva vinto semplicemente perché la Ford GT era stata sabotata...
Poi però era stato zitto.
Non poteva mettere in cattiva luce Went, e non poteva farlo proprio nel momento in cui Irina era più debole. Sarebbe stato da egoisti e codardi.
Lui non era né Went né Challagher, e non avrebbe lasciato che Irina si avvicinasse ancora per sporcarle l'anima. Non si sarebbe dipinto migliore di quello che era, anche se sarebbe stato a suo favore.
<< Ehi >>.
Si voltò di scatto quando sentì la voce di Emilian chiamarlo. Suo cugino sembrava infastidito quanto lui, la faccia sfregiata particolarmente incartapecorita.
<< Cosa c'è? >>.
Il russo si fermò a un passo da lui.
<< Finiscila di ringhiarle addosso >> disse Emilian, << Sai che non me ne frega un cazzo di come tratti la gente all'infuori della nostra famiglia, ma con lei non stai un po' esagerando? >>.
Molto probabilmente la convivenza con Ivana gli aveva dato alla testa, perché era la prima volta che difendeva qualcuno che non appartenesse ai Goryalef, non da lui perlomeno.
Dimitri fece una smorfia.
Certo che stava esagerando, e avrebbe continuato a esagerare. Se Irina doveva tenersi lontana da lui, doveva essere ben motivata, e trattarla come la trattava ai tempi di Challagher era la cosa migliore da fare. Poco importava che l'avrebbe detestato, o che non lo avrebbe capito.
<< Non sono venuto qui per trattarla da principessa >> ribatté nervosamente.
<< Allora siamo venuti qui per cosa? >> disse Emilian, << Per guardarti continuamente abbaiarle in faccia? >>.
Dimitri appoggiò la mano sul tetto della R8 per riguadagnare la calma. Forse Emilian era l'unico a poter capire cosa gli passava per la testa, ma sembrava volerlo mettere in difficoltà a tutti i costi.
<< Me lo hai detto tu che ero fottuto, un giorno, te lo ricordi? >> disse al cugino, freddamente.
Emilian annuì.
<< Bè, io ci posso andare di mezzo, lei no >> continuò Dimitri, << Io sono quello che sono, e lei è destinata a trovare un'altra strada. Lei non è Ivana, non è Vilena, non è nessuna delle nostre donne. Lei non è fatta per accettare in silenzio di essere dalla parte sbagliata. Persino adesso è ancora esattamente come era sei anni fa, quando io l'ho incontrata per la prima volta: pulita. Noi non siamo qualcosa che non deve entrare nella sua vita >>.
Più chiaro di così non poteva essere, né meno gelido nel parlare.
Però Emilian quasi gli rise in faccia, e Dimitri si innervosì ancora di più.
<< Allora le dirò esattamente quello che vuoi che le dica >> fece, << Che sei un assassino di ragazzini, che sei qui solo perché Yana te lo ha chiesto e che hai passato questi due anni a gestire i traffici di Mosca con il nome di Lince, ricoprendoti di sangue e denaro. Sorvolerò sul fatto che non ti sia piaciuto fare tutto questo, se lo ritieni opportuno >>.
Dimitri scoprì i denti, infuriato. Per un attimo pensò di fare come quando erano ragazzini, quando si picchiavano continuamente per determinare chi aveva ragione o torto, ma era pur sempre suo cugino e non voleva ucciderlo.
Decise di ignorare la frecciatina e aprì la porta dell'Audi.
<< Ah, Dimitri >> aggiunse Emilian, << Continui a essere fottuto >>.
Il Mastino chiuse la porta della R8 per evitare di insultarlo, accese il motore e se ne andò, ingoiando per la prima volta la rabbia.
Forse sarebbe dovuto venire da solo a Caracas.
Sfrecciò per le strade della cittadina, diretto a un bar nella zona ovest di Campo Claro. Trovò Benjamin Onierro all'angolo della strada, ben riconoscibile per via del cappellino da baseball verde acido calato sulla testa. Teneva le mani affondate nelle tasche, e sembrava ancora più giovane di quanto fosse.
<< Dove diavolo siete andati? >> gli domandò non appena il russo gli andò incontro, anche se in realtà sembrava solo curioso, non arrabbiato.
<< Non credo tu lo debba sapere >> rispose Dimitri, << Fenice sta bene, non le ho fatto niente di permanente >>.
Benjamin lo guardò, forse dubbioso sul fatto che stesse scherzando o meno.
<< Hai qualcosa da darmi? >> aggiunse.
Il ragazzino gli porse un biglietto; doveva essere l'invito ufficiale al Nurburgring. Dimitri non lo aprì e lo mise in tasca, visto che era indirizzato a Fenice.
<< Altro? >>.
Benjamin scosse il capo.
<< Ho saputo della vostra gara a Los Medanos >> disse, << E' stata una figata! Pure la polizia! >>.
<< Fenice ti porterà con lei la prossima volta, se ci tieni tanto >> lo interruppe Dimitri, << E sarà l'ultima volta che vedrai la luce del sole >>.
Il sorriso morì sulle labbra del ragazzino in un attimo. Dimitri gli mise in mano un rotolino di banconote da cinquanta pesos e lo fissò negli occhi.
<< Se ti passa anche solo per la testa di andare a dire in giro in che zona ci troviamo, ti taglio la lingua >> ringhiò, << Questa è l'ultima volta che ci vediamo, molto probabilmente, ma se ti arrivano voci o informazioni che possano essermi utili, la prima e unica cosa che devi fare è entrare in contatto con me. Ti è chiaro? >>.
Benjamin sembrò terrorizzato, ma essere molto persuasivi era l'unico modo per essere capiti. Annuì in silenzio e Dimitri lo spinse via dopo averlo profumatamente pagato per i mesi di servizio, osservandolo sparire oltre l'angolo della strada con la sua mazzetta di denaro da spendere in fumo, donne e stupidi cappellini.
Risalì sulla R8 e cercò un parcheggio tranquillo dove fare una telefonata.
Irina aveva ragione, quando aveva parlato di auto e del fatto che Selena avrebbe messo contro di loro le migliori in commercio. La Huracan e la F12 forse non sarebbero state sufficienti, non su una pista come il Nurburgring.
Digitò rapidamente un numero di telefono, e dovette aspettare un paio di minuti prima di ottenere risposta.
<< Dimitri Goryalef, è sempre un piacere sentirti >> disse Zlatan Lebedev dall'altra parte della linea.
<< Anche per me, soprattutto se dobbiamo fare affari >> rispose Dimitri.
<< Che cosa ti serve, Lince? >>.
Conosceva Irina e sapeva cosa avrebbe voluto guidare nella sua gara al Nurburgring.
<< Mi serve un'auto molto potente e molto agile >> rispose, << Hai una LaFerrari? >>.
Dall'altra parte della linea, Zlatan Lebedev rimase in silenzio per qualche istante.
<< Hai sempre avuto richieste particolari, Lince, ma questa le supera tutte >> rispose, << Non è un'auto che posso trattare facilmente, e al momento non la ho nel mio garage. Posso procurarmela, ma ci vorrà qualche settimana >>.
Il russo imprecò sotto voce, anche se in realtà non si era illuso di poter trovare un'auto del genere tanto facilmente.
<< Non posso aspettare >> disse lentamente, << Tra quattro settimane devo essere al Nurburgring per disputare una gara. Immagino tu non abbia nemmeno una Ferrari FXX K? >>.
<< Ancora peggio >> rispose Lebedev, << Non sono auto facili da trovare... Dovrei farti un lavoro su commissione, in questo caso. Sono auto con pochissimo mercato e gli esemplari in circolazione si contano sulla punta delle dita. Posso procurartele, ma mi ci vuole tempo >>.
<< No ho tempo Zlatan, ma so di averti chiesto qualcosa di impossibile, in questo momento >> lo interruppe Dimitri.
<< Ho una 599, se la gradisci >> gli propose Zlatan.
<< Non è per me >> rispose Dimitri, << E la persona a cui serve al momento guida una Ferrari più potente... Una F12 TDF gialla >>.
Zlatan capì a chi si riferiva, ma non disse nulla.
<< La mia l'hai trovata? >> aggiunse Dimitri.
Sentì Lebedev ridacchiare dall'altra parte della linea.
<< La tua Lamborghini Centenario ti sta aspettando come una moglie aspetta il proprio marito dopo il lavoro >> rispose. << E' davvero una bella bestia da domare >>.
<< Bene, allora preparala >> disse Dimitri, << La voglio qui in non più di quattro giorni. Se non hai mezzi, ti mando il mio aereo cargo per portarla fino a Caracas. Non importa quanto costerà >>.
<< Come desideri, Lince >>.
Dimitri chiuse la chiamata e guardò oltre il vetro della R8. Erano settimane che aveva commissionato la ricerca della Centenario a Lebedev, perché aveva già immaginato che la Huracan non sarebbe stata sufficiente al Nurburgring. Avrebbe dovuto fare lo stesso con LaFerrari, ed era stato stupido a non pensarci.
In ogni caso, ne avrebbe trovata una. Era l'unica auto che Fenice poteva guidare.
"Questo sarebbe trattarla male?".
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