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Capitolo 20

M'accorsi come le sue pupille erano rosse
Di pianto. Non mi parlò, ma mi ammazzò
Con un'occhiata,  quasi volesse dirmi
" Tu mi hai ridotta così"

~Ugo Foscolo~

||Cameron||


Era passato più di un mese dal giorno del mio incidente stradale...e Sam non era venuta a trovarmi.
Potevo capire perfettamente che fosse arrabbiata con me perché l'avevo lasciata da sola senza neanche salutarla o mandarle un messaggio, o andarla a trovare in ospedale...ok ero stato stronzo e ora avevo pagato con la stessa medaglia, semplice.
Avevo passato un brutto periodo dopo l'incidente. Non potevo muovermi da letto per gli innumerevoli dolori, per fortuna non era nulla di grave e beh..
Eccomi qui! Ancora vivoo!! Esultai mentalmente sorridendo sghembo.
Purtroppo a causa dell'incidente la mia permanenza da mio fratello si era allungata più del dovuto, ed ero stato in come per due settimane.
Non avevo più fatto ritorno a casa da un mese! E Samanta a quell'ora probabilmente mi odierà.
Dio avrei una voglia di riguardarla negli occhi e perdermi in quei smeraldi lucenti...abbracciarla stretta per non lasciarla andare mai più.
Vederla piangere solo per poterla consolare, sentirla urlare solo per combattere le sue paure.
Come avevo potuto essere così egoista da abbandonarla?
Come avevo potuto andarmene e abbandonarla?
Le avevo fatto una promessa e non l'avevo mantenuta...ed ora il senso di colpa mi lacerava.
Mi dispiaceva talmente tanto che sentivo questo dolore fisicamente.
Il mio petto doleva, proprio dove il mio cuore sanguinava, stretto nella morsa d'acciaio del senso di colpa.
Provavo vergogna per me stesso e non avevo idea di come guardare in faccia Samanta dopo tutto questo tempo.
Avrei potuto dirle la verità...perché non era mia intenzione evitarla per più di un mese intero.
Dopo l'incidente, al mio risveglio, il mio cellulare era andato distrutto e con sé anche la possibilità di telefonarle.
Successivamente a causa dei miei problemi a camminare non mi era stato possibile fare ritorno da lei.
Oggi però sarei partito.
Avrei preso il primo volo per la California e sarei tornato da Sam, dal mio angelo e questa volta per sempre.
Probabilmente ora si sarà sentita ferita, ma col tempo e la pazienza, ero sicuro che sarei riuscito a riconquistarla e saremmo tornati come un tempo...solo io e lei.
<<E mi raccomando Cameron, non ti sforzare troppo>> mi disse il mio medico di riabilitazione, riscuotendomi dai miei pensieri.
<<No signore, non si preoccupi>> risposi.
Due volte a settimana dovevo recarmi al polo riabilitativo per fare dei controlli ed esercitarmi nei movimenti dei muscoli del corpo, soprattutto quelli delle gambe che erano quelli più danneggiati nell'incidente.
Mia madre mi sorrise e mi prese a braccetto. Insieme uscimmo da lì una volta e per tutte, per non fare mai più ritorno.
Appena i miei genitori avevano saputo dell'incidente erano partiti il prima possibile per raggiungermi.
Salii sui sedili posteriori della Toyota di mio fratello.
Mia madre si sedette accanto a me.
Era una donna bellissima, con lunghi boccoli castani che le arrivavano alle spalle, la pelle chiara e lucente, dei meravigliosi occhi color verde scuro e gli zigomi pronunciati.
Mio padre invece era un bell'uomo che portava bene i suoi anni, molto giovanile.
I capelli brizzolati,  la mascella quadrata e le labbra sottili...e poi gli occhi azzurri dai quali sia io che mio fratello avevamo preso.
I miei genitori iniziarono a parlare, ma io assorto com'ero nei miei pensieri, ascoltai ben poco di ciò che dicevano.
La sola idea di rivederla, mi faceva fremere di impazienza.
Per fortuna il tragitto non fu molto lungo e presto arrivammo nell'appartamento di Charles dove la mia valigia, già pronta, mi aspettava.
Andai in camera e la recuperai.
Tornando in salotto venni accolto dal chiacchiericcio di mia mamma con mio fratello. Si vedeva quanto Charles le fosse mancato. Era bello vederla così raggiante.
<<Mamma io sono pronto>> le dissi.
Lei si girò e mi sorrise.
N

ostro padre ci raggiunse dal salotto e salutò mio fratello. Mia mamma fece altrettanto e infine lo salutai anch'io.
<<Vedi di non lasciarla piu>> mi sussurrò. Io sorrisi:<< Non lo farò,  mai piu>> risposi.
Ci guardammo fisso negli occhi per un lungo momento, entrambi complici.
Io l'amavo, e non avevo alcuna intenzione di lasciarla andare via.
Salimmo in macchina e partimmo per tornare a casa nostra.

<<Cameron sei proprio sicuro di voler tornare a scuola domani?>> mi domandò mia mamma per la millesima volta.
<<Si ma' io devo vederla e scusarmi con lei...voglio anche sapere perché non mi è venuta a trovare se si è voluta in qualche modo vendicare...ho bisogno di vederla>> conclusi alla fine.
Lei abbassò lo sguardo con aria colpevole:<< Lei non è venuta perché non lo sa...>> sussurrò con voce a malapena udibile, ma io la sentii lo stesso. Il mio cuore si fermò,  mentre iniziavo a capire:<< Che vuoi dire? Spiegami perché non capisco>> dissi digrignando i denti per non strozzarla in quello stesso istante.
<<Tesoro, cerca di capire noi l'abbiamo fatto per il tuo bene e->> ma io la interruppi:<<Dimmi che cazzo le hai detto!>>
Lei trasalì al tono alto della mia voce, poi sospirò e alla fine si decise a parlare:<< Poco dopo la tua partenza e il tuo incidente è venuta una ragazza, l'amica di Samanta...non ricordo il nome, comunque..ci chiese dove fossi e noi abbiamo deciso di dirle che ti eri trasferito e che probabilmente non saresti tornato>> concluse.
Rimasi impietrito.
Quindi per colpa dei miei genitori, Samanta non ha saputo del mio incidente e, Dio solo sa che cosa avrà pensato e provato a sapere che io fossi partito, che mi fossi trasferito.
Una furia ceca m'invase in petto, mandandomi a fuoco il corpo.
Iniziai a rompere qualsiasi cosa trovassi sotto mano, ribaltando la casa.
<<Che diavolo succede?>> urlò mio padre allarmato entrando nella stanza.
Non mi era mai capitato di perdere il controllo in quella maniera.
Mi voltai verso quell'uomo e con sguardo glaciale gli domandai:<< C'entri anche tu con questa storia del trasferimento?!>>
Lui capì subito a cosa mi riferissi e abbassò lo sguardo.
Ovviamente mi bastò come risposta.
Urlai ed imprecai, ma alla fine in me rimase solo una calma gelida.
Presi il mio borsone ( che non avevo ancora disfatto) e uscii di casa sbattendomi la porta alle spalle.

<<Oddio Cameron?! Sei proprio tu?! Pensavo ti fossi trasferito>> mi accolse la voce di Thomas, appena bussaialla sua porta.
<<In verità,  avevo intenzione di tornare prima ma ho avuto un incidente e...insomma è una storia lunga, posso entrare?>> gli chiesi.
<<Ma si, certo>> mi rispose facendomi largo.
Andammo in camera sua e io gli raccontai la storia del perché avevo litigato coi miei. Come sempre Thom era dalla mia parte.
I suoi genitori sarebbero stati via per tre mesi per lavoro e quindi non era per lui un problema ospitarmi fino a quando non mi fossi riappacificato coi miei genitori.
Disfeci la mia valigia nella camera degli ospiti e mi crogiolai sul morbido materasso del letto a baldacchino.
Non era esattamente nel mio stile, era tutto troppo...lussuoso per i miei gusti, ma non potevo di certo negare il fatto che quel letto fosse come minimo dieci volte più comodo del mio!
La famiglia di Thomas era ricca perché il padre faceva l'architetto, mentre la madre aveva pubblicato due libri, entrambi con un grande successo.
Sospirai, dentro mi sentivo ancora ribollire dalla rabbia, ma non solo, provavo anche un senso di tradimento nei confronti dei miei genitori. Per colpa loro, Samanta non aveva saputo del mio incidente, pensando che l'avessi semplicemente abbandonata trasferendomi. Che diamine non era andata così!
Perché avevano mentito?
Non lo capivo.
Forse non c'era nulla da capire, avevano semplicemente agito d'impulso.
Sospirai, avevo comunque bisogno di un po di tempo prima di riuscire a perdonarli completamente.
<<Wow amico, sei messo davvero male..è mezz'ora che continui a sospirare>> mi prese in giro Thomas stravaccandosi sul letto accanto a me.
Gli lasciai un'occhiataccia e tornai ai miei pensieri.
Poi non ce la feci più e mi alzai iniziando a camminare nervosamente per la stanza:<<È che sono così incazzato >> dissi guardando il mio amico.
<<Lo so Cam. Mi sarei arrabbiato anche io se fossi stato al tuo posto. Devi sistemare le cose con Samanta, o non riuscirai a farlo piu>> mi rispose stancamente Thom.
<<Hai ragione, io devo parlarle>> sentenziai alla fine.

La mattina seguente mi alzai di fretta e furia con l'intento di arrivare a scuola il prima possibile e parlare con Sam. Avevo le farfalle allo stomaco all'idea di vederla.
Chissà se era cambiata durante tutto quel tempo...e chissà se avrà ancora quel suo caratteraccio che tanto mi aveva conquistato.
Le domande nella mia testa erano milioni,  e non vedevo l'ora di poter avere finalmente una risposta.
Uscii di casa insieme a Thomas e insieme ci dirigemmo verso la scuola.

Davanti al cancello fui accolto da un'orda di ragazzi, tutti i miei amici mi circondarono per sapere che fine avessi fatto, dove fossi stato, e che gli ero mancato.
Chiacchierai un po coi miei vecchi amici, anche se ogni tanto mi lanciavo delle occhiate intorno per vedere se riuscivo a riconoscere la dolce figura di Samanta fra la moltitudine di persone che mi circondava.
Finalmente la vidi passare accanto alla calca senza fermarsi e passare oltre alzando gli occhi al cielo.
Non si era accorta di me.
Allora mi feci largo fra la gente finché non andai addosso ad una ragazza:<< Oh, scusami>> dissi senza neanche guardarla. Feci per allontanarmi, ma la ragazza mi fermò per un braccio:<< Cameron?!>> disse.
Mi girai di scatto riconoscendo la voce della ragazza. Clara! La guardai come se fosse un fantasma e lei fece altrettanto. Quando però io le sorrisi tentando di abbracciarla lei si scansò e se ne andò lasciandomi un'ultima occhiata rabbiosa.
Il mio cuore iniziò a battere più forte di prima, temendo che anche Samanta potesse avere una simile reazione.
Presi un respiro profondo e andai verso il suo armadietto.
La scena che mi ritrovai davanti mi fece fermare il cuore.
Samanta che si baciava con un ragazzo.
Aspetta un momento...È Alex?! Che cazzo sta succedendo qui? Mi domandai agitandomi.
<<Samanta... (?)>> mi lasciai sfuggire a fior di labbra.
Lei sembrò comunque sentirmi, infatti, s'irrigidì e subito si allontanò da Alex.
Finalmente i nostri sguardi s'incrociarono ed io mi sentii morire e rinascere nello stesso istante.
Anche lei sembrava provare le stesse emozioni:<<Cameron...>>
Sussurrò il mio nome come se non potesse credere che esistessi per davvero.
Il mio cuore fece le capriole nel sentire la sua voce delicata, pronunciare il mio nome, ma quella gioia sparì dopo poco, quando notai il suo sguardo indurirsi.
<<Perché sei tornato?>> domandò nello stesso istante in cui Alex mi salutò con un "ciao, da quanto tempo".
Solo in quel momento, Samanta sembrò ricordarsi della presenza di Alex:<< Potresti lasciarci soli per un momento per favore?>> gli chiese prima di far di nuovo combaciare le sue labbra con quelle di lui, davanti a me!
Mi sentii morire.
Alex mi fece cenno con la testa, con sguardo beffardo e se ne andò.
Rimasto finalmente solo con lei la abbracciai, ma mi respinse subito, costringendomi ad indietreggiare.
<<Sam io->> non riuscii a terminare il mio discorso che lei m'interruppe.
<<Senti, non so perché sei tornato e sinceramente non voglio nemmeno saperlo, ma lasciami in pace hai capito? Io sono andata avanti, mi sono rifatta una vita e tu non ne fai più parte...quindi vattene e lasciami in pace. Non voglio avere niente a che fare con te>> disse. Il suo tono era calmo e freddo, cosa che stonava decisamente col leggero tremore delle sue mani.
<<Lo so che ora sei arrabbiata, ma->> tentai di raccontarle la vera ragione per cui non ero più tornato, ma lei m'interruppe una seconda volta:<< Arrabbiata?...forse all'inizio mi sono sentita così. Ero ferita, mi sentivo tradita...tu mi hai abbandonata, e avevi promesso..>> disse.
La sua voce che fino a poco prima era fredda, all'ultimo divenne un sussurro disperato, mentre lacrime copiose le scendevano dagli occhi, bagnando il suo dolce viso.
A quella vista il mio cuore si ruppe in mille pezzettini.
Cercai di abbracciarla, ma lei mi scansò con uno scatto rabbioso:<< Non toccarmi! Non osare...non me ne frega più niente di te.>> proseguì.
Riguadagnò la sua compostezza e con occhi omicida disse:<< Io mi odio...ed odio anche te>> e se ne andò.
Rimasi fermo lì a guardare il vuoto fin quando la campanella non mi riscosse dai miei pensieri.
Durante la lezione di storia, non riuscii proprio a concentrarmi, nonostante i continui rimproveri del professore.
Che avrei fatto ora?
Dovevo farmi perdonare dalla mia piccola Samanta, non potevo neanche lontanamente pensare di averla così vicina, ma al contempo così lontana, troppo lontana.
L'ora dopo avevo ginnastica, insieme a Sam, ma come prima, riuscii ad ottenere solo insulti da parte sua.
Nemmeno durante arte ero riuscito a spiegarle come erano andate le cose.
Nell'ora di pranzo, la ricreazione...in qualsiasi momento, tentavo di parlare con lei, ma continuava ad evitarmi e mi sentivo impazzire.
<<Amico dovresti lasciarla sbollire almeno uno o due giorni prima di cominciare ad assillarla...è stata davvero male alla tua partenza, non veniva quasi più a scuola>> cercò di farmi ragionare Thom.
<<Si, lo so...è solo che non riesco a levarmela dalla testa. Non sopporto che mi evita. Ho sbagliato tutto, l'ho fatta soffrire e ora mi sento davvero in colpa per questo>>.
<<Sai una cosa? Hai bisogno di distrarti un po, quindi perché non vieni in centro sta sera? Io e gli altri suoniamo in un locale, potresti suonare con noi...infondo anche se sei stato via per un po fai sempre parte della band.>> mi propose.
<<Non lo so, non credo sia il caso. Non so nemmeno quali canzoni suonate>> risposi io incerto.
<<Maddai! Abbiamo preparato solo quelle tre canzoni che abbiamo sempre provato...le conosci tutte a memoria e sei il migliore>> tentò di convincermi.
Sospirai e cedetti:<< Ok, va bene>>

Quella sera, appena entrato nel locale, un tanfo di alcool sudore mi riempì le narici. Feci una smorfia che schifo pensai rabbrividendo per il disgusto.
Cercai in mezzo alla folla i miei compagni e quando li vidi, li raggiunsi a gomitate.
Quel posto oltre ad essere orribile era anche pieno di persone!
Per un po suonammo.
Faceva talmente caldo in quel buco, che mi sentivo come una bomba pronta ad esplodere.
Per fortuna, facemmo una pausa.
Mi recai al bar per prendere un bicchiere d'acqua, ma avevo davvero bisogno di distrarmi dai pensieri quella sera, così ordinai della tequila.
Dopo poco ero già brillo.
Non ero abituato a reggere l'alcool.
Mi sedetti su una sedia, accanto ai miei amici, continuando a sorseggiare il mio drink, quando qualcuno si sedette sulle mie ginocchia.
Mi girai in quella direzione e mi resi conto che fosse quella troia di Stacy.
Feci per dirle di levarsi dai piedi quando lei mi baciò sulle labbra infilandomi la lingua in bocca.
Chissà per quale motivo non la respinsi.
Quando staccò le labbra dalle mie, i miei occhi incontrarono quelli lucidi di Samanta.

Buona sera!❤
Scusate se ho pubblicato a quest'ora, ma l'ho fatto appena ho potuto.
Che ne pensate del capitolo?
Secondo voi che succederà?
Inoltre chiedo scusa per eventuali errori, ma non ho avuto tempo per correggere il capitolo😯 quindi se fa schifo, ditemelo e lo ripubblico.
Votate e commentate e beh, buona lettura😘

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