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Capitolo XXIV


Ore 18.00 – I-10 E Messico

L'asfalto scorreva scuro sotto le ruote della F12, mentre Irina teneva il volante con una mano e il braccio appoggiato al finestrino chiuso della Ferrari. Alla sua destra il sole stava tramontando, e lei guidava ininterrottamente da cinque ore lungo la superstrada che tagliava in due il Messico e che nel giro di qualche ora ancora l'avrebbe condotta a Città del Messico.

Aveva percorso circa duemila chilometri, ma si era fermata a dormire verso le sei del mattino, quando le palpebre le erano diventate incredibilmente pesanti e aveva preferito non rischiare il colpo di sonno. Era una buona media, ma sapeva che prima o poi avrebbe iniziato a sentire la stanchezza. La sentiva già ora.

Inserì l'indicatore di direzione e si mise a destra, decisa a entrare nella prossima stazione di servizio per comprare qualcosa da mangiare e bere un caffè caldo.

C'era poca gente in giro, quando Irina si fermò. La maggior parte erano camionisti e qualche uomo d'affare. Parcheggiò la Ferrari nella zona più tranquilla, in modo che non fosse troppo in vista, e scese.

Fino a quel momento, il viaggio era andato abbastanza bene. Appena uscita da Los Angeles era sicura di essere stata seguita da un elicottero, ma non era certa che fosse della polizia; la livrea le era sembrata diversa. In ogni caso, non l'aveva infastidita. Dopo una decina di chilometri l'elicottero aveva virato ed era tornato verso Los Angeles. Da allora aveva viaggiato tranquilla, soprattutto di notte, dove la strada sgombra le aveva permesso di premere a fondo l'acceleratore della Ferrari e di correre un po'.

Si sedette a un tavolino, gli occhi sulla strada e sul primo tramonto che vedeva lontano da Los Angeles da un bel po' di tempo. Iniziò a mangiare il suo panino, mentre un vecchio televisore appeso alla parete trasmetteva un notiziario, tra i tintinnii delle tazzine di caffè lavate e il profumo dei toast appena sfornati; non venne mai menzionata, il che era un bene. Era ancora troppo presto perché la polizia di Los Angeles si accorgesse che Fenice non era solo sparita dalla circolazione, ma aveva proprio lasciato Los Angeles.

Le sembrò strano trovarsi a migliaia di chilometri da casa, con una Ferrari e senza Xander, diretta in un posto che non conosceva. Era quasi surreale, e lo era per tanti motivi.

Era sola, prima di tutto. Sola nel vero senso della parola, sola senza alcun aiuto su cui contare al di fuori di se stessa.

E possedeva una Ferrari. La sua auto l'aveva abbandonata e lei l'aveva rimpiazzata con una F12 gialla con la Black List tatuata sul cofano.

E per finire, bè, Xander era morto e lei andava a vendicarlo.

Nel mezzo di tutto quel casino, un solo piano: raggiungere Caracas e cercare Diego Forterra.

Una volta trovato, gli avrebbe posto una semplice domanda: perché tutto quello?

A quel punto, non sapeva cosa avrebbe fatto; in fondo, quante possibilità aveva di tornare indietro viva? Conosceva Caracas come la città più pericolosa del mondo, e si sarebbe andata sicuramente a infilare in qualcosa di molto più grosso e forte di lei. Non poteva più contare nemmeno sulla polizia, visto che lei per prima era una ricercata.

In fondo, era una missione suicida e lei lo sapeva.

In quell'istante, per la prima volta, Irina si domandò cosa sarebbe accaduto se quel giorno in cui aveva scoperto che Xander era dell'F.B.I. avesse usato tutte le sue forze per farlo andare via. Se lo avesse spinto, con le buone o con le cattive, a lasciar perdere il suo compito a Los Angeles e mettere quanta più strada possibile tra lui e lo Scorpione.

Molto probabilmente, sarebbe stato ancora vivo, quello era certo. Molto probabilmente, non si sarebbero mai innamorati l'uno dell'altra... E lei, molto probabilmente, o sarebbe stata ancora al fianco di William Challagher, o molto più semplicemente sarebbe morta.

Se lo chiese, perché ebbe il coraggio di farlo.

"Torneresti indietro, Irina? Torneresti per fare scelte diverse e per prendere decisioni differenti?".

Sarebbe tornata indietro, e avrebbe fatto in modo che Xander venisse scoperto immediatamente e tornasse da dove era venuto, mentre lei avrebbe continuato a essere Fenice. Giorno dopo giorno con una maschera sempre più pesante sulla faccia, con un'anima sempre più spezzata, finché il suo cuore non avrebbe smesso di reggere e lei si fosse legata volontariamente allo Scorpione. Forse sarebbe stata infelice, ma nessuno sarebbe morto.

Era poi tanto diverso da come stava ora?

No, forse ora era molto peggio. Perché Xander era morto e lei non aveva mai chiarito con lui, non per davvero, e la sensazione di averlo preso in giro l'avrebbe perseguitata per il resto dei suoi giorni. Esattamente come era successo con William Challagher.

A quel punto, cosa le serviva tornare a casa, se tanto ogni sera prima di andare a dormire e ogni mattina appena sveglia l'unica sensazione che avrebbe provato di se stessa era la vergogna?

Alla fine, Irina sospirò. Lasciò metà panino nel piatto e risalì sulla F12, premendo sull'acceleratore e tentando di coprire con il rombo del suo motore quelle grida di disperazione che arrivavano dritte dritte dal suo cuore.




 Ore 19.00 – Los Angeles

"Went è morto".

Dimitri si ripetè un paio di volte quella frase nella testa, ma continuava a suonare assurda, e l'assurdità non era una sensazione che era abituato a provare. Se non fosse stato per il fatto che l'informazione arrivava da suo cugino Ivan, non ci avrebbe creduto.

Come diavolo aveva fatto Went a farsi ammazzare con qualche colpo di pistola?

Forse avrebbe dovuto esultare; forse avrebbe dovuto essere per lo meno soddisfatto della fine di Went, che praticamente lo aveva condannato a essere un ricercato a vita, ma non lo era. Non lo era per molti motivi.

Prima di tutto, perché era stato Went a sceglierlo come compagno nella missione di Irina in Russia; poi, era stato lui ad averlo messo nelle condizioni di fuggire... E poi, bè, era pur sempre la persona che aveva sempre tentato di proteggere Irina.

Non erano amici, non avrebbero potuto mai esserlo, e non per i loro schieramenti di fronte alla legge; erano distanti anni luce in troppe cose, a partire dalla loro visione del mondo. In Russia però avevano lavorato bene insieme, e prima ancora di quello Went aveva dimostrato il suo valore come pilota.: aveva pur sempre battuto William Challagher. Non lo amava ma lo rispettava, e la sua morte lo lasciava... Dispiaciuto?

Riusciva a immaginare la reazione di Fenice, riusciva quasi a vederla, di fronte a quell'evento completamente inaspettato: la disperazione totale, una disperazione così forte da portarla a fare qualcosa che nessuno immaginava, un po' come quando aveva sfidato la Black List tutta insieme. Aveva reazioni di quel tipo solo quando sembrava essere sprofondata nel baratro più nero. Il suo soprannome era davvero stato profetico: moriva e rinasceva ogni volta.

Da quando la conosceva, si era chiesto più volte come potesse rimanere sempre fedele a se stessa, quando la vita sembrava aver deciso che per lei non poteva esserci pace. Era certo che nonostante tutto, in quel momento Fenice fosse ancora esattamente come l'aveva lasciata: pulita. Forse più sola, più piegata, ma sempre incredibilmente trasparente. E si chiese di nuovo come facesse, perché lui conosceva bene il dolore che doveva aver provato e provava ancora di fronte a una perdita così grave come poteva essere la morte di Alexander Went.

Mentre guidava l'Audi R8 nella sera di Los Angeles, Dimitri capì che le condizioni per il suo ritorno non potevano più essere sfavorevoli.

"Sono venuto qui solo per aiutarla".

Tutto il resto non era importante.

Alexander Went ormai era andato; indugiare sui morti non serviva a nulla, perché il mondo era dei vivi e lui doveva trovare Fenice.

Nella stazione di polizia di Los Angeles le luci degli uffici erano ancora accese, quando vi passò davanti. Qualche sbirro stava rientrando dalla ronda giornaliera e un paio di loro portavano un vassoio con dei caffè da asporto. Una ragazza dalla carnagione scura uscì dalla porta principale, forse dopo aver finito il turno.

Dimitri aggirò la stazione a bassa velocità, i fari della R8 che illuminavano il buio e l'aria fredda che vorticava davanti al muso, in modo da non attirare troppo l'attenzione. Fermò l'Audi dietro l'edificio, in modo da rimanere nascosto ma con una buona visuale della strada. Spense il motore e rimase in paziente attesa.

Gli fu difficile in quel momento non pensare nemmeno una volta che Irina aveva lavorato li dentro.

Come aveva previsto, la Ford Falcon nera che aspettava passò davanti a lui mezz'ora dopo, i fari accesi nella notte. Avviò il motore dell'Audi e si mise al suo inseguimento.

Capì che il guidatore della Falcon l'aveva notato quando la Ford frenò appena senza un motivo apparente, per poi proseguire come se nulla fosse. Andava piano e si teneva sulla destra, tra le vie di una città silenziosa, illuminata dai primi addobbi natalizi ma incredibilmente sinistra.

Quando finalmente furono sufficientemente distanti dalla stazione di polizia, Dimitri si affiancò alla Falcon sfruttando un semaforo rosso. Abbassò il finestrino oscurato per farsi vedere e fece cenno al guidatore della Ford di fermarsi al benzinaio a un centinaio di metri da loro, già chiuso ma ancora ben illuminato dai lampioni.

Quando Erik Senderson scese dalla Falcon in abiti civili ma con la pistola in pugno, l'unica cosa che Dimitri fece fu andargli incontro con le braccia aperte e i palmi rivolti verso di lui per mostrargli che era disarmato, ma senza un accenno di paura sul viso. Non si era aspettato e non voleva un'accoglienza migliore.

<< Non puntarmi la pistola addosso, Senderson >> ringhiò, << Sai benissimo che mi da molto fastidio >>.

<< Se non ricordo male, ti danno fastidio un sacco di cose, Goryalef >> ribatté l'uomo, tenendo però la pistola puntata verso il terreno, in guardia ma non minaccioso.

Era invecchiato, Erik Senderson, ma non quanto Dimitri si era aspettato. Era sempre l'uomo imponente che ricordava, con qualche striatura grigia sui capelli e qualche ruga in più. Anche il suo modo di fare era sempre lo stesso: schietto e diretto.

<< Mi fa piacere che non ti sia dimenticato di quanto io sia suscettibile >> disse Dimitri, abbassando le mani, << Come sta tua figlia Evelyn? >>.

<< Bene. Lei non si ricorda di te >> rispose secco Senderson.

Dimitri fece un sorrisetto; era solo contento che Evelyn si fosse dimenticata di lui. Sperava si fosse costruita una vita normale e tranquilla, la stessa che avrebbe meritato sua sorella Lora, perché in fondo era una ragazza come tutte le altre. Non aveva mai avuto nulla contro di lei.

<< Capo della polizia di Los Angeles... >> commentò Dimitri, senza mascherare l'ironia della sua voce, << Perché sei venuto a lavorare qui, Senderson? >>.

L'uomo sembrò infastidito dalla sua domanda, ma Dimitri era curioso. Si erano lasciati quasi dieci anni addietro, e ora lo trovava nella città che in qualche modo era stata casa sua fino a cinque anni prima... Il mondo stava diventando fin troppo piccolo, oppure era lui ad avere troppi legami in giro.

<< Troppi piloti e troppa criminalità >> rispose Senderson, continuando a stringere la pistola, << Avevano bisogno di qualcuno che usasse il pugno di ferro. Ti devo un favore, ma sei pur sempre un criminale anche tu >>.

Dimitri arricciò il labbro; non c'era bisogno di ricordaglielo, sapeva benissimo chi era. A infastidirlo era il fatto che la predica arrivava proprio da qualcuno che non aveva proprio un passato cristallino.

Quello che gli interessava era che Senderson non avesse dimenticato di avere un debito nei suoi confronti. Perché anche se teneva fuori la pistola e non sembrava per niente felice di vederlo, l'uomo sapeva benissimo che non aveva alcuna intenzione di ucciderlo. Non lo aveva fatto in passato, quando aveva scoperto che Senderson aveva tentato di fare la spia per i servizi segreti, tradendoli, non lo avrebbe fatto adesso.

<< Sono qui per ricevere indietro il mio favore >> disse Dimitri lentamente, avvicinandosi, << E non mi farai arrestare >>.

Senderson scosse appena il capo.

<< L'F.B.I. saprà che sei qui, se non lo sa già >> rispose, << E' solo questione di tempo. Sei il peggior latitante in circolazione in tutti gli Stati Uniti, lanceranno una caccia all'uomo nella quale o ti cattureranno o ti uccideranno. Il mio favore vale una latitanza mandata in fumo? >>.

"Vale tutto. Vale molto più di ogni altra cosa che ho in questo momento".

<< Non importa cosa mi costerà >> rispose, << Voglio solo delle risposte >>.

<< Quali? >>.

Dimitri fissò Senderson per qualche secondo, il fiato che si condensava in nuvolette di vapore.

<< La vostra migliore agente operativa è sparita dalla circolazione >> iniziò, << Se le mie informazioni sono giuste, ha lasciato Los Angeles, non so come e non so quando. Voglio sapere dove si trova Irina Dwight >>.

Senderson lo guardò sorpreso, come se non si aspettasse da lui una domanda del genere. Abbassò definitivamente la pistola e la ripose in tasca, appoggiando la mano sul tettuccio della Ford scura.

<< Non ho idea di dove sia in questo momento >> rispose.

<< Non prendermi per il culo, non sono stupido >> ringhiò Dimitri, << Alexander Went è morto e Irina è tornata in strada con il nome di Fenice. Ha detto di essere stata tradita dalla polizia, e per quanto mi riguarda in questo momento la polizia sei tu. Cosa è successo? >>.

Dimitri percepì della frustrazione, nell'occhiata di Senderson; se ne accorse dal modo in cui chiuse a pugno la mano appoggiata alla Falcon.

<< Alexander Went non è morto in una rapina. E' stato ammazzato volontariamente e su commissione, molto probabilmente quelli su cui stava indagando negli ultimi mesi. Era apparso come un incidente, e l'F.B.I. ci ha fatto credere che fosse effettivamente così... Non so esattamente a cosa stava lavorando, McDonall ha secretato tutta la missione. Quando ho iniziato a sospettare che ci fosse qualcosa sotto, ho parlato con lui ma ha ritenuto di non dovermi mettere al corrente di quello che stava succedendo >>.

<< Irina non lo sapeva >>.

Senderson scosse il capo.

<< Non ha saputo niente per sei mesi >> rispose, << Era distrutta. Per settimane ha pianto una morte stupida e senza senso, per uno come Alexander Went. Quando ha capito la verità ha mollato tutto ed è tornata in strada >>.

Dimitri fece l'ennesima smorfia. Ecco perché Irina aveva voltato le spalle alla polizia: l'avevano ingannata, nascondendole una verità pesantissima. Persino Howard McDonall, quello che più di tutti aveva puntato su di lei, si era permesso di farle una cosa del genere.

<< Perché tenere lei all'oscuro? >> domandò, << McDonall la voleva nella sua squadra già tre anni fa >>.

<< Sono troppo in basso per conoscere i motivi del Vicepresidente dell'F.B.I. >> rispose Senderson. << Quello che so è che nessuno sta dicendo la verità. Irina ha chiesto di entrare nell'F.B.I., ma McDonall le ha sbattuto la porta in faccia. Voleva scoprire chi ha ucciso Went, e non le è stato permesso >>.

No, non aveva senso. Perché escludere Fenice, quando era la carta più promettente che McDonall poteva schierare? Non conosceva quell'uomo, ma se era il calcolatore che qualsiasi Vicepresidente dell'F.B.I. avrebbe dovuto essere, Fenice sarebbe stata molto motivata e molto preparata a subentrare nella missione di Went. Aveva dimostrato più volte di essere all'altezza di compiti di quel tipo, ed era quasi ovvio renderla partecipe. Perché quell'esclusione totale?

Perché forse McDonall sapeva cose che loro due non sapevano.

<< Per aiutarla le avete messo una taglia di ottocentomila dollari sulla testa? >> commentò ironicamente.

<< Ha rubato un'auto sotto sequestro, corre clandestinamente per la città ed è sospettata di omicidio >> ribatté Senderson seccamente, come se tutto ciò giustificasse effettivamente il suo comportamento, << Per quanto io abbia lavorato bene con lei, e anche se so benissimo che non ucciderebbe nessuno, non posso negare che al momento sia classificata come "criminale". Ho l'ordine di sguinzagliare tutti i mezzi che ho a disposizione >>.

Qualcosa nella testa di Dimitri si mosse, in quel momento.

<< Hai anche l'ordine di catturarla? >> chiese di getto.

Senderson non rispose, come se non avesse capito il senso della domanda, ma dalla sua occhiata Dimitri intuì una risposta. Una risposta che gli confermava che Fenice era finita in un gioco totalmente diverso da tutti quelli a cui aveva partecipato fino ad ora.

<< Per quanto ne so, in questo momento Fenice guida una Ferrari F12 gialla >> disse Dimitri lentamente, << Ed è sufficientemente famosa da destare l'attenzione di molte persone. Posso mettere la mano sul fuoco che tu sai dove è diretta >>.

<< Dicevano che tu e Fenice non siete mai andati d'accordo... >> ribatté Senderson.

<< Dicevano un sacco di cose, compreso il fatto che Fenice amasse William Challagher >> ringhiò Dimitri in risposta, innervosito dalla scarsa collaborazione, << Sono qui per aiutare lei soltanto, e non ho intenzione di essere ostacolato. Dove può essere diretta? >>.

Senderson tacque un momento, come se stesse ragionando anche lui.

<< A sud >> rispose alla fine, << Sicuramente sta andando in America Latina... Messico, Argentina... Potrebbe essere diretta da quelle parti. Era lì che Went stava lavorando negli ultimi mesi >>.

<< Non me ne faccio nulla di supposizioni >> ribatté Dimitri, << Mi serve qualcosa di certo. Non posso perdere tempo andando per tentativi... E non credo che non sappiate dove la vostra ricercata numero uno sia in questo momento >>.

<< La situazione non è così semplice, Goryalef >> ribatté Senderson, << E' una pilota clandestina che ha lavorato in polizia. Sa esattamente come funzioniamo, e lei non è me. E' quella che è stata in grado di ripulire questa città, fintanto che è stata operativa. L'ultima informazione che sono riuscito ad avere è il passaggio di una Ferrari gialla a un autogrill a pochi chilometri dal confine della California... Non so altro >>.

Dimitri imprecò.

<< E' sicuramente sulle tracce di Jorgen Velasquez >> aggiunse Senderson, << Si farà giustizia da sola >>.

Dimitri dubitava che Irina volesse farsi giustizia da sola, non era nel suo carattere cercare vendetta, però voleva sicuramente scoprire la verità. Che fosse disposta a mollare tutto la diceva lunga su quanto fosse arrabbiata.

<< Chi è Jorgen Velasquez? >>.

<< Quello che vuole morta Irina Dwight >> rispose Senderson.

Dimitri rimase in silenzio. Aveva sufficienti elementi su cui lavorare, qualche nome e un motivo per il quale Irina aveva voltato le spalle alla polizia. Quello che però gli serviva di più era una meta, il posto dove Irina poteva essersi diretta, ed era convinto che Brendan Hall e Stephan Gale sapessero qualcosa.

<< Perché è accusata di omicidio? >> domandò.

<< Era appena uscita da un negozio di informatica gestito da Greg Thile, quando è stato trovato morto >> rispose Senderson.

Si ricordava di lui; l'aveva aiutata qualche volta. Molto probabilmente era stata incastrata.

<< Ho un'ultima domanda: tu sei con lei o contro di lei? >>.

Si fissarono nel buio della notte per qualche istante, un istante lungo e gelido. Senderson strinse nuovamente il pugno come aveva fatto poco prima.

<< E' una criminale >> rispose alla fine, << Devo essere contro di lei >>.

Mentiva, e Dimitri lo capì. Perché lo facesse doveva far parte di tutti i segreti che lui, McDonall e chissà chi altro si tenevano dentro.

<< Considera il tuo favore ripagato >> disse a voce bassa, aprendo la portiera della R8. << Se non sarà necessario, non ci rivedremo. Addio >>.

Un attimo dopo sgommava via diretto verso Malibu.

Erik Senderson capo della polizia... Non riusciva a decidere se avesse fatto carriera o se fosse stato demansionato.

Erano passati nove anni, da quando Dimitri l'aveva aiutato a fuggire dalla Russia, dopo che aveva tentato di fare la spia per i servizi segreti russi. Aveva iniziato la sua carriera di pilota clandestino durata solo una sera, perché era stato subito catturato dalla polizia e riformato come agente da far infiltrare. Non aveva mai avuto grandi capacità come pilota, ma era uno determinato e tenace, così era riuscito a farsi qualche amico e qualche conoscenza tra i criminali di Mosca, nel tentativo di arrivare ai pesci grossi. Era stato il padre di Dimitri, allora con il ruolo di Lince, a scoprirlo. Di fronte alla possibilità che venisse ucciso, Dimitri lo aveva aiutato a scappare insieme alla moglie e alla figlia, in nome di quella sorella che qualche mese dopo sarebbe morta con un coltello piantato in gola. A giudicare dal fatto che ora Erik Senderson era il capo della polizia di Los Angeles ed era diventato famoso per essere stato in grado di imbrigliare la capacità di Fenice e ripulire la città significava solo che non era mai davvero stato un criminale.

Una volta a casa, diede il compito a Ivan di cercare tutte le informazioni possibili su Jorgen Velasquez. Nel giro di un paio di ore, scoprì che si faceva conoscere con il soprannome di Torre e che aveva tentato di instaurare una nuova lista di piloti clandestini, prima che Fenice rimettesse in pista la Black List. Era un tipo violento, accusato di omicidio, ed era il principale indiziato per i furti di auto di lusso che negli ultimi mesi avevano razziato i garage di decine e decine di ricchi di Los Angeles e dintorni. Aveva una brutta fama tra i piloti: era uno distruttivo e con scarsi rimorsi.

Ironicamente si assomigliavano.

Poi c'era quel Moreau, che sembrava tenere il guinzaglio di quel bestione di Velasquez.

Ben presto, la situazione divenne abbastanza chiara nella sua testa, tranne per due cose: la prima era perché l'F.B.I. avesse riservato un trattamento del genere a Irina, e la seconda era per quale motivo quel Jorgen Velasquez volesse Fenice morta. Non importava della morte di Went, o del fatto che Irina fosse tornata in strada: le vere domande erano quelle. Molto probabilmente tutta la storia girava intorno a quelle risposte.

Rintracciò nuovamente Brendan Hall e Stephan Gale e gli chiese un appuntamento quella sera stessa.

Li aspettava da una ventina di minuti davanti al lungomare di Santa Monica, avvolto dal buio e dal freddo, quando li vide arrivare a bordo dell'Audi TT bianca e della Chevrolet Spark verde. I parcheggi dei bagni 24 erano completamente deserti, illuminati appena dai quattro lampioni agli angoli. L'oceano scrosciava a pochi metri da lui, infrangendosi sulla sabbia, in un sottofondo che avrebbe dovuto essere rilassante ma che invece lo faceva innervosire ancora di più. Senza altre informazioni non era in grado di elaborare un piano, e la cosa lo frustrava.

Le due auto si fermarono a pochi metri da lui, di fianco alla R8 grigia, silenziose.

Spark fu il primo a scendere dall'auto, ma non si avvicinò finché Brendan Hall non smontò a sua volta. Percepiva la loro diffidenza ma soprattutto la loro paura.

<< Siete in ritardo... >> commentò, irritato.

<< C'è la polizia in giro, stasera >> rispose Hall, << La mia auto è segnalata, non posso farmi beccare >>.

<< La polizia cerca me, non te >> ribattè Dimitri, << Quando ero io il numero due della Black List, con gli sbirri ci giocavo a chi rimaneva vivo... >>.

Spark gli rivolse un'occhiata a metà tra l'ammirato e il terrorizzato, mentre Hall non ebbe alcuna reazione.

<< Fenice ha ordinato di non piantare casini >> rispose.

Dimitri fece un sorrisetto.

<< Fenice ha ordinato... >> gli fece il verso, << Come siete ubbidienti... >>.

In realtà, gli dava fastidio tutta quella fedeltà a Irina; ostentarla era sempre un errore, soprattutto senza conoscere le proprie capacità di sopportazione.

<< Ho raccolto un po' di informazioni >> continuò il Mastino, << Fenice ha lasciato la città in direzione Sud, e so perché lo ha fatto. Dov'è diretta di preciso? >>.

Brendan guardò Spark per un secondo.

<< Ci ha chiesto di non dirlo a nessuno >> rispose.

Dimitri arricciò il labbro; avrebbe voluto chiedergli se in quel "nessuno" era compreso anche il russo con cui Fenice era andata a letto, ma non lo fece. Rimase zitto, infilò la mano in tasca e tirò fuori il coltello.

Un attimo dopo, Brendan Hall si ritrovò piegato sulla sua stessa TT bianca, la lama appoggiata sul pomo d'adamo e le mani schiacciate dietro la schiena. Spark rimase paralizzato, anche perché Dimitri emise un ringhio sordo, irritato, che gli fece capire che stare fermo era l'unica opzione che aveva, se non voleva morire con il collo spezzato.

<< Non credo ti sia chiara la mia domanda >> sussurrò in faccia a Brendan, sfiorandogli la gola, << Dove si sta dirigendo Fenice in questo momento? >>.

Il ragazzo lo guardò, e una goccia di sudore freddo gli colò lungo la tempia, nonostante il freddo. Nei suoi occhi però Dimitri scorse una determinazione che non vedeva da molto tempo.

<< Non posso risponderti >> disse solo.

La lama tracciò un solco nel collo di Brendan, facendo colare una minuscola goccia di sangue. Dimitri aveva ucciso un sacco di gente, in passato e nel presente, e uno in più o uno in meno non faceva la differenza. Forse se lo avesse sgozzato Spark avrebbe parlato, ma poi avrebbe dovuto uccidere anche lui...

A Fenice non sarebbe piaciuto; erano i suoi uomini, in fondo. Pivelli come lo era stata lei e molto meno pericolosi di quanto lo era lui.

Tuttavia, non fu quel pensiero a fermarlo. Fu la consapevolezza che quel ragazzo era disposto a morire pur di mantenere la parola data, e lo faceva per Fenice. Le era davvero così fedele?

<< Volevo sfidarti, prima di ucciderti >> gli soffiò in faccia, << Peccato >>.

Brendan rimase in silenzio.

La lama sfilò un millimetro dal suo collo, quando Dimitri lo lasciò andare di colpo e lo rimise in piedi. Rimasero a fissarsi per qualche istante, prima che il Mastino parlasse.

<< Per una volta, Fenice ha riposto bene la sua fiducia >> commentò.

Hall si toccò il collo, guardando la goccia di sangue sulla sua mano. Era sorpreso; lo fissò per una decina di secondi, rivolgendo poi un'occhiata a Spark, che era completamente sbiancato dietro la barba scura.

<< E' diretta a Caracas >> disse all'improvviso Brendan.

Dimitri ripose il coltello, registrando le sue parole.

<< Potevi uccidermi, e non lo hai fatto >> aggiunse il ragazzo, << A questo punto non credo che tu voglia uccidere lei >>.

Dimitri capì: l'aveva messo alla prova; aveva misurato la sua onestà giocando con la sua vita... Degno di un vero russo, o di un pazzo.

<< Chi sta cercando? >> chiese.

<< Diego Forterra, quello che tira le fila della banda di Velasquez >> rispose Brandan.

Caracas... Il coraggio di Fenice ormai rasentava la follia.

<< Dove posso trovare Velasquez? >>.

<< Stasera? Forse al The Scorpion >> rispose Brendan.

Dimitri aprì la portiera dell'Audi R8 e guardò prima Hall poi Spark. Tutto sommato, se erano amici di Irina non dovevano essere poi così male.

<< Ho un debito nei tuoi confronti, Giaguaro >> disse, << Consideralo ripagato dal secondo posto nella Black List che ti lascio >>.

Brendan gli fece un cenno con il capo e Dimitri salì sulla R8. Mise in moto e si mise alla ricerca del The Scorpion.

Quindi in quel preciso istante Fenice era in viaggio in auto, da sola e conoscendola disarmata, verso Caracas, la città più pericolosa del mondo, in cerca di chi aveva fatto ammazzare Alexander Went. Se prima di partire avesse cercato di immaginare in che situazione di trovava Irina non sarebbe mai riuscito a pensare una cosa del genere...

Imprecò di nuovo, mentre l'Audi R8 si muoveva nella notte di Los Angeles e lui elaborava un piano.

Chiunque fosse quel Velasquez voleva incontrarlo per capire con chi aveva a che fare.

E conoscere il proprio nemico era il primo passo per batterlo.





Dimitri Goryalef trovò il The Scorpion un ironico e beffardo scherzo del destino. Più che un tributo allo Scorpione, quel locale ne sembrava una presa in giro; non per il luogo in sé: il nero era pur sempre uno dei colori rappresentativi di William Challagher, e molto probabilmente a lui sarebbe anche piaciuto. Era la gente che lo frequentava a essere migliaia di anni luce da lui. Criminali di basso profilo, piloti di scarso livello e auto dozzinali... A parte l'Audi Q7 Torec che aveva visto parcheggiata praticamente di fronte al locale.

Ora le cose iniziavano ad avere un senso. Jorgen Velasquez e la Torec erano collegati, quindi aveva trovato chi voleva ucciderlo. Adesso ne aveva la conferma definitiva.

Non gliene fregava niente di non essere nel suo territorio, o di potersi trovare nei casini; la paura era una cosa che non faceva più parte di lui da tantissimo tempo. Oltretutto, nella sua testa aveva un piano ben preciso, che per quanto avvenato e pericoloso, era l'unica strada che gli avrebbe permesso di aiutare Fenice.

Il The Scorpion non era particolarmente pieno; era evidente che la nomea di Velasquez teneva lontana la gente. Non appena mise piede dentro una ragazza bionda lo notò e gli venne incontro.

<< Posso aiutarti? >> gli domandò, sopra la musica.

<< Cerco Jorgen Velasquez >> rispose Dimitri, << Voglio vederlo >>.

La ragazza annuì.

<< Verifico se può riceverti >> disse, << Il tuo nome, per favore? >>.

<< Dimitri Goryalef >>.

La ragazza gli gettò un'ultima occhiata, prima di sparire. Dimitri si innervosì per l'attesa, ma qualche minuto dopo la ragazza tornò e lo condusse a una delle salette private sul retro.

Trovò solo due persone, sedute sul divanetto di pelle nera davanti a due bicchieri di rum; non ebbe bisogno di presentazioni, esattamente come non ne ebbero bisogno loro.

<< Dimitri Goryalef... In effetti ti stavamo cercando >> disse l'uomo dalla carnagione scura e i capelli neri, un sorriso ironico sul viso. A giudicare dalla stazza, doveva superare i due metri di altezza e pesare almeno centoventi chili. L'altro, meno robusto e dai tratti affilati, rimase in silenzio, gli occhi grigi puntati su di lui.

<< Quindi sei stato tu, Velasquez, ha mandare mezza dozzina di uomini a cercare di uccidermi >> commentò Dimitri, indicando la cicatrice sulla nuca e il suo orecchio maciullato, << Questo è il massimo che sono riusciti a fare... Forse ti saresti dovuto scomodare di persona >>.

<< Io? Oh no, Mastino, non sono io il mandate di tutto questo >> disse Jorgen, fintamente lusingato, << Io eseguo solo gli ordini. Comunque mi hai risparmiato la fatica di venirti a cercare. Il mio capo sarà contento >>.

<< Allora porta i miei ringraziamenti al tuo capo, Velasquez >> ribatté Dimitri.

Jorgen sembrò rimanere sorpreso dalla sua frase; cambiò appena espressione, mentre il suo amico continuava a non parlare.

<< Che vuoi dire, con questo? >> chiese.

<< Bè, pare che il tuo capo sia il mandante dell'omicidio di Alexander Went >> rispose Dimitri, << E immagino saprai che è stato lui a farmi finire in carcere >>.

<< So molte più cose di quanto credi, Goryalef >> ribatté Jorgen, << Sono contento di averti fatto un piacere, ma ne farò uno più grande al mio capo portandogli la tua testa... >>.

Improvvisamente, il ragazzo di fianco a lui, che rispondeva sicuramente al nome di Felix Moreau, alzò la mano per farlo stare zitto, e in effetti Jorgen smise di parlare. Dimitri capì immediatamente su chi dei due doveva lavorare.

<< Perché sei venuto qui, Goryalef, se sapevi già che vogliamo ucciderti? >> domandò.

<< Ho delle domande >> rispose, << E forse delle proposte >>.

<< Cosa vuoi sapere? >>.

<< Perché mi volete morto? >>.

Felix rivolse un'occhiata a Velasquez.

<< Dobbiamo distruggere la Black List fino all'ultimo membro >> rispose, << Ogni centimetro di questa città deve essere nostro, ogni cosa che ricollega allo Scorpione distrutta >>.

Dimitri trovò ridicola quella risposta, ma dalla serietà con cui parlò Jorgen capì che parlava sul serio.

<< William Challagher è morto due anni fa >> ribatté, << Cosa diavolo avete contro un cadavere sepolto sotto tre metri di terra? >>.

<< Un sacco di cose >> rispose Felix, << Per anni abbiamo fatto gli schiavi dello Scorpione e gli abbiamo venduto la droga che proveniva dalle nostre coltivazioni... Lui e i suoi amici hanno guadagnato per anni alle nostre spalle. Adesso quello che era loro deve essere nostro >>.

<< Uccidere i membri della Black List vi restituirà quello che apparteneva a Challagher? >> ringhiò Dimitri.

<< La Black List è sempre stata la sua massima espressione >> rispose Felix.

La massima espressione dello Scorpione era un'altra, di questo Dimitri era certo. Conosceva Challagher meglio di chiunque altro, probabilmente, e quello che voleva fare Velasquez o chi attraverso di lui era molto semplice: distruggere la memoria dello Scorpione. Aveva tutto il sapore di una vendetta personale.

<< Ma Fenice è ancora viva... >> disse lentamente Dimitri. << E' sempre stata la più indifesa tra di noi, eppure pare che sia quella che vi ha dato più filo da torcere... >>.

Voleva provocarli un po', giusto per fargli capire che non aveva alcun timore nei loro confronti.

<< Fenice sarà l'ultima a morire >> rispose Jorgen.

Dimitri avrebbe voluto fare altre domande, ma era certo che ogni risposta ricevuta sarebbe stata falsa. La storia di Challagher forse era una balla, di questo era sicuro; nel fatto che volessero vendetta per il trattamento ricevuto dallo Scorpione poteva anche essere plausibile.

E poi perché Fenice doveva essere l'ultima?

<< Se è solo questo che volete >> commentò Dimitri, ironico, << Potrei anche darvi una mano >>.

Gli occhi di Felix si strinsero, quando capì le sue intenzioni; in fondo Dimitri sapeva di recitare una parte che gli veniva molto bene.

No, lui non recitava. Lui era proprio così.

<< Il vostro capo, chiunque sia, vi ha dato il compito di uccidermi >> continuò, << Ma si è mai domandato quanti vantaggi potrebbe avere da una collaborazione con me? Ero io il braccio destro di Challagher, ero io che lavoravo con lui, ed ero io a volere Fenice morta molto prima di voi. Siete ancora convinti di volermi uccidere? >>.

Jorgen guardò Felix per una frazione di secondo, il collo taurino che si tendeva.

<< Cosa potresti darci? >>.

<< Nomi, luoghi, informazioni >> rispose Dimitri, << E conosco Fenice più di voi. Se volete distruggerla, so come farlo >>.

<< Quindi vorresti offrirci il tuo aiuto e in cambio essere risparmiato? >> domandò Jorgen.

Dimitri arricciò il labbro, irritato. Non avevano capito chi avevano davanti.

<< Io non sto scambiando niente >> ringhiò, << Sono l'unico che non siete riusciti ad uccidere, semplicemente perché io sono molto più bravo ad ammazzare di quanto lo siete voi. Non vi sto chiedendo nessun favore, vi sto semplicemente facendo una proposta... E se sono qui a farvela significa anche che non ho alcun timore a ricevere un vostro rifiuto >>.

Con un gesto lento, Dimitri mostrò il pugnale in una mano e la pistola nell'altra, tenuti ben nascosti fino a un attimo prima nelle tasche della giacca. Non era uno sprovveduto, e non aveva nemmeno paura di un corpo a corpo. Potevano chiuderlo in quel locale con una dozzina di persone contro e lui ne sarebbe uscito sicuramente vivo.

<< Dicevano che eri una testa calda >> commentò Felix, quasi ridacchiando, << Lo sei ancora. La tua proposta potrebbe essere interessante... >>. Si voltò verso Jorgen. << Facciamo una telefonata? >>.

Lui annuì. Tirò fuori un cellulare e compose un numero, rimanendo un attesa. Dimitri lo fissava, mentre continuava a sentire la musica soffusa di sottofondo.

I due stavano facendo esattamente quello che voleva; erano diffidenti, ma anche allettati dalla proposta. In fondo, aveva ancora un po' di potere da quelle parti e qualche conoscenza; se non erano stupidi avrebbero capito che era meglio averlo come alleato, che come nemico.

Osservò Jorgen iniziare una telefonata sussurrata, con la mano davanti al microfono del cellulare per evitare che lui riuscisse a sentire la voce dall'altra parte della linea. Felix Moreau sembrava molto interessato a lui, invece. Lo scrutava con gli occhi grigi, come per cercare di capire cosa gli passasse per la testa.

<< In Russia ti chiamano Lince, non è vero? >> domandò.

<< Perché hai abbandonato i rally? >> ribatté Dimitri in risposta.

La bocca di Felix si piegò in un sorrisetto.

<< Ok, preferisci Mastino >> convenne, versandogli un bicchierino di rum, << Come hai fatto a sopravvivere fino ad oggi? >>.

"Purtroppo per voi, non sono Went".

<< Non sono uno che si lascia prendere la panico >> rispose Dimitri, sfiorando il bicchiere di rum.

Rimase in silenzio, mentre Jorgen si avvicinava con il cellulare in mano. Lo vide inserire il vivavoce e appoggiarlo sul tavolino. Una voce camuffata, metallica, proruppe dal microfono.

<< Sembri essere una persona interessante, Dimitri Goryalef >> disse, << Mi offri nomi e collaborazione, ma a me potrebbero anche non interessare. Per quale motivo dovrei accettare la tua proposta, quando ti sei servito su un piatto d'argento proprio ai miei uomini? >>.

<< La mia non è una proposta, è un accordo di pace >> rispose Dimitri, fissando il cellulare acceso, << La mia famiglia è tanto numerosa quanto la tua banda, ma diversamente da voi, noi siamo abituati alle faide. Il sangue non ci spaventa. Siete sicuri di volerci contro di voi? >>.

La voce dall'altra parte della linea tacque, e Dimitri rimase in attesa.

<< E' per questo che eri il braccio destro di Challagher? >> disse alla fine, << Per le tue doti di persuasione? >>.

Dimitri si lasciò andare ad un ghigno divertito.

<< Accetti o non accetti? Non sono qui per giocare >>.

Aveva tenuto decine di accordi e di negoziati, nella sua vita da criminale, perciò sapeva come funzionava il tutto: quando si iniziava a parlare, le parti sapevano già dall'inizio esattamente quello che volevano e quanto erano disposti a mediare. Più lunga era la trattativa, meno si era disposti a rinunciare. Ma se uno dei due accettava o rifiutava nel giro di un paio di frasi, significava solo una cosa: che non aveva mai avuto intenzione di trattare.

E se la voce dall'altra parte accettava, non era sicuramente per le motivazioni che aveva fornito; accettava per qualcos'altro, qualcos'altro che lui avrebbe scoperto.

<< Che ne diresti di conoscerci di persona, Dimitri Goryalef? >> domandò la voce, lievemente divertita.

<< Dove ti trovi? >>.

<< A Caracas >>.

Dimitri alzò lo sguardo su Velasquez e Felix, senza mascherare il ghigno che gli deformava le labbra. Era una partita a scacchi decisamente pericolosa, ma allearsi con la persona che voleva Fenice morta era l'unico modo per aiutarla davvero.

<< Sarà un piacere incontrarti, chiunque tu sia >>.






Spazio Autrice

Ok, ci sono riuscita. Ora, se volete sapere quando aggiorno, visto che in molti me lo chiedono, vi consiglio di aggiungermi ai "seguiti", di modo che se dovesse avere ritardi o qualsiasi problema lo verrete a sapere da lì, e non impazzirete troppo. 

Au revoir!

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