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Capitolo XXVIII

Ore 20.00 – Caracas, Hotel Plaza

"So che sei la fuori in un hotel da quattro soldi, e se ti conosco abbastanza stai ancora decidendo se uccidermi o risparmiarmi... Sì, perché io sto pensando a te in questo momento, Fenice, e molto probabilmente tu non te lo aspetti nemmeno".

Dimitri emise un sospiro basso, guardando dalla grande vetrata dell'hotel la città di Caracas che si stagliava illuminata a giorno da migliaia di luci natalizie; a Yana sarebbe piaciuto quel paesaggio, ma lui aveva preferito che rimanesse a Los Angeles, lontana da qualsiasi pericolo. I bambini e Vilena stavano bene, e aveva provveduto a spedire loro un grosso pacco pieno di doni, per fare in modo che avessero qualcosa da scartare in quel primo Natale lontano da casa. Sembravano essersi abituati a Los Angeles, al tepore del clima e alla rumorosità delle strade. Ovviamente gli avevano chiesto di Irina, ma lui non aveva voluto dare risposte chiare.

L'Audi R8 era parcheggiata nel garage dell'albergo, in attesa che l'enorme, incredibile sfregio che Fenice le aveva lasciato sopra venisse cancellato. Nessuno gli aveva mai ridotto l'auto in quel modo; chi ci aveva provato non aveva usato le mani per un bel po' di tempo, e questo Emilian aveva tenuto a sottolinearglielo immediatamente. Quando aveva saputo che era stata Irina, aveva riso di gusto.

Era infuriata, e per avere il coraggio di sfregiargli la R8 in quel modo, doveva esserlo veramente molto. Se aveva pensato di aver esagerato con la storia del tradimento, ora ne era certo. Reazioni del genere da lei si potevano avere solo quando aveva superato il limite, e lui lo aveva fatto, perciò era andata a cercarsela.

L'aveva vista solo una volta, in quei quattro giorni; aveva saputo che bazzicava per i locali notturni di Caracas, forse cercando informazioni su Selena, ma aveva preferito tenersi a distanza. La psicopatica era sparita, non rispondeva al telefono, e l'unica cosa che aveva fatto era partecipare a una gara nella zona nord della città, con Jorgen Velasquez a fare da arbitro. Per il resto, il silenzio.

Però aveva avuto modo di individuare lo stabilimento della Torec: era un vecchio fabbricato a venti miglia da Caracas, senza alcuna insegna fuori ma con un parcheggio pieno di auto, quasi tutte Audi Q7 in livrea nera. Non era riuscito a entrare, anche se aveva avuto l'impressione che dentro ci fosse qualcuno a lavorare, visti i diversi furgoni che erano entrati e i bidoni dell'immondizia vuoti.

Doveva ancora capire il collegamento tra la Torec e Selena; di lei Ivan stava cercando informazioni. Diversamente da Jorgen, la ragazza non aveva alcun precedente penale, e non aveva nemmeno la patente, cosa singolare per una che possedeva tutte quelle auto.

Fenice molto probabilmente stava lavorando su un fronte diverso; si stava mescolando alla gente di Caracas come solo lei sapeva fare, con quel viso inoffensivo e lo spirito combattivo che sapeva tirare fuori. Era sempre stata oggetto di curiosità, e ora lo era più che mai; nessuno capiva quanti problemi poteva creare finché non li vedeva con i propri occhi. Era una pilota forte e carismatica, questo lo ammettevano tutti, ma nessuno immaginava la forza distruttrice che si nascondeva dietro la maschera di Fenice.

L'auto era solo l'inizio; era quasi certo che Irina sarebbe stata in grado di battere anche lui, la sera prima. Era talmente convinta di poterlo fare da riuscire a combattere l'ancestrale paura che aveva del Mastino e sfregiargli la R8... Si sentiva in tutto e per tutto la numero uno della Black List, e al dì la delle gare che aveva o non aveva vinto, lo era davvero.

Poteva battere anche lui, se solo lo voleva. A lui non importava nulla.

Di sicuro, era già riuscita dove tutti avevano fallito.

Era nella sua testa, in quel momento.

E la cosa lo destabilizzava.

L'idea che Fenice lo detestasse faceva a pugni con la sua determinazione; era da quando gli aveva rigato la macchina che ci pensava. Forse avrebbe dovuto esprimerlo ad alta voce, ma al momento si limitava a pensarlo: non gli piaceva il disprezzo di Fenice. Una volta lo ignorava, ora non riusciva più a farlo.

Sentì la presenza di Emilian avvicinarsi alle sue spalle.

<< C'è un altro messaggio da Selena >> disse solo.

Dimitri prese la busta di carta, che sapeva già di dover far avere a Fenice. Al momento, la sua collaborazione si limitava a quello: consegnare messaggi. In realtà, quella pazza stava facendo lo stesso identico gioco con lui e con Irina. Le informazioni che dava a Fenice erano le stesse che dava a lui.

Aprì la lettera e guardò il foglio.

"Ho ucciso Alexander Went perché sapevo ti avrebbe fatto male. Aveva un anello con se, lo sapevi? Voleva sposarti... E' un peccato che non possa avertelo chiesto".

Dimitri arricciò il labbro, mentre qualcosa si muoveva nel suo stomaco. Era disgustato dal fatto che Selena voleva distruggere psicologicamente Fenice, e forse anche dal fatto che conoscesse così bene i movimenti di Went... E poi, forse anche un po' dalla questione dell'anello.

Ripiegò il foglietto e lo rimise nella busta.

Se fosse stato Alexander Went, con le sue manie di protezione e il terrore che Irina scappasse da un momento all'altro, avrebbe preso quel foglietto e lo avrebbe accartocciato e bruciato. Non lo era, era Dimitri Goryalef e aveva istigato Fenice all'odio più profondo, quindi peggio di così non poteva essere.

<< Dobbiamo consegnarlo a Irina, immagino >> continuò Emilian.

Dimitri annuì.

<< Dividiamoci >> disse, << Se sta continuando a cercare informazioni su Selena, la troveremo in qualche locale nel centro della città. Credo sia piuttosto semplice individuare una F12 gialla con la Black List sul cofano >>.

Avrebbe portato quel messaggio a Fenice, anche se le avrebbe fatto molto male. Forse si sarebbe meritato un altro pugno in faccia, ma non importava. Più Irina l'avrebbe colpito forte, più lui avrebbe incassato.

 



Ore 24.00 – Caracas, Pachamama disco

Irina si sedette su uno degli sgabelli alti di fronte al bancone, osservando con aria critica il locale nel quale era entrata.

Non era abituata a posti del genere, anche se con William aveva frequentato molti locali. Era grande, ampio, con decine e decine di poltroncine rosse, luci soffuse e molti, troppi... pali. Una mezza dozzina di ragazze dal corpo statuario si muovevano sui piccoli palchi che erano stati allestiti per loro, al ritmo di una musica lenta e sensuale, vestite di aria, luce e poco altro. Per una volta Irina non fu oggetto di alcuna occhiata, perché tutti gli uomini del locale erano concentrati sulle ragazze, e solo il tizio al banco spostò lo sguardo su di lei. Per un attimo pensò che le chiedesse cosa ci faceva in un locale palesemente per uomini, e Irina fece altrettanto; però alla fine grugnì solo qualcosa, e Irina ordinò una birra. La parola "cerveza" l'aveva imparata subito.

Benjamin entrò nel locale un paio di secondi dopo, e Irina capì che apprezzava molto la location. Lo costrinse a sedersi di fianco a lui e a ordinare un drink analcolico, anche se lo vedeva fremere nel tentativo di guardare in due direzioni contemporaneamente. Si era persino tolto il suo solito cappellino, come se l'occasione lo richiedesse.

Con un colpetto sul ginocchio richiamò la sua attenzione. Il ragazzino aveva imparato in fretta il solito rituale: qualche chiacchera, un paio di complimenti per il locale, e poi qualche cenno alle ragazze che lavoravano lì. A quel punto chiedeva di Selena.

Di malavoglia Benjamin si mise a parlare con il barista, un tizio di trentacinque anni con una barbetta ispida e gli occhi sporgenti. Irina attese pazientemente che la conversazione prendesse il via, rendendosi conto che lo spagnolo iniziava a diventare una lingua familiare. Riusciva a comprendere alcune parole, forse perché erano sempre le stesse. Questa volta fu più fortunata, perché il discorso sembrò prendere una piega diversa dalle serate precedenti. L'uomo annuiva, lucidando il bicchiere vuoto che teneva tra le mani.

<< Ha lavorato qui >> tradusse Benjamin, << Più o meno otto anni fa... Si ricorda di lei >>.

<< Puoi domandargli se sa qualcosa delle sue origini? >>.

Il barista sembrò collaborativo, perché rispose alle domande con cortesia, anche se Irina non fece nessun cenno a una possibile ricompensa in denaro.

Selena aveva iniziato a lavorare lì a diciassette anni come spogliarellista. Era piuttosto brava e notevolmente bella, e ci sapeva fare con gli uomini, tanto che si era fatta una zoccolo duro di clienti affezionati; come tutte le ragazze dei barrios, aveva imparato presto come funzionava il mondo e aveva sfruttato l'avvenenza per trovare un lavoro e guadagnarsi da mangiare per sé e per la madre. Selena però aveva un brutto carattere, e le altre ragazze la sopportavano poco, perché era aggressiva e spesso egoista. Ogni tanto si accapigliava con qualche collega, ma il vecchio titolare l'aveva a cuore per via dei clienti che portava e risolveva quasi sempre la situazione dandole un piccolo aumento e concedendole qualche strappo alla regola.

Poi un giorno era rimasta incinta, e per più di un anno non era stata vista in giro. Avevano creduto che fosse scappata con il padre del bambino, che se ne fosse andata da Caracas, visto che la madre era morta pochi mesi prima. Non era stato così, perché poi era tornata nella zona ricca della città per cercare lavoro, povera in canna e aggressiva come sempre. Nonostante la gravidanza, era rimasta in forma ed era sempre molto bella, perciò il titolare del Pachamama l'aveva assunta di nuovo, e aveva continuato a lavorare lì fino a due anni prima, quando una mattina si era licenziata senza alcuna spiegazione, sparendo con il figlio.

Tra una chiacchera e l'altra, Irina scoprì che Selena non guadagnava molto con il lavoro al locale, e questo non spiegava come fosse riuscita a procurarsi i soldi necessari ad acquistare i campi di droga intorno a Caracas. Il suo ritratto le fu presto chiaro: era cresciuta con un padre adottivo violento, che aveva lasciato lei e la madre senza un soldo in tasca, e aveva sempre vissuto nel quartiere più povero di Caracas, arrabbiata con il mondo e con la gente. Altro di lei non si sapeva, però il barista le disse che poteva parlare con Marzia, visto che erano state amiche per un po'.

Il barista le indicò una ragazza dai capelli rossi, mossi in morbide onde fino a metà della schiena, che in quel momento si muoveva con maestria intorno a un palo fissato alla parete, seguita attentamente da un paio di uomini di mezza età. Avrebbe finito il turno alle due, quindi doveva aspettare, perché il loro capo non amava che interrompessero l'intrattenimento.

Due ore erano tante, e Irina non aveva voglia di rimanere lì più del dovuto, però capiva di dover fare uno sforzo. Chiese un tavolo appartato e si rassegnò a una lunga, noiosa e imbarazzante attesa.

Nell'esatto istante in cui Irina si alzò dallo sgabello, i suoi occhi furono catturati da una figura alta, grossa e incredibilmente gelida. Dimitri Goryalef stava in piedi sulla soglia, gli occhi di ghiaccio puntanti su di lei, la cicatrice ben visibile anche nella penombra a renderlo minaccioso.

L'irritazione le montò addosso, e l'unica cosa che ebbe voglia di fare fu andargli incontro e rifilargli un altro pugno in faccia, giusto per scaricare la tensione. Però alla fine si voltò di nuovo e andò a sedersi al suo tavolo, Benjamin inchiodato allo sgabello.

Dieci secondi dopo, l'ombra nera di Dimitri le oscurò la visuale, mentre il russo la fissava con aria strafottente. Non chiese il permesso e si sedette di fronte a lei, muovendosi esattamente come la grossa lince che gli faceva da soprannome in Russia.

<< Vattene >> ringhiò Irina, incrociando le braccia.

Dimitri le porse una busta, uguale identica alla prima che aveva ricevuto.

<< Ti piace proprio fare il galoppino, eh? >> disse Irina, facendo un sorrisetto. << Hai mollato tutto quello che avevi in Russia per fare questo? Non ti credevo così... debole >>.

Dimitri non rispose. Continuò a porgergli la busta, in silenzio, con quei maledettissimi occhi di ghiaccio che le ricordavano troppo i giorni di Mosca. Alla fine prese il messaggio, perché lui non sembrava volere altro.

Per un attimo, la sua mano sfiorò quella del russo, e Irina si sentì quasi trapassare da una scossa elettrica. Gli strappò dalle dita il foglio e lo aprì.

"Ho ucciso Alexander Went perché sapevo ti avrebbe fatto male. Aveva un anello con se, lo sapevi? Voleva sposarti... E' un peccato che non possa avertelo chiesto".

Irina rilesse tre volte quella frase, per assimilare quello che c'era scritto, mentre sentiva gli occhi di Dimitri incollati alla sua faccia. Le sembrò persino che la musica di sottofondo si fosse abbassata.

Aveva fatto uccidere Xander... E Xander aveva un anello nascosto per lei.

Alzò lo sguardo su Dimitri, e non lo vide battere ciglio quando sul volto di Irina comparse un sorriso, una smorfia a metà tra il divertito e l'annoiato.

Volevano farla crollare giocando con gli indizi, le rivelazioni; credevano di farla cadere in quel modo?

<< E' tutto questo, quello che sapete fare? >> domandò a voce, bassa, << Dirmi che Xander aveva un anello per me? >>.

Dimitri non si mosse, ma vide la vena sulla sua tempia pulsare una sola volta. Non capiva la sua reazione, molto probabilmente.

Perché lei lo sapeva già. Sapeva che Xander aveva comprato un anello e che voleva chiederle di sposarlo, e che quell'anello era nella Granturismo quando era stato ucciso. Come poteva non saperlo? Davvero tutti avevano creduto che lei fosse all'oscuro di quella cosa?

Xander era bravo a nascondere la verità, quando voleva, ma non lo era mai stato con lei. Fin dal primo istante in cui si erano incontrati, lo aveva sempre smascherato. Era ovvio che nell'esatto istante in cui Jess aveva chiesto a Jenny di sposarlo, lui avrebbe pensato a loro due; non era altrettanto ovvio che indugiasse. Lo conosceva come le sue tasche e Xander, se fosse stato convinto di quello che voleva fare, le avrebbe dato quell'anello nello stesso momento in cui l'aveva fatto Jess, anzi, forse addirittura prima. Invece non si era mosso, era rimasto nel dubbio, e questo lei lo aveva percepito. Forse anche con una punta di sollievo, perché lei aveva gli stessi dubbi di Xander, dubbi che ogni giorno che passava diventavano incertezze.

Dimitri continuava a guardarla in silenzio, con le iridi grigie piantate su di lei, come se non capisse le sue parole.

<< Quell'anello era nella Maserati di Xander, quando è stato ucciso >> disse lentamente, << E forse ea lì da mesi. Quando l'ho fatta distruggere, è stata la prima cosa che ho trovato, nascosta sotto il sedile. Credevate di ferirmi con questo? >>.

Strappò il bigliettino e lo gettò a terra, mentre Dimitri tornava a muoversi appena. Quella completa assenza di reazioni la snervava.

<< Per come la vedo io, Fenice, puoi essere distrutta con una semplice parola >> rispose il russo, << Ma deve essere quella giusta >>.

Irina gli fece una smorfia. Era sempre uguale, rispondeva per enigmi e non aveva filtri.

<< Credo di essere arrivata al punto in cui solo un colpo di pistola in testa possa fermarmi >> ribatté, << Vattene Mastino, non ho più nulla da spartire con te >>.

Invece che alzarsi e andarsene, Dimitri ordinò da bere, ignorando la scollatura vertiginosa della ragazza che prese l'ordinazione. Perché diavolo voleva rimanere lì?

<< Yana ha ancora molte cose da spartire con te, invece >> disse lentamente.

Irina lo fissò, accorgendosi che c'era qualcosa, negli occhi del Mastino, che brillò in modo strano. Quel riferimento alla bambina non poteva essere casuale.

<< Yana ha la sfortuna di avere un parente doppiogiochista e con la faccia di bronzo >> ribatté.

Anche quella provocazione sembrò scivolare su Dimitri, e fu strano non vederlo nemmeno fare una smorfia. Due bicchierini di vodka liscia vennero posati davanti a loro, e il russo prese il suo. Le avvicinò l'altro, ma Irina non lo toccò.

<< Vattene, Dimitri >> ringhiò lei, sempre più arrabbiata, << Vattene immediatamente. Non voglio averti un minuto di più davanti agli occhi >>.

Il russo mostrò finalmente i denti in un ghigno, mentre la cicatrice sulla sua nuca si tendeva. Come diavolo se l'era procurata?

<< Stai guardando la cosa sbagliata, allora >> disse.

Esattamente come un minuto prima, Irina colse qualcosa di strano, nella voce di Dimitri. Non era mai stato famoso per dare risposte chiare alle domande, ma qui rasentava la stupidità.

Il russo si alzò improvvisamente, lasciandole il bicchiere di vodka vuoto.

<< Due anni fa eravamo nella stessa identica situazione, Fenice, ma nessuno di noi è morto >> disse.

Prima che Irina avesse il tempo di fermarlo, il russo se ne andò, lasciandola da sola al tavolino con una sensazione orribile allo stomaco. Fissò le sue spalle mentre usciva dal locale senza guardarsi nemmeno una volta indietro, e capì che il Mastino aveva ragione. Bastava una parola per distruggerla.

Due anni prima erano in Russia a fare gli agenti dell'F.B.I.; lui padrone di casa, lei infiltrata...

Ora la padrona di casa era lei, e Dimitri...

"Non può essere...".

Avrebbe voluto imprecare, ma aveva la lingua incollata al palato. Anzi, forse avrebbe voluto mettersi a piangere come una stupida, perché stupida lo era davvero.

Dove diavolo era stato Dimitri fino a tre mesi prima? Perché all'improvviso sbucava di nuovo fuori e si alleava con una pazza che voleva distruggere la Black List, ma lei prima di tutte?

Aveva creduto di non conoscerlo a sufficienza; forse invece era tutto il contrario. Sapeva come funzionava il suo cervello.

E se... Se Dimitri stesse facendo il doppiogioco non per Selena, ma per... per lei?

Irina si portò le mani alla testa, mentre Benjamin si avvicinava con due birre, distratto dalle ragazze che ballavano.

Non aveva reagito alle sue provocazioni per quello?

<< Che c'è? >> le domandò il ragazzino, vedendola sbiancare.

Dimitri era intelligente, freddo e calcolatore; se davvero non era schierato contro di lei, allora era sufficientemente furbo e coraggioso da mettersi a fare l'infiltrato tra le fila di Selena. Era bravo a fingere indifferenza, persino odio, ed era stato molto credibile quando l'aveva insultata... Era stato così in gamba da farle credere alla sua farsa.

Se il Mastino era ancora quello che aveva conosciuto, quello disposto a tutto per la propria famiglia, allora sì, forse le aveva appena lasciato un messaggio, e non era la busta che stringeva tra le mani.

"Non hai conferme, Irina. Non sai se è così oppure se sei tu che stai impazzendo...".

Era vero, non aveva alcun tipo di conferma.

Forse Dimitri faceva come aveva sempre fatto: giocava da solo. Era lei che per superare quella cosa iniziava a delirare.

Si sedette al tavolo e non parlò per le due ore successive, perché il suo cervello era troppo impegnato a elaborare le informazioni, le parole dette, le coincidenze e le azioni. Se Dimitri era lì per i fatti suoi, tutto il resto non importava; ma se era lì per aiutare lei, allora lei era stata davvero idiota. Gli aveva messo le mani addosso e gli aveva rigato la macchina...

<< Oh, sei sicura di stare bene? >> la interruppe Benjamin, << Hai una faccia... >>.

Irina scosse il capo.

<< Sì, sto bene, scusami >> rispose, << Comunque questo posto non mi piace >>.

<< A me sì >>.

Finalmente, anche se le sembrò un'eternità, Marzia finì il suo turno e Irina chiese di poter parlare con lei. La rossa la invitò a seguirla nel suo camerino, invito che non venne esteso a Benjamin. Non sembrò esserci il problema della lingua, perché la ragazza masticava un po' di inglese.

Era incredibile come la luce e un po' di trucco potessero trasformare le persone; quando Irina si trovò davanti Marzia, nel suo camerino, anche se portava lo stesso vestito, sembrava più bassa, e forse anche meno formosa. Molto carina, in ogni caso, ma diversa.

Si studiarono per una frazione di secondo a vicenda, mentre Marzia chiudeva la porta dello spogliatoio, un locale quadrato con una decina di armadietti, due docce e quattro tavolini da trucco. Anche se il locale era di lusso, quel posto dava l'idea di estrema povertà, e Irina non riuscì a spiegarsene il motivo.

<< So che Selena Velasquez lavorava qui, anni fa >> iniziò lentamente.

Marzia si strinse nelle spalle, sedendosi svogliatamente sullo sgabello di fronte allo specchio.

<< Si, ma non la vedo da tempo >> rispose, << Eravamo amiche, una volta. Siamo venute a lavorare qui insieme, ma due anni fa se ne è andata >>.

<< Sai perché? >>.

<< No, non me ne ha parlato. Da quando aveva avuto il bambino, era diventata molto più aggressiva e arrabbiata >> rispose Marzia, passandosi una spazzola tra i capelli, << Lo sarei stata anche io, se un tizio mi avesse abbandonata incinta in mezzo a una strada e poi fosse scappato... Comunque non parlava quasi con nessuno, negli ultimi tempi >>.

<< Sai di chi è il bambino? >>.

<< Non ne sono sicura, ricordo che era un bel ragazzo, con i capelli scuri. Ci era uscita qualche volta, sembrava un tipo a posto, anche se non mi ha mai voluto dire come si chiamava... Forse Garret, o qualcosa del genere. Era un cliente, ed è venuto diverse volte da queste parti. Credo addirittura che dopo quella storia fosse andata a cercarlo, ma non lo ha mai ritrovato >>.

<< Lui sapeva che era incinta? >>.

<< Forse sì, non lo so, però se ne è andato lo stesso... Era con degli amici, tra l'altro. Forse erano in vacanza, non l'ho mai saputo, perché Selena era così infuriata da non volerne parlare con nessuno >>.

Quindi Selena era stata sedotta e abbandonata, e l'unica cosa che le diede sollievo fu scoprire che non era stata opera di William Challagher. Lui sarebbe stato ben riconoscibile e rintracciabile. Non capiva però perché tenere il bambino, nonostante Selena non avesse un soldo in tasca e fosse così giovane. Sarebbe stata una scelta difficile, ma avrebbe potuto abortire, vista la situazione.

Poi, guardando quella ragazza dai capelli rossi che faceva quel lavoro per portare a casa una pagnotta di pane, capì. Aveva sempre creduto di non aver passato un'infanzia facile, ma la loro doveva essere stata molto peggio. Vivevano in una delle città più pericolose e povere del mondo, dove la gente viveva in quartieri baracca e viveva di espedienti... Come poteva giudicare le loro scelte?

<< Ha tenuto il bambino perché voleva incastrarlo? >> domandò di gettò. << Voleva che la sposasse, o qualcosa del genere? >>.

Marzia non si offese; si limitò a stringersi nelle spalle, l'aria di chi guarda la verità e la accetta senza troppe domande.

<< Era uno che aveva soldi, come tutti i nostri clienti >> rispose, << Aveva perso la testa per lei, e lei ha fatto di tutto per tenerselo stretto. Qualsiasi vita fuori da qui sarebbe stata migliore di una vita a Caracas; è così per tutti quanti. Selena ha avuto la sua occasione e ha cercato di sfruttarla >>.

Si, molto probabilmente era così. Si spiegava in quella scelta sbagliata la rabbia di Selena verso la ricchezza, verso la gente che veniva da fuori. Sperava solo che quel bambino non ne fosse vittima.

Marzia si infilò una felpa chiara e le scarpe da ginnastica, lontana anni luce dalla donna sensuale e provocante che era stata fino a mezz'ora prima.

<< Senti, se non hai altre domande da farmi, io me ne vado >> disse all'improvviso, << Il mio ragazzo mi aspetta fuori >>.

<< No, se non sai spiegarmi perché mi voglia morta, non ho altre domande >>.

La ragazza le rivolse un'occhiata, poi le fece un cenno con il capo e se ne andò. Irina finì per uscire dal locale cinque minuti più tardi, dopo aver pagato le consumazioni, per ritrovarsi davanti all'ingresso niente meno che una Koennisegg Agera nera e arancione. Il ragazzo di Marzia non era altro che Jorgen Velasquez.

<< Sono ancora viva, nonostante la vostra strabiliante rivelazione... >> commentò acida, mentre Velasquez la osservava con le braccia enormi incrociate sul torace, << Sorpresi? >>.

Jorgen ridacchiò.

<< Per niente >> rispose, << Sono qui solo in veste di ambasciatore della mia Regina, per informarti che tra due settimane organizzeremo una gara in tuo onore, Fenice, a cui tu sei invitata. Come numero uno della Black List ti spetta la migliore accoglienza possibile, non pensi? >>.

Irina sorrise. La mia Regina...

<< Una gara per me? Siete davvero gentili... E di grazia, a cosa vi servirà? >> ribatté, << A farmi morire in un incidente di auto? >>

<< Lo saprai a tempo debito >> rispose Jorgen, << Goditi le tue due ultime settimane di vita >>.

Velasquez partì sgommando, lasciando Irina con il fastidio addosso e qualche informazione in più. Forse non era quello che si era aspettata, ma era pur sempre un passo avanti.

Si avviò alla Ferrari F12, Benjamin improvvisamente ricomparso al seguito, e vide un Nissan Pathfinder grigia parcheggiato una decina di metri più in la. Anche oltre il buio e il vetro, la faccia sfregiata di Emilian Goryalef risaltava nell'oscurità, un ghigno sulle labbra storte.

Irina lo ignorò, ma non potè che lasciarsi sfuggire un sorriso quando notò che le aveva fatto l'occhiolino.




Ore 13.00 – Caracas, Tenuta Velasquez

<< Nurburgring >>.

Dimitri assaporò la parola come se si trattasse di un buon bicchiere di vodka russa con il ghiaccio, di quella di altissima qualità, che vendevano in bottiglie da mille rubli al litro. Era un suono piacevole per qualsiasi pilota di auto, soprattutto per chi ci era già stato.

Selena sedeva tronfia al tavolo della cucina, un locale ampio, arredato in modo moderno ma per niente lussuoso. La grande porta finestra con la tenda bianca aperta dava su un campo sterminato, punteggiato qua e la dalla figura di qualche lavoratore che verificava la crescita delle piante di coca. Aveva tutto un non so che di tranquillizzante, come quella di una vecchia casa di campagna, eppure Dimitri era teso e nervoso. L'attesa continuava a prolungarsi, e lui non aveva ancora chiare molte cose.

Selena sparecchiò il piatto e le posate di Diego, che aveva appena finito di mangiare e che ora era tornato in garage a giocare con le auto superlusso che sua madre collezionava come borse da donna.

Dimitri non aveva mai visto una donna con così tanti tatuaggi, non così oscuri. Se Fenice ricordava al mondo il suo soprannome con un segno sulla pelle discreto ed elegante, Selena gridava la sua rabbia con teschi, fiori velenosi e rettili, per di più di colori scuri. Nel mondo criminale i tatuaggi erano messaggi lanciati a chi stava intorno, e lui non ne aveva mai fatti proprio perché non voleva dire niente a nessuno; aveva dovuto cedere con quello a forma di Lince sulla spalla, necessario per la sua posizione, e trovava quelli di Selena sgradevoli, troppo vistosi. Per di più, il braccio sinistro della dona era segnato da date, diverse date, che dovevano ricordare eventi importanti della sua vita. Una poteva riconoscerla: risaliva a otto anni prima, e doveva essere il giorno di nascita di suo figlio Diego.

<< Fra sei settimane, al Nurburgring, si terrà il raduno di preparatori di auto più importante del mondo >> disse lentamente Selena, muovendosi intorno al tavolo con fare sicuro, << E' la prima volta che viene organizzato su quel circuito. Ci saranno piloti di tutto il mondo... E gare, tantissime gare >>.

<< Non è un evento aperto a piloti clandestini come noi >> la interruppe seccamente Dimitri, << E' organizzato dalle case automobilistiche e dai preparatori, da quelli legali... Come credi di poter avere accesso? >>.

<< Con i soldi puoi avere accesso a tutto, Mastino >> rispose Selena, << William Challagher dovrebbe avertelo insegnato. Ho preso contatto con della gente importante, e ho usato un po' dei miei soldi per comprare qualche favore... Sai che un noto amministratore delegato di una grossa casa automobilistica tedesca è un cocainomane? Non sarebbe bello se venisse fuori, non credi? >>. Selena mostrò i denti perfetti in un ghigno ferino. << Io sarò lì con la Torec e con i miei piloti. Sarà la prima gara legale corsa da piloti clandestini >>.

Per essere una psicopatica, Selena aveva coraggio e ambizione. Ed era furba.

Dimitri conosceva quell'evento: un raduno internazionale di preparatori famosi e appassionati, dove le auto di ogni tipo, dalle utilitarie alle supercar, incontravano i meccanici specializzati in modifiche più importanti del panorama mondiale. Modelli omologati per strada venivano messi a confronto con vetture costruite in un unico esemplare, o con auto di lusso in assetto speciale. Si svolgeva ogni tre anni, nel circuito più difficile e famoso del mondo, il Nurburgring: venticinque chilometri di asfalto sconnesso avvolto nel verde dei boschi dell'Eifel, in Germania, dove ogni auto da corsa degna di quel nome veniva testata prima di essere immessa sul mercato.

Prima di morire, qualunque pilota doveva aver sfidato almeno una volta "l'Anello verde" del Nurburgring.

Dimitri ci era stato, più di una volta. Era stato l'anno in cui con Challagher avevano caricato la Ford GT e la Pagani Zonda su un aereo senza alcun preavviso ed erano partiti, da soli, lasciandosi alle spalle Los Angeles e la Black List, per correre in pista due giorni di seguito. Era stata l'unica volta in cui aveva visto William Challagher apparire stretto, nel suo ruolo di Scorpione, e solo molto dopo aveva capito il perché. Tre giorni prima si era consumato il dramma di Fenice, dove lei aveva perso la dignità ma Challagher aveva perso l'anima, e molto probabilmente lo Scorpione doveva averlo capito già allora.

Selena, però, era stata molto più ambiziosa di Challagher; nemmeno lo Scorpione si era permesso il lusso di sognare di gareggiare ufficialmente in quel circuito.

<< A cosa serve la gara che ci sarà tra due settimane? >> domandò Dimitri, mentre Selena metteva i piatti sporchi nel lavandino, le braccia tatuate lasciate scoperte dalla camicia bianca.

<< A trovare i piloti migliori >> rispose, << Voglio una squadra a cui affidare le mie supercar e le voglio mettere tutte contro Fenice >>.

Dimitri la guardò per un'istante. Avrebbe dovuto vedere una madre amorevole e responsabile; vedeva solo una pazza con il sangue avvelenato da una vendetta incomprensibile.

<< Voglio distruggere tutto quello che rimane di lei, e voglio farlo con una gara dove Fenice verrà battuta di fronte al mondo intero >> continuò, << Voglio vederla affondare e portarsi dietro tutta la sua fama. La migliore donna pilota in circolazione verrà battuta in una corsa regolare. Capisci cosa intendo? >>.

Dimitri annuì, e seppe esattamente cosa voleva sentirsi dire Selena.

<< Questa cosa la ucciderà >> ringhiò.

La ragazza scoppiò a ridere.

<< E' quello che voglio >> disse, << Voglio vederla sprofondare, fino a chiedere pietà >>.

Molto probabilmente, Selena conosceva tutta la storia di Fenice, ma non conosceva la persona; Irina era già sprofondata decine e decine di volte, perdendo molto più che la fama e la dignità, eppure era ancora lì, in piedi, viva e soprattutto se stessa. Avrebbe voluto chiederle perché odiava Fenice fino a quel punto, ma per non destare sospetti doveva rimanere in silenzio.

<< E io cosa centro in tutto questo? >> domandò il russo.

<< Correrai, Mastino >> rispose Selena, << Gareggerai tra due settimane e gareggerai al Nurburgring. Sei il pilota più forte dopo William Challagher, quindi tu dovrai esserci. Potrai umiliare Fenice molto di più di quanto tu non abbia già fatto >>.

Dimitri si irrigidì, quando si sentì definito "il pilota più forte dopo William Challagher". Avrebbe voluto ribattere, ma si morse la lingua e fissò la ragazza tatuata.

<< E dopo, Selena? >> domandò, gelido << Dopo cosa farai? Ucciderai anche me? >>.

La ragazza sorrise, distogliendo improvvisamente lo sguardo e alzandosi in piedi. Era alta come Irina, ma aveva i fianchi più pronunciati e le braccia più muscolose; i capelli biondi le svolazzavano sul fondoschiena, legati con un elastico molle, fasciato in quei jeans slabrati che sembrava amare tanto. Sembrava essere l'esatto opposto di Irina, in ogni aspetto e in ogni sfumatura.

<< Parlami di nuovo di lei, parlami di Fenice >> lo invitò, osservandolo con un misto di divertimento e ironicità.

Non era la prima volta che gli chiedeva una cosa del genere; Selena sembrava molto interessata al modo di pensare di Irina, al suo approccio con le persone, al suo carattere. Era come se volesse conoscerla di persona, ma non si volesse avvicinare. La sua mente perversa credeva che assimilando ogni informazione sulla sua nemica potesse assicurarsi di riuscire a piegarla; non aveva la minima idea che Irina era qualcosa che non poteva essere spiegato a parole, e che in ogni caso avrebbe trovato il modo di prenderla a calci nel culo.

<< Cosa vuoi sapere? >>.

<< Come trattava gli altri piloti clandestini? Come trattava gli altri membri della Black List? >>.

<< Fenice non è mai stata davvero una di noi >> rispose lentamente Dimitri, conscio che quella fosse la verità, << Ha sempre disprezzato tutti, ma non ha mai odiato nessuno >>.

Selena si voltò verso di lui. I quattro orecchini sul suo lobo destro brillarono sotto la luce che proveniva dalla finestra.

<< Non odiava nemmeno te? >> chiese.

<< Sono sempre stato l'unico uomo che non è mai riuscita a tentare >> rispose Dimitri ringhiando, << Forse sono l'unico che odiava >>.

Forse era anche l'unico che odiava in quel momento, non lo sapeva. Selena si avvicinò, tenendo gli occhi puntati su di lui, giocando con il piercing che portava sulla lingua, come se volesse provocarlo.

<< Sei un personaggio interessante, Mastino >> disse, << E finché non ti ho conosciuto non me ne sono resa conto... L'uomo dietro lo Scorpione, così disciplinato da non poter essere comprato da nessuno... Quanto potere hai in Russia, eppure lo disprezzi così tanto... Non hai mai voluto fare l'uomo al comando, non è vero? >>.

Selena si appoggiò con i gomiti sul tavolo, con l'intenzione di lasciargli intravedere all'interno della scollatura della camicia. Si muoveva come una gatta, morbida, sensuale, con il pieno controllo del proprio corpo; Dimitri ne aveva viste a decine come lei, e provò un disgusto profondo per tutte quelle donne che abbassavano se stesse a quel gioco perverso e vuoto. Seducevano l'ostacolo, al posto di affrontarlo.

<< Se avessi voluto esserlo, tu saresti già morta e io sarei seduto al tuo posto >> rispose.

Selena ridacchiò.

<< Sei un uomo estremamente interessante, Mastino >> disse nuovamente, divertita, << Il tuo completo disprezzo per il genere femminile si estende anche a quello che abbiamo in mezzo alla gambe, oppure fai un'eccezione? >>.

Bastò un'occhiata a Dimitri per farle capire di non andare oltre, e Selena si zittì. Distolse lo sguardo da lui, come se si fosse appena resa conto di aver detto qualcosa che la faceva passare per stupida, e per un secondo l'ombra di un impercettibile imbarazzo passò nei suoi occhi azzurri. Non doveva essere abituata a reazioni tanto fredde da parte degli uomini, né alla completa assenza di complicità.

<< Sei un raro esempio di uomo tutto d'un pezzo, Dimitri Goryalef >> disse a voce bassa, << Per questo ti voglio nella mia squadra. Per davvero >>.

Improvvisamente la porta della cucina venne aperta, e Felix Moreau entrò vestito con una tuta da pilota nera e un foglio di carta in mano. Li guardò entrambi per un paio di secondi, prima di parlare.

<< Abbiamo il tracciato per la gara fra due settimane >> disse. << Gareggiamo a Los Medanos de Coro >>.

Selena si mise in piedi e gli andò incontro, schioccandogli un bacio sulle labbra e rivolgendogli un'occhiata d'intesa, come se si fosse dimenticata che fino a pochi secondi prima aveva tentato di flirtare con Dimitri Goryalef.

<< Nel deserto? >> fece la donna, << Molto bene... Sarà divertente >>. Si voltò verso Dimitri, la mano appoggiata al braccio di Felix, << Ho visto che la tua auto è rovinata, Mastino. Vuoi portarla alle mie officine? >>.

Non avrebbe lasciato che nessuno mettesse le mani sulla R8, nemmeno il migliore dei meccanici di Selena. Non si fidava di lei, esattamente come lei fingeva di fidarsi di lui.

<< No, non è ha bisogno >> rispose freddamente.

Felix gli rivolse un'occhiata, che Dimitri trovò irritante.

<< Voi piloti clandestini siete ridicolamente attaccati alle vostre auto >> commentò il francese, << Sono oggetti, non parti del vostro corpo... Userai la R8? >>.

<< Userai la GTR? >> ribatté il Mastino.

Felix sorrise.

<< Non sono un pilota clandestino >> rispose lentamente, << Ma forse Jorgen ci sarà >>.

Selena rimase in silenzio, osservando con divertimento la loro conversazione.

<< Sei fottutamente terrorizzato di scoprirti, vero? >> ringhiò Dimitri, << Guidi davvero così male? >>.

Felix aprì il frigorifero e si versò dell'acqua ghiacciata in un bicchiere, togliendosi i guanti da pilota uno per volta e richiudendoli con cura prima di bere dal bicchiere. Con pochi gesti, Dimitri riuscì a capire che il francese era un metodico, uno che faceva le cose secondo un preciso schema. Non era istintivo come Velasquez e Selena, era molto più razionale. Provocarlo era ancora più divertente.

<< Lo vedrai quando saremo al Nurburgring >> ribatté solamente, prima di andarsene.

Selena tornò a sedersi di fronte a lui.

<< Felix non ha nulla da dimostrare >> disse lentamente.

"Nemmeno io ho nulla da dimostrare, da tantissimo tempo".

<< Come facevi a sapere della faccenda dell'anello? >> chiese.

Selena sorrise.

<< Went è stato qui per un sacco di tempo >> rispose, << A volte basta una microspia nel posto giusto, e qualche chiacchera al telefono, per far venire fuori un sacco di cose >>.

Ammiccò, mentre Dimitri si alzava per andarsene. Per una frazione di secondo il russo si chiese se per caso Went fosse stato così idiota da andarci a letto... La Krarakova era un precedente degno di nota.

<< Mio fratello vuole vederti >> aggiunse la donna, << E' di sotto, nella palestra >>

Dimitri arricciò il labbro, e senza aggiungere nulla raggiunse Jorgen Velasquez, trovandolo nel bel mezzo di una sessione di allenamento. Stava sollevando un bilanciere da cento chili, forse di più, sulla scarna panca che aveva a disposizione. Nonostante i soldi di cui sembravano disporre, non si circondavano di lusso, ed era strano. In linea con quello che diceva Selena, ma comunque strano.

Aveva avuto modo di osservare Jorgen più di una volta, e sapeva che la sua intenzione era sempre stata quella di impressionarlo.

Jorgen era più grosso di lui, di qualche centimetro più alto, ma la stazza lo rendeva lento. In compenso, poteva contare su un po' più di forza fisica, cosa che poteva anche essere completamente inutile.

<< Che cosa vuoi? >> gli domandò, mentre un tizio di colore lo aiutava a rimettere il bilanciere al suo posto.

<< Niente... Solo chiederti in che modo ucciderai Fenice, quando ti verrà chiesto di farlo >>.

Jorgen si asciugò le mani con una pezza di stoffa, la maglietta bianca che sembrava esplodere sopra i muscoli. La sua domanda aveva il solo scopo di farlo innervosire, era evidente.

<< Noi russi siamo soliti usare il coltello >> rispose Dimitri, gelido.

Jorgen ridacchiò.

<< Quindi le taglierai la gola? >>.

<< Farò quello che devo fare nel migliore dei modi possibili >>.

<< Dicevano fossi un macellaio, Mastino >> ribatté Jorgen, << E' davvero così? >>.

<< Se ritieni di poterla uccidere meglio, sei libero di farlo tu >> ribatté, << Non mi interessa come morirà Fenice. Mi interessa solo vederla chiusa dentro una tomba >>.

Era rischioso proporre a Velasquez di uccidere Irina, ma non poteva dare l'idea di tenerci troppo a farlo personalmente. In ogni caso, se voleva davvero ammazzare Fenice, avrebbe dovuto prima ammazzare lui, e non era certo che ci riuscisse facilmente.

L'argentino ridacchiò, prima di avvicinarsi nuovamente al bilanciere.

<< Noi siamo soliti usare le mani >> rispose, << Siamo bravi nelle risse >>.

"Vuole ucciderla di botte... Nemmeno le bestie si ammazzano così".

<< Tu combatti, Goryalef? >> domandò Jorgen, all'improvviso.

<< Sì >>.

Forse gli mancava fare a botte con gente con poco cervello e tanti muscoli, e Jorgen sarebbe stato un avversario interessante. Solo che, una volta ucciso, non poteva più sperare di poter fare il doppiogioco.

Senza aggiungere altro, Dimitri se ne andò. L'Audi R8 era parcheggiata ai margini della tenuta, mentre la gente si muoveva tra i vari capanni, raccogliendo le foglie di coca per spedirle in California. Sembravano tutti ben organizzati e indaffarati, come in una qualsiasi azienda agricola.

La R8 grigia era ancora solcata dalla riga lasciata dalle amorevoli mani di Irina, e Dimitri non era certo di volerla togliere. In qualche modo gli ricordava cosa stava facendo.

<< Mastino, aspetta un momento >>.

Selena correva verso di lui, i capelli al vento e gli occhi illuminati da una luce sinistra.

<< Cosa vuoi? >>.

<< Ho un nuovo messaggio per Fenice >> rispose, porgendogli una nuova busta.

Dimitri la prese, accorgendosi immediatamente che era più pesante, aprì la portiera dell'auto e fece per salire, ma la donna sembrava voler aggiungere qualcosa. Sorrise in quel modo cinico e gelido che usava solo quando menzionava Irina.

<< Povera Fenice, è proprio sfortunata con gli anelli, vero? >> disse solo, poi sparì verso la tenuta.

Dimitri accese il motore dell'Audi, e solo quando fu a chilometri di distanza aprì la busta.





Ore 23.00 – Hotel Hermosa

<< Come fa Dimitri Goryalef a trovarti ovunque per consegnarti questi messaggi? >>.

Irina ringhiò irritata in faccia a Benjamin, seduto con aria colpevole al tavolo della sala da pranzo, ombrosa e deserta. Nene era andata a letto, perché una volta tanto tutti i suoi ospiti sembravano essere rientrati in orario.

<< Bè, sa i locali che frequento... >> rispose Benjamin, calandosi il cappellino sugli occhi.

Irina glielo sfilò dalla testa con un gesto rabbioso. Iniziava a pensare che fosse impossibile non sospettare di quel ragazzino, visto che si trovava sempre dove c'era il Mastino.

<< Tu non frequenti nessun locale che possa interessargli >> ringhiò, << E non hai un soldo in tasca, per quello che ne so io. Non fare il furbo, perché non mi fido di te, chiaro? Se stai facendo il doppiogioco, ti renderai conto che non so solo guidare bene, ma che sono anche una buona tiratrice... Con la pistola >>.

Benjamin sembrò agitarsi, forse perché la minaccia colse nel segno.

<< Senti, quel tizio... >> iniziò.

<< Dimmi la verità, punto e basta >>.

<< E se mi pagasse? >> rispose Benjamin, << Mi chiama sul cellulare e mi da dei soldi, se ti consegno i messaggi... Però non gli ho detto dove stai >>.

Irina avrebbe voluto tirargli una sberla in faccia, ma quel ragazzino meritava un riformatorio, non un po' di botte. E comunque non era sua madre.

<< Bè, meno male >> sbottò, << Altrimenti a quest'ora sia tu sia io saremmo morti e sepolti. Non ti ha chiesto dove stavo? >>.

<< Sì, ma non gli ho risposto >> disse Benjamin, con un moto di coraggio, come se aver negato quell'informazione al Mastino lo rendesse incredibilmente forte. La verità era che se Dimitri avesse voluto davvero quell'informazione, gliela avrebbe estorta con molta facilità e lui non sarebbe stato lì a raccontarlo.

Irina lo costrinse ad alzarsi, la busta stretta nella mano. Era strano, ma sembrava più pesante del solito, come se contenesse un piccolo oggetto.

<< Vai a letto >> gli ordinò, << E la prossima volta che Dimitri Goryalef ti chiederà di consegnarmi un messaggio, digli che dovrà portarmelo personalmente, e che qualsiasi cosa stia facendo, si prenderà da me un altro paio di pugni in faccia, chiaro? >>.

Benjamin annuì, e corse via nemmeno credesse davvero che Irina gli sparasse con la pistola.

Era nervosa; la storia di Xander e dell'anello le era nota fin dall'inizio, ma non capiva come Selena potesse saperlo. Magari Xander gliene aveva parlato quando si trovava lì sotto copertura, per avvicinarla un po'...

Già, avvicinarla. Xander era bravo in quelle cose, lo sapeva benissimo.

Aprì la busta di scatto e tirò fuori il foglio di carta, ignorando l'oggetto nascosto nell'angolino.

"Gli anelli non portano fortuna ai tuoi uomini, Fenice. Questo era di William Challagher, e credo che volesse dartelo, se non fosse finito con una Bugatti dentro un lago ghiacciato... Aveva buon gusto, questo glielo concedo.

Ah, Fenice, mi farebbe molto piacere averti alla nostra festa di Capodanno, dopodomani... Vorrei vedere l'immensa bellezza di cui tutti gli uomini hanno parlato. Puoi portare chi vuoi con te, basta che sia maggiorenne. Attendo una tua risposta, principessa".

Irina deglutì, e rimase immobile.

Questa volta Selena era riuscita nell'intento di coglierla di sorpresa.

Un attimo dopo, dalla busta estrasse un anello d'oro bianco a due fili intrecciati, con un diamante trasparente nel mezzo; sembrò pesare come un macigno, quando lo fece scivolare sul palmo della mano.

Forse fu il gelo del metallo, ma Irina non si mosse. Persino i suoi occhi rimasero asciutti, mentre osservava il gioiello e le veniva in mente lo Scorpione, il suo destino crudele, e tutto, tutto il resto.

Avrebbe potuto farsi centinaia di domande, chiedersi ora dove sarebbe stata, se William avesse avuto il tempo di porle la domanda. Avrebbe potuto chiedersi cosa sarebbe successo, se lo Scorpione fosse stato in grado di cambiare davvero, non per lei, ma per se stesso.

Di una cosa era certa: lo Scorpione le avrebbe chiesto di sposarlo; Xander non lo avrebbe mai fatto. William aveva sempre voluto legarla a lui come Fenice, e mai come in Russia lei era stata la pilota clandestina che lui aveva desiderato; Xander non lo aveva fatto, perché anche lui voleva legare Irina, ma mai come in quegli ultimi due anni lei era stata così diversa da se stessa.

In ogni caso, era stato il destino a scegliere per lei.

Entrambi erano morti ed entrambi si erano portati dietro un oggetto che avrebbero voluto donarle.

Per una frazione di secondo, Irina pensò di impazzire.

Però rimase lucida.

Cosa le serviva saperlo ora? Cosa poteva fare adesso, che William e Xander erano sotto metri di terra gelida e lei era lì, con una cazzo di Ferrari gialla e con la rabbia addosso? Poteva cambiare il fatto che entrambi fossero morti con un anello in tasca?

Risalì in camera sua e aprì la valigia, nascosta sotto il letto. Cercò tra gli abiti piegati un sacchettino di velluto nero, lo aprì e rovesciò il contenuto sul materasso.

C'era un altro anello d'oro bianco, questa volta con un filo di pietre trasparenti, quello che aveva trovato dentro la Maserati Granturismo prima di portarla al macello. E poi, c'era una catenina d'argento, con un ciondolo a forma di quadrifoglio, quello che l'aveva accompagnata fin dal primo momento in cui aveva sfiorato l'acceleratore.

Aprì la catenina e infilò i due anelli, osservando come brillavano alla luce del lampadario.

Non indossava la collana da tanto tempo, da quando l'aveva data a Xander e poi l'aveva ritrovata nel suo cassetto. Nemmeno lui l'aveva più messa, da quando aveva capito che Irina non era più Irina.

Si legò la catenina al collo, in silenzio, mentre prendeva un respiro profondo e sentiva che in qualche modo, nonostante tutto, poteva portare Xander e William con lei, in quella battaglia. Era lì per loro due, e per nessun'altro.

Forse era il momento giusto per dichiarare guerra a Selena.

Prese il foglietto, afferrò una penna e scrisse, a lettere molto grandi.

"Accetto il tuo invito, Regina. La principessa verrà a prendersi il tuo trono".

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