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Capitolo XXIII


Undici anni prima – Mosca

<< Allora? Che ne dici di questa Evelyn? >>.

Dimitri fa una smorfia, quando Lora lo travolge con il suo entusiasmo non appena varca la soglia di casa, lasciando fuori l'aria fredda dell'autunno moscovita. Si è messa il suo ridicolo pigiama a pallini verdi, quello che le ha regalato la cugina Merida, e si è legata i capelli castani in due codini ai lati della testa. A volte si chiede come possano essere gemelli, visto che gli dicono sempre che lui sembra dimostrare dieci anni in più dei diciotto che ha, mentre per lei è il contrario.

Dimitri le fa segno di tacere, mentre si toglie la giacca pesante e la ripone nell'armadio dell'ingresso. Nel grandissimo appartamento dei Goryalef regna il silenzio assoluto, visto che sono le due di notte passate. Lora gli gira intorno, impaziente di avere la risposta alla sua domanda; lo guarda in modo critico, cercando di capire cosa può essere successo o meno a quell'appuntamento. Se non fosse stata sua sorella, l'avrebbe mandata al diavolo.

<< Sveglierai tutti... >> sussurra Dimitri, mentre salgono le scale diretti alle loro camere. Suo padre e sua madre stanno dormendo, e tutti gli altri suoi fratelli devono essere usciti.

Lora gli mette una mano sulla schiena e lo spinge verso la sua stanza, mettendoci tutta la forza che il suo corpo minuto riesce a tirare fuori. Dimitri si lascia condurre ed entra nella sua camera, rischiata a giorno dal lampadario acceso e resa ancora più luminosa dall'arredamento bianco e giallo che sua sorella ha scelto per se stessa. Le tende sono spalancate sulla finestra che da sulla strada e sul cielo buio di Mosca, da dove deve aver controllato il suo arrivo. Sulla scrivania, una tazza di cioccolata calda vuota, con la quale Lora deve aver ingannato l'attesa.

Con impazienza, la ragazza chiude la porta alle sue spalle e lo guarda, le mani sui fianchi.

<< Allora?! >>.

<< Avevi detto che era intelligente >> risponde Dimitri, il tono canzonatorio.

Lora alza gli occhi al cielo, le braccia che le ricadono sui fianchi in un moto di impazienza; uno sbuffo le esce dalle labbra, quando scuote il capo, esasperata.

<< Ma Evelyn è la più brava della scuola! >> sbotta, prima di portarsi una mano alla bocca, ricordandosi che sono le due di notte e la gente dorme, << Dai, i suoi la manderanno a studiare in Inghilterra e ha già una borsa di studio per Cambridge... Non puoi dire che è stupida! >>.

Dimitri inarca un sopracciglio, mentre Lora si siede di peso sul letto, scoraggiata. Le fa quasi ridere tutta quella delusione, forse perché non la capisce. Evelyn è sua amica, si frequentano anche fuori dalla scuola; molto probabilmente è stata Evelyn stessa a chiedere un'intercessione per avvicinarsi a lui, e Lora si è esposta.

<< Cos'ha che non va? >> domanda la ragazza, osservandolo improvvisamente con interesse.

Dimitri si lascia scappare un sorriso appena accennato, sedendosi di fronte a lei sulla sedia della scrivania.

<< Lo sai >> risponde solamente.

Lora si gratta la testa.

<< Carina è carina >> inizia, pensierosa, << Intelligente è intelligente, te l'ho già detto. La sua famiglia è normale, almeno credo. Ah, è sofisticata... >>. Dimitri la guarda con eloquenza. << Ok, lo so. Ha civettato... Ma lo fanno tutte! >>.

Dimitri ridacchia, sbottonandosi i primi due bottoni della camicia. Evelyn è una bella ragazza, lo può ammettere, ma è come tutte le altre, e questo Lora lo sa già. In lei manca qualcosa, qualcosa che Dimitri non sa ancora definire, qualcosa che non ha ancora trovato in nessuna. E poi, il fatto che le ragazze si prostrano davanti a lui senza bisogno di alcun incoraggiamento lo innervosisce.

<< Certo che sei strano, Dim >> sbotta sua sorella, sdraiandosi sul letto a pancia in giù, la testa appoggiata sui pugni chiusi, << Le mie compagne di classe impazziscono per te, eppure l'altra volta che sei venuto a prendermi le hai ignorate tutte... Lo so che non ti piace, per quello ti ho chiesto solo di uscire con Evelyn. Mi sembrava la migliore, tra tutte quante >>.

In effetti, Lora non gli propone mai di uscire con qualcuna. E' la prima volta che lo fa, e Dimitri ha accettato più che altro per farle piacere; si è anche sforzato di essere più loquace del solito, ma Evelyn è sembrata al contempo terrorizzata e ammaliata da lui. Hanno chiaccherato di fronte a un drink e nient'altro.

<< Che importanza ha che io abbia o non abbia una ragazza? >> domanda alla fine, sorridendo.

Lora si stringe nelle spalle.

<< Nessuna, in effetti >> risponde, << Solo che mi piacerebbe vederti... felice. A volte non lo sembri. Sei sempre così serio... >>.

Dimitri le rivolge un'occhiata eloquente. La sua famiglia non è come tutte le altre, anche Lora lo sa, e lui non fa quello che fanno i ragazzi normali. Sua sorella è più ingenua, molto più pura di lui, e non ha intenzione di macchiare la sua anima raccontandole che cosa sta facendo con suo padre e i suoi fratelli.

<< E poi, mi piacerebbe sapere che genere di ragazza ti piace... >> aggiunge Lora, cauta, << Non me lo hai mai detto >>.

Questa volta, Dimitri si lascia sfuggire un sorrisetto dalle labbra. La serata non è stata gran che, ma non importa; tutte le volte che torna a casa e trova sua sorella ad aspettarlo, la sua leggerezza gli fa ricordare che esistono vite migliori della sua.

<< Bastava chiederlo >> risponde.

Lora sorride.

<< Ok. Me lo dici? >>.

<< No >>.

Lora sbuffa.

<< Dai Dim, non fare l'antipatico >> dice, << Giuro che non lo dico ha nessuno! >>.

Il russo inarca un sopracciglio, facendola rimanere sulle spine ancora un po'.

<< Deve essere in grado di riportarmi indietro >> risponde alla fine.

Lora lo guarda, stralunata.

<< Non esiste una così >> ribatte. << E poi, cosa vuol dire? >>.

Dimitri si alza, perché la conversazione sta prendendo una piega che non gli piace. Lora non lo sa cosa sta diventando, Lora non sa esattamente a cosa lo sta preparando suo padre. Non ha la minima idea che ogni giorno che passa, Dimitri perde tutta l'umanità che ha, che ogni secondo un pezzo di lui scivola nell'abisso. Lei ha la fortuna di poter rimanere fuori da tutto quello che è il mondo della Lince. Non può capire cosa gli sta dicendo, non ancora, ed è solo un bene.

Le tira un buffetto sulla guancia, prima di avvicinarsi alla porta.

<< Solo io so cosa vuol dire >> risponde. << Dormi, adesso >>.

Lora lo guarda, e lo fa in quel modo serio che le vede poche volte sul viso.

<< Non è vero Dim, lo so anche io >> dice, << Tu credi di essere qualcosa che non sei >>.

Per il momento, sua sorella è l'unica in grado di "riportarlo indietro", ed è per questo che la ama come non ama nessun altro. E' l'unica a capire davvero come funziona la sua testa, e l'unica che sa leggergli la faccia e l'anima.

<< Forse. Dormi, domani devi andare a scuola >> le dice, spegnendo la luce.

<< Dim? >>.

Sua sorella lo chiama e lui si blocca.

<< Che c'è? >>.

<< Lo sai che in Russia non troverai mai una ragazza così? >> dice, nell'oscurità.

Molto probabilmente non la troverà in nessun luogo del mondo, ma Dimitri le lascia credere che lontano dal suo paese possa esserci una ragazza diversa, una che possa rendere felice suo fratello. Lei sa sperare, lui no.

<< Allora aspetterò che sia lei a trovare me >> risponde, << Nel frattempo... Dormi >>.

<< 'Notte Dim >>.

<< Buonanotte >>.

Dimitri chiude la porta della camera, e fissa il buio per qualche istante.

E' lo stesso che inizia a vedere in fondo al suo cuore.




Ore 22.00 – Rotta Mosca-New York

Dimitri fissava nel buio della carlinga dell'Antonov An-124 Ruslan l'Audi R8 coperta da un telo grigio, ferma in mezzo all'aereo, le ruote legate con cinghie spesse per evitare che scivolasse durante il volo. Dietro di lei, la Lamborghini Huracan, anch'essa nascosta dal tessuto nero. Sembravano due grosse bestie che dormivano in una gabbia, fiere e incatenate.

Ai lati del velivolo c'erano due file di sedili, gli schienali attaccati alle pareti, e qualche piccolo finestrino che permetteva di vedere fuori. Emilian, seduto a qualche metro da lui, sonnecchiava con la testa della moglie Ivana appoggiata al braccio. Poco più in là, Vilena cullava Sergej, che dormiva stringendo il bavero della giacca di sua madre; Yana era sdraiata sui sedili, avvolta in una coperta bianca. Iosif e Radim erano in cabina di pilotaggio a fare compagnia a Kirill Bogdanov, il loro pilota, un vecchio e fidato amico di famiglia.

L'Antonov era un aereo cargo, il confort non era nelle sue caratteristiche, ma li avrebbe portati in fretta e in modo abbastanza discreto fino a Los Angeles, ed era l'unico mezzo totalmente indipendente su cui poteva contare, visto che era di proprietà della famiglia Goryalef. Muoverlo per rotte così lunghe comportava un sacco di problemi di permessi e autorizzazioni aeree, ma erano cose risolvibili con le giuste conoscenze e mazzette di denaro ben arrotolate. In più, gli permetteva di portare con lui due delle sue auto e tutto quello di cui la sua famiglia poteva aver bisogno per trasferirsi in un'altra città. Forse avrebbero avuto qualche problema per atterrare all'aeroporto di Los Angeles senza attirare troppo l'attenzione, ma Bogdanov aveva un amico che si occupava di quel genere di cose, e stando a quello che aveva detto sarebbero passati indenni anche alla dogana. Aveva avuto poche ore per organizzare il viaggio, e visto come andavano le cose, poteva ritenersi sufficientemente soddisfatto.

Dimitri si alzò, aggirando la R8 e la Huracan, e si avvicinò a Vilena, che stringeva Serjey e sembrava tranquilla, molto più di quanto lo era stata quando aveva lasciato Mosca per andare a Istra. Forse l'idea di lasciare la Russia per un po' la faceva sentire più al sicuro.

Lo avevano guardato tutti con sorpresa, quando aveva comunicato che sarebbero partiti per Los Angeles, ma nessuno, incredibilmente, aveva fatto domande. Se lui e Yana avevano preso quella decisione, significava solo che Irina era davvero importante all'interno della loro famiglia, indipendentemente dal suo ruolo.

<< Hai bisogno di qualcosa? >> chiese a voce bassa a sua sorella, per non svegliare i bambini.

Vilena scosse il capo.

<< No, grazie. Riposa anche tu >> gli rispose.

Riposare... Erano ventiquattro ore che stava in piedi, eppure Dimitri non sentiva la stanchezza. C'era troppa tensione nel suo corpo, in quel momento, per fargli sentire il sonno.

Si accorse che Yana era sveglia e lo guardava con il viso seminascosto dalla coperta. Si era portata dietro uno dei suoi pupazzi, un grosso cane nero, e lo stava usando come cuscino. Era stato strano vederla rinunciare ai suoi giocattoli a quali era tanto affezionata senza fare una piega.

<< Quanto ci vuole, prima che arriviamo? >> domandò con la voce piccola piccola.

<< Ancora un po' >> le rispose Vilena, << L'America è molto lontana >>.

Yana spostò di nuovo gli occhi su di lui. Era evidente che voleva fare tante domande, che voleva sapere com'era il luogo in cui stava andando, ma sembrava aver capito che lui era troppo nervoso per rispondere.

<< Stiamo andando davvero da Irina? >> domandò solo, gli occhi che luccicavano nonostante il buio.

L'aereo si mosse appena, incontrando una lieve turbolenza.

<< Ti ho mai raccontato una bugia? >> ribatté Dimitri.

Yana scosse la testolina.

<< Ma si ricorderà di me? >> chiese.

<< Sì, come tu ti ricordi di lei >> rispose Dimitri, << Dormi, adesso >>.

Yana sembrò soddisfatta dalle rispose ricevute. Si mise comoda e chiuse gli occhi. Dimitri fece un cenno a sua sorella e si allontanò.

Irina non si era dimenticata di lei; non si dimenticava di nessuno.

Darina Pektrovic era seduta in disparte, seminascosta dalla sagoma della Huracan, avvolta in una coperta grigia e lo sguardo rivolto al finestrino, perso nella notte. Sembrava avere qualche difficoltà a prendere sonno, un po' come lui in quel momento. Molto probabilmente stava pensando alla famiglia che si era lasciata dietro, a quel padre padrone che l'aveva ingannata e aveva cercato di usarla per arrivare al posto di Lince.

Dimitri era stato imparziale, con lei; aveva capito di avere di fronte una ragazza che in qualche modo era rimasta sola, e che di fronte alla possibilità di tornare a casa dalla sua famiglia aveva preferito rimanere con i Goryalef che l'avevano sempre trattata con rispetto, anche se non aveva alcun legame con loro. Tutti, Vilena compresa, si erano affezionati a quella ragazza, e lui le aveva chiesto semplicemente se voleva partire con loro o tornare a casa. Lo aveva fatto senza secondi fini, mettendo da parte tutta la storia che non c'era mai stata tra di loro, e lei aveva deciso di seguirli.

Era stata coraggiosa, questo doveva riconoscerglielo.

<< Hai fame? >> le domandò Dimitri, guardandola rivolgere lo sguardo su di lui.

<< No, grazie >> rispose, stringendosi nella coperta, << Volare mi fa venire la nausea >>.

<< Riposa, allora >> mormorò Dimitri.

Darina sembrò mascherare un sorrisetto, i capelli biondi tutti raccolti su una spalla.

<< Non ci riesco >> rispose, << Sto andando in un paese che non conosco e non so cosa mi aspetta... Non ho mai lasciato la Russia, lo sai? >>.

<< Preferisci tornare da tuo padre? >> chiese Dimitri, neutro.

Darina scosse il capo. Sembrava aver perso un po' di quella timidezza che la contraddistingueva, un po' come quella notte quando l'aveva trovata in camera sua.

<< No. Mio padre non mi ha dato la metà del rispetto e dell'affetto che mi ha dato la tua famiglia, Dimitri >> rispose, << E' che... Mi rendo conto che valgo per voi molto più di quanto valessi per mio padre >>.

Dimitri capì cosa passava nella testa di quella ragazza; stava rimettendo in ordine le idee, stava cercando di assimilare il fatto che poteva essere libera, lontana da suo padre, e che nessuno la stava costringendo a fare nulla. Era libera di decidere come essere felice, e forse era qualcosa che non aveva mai davvero potuto fare.

<< Deve essere davvero speciale, questa ragazza di nome Irina, se stai lasciando la Russia per lei >> disse lentamente, in un moto di coraggio improvviso, << Posso sapere chi è? >>.

Dimitri si ritrovò a guardarla, improvvisamente dubbioso. Darina si stava chiedendo cosa avesse Irina che lei non aveva, cosa possedesse che a lei mancava. Non sapeva spiegarglielo. Non si trattava di avere, si trattava di essere.

Il problema non era chi era Irina; il problema era chi era lui.

Lentamente, Dimitri si sedette di fianco a Darina, mentre lei tornava a guardare il pavimento, come se si fosse pentita della sua domanda.

<< E' solo una ragazza che si fa chiamare Fenice >> rispose alla fine.

Darina lo guardò per un lunghissimo istante con quegli occhi azzurro cielo, come se nella sua testa avesse preso forma una consapevolezza.

<< E tu le sei ancora fedele >> disse.

Non era una domanda, era una constatazione, ed essendo la verità Dimitri non la contestò.

<< Ha salvato la vita di Yana >> rispose Dimitri, arricciando il labbro, << La ha fatto mettendo in gioco la sua. Le dobbiamo la cosa più preziosa che abbiamo >>.

Non voleva parlarne, non in quei termini. Andava a Los Angeles solo per aiutarla, tutto il resto non importava.

Darina scosse il capo.

<< Mi hanno detto che è stata in Russia solo per poco tempo >> disse, << Perché è tornata in California? >>.

Dimitri non avrebbe voluto rispondere; anzi, non avrebbe voluto proprio parlare. Forse però doveva dare una risposta, giusto per mettere le cose in chiaro.

<< Sta con un agente dell'F.B.I. >> disse a voce bassa.

La ragazza cambiò immediatamente espressione, e lui inarcò un sopracciglio. Sì, c'era poco da dire: per la prima volta nella sua vita, Dimitri stava facendo qualcosa senza senso.

Andava a cercare una ragazza che stava con un altro.

Per evitare ulteriori domande, si alzò e tornò a sedersi al suo posto, mentre l'aereo volava nella notte e lui si rendeva conto che non sapeva cosa avrebbe trovato, una volta atterrato a Los Angeles. Forse non sapeva nemmeno come avrebbe gestito il suo incontro con Irina.

Si chiamava confusione, quella?

Era la prima volta che si sentiva così.

Senza volerlo, Darina aveva instillato in lui il dubbio.

Sì, andava da Irina soprattutto per aiutarla, e poi? Poi, cosa si aspettava?

"Niente".

Era troppo cinico e realista per credere in altro.

Era troppo nero per poter sperare che potesse riportarlo indietro.




L'Antonov rollò per quale minuto, abbassandosi rapidamente, mentre Dimitri sedeva osservando dal finestrino il terreno che si avvicinava sempre di più. Con un tonfo e un sussulto il velivolo toccò terra, svegliando Sergej che emise un lamento infastidito. Le cinghie che trattenevano la Huracan e la R8 si tesero, mentre l'Antonov perdeva velocità.

Con un ultimo strattone, l'aereo si fermò e nello stesso istante in cui le ruote toccarono l'asfalto Dimitri capì di avere fretta.

Iniziò a slegare l'Audi R8 , mentre il portellone nella carlinga si apriva lentamente, inondando con la luce del pomeriggio l'interno. Vide Vilena e suo marito prepararsi per scendere, mentre Yana prendeva per mano Darina e guardava con curiosità fuori.

In mezzo alla pista c'era un grosso furgoncino a nove posti, con un carrello per il trasporto delle auto agganciato dietro. Un uomo dai tratti affilati e gli occhi chiari li aspettava impassibile, con l'aria di essere appena uscito da un ufficio.

Zlatan Lebedev li salutò con la mano, ma riservò una pacca sulla spalla a Emilian, quando gli venne incontro. Dimitri lo conosceva poco, ma da lui aveva comprato la sua vecchia Ford GT e non si era mai dovuto lamentare.

<< E' un sacco che non ci si vede, Emilian >> disse, << Sei sempre orrendo come ricordavo >>.

<< E tu sei più vecchio >> ribatté suo cugino.

Emilian gli presentò la moglie, poi tutti gli altri. Zlatan fu molto educato con le donne, e molto meno formale con gli uomini. Dimitri rimase per ultimo, ma con lui Zlatan si dimostrò meno espansivo; gli porse la mano con rispetto e assunse un'aria più seria.

<< La situazione qui è grave >> disse, << La Black List... >>.

<< Non sono qui per la Black List >> lo interruppe Dimitri, << Ti ringrazio a nome di tutta la mia famiglia per l'aiuto che ci stai dando e ci darai, ma sono qui solo per trovare Fenice >>.

Zlatan e Dimitri si guardarono per un lungo istante, poi l'ucraino annuì.

<< Non sarà difficile: guida la Ferrari più potente in circolazione a Los Angeles >> rispose.

<< Sai dove posso trovarla? >> chiese il russo.

<< No. Non ha lasciato detto a nessuno dove vive >> rispose Zlatan, << Probabilmente si sente minacciata >>.

Poco male, Dimitri aveva ancora il suo numero di cellulare. Nel frattempo poteva anche averlo cambiato, ma poteva tentare, anche se rischiava di essere intercettato, e avere la polizia addosso era l'ultima cosa che voleva. Sentì Yana avvicinarsi e prendergli il braccio, come faceva quando voleva essere resa partecipe di qualcosa.

Si rivolse a Emilian, che stava aiutando Vilena a salire sul furgoncino.

<< Occupati tu di loro >> ordinò. << Sai dove portarli. Vado a cercarla >>.

Suo cugino annuì, ma l'unica cosa a cui fece caso Dimitri in quel momento fu la mano di Yana che non si staccava dal suo braccio. Abbassò lo sguardo su di lei, perplesso.

<< Posso venire anche io, zio? >> chiese.

Dimitri rimase in silenzio. Non aveva idea di dove potesse trovarsi Irina in quel momento, né in che situazione, né con chi. Magari non l'avrebbe trovata nemmeno al primo colpo, magari avrebbe dovuto cercarla in qualche poso malfamato, in qualche quartiere isolato...

<< Non so dove sia in questo momento >> le disse, << Potrebbe essere pericoloso >>.

Yana continuò a fissarlo con quegli occhi chiari e penetranti, e Dimitri ricordò che era lì solo perché lei aveva avuto il coraggio di fargli vedere le cose come stavano. Rivolse un'occhiata a sua sorella Vilena che teneva in braccio Sergej: lei annuì, in silenzio.

<< Farò la brava... >> lo supplicò Yana, stringendogli il braccio.

<< Sali in macchina >> disse alla fine Dimitri, << Quella grigia >>.

Con un saltello Yana si diresse verso l'Audi R8, aprendo la portiera dal lato del passeggero e buttandosi dentro. La seguì, prendendo posto nell'abitacolo avvolgente dell'auto, e si assicurò che la bambina avesse le cinture allacciate. Accese il motore che si avviò con un ringhio sordo e cercò il numero del cellulare di Irina.

Per un momento Dimitri di domandò cosa avrebbe dovuto dirle, e si stupì nel constatare che non sapeva esattamente che reazione aspettarsi da Irina. Sarebbe stata felice di sentirlo, o no?

Sfiorò l'acceleratore e avviò la chiamata, mentre usciva dall'aeroporto e imboccava la superstrada che lo avrebbe portato al centro della città. Il telefono squillava e Yana guardava fuori dal finestrino, curiosa.

La linea era libera, ma non rispondeva nessuno. Andò avanti per un po', finché una voce maschile non proruppe dall'altra parte del telefono.

<< Pronto? >>.

Non era Went.

<< Sto cercando Irina Dwight >> disse << Questo una volta era il suo numero di telefono >>.

Yana si volto immediatamente a guardarlo, distraendosi un momento dal paesaggio fuori dal finestrino.

<< Lo è ancora >> rispose la voce dall'altra parte.

<< Allora voglio parlare con lei >>.

<< Fenice non è qui. Chi sei? >>.

Dimitri si innervosì; non gli piacevano le domande fatte dagli altri, ma capiva di dover rispondere per avere a sua volta risposte.

<< Sono quello che una volta chiamavano il Mastino >> disse lentamente, << Sono il numero due della Black List. E tu chi saresti? >>.

Il ragazzo dall'altra parte della linea rimase in silenzio, perché molto probabilmente non si aspettava di essere contattato niente meno che da Dimitri Goryalef. Passò qualche istante, prima che riprendesse a parlare.

<< Io sono Giaguaro, il nuovo numero due della Black List... Non troverai Fenice, non la troverai per un bel po', qui >>.

<< Sono a quindici minuti dal Gold Bunny. Visto che dici di essere quello che mi ha sostituito, mi aspetto di trovarti li davanti fra poco. Non so esattamente chi tu sia, ma sono qui per aiutare Fenice e basta >>.

<< Ok >> rispose solo Giaguaro, prima di riattaccare.

L'idea che il cellulare di Irina fosse in mano a qualcuno che non fosse Went lo infastidì e lo rese sospettoso. Yana lo guardava interrogativa, anche se ogni tanto si distraeva per guardare l'oceano che spuntava alla loro sinistra.

Era strano ritrovarsi a Los Angeles dopo mesi passati al freddo, però era tutto estremante familiare. Ricordava bene ogni strada, ogni svincolo, e si muoveva ancora come se fosse rimasto sempre lì. La città era sempre caotica, viva, a tratti fastidiosa, ma era la stessa che aveva lasciato quattro anni prima.

Lì tornava a essere il Mastino e basta; nessuno voleva ordini da lui, non doveva gestire nessun traffico, non doveva dirimere nessuna controversia. Smetteva di essere la Lince e tornava solo Dimitri Goryalef, il numero due della Black List, il pilota più sanguinario e violento di Los Angeles.

Così l'avevano definito: il più pericoloso, quello pronto a ucciderti in una gara, senza timori, senza rimorsi. Quello che aveva accettato gli ordini dello Scorpione senza metterli mai in discussione, perché era così che doveva essere.

Quante volte avrebbe dovuto farlo? Quante volte aveva avuto il diritto di farlo?

Il Gold Bunny non si chiamava più così; ora sul tetto campeggiava un'enorme scritta con il nome "Vertical Drag", e a quell'ora del pomeriggio era ancora chiuso. Sembrava diverso, a partire dalle porte di ingresso che dovevano essere state cambiate; meno ricco e più ordinario. A Dimitri non era mai piaciuto il vecchio, e non gli piaceva adesso.

Nel parcheggio c'erano solo due auto: una Chevrolet Spark verde ramarro e una Audi TT bianca. Lì vicino, due ragazzi, uno magro e con la barba, una pesante felpa addosso, e l'altro con i tratti affilati e i capelli scuri. Erano entrambi giovani, forse della stessa età di Irina.

Dimitri fermò l'Audi R8 proprio davanti a loro; controllò di avere la pistola in tasca e il coltello a portata di mano, e rivolse un'occhiata a Yana, curiosa e per niente spaventata dalla situazione. Si stava attorcigliando una ciocca di capelli intorno al dito.

<< Non ti muovere e rimani in silenzio, ok? >>.

La bambina annuì.

Quando Dimitri uscì dalla R8, capì di essere stato riconosciuto immediatamente, perché sui volti dei due ragazzi comparve un'espressione stupita. Non sembravano pericolosi, a giudicare da quella ridicola Chevrolet verde e dalla faccia da ragazzini, ma rimase comunque allerta.

<< Immagino che nessuno di voi si aspettava di rivedermi da queste parti... >> commentò, chiudendo la porta della R8, << Chi di voi ha preso il mio posto? >>.

Il ragazzo dai tratti affilati fece un cenno con la mano, ma non sembrò usare un atteggiamento ironico. Anzi, apparve molto serio.

<< Io, Mastino >> rispose, << Ma non ho rubato niente: è stato Fenice ad assegnarmelo. Ho gareggiato contro di lei >>.

Dimitri fece una smorfia. A conti fatti, con lui vivo, Irina non era la numero uno della Black List, e non aveva alcun diritto di assegnare qualche posto; solo il primo poteva farlo. Sinceramente non gli importava che Irina si fosse presa questa libertà, ma non poteva fare finta di nulla. Se doveva continuare a recitare la parte del Mastino, doveva farlo fino in fondo: lui era quello cattivo, il più cattivo della Black List.

<< Non mi interessa cosa abbia fatto Fenice >> ribatté, << In questo momento, tra me e lei il pilota più forte qui sono io... E per diventare il numero due devi battere me >>.

<< Se sei quello di cinque anni fa, non credo di poterti battere >> rispose tranquillamente il ragazzo.

Dimitri lo fissò. Era intelligente: ammettere di essere più debole era un segno di umiltà.

<< Come ti chiami davvero? >> gli chiese.

<< Brendan Hall >>.

<< Bene >>. Il fatto che gli dicesse il suo nome senza problemi significava che stava agendo in buona fede. Si rivolse all'altro ragazzo, quello con la barba, << Tu chi sei? >>.

<< Mi chiamano Spark >> rispose, << Stephan Gale nella vita normale. Ho assistito alla prima gara di Fenice dopo anni di inattività, e le ho dato supporto >>.

<< Dov'è in questo momento? >> lo interruppe Dimitri.

I due si guardarono.

<< Non la troverai a Los Angeles >> rispose il Giaguaro, << Se ne è andata >>.

Dimitri lo fissò, improvvisamente teso.

<< Dove? >>.

<< Non siamo autorizzati a risponderti >> disse Hall, << Fenice è stata chiara su questo punto >>.

Molto bene, aveva raggiunto Los Angeles solo per trovare Irina e lei se ne era andata... In più, quei due pivelli che aveva davanti non avevano intenzione di dirgli dove si era cacciata.

Per un secondo, Dimitri pensò di usare la forza. Niente sangue, solo qualche livido, e avrebbe strappato dalla bocca di uno dei due il luogo in cui si trovava Fenice. Però rimase immobile, perché di fronte a Yana non aveva intenzione di utilizzare la violenza.

<< Non ho idea di ciò che sta facendo in questo momento Fenice, ma sono l'unico che ha i mezzi sufficienti per darle una mano >> ringhiò.

<< Potresti anche mentire >> ribatté Hall. << Se non ricordo male, tra te e Fenice non è mai corso buon sangue... >>.

Dimitri ridacchiò. Quei due stavano rischiando davvero molto, o erano solo molto stupidi.

<< Perché Fenice è tornata in strada? >> chiese. << A questo potete rispondere? >>.

<< Era sparita da mesi, quando è ricomparsa dopo aver rubato la sua stessa auto dalla stazione di polizia. Ha detto di essere stata tradita, di aver perso qualcuno, ma non ci ha mai raccontato i dettagli >>.

Dimitri rimase in silenzio. Era evidente che quei due erano più fedeli a Fenice che intimoriti da lui, ma era bastata quella parola, "perso", a risvegliare in lui la preoccupazione. Non gli piaceva, non gli piaceva nulla di tutto quello.

A questo punto, per capire davvero la situazione, doveva rivolgersi a qualcuno di molto più in alto. Sarebbe stato pericoloso, ma il pericolo aveva sempre fatto parte della sua vita.

<< Se mai dovessi trovare Fenice. e dovessi trovarla morta, solo perché ci ho messo troppo tempo a trovarla, consideratevi colpevoli >> ringhiò, << Tornerò qui per uccidervi >>.

Li fissò per un istante, per fargli comprendere che la minaccia era molto reale; fedeli o no a Fenice, l'ostruzionismo non era tollerato. In effetti, li vide sbiancare, prima di voltarsi e risaline sulla R8. Yana aspettava in silenzio e immobile come una statua.

<< Forse Fenice non è qui >> disse alla bambina, rimettendo in moto.

<< E dove è? >> domandò Yana.

<< Non lo so, ma la troveremo >> rispose Dimitri, dirigendosi verso la costa.

Yana gli rivolse un'occhiata.

<< E se non la troviamo? >> chiese.

Se c'era una cosa di cui era certo, era che ovunque si fosse cacciata Irina lui l'avrebbe trovata; non importava in quanto tempo, non importava con che mezzi. Se ne sarebbe andato solo quando la situazione fosse stata tranquilla.

<< Siamo venuti qui per aiutarla e la aiuteremo >> rispose a Yana, << Ma non posso portarti come me, non ovunque. Devo vedere delle persone e cercare informazioni, ed è meglio che tu rimanga a casa, al sicuro. Se dovessi scoprire qualcosa, sarai la prima a saperlo. Sei d'accordo? >>.

<< Ok >> disse Yana.

Dimitri si diresse sulla costa, verso il quartiere di Malibu. La giornata era fresca ma assolata, e Yana guardava rapita le lunghe spiagge bianche che sfilavano al suo fianco, l'oceano che riluceva sotto la luce del tramonto e la gente che passeggiava sui marciapiedi e i bar affollati. Il clima era totalmente diverso da quello di Mosca, e la bambina si era tolta il cappottino, che teneva appoggiato sulle ginocchia.

Yana non aveva mai visto l'oceano; Dimitri avrebbe voluto fermarsi un attimo per farla scendere e lasciarle mettere i piedi nella sabbia, ma aveva fretta di incontrare Ivan. Ogni attimo che passava la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava si acuiva, e la vita gli aveva insegnato che in situazioni come quella il tempo era fondamentale.

Come sistemazione per Vilena e il resto della famiglia Dimitri aveva scelto un residence composto da villette e appartamenti nella zona sud di Malibù, a pochissimi passi dalla spiaggia, usato dai turisti per soggiorni di lunga durata. Era una zona molto curata, con molti servizi, negozi e luoghi di svago, che avrebbero contribuito a rendere un po' meno difficile il trasferimento soprattutto per i bambini.

Parcheggiò davanti a una delle villette più vicine alla spiaggia, di fianco al furgoncino che aveva usato Zlatan Lebedev per accompagnare la sua famiglia. Aiutò Yana a scendere dalla R8 e risalì con lei il vialetto di accesso.

La casa era grande, a tre piani, con in muri color crema, il tetto spiovente e un gradissimo giardino. Yana spalancò la bocca, quando vide il prato verde e perfetto, di un bel verde scuro, soffice come un tappeto. Non era abituata ad avere un giardino, e per un attimo sembrò dimenticare il perché si trovava lì. Vilena li aspettava sotto il porticato, un lieve sorriso sulle labbra, mentre la figlia le correva in contro.

<< L'avete trovata? >> domandò.

<< No >> rispose Dimitri seccamente, << Ho bisogno di Ivan >>.

L'espressione sul volto di sua sorella cambiò.

<< Cosa succede? >> chiese.

<< Non lo so >> rispose Dimitri, entrando in casa, << Non ancora >>.

Vilena e Yana lo seguirono fino in cucina, dove trovò Emilian, Iosiff, Ivan, Radim e Zlatan seduti a tavola. Ivana stava cucinando qualcosa, forse per placare la fame del un viaggio lungo quindici ore. Lo osservarono preoccupati, quando entrò nel locale, serio.

<< Devi trovarmi un contatto, Ivan >> disse a suo cugino, << Adesso >>.

Il ragazzo annuì, saltò dalla sedia e andò in soggiorno; tirò rapidamente fuori dalla borsa un pc portale e lo aprì sul tavolino. Qualcuno lì seguì in silenzio, forse Emilian.

<< L'hai trovata? >> domandò Ivan, mentre accendeva il computer.

<< Sembra che Irina non sia a Los Angeles >> rispose Dimitri, mentre suo cugino lo fissava sempre più preoccuato, << Mi serve un indirizzo, un numero di telefono, un contatto qualsiasi... >>.

<< Chi? >> domando Ivan.

<< Alexander Went >>.

Ivan sembrò perplesso, e Dimitri sapeva il perché. Non aveva mai sentito quel nome; nessuno nella sua famiglia conosceva il nome dell'agente dell'F.B.I. con cui Irina era tornata a Los Angeles. Nessuno sapeva come si chiamava l'agente che lo aveva lasciato scappare. Aveva preferito mantenere il silenzio, per la sicurezza di tutti quanti.

Il ragazzo iniziò a digitare sulla tastiera, mentre Dimitri cercava di fare ordine alle informazioni che aveva racimolato.

Per mesi, Irina era sparita dal corpo di polizia senza un apparente motivo; poi improvvisamente aveva sottratto la sua auto, molto probabilmente sotto sequestro, dal garage della polizia ed era tornata a gareggiare. Aveva messo su un proprio gruppo, di cui quel Giaguaro e quello Spark dovevano far parte, e aveva dichiarato di voler riformare la Black List, mettendosi al primo posto. Aveva cambiato casa ed era palesemente ricercata dalla polizia.

E poi aveva distrutto la Punto, lei che non si era separata da quell'auto nemmeno durante la Mosca-Cherepova... Quello che lo stupiva di più era il fatto che l'aveva sostituita in fretta, troppo in fretta.

Dimitri conosceva benissimo la sua storia; ricordava quando Challagher le aveva bruciato la Punto e lei per giorni era stata fermamente decisa a lasciare la Black List. Era tornata solo quando aveva riavuto la Punto esattamente come prima; aveva usato la M3 di Went solo come ripiego temporaneo. Ora era diverso. Aveva abbandonato la Punto dopo averla praticamente distrutta, e si era messa al volante di una Ferrari.

Per comportarsi così, Irina doveva essere stata messa alle strette. Molto alle strette.

Vide Ivan alzare lo sguardo dal computer e smettere di battere sulla tastiera.

<< Quindi? >> gli domandò.

<< Alexander Went risulta essere stato ucciso nove mesi fa, proprio qui a Los Angeles >> rispose.

Dimitri lo fissò, per un attimo sordo alle voci che provenivano dalla cucina. Ci mise qualche secondo a realizzare quello che suo cugino gli aveva appena detto, e scoprì di non essersi mai sentito così stupito come lo fu in quel momento.

Went morto?

Non era possibile...

<< Come? >> domandò solo, mentre Ivan tornava a guardare il monitor.

<< Una rapina. Quattro colpi di pistola mentre cercava di fermare un portavalori in fuga >> rispose Ivan, << Era un agente dell'F.B.I.? Cosa diavolo ci faceva a sventare una rapina? >>.

Dimitri si alzò in piedi, mentre in un secondo ogni pezzo nella sua testa andava a posto. Tutte le informazioni che aveva, anche se poche e frammentate, raggiunsero un senso solo in quel momento.

Solo la morte di Alexander Went poteva portare Irina a un cambiamento del genere.

Perché se la dipartita del perfetto agente Went lasciava lui senza parole, figuriamoci Irina.

Per quanto non avesse mai amato Xander, Dimitri non poteva credere che fosse morto, non in un modo così stupido. Era pur sempre quello che aveva battuto William Challagher, che aveva fatto arrestare lo Scorpione, ed era quello che lo aveva fatto scappare... Non era un ingenuo, non era uno sprovveduto, e farsi ammazzare da due ladruncoli non poteva essere da lui. O forse l'insuccesso a Mosca gli aveva fatto perdere la mano?

Era sempre stato troppo sicuro di sé, convinto di prendere sempre la decisione corretta, e doversi ritirare dalla missione in Russia doveva essere stata una bella botta per lui, anche se era stata Irina a batterlo sul suo stesso terreno... Si era messo a fare il poliziotto?

No, Went non si sarebbe mai abbassato a fare il poliziotto comune.

In ogni caso, la sua morte non era stata pubblicizzata, perché altrimenti lui ne sarebbe venuto a conoscenza molto prima.

Aveva altri contatti a cui domandare?

No. La strada che aveva davanti era solo una, anche se un po' scomoda, perché lo metteva di fronte al passato.

<< Fatti dare la targa della F12 di Fenice da Zlatan e cercala >> disse Dimitri, << Voglio sapere qualunque strada abbia preso, in qualsiasi casello possa essere passata... >>. Si diresse verso la porta, mentre Yana e Vilena uscivano dalla cucina a guardare cosa stava succedendo.

<< Dove stai andando? >> chiese Ivan.

Dimitri afferrò la maniglia della porta, nervoso.

<< A cercare informazioni più precise >>.

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