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Capitolo 6

||Cameron||

Nell'ultimo periodo ero particolarmente depresso. E sapevo anche la ragione del mio malumore...ovviamente era lei. Ormai ogni mio pensiero era dedicato solo ed unicamente a quella ragazza...non riuscivo più a togliermela dalla testa. Per me l'alba e il tramonto iniziavano e finivano nel suo sguardo,  nei suoi occhi smeraldo. E non capivo il perché di questo sentimento così profondo per una ragazza che era praticamente una sconosciuta. Ma non potevo fermarlo. Non potevo contrastarlo. E sinceramente non volevo nemmeno. Quella ragazza era entrata nella mia vita tranquilla come un uragano...e non volevo che finisse. Avrebbe potuto piovere tutto il giorno, ogni giorno, mi bastava vedere lei.
Ed eccomi qua; sdraiato sul letto della mia stanza, depresso. Era passata quasi una settimana ormai, e Samanta non si era presentata a scuola neanche una volta. E se non venisse più perché non mi vuole vedere? Pensai andando in panico. L'ultima volta che l'avevo incontrata era stato quando l'avevo fermata nei corridoi, e sembrava essere a disagio... Non voleva parlarmi. Solo non capivo il perché, voglio dire, le avevo salvato la vita! Forse non voleva essere salvata disse la mia voce interiore. Quel pensiero mi creò un brivido di terrore. La mia mente s'immerse nei ricordi di quella giorno; il giorno in cui Samanta tentò il suicidio. Quella sera mi stavo recando a casa di mia cugina, mi aveva invitato all'ultimo minuto per fare una cena in famiglia... era in piena estate, nel periodo più torrido della stagione, ma per ironia della sorte, quella sera infuriava un temporale. Io camminavo tranquillamente, ascoltando il rumore della pioggia che picchiettava sul mio ombrello, nella mente canticchiavo "Take me to church" di Hozier, una delle mie canzoni preferite....e la vidi. Rimasi subito affascinato dalla sua bellezza. Ad un tratto però mi ero accorto che qualcosa non andava, mi ero fermato a osservarla. La ragazza continuava a guardare il guardrail, ma aveva lo sguardo perso, assente, sembrava incantata, come se in realtà la sua mente non fosse lì, ma persa in chissà quali pensieri. Era strana...continuava a stare lì, immobile come una statua, bagnata fradicia nel suo abitino coi fiorellini. Quando la vidi scavalcare con una gamba il guardrail e poi farlo anche con l'altra, sentii il mio cuore fermarsi...ricordavo come se fosse accaduto solo qualche attimo prima il modo in cui guardava il vuoto sotto di sé...come se fosse una via di fuga, la libertà. Poi alzò lo sguardo verso l'alto e io cominciai a correre verso di lei. Ricordo che in quel momento i miei pensieri era confusi, non capivo più niente, vedevo solo lei e il fiume al di sotto e non pensavo ad altro se non a salvarla. La vidi chiudere gli occhi e lasciarsi andare. In quell'attimo il tempo sembrò fermarsi, mentre il suo corpo si innarcava verso il basso e io allungavo il braccio e il petto oltre il guardrail,  mettendo a repentaglio la mia stessa vita per quella triste ragazza dagli occhi infiniti.
Non ricordo come riuscii ad afferrarla in tempo e a riportarla al sicuro sull'asfalto, forse per miracolo...sapevo solo che se mia cugina non mi avesse invitato all'ultimo minuto a cena a casa sua, io non sarei uscito e Samanta sarebbe morta. Non riuscivo neanche ad immaginare una simile tragedia. Quando aveva riaperto gli occhi sembrava spaesata, delusa quasi...la frase che aveva detto quella volta riecheggiò nella mia mente come un dolce sussurro:<<Cercavo di volare>>... così assente, così triste, ma anche così bella. Era proprio impossibile per me dimenticarmene, mi sentivo un po stupido, del resto lei non sembrava affatto ricordarsi di me. Alla fine mi addormentai e sognai quella meravigliosa principessa dai grandi occhi verdi.

La mattina seguente mi svegliai con un mal di testa tremendo...e pensare che non avevo neanche bevuto il bicchiere di vino che mi aveva offerto mio padre! Sbadigliai sommessamente, finché non sentii la mascella scricchiolare in maniera inquietante. Mi alzai svogliatamente Dio che palle la scuola pensai frustrato. Andai in bagno e mi preparai. Quando scesi in cucina per fare colazione trovai un foglietto da parte di mia madre con su scritto che era andata a portare a scuola Emily e che siccome non mi ero alzato per andare a scuola  mi chiedeva di farle un po di spesa...Ma che cazzo? Pensai. Guardai l'orologio e sputai il latte che stavo bevendo:<<Merda!>> esclamai. Non potevo saltare la scuola. Dovevo vederla. Ma perché diavolo non mi ha svegliato?! Pensai irritato...Merda è adesso? .
Lasciai un'altro bigliettino a mia madre dicendole che sarei entrato un'ora dopo. Andai a farle la spesa e la portai in casa. Poi andai a scuola.

<<Ehi Cam come mai sei entrato alle nove?>> mi chiese Thomas. Ero da poco in quella scuola ma ero riuscito ad ambientarmi molto velocemente e senza difficoltà. Thomas Ridd era il primo con cui avevo fatto amicizia. Era un ragazzo simpatico, maturo e gentile, insomma mi ci trovavo bene.
<<Ieri sera ho faticato ad addormentarmi..e stamani è stata una lotta ad alzarmi. Mi sono svegliato tardi>> <<Mmh capito. Capita anche a me a volte, ma non perché sto a pensare ad una ragazza che neanche conosco come uno stalker...di solito sono a lavorare>> mi prese in giro. Ovviamente aveva indovinato come al solito...ci azzeccava sempre. Che fosse veggente?. Feci finta di guardarlo male e lui ridacchiò:<<Sono serio quando dico che la penso sempre>> <<Oh lo so benissimo. Chissà quante sege mentali stai a farti tu...ma vabbè>> <<Quanto sei scemo Thom>> lo rimproverai. Lui rise di nuovo. Certe volte usciva fuori il suo lato stronzo e di solito capitava ogni volta che parlavamo di Samanta...solo non sapevo il perché.
<<Tu la conosci?>> gli domandai a bruciapelo.
Lui non si scompose :<<Chi? Black?...Si la conosco, ma seriamente amico va lasciata perdere quella ragazza>>
<<Perché dici così? >> gli chiesi curioso
<<Be non è una tipa da relazioni...io e lei scopavamo e basta. Per lei era solo sesso. A me però piaceva. Mi ha scaricato appena l'ha capito...non è una puttana che va con tutti sia chiaro. Semplicemente le piacciono i rapporti superficiali>> quello che Thomas disse non mi colpì minimamente. Sapevo già che era così lei. Allontanava tutti appena vedeva che le si avvicinavano troppo.
<<Ah giusto...la prossima settimana c'è una festa da Sara Vellis. Che ne dici se ci andiamo?>> <<Non saprei. Il prossimo fine settimana viene mio fratello maggiore a trovarci>> risposi io.
<<Sara è una delle migliori amiche di Samanta...di sicuro ci sarà anche lei alla festa>> <<Ok vengo>> dissi senza esitazioni. Thomas rise.
Il suono della prima campanella ci disse che la fine dell'intervallo era alle porte. Ci avviammo verso l'entrata. Di solito ci piaceva entrambi stare in cortile dietro il pino. Si stava davvero bene lì.
<<Ci vediamo stasera?>> mi chiese
<<Non lo so devo vedere.. non ho un granché voglia di vedere Stacy>>risposi io vago
<<Cerca di venire...dobbiamo fare delle prove prima del concerto...per forza>> mi rimproverò lui
<<Ok. Cercherò di esserci>> risposi, poi me ne andai. Avevo la passione per la musica praticamente da sempre. Sapevo suonare la batteria e la chitarra e cantavo molto bene. Quando avevo cominciato a frequentare Thomas, mi fecero entrare nel loro gruppo. A volte suonavamo in qualche locale e venivamo anche pagati bene. Mi piaceva stare con Thomas e Alex...poi c'era anche James, ma lui mi stava decisamente sul cazzo. Aveva un carattere di merda e tradiva la sua ragazza senza farsi scrupoli. Però suonava bene e mi toccava sopportarlo.
Adesso avevo pittura.
Mi avviai verso la mia classe col cuore a mille, sperando d'incontrarla. Quando entrai, la classe era piena di studenti, ma di lei nessuna traccia. Andai a sedermi, sconsolato. Il professore ci diede il compito di rappresentare una natura morta con l'utilizzo dell'acquerello. Iniziai a lavorare. Quando la lezione finì raggiunsi Clara, l'amica di Samanta e la fermai:<<Ehi ciao...come sta Samanta?>> le chiesi, puntellandomi sui piedi a disagio.
<<No...sta ancora molto male>> rispose lei senza neanche guardarmi negli occhi...era successo qualcosa per forza. Era tutta la settimana che l'amica di Samanta era irrequieta, sopratutto se le si facevano domande su Black:<<Capisco...beh allora salutamela per favore, e se posso essere d'aiuto in qualsiasi cosa, fammelo sapere>> <<Si, ok. Lo so che vorresti essere d'aiuto. Me lo ripeti tutti i giorni>> rispose lei ridendo.
<<È vero ma io te lo ricordo perché ci tengo davvero>>
<<Lo so>> disse andandosene.
Rimasi lì per qualche minuto, poi me ne andai.

Quella sera decisi di andare a suonare. In realtà non ne avevo un granchè voglia, sinceramente avrei fatto di tutto pur di non vedere l'amica di James. Non capivo per quale motivo quella troia dovesse venire a sentirci provare tutte le volte...e non capivo perché mi si dovesse per forza attaccare addosso come un polipo!
Allo stesso tempo però non potevo nemmeno saltare tutte le prove solo perché quella tipa era pressante.
<<Guarda un po chi si vede! Non mi aspettavo proprio che saresti venuto!>> esclamò quello stronzo di James.
Non gli risposi neanche.
Dopo non molto iniziammo a suonare...almeno finché non arrivò Stacy. Puntuale come sempre, ecco che arrivava la zoccoletta di turno. Era un po cattivo pensare così di una ragazza ma Dio! Quella lì era una colla!!.
<<Ehi ragazzi! Che bello ci sei anche tu Cam!>> disse attaccandomisi al braccio:<<Ehi già...a quanto pare ci sei anche te>> risposi io con un'entusiasmo pari a zero. Liberai il mio braccio dalla morsa di Stacy e andai a sedermi. Cinque secondi dopo si erano seduti tutti e lei dov'era? Seduta sulle mie ginocchia...avevo voglia di allargare le gambe e farla cadere col culo sul pavimento, così forse avrebbe capito che mi si doveva staccare di dosso cazzo che bella idea, lo faccio pensai...e lo feci.
<<Ahia! Cam sei uno stronzo!>> si lamentò lei.
<<Sei fastidiosa. Smettila di starmi appiccicata>> dissi io
<<Vaffanculo!>> urlò lei e se ne andò sbattendo la porta. Alex e Thomas scoppiarono a ridere e io insieme a loro. James invece mi stava guardando male. Io lo ignorai.
Per il resto della serata me la spassai.

I giorni passavano, ininterrottamente e Samanta non si fece più vedere. Ero preoccupato e ogni giorno chiedevo sue notizie a Clara, ma non riuscivo mai a estrorcerle più di qualche parola. Era evidente che non mi volesse dire cosa stesse succedendo, così come era ovvio che  nascondesse la verità dietro una balla... così i giorni passarono e arrivò il finesettimana.
<<Ehi fratellino!>> mi salutò Charles entrando in casa.
<<Ehi...ma piantala di chiamarmi così mi fa sentire piccolo!>>
<<È proprio per questo che lo dico. È troppo bello prenderti per il culo>>.
Ci guardammo per due secondi circa, poi iniziammo a fare la lotta, come da bambini. Nostra madre ci interruppe fingendo un colpo di tosse. Poi salutò Charles e ci spostammo in salotto. Restammo a parlare per molto. Quando fu ora di andare alla festa partimmo. Avevo chiesto a Charles di venire con me. Volevo che vedesse Samanta, perché ero sicuro che ci sarebbe stata. Quando arrivammo avevo il  cuore a mille. Mio fratello rideva, perché ovviamente gli bastava vedere la mia faccia per capire che ero agitato, anzi nel panico!
La cercai dappertutto e alla fine la vidi...era bellissima. Stava ridendo Dio che sorriso! Pensai. Sentivo il mio cuore battere nelle orecchie.
Diedi una gomitata a Charles e lui osservò nella mia direzione e rimase a bocca aperta:<<Cazzo se è bella!>>
<<Già >> risposi io.
<<È anche sbronza direi>> aggiunse mio fratello. Risi...il suo sguardo si spostò sul mio e vi rimase. Decisi di andare a salutarla. Mi avvicinai e lei sembrò avere paura di qualcosa..
Di me? Si avviò al frigo, traballante e prese una bottiglia di vodka chiudendosi in bagno. Inizialmente rimasi interdetto così pensai di andarmene e basta ma mio fratello mi raggiunse:<<Dobbiamo farla uscire di lì. Se si dovesse sentire male nessuno lo saprebbe...e se volesse farsi del male>> disse guardandomi dritto negli occhi. Io andai dritto verso alla porta e cercai di aprirla ma era chiusa:<<Samanta apri la porta!Per favore aprì! >> urlai sbattendo piano per non spaventarla. 
<<Basta! Basta, bastaaa! smettila cazzooooo! >> la sentii gridare dall'altra parte. Non stava parlando con me. Forse non mi aveva neanche sentito. Parlava con sé stessa. Il mio cuore si fermò per la paura.  Iniziai a spintonare e la porta con la spalla e a me si unì mio fratello. Dopo poco eravamo entrati.
La trovai riversa per terra. Era svenuta per il troppo alcool ingerito. Mi avvicinai a lei. Mentre dormiva sembrava così serena. Misi un braccio sotto le sue ginocchia e l'altro dietro la schiena e l'alzai. Intanto la sua amica Clara ci aveva raggiunti e aveva le lacrime agli occhi...chissà che cosa sapeva che io non avevo sapevo.
La aiutai a portare Samanta in casa. Non sapevo che abitasse con Clara. Lei mi disse che aveva litigato coi genitori ed era venuta a stare lì per un po. L'adagiai sul letto con delicatezza e mio fratello le mise addosso una coperta.
Salutai Clara e le chiesi di farmi sapere al più presto come stesse. Lei mi ringraziò e mi disse che sarei stato il primo ad avere notizie.
Per tutto il viaggio di ritorno a casa io e mio fratello non aprimmo bocca.
Fu lui a rompere il silenzio:<<Quella ragazza ha dei problemi con la famiglia. Non so di che tipo, ma è grave>>.


Ciao a tutti miei cari lettori!😚 Eccomi qui, già pronta con il capitolo 6. Non ho voluto far succedere nulla di nuovo in questo capitolo, ho voluto semplicemente raccontare ciò che aveva fatto Cameron nel frattempo. Cosa provasse, come si sentisse. È bello secondo me esprimere le opinioni e i pensieri di entrambi i personaggi, voi che ne pensate di questo?... comunque spero che anche questo capitolo vi piaccia. Buona lettura

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