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Capitolo 21

||Samanta||

Non potevo crederci.
Lui era tornato per tormentare quella poca quiete che tanto desideravo e che per soli pochi attimi avevo raggiunto. Ora non poteva fare questo...perché il destino ce l'aveva così tanto con me?
Finalmente ero pronta per non pensare più al passato e chiuderlo a chiave in un cassetto,  ed ecco che lui ritornava a tormentare la mia vita.
La sua insistenza nel volermi parlare mi stava mandando in bestia. Non riuscivo più a sopportarlo.
Volevo solo che se ne tornasse da dove cazzo fosse venuto e ci restasse.
Il suo tradimento bruciava ancora nel mio cuore come un pesante macigno di cui non riuscivo a supportarne il peso. Per fortuna avevo Clara che come sempre era comprensiva nei miei confronti ed era sempre e comunque dalla mia parte.
Sbuffai irritata.
In sala mensa mi aveva rotto talmente tanto i coglioni che gli avevo gridato di sparire davanti a tutti.
Avevo attirato un po troppo l'attenzione degli sguardi curiosi che non la piantavano più di volgermi delle strane occhiate come se io fossi in torto. Ma come roba di farvi i cazzi vostri? Intervenne il mio inconscio, per la prima volta dalla mia parte.
Ero distesa sul letto della camera di Clara, e continuavo a pensare e pensare a tutto ciò che stava succedendo nella mia vita.
Era arrivato il momento di ritornare a casa mia purtroppo.
Non potevo rischiare che lei denunciasse Clara per sequestro di minore o Dio solo sa che cosa. Avevo litigato molto con lei su questa decisione, ma quella era la mia casa e purtroppo era anche la mia vita.
Feci la valigia con quelle poche cose rimaste e andai al piano di sotto dove la mia amica e sua madre mi guardavano con aria supplichevole e al contempo rassegnata perché sapevano che non avrei cambiato idea.
<<Mi raccomando tesoro, per qualsiasi cosa chiamaci ok?>> disse Marta. La abbracciai forte e la ringraziai di tutto. Loro erano state le mie ancore di salvezza nei miei periodi di tempesta. Senza di loro probabilmente sarei già sprofondata negli abissi più bui e freddi.
Salimmo tutte e tre in auto e il silenzio fece da padrone durante tutto il tragitto. Potevo percepire la loro preoccupazione come se fosse palpabile. Non potevo biasimarle per questo. In fin dei conti, per colpa di lei ne avevo passate davvero tante.
Non capivo questo suo comportamento...perché mi odiava così tanto?
Ero una figlia talmente terribile da meritare tutto quello che mi faceva passare?
Forse come Clara sosteneva, era solamente pazza. Dovevo imparare a difendermi e scacciare la paura che ogni volta mi attanagliava il corpo nelle vicinanze di lei, o non avrei potuto contrastarla in caso avesse di nuovo cercato di farmi del male.
Arrivati davanti alla casa il mio cuore ebbe un sussulto.
Quelle mura avevano visto atrocità che nemmeno potevano essere nominate.
Il pensiero di tornare a vivere da sola con lei mi faceva rabbrividire. Non per la paura quanto per il disgusto che avevo nei suoi confronti.  Quella donna era uno schifo.
E io la odiavo.
Penso di non aver mai detestato così tanto una persona in tutta la mia vita.
Lei era giusto l'eccezione che confermava la regola.
Scesi dall'auto, agguantai la valigia e mi diressi a passo deciso all'ingresso della casa. Clara mi fu subito accanto e insieme bussammo.
Nessun segno di vita proveniva dalla casa. Forse non c'era. Meglio! Esultò il mio inconscio.
Neanche cinque secondi dopo la porta di casa si aprì rivelando il volto della donna che tanto mi disgustava.
<<Ma tu guarda un po chi si vede...come sta la gamba?>> domandò con voce beffarda.
Non feci in tempo a parlare che dovetti trattenere Clara che era già partita in quarta:<<Brutta stronza!>> le gridò dimenandosi fra le mie braccia.
Era davvero forte per essere una ragazza!
La abbracciai forte calmandola.
<<Si brava, tieni a bada la cagna>> disse ridendo.
<<Chiudi quella fogna, altrimenti le prendi da entrambe>> le ringhiai con tutto l'odio e rabbia repressa che da anni tenevo dentro di me. Il mio sguardo di ghiaccio sembrò spiazzarla e per un attimo mi parve di percepire nel suo sguardo un luccichio di paura (?)...forse mi sbagliavo.
Entrai in casa dandole una spallata, ormai non avevo più paura, solo schifo...e quello probabilmente non sarebbe mai andato via.
Io e Clara salimmo le scale e andammo nella mia camera ancora come l'avevo lasciata. Tutti i petali delle bellissime rose che lui mi aveva regalato erano sparse per terra, in un manto rosso di desolazione e distruzione. Ecco cosa faceva lei, distruggeva tutto ciò che per me era bello e caro, solo per divertimento.
Mi venne da piangere a vedere quel dolce ricordo distrutto per sempre.
Trattenni le lacrime, perché non volevo mostrarmi debole di fronte a Clara per la millesima volta.
Disfeci la valigia e la mia buona amica mi diede una mano a sistemare quelle poche cose nell'armadio.
Insieme mettemmo a posto la stanza e buttammo via i petali rovinati di quelle povere rose.
Quando Clara se ne andò,  mi rifugiai nella mia stanza chiudendo la porta a chiave per evitare visite spiacevoli.
Mi sdraiai sul letto, presi il mio cellulare e le cuffie. La prima canzone della mia playlist si diffuse nelle mie orecchie e la tristissima melodia di My immortal di Evanescence riempì la mia mente di vecchi ricordi.


I'm so tired of being here
Sono così stanca di stare qui

Soppressed by all my childish fears
Soppressa da tutte le mie paure infantili

And if you have to leave
E se devi andartene

I wish that you would just leave
Vorrei che te ne andassi e basta

'Couse your presence still lingers here
Perché la tua presenza indugia ancora qui

And it won't leave me alone
E non mi lascerà sola

These wounds won't seem to heal
Queste ferite non sembrano guarire

This pain is just too real
Questo dolore è troppo reale

A quel punto della canzone,  piangevo già come una fontana. Il dolore che covavo dentro era qualcosa di troppo reale e le mie ferite non sembravano mai guarire...

There's just too much that time cannoot erase
Ci sono così tante cose che il tempo non può proprio cancellare

Dio quanto erano vere quelle parole...il dolore era semplicemente troppo perché il tempo lo potesse solamente cancellare come una gomma su un foglio di carta.

When you cried I'd wipe away all of your tears
Quando hai pianto ho asciugato tutte le tue lacrime

When you'd scream I'd fight away all your fears
Quando hai urlato ho combattuto tutte le tue paure

A quel punto la musica fu interrotta da una chiamata. Risposi senza neanche controllare chi fosse e la voce di Alex mi fece irrigidire di botto.
<<Ehi Sam, ti andrebbe questa sera di venire in un locale con me a sentirmi suonare?>> mi chiese.
Ero ancora frastornata dalle lacrime e dalla canzone che non avevo nemmeno ascoltato una parola di quello che aveva detto. Per non parlare del fatto che non me ne importava un fico secco di Alex. Il problema era che avevo fatto lo stupido errore di baciarlo quella mattina, anche se lo avevo fatto solo per ripicca a Cameron, Alex l'aveva preso come un invito a rompere le scatole. Ora non mi lasciava più in pace e dovunque andassi mi ritrovavo quel ragazzo appiccicato come una sanguisuga.
<<Alex, potresti gentilmente parlare con calma? E non andare in escandescenze?>> dissi con voce ironica. Lui si mise a ridere, probabilmente perché non aveva capito che lo stessi prendendo per il culo:<<Ok, ok...allora, questa sera suono in un locale. Ti andrebbe di accompagnarmi?>>
Ci pensai su per qualche momento.
In fondo che avevo da perdere?
Magari mi sarei potuta ubriacare un po, di sicuro mi avrebbe fatto bene una bella sbronza per dimenticare un po di merda.
<<Si ok vengo...ci vediamo davanti a scuola, vienimi a prendere lì alle otto e un quarto>> dissi con voce autoritaria che non ammetteva repliche. E per evitare che mi facesse domande indiscrete buttai giù la chiamata e fine della storia.
Provò a richiamarmi altre tre volte ma io non risposi. Lasciai semplicemente suonare il telefono finché non smise.
Mi raggomitolai sul letto e mi addormentai...

Sentivo uno strano vibrare. Aprii lentamente gli occhi e mi guardai intorno per individuare la fonte del mio risveglio. I miei occhi si fissarono sul cellulare che vibrava accanto al mio cuscino. Lo presi e risposi:<<Sam! Ma dove cazzo sei? È mezz'ora che ti aspetto davanti la scuola!>> la voce di Alex mi fece sobbalzare. Guardai l'orario e sgranai gli occhi accorgendomi del mio bestiale ritardo.
<< Arrivo subito>> risposi riattaccando.
Presi un jeans nero skinny e una canotta bordeaux con la scollatura a cuore e il pizzo, le mie vans nere e una felpa nera con cappuccio.
Non sono mai stata una ragazza molto fantasiosa in fatto di colori e abbigliamento, ma chissene frega.
Misi un filo di mascara, blush e matita rigorosamente nera e infine uscii di soppiatto dalla porta principale.
A passo svelto arrivai fino alla scuola e prima che Alex potesse aprire bocca per rimproverarmi lo afferrai per la maglietta e lo baciai sbattendolo contro il muro.
<<Sono perdonata?>> chiesi poi
<<Cazzo si!>> rispose prima di baciarmi di nuovo.

Finalmente salimmo in auto e andammo al locale.
La puzza di alcool e sudore era un miscuglio davvero poco accattivante. 
Appena Alex si distrasse, ne approfittai per scappare via e rifugiarmi al bancone per ingurgitare la maggior quantità di alcool possibile.
Al settimo bicchiere ero decisamente  fuori gioco. Barcollavo da una parte all'altra e ridevo a cavolo, senza motivo.
Andai fino al bagno (non so come visto che mi reggevo in piedi a stento) e mi fiondai sulla tavoletta del gabinetto a vomitare l'anima.
Quando mi sentii un po meglio andai al lavandino per sciaquarmi il viso e la bocca. Guardai il mio riflesso allo specchio. Facevo schifo, sembravo uno zombie, anzi un drogata o addirittura una puttana...forse è per questo che non mi vuole nessuno pensai.
Iniziai a piangere per tutto, la mia vita orribile, mia madre e il suo odio, il mio corpo ridotto a carne da macello, Cameron che mi aveva abbandonata e poi era tornato a tromentarmi. Tutto questo aveva distrutto la mia fragile sanità mentale portandomi al limite di sopportazione...ero così stanca, di tutto, di tutti. Avrei solo voluto spegnete l'interruttore della luce e restare da sola nel buio e nel silenzio. Mettere finalmente la parola "fine" a tutto.
Uscii dal bagno e la prima cosa che vidi fu Cameron con una cagna in calore appiccicata, mentre limonavano.
Era forse lui il ragazzo che volevi perdonare? chiese il mio inconscio beffandosi di me.
Fantastico! Ora mi prendevo in giro anche da sola!
I miei occhi ancora gonfi di pianto erano lucidi e quando il mio sguardo incontrò quello di Cameron, lo vidi sbiancare in volto.
Probabilmente si credeva tanto importante da aver interpretato le mie lacrime fossero a causa sua...ma a me non poteva fregarmene di meno di lui. Mi girai per andare lontano da Cam e da quella scena pietosa, ma lui mi fermò afferrandomi per un braccio:<<Sam, ti prego, aspetta! Io non->> fece per tirare fuori chissà quale stupida scusa, ma io glielo impedii. Il mio schiaffo arrivò dritto sulla sua guancia e talmente forte da fagli girare la testa di lato. Indietreggiò sorpreso e forse ferito anche...non lo avevo mai picchiato in tutta la mia vita, nemmeno un pugno scherzoso o un pizzicotto.
<<Non toccarmi!>> sibilai strattonando il braccio che ancora teneva stretto e me ne andai.
Dopo poco trovai in mezzo alla folla Alex e lo agguantai per la spalla:<<Ehi bellissima>> mi salutò con un sorriso, ma appena vide la mia faccia ancora gonfia di pianto, gli morì:<< Ehi piccola, che succede?>> mi chiese accarezzandomi una guancia.
<<Ti prego, portami via>> lo supplicai.
<<Si, ok andiamo piccola>> disse.
Prese le sue cose e andò dagli altri per avvisarli che saremmo andati via.
Gli occhi di Cameron bruciavano su di me, mentre cercava disperatamente un contatto visivo coi miei smeraldi, un contatto che io ignorai e gli negai.
Finalmente uscimmo da quello stupido locale. Avevo un disperato bisogno di non pensare a niente, così presi Alex per la maglietta e lo baciai con voracità.
All'inizio lui parve stupito, ma presto ricambiò il bacio con altrettanta passione. Mi strinse a sé,  afferrandomi per le natiche ed io gemetti sulle sue labbra.
Alex leccò il mio labbro inferiore chiedendo accesso alla mia bocca. Schiusi le labbra e le nostre lingue s'intrecciarono. Potei sentire il suo dolce sapore.
Quando ci staccammo si poteva leggere in entrambi il bisogno e l'urgenza di quel momento.
Salimmo in macchina e in breve arrivammo a casa sua. Dopo poco eravamo di nuovo l'uno contro l'altro.
Mi sfilai la maglia e lui fece lo stesso.
Poi con un rapido movimento delle dita, Alex sganciò il mio reggiseno che finì a terra assieme al resto dei vestiti.
Continuammo a farlo per ore forse, finché entrambi, stremati non ci sdraiammo sul letto.
Ancora sudati e col respiro affannoso.
<<Devo chiederti una cosa>> esordì Alex d'un tratto. Mi girai su un fianco e lui fece lo stesso.
Mi posò una mano sulla schiena e con le dita iniziò a tracciare delle linee immaginarie, procurandomi dei leggeri brividi in tutto il corpo.
<<Dimmi>> sussurrai dolcemente percependo la sua ansia.
<<Io, si insomma, io vorrei che tu...vorresti essere la mia ragazza? Ufficialmente intendo>> disse.
Il mio cuore sembrò fermarsi per qualche attimo e poi ripartire più velocemente.
Che dovevo fare?...e Cameron?
Cosa?! Continui a pensare a quell'idiota che ti ha abbandonata? Mi rimproverò il mio inconscio.
Sospirai e dissi:<<Si>>.


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